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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 600 di giovedì 8 marzo 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 11,50.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

PRESIDENTE. Saluto cordialmente gli studenti ed i docenti della scuola media «Pio Paschini» di Aquileia (Udine) e dell'istituto comprensivo «Galvani» di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 11,52).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, approfitto della sua presenza per ricordare che la Conferenza dei presidenti di gruppo, a cui lei ha fatto riferimento, che si è riunita ieri alle 11,30, alla quale, oltre a lei, credo che normalmente partecipino, insieme ai capigruppo, anche i vicepresidenti della Camera, aveva stabilito che, dopo il voto di fiducia previsto per oggi in Aula, si sarebbe proseguito con lo svolgimento delle interpellanze urgenti che erano all'ordine del giorno. Ciò era stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, nel senso che, in quel momento, nessuno ha opposto problemi. Subito dopo ci è arrivata comunicazione che, invece, le interpellanze erano spostate alla giornata di domani e questo credo a causa del fatto che al Presidente di turno, che era Buttiglione, è stato da lei richiesto di partecipare a delle iniziative in Turchia per rappresentare la Camera.
Signor Presidente, ovviamente nulla quaestio rispetto al fatto che lei su questo ha assolutamente, non solo il diritto, ma il dovere di decidere per la migliore organizzazione dei lavori della Camera. Mi lasci però sottolineare, per questa occasione e anche per il futuro, che noi ci troviamo in una situazione nella quale abbiamo un Presidente e quattro vicepresidenti della Camera; probabilmente, quindi, si può rinvenire una formula attraverso la quale, invece di modificare il calendario della Camera, si trovi una soluzione tra i quattro vicepresidenti, affinché uno possa sostituirne un altro che legittimamente e, anzi, doverosamente è stato da lei investito per rappresentare la Camera. Ciò sarebbe quanto meno auspicabile.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti per la cortesia con cui ha posto la questione. Ha ricordato secondo verità che ho chiesto al vicepresidente Buttiglione e a due colleghi di rappresentare, a nome della Presidenza e credo di poter dire di tutta l'Aula, il sentimento di solidarietà della nostra Camera dei deputati nei confronti delle istituzioni del popolo greco in ragione delle note vicende finanziarie. Ciò ha reso impossibile all'onorevole Buttiglione essere presente quest'oggi per garantire che l'Aula procedesse alla prevista discussione delle interpellanze. Le ricordo anche che nel nostro calendario è scritto in modo esplicito che le interpellanze Pag. 2urgenti possono svolgersi anche nella giornata di venerdì, in alternativa al giovedì pomeriggio. Faccio appello alla sua cortesia per prendere atto che si è trattato eccezionalmente di un ricorso per cause di forza maggiore a questa possibilità prevista dal calendario.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Buttiglione, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Franceschini, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Moffa e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,55).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, in occasione dell'ultimo voto sulla questione di fiducia avevo chiesto a lei se fosse possibile finalmente evitare il modus odioso, antipatico e un tantino feudale, per cui alcuni nostri colleghi, che non sopportano di stare in coda, senza averne motivo - qualcuno forse ce l'ha, ma in gran parte senza motivo - saltano questa coda e pretendono di andare a votare per primi.
Ritengo che questa abitudine sia molto odiosa. A me personalmente non dà fastidio, se posso stare cinque minuti in più o in meno: è irrilevante. Però insisto: è un'immagine brutta quella di un Parlamento in cui la regola elementare di stare ordinatamente e civilmente in coda venga, in questo modo, superata e saltata. Attendevo proprio da lei, signor Presidente, una risposta, dal momento che avevo già posto questa domanda. Tra l'altro in precedenza c'era un alibi abbastanza consistente nel senso che gran parte dei nostri Ministri, anzi tutti i nostri Ministri, appartenevano al Parlamento, ed era ovvio che un Ministro avesse diritto di andare al voto subito e poi andare al Ministero. In questo caso abbiamo la grande fortuna di avere un Governo tecnico, quindi di avere al Governo persone che non sono state elette in Parlamento, e quindi quel modus mi sembra ancora più intollerabile e insopportabile.

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, mi scuso se non le ho fornito sinora la risposta. Lo faccio in questo momento, anche se si tratta, ovviamente, di una risposta che può essere soggetta a valutazioni diverse e anche, qualora lo si ritenga opportuno, a deliberazioni diverse nell'ambito degli organi competenti. La questione è antica, come lei sa, ed è di difficile soluzione perché, a mio modo di vedere, attiene in primo luogo al senso civico, se non all'educazione, dei colleghi, a meno che, come lei stesso ricordava, non si tratti di richieste motivate per ragioni ineccepibili, ma è molto difficile per la Presidenza della Camera, nel momento in cui è oggetto di una richiesta di anticipazione del voto, verificare se quanto detto dal collega corrisponda al vero o meno. O si entra nell'ordine di idee di non consentire alcuna eccezione, che contrasta tuttavia con l'ipotesi che anche lei richiamava di qualche eccezione che sia per davvero sussistente, oppure non c'è altro che rimettersi al senso civico e alla buona educazione dei colleghi per evitare quel fenomeno che lei ha stigmatizzato e che, personalmente, come lei, considero non commendevole.

ROBERTO CASSINELLI. Chiedo di parlare.

Pag. 3

PRESIDENTE. Anche lei sull'ordine dei lavori?

ROBERTO CASSINELLI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, rubo soltanto pochi secondi. In occasione delle non infrequenti commemorazioni di colleghi scomparsi o di personaggi che ovviamente meritano l'attenzione dell'Aula, durante il minuto di silenzio che Lei fa osservare, frequentemente suonano le suonerie dei cellulari. Ritengo che sarebbe opportuno che, per una forma di rispetto nei confronti delle persone commemorate, i colleghi attivassero il silenziatore. Se in questo senso il Presidente volesse indirizzare un appunto scritto ai colleghi, ritengo che potrebbe essere un atto meritevole di attenzione.

PRESIDENTE. Condivido.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo (A.C. 4940-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 4940-A) in esame nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Per le modifiche apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A - A.C. 4940-A).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, vorrei rivolgere anzitutto un augurio a tutte le donne italiane per la ricorrenza dell'8 marzo e, in modo particolare, alle donne del Sud che vivono una condizione di doppia difficoltà personale perché al Sud c'è il più alto tasso di disoccupazione femminile e per i propri figli perché sempre al sud oltre il 50 per cento dei giovani non lavora.
È di questi problemi che si dovrebbe occupare un Governo che avrebbe dovuto dare una scossa all'economia italiana. Invece da quando questo Governo si è insediato, tranne il cosiddetto spread, un indice che dipende più da scelte fatte dall'Europa che da scelte nazionali, tutti gli indicatori economici ci segnalano che l'Italia sta precipitosamente correndo verso il baratro. Aumenta la disoccupazione, aumenta l'inflazione, aumentano le tasse. Questo è il Governo che ha reintrodotto l'IMU, che ha tagliato le pensioni, che ha ribadito il blocco dell'indicizzazione degli stipendi dei pubblici dipendenti. Il nostro Paese, insomma, e in modo particolare il Sud, sta conoscendo una pagina buia. Avevamo chiesto a Monti un intervento deciso per mettere in movimento l'economia meridionale. La risposta è che il Ministro Barca si è messo a fare il peripatetico, nel senso aristotelico del termine, andando a trovare i governatori delle regioni meridionali, sui quali pende in gran parte la responsabilità del mancato sviluppo del Sud: da Caldoro, l'anemico governatore della Campania, a Scopelliti, la tigre di carta della Calabria; nulla si sta facendo per il Sud. È per Pag. 4queste ragioni che noi non daremo la fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, noi invece daremo convinti la nostra fiducia a questo Governo, perché è stata posta su un provvedimento che d'ora in avanti semplificherà la vita degli italiani, ridurrà i loro avvilimenti, gli avvilimenti dei cittadini e delle imprese che tutti i giorni hanno a che fare con una macchina dello Stato costosa ed inefficiente. Mi consenta, signor Presidente, di utilizzare questi minuti per fare una breve considerazione politica. Signor Presidente del Consiglio, in questi cento giorni lei ha varato provvedimenti durissimi, ma nonostante ciò vedevo oggi su La Repubblica che la sua popolarità sta aumentando minuto per minuto. Questo che cosa significa? Significa che gli italiani vogliono essere guidati, non assecondati nelle loro debolezze. Signor Presidente, quegli italiani oggi le chiedono di resistere alle pressioni delle lobby, quelle lobby che hanno assediato il Parlamento, quelle lobby che hanno scavato trincee corporative nella nostra società, quelle lobby che hanno prosperato in una specie di serra calda protetta. Lei sta aprendo questa serra per fare entrare aria fresca, sono le sue parole. Allora io la invito a resistere anche alle ultime pressioni. Lei viene da quel mondo, dal mondo bancario: resista anche alle banche, così lei avrà la gratitudine degli italiani ma soprattutto avrà la gratitudine della sua coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Urso. Ne ha facoltà, per due minuti.

ADOLFO URSO. Signor Presidente, noi voteremo la fiducia anche in questo caso, peraltro su un provvedimento di estrema importanza per le imprese, che vedono così semplificate alcune procedure decisive per la loro vita e soprattutto per il loro sviluppo. È un provvedimento che va nella giusta direzione, già intrapresa peraltro dal precedente Governo. Ma occorre fare ancora di più per eliminare vincoli, eccessiva burocrazia, procedure farraginose. Molto devono fare le regioni ed anche gli enti locali. Abbiamo davanti un anno difficile: lo spread si è ridotto, ma la recessione è già diffusa, la disoccupazione aumenta e molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese. Tra poco avremo due provvedimenti altrettanto decisivi: quello sulle liberalizzazioni, riguardo al quale noi chiediamo al Governo di andare avanti senza farsi fermare da chi vuole strattonarlo per spingerlo a non fare e a non aprire i mercati, come è assolutamente necessario, soprattutto in favore dei giovani, delle nuove energie e delle donne. Il Governo poi è alle prese con la riforma del welfare. Liberalizzazioni e welfare sono i binari in cui si può incardinare lo sviluppo di una società delle opportunità e più competitiva.
Anche sul welfare noi ci aspettiamo a breve una riforma autentica che superi i veti, ormai anacronistici, liberi il mercato del lavoro e dia più opportunità ai più giovani. Dobbiamo passare dalla società dei precari alla società delle opportunità: è questa la scommessa, è questa la sfida di questo anno così difficile. Il Governo vada avanti, noi lo sosterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il gruppo Liberal Democratico, del quale ho l'onore di far parte, non ha alcuna difficoltà a votare la fiducia: lo fa convintamente, sia a seguito dell'impostazione iniziale del Governo Monti, sia nel merito di questo provvedimento che il Parlamento ha esaminato e modificato e che ci trova pienamente consenzienti. Pag. 5
Vogliamo dire al Governo, tuttavia, in un momento anche difficile di rapporti con le forze politiche di cui abbiamo avuto traccia in questi giorni, che questi primi provvedimenti - quelli di dicembre sulla finanza pubblica, questo in materia di semplificazione e sviluppo, così come quello che sta per giungere in materia di liberalizzazioni - sono una parte importante del cammino che questo Governo ha positivamente intrapreso e di cui si registrano gli effetti positivi sul piano finanziario, della considerazione internazionale e così via, ma ne costituiscono solo una parte.
Noi attendiamo - e ci permettiamo di dirlo ai rappresentanti del Governo con forza e con energia - quello che il Governo intende e dovrà fare per sostenere un andamento più favorevole dell'economia italiana nella seconda parte del 2012 e nell'anno 2013. Non possiamo accettare, come un destino ineluttabile, che oggi l'Italia decresca di un punto e mezzo in termini reali - il che vuol dire centinaia di migliaia di posti di lavoro perduti - né possiamo accettare, come una prospettiva ineluttabile, che l'anno prossimo lo sviluppo si riprenda ma si tratti solo dello 0,1-0,2 per cento. Occorre che il Governo Monti, messa da parte questa prima fase, indichi al Parlamento, discuta con le forze politiche, ma soprattutto avvii una politica forte di ripresa economica.
È importante che questo tema della crescita sia stato imposto dall'Italia ai partner europei, è importante il documento sulle liberalizzazioni firmato e sottoscritto da dodici Paesi europei, con l'Italia e l'Inghilterra come primi firmatari...

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la invito a concludere.

GIORGIO LA MALFA. Tuttavia, tutto questo deve trasformarsi in politica di sviluppo e posti di lavoro per l'economia italiana. Noi, signor Presidente, attendiamo che venga detto questo al Parlamento sin dalle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mistrello Destro. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, dico subito che la nostra componente Liberali per l'Italia voterà la fiducia. Nel nostro Paese semplificare è come fare una rivoluzione, ma fare una rivoluzione - come la storia insegna - significa cambiare la mentalità e non ammassare dei faldoni e appiccare il fuoco al cospetto di fotografi e telecamere, tra l'altro con i pompieri pronti ad intervenire: una metafora per cui - per come sono andate le cose negli ultimi decenni - si annuncia il rogo, ma si è pronti a spegnere.
Semplificare significa costruire una forma mentis per cui il rapporto Stato-cittadino sia improntato alla realtà dei fatti e dove, semplicemente, la legge e la prassi burocratica siano al servizio dei cittadini, e non il contrario.
Questo decreto ha il pregio di essere il risultato di proposte che arrivano da più di dieci Ministeri: ossia, decine di uffici legislativi al lavoro, decine di articoli e commi da cambiare. Solo questo appare come uno sforzo di sintesi encomiabile.
È un primo passo, ma solo il primo, perché avremo raggiunto lo scopo soltanto quando una nostra legge o un nostro decreto siano diventati - e questo ancora non lo è - leggibili, a prima lettura, per chiunque e non soltanto per gli addetti ai lavori.
Non stiamo soltanto affrontando il tema della semplificazione, ma stiamo legiferando sulla tutela costituzionale del diritto all'informazione da parte dei cittadini. La forma è sostanza. Le leggi per struttura e contenuto semplici e chiare, favoriscono la loro stessa applicazione, il loro rispetto e, quindi, non possono che favorire la legalità, la partecipazione democratica, l'equità e lo sviluppo.
È vero, egregio Presidente Monti, che questo provvedimento ha carattere di necessità e di urgenza, caratteri che forse sono tali da trenta o quarant'anni; per Pag. 6questo, oggi, riponiamo nell'operato del suo Governo la speranza che si dia fuoco, idealmente, agli intralci, all'inutilità, alle ridondanze e che ciò sia dimostrazione concreta di come semplificare significhi agire nello stesso corso di una politica economica per la crescita. Semplificare è colonna portante di una politica di contenimento delle spese, di spinta alla crescita e, soprattutto, di ricostruzione della fiducia dei cittadini nella pubblica amministrazione.
Lei sa meglio di me, Presidente Monti, che la Banca d'Italia ha calcolato il costo della complicazione legislativa in qualcosa come 21 miliardi e mezzo di euro l'anno, un punto e mezzo di PIL, un costo enorme che grava sulle imprese, sulle famiglie e che non possiamo più permetterci.
Noi, da tutti questi vizi, legati l'uno all'altro, dobbiamo liberarci. Mi avvio a concludere signor Presidente, e suggerisco di chiamare questo decreto, dopo il «salva Italia» e il «cresci Italia», «libera Italia», perché questo deve essere il vero obiettivo di chi vuole salvare e far crescere il Paese: liberarci dalle catene delle complicazioni inutili e aiutare gli italiani a sentirsi ciò che sono: lo Stato italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberali per l'Italia-PLI e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il decreto-legge che oggi la Camera approverà, col nostro consenso, presenta una duplice chiave di interpretazione.
Una prima concerne lo specifico dell'impianto originario, volto a dare contenuto concreto all'impegno assunto dal Governo di operare una semplificazione in favore dei cittadini, delle imprese, del lavoro, dell'agricoltura, della ricerca. Una griglia di disposizioni, dunque, organizzata per cominciare a ridimensionare il Moloch di una burocrazia da commedia del non senso che ha, tuttavia, strangolato lo sviluppo del nostro Paese. È contro quel Moloch che il Governo ha giocato le sue carte migliori, bisogna riconoscerlo, consapevole del fatto che, nella dilatazione dei tempi, nel castello kafkiano delle carte bollate che si autolegittimano, si annida non solo il morbo dell'arretratezza, del disincentivo all'intrapresa, perché il rischio di impresa si consuma non nella naturale giusta alea dell'attività produttiva, ma nella scommessa difficile sui tempi occorrenti per avere una licenza, nel labirintico andirivieni degli uffici comunali; si annida, inoltre, anche il virus della corruzione, della malversazione, del peculato, dell'abuso d'ufficio o, nel migliore dei casi, si manifesta quella zona grigia nella quale il diritto diventa favore e il favore diventa scambio.
Abbiamo condiviso anche le disposizioni per la crescita economica, che sono in parte l'esito delle norme sulla semplificazione, ma hanno anche un profilo impulsivo nell'ambito del quale spicca il settore dell'innovazione tecnologica, con l'istituzione di una cabina di regia per l'attuazione dell'Agenda digitale italiana. Tuttavia, non possiamo non rilevare che, al di là di ogni buona intenzione, e questo attiene alla seconda chiave di interpretazione, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che soffre di un limite troppe volte caratterizzante la forma del decreto-legge, e che ancora una volta, l'affastellamento di materie non omogenee, creato anche dalla naturale dialettica tra Governo e Parlamento, rischia di conferire ad un intervento normativo carico di significato il connotato di provvedimento omnibus, che ha caratterizzato un'esperienza non eccelsa della storia recente del nostro Parlamento. Credo che in questo senso l'alto monito del Capo dello Stato, volto a segnare un percorso di coerenza con il dettato costituzionale, debba, da noi tutti, essere rammentato per avviare, anche dal punto di vista della forma e della costruzione delle norme giuridiche, una nuova, sobria, stagione, magari attivando anche un intervento mirato ad un'opera di vasto disboscamento dell'imponente congerie normativa del nostro barocco ordinamento, Pag. 7altra fondamentale dimensione del necessario processo di semplificazione.
I deputati di Alleanza per l'Italia, tuttavia, valutano i profili innovativi contenuti nel provvedimento di gran lunga prevalenti rispetto ai punti di fragilità che abbiamo appena evocato e pertanto voteranno convintamente a favore del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud ha illustrato, in modo ampio ed esaustivo, il proprio punto di vista sul decreto-legge semplificazione, sia in Commissione, sia in Aula in sede di discussione sulle linee generali. Per quanto riguarda i contenuti, quindi, anche se non sono stati accolti molti nostri emendamenti migliorativi, nel complesso, diamo un giudizio positivo.
Riteniamo, infatti, che per acquistare maggiore competitività il Paese non può non semplificare la selva normativa in cui si è cacciato negli anni, che nonostante i provvedimenti dei precedenti Governi - e, in particolare, dei Ministri Bassanini, Brunetta, Bersani e Calderoli - ancora oggi è causa di ritardi in tanti settori della vita pubblica italiana. Spesso si sente dire, o si scrive, che i ritardi vanno attribuiti alla burocrazia, dimenticando che i dipendenti, i funzionari e i dirigenti della pubblica amministrazione non fanno altro che applicare le migliaia di leggi, contorte spesso, che noi produciamo. Ben venga, dunque, questo decreto e altri sullo stesso argomento.
Il collega onorevole Iapicca ha esaminato ieri in dettaglio il provvedimento, e sulla base di questo esame ha dato il nostro giudizio positivo. Sul piano formale, però, sarebbe ingiusto non osservare, con una certa preoccupazione, che lo svuotamento delle funzioni del Parlamento, avviato nel 2006, continua con l'attuale Governo, che per certi versi è benemerito, perché si è assunto il gravoso compito di far uscire l'Italia dalla crisi economica e contribuire a farne uscire l'Europa.
È anche per questo motivo che auspichiamo il ritorno della politica qui nel Parlamento al massimo nel 2013. Dalla crisi, però, è giusto che si esca riformando lo Stato, in primo luogo lo stesso Parlamento. Fino a quella data, però, non si può stare con le mani in mano, e nessuno può pensare che un Governo in carica debba occuparsi solo di un aspetto della politica italiana, cioè della politica economica. Pertanto, se il Governo deve durare fino al 2013, dobbiamo dargli fiducia e commissionare ad esso una funzione più generale per riformare lo Stato. Altrimenti, in primavera apportiamo le modifiche alle legge elettorale su iniziativa di chi sostiene il Governo e si interroghino i cittadini. Questa via, però, sarebbe una scorciatoia non auspicabile per il Paese, in quanto la crisi del bipolarismo attuale, e di conseguenza dei maggiori partiti, non è ancora finita. Noi di Grande Sud, invece, siamo convinti che questo Governo può operare ancora nel 2013 e potrà sanare molte anomalie del passato e, in primo luogo, può affrontare il problema, la grande questione politica, del Mezzogiorno d'Italia, che ha sì un aspetto economico molto grande, ma presenta aspetti sociali e di politica generale che solo un Governo sostenuto da un grande schieramento di forze - come il Governo Monti, che noi paragoniamo al tentativo fallito di Governo Maccanico del 1996 - potrà affrontare e, magari, perché no, anche risolvere, la questione meridionale positivamente.
Quindi, Grande Sud, con convinzione, voterà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio - e devo dire - che non c'è, colleghi, innanzitutto un saluto tutto a tutte le donne in Pag. 8ascolto e un richiamo, affinché l'8 marzo non sia una banale ricorrenza commerciale, ma un motivo di riflessione più profondo - soprattutto per noi maschi - sulla improrogabile necessità di rimuovere tutti i vincoli e le barriere che ancora oggi impediscono alle donne, anche e soprattutto in Italia, di essere protagoniste della loro vita al pari degli uomini.
Presidente, il suo Governo zoppica, e mai come oggi è evidente. Lei sta governando solo con decreti-legge e a colpi di fiducia, quanto e più del Governo Berlusconi. E già questo è grave, perché per un Governo tecnico si tratta di una contraddizione in termini, significa che teme l'Aula e, quindi, non si fida dei gruppi parlamentari che la sostengono. Anche lei relega il Parlamento al ruolo di figurina, e questo non ci piace.
In relazione ai bisogni del Paese, le avevamo dato inizialmente il nostro voto di fiducia sulla base delle sue dichiarazioni programmatiche: rigore, equità, sviluppo e crescita. Le riconosciamo il merito di aver ridato credibilità internazionale al nostro Paese, Presidente.
Ma mi consenta, dopo dieci anni di Berlusconi conditi di escort, «bunga bunga» e nipoti di Mubarak, ci voleva davvero poco, ma glielo riconosciamo. Ma per il resto il suo Governo zoppica. Avevamo svolto un precedente intervento sulla questione di fiducia chiedendo: se non ora, quando? Un mese dopo lo abbiamo fatto dicendole: stiamo ancora aspettando. Ora sono passati i primi 100 giorni del suo Governo ed è già tempo di bilanci, Presidente, e dal bilancio, per noi di Italia dei Valori, emerge che il suo Governo zoppica. La fiducia si dà a chi mantiene le promesse e lei non le sta mantenendo.
Il suo Governo zoppica, Presidente. Lei aveva assicurato rigore, equità, sviluppo, crescita. Noi di Italia dei Valori le abbiamo chiesto di aggiungere tagli ai costi e agli sprechi della politica, lotta all'evasione fiscale, liberalizzazioni. Abbiamo visto solo il rigore, Presidente, ma a carico dei cittadini che pagano le tasse, a carico dei lavoratori, a carico dei pensionati. Pressoché nulli i tagli ai costi della politica: i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali sono sempre lì, le auto blu continuano a girare indisturbate, le società partecipate degli enti locali continuano a riunire scandalosi consigli di amministrazione con laute prebende per politici e politicanti.
Il suo Governo zoppica, Presidente. L'abolizione delle province sta diventando una nuova presa in giro con proposte, condivise dal suo Governo, che ne lasciano intatte le sue funzioni e non ne smantellano l'apparato politico che è il vero costo di 3 miliardi di euro a carico dei cittadini. Il suo Governo zoppica, Presidente, e fa anche marcia indietro. Vogliamo parlare delle unioni tra comuni che potrebbero ridurre gli oneri della finanza pubblica? Anche dove sarebbero state obbligatorie, lei ha permesso, nel milleproroghe, un rinvio della loro attuazione.
Il suo Governo zoppica e fa marcia indietro. Abbiamo spese da apparati militari di un Paese in guerra e non vediamo guerre all'orizzonte. Eppure, il suo Governo non ha rinunciato al sistema d'arma Joint Strike Fighter, che costerà miliardi ai contribuenti italiani. Il suo Governo zoppica, Presidente. Il precedente Governo si era fatto paladino delle lobby degli evasori fiscali, come dimostrano tutti i condoni possibili e il vergognoso scudo fiscale, che aveva aiutato evasori, corruttori e mafiosi a riportare il denaro sporco in Italia quasi gratis. Noi le abbiamo chiesto di fare la lotta all'evasione fiscale attraverso le banche dati sulle spese delle persone, collegandone gli effetti alla riduzione della pressione fiscale a lavoratori e imprese. Lei ha accolto una nostra mozione in tal senso, ma poi ha detto che non si poteva fare.
Il suo Governo zoppica, Presidente, e ancora fa marcia indietro. Noi di Italia dei Valori le abbiamo proposto di mettere all'asta le frequenze digitali poiché siamo convinti che potrebbero far incassare allo Stato molto denaro, invece di regalarle ai soliti noti. Il richiamo, anzi il diktat di Mediaset si fa sentire in questi giorni, così come sul rinnovo del consiglio della RAI ed è anche per questo che il suo Governo zoppica, Presidente, e anche qui fa marcia Pag. 9indietro. Ci aveva soddisfatto la sua messa in marcia di qualche liberalizzazione. Italia dei Valori ne ha proposto l'estensione e l'ampliamento ad altre categorie, convinti come siamo che da qui possa realmente venire una spinta alla crescita. Abbiamo assistito impotenti ad una retromarcia totale ed incomprensibile, un cedere incondizionato alle corporazioni, dai professionisti, ai tassisti, ai farmacisti. Nulla che davvero abbia il significato di liberalizzazione e concorrenza c'è stato per banche ed assicurazioni. Il problema non sono le commissioni bancarie, Presidente, ma trasformare una mercato oligopolistico in libera concorrenza. Su questo piano nulla, ma proprio nulla, avete fatto.
Noi di Italia dei Valori le avevamo proposto due indicatori sintetici, uno per le banche ed uno per le assicurazioni, che avrebbero permesso ai loro clienti di avere percezione immediata dell'offerta migliore. Ci avete detto «no», perché il suo Governo e qualche suo Ministro sono espressione di quelle lobby. Il suo Governo zoppica, Presidente, e fa marcia indietro anche sulle liberalizzazioni. In tema di liberalizzazioni, anche quelle che riguardavano gli ordini professionali sono rimaste al palo, rinviate nel tempo. Allo stesso modo rinviata la separazione tra ENI e SNAM, senza la quale non si avverrà ad alcuna concorrenza nei mercati dell'energia.
Il suo Governo zoppica, signor Presidente, e fa marcia indietro. E per i giovani, per i quali il precariato sta diventando regola di vita - anzi regola che distrugge la vita -, che cosa state facendo? Una interminabile ed estenuante trattativa nel tentativo di convincere qualcuno che i giovani non vengono assunti perché c'è l'articolo 18. Ma davvero lei crede che siamo tutti con l'anello al naso e non capiamo che quello è solo un suo debito personale a Confindustria, che lo vuole come trofeo da esibire al mondo?
Il suo Governo zoppica, signor Presidente, e per le donne (invece di inviare loro qualche mimosa per scusarsi di costringerle a lavorare più a lungo, dimenticando forse che quasi tutte il doppio lavoro ce l'hanno già) quando farà qualcosa per dare loro il necessario sostegno al lavoro di cura della famiglia, senza il quale non potrà esserci né la loro reale emancipazione, né il contributo alla crescita della nostra economia?
Se lo sviluppo e la crescita da lei promessi dovevano arrivare dalle liberalizzazioni vuol dire che l'Italia non crescerà. Anzi, siamo già in recessione ed una cosa è certa: questa recessione è l'effetto della sua manovra «salva Italia», che ha sicuramente prodotto l'aumento della pressione fiscale. La manovra «salva Italia» salverà forse l'Italia, ma non gli italiani dall'essere più poveri.
Il suo Governo zoppica, signor Presidente, e dov'è la promessa equità? Ad oggi registriamo ciò che rimane e sul quale lei non ha fatto marcia indietro, come sulle liberalizzazioni. Resta l'aumento delle accise sulla benzina, che colpisce tutti (ricchi, poveri e imprese allo stesso modo) e quindi non realizza equità. Resta l'aumento dell'IVA che colpisce tutti (ricchi e poveri allo stesso modo) e, quindi, non realizza equità, anzi tra un po' l'IVA aumenterà di nuovo e questa volta di due punti percentuali portando con sé un nuovo calo dei consumi e nuova recessione. Resta l'aumento dell'addizionale regionale IRPEF, invece che un aumento dell'IRPEF sui redditi più elevati, che quindi sarà pagata da tutti (ricchi e poveri allo stesso modo) e, quindi, non realizza equità. Restano i pensionati, che solo in parte vedranno rivalutate le loro pensioni, anche relativamente basse. Restano coloro che stavano per andare in pensione ed ora debbono attendere anche sei anni per farlo e restano puniti anche coloro che hanno o stavano per raggiungere i quarant'anni, magari avendo iniziato a lavorare a quattordici. Restano pensioni future più basse per tutti e, quindi, niente equità.
Il bilancio è dunque per noi negativo. Aveva promesso rigore, equità, lotta ai privilegi e alle corporazioni, sviluppo e crescita. È rimasto solo il rigore. Dell'equità e della crescita non c'è traccia.
Il suo Governo zoppica, signor Presidente, e fa marcia indietro. Che la sua maggioranza sia già in crisi è ormai lampante Pag. 10ed è palpabile in quello che avviene tutti i giorni nelle Commissioni e nelle dichiarazioni di esponenti della maggioranza che minacciano di non votare più la fiducia o che si ritirano dagli incontri per non parlare dei problemi più spinosi.
Il suo Governo zoppica, signor Presidente. Resta solo il rigore a carico di chi paga le tasse, dei lavoratori e delle famiglie. Signor Presidente, un Governo che zoppica non può avere la forza per realizzare azioni di equità e crescita, perché equità e crescita richiedono azioni contro lobby e corporazioni, che sono proprio difese dalla maggioranza che la sostiene.
Per questo noi di Italia dei Valori diremmo «no» al voto sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, una vecchia massima dice che un Governo merita la fiducia in maniera inversamente proporzionale al numero delle volte che la propone al Parlamento. Noi siamo - credo - alla settima o alla ottava questione di fiducia che il Governo dei tecnici, in un contesto di democrazia sospesa, viene a chiedere al Parlamento.
È ben vero che molti dei gruppi parlamentari in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, continuano ad eccedere nella politica degli emendamenti ed è, quindi, difficile avviare un dibattito ed un confronto quando su un progetto di legge si giunge a mille o duemila emendamenti.
Ma è pur vero che ciò non è possibile - lo ripeto - in un regime che non è più parlamentare, perché si è al cospetto di un Governo che ha avuto la ratifica del Parlamento, ma di un Parlamento a cui qualcuno ha spiegato che non vi era altra possibilità di scelta, e con un Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che si è dimesso pur in assenza di una precisa sfiducia, sia numerica sia politica, in entrambi i rami del Parlamento. Pertanto, a nome del gruppo Popolo e Territorio, pur annunciando l'intenzione di dare la fiducia al Governo, non posso che manifestare per intero delle perplessità, sia di natura politica sia di natura fattuale, cioè riferite ai fatti.
Mi sia consentito fare una piccola digressione. Siamo giunti a questo Governo perché il Capo dello Stato, vicariando ogni altra istituzione politica e parlamentare, ha inteso conferire al professor Monti l'incarico di formare un Governo di tecnici, i quali non sono poi come gli angeli che non hanno sesso, perché sappiamo bene che molti tra di voi hanno precisi punti di riferimento politico e mi auguro non obbediscano, sotto sotto, a logiche di partito. Tuttavia, almeno allo stato delle dichiarazioni di intenti e di quello che appare nel teatro della politica italiana, ci dovremmo trovare di fronte a delle persone che non hanno alcuna coloritura, né alcun indirizzo di carattere politico e partitico.
Questo mette in condizione una nazione, nella quale per troppe volte il ceto intellettuale, quello politico, gli anchorman, gli intrattenitori televisivi e gli organi di stampa avevano ipotizzato, durante il Governo Berlusconi, la sospensione di una democrazia e la dittatura berlusconiana e quella dei mezzi televisivi, questa sorta di incantesimo che aveva imbambolato l'Italia, le forze politiche e il Parlamento, di assistere oggi, silente ed inerte, alla vera e propria sospensione dell'istituto della democrazia parlamentare. Ma nella vita «abbi fortuna e dormi». Evidentemente, il professor Monti gode di sostegno e di simpatia che sono state negate ai suoi predecessori.
Che cosa occorre dire oltre a questo? Lo diciamo per essere testimoni di una realtà, per evitare che quando le temperie politiche muteranno di segno, le demi-vierge che sono in questo Parlamento - sono quelle, tanto per capirci, che si indignano per una questione di centimetri e non perché guardano alla moralità e al fatto ontologico della politica - ci continueranno ad ammonire sull'alto valore Pag. 11della democrazia, del confronto, della competizione, dei programmi, perché, ovviamente, avranno l'interesse a dire tutt'altra cosa rispetto a ciò che oggi non dicono.
Quindi, noi, come piccolo gruppo, vogliamo ricordare a noi stessi e agli altri, al popolo italiano, che viviamo in un sistema democratico bloccato, in cui il Governo non è espressione del corpo elettorale e nel quale le forze politiche sono costrette, da uno stato di necessità, non si sa quanto vero e quanto urgente, a dover, obtorto collo, sostenere questo Governo di tecnici.
Dai professori ci si aspettano delle lezioni magistrali. Dopo aver indicato l'urgenza e l'indifferibilità di portare a compimento il risanamento dello Stato e del debito pubblico italiano - cosa lodevolissima ma che non è stata evidentemente fatta fino ad ora in maniera incisiva, perché le pastoie, i compromessi e i condizionamenti della politica italiana non lo hanno consentito - ci si aspetta che i professori si dedichino ai grandi temi e diano una svolta ed un segno di carattere epocale, perché, quando sarà ripristinata la democrazia parlamentare ed elettorale, le future generazioni possano beneficiare di quegli adempimenti e di quelle riforme di sistema che possono garantire l'ordinato svolgersi della futura vita politica.
Sinceramente, riformare i panettieri e stare qui a discutere sull'agenda digitale, sui certificati, sui cambi di residenza e quant'altro non mi sembra un intervento epocale. Mi sembra che si tratti solamente di una sfilza di contentini, non tanto per le lobby o le categorie, e di un modo, come un altro, per dire che il Governo si sta impegnando lungo la strada delle riforme e di quelle tanto attese liberalizzazioni, che ancora non sono approdate ai banchi della Camera dei deputati.
Pertanto, perché dovremmo darvi la fiducia? Per i pagamenti online che avete stabilito con riferimento all'INPS? Per la regolamentazione dei tir sulle autostrade? Per i pacchetti low cost per il turismo dei giovani? Per il pane fresco di domenica? Per quali ragioni un Parlamento, degno di questo nome e con l'autorevolezza politica che gli deve competere, può esprimere la fiducia ad un Governo? Queste sono cose da condominio di periferia!
Consentitemi di dirvi che l'idea che abbiamo dello Stato è diversa: noi riteniamo che lo Stato debba intervenire solo in situazioni di emergenza, per un periodo temporaneo e in via secondaria e sussidiaria, che la riforma dello Stato debba portare ad uno Stato minimo ed efficiente, che lo Stato debba solo garantire e vigilare sui diritti collettivi e privati, mantenere l'ordine pubblico, vigilare sul sistema monetario e creditizio e garantire l'istruzione e l'uguaglianza delle opportunità a tutti i cittadini.
Invece, voi non avete ancora imboccato la strada maestra della riforma dello Stato, in cui vige ancora un'impresa mista statale e privata, in cui l'impresa statale gode di privilegi monopolistici, di garanzie e di sussidi economici e statali, di facilità di mezzi ed è, pertanto, un'impresa senza rischio. Alla pari, l'impresa privata, anche essa senza rischio, si nutre di sussidi statali, di favori e di agevolazioni: una, per ultima e per tutte, la Cassa integrazione.
Quelle che vi ho letto, non sono le parole di un impenitente libertario o di un anarcocapitalista, ma si tratta delle parole del padre del cattolicesimo politico italiano, Don Luigi Sturzo, il quale diceva che nessuna forma di solidarismo è possibile lì dove emerge lo statalismo, oppure vi è un'economia di mercato che non è temperata dalla socialità.
Noi siamo convinti che lo Stato debba andare incontro agli svantaggiati, ma siamo convinti anche che in Italia debbano cessare le pastoie della partitocrazia e di uno statalismo che ha portato a 2 mila miliardi di euro di debito.
Dai professori questo ci aspettiamo: non le piccolezze da condominio, ma riforme serie di sistema, a cui la Camera dei deputati dovrà dare il proprio contributo e non solo una vera e pura ratifica di facciata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio iniziare questo mio intervento qui alla Camera, in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia al disegno di legge di conversione del decreto «semplificazione», con una provocazione, cioè ricordando quanto è avvenuto nei giorni scorsi a Brindisi, con la rinuncia della British Gas alla costruzione del rigassificatore.
È un progetto che aveva ricevuto le prime autorizzazioni nel 2001, un'era geologica fa, se pensiamo alla velocità dell'economia nei Paesi europei a più recente industrializzazione e sul quale la multinazionale britannica - si badi bene - aveva già investito 250 milioni di euro.
Dopo più di dieci anni, mancavano ancora i permessi definitivi per iniziare il lavoro a causa del rimpallo di responsabilità tra amministratori locali, il passato Governo centrale e gli enti strumentali. Nello stesso arco di tempo - lo hanno ricordato proprio alcuni giornali in questi giorni - in Galles un progetto analogo della British Gas è stato approvato, realizzato e messo in funzione. Saranno contenti gli pseudo-ambientalisti e il presidente della regione Puglia che tanto si sono battuti contro il rigassificatore: mi chiedo quale futuro avranno quei circa mille lavoratori che nei prossimi quattro anni avrebbero trovato un impiego stabile nel Mezzogiorno, in un'area difficile del Mezzogiorno, in un importante e avanzato sito tecnologico.
Parlando del decreto-legge sulle semplificazioni, faremmo bene a ricordare che uno dei grandi fattori di sviluppo di un'economia contemporanea è la fertilità del terreno normativo, la sensazione di stabilità del quadro regolatorio, la certezza dei diritti e dei tempi, la velocità con cui la giustizia dirime le controversie e la ragionevolezza e certezza dei tempi della burocrazia. Quando tutto ciò non esiste e quando cioè prevalgono le logiche di un potere politico invasivo, gli investimenti scappano, prendono altre vie e lasciano l'Italia al suo destino. È un discorso che torna utile, purtroppo, anche se volgiamo lo sguardo, ad esempio, alla Val di Susa.
Entrando nel merito del provvedimento, le misure positive sono tante: dalla semplificazione relativa ai documenti, all'iscrizione universitaria, ai concorsi pubblici, alla cartella clinica elettronica, al pagamento delle multe online, al piano di semplificazione per le imprese, dal bonus assunzioni al sud alle misure che aprono ad un maggior grado di concorrenza nel settore delle telecomunicazioni, a quelle che rendono più rapide le procedure d'appalto, ai regimi semplificati IRAP.
Punti di merito del provvedimento sono le semplificazioni per i disabili e la disciplina sull'astensione dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza. Da segnalare, inoltre, le positive misure sulle infrastrutture energetiche. Un passo importante è stato fatto con diverse misure del provvedimento che mirano ad una piena digitalizzazione della pubblica amministrazione, favorendo in questo modo un risparmio importante di spesa e alleggerendo gli oneri a cittadini e contribuenti: i pagamenti INPS solo online, le comunicazione della pubblica amministrazione tutte online dal 2014, i certificati in tempo reale. Si traccia con questo decreto-legge un'importante road map per la diffusione della banda larga e ultra larga. Si semplificano, inoltre, le procedure per l'assunzione dei lavoratori stranieri, un tema a cui noi di Futuro e Libertà tenevano particolarmente.
Come Futuro e Libertà per il Terzo Polo avevamo proposto che questo decreto-legge accogliesse ulteriori misure di semplificazione nella vita dei cittadini e dell'impresa: da una definitiva chiarificazione sul canone RAI per limitarne il pagamento esclusivamente agli apparecchi televisivi, ad una norma sull'annosa questione delle dimissioni in bianco (vedo che oggi su questo aspetto tornerà il Ministro Fornero, è un'occasione persa con questo decreto-legge). Abbiamo proposto, come facciamo ormai da tempo, l'istituzione di un registro delle imprese per le opere di Pag. 13demolizione delle opere abusive e altre innovative norme di snellimento. Con criteri di ammissibilità - su questo mi rivolgo anche al Presidente - degli emendamenti - mi permetto - ben poco comprensibili in verità, la discussione in Commissione è stata privata (questo è l'unico momento di criticità che abbiamo avuto) della possibilità di rendere questo decreto-legge uno strumento forse ancora più efficace rispetto agli scopi che si prefiggeva. L'emendabilità dei decreti-legge è una questione che a mio giudizio dovremmo seriamente affrontare nel rispetto del recente richiamo del Presidente della Repubblica e dei Regolamenti parlamentari.
Futuro e Libertà per il Terzo Polo comunque voterà a favore di questo provvedimento, poiché abbiamo intrapreso una strada giusta e corretta, ribadirà la fiducia al suo Governo, al nostro Governo, senza strumentalizzazioni di sorta. Non è una singola questione, per quanto importante, come quella sui precari nella scuola, che può far venir meno la fiducia nell'azione riformatrice che l'Esecutivo Monti sta portando avanti, ed anche bene, e spiace sinceramente che vi sia chi in altre forze politiche che compongono la maggioranza usi l'arma della minaccia di un voto contrario. Non lo si comprenderebbe e anzitutto non lo comprenderebbe l'opinione pubblica, alla cui mancanza di fiducia nella politica noi possiamo e dobbiamo rispondere con una maggiore assunzione di responsabilità e capacità di decisioni: fare quelle riforme che per vent'anni questo Paese non ha fatto con i Governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono alternati (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!
Futuro e Libertà, per concludere, voterà a favore di un provvedimento utile, come tutti gli altri, dal «salva Italia» al decreto-legge sulle liberalizzazioni, ma non sufficiente. Abbiamo ancora tanto da fare, da liberalizzare e da semplificare. Vi sono riforme strutturali del sistema Italia che attendono da troppi anni di essere intraprese e vi è, in tema di semplificazione, soprattutto la necessità di una profonda riforma del pubblico impiego e dei meccanismi di funzionamento della burocrazia italiana, ancora ostile e spesso distante dalle esigenze delle imprese, come dimostra, purtroppo, il caso, che citavo all'inizio, della British Gas.
La vera semplificazione di cui l'Italia ha bisogno è un cambio culturale. Noi ci attendiamo, con questo provvedimento e con gli altri che questo Governo ha posto alla nostra attenzione e in votazione, di avere intrapreso la strada giusta. Ci attendiamo, però, ancora molto e molto di più. Dobbiamo recuperare, come ho detto prima, venti anni persi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se qualcuno ci avesse detto, solo alcune settimane fa, che il giudizio dei mercati sull'affidabilità del nostro Paese stava cambiando, specie se raffrontato con quello di altri Paesi europei, lo avremmo sicuramente seppellito con una grossa risata.
Di certo, nulla avviene per caso e la diversa percezione di affidabilità e solidità del nostro Paese è figlia di un percorso virtuoso, fatto di ulteriori sacrifici e rinunce che il nostro Paese ha compiuto in questi ultimi tre mesi, senza pensare troppo ai motivi che ci hanno portato a questa situazione. Abbiamo condiviso insieme ad altre forze politiche un percorso articolato, che era ed è mirato a riavviare la crescita del sistema Paese; una serie di step, che devono essere valutati complessivamente e non per la loro valenza intrinseca.
Lo abbiamo fatto senza riserve e senza difese di ufficio di interessi precostituiti, certi che solo agendo così l'insieme di questi provvedimenti avrebbe potuto definirsi equo. Abbiamo iniziato mettendo in sicurezza i conti pubblici, ma abbiamo anche detto che era giunto il momento di passare dalla fase della stabilità a quella della crescita, dall'austerità allo sviluppo. Pag. 14
Abbiamo iniziato con le liberalizzazioni e le semplificazioni, che licenzieremo da qui a poco, ma continueremo con la riforma fiscale e quella del lavoro, senza mai abbassare la nostra guardia sulla tenuta dei conti, anzi, sforzandoci di conseguire maggiori risparmi con un'attenta e scrupolosa spending review. Tutto questo, vorrei ribadirlo, si è potuto realizzare grazie ad un clima diverso, di responsabilità nazionale, da noi faticosamente ricercato e raggiunto, anche se con qualche defezione.
Rigore, crescita ed equità: su questi tre pilastri poggiano le speranze di crescita del nostro Paese, ed oggi voteremo la fiducia su una delle leve che consentiranno alla nostra economia, speriamo quanto prima, di tornare a crescere, al pari delle altre nazioni che si sono già avviate su questo percorso.
Lo faremo lasciando ad altri l'asfittica contabilità del numero delle fiducie; è un giochino che, in questa particolare contingenza, qualifica solo chi lo pratica. I deputati del gruppo UdC voteranno la fiducia perché credono nell'azione di questa compagine governativa, e lo faranno senza per questo avere rinunciato, ove possibile, a far valere le proprie ragioni e le proprie proposte. Non siamo stati ieri spettatori impassibili nelle Commissioni di merito e non lo saremo domani, quando giungeranno gli altri provvedimenti annunciati dal Governo Monti.
Nel merito, rimarchiamo il fatto che l'approvazione delle misure contenute nel decreto-legge rappresenta un forte segnale di svolta per i cittadini e per gli operatori economici.
Max Weber, famoso sociologo tedesco, è arrivato alla conclusione che la burocrazia è tra le strutture sociali più difficili da distruggere; circa un secolo dopo, il rapporto 2012 della Banca Mondiale conferma questa teoria.
«Fare business 2012: fare business in un mondo più trasparente» è un sistema costruito per segnalare agli imprenditori dell'economia globalizzata dove conviene o non conviene investire. Considerando l'applicazione della normativa vigente in materia economica in oltre 180 Stati, l'Italia si colloca all'ottantasettesimo posto, facendo registrare un peggioramento della sua posizione in termini di competitività rispetto allo scorso anno. Con questo provvedimento non abbiamo risolto di colpo i «colli di bottiglia» che rallentano la nostra economia, ma abbiamo fatto un altro passo in avanti nella giusta direzione.
Nel provvedimento relativo alle semplificazioni, così come in quello sulle liberalizzazioni, abbiamo chiesto al Governo più coraggio per liberarsi dai lacci e lacciuoli che impediscono ai nostri giovani e alle nostre imprese di competere con gli altri partner europei ed internazionali. Dobbiamo dire che il provvedimento in oggetto, nel corso dell'iter nelle Commissioni, è stato migliorato grazie proprio all'atteggiamento del Governo - che voglio ringraziare ancora una volta -, non pregiudizialmente chiuso a modifiche, e alla sensibilità dei gruppi di maggioranza che si sono concentrati solo su alcuni temi importanti, garantendo un veloce approccio in Aula.
Il gruppo UdCpTP non vuole rivendicare meriti particolari, si è trattato di una virtuosa sinergia che ha portato all'approvazione di misure attese dal sociale, ma permettetemi di sottolineare tre punti dei quali siamo particolarmente orgogliosi.
Il primo riguarda la proposta emendativa presentata dal gruppo UdCpTP volta ad inserire tra i beneficiari dei beni confiscati alla mafia i consorzi di cooperative sociali. Credo che questo sia un segnale importante per i tanti soggetti diversamente abili che aspettano un posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Il secondo punto da sottolineare riguarda lo snellimento delle procedure per accedere ai fondi di ricerca per le piccole e medie imprese, per troppo tempo bloccate su questi finanziamenti regionali ed europei.
L'ultimo punto, ma non ultimo in senso di importanza, riguarda l'aver voluto destinare tutti gli aumenti sui giochi al miglioramento della qualità della nostra scuola. Il tempo pieno e un aiuto concreto Pag. 15alle nostre famiglie è per noi solo l'inizio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Parlavo di misure a sostegno dei singoli cittadini, soprattutto di quelli più giovani per i quali, signor Presidente e signori del Governo, ci aspettiamo un maggiore impegno perché il tema della disoccupazione giovanile non è una questione generazionale, ma è una vera e propria questione nazionale che va affrontata creando le condizioni affinché i nostri giovani possano essere protagonisti della loro crescita e del loro futuro, attraverso misure ed interventi efficaci per sviluppare e valorizzare le loro competenze e la loro formazione, agevolando il loro accesso al mondo del lavoro, attraverso la riduzione dell'attuale livello di precarizzazione, rimuovendo gli ostacoli che impediscono il loro ingresso nel mondo delle professioni, facilitando - voglio sottolinearlo con forza - l'accesso al credito per coloro che intendono intraprendere un'attività di lavoro autonomo e sostenendo la loro creatività e autoimprenditorialità. I nostri giovani meritano tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Pur non volendo incorrere in un'osservazione retorica, visto che oggi è l'8 marzo, permettetemi, signor Presidente e signori del Governo, di chiedervi un'attenzione particolare verso un settore, quale quello dell'imprenditoria femminile, che è l'unico che, in questi anni di buio, è aumentato sotto il profilo del numero di aziende. Diamo un segnale forte di attenzione a queste donne coraggiose. Così si festeggia l'8 marzo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Tornando al tema di oggi, dobbiamo sottolineare che restano certamente delle aree sulle quali sarà ancora necessario dedicare attenzione, settori risultati restii ad introdurre elementi di semplificazione e amministrazioni che, pur disponendo di norme in vigore, da tempo hanno dimostrato una certa resistenza alla loro attuazione, specie di quelle che implicano un adeguamento tecnologico ed organizzativo.
Tutta questa opera di semplificazione, tuttavia, come detto, non esplicherà tutti gli effetti attesi, se non sarà adeguatamente sostenuta dal processo di liberalizzazione in atto, che come si è visto nel corso dell'esame al Senato, ha evidenziato non poche resistenze.
Con questi provvedimenti possiamo dire che il Governo ha posto le condizioni per dare una spinta alla modernizzazione del Paese, che merita continuità ed è per questi motivi che il gruppo UdC continuerà convintamente a votare la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono un poco dispiaciuto di non poter proporre dei quesiti al Presidente del Consiglio Monti, che non c'è. Sono dispiaciuto, perché sono costretto a ripetere i medesimi quesiti, che per giorni si sono inseguiti nell'ambito del dibattito all'interno delle Commissioni competenti, al Ministro Patroni Griffi in particolare ed ai rappresentanti del Governo, che sono qui presenti. Sono quesiti paradossalmente molto facili, ma ai quali non abbiamo ottenuto risposta.
In particolare, la domanda è: di quali semplificazione stiamo parlando? Noi siamo arrivati alla fine di un dibattito parlamentare, di fatto stroncato sul nascere, perché il dibattito si è concluso semplicemente con la vicenda tutta interna alle Commissioni competenti, e nell'ambito di questo dibattito monco non abbiamo avuto la percezione che in alcun modo si parlasse di semplificazioni. Questo Governo ha creato aspettative verso l'esterno. Il mondo delle imprese - quel che resta del mondo delle imprese italiane ed in particolare del mondo delle imprese del Nord - chiede procedure di semplificazione da tempo.
Il collega Raisi, nel suo intervento, ricordava prima la vicenda emblematica Pag. 16della British Gas, ma ce ne sono decine, centinaia, migliaia. Come abbiamo risposto loro? Abbiamo risposto con un provvedimento che, di fatto, si è preso la briga di creare alcune semplificazioni. Ad esempio avete pensato di semplificare l'accesso al cosiddetta diritto alla residenza. Avete pensato che fosse giusto dare la possibilità, a qualunque cittadino ne faccia richiesta, di ottenerla entro due giorni. Detto così, sembrerebbe un principio sacrosanto. Noi sappiamo bene che, dietro il tema delle residenze, si nasconde un disegno ben preciso, perché le stesse residenze si portano dietro, da anni, questioni che possono scardinare il nostro sistema sociale. Che strumenti diamo ai nostri amministratori? Quali strumenti diamo, se questi si trovano di fronte ad un automatismo, per il quale, in quarantotto ore, sono costretti a riconoscere la residenza ad un soggetto che ne faccia richiesta, senza potere verificare che questo soggetto possegga tutti i requisiti? Voi dite: sì, ma le residenze possono essere revocate nei venti giorni successivi.
E voi credete di tenere impegnati tutti gli uffici pubblici di questo Paese e tutte le strutture di vigilanza municipale di questo Paese e andare alla ricerca di quelle decine, centinaia, migliaia di immigrati che faranno artatamente richiesta di residenza per potere accedere ai servizi sociali dei comuni, gravando ulteriormente i comuni di costi e di spese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), in un momento in cui questi non dispongono delle necessarie risorse?
Ci è stato detto di stare attenti all'ammissibilità delle proposte emendative, quando le abbiamo presentate, al fatto che i contenuti non fossero troppo eterogenei e avete ricordato il monito di qualcuno che, ultimamente, in quanto a moniti, si sta divertendo molto; da un po' di tempo a questa parte si sta divertendo un po' meno, devo dire, mentre si è divertito molto di più con il Governo precedente. In ordine ad un provvedimento sostanzialmente analogo - due terzi di quello che ci state presentando, anche se in modo più annacquato - aveva ricordato al Parlamento quanto l'eterogeneità dello stesso non poteva permettere la sua firma al provvedimento e lo aveva rispedito indietro. Aveva detto: «no, non possiamo» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma allora noi siamo di fronte ad un Presidente della Repubblica che si comporta in modo molto dissimile. Sta usando due pesi e due misure. Tutto quello che non era consentito al Governo precedente è consentito a questo Governo.
Allora, se siete il Governo del Presidente della Repubblica, ricordategli nei vostri frequenti incontri di spiegare come possa non essere giudicato eterogeneo un emendamento del Governo stesso che parla, ad esempio, in un provvedimento di semplificazione, del dottorato della Scuola sperimentale «Gran Sasso Science Institute» a L'Aquila. Ditemi cosa c'entra la Scuola sperimentale de L'Aquila con le semplificazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); dite agli italiani per quale motivo dovrebbero credere che in un provvedimento di semplificazione possa essere inserita una spesa fine a se stessa di 36 milioni di euro. Mi auguro siano soldi ben spesi. Quei territori meritano di avere attenzione, non c'è dubbio; ne hanno avuta molta. E come l'avete finanziato, quindi?
Ci siamo interessati a questo aspetto, abbiamo guardato come l'avete finanziato e abbiamo scoperto una cosa importante, ossia che metà di quei fondi li togliete dai fondi per la ricostruzione, che tarda ad arrivare, e l'altra metà - udite, udite - dove li avete reperiti? Nei famosi fondi FAS.
Vi ricordate i fondi FAS, quelli per i quali qualcuno accusava la Lega Nord Padania di spingere Tremonti ad utilizzare i fondi per lo sviluppo del Sud come se si trattasse di una specie di bancomat? Allora il bancomat di Tremonti è diventato il bancomat di Monti, non abbiamo cambiato nulla dal punto di vista del reperimento delle risorse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): più tasse e fondi FAS.
Noi ci chiediamo, però, quali sono i cambiamenti per i quali un cittadino dovrebbe Pag. 17veramente condividere le parole melense di qualcuno che mi ha preceduto e che ha detto che finalmente abbiamo credibilità e facciamo le cose che servono al Paese. Quali sono le cose che servono al Paese in un provvedimento di semplificazione? Spiegatemelo.
Ad esempio, in un provvedimento che dovrebbe semplificare la vita ai cittadini, ritenete che sia utile raccontare a questi ultimi che, per iniziativa di una parte di questa maggioranza (che l'ha divisa al proprio interno nel dibattito parlamentare di questi giorni) sono finiti 10 mila precari che vengono regolarizzati nel settore della scuola?
Si parte da un presupposto assolutamente condivisibile, tanto che noi ci siamo astenuti in Commissione su questo punto all'inizio, quando ci è stato detto di fare attenzione perché vi è la necessità di garantire il tempo pieno nelle scuole, soprattutto nelle piccole scuole di provincia. Quello è un principio sacrosanto. Abbiamo bisogno di garantire il sostegno nelle scuole e ci mancherebbe altro che una forza politica responsabile come la nostra non fosse favorevole all'ipotesi che si garantisca il sostegno alle famiglie che hanno la necessità di lasciare a scuola i figli, di sapere dove sono o che hanno la necessità di fare in modo che i loro figli, che purtroppo sono gravati da disabilità, abbiano il giusto riconoscimento dei propri diritti e una scolarizzazione adeguata. Ci mancherebbe altro!
Ma perché ci siamo divisi? Ci siamo divisi sulla copertura perché voi, rispetto ad un tema che poteva unire, cioè rispetto al fatto che ci fosse la necessità di dare una risposta a questa fetta di popolazione, ci avete tenuto lì due settimane a discutere su una copertura che faceva ridere i polli. Avete parlato, in materia di copertura - e ve lo dico perché è veramente qualcosa di disgustoso -, del fatto di aumentare le tasse sui giochi, del fatto di mettere nuove accise sugli alcolici e del fatto di aggiungere addirittura una tassa sulla birra. Volevate, cioè, finanziare con tutta una serie di attività, che noi giudichiamo immorali, una delle cose che è più morale in questo Paese e che è la scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Se siete veramente un Governo che sistema le cose, trovate i fondi per la scuola e fatelo in fretta. Rispondete a questa giusta necessità e tornate in Parlamento con un provvedimento diverso, però, non con un provvedimento sulle semplificazioni. Il tema scolastico, infatti, va affrontato in un provvedimento proprio.
E allora, caro Presidente della Repubblica, dov'è l'eterogeneità di materia in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Possibile che non arrivi più nessun monito da qualche giorno a questa parte?
Noi queste cose ce le siamo chieste, abbiamo lavorato molto e siamo riusciti, in funzione proprio del fatto che di un provvedimento eterogeneo si trattava, ad ottenere, all'interno di questo medesimo provvedimento, uno dei risultati storici, passato sotto silenzio da parte di tutti, e che è quello che riguarda un emendamento della Lega Nord Padania che prevede, una volta per tutte, la fine del monopolio della Telecom nelle telecomunicazioni di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Un provvedimento che stabilisce che un monopolista come Telecom una volta per tutte dica ai soggetti che sono interessati ad allacciarsi alla rete quale sia il vero costo di ammortamento residuo. Non so perché stiamo ancora ammortizzando del rame vecchio di cinquant'anni; non so per quanti anni dovremo pagare ammortamenti a Telecom e non capisco con quale dinamica bilancistica si possa ragionare in questi termini. Abbiamo fatto la vera liberalizzazione in un provvedimento sulle semplificazioni. Di questo un po' mi vergogno, ma non c'è dubbio che si tratti di una cosa, l'unica peraltro, positiva.
Abbiamo inserito in un provvedimento per le semplificazione la liberalizzazione che da sola in quanto a impatto - parliamo di qualcosa che vale oltre un miliardo di euro all'anno: questi sono i numeri - vale molto di più di tutto l'intero pacchetto sulle liberalizzazioni, che tornerà Pag. 18nei prossimi giorni al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e questo grazie ad un intervento legislativo di questa opposizione, l'unica opposizione in Parlamento, che è quella della Lega Nord Padania. Ed allora prendiamo atto anche del fatto che non è tutto negativo quello di cui stiamo parlando oggi.
Ci sarebbe da pensare a questo punto che qualcuno, a casa, stia immaginando che siamo orientati per un voto a favore. Ovviamente no, non solo per ragioni di ordine politico, che abbiamo già ben ampiamente spiegato nelle ultime settimane, ma per una ragione molto semplice: riteniamo che ogni cosa debba avere il suo nome. Questo era un provvedimento sulle semplificazioni - insisto - e sulle semplificazioni ci sono state date grandi aspettative.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Fava.

GIOVANNI FAVA. Voi in questo modo state uccidendo la speranza di decine di migliaia di persone, soprattutto imprenditori, che in questo Paese non hanno più la possibilità di lavorare e di farlo in modo competitivo e concorrenziale con il resto del mondo, e ci avete portato in Aula un provvedimento-manifesto che, al di là dei nostri giusti miglioramenti, non risolverà nessun problema nel Paese. Per questo motivo, ancora una volta, voteremo convintamente contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, il nostro voto sarà favorevole non solo per il sostegno politico che il nostro gruppo rinnoverà con convinzione al Governo per la sua opera di risanamento del nostro Paese e per il recupero della credibilità internazionale, che tanto bene può fare ai lavoratori, agli imprenditori, ai giovani di questo Paese. Solo tre mesi fa lo spread era a 575 oggi è sotto 300. Certo abbiamo chiesto sacrifici al Paese, ne siamo ben consapevoli, ma è così che si fa quando il Paese è in crisi: si deve anche poter fare i sacrifici pensando ai propri figli pensando che così si possono ricostruire le condizioni perché questo Paese, che ha tante energie e tante positività, possa tornare a crescere, e noi su questo non solo siamo fiduciosi ma per questo lavoreremo, con sempre maggiore convinzione. Ma il voto favorevole deriva anche da una valutazione positiva del provvedimento in esame, che è stato ulteriormente migliorato dal lavoro parlamentare, come ha riconosciuto lo stesso Ministro Patroni Griffi, che ringrazio anche per aver seguito personalmente, con competenza e con pazienza, i lavori delle Commissioni, che certo non sono stati facili. Non eravamo abituati a questo spettacolo da anni. Il Governo spesso negli anni precedenti non si è comportato in questo modo. È anche così che si recupera la credibilità delle istituzioni e del Parlamento, in primo luogo con un lavoro duro, che deve avere la propria interlocuzione in un Governo che ovviamente difende le proprie ragioni e interloquisce sugli emendamenti che i gruppi parlamentari hanno proposto alla discussione. Sarebbe stato possibile fare meglio se, non tanto per i tempi ristretti, ma per il modo di elaborare i testi dei decreti-legge, ci fosse minore eterogeneità e minor ricorso al rimando ai decreti non regolamentari, come ha giustamente rilevato ancora una volta il Comitato per la legislazione. Ma tant'è, è così da molti anni e mi fa specie sentire in quest'Aula forze politiche, gruppi parlamentari che hanno governato per molti anni, lamentarsi di questo metodo, quando esso è stato utilizzato a piene mani senza un'interlocuzione concreta, come è avvenuto in questi giorni all'interno delle Commissioni parlamentari con il Governo. Certamente questo elemento non facilita i compiti del legislatore nel licenziare testi più comprensibili e più efficaci.
E anche questo aspetto rafforza la necessità di procedere all'esame e al varo Pag. 19di riforme istituzionali che modernizzino e rendano più efficaci le nostre istituzioni politiche e snelliscano, qualifichino e valorizzino gli apparati amministrativi dello Stato centrale e periferici.
Il nostro è un Paese duale, non solo per il rapporto Nord-Sud, ma perché vi è una parte del Paese - che sono le imprese, gli operai, i tecnici - che ormai da anni competono in un mercato globalizzato e sono sottoposti a continua concorrenza spietata, e noi sappiamo quanto sia difficile concorrere in un mondo globalizzato, in un mondo in cui anche altri soggetti vanno avanti. C'è una parte del Paese, invece, che affida la propria vivibilità e la propria crescita nella burocrazia, nei potentati, nelle rendite di posizione. E qui c'è un punto essenziale dei motivi per cui noi siamo convinti della bontà delle posizioni che il Governo ha espresso sia nel decreto-legge sulle semplificazioni sia in quello sulle liberalizzazioni. Lo svantaggio competitivo più grande, o uno dei più grandi svantaggi competitivi per il nostro Paese, come scrive il Governo nella relazione di presentazione al decreto-legge sulle semplificazioni, è la complicazione burocratica. Il rapporto del Word Bank Institute, «Fare business in un mondo più trasparente», colloca l'Italia all'ottantasettesimo posto su 183 Paesi e siamo in caduta, cari colleghi della Lega Nord Padania, perché l'anno scorso eravamo ottantatreesimi; e nell'Unione europea siamo ventiseiesimi, superati in peggio nella classifica solo dalla Grecia. Come dice sempre la relazione - anche se è agli atti parlamentari mi piace ricordare questi dati - su un'indagine fatta presso la Presidenza del Consiglio dei ministri su procedimenti amministrativi, in 81 procedimenti particolarmente rilevanti si rileva un costo di 23 miliardi annui per le imprese. Come si vede, si può e si deve intervenire, perché questa operazione è una precondizione importante per rilanciare lo sviluppo del Paese. Non si discute di cose marginali, si discute di fatti importanti, concreti, che da soli non possono risolvere la crisi del nostro sistema produttivo, la crisi economica e la crisi sociale, ma che certamente, se vengono fatti oggetto di un impegno coerente e concreto da parte del Governo e delle forze parlamentari, possono fare imboccare la strada giusta.
Come del resto è importante ragionare sull'approccio delle semplificazioni. Vedete, la razionalizzazione del sistema dei controlli sulle imprese in modo da garantire la semplicità e la proporzionalità di tali controlli, e di favorire lo svolgimento in un clima più amichevole - sì, lo voglio sottolineare: amichevole - e collaborativo, è la precondizione per mettere in condizioni le nostre imprese, i nostri giovani e chi abbia voglia di fare, di dare il meglio di se stessi. Infatti è l'atteggiamento negativo dello Stato, che obbliga a controlli, procedure burocratiche su procedure e adempimenti, che rischia di penalizzare la parte migliore del Paese; lasciatemi dire così: che penalizza la brava gente. Infatti chi ha altre intenzioni non si fa certamente spaventare dalla mole di adempimenti da compiere. Allora qui è il punto che ancora è irrisolto nel decreto sulle semplificazioni, cioè far sì che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, sia anche amico, educatore e facilitatore nei confronti delle imprese nell'adempimento degli obblighi che giustamente in una società complessa come questa bisogna effettuare, senza per questo ovviamente mettere in discussione diritti fondamentali.
Da questo punto di vista, noi, sul lavoro, abbiamo rallentato su quella strada per la preoccupazione che ciò possa, in qualche modo, minare diritti ai quali - per quanto riguarda la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro - non vogliamo, né dobbiamo rinunciare.
Sulla scuola, il Partito Democratico ha fatto una battaglia importante. Sappiamo che, negli ultimi giorni di esame del provvedimento, abbiamo insistito molto. Io non so chi abbia parlato di «marchetta»: questo modo di rappresentare la questione, a mio avviso, è avvilente e non voglio aggiungere un commento di qualificazione nei confronti di chi fa certe affermazioni. La scuola è una priorità per rilanciare lo sviluppo del Paese. Di ciò dobbiamo essere consapevoli tutti: infatti, per quanto riguarda Pag. 20gli atti, sotto il profilo della formazione tecnica e di quella intellettuale, per noi è importante andare avanti.

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, la invito a concludere.

ANDREA LULLI. Mi scusi, signor Presidente, ma vorrei soffermarmi su un punto: non voglio elencare i grandi miglioramenti che ci sono stati, ma voglio rivendicare che, anche per quanto riguarda la scuola, la nostra iniziativa - se pure è insufficiente il giudizio a cui siamo arrivati - ha prodotto un risultato importante. Lo voglio rivendicare in quanto la novità sulla formazione e sui nuovi organici è che essi saranno flessibili, cioè verranno ricalcolati ogni tre anni sulla base dell'andamento demografico della popolazione in età scolare...

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, deve concludere.

ANDREA LULLI. ...così come la stessa norma relativa ai risparmi sulla spending review e quella sui giochi: credo che vi sia terreno su cui lavorare e su cui bisogna impegnarsi. È un terreno difficile, ma che ci può consentire di dare, con grande soddisfazione, il voto di fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo ragionando attorno ad un provvedimento che non può essere visto, a nostro parere, come un unicum nell'azione di Governo, ma deve essere letto come la tessera di un mosaico di azioni che si stanno conducendo in questi ultimi mesi e che hanno bisogno anche di una lettura di carattere politico.
Il contesto internazionale ci ha invitato ad un gesto di responsabilità che il Governo Berlusconi ha voluto compiere, che è stato quello di farsi da parte, non tanto per una sua presunta incapacità di intervenire, quanto piuttosto a causa dell'alta conflittualità tra le forze politiche; quest'ultima, infatti, avrebbe impedito di poter compiere un lavoro comune in tempi di straordinaria criticità, sia sotto il profilo economico-finanziario, sia sotto quello sociale.
Il Governo Monti ha ricevuto un incarico, sostenuto dalle forze politiche nel Parlamento, che è stato determinato dalla necessità di fare delle riforme, affinché esse potessero essere accolte in Parlamento senza pregiudizi determinati da chi le proponeva. Credo sia noto a tutti quanto, invece, lo stesso trattamento non fosse consentito al Presidente Berlusconi.
Oggi vi è uno scenario diverso, verso il quale ci raffrontiamo con lealtà, ma con altrettanta determinazione controlliamo e verifichiamo che il percorso avviato dal Governo - prima di tutto nel mettere al sicuro i conti pubblici, poi nel sottrarre il Paese alla speculazione internazionale ed infine nel tentare di riavviare un circolo virtuoso di crescita e sviluppo - si trovi nel solco degli impegni assunti a Bruxelles e nel solco di un programma economico e finanziario che non può trascendere i suoi motivi originari: ossia, di occuparsi di argomenti che non fanno parte dell'agenda politica. Questo provvedimento fa parte di quell'agenda e, quindi, non abbiamo difficoltà a spiegare le ragioni per cui voteremo la fiducia: il decreto-legge sulla semplificazione è, infatti, un tassello di quel mosaico a cui facevo riferimento, che riguarda la crescita e lo sviluppo.
Non da oggi, le associazioni di imprese, i lavoratori, i cittadini denunciano quanto peraltro messo nero su bianco dalle organizzazioni internazionali, a cominciare dall'OCSE: i ritardi dell'economia del nostro Paese sono determinati dall'appesantimento burocratico. Del resto, questo provvedimento nasce sulla scia di provvedimenti analoghi che anche altri Governi hanno fatto e mi sia consentito citare l'azione riformatrice, nel campo della pubblica amministrazione, che, in maniera molto determinata, l'ex Ministro Renato Brunetta ha voluto condurre nei mesi scorsi e negli anni scorsi, portando anche Pag. 21a risultati significativi. È testimonianza di questo fatto che nel percorso parlamentare di questo decreto-legge per le semplificazioni per i cittadini e per le imprese, le proposte che il collega Brunetta aveva fatto in talune circostanze e che non era stato possibile approvare sono poi state rese possibili in questo provvedimento. Del resto, dobbiamo rendere atto al Ministro Patroni Griffi di essersi rapportato con le Commissioni in maniera assolutamente libera da preconcetti, accogliendo molte delle proposte emendative che il gruppo del Popolo della Libertà aveva avanzato.
Abbiamo un grande svantaggio competitivo nei confronti dell'Europa e del mondo; siamo agli ultimi posti nelle classifiche internazionali per la complessità e la farraginosità dei nostri processi autorizzativi. Il peso della burocrazia costa alle piccole e medie imprese italiane 23,1 miliardi di euro ogni anno; in pratica, ogni azienda al di sotto dei 250 dipendenti, che abbia a che fare con la pubblica amministrazione, ogni anno deve sopportare almeno un esborso di oltre 5 mila euro solo ed esclusivamente per gli adempimenti burocratici. Noi ritroviamo, in questo decreto-legge sulle semplificazioni, una filosofia di fondo del Popolo della Libertà che è quella di un'economia liberale nella quale avviare un'impresa sia estremamente facile; l'onere dello Stato non è quello di renderlo difficile, ma è quello di alimentare i controlli necessari per fare in modo che poi, successivamente, sia verificata la reale rispondenza dell'attività produttiva con le leggi vigenti. Abbiamo bisogno di una Paese amichevole nei confronti delle imprese e dei lavoratori perché questo possa comportare una riduzione significativa dei costi per l'attività di impresa.
Pensiamo che questa riforma, questo decreto-legge, sia un utile punto di partenza perché è una riforma che non ha un costo diretto, ma che, invece, ha il merito, senza costi, di ridurre l'esborso da parte dei cittadini e delle imprese nella loro vita quotidiana. È per questa ragione che vi è stato uno scontro, forse il più acceso all'interno delle Commissioni parlamentari, su un tema che i colleghi del Partito Democratico hanno voluto evocare, relativo alla scuola e alla stabilizzazione dei precari. Su questo punto, vedete, non c'è nessuno che non voglia che la scuola sia adeguata con risorse e strumenti alla capacità di poter dare un sistema educativo efficace alle famiglie, però bisogna anche essere onesti nei confronti del Paese: non si possono invocare da un lato i sacrifici e poi pretendere di spendere oltre 350 milioni di euro per stabilizzare i precari della scuola, persone verso le quali tutti noi abbiamo rispetto, ma che oggi non possono essere stabilizzati in quella maniera. Più di 20 mila persone sarebbero state assunte senza un reale criterio di merito e quindi credo che sia stato giusto riflettere, non tanto per escludere questa norma, ma per fare in modo che ciò accada con le risorse disponibili e non alimentando un ulteriore circolo vizioso di tasse più o meno occulte.
I cittadini non lo avrebbero capito e probabilmente avremmo anche illuso quegli insegnanti che aspettano da tempo la possibilità di essere stabilizzati, senza poi trascurare il fatto che non possiamo neppure precludere l'ingresso nella scuola ai tanti giovani che hanno studiato e che ambiscono, sperano e nutrono fiducia nei confronti dello Stato per poter entrare anch'essi nel mondo della scuola. Quindi, responsabilità, riflessione, interesse verso l'educazione e la scuola, ma non demagogia e spese fuori controllo, rispetto a quella che è la possibilità reale dello Stato di intervenire.
Cosa dire poi del resto? Vi è - lo ha detto anche il collega Fava, è vero, e si tratta di un emendamento redatto dai colleghi della Lega, ma che noi abbiamo condiviso e che, come forza politica responsabile abbiamo voluto far passare nell'esame parlamentare - la norma relativa alle telecomunicazioni. Vedremo scatenarsi nei prossimi giorni, sicuramente, azioni lobbistiche contrarie a questa iniziativa, ma noi crediamo sia giusto e nel solco del programma del Governo Monti che le liberalizzazioni riguardino anche la rete fissa dei telefoni, che sia consentito, attraverso la concorrenza, di ridurre i Pag. 22costi per i cittadini anche nella rete fissa della telefonia, dopo che abbiamo sperimentato per lunghi anni la liberalizzazione nella telefonia mobile ed abbiamo visto che i risultati sono venuti.
Non vi sono e non vi devono essere dei totem che non si possono abbattere. Ci sia spiegato perché non va bene liberalizzare quel segmento dell'economia e, allora, a quel punto, ci convinceremo del contrario.
Quindi, in conclusione, credo davvero che il lavoro che è stato compiuto sia un lavoro complesso, un lavoro che il Paese meritava, non è sufficiente a creare la crescita, ma certamente porta un contributo positivo per l'interesse dei lavoratori e per i cittadini e, quindi, il Popolo della Libertà voterà convintamente la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, dichiaro subito il mio voto favorevole sulla questione di fiducia posta su un decreto-legge che finalmente semplifica e snellisce il rapporto tra Stato e imprese, tra pubblica amministrazione e cittadini. L'OCSE - è già stato ricordato - ci ha collocati al penultimo posto tra i Paesi europei e, purtroppo, addirittura all'ottantasettesimo tra quelli esaminati, individuando la causa, quella della complicazione burocratica, tra le prime, per lo svantaggio competitivo dell'Italia. Il piano predisposto dal Governo è adeguato a riportare il Paese a livelli di competitività accettabile.
Ho dato convintamente la fiducia al Governo, dal 16 novembre in poi, ogni qual volta è stata posta, e non solo non sono pentito, ma constato che anche la principale società di rating, la Standard & Poor's, abbia affermato ieri: siamo sorpresi dei progressi dell'Italia; e ancora: l'Italia è ora in buona posizione. Lo spread è sceso al di sotto dei 300 punti: personalmente non sono sorpreso, personalmente credo che i progressi fatti siano dovuti all'azione di questo Governo, e che sia in grado di portare fuori questo Paese dal baratro in cui era stato cacciato, ad una condizione: che i partiti non remino contro, come è accaduto ieri.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Concludo, signor Presidente. Non è il momento di anteporre interessi particolari, e meno ancora personali, a quelli del Paese. Questo lasciamolo fare ad altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Girlanda. Ne ha facoltà, per due minuti.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo la parola per annunciare il mio voto contrario alla fiducia sul provvedimento che andremo a votare tra pochi minuti, pur condividendone comunque lo spirito e l'impianto complessivo. Anzi, a tal proposito, Presidente, invito l'Esecutivo a proseguire sulla strada degli interventi per la crescita e lo sviluppo in maniera ancora più decisa e coraggiosa, interventi approvati dal mio gruppo e anche da me stesso.
Il mio voto contrario, tuttavia, è motivato dall'introduzione dell'IMU sui beni della Chiesa, a cui sono contrario - come già detto ampiamente attraverso la stampa - in maniera integrale, ancorché la misura oggi in votazione ne colpisca prevalentemente le attività di natura commerciale e sia stata, a dire il vero, migliorata nettamente nel corso dell'iter parlamentare.
Ritengo però che questo provvedimento danneggi in maniera tutt'altro che secondaria le attività e l'iniziativa della Chiesa cattolica in Italia, il cui valore sociale, etico e morale è inestimabile, soprattutto in una società, questa, dominata dai valori materiali e dallo smarrimento delle coscienze, come avviene in questi giorni. Pag. 23Ritengo inoltre che questa parte del provvedimento è inutile e controproducente perché non apporterà alcuno dei benefici che si ritiene di raggiungere, andando a pesare, in prospettiva, sulle casse statali una volta che le minori risorse della Chiesa impediranno il proseguimento delle tante attività assistenziali e ricreative oggi in essere, dirette principalmente alle categorie più deboli della società, a cominciare dai senzatetto, per continuare con gli anziani e con i giovanissimi.
Per questo motivo, non posso abdicare ai principi della mia coscienza e votare a favore di una misura che colpisce il mondo a cui devo oggi la mia crescita ed educazione etica e morale e anche quella dei miei cinque figli. Per questo motivo, annuncio il voto contrario alla questione di fiducia, pur ribadendo - lo ripeto - la validità e il consenso sulle altre misure in essa contenute.

PRESIDENTE. Avverto che all'articolo 10, comma 1, capoverso, primo periodo, le parole da: «ad eccezione» fino a: «l'atto di cessione» devono intendersi collocate alla fine del secondo periodo del medesimo capoverso.
Avverto inoltre che all'articolo 32, le modifiche alle lettere a) e b) devono intendersi riferite al comma 2 e non al comma 1, che non reca alcuna lettera.
Avverto infine che, per un mero refuso, il testo predisposto dalle Commissioni, all'articolo 50, comma 2, dopo il riferimento all'articolo 19, comma 7, del decreto-legge n. 98 del 2011, reca erroneamente le parole: «come sostituito dal comma 3 del presente articolo», comma quest'ultimo che, nella formulazione attuale, non prevede alcuna novella. L'espressione infatti è un residuo della precedente formulazione dell'articolo 50. Tali parole devono pertanto intendersi espunte dal testo.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sono d'accordo. Abbiamo sentito i gruppi e va bene.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4940-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale dell'articolo unico del disegno di legge n. 4940-A, di conversione del decreto-legge in esame, sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti a vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Al riguardo, tenendo conto anche del richiamo svolto in quest'Aula stamani dall'onorevole Lehner, le autorizzazioni sono state limitate quanto più possibile, tenuto conto comunque delle peculiari ragioni addotte dai colleghi.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dall'onorevole Cera. Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13,38)

(segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge Pag. 24n. 4940-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 561
Votanti 554
Astenuti 7
Maggioranza 278
Hanno risposto sì 479
Hanno risposto no
75.

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Airaghi Marco
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angelucci Antonio
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto Pag. 25
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio Pag. 26
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella Pag. 27
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (PD)
Pepe Mario (Misto-R-A)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato Pag. 28
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela Pag. 29
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Martini Francesca
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Brugger Siegfried
Castiello Giuseppina
Cossiga Giuseppe
Crosetto Guido
Mannucci Barbara
Moles Giuseppe
Zeller Karl

Sono in missione:

Antonione Roberto
Boniver Margherita
Buttiglione Rocco
Cirielli Edmondo
Farina Renato
Gozi Sandro
Jannone Giorgio
Leo Maurizio
Lombardo Angelo Salvatore
Lussana Carolina
Rampi Elisabetta
Stefani Stefano
Tempestini Francesco
Vitali Luigi
Volontè Luca

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 9 marzo 2012, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 14,45.