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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di lunedì 2 aprile 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 2 aprile 2012.

Albonetti, Alessandri, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Franceschini, Grimoldi, Lussana, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Osvaldo Napoli, Leoluca Orlando, Razzi, Stefani, Stucchi.

Annunzio di proposte di legge.

In data 29 marzo 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CONTENTO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'esistenza di trattative tra esponenti delle istituzioni e organizzazioni criminali mafiose a seguito delle stragi degli anni 1992 e 1993» (5096);
GAVA e MISTRELLO DESTRO: «Disposizioni sanzionatorie per la violazione della disciplina in materia di prelievo, conservazione e utilizzazione del sangue del cordone ombelicale» (5097);
BRIGUGLIO: «Modifiche all'articolo 1 della legge 3 giugno 1999, n. 157, in materia di riduzione del rimborso delle spese elettorali sostenute da movimenti o partiti politici, e all'articolo 9 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, in materia di elevazione della soglia per l'accesso al rimborso delle spese elettorali per il rinnovo della Camera dei deputati» (5098);
DELFINO: «Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione dell'agricoltura sociale» (5099);
NASTRI: «Introduzione dell'articolo 6-bis del decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151, in materia di raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche» (5100);
VERINI: «Modifiche all'articolo 8 della legge 4 aprile 1956, n. 212, e all'articolo 15 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, in materia di sanzioni per l'affissione abusiva di manifesti di propaganda elettorale» (5101);
ALBINI: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nonché al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di agevolazioni per le spese funerarie» (5102);
DAMIANO ed altri: «Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico» (5103);
DE MICHELI ed altri: «Istituzione del Fondo nazionale per l'impiantistica sportiva scolastica e disposizioni per la costruzione, la ristrutturazione e l'adeguamento di impianti sportivi presso le scuole» (5104).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di legge d'iniziativa popolare.

In data 29 marzo 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge:
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale» (5105).

Sarà stampata, previo accertamento della regolarità delle firme dei presentatori, ai sensi della legge 25 maggio 1970, n. 352, e distribuita.

Annunzio di una proposta di inchiesta parlamentare.

In data 29 marzo 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa del deputato:
CONTENTO: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'esistenza di trattative tra esponenti delle istituzioni e organizzazioni criminali mafiose a seguito delle stragi degli anni 1992 e 1993» (doc. XXII, n. 34).

Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge MORASSUT: «Modifica all'articolo 2449 del codice civile, concernente la scelta dei membri degli organi di amministrazione e di controllo nominati dallo Stato o dagli enti pubblici nelle società da essi partecipate» (4886) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Baretta e Bachelet.

La proposta di legge SAVINO ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale della donazione di midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche» (4949) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Biancofiore.

Ritiro di una sottoscrizione ad una proposta di legge.

Il deputato Siragusa ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
BURTONE ed altri: «Modifiche al codice penale, in materia di attività criminali di tipo mafioso, e all'articolo 91 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di esclusione dal patrocinio a spese dello Stato» (785).

Assegnazione di una proposta di inchiesta parlamentare a Commissione in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanete:
Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XII (Affari sociali).

TORAZZI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle questioni relative alla presenza, all'impiego e allo smaltimento dell'amianto nel territorio nazionale» (doc. XXII, n.31) Parere delle Commissioni I, II, V, XI.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
VI Commissione (Finanze):
BRIGUGLIO e CARLUCCI: «Modifiche agli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, per l'esenzione dell'abitazione principale nonché delle abitazioni di proprietà degli istituti autonomi case popolari dall'imposta comunale sugli immobili» (720) Parere delle Commissioni I, V, VIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
DI PIETRO ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di applicazione dell'imposta municipale propria ai fabbricati rurali» (4981) Parere delle Commissioni I, V, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
DI PIETRO ed altri: «Riduzione temporanea dell'accisa sui carburanti per autotrazione utilizzati nelle attività agricole, nell'itticoltura e nella pesca» (4982) Parere delle Commissioni I, V, IX, X, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
COMPAGNON ed altri: «Divieto della propaganda pubblicitaria di giochi, scommesse e lotterie autorizzati dall'autorità pubblica» (5068) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e XIV.
VII Commissione (Cultura):
ROSSA e GHIZZONI: «Istituzione dell'Unione nazionale dei gruppi sportivi scolastici» (5007) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
ROSATO ed altri: «Delega al Governo per il recepimento della direttiva 2011/82/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, intesa ad agevolare lo scambio transfrontaliero di informazioni sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale» (5029) Parere delle Commissioni I, II, V e XIV.
X Commissione (Attività produttive):
GARAGNANI e ROMELE: «Norme per la lotta contro i ritardi nei pagamenti riferiti a lavori, servizi e forniture da parte delle pubbliche amministrazioni» (5041) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
GARAGNANI ed altri: «Norme per il sostegno delle associazioni di categoria tra le imprese e per la perequazione interassociativa» (5042) Parere delle Commissioni I, II, V, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
BRIGUGLIO ed altri: «Norme per la detassazione e l'esenzione contributiva delle retribuzioni corrisposte per la prestazione di lavoro straordinario» (721) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XII e XIV;
BITONCI ed altri: «Disciplina del documento unico di regolarità contributiva» (5036) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
GRIMOLDI: «Modifiche agli articoli 33 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e 6 della legge 8 ottobre 2010, n. 170, in materia di congedi lavorativi e di fruizione di orari flessibili in favore dei genitori di minori disabili» (5064) Parere delle Commissioni I, V, VII e XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento).
XIII Commissione (Agricoltura):
BECCALOSSI ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 3 aprile 1961, n. 286, e altre disposizioni riguardanti il contenuto delle bevande analcooliche alla frutta, la loro etichettatura e i controlli contro le frodi» (5090) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri):
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Norme per la partecipazione politica e amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità» (5031) Parere delle Commissioni V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite V (Bilancio) e XI (Lavoro):
BRIGUGLIO e CARLUCCI: «Norme per la pubblicità del trattamento economico corrisposto agli amministratori e ai dirigenti apicali delle società a partecipazione pubblica nonché delle imprese e degli enti beneficiari di contributi o incentivi pubblici» (1725) Parere delle Commissioni I, II, VI, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti, con lettera in data 29 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione, approvata dalla Corte stessa a sezioni riunite il 26 marzo 2012, sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi pubblicate nel quadrimestre settembre-dicembre 2011 (doc. XLVIII, n. 13).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 2 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle Commissioni sottoindicate:
n. 5/2012 del 20 gennaio 2012, concernente «Piano nazionale per l'edilizia abitativa. Accordi di programma con le regioni Abruzzo, Calabria e Lazio (ex articolo 4, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 luglio 2009)» - alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
n. 10/2012 del 20 gennaio 2012, concernente «Presa d'atto del programma attuativo regionale (PAR) della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia - Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 (delibere numeri 166/2007, 1/2009 e 1/2011)» - alla V Commissione (Bilancio);
n. 11/2012 del 20 gennaio 2012, concernente «Presa d'atto del programma attuativo provinciale (PAP) della Provincia autonomia di Trento - Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 (delibere numeri 166/2007, 1/2009 e 1/2011)» - alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 29 marzo 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al riciclaggio delle navi (COM(2012)118 final), assegnata, in data 26 marzo 2012, in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà;
Proposta di regolamento del Consiglio sull'esercizio del diritto di promuovere azioni collettive nel quadro della libertà di stabilimento e della libera prestazione dei servizi (COM(2012)130 final), assegnata, in data 27 marzo 2012, in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 30 marzo e 2 aprile 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Politica di informazione e promozione dei prodotti agricoli: una strategia a forte valore aggiunto europeo per promuovere i sapori dell'Europa (COM(2012)148 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 1999/4/CE, 2000/36/CE, 2001/111/CE, 2001/113/CE e 2001/114/CE per quanto riguarda le competenze da conferire alla Commissione (COM(2012)150 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). La predetta proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 2 aprile 2012;
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in seno al consiglio di associazione istituito dall'accordo che crea un'associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia in merito alle disposizioni per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (COM(2012)152 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - La dimensione esterna del coordinamento in materia di sicurezza sociale nell'Unione europea (COM(2012)153 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XI (Lavoro);
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in seno al consiglio di stabilizzazione e di associazione istituito dall'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, in merito alle disposizioni per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (COM(2012)156 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in seno al comitato di cooperazione istituito dall'accordo di cooperazione e di unione doganale tra la Comunità economica europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di San Marino, dall'altra, in merito alle disposizioni per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (COM(2012)157 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in seno al consiglio di stabilizzazione e di associazione istituito dall'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Albania, dall'altra, in merito alle disposizioni per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (COM(2012)158 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 28 marzo 2012, ha dato comunicazione, ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 12, delle seguenti sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano, passate in giudicato nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012, che sono inviate alla II Commissione (Giustizia) nonché alla III Commissione (Affari esteri):
sentenza 27 settembre 2011: CEDISA Fortore snc - Diagnostica medica chirurgica n. 41107/02, 22405/03, in materia di ragionevole durata del processo. Constata la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU), relativo al diritto ad un equo processo sotto il profilo della ragionevole durata (doc. CLXXIV, n. 304);
sentenza 18 ottobre 2011: Giusti n. 13175/03, in materia di ragionevole durata del processo. Constata la violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, della CEDU, relativo al diritto ad un equo processo sotto il profilo della ragionevole durata (doc. CLXXIV, n. 305).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

Nel mese di marzo 2012 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Annunzio di un provvedimento concernente un'amministrazione locale.

Il Ministero dell'interno, con lettera in data 29 marzo 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio comunale di Aprilia (Latina).
Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BORGHESI ED ALTRI N. 1-00866, TERRANOVA ED ALTRI N. 1-00990, RAO, BRIGUGLIO ED ALTRI N. 1-00991 E ROMANI ED ALTRI N. 1-00992 CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE AL PIANO NAZIONALE DI ASSEGNAZIONE DELLE FREQUENZE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'EMITTENZA LOCALE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
l'intero settore dell'emittenza televisiva e radiofonica locale versa attualmente in una condizione di grave criticità;
numerosissime emittenti, presso le quali lavorano oggi oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre e provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura totale;
a breve, infatti, tali emittenti saranno chiamate a liberare i canali dal 61 al 69 per doverli consegnare alle compagnie telefoniche aggiudicatarie dell'asta del dividendo digitale esterno. Tutto questo a fronte, peraltro, di un indennizzo da parte dello Stato che è stato progressivamente diminuito rispetto alle previsioni inizialmente sancite dalla legge e che, oggi, nella maggior parte dei casi, non risulta nemmeno sufficiente a coprire gli investimenti effettuati dalle aziende per il passaggio alla nuova tecnologia diffusiva;
tale situazione non è altro che la drammatica conseguenza di una serie di errori che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, furono compiuti durante il precedente Governo Berlusconi e che origina, innanzi tutto, dal mancato rispetto sia della legge n. 249 del 1997, sia della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
come noto, infatti, in data 28 giugno 2010, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato la delibera n. 300/10/CONS relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze che, nel prevedere la realizzazione di 25 reti nazionali, determina una tipologia di assegnazione delle frequenze tale da non garantire il rispetto della riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale, e ciò nonostante che la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale risulti prevista espressamente per legge e non esista, al contrario, alcun atto normativo di rango primario o secondario che disponga che le reti nazionali debbano essere necessariamente in numero di 25;
questa situazione era stata denunciata a suo tempo puntualmente dal gruppo dell'Italia dei Valori attraverso la presentazione di numerosi atti di sindacato ispettivo, quali, ad esempio, l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01165 presentata dall'onorevole Antonio Di Pietro già in data 6 luglio 2010, nell'ambito della quale si chiedeva al Ministro dello sviluppo economico pro tempore, Paolo Romani, di assumere adeguate iniziative a tutela dell'emittenza locale;
da allora ad oggi nessuna iniziativa concreta al riguardo è stata adottata in tal senso e le emittenti televisive e radiofoniche locali, tra le quali in particolare il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), chiedono con insistenza un confronto urgente con l'attuale Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, al fine di risolvere le annose questioni che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'unica soluzione praticabile che potrebbe consentire la sopravvivenza delle emittenti locali consiste nella riduzione del numero dei multiplex (e quindi delle frequenze) attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - all'emittenza nazionale, il che comporterebbe, inevitabilmente, la riscrittura del piano di assegnazione nazionale delle frequenze dell'Autorità delle garanzie nelle comunicazioni in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
si segnala, inoltre, che in un recente rapporto dell'Open Society Foundations, redatto da Gianpietro Mazzoleni, Giulio Vigevani e Sergio Splendore, si rileva, con tutta evidenza, come persino nell'era digitale i mezzi di informazione italiani operano in un clima di pesanti pressioni politiche. In particolare, la ricerca sottolinea come, di fronte alle sfide della digitalizzazione, le politiche messe in atto dal precedente Governo Berlusconi appaiono «orientate al mantenimento del duopolio Rai-Mediaset nella televisione in chiaro, così come nel mercato pubblicitario». Consumo, società, servizio pubblico, giornalismo, tecnologia, business e politiche connesse ai media digitali sono i principali capitoli in cui è diviso il lavoro. «La digitalizzazione non ha prodotto un significativo impatto sulla proprietà dei mezzi di comunicazione» scrivono gli autori. Il mercato televisivo è ancora caratterizzato dal tradizionale duopolio Rai-Mediaset, che discende dall'assenza di un'adeguata normativa che regoli la concorrenza nel settore. I due giganti dell'emittenza continuano a controllare insieme circa l'80 per cento dell'audience, contro circa il 10 per cento di Sky. Si indeboliscono le emittenti locali, peggiorando conseguentemente la libertà di informazione nel nostro Paese;
oltre alla citata questione relativa alla necessità di garantire alle emittenti locali almeno un terzo delle risorse frequenziali disponibili, il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), nell'ambito di una lettera inviata in data 31 gennaio 2012 al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha sollevato due ulteriori ordini di problemi relativi, rispettivamente, alla necessità di rivedere la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 366/10/CONS relativa al piano di numerazione dei programmi televisivi, e agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi;
con riferimento alla questione relativa alla revisione della citata delibera n. 366/10/CONS si segnala come, su tale argomento, il gruppo dell'Italia dei Valori sia intervenuto il 14 settembre 2011 attraverso la presentazione di un'interrogazione a risposta scritta, e segnatamente la n. 4-13203, nell'ambito della quale si legge: «le associazioni di categoria delle tv locali hanno denunciato, inoltre, i criteri con i quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha attribuito la numerazione dei canali digitali; l'articolo 32 del testo unico dei servizi media audiovisivi (decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101, dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) e dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44) prevede espressamente al comma 2: "Fermo il diritto di ciascun utente di riordinare i canali offerti sulla televisione digitale nonché la possibilità per gli operatori di offerta televisiva a pagamento di introdurre ulteriori e aggiuntivi servizi di guida ai programmi e di ordinamento canali, l'Autorità, al fine di assicurare condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, adotta un apposito piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, in chiaro e a pagamento, e stabilisce con proprio regolamento le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti audiovisivi in tecnica digitale terrestre, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi in ordine di priorità: a) garanzia della semplicità d'uso del sistema di ordinamento automatico dei canali; b) rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e le emittenti locali"; l'Agcom, diversamente da quanto previsto dalla legge, secondo quanto denunciato dalle associazioni di categoria delle tv locali, ha previsto l'assegnazione alle emittenti locali della numerazione a partire dai numero 10, essendo i primi nove tasti riservati alla emittenza nazionale, sulla base di graduatorie che fanno riferimento a criteri (quali il fatturato, il numero dei giornalisti assunti o altro) che nulla hanno a chiedere con le finalità previste dal citato testo unico dei servizi media audiovisivi: testo unico che fa, invece, riferimento al principio della preferenza degli utenti e quindi all'audience delle emittenti televisive; alla luce di tutto ciò dette associazioni hanno presento ricorso al Tar del Lazio che ha annullato gli atti emanati dall'Agcom relativi al piano di numerazione dei canali della televisione digitale terrestre ed in particolare la delibera con cui l'Autorità garante delle comunicazioni fissava la numerazione, la cosiddetta lcn (logistic channel number). Una pronuncia immediatamente esecutiva, cui però la stessa Agcom ha immediatamente replicato con un ricorso d'urgenza al Consiglio di Stato per ottenere - quanto meno nell'immediato - la sospensiva della decisione del tribunale amministrativo di primo grado; successivamente, il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospendere l'esecuzione di quanto stabilito dal Tar del Lazio ovvero l'annullamento della delibera n. 366 dei 2010 che, come si è detto, assegnava in automatico i numeri lcn sui tasti dei telecomandi dei televisori, lasciando al momento la questione aperta»;
recentissimamente, la predetta questione sollevata dalle emittenti locali ha avuto ulteriori sviluppi. Infatti, il 26 gennaio 2012 il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso presentato da Sky ha annullato il piano di numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, la cosiddetta lcn (logistic channel number), contenuto nella citata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dell'agosto 2010. Lo ha deciso con sentenza la terza sezione del Tar che, su richiesta delle emittenti Canale 34 e Più Blu Lombardia, si era già pronunciato sulla delibera in questione, annullando, il 1o agosto 2011, la parte del provvedimento che assegnava i numeri dal 9 al 19 alle emittenti locali. La sentenza del Tar era stata poi sospesa, il 30 agosto 2011, dal Consiglio di Stato. La nuova sentenza del Tar Lazio, a differenza della precedente, annulla l'intero provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che adesso dovrà emanare un nuovo regolamento sulla numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, seguendo le indicazioni fornite dal Tar, salvo che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non presenti un ricorso al Consiglio di Stato per ottenere la sospensiva dell'ulteriore decisione del giudice amministrativo di primo grado;
alla luce di quanto precede, considerato che la possibile assegnazione dei numeri del telecomando, priva di un regolamento, rischia nella migliore delle ipotesi di generare un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder (per i conflitti di numerazione), e di far scoppiare cause e ricorsi tra emittenti, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste, sembra dunque quanto mai urgente che l'Esecutivo ponga in essere ogni atto di competenza volto alla revisione del contenuto della citata delibera 366/10/CONS;
con riferimento alla questione relativa agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi, si segnala che nell'ambito del rapporto (Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 dicembre 2011) si legge che: «Le simulazioni al calcolatore e le misure di laboratorio utilizzate hanno permesso di analizzare il comportamento degli amplificatori a banda larga degli impianti centralizzati di antenna in presenza di segnali lte. Simulazioni e misure, effettuate in condizioni realistiche e non eccessivamente pessimistiche, hanno concordemente mostrato che, in alcune situazioni, l'impatto dei segnali lte sull'intermodulazione dei semplificatori potrebbe essere serio, a conferma dei risultati pubblicati in ambito internazionale. Gli effetti più evidenti si hanno sui canali adiacenti (in particolare sul canale 60) ma tutti i canali nella banda uhf possono essere degradati fino alla mancanza di ricezione (pagina 52)». E ancora che: «Per ridurre gli effetti dell'interferenza dei segnali lte sui segnali ddt è quindi necessario prevedere tecniche di mitigazione, eventualmente da applicarsi in combinazione tra loro. Queste tecniche, che hanno nel loro complesso costi piuttosto elevati, ricadono sotto la responsabilità di diversi degli attori della catena trasmissiva (operatori di telefonia mobile, broadcaster, costruttori di apparati, costruttori di ricevitori DVB T/T2, utenti finali (pagina 37)»;
sotto tale profilo, alla luce di quanto precede, non può che ritenersi fondata la preoccupazione espressa dai Coordinamento associazioni radio tv nell'ambito della già citata lettera inviata al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, sui costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese, nell'ipotesi in cui queste ultime si vedrebbero costrette a sostenere (anche solo in parte) le spese derivanti dall'implementazione delle tecniche di mitigazione causate dagli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi,

impegna il Governo:

a convocare con la massima urgenza, presso il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze delle emittenti radiofoniche e televisive locali per discutere delle problematiche che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza e soffocando l'esercizio della loro attività economica;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata a dare attuazione a quanto previsto sia dalla legge n. 249 del 1997, sia dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
ad adottare le opportune iniziative, anche normative, tese a prevedere la riduzione del numero dei multiplex attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - alle emittenti nazionali in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
a porre in essere ogni atto di competenza teso a evitare che si generi un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder per i conflitti di numerazione, ovvero il proliferare di cause e ricorsi tra emittenti televisive, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste;
a fornire quanto prima elementi di chiarificazione circa gli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi descritti dal citato rapporto Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 del dicembre 2011, con particolare riguardo ai rischi connessi ai costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese.
(1-00866)
«Borghesi, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
l'intero settore dell'emittenza televisiva e radiofonica locale versa attualmente in una condizione di grave criticità;
numerosissime emittenti, presso le quali lavorano oggi oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre e provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura totale;
a breve, infatti, tali emittenti saranno chiamate a liberare i canali dal 61 al 69 per doverli consegnare alle compagnie telefoniche aggiudicatarie dell'asta del dividendo digitale esterno. Tutto questo a fronte, peraltro, di un indennizzo da parte dello Stato che è stato progressivamente diminuito rispetto alle previsioni inizialmente sancite dalla legge e che, oggi, nella maggior parte dei casi, non risulta nemmeno sufficiente a coprire gli investimenti effettuati dalle aziende per il passaggio alla nuova tecnologia diffusiva;
tale situazione non è altro che la drammatica conseguenza di una serie di errori che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, furono compiuti durante il precedente Governo Berlusconi e che origina, innanzi tutto, dal mancato rispetto sia della legge n. 249 del 1997, sia della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
come noto, infatti, in data 28 giugno 2010, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato la delibera n. 300/10/CONS relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze che, nel prevedere la realizzazione di 25 reti nazionali, determina una tipologia di assegnazione delle frequenze tale da non garantire il rispetto della riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale, e ciò nonostante che la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale risulti prevista espressamente per legge e non esista, al contrario, alcun atto normativo di rango primario o secondario che disponga che le reti nazionali debbano essere necessariamente in numero di 25;
questa situazione era stata denunciata a suo tempo puntualmente dal gruppo dell'Italia dei Valori attraverso la presentazione di numerosi atti di sindacato ispettivo, quali, ad esempio, l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01165 presentata dall'onorevole Antonio Di Pietro già in data 6 luglio 2010, nell'ambito della quale si chiedeva al Ministro dello sviluppo economico pro tempore, Paolo Romani, di assumere adeguate iniziative a tutela dell'emittenza locale;
da allora ad oggi nessuna iniziativa concreta al riguardo è stata adottata in tal senso e le emittenti televisive e radiofoniche locali, tra le quali in particolare il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), chiedono con insistenza un confronto urgente con l'attuale Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, al fine di risolvere le annose questioni che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'unica soluzione praticabile che potrebbe consentire la sopravvivenza delle emittenti locali consiste nella riduzione del numero dei multiplex (e quindi delle frequenze) attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - all'emittenza nazionale, il che comporterebbe, inevitabilmente, la riscrittura del piano di assegnazione nazionale delle frequenze dell'Autorità delle garanzie nelle comunicazioni in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
si segnala, inoltre, che in un recente rapporto dell'Open Society Foundations, redatto da Gianpietro Mazzoleni, Giulio Vigevani e Sergio Splendore, si rileva, con tutta evidenza, come persino nell'era digitale i mezzi di informazione italiani operano in un clima di pesanti pressioni politiche. In particolare, la ricerca sottolinea come, di fronte alle sfide della digitalizzazione, le politiche messe in atto dal precedente Governo Berlusconi appaiono «orientate al mantenimento del duopolio Rai-Mediaset nella televisione in chiaro, così come nel mercato pubblicitario». Consumo, società, servizio pubblico, giornalismo, tecnologia, business e politiche connesse ai media digitali sono i principali capitoli in cui è diviso il lavoro. «La digitalizzazione non ha prodotto un significativo impatto sulla proprietà dei mezzi di comunicazione» scrivono gli autori. Il mercato televisivo è ancora caratterizzato dal tradizionale duopolio Rai-Mediaset, che discende dall'assenza di un'adeguata normativa che regoli la concorrenza nel settore. I due giganti dell'emittenza continuano a controllare insieme circa l'80 per cento dell'audience, contro circa il 10 per cento di Sky. Si indeboliscono le emittenti locali, peggiorando conseguentemente la libertà di informazione nel nostro Paese;
oltre alla citata questione relativa alla necessità di garantire alle emittenti locali almeno un terzo delle risorse frequenziali disponibili, il Coordinamento associazioni radio tv (Car tv), nell'ambito di una lettera inviata in data 31 gennaio 2012 al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha sollevato due ulteriori ordini di problemi relativi, rispettivamente, alla necessità di rivedere la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 366/10/CONS relativa al piano di numerazione dei programmi televisivi, e agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi;
con riferimento alla questione relativa alla revisione della citata delibera n. 366/10/CONS si segnala come, su tale argomento, il gruppo dell'Italia dei Valori sia intervenuto il 14 settembre 2011 attraverso la presentazione di un'interrogazione a risposta scritta, e segnatamente la n. 4-13203, nell'ambito della quale si legge: «le associazioni di categoria delle tv locali hanno denunciato, inoltre, i criteri con i quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha attribuito la numerazione dei canali digitali; l'articolo 32 del testo unico dei servizi media audiovisivi (decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101, dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) e dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44) prevede espressamente al comma 2: "Fermo il diritto di ciascun utente di riordinare i canali offerti sulla televisione digitale nonché la possibilità per gli operatori di offerta televisiva a pagamento di introdurre ulteriori e aggiuntivi servizi di guida ai programmi e di ordinamento canali, l'Autorità, al fine di assicurare condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, adotta un apposito piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, in chiaro e a pagamento, e stabilisce con proprio regolamento le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti audiovisivi in tecnica digitale terrestre, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi in ordine di priorità: a) garanzia della semplicità d'uso del sistema di ordinamento automatico dei canali; b) rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e le emittenti locali"; l'Agcom, diversamente da quanto previsto dalla legge, secondo quanto denunciato dalle associazioni di categoria delle tv locali, ha previsto l'assegnazione alle emittenti locali della numerazione a partire dai numero 10, essendo i primi nove tasti riservati alla emittenza nazionale, sulla base di graduatorie che fanno riferimento a criteri (quali il fatturato, il numero dei giornalisti assunti o altro) che nulla hanno a chiedere con le finalità previste dal citato testo unico dei servizi media audiovisivi: testo unico che fa, invece, riferimento al principio della preferenza degli utenti e quindi all'audience delle emittenti televisive; alla luce di tutto ciò dette associazioni hanno presento ricorso al Tar del Lazio che ha annullato gli atti emanati dall'Agcom relativi al piano di numerazione dei canali della televisione digitale terrestre ed in particolare la delibera con cui l'Autorità garante delle comunicazioni fissava la numerazione, la cosiddetta lcn (logistic channel number). Una pronuncia immediatamente esecutiva, cui però la stessa Agcom ha immediatamente replicato con un ricorso d'urgenza al Consiglio di Stato per ottenere - quanto meno nell'immediato - la sospensiva della decisione del tribunale amministrativo di primo grado; successivamente, il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospendere l'esecuzione di quanto stabilito dal Tar del Lazio ovvero l'annullamento della delibera n. 366 dei 2010 che, come si è detto, assegnava in automatico i numeri lcn sui tasti dei telecomandi dei televisori, lasciando al momento la questione aperta»;
recentissimamente, la predetta questione sollevata dalle emittenti locali ha avuto ulteriori sviluppi. Infatti, il 26 gennaio 2012 il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso presentato da Sky ha annullato il piano di numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, la cosiddetta lcn (logistic channel number), contenuto nella citata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dell'agosto 2010. Lo ha deciso con sentenza la terza sezione del Tar che, su richiesta delle emittenti Canale 34 e Più Blu Lombardia, si era già pronunciato sulla delibera in questione, annullando, il 1o agosto 2011, la parte del provvedimento che assegnava i numeri dal 9 al 19 alle emittenti locali. La sentenza del Tar era stata poi sospesa, il 30 agosto 2011, dal Consiglio di Stato. La nuova sentenza del Tar Lazio, a differenza della precedente, annulla l'intero provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che adesso dovrà emanare un nuovo regolamento sulla numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, seguendo le indicazioni fornite dal Tar, salvo che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non presenti un ricorso al Consiglio di Stato per ottenere la sospensiva dell'ulteriore decisione del giudice amministrativo di primo grado;
alla luce di quanto precede, considerato che la possibile assegnazione dei numeri del telecomando, priva di un regolamento, rischia nella migliore delle ipotesi di generare un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder (per i conflitti di numerazione), e di far scoppiare cause e ricorsi tra emittenti, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste, sembra dunque quanto mai urgente che l'Esecutivo ponga in essere ogni atto di competenza volto alla revisione del contenuto della citata delibera 366/10/CONS;
con riferimento alla questione relativa agli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi, si segnala che nell'ambito del rapporto (Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 dicembre 2011) si legge che: «Le simulazioni al calcolatore e le misure di laboratorio utilizzate hanno permesso di analizzare il comportamento degli amplificatori a banda larga degli impianti centralizzati di antenna in presenza di segnali lte. Simulazioni e misure, effettuate in condizioni realistiche e non eccessivamente pessimistiche, hanno concordemente mostrato che, in alcune situazioni, l'impatto dei segnali lte sull'intermodulazione dei semplificatori potrebbe essere serio, a conferma dei risultati pubblicati in ambito internazionale. Gli effetti più evidenti si hanno sui canali adiacenti (in particolare sul canale 60) ma tutti i canali nella banda uhf possono essere degradati fino alla mancanza di ricezione (pagina 52)». E ancora che: «Per ridurre gli effetti dell'interferenza dei segnali lte sui segnali ddt è quindi necessario prevedere tecniche di mitigazione, eventualmente da applicarsi in combinazione tra loro. Queste tecniche, che hanno nel loro complesso costi piuttosto elevati, ricadono sotto la responsabilità di diversi degli attori della catena trasmissiva (operatori di telefonia mobile, broadcaster, costruttori di apparati, costruttori di ricevitori DVB T/T2, utenti finali (pagina 37)»;
sotto tale profilo, alla luce di quanto precede, non può che ritenersi fondata la preoccupazione espressa dai Coordinamento associazioni radio tv nell'ambito della già citata lettera inviata al Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, sui costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese, nell'ipotesi in cui queste ultime si vedrebbero costrette a sostenere (anche solo in parte) le spese derivanti dall'implementazione delle tecniche di mitigazione causate dagli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi,
nel mese di dicembre 2011 il Governo ha accolto tre ordini del giorno presentati rispettivamente dai gruppi parlamentari dell'Italia dei Valori, della Lega Nord e del Partito Democratico, con i quali si chiedeva di annullare la procedura del beauty contest (ovvero il bando ed il disciplinare di gara relativi all'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze in banda televisiva, segnatamente le 5 frequenze DVB-T e la frequenza in DVB-H o T2, per i sistemi di radiodiffusione digitale e terrestre) per assegnare le frequenze liberate dal passaggio della trasmissione analogica al digitale ed interessate da tale procedura con una vera e propria asta competitiva;
nel mese di gennaio 2012, la citata procedura del beauty contest è stata sospesa per 90 giorni - sino al prossimo 19 aprile 2012 per la precisione - ma ad oggi non risulta ancora chiaro se, quando e con quali criteri verrà indetta una nuova asta competitiva per l'assegnazione delle frequenze interessate da tale procedura,

impegna il Governo:

a convocare con la massima urgenza, presso il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze delle emittenti radiofoniche e televisive locali per discutere delle problematiche che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza e soffocando l'esercizio della loro attività economica;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata a dare attuazione a quanto previsto sia dalla legge n. 249 del 1997, sia dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
ad adottare le opportune iniziative, anche normative, tese a prevedere la riduzione del numero dei multiplex attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - alle emittenti nazionali in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali;
a porre in essere ogni atto di competenza teso a evitare che si generi un vero e proprio caos digitale, tra canali introvabili sui decoder per i conflitti di numerazione, ovvero il proliferare di cause e ricorsi tra emittenti televisive, che andrebbero nuovamente a contendersi il numero più alto nelle liste;
a fornire quanto prima elementi di chiarificazione circa gli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione sugli attuali impianti d'antenna televisivi descritti dal citato rapporto Rai - Centro ricerche e innovazione tecnologica-elettronica e telecomunicazioni n. 3 del dicembre 2011, con particolare riguardo ai rischi connessi ai costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese;
a rendere noti con la massima sollecitudine e chiarezza i tempi e i criteri con i quali verrà indetta la nuova asta competitiva per l'assegnazione delle frequenze che il precedente Esecutivo avrebbe voluto assegnare attraverso la già richiamata procedura del beauty contest.
(1-00866)
(Nuova formulazione) «Borghesi, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».
(14 febbraio 2012)

La Camera,
premesso che:
l'emittenza televisiva e radiofonica locale si trova in una situazione di crisi dovuta a un insieme di fattori: la nuova difficile situazione economica del Paese, il mantenimento del duopolio Rai-Mediaset nella televisione in chiaro e nel mercato pubblicitario ed il passaggio al digitale terrestre;
numerose emittenti televisive e radiofoniche locali saranno ben presto costrette alla chiusura, con effetti negativi per i lavoratori attualmente occupati nel settore;
non sono stati rispettati i termini della legge n. 249 del 1997 e della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 300/10/CONS relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, assegnando le frequenza per la realizzazione di 25 reti nazionali, non consente di garantire il rispetto della riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
la delibera n. 366/10/CONS, che stabilisce il piano di numerazione dei programmi televisivi, rischia di generare un caos digitale con conseguenti innumerevoli ricorsi; inoltre essa, che si occupa degli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione, comporterà un incremento dei costi che ricadranno in larga parte sui bilanci delle famiglie e delle imprese,

impegna il Governo:

ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché le problematiche descritte in premessa non mettano a rischio la sopravvivenza delle emittenti locali, con effetti negativi sull'esercizio della loro attività economica;
a ridurre il numero dei multiplex (e quindi delle frequenze) attualmente assegnati - in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale - all'emittenza nazionale, dando attuazione a quanto previsto sia dalla legge n. 249 del 1997, sia dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (pnaf) riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
a fornire chiarimenti sugli effetti dei segnali per la telefonia mobile di quarta generazione e sugli attuali impianti d'antenna televisivi, con particolare riguardo ai rischi connessi ai costi che le tecniche di mitigazione potrebbero comportare nei confronti delle famiglie e delle imprese.
(1-00990)
«Terranova, Misiti, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pittelli, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
in Italia l'emittenza locale, con circa mille e cinquecento aziende tra televisioni e radio, ha raggiunto uno sviluppo che non ha eguali in altri Paesi;
l'emittenza locale garantisce il pluralismo e un'informazione indipendente e legata al territorio, consente alle piccole e medie imprese di promuovere le proprie attività e favorisce lo sviluppo dell'occupazione nel settore;
recentemente sono stati stipulati due contratti di lavoro con altrettante associazioni di categoria (Aeranti-Corallo e Frt tv locali) per la valorizzazione sia delle professionalità tecniche che di quelle giornalistiche, che in questi anni di grave crisi hanno trovato proprio nell'emittenza locale l'occasione di formarsi e lavorare;
negli ultimi anni l'emittenza locale è stata colpita da una significativa riduzione delle misure di sostegno - le provvidenze all'editoria e i contributi diretti - operata, peraltro, con il sistema dei tagli lineari, che colpiscono indiscriminatamente tutti i destinatari;
i tagli lineari hanno creato un pregiudizio maggiore proprio alle aziende televisive e radiofoniche locali che esercitano realmente l'attività di impresa, garantendo occupazione e realizzando prodotti di qualità legati al territorio;
la riduzione delle misure di sostegno è arrivata in un momento di grande difficoltà soprattutto per le televisioni locali, che per adeguare gli impianti alla tecnologia digitale terrestre sono state costrette a realizzare cospicui investimenti, nonostante la crisi economica abbia fatto crollare gli introiti derivanti dal mercato pubblicitario;
nelle regioni in cui si è già passati alla tecnologia digitale terrestre, gli ascolti delle televisioni locali hanno fatto registrare rilevanti contrazioni, con ulteriori conseguenze negative sulla raccolta pubblicitaria;
numerose emittenti, dunque, rischiano di chiudere i battenti e migliaia di lavoratori rischiano di trovarsi disoccupati;
diverse emittenti televisive locali, poi, sono state private delle frequenze, assegnate con un'asta alle compagnie telefoniche;
tali emittenti saranno risarcite con un indennizzo che, nel tempo, ha subito adeguamenti al ribasso e che oggi non sarà neppure sufficiente a coprire gli investimenti sostenuti per l'adeguamento degli impianti alla tecnologia digitale terrestre;
la sottrazione all'emittenza locale delle frequenze 61-69 mette a rischio il rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 249 del 1997 e dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, che prevedono espressamente che il piano nazionale di assegnazione delle frequenze riservi almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza locale;
il precedente Governo aveva stabilito di assegnare sei nuovi multiplex all'emittenza nazionale attraverso il cosiddetto beauty contest, ma il Ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha stabilito di bloccare tale procedura;
dopo l'emanazione di una delibera dell'Autorità per la garanzie nelle comunicazioni nell'agosto del 2010 per determinare la posizione delle reti televisive digitali terrestri sul telecomando, si sono susseguiti diversi ricorsi all'autorità giudiziaria e sentenze del tribunale amministrativo regionale del Lazio e del Consiglio di Stato;
da qualche anno le emittenti locali lamentano una scarsa attenzione nei loro confronti da parte del Governo e auspicano un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nei processi decisionali,

impegna il Governo:

a valutare la possibilità di assumere iniziative volte a ripristinare i contributi e le provvidenze nella misura precedente ai tagli operati nel corso dell'ultimo triennio esclusivamente per le emittenti che possiedano determinati requisiti, da fissarsi con apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico e in una misura non inferiore al doppio di quanto precedentemente stabilito in merito alle ore di programmazione di interesse locale prodotta e al personale occupato;
a verificare che alle televisioni locali sia effettivamente riservato un terzo delle frequenze e, in caso contrario, a ripristinare quanto prima il rapporto stabilito dalla legge n. 249 del 1997 e dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS;
qualora dovesse rendersi nuovamente necessaria l'assegnazione di ulteriori frequenze al mercato della telefonia mobile, a reperirle senza far scendere la quota delle emittenti locali al di sotto della quota di un terzo;
a valutare la possibilità di attribuire all'emittenza locale parte delle frequenze che il precedente Governo aveva stabilito di assegnare per mezzo del cosiddetto beauty contest;
a farsi promotore di un accordo con le regioni per prevedere l'erogazione di contributi per l'adeguamento degli impianti alla tecnologia digitale terrestre che sia, al contempo, omogenea su tutto il territorio nazionale e rispondente alle esigenze dei diversi territori;
ad intervenire nella questione della posizione delle reti televisive digitali terrestri sul telecomando per fare definitiva chiarezza, confermando quanto stabilito dalla delibera del 2010 dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che è stata peraltro accettata dalla maggioranza delle emittenti e delle associazioni di categoria;
a convocare le associazioni di categoria delle emittenti locali per discutere delle difficoltà del settore e delle iniziative necessarie ad evitare la possibile chiusura di tante aziende e il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori.
(1-00991)
«Rao, Briguglio, Galletti, Della Vedova, Compagnon, Mereu, Bonciani, Carlucci, Enzo Carra, Adornato, Capitanio Santolini, Ciccanti, Naro, Volontè, Raisi, Scanderebech, Perina, Di Biagio».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
la situazione di difficoltà in cui versa l'emittenza locale è un tema serio, da affrontare con intelligenza costruttiva, senza cedere alla facile demagogia e senza indulgere ai particolarismi interessati di un settore molto variegato, in cui operano realtà profondamente diverse tra di loro;
nel panorama e nella storia della televisione italiana, le emittenti locali hanno avuto e hanno ancora un ruolo importante, per non dire fondamentale. Lo stretto legame con il territorio, l'informazione di servizio a diretto contatto con i cittadini e l'offerta pluralistica rappresentano una risorsa fondamentale per la democrazia e per il sistema delle comunicazioni del nostro Paese;
il Parlamento e l'azione dei diversi Governi del passato, con particolare riferimento a quello precedente, hanno sempre ritenuto prioritaria la tutela di questo settore. Il rispetto della norma che prevede l'assegnazione di un terzo della capacità trasmissiva (programmi irradiabili) ha consentito negli ultimi tre anni di portare avanti un processo di digitalizzazione e di assegnazione delle frequenze il più possibile condiviso e, comunque, attuato in modo garantistico anche nelle gare post assegnazione dei canali da 61 a 69; la tutela delle televisioni italiane nella fase di coordinamento internazionale con gli Stati confinanti, il mantenimento di risorse per i contributi ex legge n. 448 del 1998 (ammontanti a oltre 1,2 miliardi di euro in 12 anni) su livelli significativi e un'importante collocazione sul telecomando del digitale terrestre sono state le altre iniziative che hanno caratterizzato l'azione del Governo negli ultimi 3 anni, portata avanti, in tutti i passaggi della transizione, attraverso un confronto continuo con le associazioni dell'emittenza locale. Il digitale terrestre, con la sua moltiplicazione dei canali, se, da un lato, ha in alcuni casi aperto nuove prospettive al settore, dall'altro, non ha, però, consentito quel cambio di mentalità nella cultura televisiva, che con il must carry (l'obbligo di trasporto dei fornitori di contenuti privi di frequenza, peraltro disciplinato anche nei costi dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e la condivisione di uno stesso multiplex fra più soggetti, avrebbe favorito una razionalizzazione del radiospettro e un notevole contenimento di costi per gli stessi operatori anche attraverso la creazione di sinergie, evitando quell'uso inefficiente della capacità trasmissiva che rischia di riflettersi negativamente sull'intero settore;
la logica della conversione delle frequenze 1 a 1, ostinatamente perseguita dalla totalità delle tv locali nel passaggio al digitale, ha mostrato tutti i suoi limiti di un approccio frutto di una mentalità ancora analogica; ma se con l'analogico 600 frequenze equivalevano a 600 programmi, con il digitale le stesse frequenze hanno portato a 3600 gli spazi per la diffusione dei contenuti. Scorrendo i telecomandi, gli spazi vuoti, le duplicazioni, le triplicazioni e così via degli stessi programmi diffusi, insieme agli spostamenti continui di posizione e il mancato rispetto delle regole, danneggiano soprattutto un'utenza disaffezionata e disorientata, con ricadute negative sull'acquisizione delle risorse pubblicitarie, già peraltro complicata dal momento di crisi economica generale;
difendere questo inefficiente e dispersivo uso delle frequenze sta diventando peraltro impossibile, nel momento in cui la tendenza europea è quella della valorizzazione della risorsa spettrale e la spinta verso un suo uso più neutrale e più flessibile. Pretendere poi che il già rispettato vincolo di garantire un terzo della capacità trasmissiva in favore dell'emittenza locale, ampiamente considerato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in ogni sua delibera di pianificazione (a fronte di 21 reti nazionali sono 18 le reti locali in ogni regione), riducendo gli spazi degli altri operatori televisivi, significherebbe andare, oltre che contro la logica e gli interessi degli utenti, in contrasto con la legislazione nazionale ed europea;
in questo contesto si inserisce il tema dell'ordinamento automatico dei canali (lcn), una funzione fondamentale per la sintonia sul telecomando, in alternativa a quella manuale autonoma, sempre possibile;
per le tv locali, avere una numerazione adeguata e comunque certa nelle lcn (logical channel number) è ancora più importante rispetto alle televisioni nazionali, rappresentando forse il vero valore di avviamento d'impresa, molto più della risorsa frequenziale;
nella fase di recepimento della direttiva comunitaria, detta tv senza frontiere, poi realizzato attraverso il decreto legislativo n. 44 del 2010, il Parlamento chiese al Governo pro tempore di introdurre una norma di sistema per rendere vincolante l'ordinamento automatico; il Governo pro tempore fu ben lieto di accogliere tale condizione, che demandava la regolamentazione puntuale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la quale è intervenuta con tempestività ed efficacia attraverso la sua delibera n. 366/10/CONS che ha garantito all'emittenza locale un posizionamento importante - 10 numeri successivi ai primi 9 riservati alle tv nazionali ed analogiche e antecedenti ai 50 numeri riservati ai nuovi canali nazionali per poi proseguire con le numerazioni dal 70 in poi, e così in ogni seguente blocco di 100 - coerente con le posizioni consolidatesi negli anni. Oggi in tutte le regioni italiane 200 tv locali hanno o avranno un numero tra il 10 e il 19 sui telecomandi tale da garantire loro una pre-sintonia di notevole valore commerciale, mentre le altre hanno comunque un numero certo a partire dal 71 in poi;
la decisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha individuato criteri oggettivi già disponibili per l'attribuzione ai diversi soggetti (le graduatorie Corecom basate su fatturati e occupazione) sono state giudizialmente contestate da alcuni soggetti, ma ad oggi il sistema sembra ancora tenere e anzi andrebbe forse consolidato, dando forza di legge alla delibera n. 366/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
in ogni caso si auspica che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Ministero competente siano in grado di tutelare adeguatamente in giudizio, attraverso l'Avvocatura dello Stato, l'attuale ordinamento dei canali che, se sconvolto, rischia di gettare nel panico e nel caos soprattutto la sintonia delle emittenti locali rispetto a quella di una diffusione nazionale più consolidata e che, in ogni caso, verrebbe autonomamente risintonizzata dall'utenza; la riprova di ciò è la preoccupazione delle associazioni veramente rappresentative delle emittenti locali rispetto alle decisioni assunte in primo grado dal Tar del Lazio (oggi sospese), contro le quali si sono prontamente costituite in giudizio;
da ultimo, il percorso di generale razionalizzazione del comparto delle comunicazioni, tale da portare a una contiguità tra le bande in cui viene diffuso il segnale televisivo con quello dei servizi di comunicazione mobile conseguenti al rilascio dei canali da 61 a 69 oggetto della gara di ottobre 2011, comporta una serie di processi tecnico-operativi piuttosto complicati. Il Ministero dello sviluppo economico, con il passato Governo, stava iniziando ad affrontare il problema con studi e approfondimenti ed è auspicabile che tale problematica sia oggetto della dovuta attenzione anche da parte dell'attuale Esecutivo per individuare e far introdurre tutti gli accorgimenti tecnici necessari,

impegna il Governo:

ad affrontare con urgenza le problematiche dell'emittenza locale, coinvolgendo le associazioni rappresentative degli operatori del settore;
a mantenere il rispetto della normativa vigente sulla base di quanto previsto dal piano nazionale di ripartizione delle frequenze per un'adeguata riserva dei programmi irradiabili in favore dell'emittenza televisiva locale;
ad adottare gli opportuni interventi al fine di garantire un uso efficiente della risorsa radioelettrica;
a porre in essere ogni atto di competenza, anche in sede giudiziale, finalizzato a evitare conflitti di numerazione sul telecomando della tv digitale terrestre, anche attraverso una legificazione della delibera n. 366/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
ad adottare ogni opportuna iniziativa al fine di evitare l'interferenza dei segnali della telefonia mobile sugli attuali impianti di diffusione televisiva.
(1-00992) «Romani, Saglia, Baldelli».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

MOZIONI MOGHERINI REBESANI ED ALTRI N. 1-00971, DI STANISLAO ED ALTRI N. 1-00987, MISITI ED ALTRI N. 1-00988, DOZZO ED ALTRI N. 1-00989 E PIANETTA E BALDELLI N. 1-00993 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL DISARMO E LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE IN VISTA DEL PROSSIMO VERTICE NATO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il rischio della proliferazione nucleare e di un uso di armi nucleari, anche su scala regionale, rappresenta a tutt'oggi una minaccia ancora presente nel contesto internazionale, non solo in considerazione della condotta di alcuni Stati che minacciano di mettere a repentaglio il regime di progressivo disarmo, non proliferazione ed uso pacifico del nucleare codificato dal trattato di non proliferazione nucleare, ma anche alla luce di nuove minacce di natura asimmetrica come quella rappresentata dal terrorismo internazionale;
nel corso degli ultimi anni, proprio la consapevolezza di tale scenario ha prodotto numerose iniziative assunte per incoraggiare la comunità internazionale a procedere concretamente verso l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, superando progressivamente la logica della deterrenza, attraverso trattati internazionali per la riduzione degli armamenti, dichiarazioni di principio, revisioni delle concezioni strategiche e delle dottrine nucleari di singoli Paesi e di alleanze militari internazionali;
in questo ambito di grande rilievo ed impulso per l'intera comunità internazionale è stata la nuova politica adottata dall'amministrazione Usa, inaugurata con il discorso pronunciato dal Presidente Obama il 5 aprile 2009 a Praga, nel quale è stato indicato alla comunità internazionale l'obiettivo di «un mondo senza armi nucleari», da conseguire attraverso la riduzione degli arsenali nucleari, la messa al bando globale dei test nucleari - anche attraverso una ratifica del Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty - Ctbt) da parte statunitense, la moratoria della produzione dei materiali fissili utilizzati per la costruzione di armi nucleari, il rafforzamento dell'autorità preposta alle ispezioni internazionali, il ripensamento della cooperazione nucleare a scopi civili;
il 23 giugno 2009, la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari sostenute da larghissimo consenso, che incoraggiano il Governo italiano a lavorare, in ogni sede internazionale multilaterale, per raggiungere l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un ampio dibattito in seno all'Alleanza atlantica, con particolare riferimento alla prospettiva di una riduzione e di un ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari». Nella stessa risoluzione si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
il Consiglio dell'Unione europea nella decisione 2010/212/CFSP del 29 marzo 2010, relativa alla posizione dell'Unione europea nella Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, del 2010, con esplicito riferimento alle armi nucleari non-strategiche ha esortato «tutti gli Stati che posseggono tali armi ad includerle nei rispettivi processi generali di controllo degli armamenti e di disarmo, in vista della loro riduzione ed eliminazione secondo modalità verificabili e irreversibili»;
nella nuclear posture Review pubblicata dal Dipartimento della difesa degli Usa il 6 aprile 2010, l'amministrazione statunitense ridefinisce la sua dottrina strategica, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella politica di sicurezza nazionale e afferma che: «sebbene le armi nucleari abbiano dimostrato di essere una componente chiave delle assicurazioni americane agli alleati e partner, gli Stati Uniti hanno fatto sempre più affidamento su elementi non-nucleari per rafforzare le architetture di sicurezza regionali, tra cui una presenza avanzata di forze convenzionali americane ed efficaci difese di teatro contro i missili balistici. Con la progressiva riduzione del ruolo delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale statunitense, questi elementi non nucleari assumeranno una quota maggiore degli oneri di deterrenza. Inoltre, un elemento indispensabile di un'efficace deterrenza regionale è non solo di tipo non-nucleare, ma anche non militare - i solidi legami politici di fiducia tra gli Stati Uniti e i loro alleati e partner»;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e da quello russo Medvedev il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari (New Strategic Arms Reductm-Treaty - New Start), ratificato il 22 dicembre 2010 dal Senato Usa e il 25 e 26 gennaio 2011 dalla Duma e dal Consiglio federale della Federazione russa;
il 28 maggio 2010 si è conclusa a New York la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare con l'approvazione di un documento finale consensuale che contiene un piano d'azione in 64 punti. Dopo il fallimento della Conferenza di riesame del 2005, si è così raggiunto un accordo unanime su misure concrete: rilancio delle «garanzie negative di sicurezza»; invito a ratificare il Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty - Ctbt); sollecitazione a concludere un trattato per il bando della produzione di materiali fissili e la riduzione di quelli esistenti (Fissile Majerial Cutoff Treaty - Fmct) sotto il controllo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea); convocazione di una conferenza internazionale nel 2012 per realizzare una zona priva di armi di distruzione di massa e dei rispettivi vettori in Medioriente;
il 3 giugno 2010 la Camera dei deputati ha approvato una nuova mozione parlamentare, con consenso unanime, che impegna, tra le altre cose, il Governo italiano «ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione»;
il 19 novembre 2010 è stato adottato a Lisbona il nuovo «Concetto strategico per la difesa e sicurezza dei membri della Nato» dal titolo «Active Engagement, Modem Defence», che assume l'impegno «a realizzare un mondo più sicuro per tutti e a creare le condizioni per un mondo senza armi nucleari, conformemente agli obiettivi del Trattato di non proliferazione nucleare, in modo da promuovere la stabilità internazionale sulla base del principio di una sicurezza immutata per tutti»;
nel nuovo concetto strategico della Nato, i Paesi Alleati affermano inoltre che «con i cambiamenti nel contesto della sicurezza dopo la fine della Guerra fredda, abbiamo ridotto drasticamente il numero di armi nucleari presenti in Europa e la nostra dipendenza dalle armi nucleari nell'ambito della strategia della Nato. Ci adopereremo per creare le condizioni per ulteriori riduzioni in futuro», sulla base del principio che «il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione contribuiscono alla pace, alla sicurezza e alla stabilità internazionale, garantendo una sicurezza immutata per tutti i membri dell'Alleanza»;
nell'ambito della stessa revisione strategica che si è compiuta in sede Nato, il ruolo delle armi nucleari tattiche è stato derubricato, in relazione al fatto che «la garanzia suprema della sicurezza degli Alleati è assicurata dalle forze nucleari strategiche, in particolare quelle degli Usa; le forze nucleari strategiche indipendenti di Gran Bretagna e Francia, che hanno un loro proprio ruolo deterrente, contribuiscono alla complessiva deterrenza e sicurezza degli Alleati»;
così come stabilito dalla dichiarazione del summit di Lisbona del 20 novembre 2010, l'adozione del nuovo concetto strategico della Nato ha dato avvio alla «Nato's Defence and Deterrence Posture Review», un processo di revisione dell'intera posizione dell'Alleanza in materia nucleare, convenzionale e missilistica, che si concluderà nel vertice previsto nel maggio 2012 negli Usa a Chicago;
il 14 aprile 2011 è stato sottoscritto al vertice dei ministri degli esteri Nato a Berlino, da parte di Polonia, Norvegia, Germania e Paesi Bassi, un «non-paper sul rafforzamento della trasparenza e della fiducia in relazione alle armi nucleari tattiche in Europa» indirizzato al Segretario generale della Nato. Il documento ha ricevuto il sostegno di Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e Slovenia. Tale iniziativa ha inteso sollecitare un più sistematico dialogo tra Nato e Federazione russa, con l'adozione di una serie di misure di trasparenza reciproca tra Usa e Russia che possano favorire una progressiva riduzione e una successiva definitiva eliminazione delle armi nucleari tattiche dal territorio europeo;
il 27 maggio 2011 è stata approvata la «Dichiarazione sulla non proliferazione e sul disarmo» al vertice G8 di Deauville, in Francia. In essa, è stato riaffermato il sostegno incondizionato al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) come pietra angolare del regime internazionale di non proliferazione; è stato rivolto un appello «a tutti gli Stati non ancora parti del trattato di non proliferazione (Tnp), della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc) e della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (Btwc), ad aderire senza indugio»; è stato riaffermato l'impegno a dare attuazione alle decisioni della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del 2010 per quanto riguarda la «costituzione in Medio Oriente di una zona libera dalle armi nucleari e dalle altre armi di distruzione di massa», facendo tutti gli sforzi necessari alla preparazione della conferenza che si terrà nel 2012; è stato confermato l'impegno per la «cessazione definitiva di tutti i test sulle armi nucleari, attraverso una rapida entrata in vigore del "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty" (Ctbt) e una sua universalizzazione» e ribadito il «sostegno per il lavoro svolto dal "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization" (Ctbto), nella costruzione di tutti gli elementi del regime di verifica, in particolare il Sistema di monitoraggio internazionale (Ims) e le ispezioni in loco»; è stato rivolto un invito a tutti gli Stati partecipanti alla Conferenza sul disarmo affinché avviino immediatamente negoziati internazionali per giungere alla conclusione di un trattato sulla messa al bando della produzione di materiale fissile;
nel dicembre 2011, la «Nuclear Threat Initiative» ha pubblicato il rapporto «Reducing Nuclear Risks in Europe: A Framework for Action», accompagnato da 10 obiettivi concreti (10 per il 2012) indicati dall'ex senatore americano Sam Nunn in vista del vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, che mirano a sottolineare tra l'altro la necessità di cambiare lo status delle armi nucleari tattiche in Europa, assumendo l'obiettivo di completarne il rientro in territorio statunitense nell'arco dei prossimi cinque anni, definendo i passaggi intermedi e la tempistica definitiva dell'implementazione di questo obiettivo in base agli sviluppi del più ampio contesto politico e di sicurezza nelle relazioni tra Nato e Federazione russa,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, a sostenere nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» l'assunzione di una «declaratory policy» della Nato che indichi come scopo fondamentale delle sue armi nucleari la deterrenza dell'uso di armi nucleari da parte di altri, in linea con le «declaratory policies» di Usa e Gran Bretagna, e che incoraggi contestualmente la riduzione del valore e della centralità attribuita agli arsenali tattici per la deterrenza nucleare;
a sostenere, nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, l'opportunità di misure di trasparenza da parte della Nato, superando in particolare la «secrecy policy» («neither-confirm-nor-deny») e giungendo, quindi, ad annunciare il numero esatto delle armi nucleari tattiche presenti in Europa e i Paesi che le ospitano, in coerenza con la politica più trasparente in materia di arsenali nucleari adottata con la recente «Nuclear Posture Review» degli Usa e approvata dal nuovo concetto strategico della Nato;
a sostenere, nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, in linea con gli orientamenti già assunti dalle istituzioni italiane, l'opportunità di ridurre ulteriormente il numero di armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro eliminazione, anche tramite il sostegno alla proposta di annunciare l'obiettivo di completarne il rientro in territorio statunitense nell'arco dei prossimi cinque anni, definendo i passaggi intermedi e la tempistica definitiva dell'implementazione di questo obiettivo in base agli sviluppi del più ampio contesto politico e di sicurezza nelle relazioni tra Nato e Federazione russa;
a sostenere in occasione del vertice Nato del maggio 2012, l'obiettivo di approfondire le consultazioni e di rafforzare il dialogo tra la Nato e la Federazione russa, a partire dal rilancio delle attività del Consiglio Nato-Russia (NRC), sull'insieme delle questioni relative alla sicurezza euro-atlantica - dalla difesa missilistica alle armi convenzionali e nucleari, includendo misure per aumentare i tempi di allarme e di decisione di natura politica e militare e per limitare il timore della prospettiva di uno «short warning» rispetto ad un attacco convenzionale - per consolidare la fiducia reciproca e per favorire l'adozione, su base volontaria, di misure di trasparenza, di sicurezza, di monitoraggio e di progressiva riduzione delle armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro eliminazione;
a contribuire nelle sedi internazionali proprie, in coerenza con gli obiettivi già indicati dal vertice G8 dell'Aquila, alla piena realizzazione degli impegni assunti a conclusione della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del maggio 2010, operando per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, per l'attuazione del sistema delle «garanzie negative di sicurezza», per l'entrata in vigore del Trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (Fmct), per la realizzazione di una zona priva di armi di distruzione di massa e dei rispettivi vettori in Medioriente e per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia;
a promuovere l'educazione al disarmo nel quadro delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e sul piano nazionale, con particolare riferimento, in quest'ultimo caso, alla formazione professionale dei funzionari diplomatici e degli ufficiali delle Forze armate.
(1-00971)
«Mogherini Rebesani, La Malfa, Boniver, Pistelli, Rugghia, Boccuzzi, Brandolini, Coscia, D'Incecco, Farinone, Grassi, Marchi, Mattesini, Nicco, Peluffo, Porta, Servodio, Marco Carra, Pezzotta».

La Camera,
premesso che:
il rischio della proliferazione nucleare e di un uso di armi nucleari, anche su scala regionale, rappresenta a tutt'oggi una minaccia ancora presente nel contesto internazionale, non solo in considerazione della condotta di alcuni Stati che minacciano di mettere a repentaglio il regime di progressivo disarmo, non proliferazione ed uso pacifico del nucleare codificato dal trattato di non proliferazione nucleare, ma anche alla luce di nuove minacce di natura asimmetrica come quella rappresentata dal terrorismo internazionale;
nel corso degli ultimi anni, proprio la consapevolezza di tale scenario ha prodotto numerose iniziative assunte per incoraggiare la comunità internazionale a procedere concretamente verso l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari, superando progressivamente la logica della deterrenza, attraverso trattati internazionali per la riduzione degli armamenti, dichiarazioni di principio, revisioni delle concezioni strategiche e delle dottrine nucleari di singoli Paesi e di alleanze militari internazionali;
in questo ambito di grande rilievo ed impulso per l'intera comunità internazionale è stata la nuova politica adottata dall'amministrazione Usa, inaugurata con il discorso pronunciato dal Presidente Obama il 5 aprile 2009 a Praga, nel quale è stato indicato alla comunità internazionale l'obiettivo di «un mondo senza armi nucleari», da conseguire attraverso la riduzione degli arsenali nucleari, la messa al bando globale dei test nucleari - anche attraverso una ratifica del Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty - Ctbt) da parte statunitense, la moratoria della produzione dei materiali fissili utilizzati per la costruzione di armi nucleari, il rafforzamento dell'autorità preposta alle ispezioni internazionali, il ripensamento della cooperazione nucleare a scopi civili;
il 23 giugno 2009, la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari sostenute da larghissimo consenso, che incoraggiano il Governo italiano a lavorare, in ogni sede internazionale multilaterale, per raggiungere l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un ampio dibattito in seno all'Alleanza atlantica, con particolare riferimento alla prospettiva di una riduzione e di un ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari». Nella stessa risoluzione si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
il Consiglio dell'Unione europea nella decisione 2010/212/CFSP del 29 marzo 2010, relativa alla posizione dell'Unione europea nella Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, del 2010, con esplicito riferimento alle armi nucleari non-strategiche ha esortato «tutti gli Stati che posseggono tali armi ad includerle nei rispettivi processi generali di controllo degli armamenti e di disarmo, in vista della loro riduzione ed eliminazione secondo modalità verificabili e irreversibili»;
nella nuclear posture Review pubblicata dal Dipartimento della difesa degli Usa il 6 aprile 2010, l'amministrazione statunitense ridefinisce la sua dottrina strategica, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella politica di sicurezza nazionale e afferma che: «sebbene le armi nucleari abbiano dimostrato di essere una componente chiave delle assicurazioni americane agli alleati e partner, gli Stati Uniti hanno fatto sempre più affidamento su elementi non-nucleari per rafforzare le architetture di sicurezza regionali, tra cui una presenza avanzata di forze convenzionali americane ed efficaci difese di teatro contro i missili balistici. Con la progressiva riduzione del ruolo delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale statunitense, questi elementi non nucleari assumeranno una quota maggiore degli oneri di deterrenza. Inoltre, un elemento indispensabile di un'efficace deterrenza regionale è non solo di tipo non-nucleare, ma anche non militare - i solidi legami politici di fiducia tra gli Stati Uniti e i loro alleati e partner»;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e da quello russo Medvedev il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari (New Strategic Arms Reductm-Treaty - New Start), ratificato il 22 dicembre 2010 dal Senato Usa e il 25 e 26 gennaio 2011 dalla Duma e dal Consiglio federale della Federazione russa;
il 28 maggio 2010 si è conclusa a New York la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare con l'approvazione di un documento finale consensuale che contiene un piano d'azione in 64 punti. Dopo il fallimento della Conferenza di riesame del 2005, si è così raggiunto un accordo unanime su misure concrete: rilancio delle «garanzie negative di sicurezza»; invito a ratificare il Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty - Ctbt); sollecitazione a concludere un trattato per il bando della produzione di materiali fissili e la riduzione di quelli esistenti (Fissile Majerial Cutoff Treaty - Fmct) sotto il controllo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea); convocazione di una conferenza internazionale nel 2012 per realizzare una zona priva di armi di distruzione di massa e dei rispettivi vettori in Medio Oriente;
il 3 giugno 2010 la Camera dei deputati ha approvato una nuova mozione parlamentare, con consenso unanime, che impegna, tra le altre cose, il Governo italiano «ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione»;
il 19 novembre 2010 è stato adottato a Lisbona il nuovo «Concetto strategico per la difesa e sicurezza dei membri della Nato» dal titolo «Active Engagement, Modem Defence», che assume l'impegno «a realizzare un mondo più sicuro per tutti e a creare le condizioni per un mondo senza armi nucleari, conformemente agli obiettivi del Trattato di non proliferazione nucleare, in modo da promuovere la stabilità internazionale sulla base del principio di una sicurezza immutata per tutti»;
nel nuovo concetto strategico della Nato, i Paesi Alleati affermano inoltre che «con i cambiamenti nel contesto della sicurezza dopo la fine della Guerra fredda, abbiamo ridotto drasticamente il numero di armi nucleari presenti in Europa e la nostra dipendenza dalle armi nucleari nell'ambito della strategia della Nato. Ci adopereremo per creare le condizioni per ulteriori riduzioni in futuro», sulla base del principio che «il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione contribuiscono alla pace, alla sicurezza e alla stabilità internazionale, garantendo una sicurezza immutata per tutti i membri dell'Alleanza»;
nell'ambito della stessa revisione strategica che si è compiuta in sede Nato, il ruolo delle armi nucleari tattiche è stato derubricato, in relazione al fatto che «la garanzia suprema della sicurezza degli Alleati è assicurata dalle forze nucleari strategiche, in particolare quelle degli Usa; le forze nucleari strategiche indipendenti di Gran Bretagna e Francia, che hanno un loro proprio ruolo deterrente, contribuiscono alla complessiva deterrenza e sicurezza degli Alleati»;
così come stabilito dalla dichiarazione del summit di Lisbona del 20 novembre 2010, l'adozione del nuovo concetto strategico della Nato ha dato avvio alla «Nato's Defence and Deterrence Posture Review», un processo di revisione dell'intera posizione dell'Alleanza in materia nucleare, convenzionale e missilistica, che si concluderà nel vertice previsto nel maggio 2012 negli Usa a Chicago;
il 14 aprile 2011 è stato sottoscritto al vertice dei ministri degli esteri Nato a Berlino, da parte di Polonia, Norvegia, Germania e Paesi Bassi, un «non-paper sul rafforzamento della trasparenza e della fiducia in relazione alle armi nucleari tattiche in Europa» indirizzato al Segretario generale della Nato. Il documento ha ricevuto il sostegno di Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e Slovenia. Tale iniziativa ha inteso sollecitare un più sistematico dialogo tra Nato e Federazione russa, con l'adozione di una serie di misure di trasparenza reciproca tra Usa e Russia che possano favorire una progressiva riduzione e una successiva definitiva eliminazione delle armi nucleari tattiche dal territorio europeo;
il 27 maggio 2011 è stata approvata la «Dichiarazione sulla non proliferazione e sul disarmo» al vertice G8 di Deauville, in Francia. In essa, è stato riaffermato il sostegno incondizionato al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) come pietra angolare del regime internazionale di non proliferazione; è stato rivolto un appello «a tutti gli Stati non ancora parti del trattato di non proliferazione (Tnp), della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc) e della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (Btwc), ad aderire senza indugio»; è stato riaffermato l'impegno a dare attuazione alle decisioni della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del 2010 per quanto riguarda la «costituzione in Medio Oriente di una zona libera dalle armi nucleari e dalle altre armi di distruzione di massa», facendo tutti gli sforzi necessari alla preparazione della conferenza che si terrà nel 2012; è stato confermato l'impegno per la «cessazione definitiva di tutti i test sulle armi nucleari, attraverso una rapida entrata in vigore del "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty" (Ctbt) e una sua universalizzazione» e ribadito il «sostegno per il lavoro svolto dal "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization" (Ctbto), nella costruzione di tutti gli elementi del regime di verifica, in particolare il Sistema di monitoraggio internazionale (Ims) e le ispezioni in loco»; è stato rivolto un invito a tutti gli Stati partecipanti alla Conferenza sul disarmo affinché avviino immediatamente negoziati internazionali per giungere alla conclusione di un trattato sulla messa al bando della produzione di materiale fissile;
nel dicembre 2011, la «Nuclear Threat Initiative» ha pubblicato il rapporto «Reducing Nuclear Risks in Europe: A Framework for Action», accompagnato da 10 obiettivi concreti (10 per il 2012) indicati dall'ex senatore americano Sam Nunn in vista del vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, che mirano a sottolineare tra l'altro la necessità di cambiare lo status delle armi nucleari tattiche in Europa, assumendo l'obiettivo di completarne il rientro in territorio statunitense nell'arco dei prossimi cinque anni, definendo i passaggi intermedi e la tempistica definitiva dell'implementazione di questo obiettivo in base agli sviluppi del più ampio contesto politico e di sicurezza nelle relazioni tra Nato e Federazione russa,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, a sostenere nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» l'assunzione di una «declaratory policy» della Nato che indichi come scopo fondamentale delle sue armi nucleari la deterrenza dell'uso di armi nucleari da parte di altri, in linea con le «declaratory policies» di Usa e Gran Bretagna, e che incoraggi contestualmente la riduzione del valore e della centralità attribuita agli arsenali tattici per la deterrenza nucleare;
a sostenere, nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, l'opportunità di misure di trasparenza da parte della Nato, superando in particolare la «secrecy policy» («neither-confirm-nor-deny») e giungendo, quindi, ad annunciare il numero esatto delle armi nucleari tattiche presenti in Europa e i Paesi che le ospitano, in coerenza con la politica più trasparente in materia di arsenali nucleari adottata con la recente «Nuclear Posture Review» degli Usa e approvata dal nuovo concetto strategico della Nato;
a sostenere, nell'ambito della «Defence and Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, in linea con gli orientamenti già assunti dalle istituzioni italiane, l'opportunità di ridurre ulteriormente il numero di armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro eliminazione, anche tramite il sostegno alla proposta di annunciare l'obiettivo di completarne il rientro in territorio statunitense nell'arco dei prossimi cinque anni, definendo i passaggi intermedi e la tempistica definitiva dell'implementazione di questo obiettivo in base agli sviluppi del più ampio contesto politico e di sicurezza nelle relazioni tra Nato e Federazione russa;
a sostenere in occasione del vertice Nato del maggio 2012, l'obiettivo di approfondire le consultazioni e di rafforzare il dialogo tra la Nato e la Federazione russa, a partire dal rilancio delle attività del Consiglio Nato-Russia (NRC), sull'insieme delle questioni relative alla sicurezza euro-atlantica - dalla difesa missilistica alle armi convenzionali e nucleari, includendo misure per aumentare i tempi di allarme e di decisione di natura politica e militare e per limitare il timore della prospettiva di uno «short warning» rispetto ad un attacco convenzionale - per consolidare la fiducia reciproca e per favorire l'adozione, su base volontaria, di misure di trasparenza, di sicurezza, di monitoraggio e di progressiva riduzione delle armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro eliminazione;
a contribuire nelle sedi internazionali proprie, in coerenza con gli obiettivi già indicati dal vertice G8 dell'Aquila, alla piena realizzazione degli impegni assunti a conclusione della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del maggio 2010, operando per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, per l'attuazione del sistema delle «garanzie negative di sicurezza», per l'entrata in vigore del Trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (Fmct), per la realizzazione di una zona priva di armi di distruzione di massa e dei rispettivi vettori in Medio Oriente e per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia;
a promuovere l'educazione al disarmo nel quadro delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e sul piano nazionale, con particolare riferimento, in quest'ultimo caso, alla formazione professionale dei funzionari diplomatici e degli ufficiali delle Forze armate.
(1-00971)
(Mozione con modifica dell'ordine dei firmatari) «Mogherini Rebesani, La Malfa, Boniver, Pezzotta, Mosella, Commercio, Baccini, Boccuzzi, Bossa, Brandolini, Marco Carra, Coscia, De Biasi, D'Incecco, Farinone, Grassi, Marchi, Mattesini, Melandri, Moles, Motta, Nicco, Peluffo, Pistelli, Porta, Rosato, Rubinato, Rugghia, Sbrollini, Servodio, Siragusa».
(26 marzo 2012)

La Camera,
premesso che:
nel corso del 2011 è entrato in vigore il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari (New Strategic Arms Reductm-Treaty - New Start), firmato nell'aprile 2010 dai Presidenti Barack Obama e Dimitri Medvedev, che preannunciava «un mondo più sicuro» e una «nuova era» nelle relazioni tra le due superpotenze ex-nemiche durante la guerra fredda e proclamava il superamento di tensioni e diffidenze ancora recenti;
già il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia avevano inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito proprio nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica tenutasi poi il 22 aprile 2010 a Tallin, in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembrava collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata dal Presidente Obama;
il 28 maggio 2010, infatti, dopo quasi un mese di lavori, si concludeva a New York, sotto l'egida dell'Onu, la conferenza quinquennale di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt - non-proliferation Treaty) che ha ormai quarant'anni di vita. In quell'occasione i 189 Paesi membri hanno approvato un documento finale di 28 pagine nel quale sono stati precisati i passi successivi nella strada verso il disarmo globale. In sostanza, le cinque potenze nucleari riconosciute (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) si sono impegnate ad accelerare la riduzione degli arsenali, a diminuire l'importanza strategica delle armi nucleari e a presentare un rapporto sui progressi di tali iniziative nel 2014;
in quella sede, inoltre, è stata indetta per il 2012 una Conferenza internazionale «per la denuclearizzazione del Medio Oriente» e l'eliminazione dalla regione di altre armi di distruzione di massa;
uno dei principi fondamentali del Trattato di non proliferazione nucleare stabilisce che i Paesi non nucleari aderenti al Trattato rinuncino all'acquisizione di armi atomiche a fronte di un progressivo disarmo nucleare da parte di quelli a cui il Trattato di non proliferazione nucleare inizialmente riconosce il diritto di possedere tali armi; va detto, però, in generale, che nessuna delle cinque potenze nucleari che aderiscono al Trattato (gli Stati Uniti, tra l'altro, risultano ancora in possesso di 5.113 testate nucleari funzionanti) si è conformata all'articolo VI dello stesso, che prevede lo smantellamento dei propri arsenali atomici;
anche a causa di ciò, le richieste dei Paesi occidentali di adottare misure più restrittive per impedire la proliferazione (l'adozione di un «protocollo aggiuntivo» che renda più severe le ispezioni, ovvero l'applicazione di misure punitive per chi volesse avvalersi dell'articolo X del Trattato di non proliferazione nucleare che prevede di poter ritirare l'adesione al trattato) sono state percepite da quei Paesi non nucleari come misure ingiustamente penalizzanti nei loro confronti, visto che i primi ancora non ottemperano, appunto, ai loro obblighi;
non mancano contraddizioni ancora irrisolte: tre potenze nucleari non hanno mai aderito al Trattato di non proliferazione nucleare (Israele, India e Pakistan) e per ciascuno di questi Paesi si è da più parti sottolineata la presenza di un trattamento di favore da parte di Washington; squilibri e disparità di trattamento che hanno ovviamente suscitato risentimenti e irritazione di diversi Paesi a livello mondiale, soprattutto di quelli come Turchia e Egitto che insistono fortemente affinché si arrivi a un Medio Oriente privo di armi di distruzione di massa;
l'Italia, per conciliare gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione nucleare con la presenza di armi atomiche, ricorre al sistema della «doppia chiave». Le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo e solo gli Usa potranno decidere se ricorrere all'arma nucleare. Tuttavia, l'uso è consentito solo dopo l'autorizzazione dello Stato territoriale, cioè dell'Italia. In questo modo, solo formalmente l'Italia non esercita alcun controllo sulle testate nucleari degli Usa e, quindi, la loro presenza non è incompatibile con il Trattato di non proliferazione nucleare. Tuttavia, non sono pubblici i dettagli del sistema connesso alla «doppia chiave»;
la risoluzione n. 1887, adottata nel mese di settembre 2009 dal Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), già prefigurava un mondo senza armi atomiche, esortando i Paesi a rafforzare il Trattato di non proliferazione nucleare. Il documento «chiede a tutti gli Stati che non fanno parte del Trattato di non proliferazione nucleare di entrare nel Trattato come Stati non nucleari, in modo da raggiungere l'universalità in una data prossima»;
il Trattato di non proliferazione nucleare è stato senza dubbio il principale argine alla diffusione dell'arma nucleare anche se ha perso «peso specifico» con l'entrata in scena di nuovi protagonisti e non appare più così scontato che l'effetto deterrente, che aveva una sua ratio e anche una qualche efficacia in un mondo bipolare, possa contribuire a evitare futuri conflitti di fronte a un aumentato numero di Paesi possessori di armi nucleari;
in questo scenario, il Governo di coalizione tedesca ha elaborato la proposta di rimuovere le armi atomiche attualmente esistenti in Germania, mentre ad assumere la leadership per l'eliminazione delle armi nucleari in Europa sono poi stati i Paesi del Benelux, primo fra tutti il Belgio, sostenuti dalla Norvegia, che tuttavia non ospita armi nucleari sul suo territorio. Anche l'Olanda ha avviato un dibattito in merito. La Corte internazionale di giustizia, nel parere del 1996 sulle armi nucleari, ha affermato che il loro uso è contrario al diritto internazionale umanitario;
l'Italia ha ratificato tutti i più importanti strumenti di diritto umanitario, ma, avendo sul proprio suolo (ad Aviano), armi nucleari, è stata costretta a effettuare una dichiarazione secondo cui il protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra non si applica alle armi nucleari. Il parere della Corte internazionale di giustizia, inoltre, ha confermato che il possesso delle armi nucleari e la stessa deterrenza nucleare non sono contrari al diritto internazionale. Il parere in questione, però, ha stabilito che l'uso dell'arma nucleare è sottoposto alle regole del diritto internazionale umanitario. L'Italia dovrebbe, pertanto, ritirare la riserva interpretativa al I protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I protocollo non si applica alle armi nucleari. Inoltre, c'è l'obbligo di uno Stato non nucleare, aderente al Trattato di non proliferazione nucleare, di non possedere o ricevere armi nucleari. Per aggirare l'ostacolo è stato escogitato il sistema per cui l'ordigno nucleare può essere impiegato dallo Stato nucleare, purché non vi sia l'opposizione dello Stato non nucleare sul cui territorio le armi sono stanziate, rischiando di andare contro lo scopo e l'oggetto del Trattato di non proliferazione nucleare;
durante il vertice di Lisbona tenutosi nel mese di novembre 2010, è stato concepito un nuovo «Concetto strategico per la difesa e la sicurezza dei membri della Nato» che vedrà la conclusione nel previsto summit di maggio 2012 a Chicago, con la previsione che i Paesi Occidentali aggiornino la propria posizione nel campo della difesa e della deterrenza; in quella sede è stata da più parti riaffermata la necessità di procedere a un più stretto controllo degli armamenti, al disarmo e alla non proliferazione intesi come base fondamentale per la pace, la sicurezza e la stabilità internazionali; tuttavia, malgrado l'esplicito impegno di «creare le condizioni per un mondo senza armi nucleari», il nuovo concetto strategico della Nato ha, comunque, ribadito che «fintantoché ci sono armi nucleari nel mondo, la Nato rimarrà un'Alleanza nucleare»;
va ricordato che, sebbene non vi siano dati ufficiali, alcuni Paesi europei, tra cui l'Italia, ancora ospitano armi nucleari tattiche (ant): Belgio (10-20), Germania (10-20), Olanda (10-20) e Turchia (circa 50), mentre da un rapporto dell'associazione ambientalista americana natural resources defense Council emerge che gli Stati Uniti mantengono in Italia 90 bombe nucleari: 50 ad Aviano (Pordenone) e 40 a Ghedi Torre (Brescia). Tre di questi Paesi che ospitano - Belgio, Germania e Olanda - si sono espressamente dichiarati a favore della rimozione dai loro territori delle armi nucleari tattiche, mentre il nostro Paese mantiene una posizione ambivalente sostenendo, da un lato, una posizione a favore del disarmo nucleare globale e, dall'altra, ampia fedeltà alla Nato;
altresì, un recente rapporto dell'Ican (la Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari) dimostra che la proliferazione nucleare si basa sul contributo fondamentale di gruppi assicurativi e bancari, compresi quelli italiani;
il rapporto in questione sui finanziamenti globali ai produttori di armi nucleari mostra che molti dei principali gruppi bancari e assicurativi internazionali finanziano e favoriscono la proliferazione nucleare. La metà di questi grandi gruppi d'investimento, che comprendono banche, fondi pensione e compagnie assicurative, ha sede negli Stati Uniti e un terzo, invece, in Europa. Sono molti sono gli istituti bancari italiani che sono in prima linea: spiccano Intesa Sanpaolo e Unicredit, affiancate da Banca Leonardo, dalla Monte dei paschi di Siena, da Banca popolare di Milano, Banca popolare di Sondrio, Banca popolare dell'Emilia Romagna, Banca popolare di Vicenza, Credito emiliano, Banco Popolare, Gruppo Carige, Mediobanca e Ubi Banca. Sono tutte in diversa misura coinvolte nei finanziamenti ai colossi della produzione mondiale di armamenti. Emerge anche Finmeccanica, il cui capitale è detenuto per il 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze. Il principale gruppo industriale italiano nel settore dell'alta tecnologia e tra i primi dieci player mondiali nel settore dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza, detiene, infatti, il 25 per cento delle azioni di Mbda, una joint venture (impresa in partecipazione) che vanta un fatturato annuale di 2,7 miliardi di euro e un portafoglio commesse di 11,9 miliardi di euro, un'impresa leader nella costruzione di missili e sistemi missilistici, impegnata anche nella costruzione di missili nucleari per l'aeronautica francese. In generale, i grandi gruppi della finanza mondiale sopra citati investono ingenti somme di denaro nelle società che producono armamenti nucleari, fornendo prestiti ma anche attraverso l'acquisto di azioni e obbligazioni. Giocano, quindi, un ruolo chiave nella proliferazione dell'industria militare nucleare e nello sviluppo di alcune delle più pericolose e distruttive armi che l'uomo abbia mai inventato;
il presidente Obama ha più volte comunicato che intendeva fare del disarmo nucleare globale uno dei pilastri della politica estera degli Stati Uniti; la nuclear posture Review, pubblicata nel 2011, ha, infatti, riaffermato la necessità di diminuire il ruolo delle armi nucleari, alla luce anche delle crescenti capacità delle armi convenzionali. Lo stesso documento ribadiva che le armi nucleari tattiche ancora presenti in Europa continuano a svolgere l'importante funzione politica di contribuire alla coesione dell'alleanza e di rassicurare gli alleati che si sentono esposti a minacce regionali;
nel frattempo, il 26 marzo 2012 si è tenuto a Seul il secondo vertice sulla sicurezza nucleare che ha visto riuniti 53 leader mondiali e che ha confermato l'impegno comune per il disarmo, la non proliferazione e l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare, ma anche una forte riaffermazione dei rischi alla sicurezza legati al terrorismo nucleare; il summit è stato concepito come il seguito di quello sopra citato, organizzato nel 2010, con lo scopo più generale di favorire la denuclearizzazione internazionale; intervenendo al summit, il Presidente americano Obama ha, tra l'altro, significativamente affermato che con oltre 1.500 armi nucleari e 5.000 testate nucleari gli Stati Uniti hanno «più armi di quelle necessarie»;
la questione più delicata rimane la convocazione di una conferenza sulla creazione di una zona priva di armi di distruzione di massa in Medio Oriente (che dovrebbe tenersi a Helsinki sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite), una regione per la quale tale progetto risulta ancor più ambizioso, visto che la proibizione non riguarderebbe solo le armi nucleari, ma anche quelle chimiche e biologiche, tenendo in debito conto la cronica tensione politico-militare ivi esistente e che nessuno dei principali Paesi coinvolti - Iran, Israele, Siria ed Egitto - ha tutte le carte in regola in fatto di armi di distruzione di massa;
a Bruxelles si discute in questi giorni su come dare attuazione concreta al nuovo concetto strategico della Nato del 2010 e, soprattutto, su quali proposte convergere affinché emergano elementi evolutivi per una nuova dottrina sull'uso dell'arma nucleare,

impegna il Governo:

a sostenere con determinazione, nelle opportune sedi internazionali, in particolare proprio in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012, un'intesa sul disarmo nucleare che sia giuridicamente vincolante come lo sono i trattati che già proibiscono le armi chimiche e biologiche;
a sostenere gli sforzi del Segretario generale delle Nazioni Unite nel delicato compito di portare allo stesso tavolo negoziale, attraverso la convocazione della citata conferenza, tutti i Paesi di un'area ad alta tensione, come quella mediorientale, per affrontare un tema altamente controverso come quello delle armi nucleari, chimiche e biologiche;
a valutare se l'attuale regime delle basi e delle istallazioni americane sopra citate sia ancora compatibile con il mutato assetto dei rapporti internazionali, soprattutto dopo le dichiarazioni del Presidente Obama al recente vertice di Seul;
a rendere noto il sistema della «doppia chiave» e a ritirare la riserva interpretativa al I protocollo addizionale alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che stabilisce che il I protocollo non si applica alle armi nucleari;
a farsi portavoce e promotore durante il summit a Chicago della necessità, riaffermata da più parti, di procedere a un più stretto controllo degli armamenti, al disarmo e alla non proliferazione intesi come base fondamentale per la pace, la sicurezza e la stabilità internazionali, valutando la possibilità di avviare maggiori e mirati controlli sulle banche, sulle società di intermediazione mobiliare (sim), sulle società di gestione del risparmio, sulle società di investimento a capitale variabile (sicav), nonché sugli intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 107, comma 1, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, sulle fondazioni bancarie e sui fondi pensione che finanziano la produzione e il commercio di armi nucleari.
(1-00987)
«Di Stanislao, Di Pietro, Donadi».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
la diffusione di armi nucleari rappresenta oggi una delle più grandi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale;
la presenza e il ruolo di tali armi negli ultimi anni sono stati oggetto di un vivace dibattito sull'opportunità o meno di una loro ulteriore riduzione o completa distruzione;
il disarmo nucleare è previsto dall'articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) che prevede: «ognuna delle Parti si impegna a perseguire quanto prima negoziati in buona fede sulle misure effettive sulla cessazione della corsa agli armamenti nucleari e il disarmo nucleare, e per un Trattato sul disarmo generale e completo sotto controllo internazionale rigoroso ed effettivo»;
il 26 febbraio 2010 Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno richiesto alla Nato di discutere la riduzione e il ritiro di tutte le armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo;
l'8 aprile 2010 a Praga il Presidente Obama e il Presidente Medvedev hanno stipulato il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari (New Strategic Arms Reductm-Treaty - New Start), considerato il più importante accordo degli ultimi 20 anni, in quanto riguarda la riduzione del limite massimo del numero di testate nucleari e di vettori di lancio operativi che ciascun Paese può possedere;
le conferenze di revisione del Trattato si sono svolte ogni cinque anni, a partire dall'anno in cui il Trattato è entrato in vigore nel 1970, nel tentativo di trovare un accordo per raggiungere una dichiarazione finale per l'attuazione delle disposizioni del Trattato, emanando raccomandazioni sulle misure da intraprendere per rafforzarlo;
la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare del 28 maggio 2010 ha approvato un piano di azione di 64 punti, tra cui: l'universalità del Trattato, il disarmo nucleare; la non proliferazione nucleare, inclusi la promozione ed il rafforzamento dei controlli di sicurezza; misure per promuovere l'uso pacifico e sicuro dell'energia nucleare; il disarmo e la non proliferazione a livello regionale; l'attuazione della risoluzione del 1995 sul Medio Oriente; le misure per scongiurare il ritiro dal Trattato; le misure volte a rafforzare ulteriormente il processo di revisione; le modalità promuovere l'impegno con la società civile nel rafforzamento delle norme del Trattato di non proliferazione nucleare, promuovendo anche l'educazione al disarmo;
l'Unione europea si è attivamente impegnata a contribuire all'attuazione del piano d'azione adottato alla conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare nel 2010, comprese le intese raggiunte per quanto riguarda il Medio Oriente;
il 27 maggio 2011 è stata approvata la «Dichiarazione sulla non proliferazione e sul disarmo» al vertice G8 di Deauville, in Francia, in cui è stato riaffermato il sostegno incondizionato al Trattato di non proliferazione come pietra miliare del regime internazionale di non proliferazione;
il 26 marzo 2012 i 53 Capi di Stato e di Governo si sono riuniti a Seul per il secondo summit sulla sicurezza nucleare, impegnandosi al disarmo, alla non proliferazione e all'utilizzo pacifico dell'energia nucleare,

impegna il Governo:

a sostenere, nel prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, l'opportunità dell'adozione di misure da parte della Nato che portino a una concreta riduzione del numero di armi nucleari tattiche presenti in Europa, valutando anche la prospettiva di una loro eliminazione;
a contribuire affinché l'Unione europea diventi punto di riferimento internazionale per il disarmo e la riduzione dell'armamento nucleare, sostenendo con determinazione la strategia contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa.
(1-00988)
«Misiti, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pittelli, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
la complessa tematica del disarmo e della non proliferazione nucleare, contrariamente a quanto si ritiene comunemente, è ben chiara ai Paesi ed alle organizzazioni internazionali fin dai primi anni dell'era nucleare, tanto che una risoluzione per l'utilizzo del nucleare esclusivamente a scopi pacifici e per lo stop ad ulteriori acquisizioni di armamenti venne votata dall'Onu già nel gennaio del 1946;
le armi nucleari, per la loro stessa natura, sono in grado di determinare distruzioni gravissime, ma non è possibile preventivarne la dismissione unilaterale senza considerare le conseguenze che una loro riduzione non bilanciata può provocare sugli equilibri internazionali;

un vero disarmo nucleare è conseguentemente possibile solo in un contesto davvero mondiale, che veda una pari assunzione di impegno da parte di tutti i Paesi già dotati di armi atomiche o che aspirino ad acquisirne. Qualunque iniziativa asimmetrica vanificherebbe ogni effetto deterrente con la conseguenza perversa di rafforzare proprio la posizione di chi non accetta le regole condivise;
dopo la corsa agli armamenti del periodo della Guerra fredda, si è da tempo avviata una stagione internazionale di dialogo positivo sul tema, a partire proprio dalle due principali potenze che hanno contributo fattivamente alla conclusione del Trattato di non proliferazione nucleare del 1968 e, oggi, stanno conducendo una revisione ciascuna delle proprie prospettive strategiche, firmando tra loro il nuovo Trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari (New Strategic Arms Reductm-Treaty - New Start) l'8 aprile 2010 a Praga;
anche l'Alleanza atlantica sta rivedendo la propria politica riguardo alle armi nucleari, con un processo di revisione iniziato nel 2010 a Lisbona, che si concluderà al vertice del prossimo maggio 2012 a Chicago;
se Occidente e Federazione russa hanno assunto impegni forti e coerenti in direzione del disarmo, si rischia, invece, che altri Stati mantengano o sviluppino armi nucleari al di fuori del Trattato di non proliferazione nucleare e di qualunque dialogo internazionale. Si ricorda che non aderiscono al Trattato di non proliferazione nucleare Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, Paesi destinati ad avere peso ed ambizioni crescenti nello scenario internazionale, nei quali forti sono le infiltrazioni di matrice terroristica, basso il controllo democratico e l'influenza della moral suasion internazionale;
un problema aggiuntivo è rappresentato dalla circostanza che le conoscenze tecnologiche richieste per produrre ordigni nucleari sono le stesse indispensabili alla produzione di energia elettronucleare, cosa che rende difficile determinare chi possa allestire programmi nucleari a destinazione civile e a chi, invece, tale facoltà vada negata; proprio per questo è importante il regime di penetranti controlli che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica garantisce a nome e per conto delle Nazioni Unite, in ottemperanza alle previsioni del Trattato di non proliferazione nucleare;
appare conseguentemente necessario attribuire maggiori poteri di accesso e di intervento all'organismo deputato dalle Nazioni Unite a verificare l'impiego di materiale nucleare a scopo militare, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, attribuendo un vero potere di ingresso e di ispezione anche non concordata con gli Stati interessati, seppure questa fattispecie abbia dimostrato difficoltà di attuazione, prefigurando, altresì, un'estensione dei suoi poteri anche ai Paesi non firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare,

impegna il Governo:

a farsi promotore di una strategia di disarmo nucleare che includa negoziati e politiche di disarmo da parte di tutti i Paesi, a livello mondiale, che sono dotati od in procinto di dotarsi di armi nucleari, in un'azione veramente globale, altrimenti non efficace;
a sostenere in sede Onu la necessità di rafforzare ed espandere il numero di soggetti membri del Trattato di non proliferazione nucleare e di incrementare concretamente le possibilità di intervento dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica;
ad indirizzare in ambito Nato la politica di disarmo in maniera concertata con gli altri membri e nel quadro negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti.
(1-00989)
«Dozzo, Stefani, Allasia, Gidoni, Chiappori, Molgora, Fugatti, Fedriga, Fogliato, Lussana, Montagnoli».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

La Camera,
premesso che:
il 14 aprile 2011 si è tenuto a Berlino il vertice dei Ministri degli esteri; in quell'occasione è stato sottoscritto da parte di Polonia, Norvegia, Germania e Paesi Bassi un «non-paper sul rafforzamento della trasparenza e della fiducia in relazione alle armi nucleari tattiche in Europa» indirizzato al Segretario generale della Nato. Il documento ha ricevuto il sostegno di Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e Slovenia. L'iniziativa era finalizzata evidentemente a stimolare un sistematico dialogo tra Nato e Federazione russa, con l'adozione di una serie di misure di trasparenza reciproca, in particolare tra Usa e Russia, che possano favorire una progressiva riduzione e una successiva definitiva eliminazione delle armi nucleari tattiche dal territorio europeo;
il 27 maggio 2011 al vertice del G8 di Deauville, in Francia è stata approvata la «Dichiarazione sulla non proliferazione e sul disarmo» con la quale si è riaffermato il sostegno incondizionato al Trattato di non proliferazione (Tnp) ed è stato rivolto un appello «a tutti gli Stati non ancora parti del trattato di non proliferazione (Tnp), della Convenzione sulle armi chimiche (Cwc) e della Convenzione sulle armi biologiche e tossiche (Btwc) ad aderire senza indugio». Sempre allo stesso vertice si è poi focalizzato l'attenzione alla «costituzione in Medio Oriente di una zona libera dalle armi nucleari e dalle altre armi di distruzione di massa». Inoltre, al vertice si erano focalizzati i passaggi necessari alla preparazione della conferenza che si terrà nel 2012. È stato ribadito l'impegno per la «cessazione definitiva di tutti i test sulle armi nucleari, attraverso una rapida entrata in vigore del "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty" (Ctbt) e una sua universalizzazione» e confermato il «sostegno per il lavoro svolto dal "Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization" (Ctbto). Infine, è stato rivolto un invito a tutti gli Stati partecipanti alla Conferenza sul disarmo affinché avviino immediatamente negoziati internazionali per giungere alla conclusione di un trattato sulla messa al bando della produzione di materiale fissile;
nel dicembre 2011, la «Nuclear Threat initiative» ha pubblicato il rapporto «Reducing Nuclear Risks in Europe: A Framework for Action»; il rapporto è stato correlato da 10 obiettivi concreti (10 per il 2012) indicati dall'ex senatore americano Sam Nunn in vista del vertice Nato di maggio 2012 a Chicago;
pochi giorni fa, però, il Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha reso noto che non si terrà il summit fra la Federazione russa e la Nato previsto per maggio 2012 a Chicago;
appare evidente che la decisione americana di proseguire il programma missilistico di difesa europeo ed anche le divergenze emerse tra Stati uniti e Russia durante la crisi mediorientale stiano influendo i rapporti tra le due superpotenze;
Rasmussen a riguardo ha dichiarato: «Ho personalmente discusso la questione con il neoeletto Presidente Putin, con il quale abbiamo convenuto che la data prevista per il summit di Chicago Nato-Russia risulta attualmente problematica, in quanto al momento il calendario politico russo è già fitto di impegni riguardanti la politica nazionale. Confermo, invece, che ci sarà il prossimo mese un incontro con il Ministro degli affari esteri russo, a dimostrazione che continuiamo a credere nel dialogo e in un'effettiva collaborazione. Cosa che proseguirà tanto prima quanto dopo il summit di Chicago, poiché il dialogo con la Russia continuerà anche nel futuro»;
da parte sua, il segretario stampa di Putin ha affermato che «al momento non sono in atto preparativi per il summit di Chicago». In effetti già nel 2011 Dmitrij Rogozin, l'allora ambasciatore russo presso la Nato, aveva rimarcato il problema relativo alla presenza di Putin al suddetto summit, facendo intendere che la partecipazione del Presidente al vertice era stata messa in dubbio dalla situazione d'impasse creatasi per via delle discussioni fra Russia e America sul sistema missilistico che va formandosi in Europa. La medesima posizione è stata, poi, ribadita da diversi altri diplomatici russi;
come detto, la crisi sulla questione del sistema missilistico va di pari passo con l'attiva opposizione di Mosca circa la politica della Nato in Medio Oriente, che riguarda sia le operazioni in Libia, sia il blocco sugli interventi nella questione siriana, che la differenza di principi per quanto riguarda l'approccio sul problema iraniano. Infine, è da ricordare che un altro punto che va contro il favore della Russia e si somma a quelli già esposti è la presenza, attualmente senza un mandato Onu, del contingente Nato in Afghanistan dopo il 2014. Ovviamente quanto successo in occasione delle ultime elezioni presidenziali in Russia non facilita i rapporti;
appare evidente che la strada del disarmo nucleare non può prescindere dai rapporti tra Usa e Federazione russa e, quindi, tra la Nato e quest'ultima; solo perseguendo la strada del miglioramento di tali rapporti si può realisticamente pensare ad un progressivo quanto necessario disarmo nucleare su scala mondiale;
in questo quadro assume particolare importanza l'incontro di Pratica di Mare del 2002, che aprì la strada alla nascita del Consiglio Nato-Russia, che nel 2010 al vertice di Lisbona è stato celebrato da tutti i leader europei;
al summit Nato si incontreranno, quindi, delegazioni provenienti da diversi Paesi, ognuno dei quali con differenti posizioni per quanto riguarda i rapporti con la Russia e la questione della sicurezza internazionale. Prima di questo summit a Camp David si terrà un incontro con otto potenze internazionali;
al momento Washington e i suoi alleati, a quanto pare, hanno bisogno di tempo per valutare il corso del nuovo Governo russo, mentre Mosca è interessata a capire come reagirà l'Occidente alla sua nuova impostazione in politica estera,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e di non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago;
a rilanciare lo spirito di Pratica di Mare, facilitando la collaborazione ed il dialogo tra Nato e Federazione russa, nell'ottica di un progressivo ed efficace programma di disarmo nucleare, a partire dal rilancio delle attività del Consiglio Nato-Russia (NRC);
a sostenere, nell'ambito della «Defence & Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, l'opportunità di misure di trasparenza da parte della Nato in un quadro di reciprocità con la Federazione russa;
a sostenere, sempre nell'ambito della «Defence & Deterrence Posture Review» e in vista del prossimo vertice Nato di maggio 2012 a Chicago, l'assunzione di una «declaratory policy» della Nato che indichi come scopo fondamentale delle sue armi nucleari la deterrenza dell'uso di armi nucleari da parte di altri, in linea con le «declaratory policy» di Usa e Gran Bretagna, incoraggiando contestualmente la riduzione del ruolo degli arsenali tattici per la deterrenza nucleare;
a sostenere l'opportunità di ridurre ulteriormente il numero di armi nucleari tattiche in Europa, nella prospettiva della loro progressiva eliminazione, definendo i passaggi intermedi e la tempistica definitiva dell'implementazione di questo obiettivo in base agli sviluppi del più ampio contesto politico e di sicurezza nelle relazioni tra Nato e Federazione russa;
a contribuire nelle sedi internazionali proprie, in coerenza con gli obiettivi già indicati dal vertice G8 dell'Aquila, alla piena realizzazione degli impegni assunti a conclusione della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione del maggio 2010.
(1-00993) «Pianetta, Baldelli».
(2 aprile 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)