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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 26 aprile 2012

TESTO AGGIORNATO AL 3 MAGGIO 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 26 aprile 2012.

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Barbi, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Gianni Farina, Renato Farina, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Grimoldi, Iannaccone, Leone, Lombardo, Lupi, Lussana, Malgeri, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pisicchio, Rigoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Vernetti, Vitali, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Barbi, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Distaso, Donadi, Dozzo, Fallica, Gianni Farina, Renato Farina, Fava, Ferranti, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Iannaccone, Jannone, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Lussana, Malgeri, Mantini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Paniz, Pecorella, Pisicchio, Rigoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Vernetti, Vitali, Volontè, Zaccaria.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 20 aprile 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FUCCI: «Delega al Governo per la modifica della disciplina in materia di responsabilità professionale del personale sanitario e per la riduzione del relativo contenzioso» (5151);
   MAZZOCCHI: «Istituzione di una linea telefonica nazionale e di comitati regionali per la prevenzione del suicidio» (5152);
   FAENZI: «Agevolazioni per l'acquisto di veicoli elettrici da parte degli imprenditori del settore agricolo e agrituristico» (5153);
   DI BIAGIO: «Disposizioni per la vendita di alloggi di servizio del Ministero della difesa» (5154);
   PALADINI: «Modifica all'articolo 1 del decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197, in materia di diritto di elettorato nelle elezioni comunali e circoscrizionali per i cittadini di Stati dell'Unione europea residenti in Italia» (5155).

  In data 23 aprile 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE URSO ed altri: «Attribuzione al Senato della Repubblica delle funzioni di Assemblea costituente per la revisione dell'ordinamento della Repubblica. Modifiche agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, concernenti la riduzione del numero dei parlamentari e il diritto di elettorato attivo e passivo per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (5156).

  In data 24 aprile 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CENTEMERO: «Istituzione dell'Unione nazionale dei centri sportivi scolastici» (5157);
   NICOLUCCI: «Introduzione della fiscalità di vantaggio per favorire lo sviluppo di nuove attività di impresa nelle regioni meridionali» (5158);
   PIZZOLANTE: «Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione» (5159);
   BIANCOFIORE: «Disposizioni concernenti la vendita, l'usufrutto e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di servizio del Ministero della difesa» (5160);
   LANZARIN ed altri: «Disposizioni concernenti il censimento, la tutela e la valorizzazione turistica sostenibile delle grotte e delle cavità naturali» (5161).

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge AMICI ed altri: «Disposizioni per promuovere la rappresentanza di genere nei consigli regionali e degli enti locali» (3466) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rossomando.

  La proposta di legge LAMORTE ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio e di lesioni personali commessi a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope» (5021) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Menia.

  La proposta di legge CENNI ed altri: «Disposizioni per la riorganizzazione del sistema degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nonché in materia di promozione dell'agricoltura italiana nei mercati esteri e di accesso delle imprese agricole e di pesca ai servizi digitali delle pubbliche amministrazioni» (5073) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Di Giuseppe.

  La proposta di legge BRANDOLINI ed altri: «Istituzione della Lega ippica italiana e disposizioni per la promozione del settore ippico nonché in materia di scommesse ippiche» (5133) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Fontanelli.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  BRIGUGLIO ed altri: «Modifiche all'articolo 1 del decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197, in materia di diritto di elettorato nelle elezioni comunali e circoscrizionali per i cittadini di Stati dell'Unione europea residenti in Italia» (5056) Parere della XIV Commissione;
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CRAXI: «Istituzione di un'Assemblea costituente» (5069) Parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  MEREU ed altri: «Modifica dell'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di tutela delle lingue delle comunità tabarchine in Sardegna e galloitaliche in Basilicata e Sicilia» (5077) Parere delle Commissioni V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  DONADI ed altri: «Disciplina dei partiti politici, in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione» (5111) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e VI;
  MOFFA ed altri: «Disposizioni concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e delle fondazioni operanti nel campo della cultura politica» (5136) Parere delle Commissioni II, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria);
  DOZZO ed altri: «Abrogazione degli articoli 1, 2, 3, 6-bis, 7, 8 e 9 della legge 3 giugno 1999, n. 157, in materia di rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie, e nuove disposizioni in materia di finanziamento dei partiti e movimenti politici e di controlli sui loro bilanci» (5147) Parere delle Commissioni II, V, VI, X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  S. 3057. – PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: «Modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1» (approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (5148) Parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  S. 2923-2991. – PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'INIZIATIVA DEI SENATORI SANNA e altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA: «Modifica degli articoli 15 e 16 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, in materia di composizione ed elezione del Consiglio regionale» (approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (5149) Parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  S. 3073. – PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'INIZIATIVA DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA: «Modifiche all'articolo 3 dello Statuto della Regione siciliana, in materia di riduzione dei deputati dell'Assemblea regionale siciliana. Disposizioni transitorie» (approvata, in prima deliberazione, dal Senato) (5150) Parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   II Commissione (Giustizia):
  PICIERNO ed altri: «Istituzione del Fondo di rotazione per il sostegno delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie e per l'estinzione dei diritti reali di terzi sui beni confiscati alle organizzazioni criminali, istituzione dell'Albo nazionale delle organizzazioni per la legalità e la lotta contro le mafie, nonché modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, e al decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181» (5059) Parere delle Commissioni I, V, VI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   III Commissione (Affari esteri):
  «Ratifica ed esecuzione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992» (5118) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, IX, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   VI Commissione (Finanze):
  FUGATTI ed altri: «Delega al Governo per la separazione dei modelli bancari» (5054) Parere delle Commissioni I, V, X e XIV;
  DI PIETRO ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di esenzione dei fabbricati rurali strumentali allo svolgimento dell'attività agricola dall'imposta municipale propria» (5083) Parere delle Commissioni I, V, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  ALBINI ed altri: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nonché al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, in materia di agevolazioni per le spese funerarie» (5102) Parere delle Commissioni I, V, XII e XIV.
   VIII Commissione (Ambiente):
  BOCCI ed altri: «Norme per la valorizzazione del patrimonio ferroviario in disuso e delle strade storiche nonché per la realizzazione di una rete di mobilità dolce e delle ’vie verdi’» (5092) Parere delle Commissioni I, V, VII, IX (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  NASTRI: «Introduzione dell'articolo 6-bis del decreto legislativo 25 luglio 2005, n. 151, in materia di raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche» (5100) Parere delle Commissioni I, V, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   X Commissione (Attività produttive):
  BOBBA: «Modifiche al decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145, in materia di pubblicità ingannevole realizzata mediante alterazione dell'apparenza fisica delle persone rappresentate» (5089) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), XII e XIV.
   XI Commissione (Lavoro):
  FABBRI ed altri: «Delega al Governo per la riforma del mercato del lavoro e della disciplina degli ammortizzatori sociali, nonché modifica degli articoli 2096 del codice civile, in materia di assunzione in prova, e 1 del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863, in materia di contratti di solidarietà» (5085) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):
  OLIVERIO ed altri: «Attribuzione dell'indennità di accompagnamento ai malati oncologici durante il periodo delle cure chemioterapiche e radioterapiche» (5062) Parere delle Commissioni I e V;
  GAVA ed altri: «Disposizioni sanzionatorie per la violazione della disciplina in materia di prelievo, conservazione e utilizzazione del sangue del cordone ombelicale» (5097) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XIII Commissione (Agricoltura):
  GENOVESE: «Disposizioni concernenti la designazione dell'origine degli oli extra vergini di oliva e degli oli di oliva vergini nell'etichetta del prodotto» (5091) Parere delle Commissioni I, II, X e XIV;
  DELFINO e NARO: «Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione dell'agricoltura sociale» (5099) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 11 aprile 2012, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6 del regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
   risoluzione della 12a Commissione (Igiene) sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla trasparenza delle misure che disciplinano la fissazione dei prezzi dei medicinali per uso umano e la loro inclusione nei regimi pubblici di assicurazione malattia (COM(2012)84 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 148); che è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione della 7a Commissione (Istruzione) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 294 del 2008 che istituisce l'istituto europeo di innovazione e tecnologia (COM(2011)817 definitivo) e sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'agenda strategica per l'innovazione dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT); il contributo dell'EIT a un'Europa più innovativa (COM(2011)822 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII n. 150), che è trasmessa alla VII Commissione (Cultura), alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione della 3a Commissione (Affari esteri) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (COM(2011)844 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 151), che è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   risoluzione della 7a Commissione (Istruzione) sulla proposta di regolamento del Consiglio sul programma di ricerca e formazione della Comunità europea dell'energia atomica (2014-2018) che integra il programma quadro di ricerca e innovazione «Orizzonte 2020» (COM(2011)812 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 152), che è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Presidente del Consiglio dei ministri.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 23 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185, e dell'articolo 4, comma 3, della legge 27 febbraio 1992, n. 222, la relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento nonché dell'esportazione e del transito dei prodotti ad alta tecnologia, relativa all'anno 2011 (doc. LXVII, n. 5).

  Questo documento – che sarà stampato – è trasmesso alla III Commissione (Affari esteri) e alla IV Commissione (Difesa).

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

   La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai
sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
  sentenza n. 71 del 21-28 marzo 2012 (doc. VII, n.  749) con la quale:
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'intero decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 (Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali, a norma dell'articolo 16 della legge 5 maggio 2009, n. 42), e in particolare dell'articolo 8 del medesimo decreto, proposta dalla regione siciliana, in riferimento all'articolo 43 dello statuto di autonomia (regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, recante «Approvazione dello statuto della regione siciliana», convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2):
  alla V Commissione permanente (Bilancio);
  sentenza n. 72 del 21- 28 marzo 2012 (doc. VII, n. 750) con la quale:
   dichiara inammissibile il ricorso per conflitto di attribuzione promosso dalla regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, nei confronti dello Stato, e per esso della Corte dei conti, in relazione alla decisione n. 36/CONTR/2011 del 30 giugno 2011 della Corte dei conti, sezioni riunite, resa nel giudizio sul rendiconto generale della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per l'esercizio finanziario 2010:
  alla V Commissione permanente (Bilancio);
  sentenza n. 81 del 2-5 aprile 2012 (doc. VII, n. 756) con la quale:
   dichiara inammissibile il ricorso per conflitto di attribuzione promosso dalla regione Campania, nei confronti dello Stato, avente ad oggetto la sentenza del Consiglio di Stato, sezione V, n. 4502 del 27 luglio 2011, confermativa della sentenza del Tribunale amministrativo regionale per la Campania, sezione I, n. 1985 del 7 aprile 2011:
  alla I Commissione permanente (Affari costituzionali);
  sentenza n. 87 del 14 febbraio-12 aprile 2012 (doc. VII, n. 759) con la quale:
   dichiara che spettava alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Milano avviare, esperire indagini e procedere alla richiesta di giudizio immediato nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri in carica per un'ipotesi di reato ritenuto non commesso nell'esercizio delle funzioni, omettendo di trasmettere gli atti ai sensi dell'articolo 6 della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1 (Modifiche degli articoli 96, 134 e 135 della Costituzione e della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1, e norme in materia di procedimenti per i reati di cui all'articolo 96 della Costituzione), perché ne fosse investito il collegio previsto dall'articolo 7 di detta legge;
   che spettava al giudice per le indagini preliminari del tribunale ordinario di Milano proseguire nelle forme comuni ed emettere il decreto di giudizio immediato nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri in carica, per un'ipotesi di reato ritenuto non commesso nell'esercizio delle funzioni, omettendo di trasmettere gli atti ai sensi dell'articolo 6 della legge costituzionale n. 1 del 1989, perché ne fosse investito il collegio previsto dall'articolo 7 di detta legge;
   che spettava alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Milano ed al giudice per le indagini preliminari di detto tribunale esercitare le proprie attribuzioni, omettendo di informare la Camera dei deputati della pendenza del procedimento penale nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri in carica:
  alla II Commissione permanente (Giustizia);
  sentenza n. 88 del 14 febbraio-12 aprile 2012 (doc. VII, n. 760) con la quale:
   dichiara che spettava alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Santa Maria Capua Vetere avviare un procedimento penale nei confronti del ministro della giustizia in carica all'epoca dei fatti per ipotesi di reati ritenuti non commessi nell'esercizio delle funzioni ministeriali, e alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Napoli proseguirlo ed esercitare l'azione penale con una duplice richiesta di rinvio a giudizio, omettendo di trasmettere gli atti ai sensi dell'articolo 6 della legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1 (Modifiche degli articoli 96, 134 e 135 della Costituzione e della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1, e norme in materia di procedimenti per i reati di cui all'articolo 96 della Costituzione), perché ne fosse investito il collegio previsto dall'articolo 7 di detta legge;
   che spettava al Giudice dell'udienza preliminare del tribunale ordinario di Napoli rigettare l'eccezione di incompetenza funzionale avanzata dalla difesa del ministro della giustizia imputato, in carica all'epoca dei fatti, e proseguire nelle forme comuni, per ipotesi di reati ritenuti non commessi nell'esercizio delle funzioni, omettendo di trasmettere gli atti ai sensi dell'articolo 6 della legge costituzionale n. 1 del 1989, perché ne fosse investito il collegio previsto dall'articolo 7 di detta legge;
   che spettava alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Santa Maria Capua Vetere, alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Napoli, e al giudice dell'udienza preliminare del tribunale ordinario di Napoli esercitare le proprie attribuzioni, omettendo di informare il Senato della Repubblica della pendenza del procedimento penale a carico del ministro della giustizia in carica all'epoca dei fatti:
  alla II Commissione permanente (Giustizia);
  sentenza n. 96 del 4-18 aprile 2012 (doc. VII, n. 763) con la quale:
   dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 3, della legge della regione Umbria 14 agosto 1997 n. 28 (Disciplina delle attività agrituristiche), sollevate, in riferimento agli articoli 3, 9, secondo comma, e 41, primo comma, della Costituzione:
  alla XIII Commissione permanente (Agricoltura);
  sentenza n. 100 del 16-20 aprile 2012 (doc. VII, n. 765) con la quale:
   dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 della legge della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia 19 maggio 2011, n. 6 (Disposizioni in materia di attività estrattive e risorse geotermiche), promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri;
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 24 della legge della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia n. 6 del 2011, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:
  alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
  sentenza n. 101 del 16- 20 aprile 2012 (doc. VII, n. 766) con la quale:
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 114 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, recante il «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia. (Testo A)», sollevata, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Macerata:
  alla II Commissione permanente (Giustizia);
  sentenza n. 104 del 16-20 aprile 2012 (doc. VII, n. 767) con la quale:
   dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 (Disciplina del fallimento, del concordato preventivo e della liquidazione coatta amministrativa), sollevata, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, dal tribunale ordinario di Torre Annunziata:
  alla II Commissione permanente (Giustizia);

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
  con lettera in data 28 marzo 2012, sentenza n. 70 del 21-28 marzo 2012 (doc. VII, n. 748), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 1, commi da 5 (nel testo originario della norma) a 9, 5 e 10, comma 2, come integrato dalla nota informativa, allegata sub G, della legge della regione Campania 15 marzo 2011, n. 5 (Bilancio di previsione della regione Campania per l'anno 2011 e bilancio di previsione per il triennio 2011-2013);
   dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 246, primo periodo, della legge della regione Campania 15 marzo 2011, n. 4 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2011 e pluriennale 2011-2013 della regione Campania – Legge finanziaria regionale 2011), come sostituito dall'articolo 1, comma 1, della legge della regione Campania 6 dicembre 2011, n. 21 (Ulteriori disposizioni urgenti in materia di finanza regionale);
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 5, della legge della regione Campania n. 5 del 2011, come sostituito dall'articolo 1, comma 2, della legge della regione Campania n. 21 del 2011:
  alla V Commissione permanente (Bilancio);
  con lettera in data 30 marzo 2012, sentenza n. 74 del 21-30 marzo 2012 (doc. VII, n. 751), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 1, della legge della Provincia autonoma di Trento 7 aprile 2011, n. 7, recante «Modificazioni della legge provinciale sui lavori pubblici, della legge provinciale sulla ricerca e della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 (Norme in materia di governo dell'autonomia del Trentino)»;
   dichiara l'estinzione del processo, limitatamente alle questioni di legittimità costituzionale degli articoli 13, comma 1, e 47 della predetta legge provinciale;
   dichiara la cessazione della materia del contendere in riferimento alla questione relativa all'articolo 30, comma 4, della medesima legge provinciale:
  alla VIII Commissione permanente (Ambiente);
  con lettera in data 30 marzo 2012, sentenza n. 75 del 21-30 marzo 2012 (doc. VII, n. 752), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 111 (Attuazione della direttiva n. 90/314/CEE concernente i viaggi, le vacanze ed i circuiti «tutto compreso»), nella parte in cui, limitatamente alla responsabilità per danni alla persona, pone come limite all'obbligo di ristoro dei danni quello indicato dalla Convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio, firmata a Bruxelles il 23 aprile 1970, ratificata con la legge 27 dicembre 1977, n. 1084 (Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio - CCV):
  alla X Commissione permanente (Attività produttive);
  con lettera in data 5 aprile 2012, sentenza n. 78 del 2-5 aprile 2012 (doc. VII, n. 753), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 61, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie), convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10:
  alla VI Commissione permanente (Finanze);
  con lettera in data 5 aprile 2012, sentenza n. 79 del 2-5 aprile 2012 (doc. VII, n. 754), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6-bis della legge della regione Basilicata 1o luglio 2008, n. 12, sia nel testo originario introdotto dall'articolo 1 della legge della regione Basilicata 5 aprile 2011, n. 6 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 1o luglio 2008, n. 12. Riassetto organizzativo e territoriale del Servizio Sanitario regionale), sia in quello modificato dall'articolo 18 della legge della regione Basilicata 4 agosto 2011, n. 17 (Assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2011 e del bilancio pluriennale per il triennio 2011-2013):
  alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali);
  con lettera in data 5 aprile 2012, sentenza n. 80 del 2-5 aprile 2012 (doc. VII, n.  755), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 (Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246, nonché attuazione della direttiva 2008/122/CE, relativa ai contratti di multiproprietà, contratti relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, contratti di rivendita e di scambio), nella parte in cui dispone l'approvazione dell'articolo 1, limitatamente alle parole «necessarie all'esercizio unitario delle funzioni amministrative» e «ed altre norme in materia», nonché degli articoli 2, 3, 8, 9, 10, 11, comma 1, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 20, comma 2, 21, 23, commi 1 e 2, 30, comma 1, 68 e 69 dell'allegato 1 del decreto legislativo n. 79 del 2011;
   dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 79 del 2011, in relazione all'articolo 4, commi 1 e 2, dell'allegato 1 del medesimo decreto legislativo, promossa dalla regione Umbria per violazione degli articoli 76 e 77, primo comma della Costituzione;
   dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 79 del 2011, in relazione all'articolo 19 dell'allegato 1 del medesimo decreto legislativo, promossa dalla regione Veneto per violazione degli articoli 76 e 77, primo comma, della Costituzione;
   dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 79 del 2011, in relazione all'articolo 24 dell'allegato 1 del medesimo decreto legislativo, promossa dalle regioni Toscana, Puglia, Umbria e Veneto per violazione degli articolo 76 e 77, primo comma, della Costituzione;
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4, commi 1 e 2, dell'allegato 1 del decreto legislativo n. 79 del 2011, promossa dalla regione Umbria per violazione dell'articolo 117, quarto comma, della Costituzione;
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 19 dell'allegato 1 del decreto legislativo n. 79 del 2011, promossa dalla regione Veneto per violazione degli articolo 117, quarto comma, 118 e 120 della Costituzione;
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 24 dell'allegato 1 del decreto legislativo n. 79 del 2011, promossa dalle regioni Toscana, Puglia, Umbria e Veneto per violazione degli articoli 117, terzo e quarto comma, 118, primo comma, e 120 della Costituzione, e del principio di leale collaborazione:
  alla X Commissione permanente (Attività produttive);
  con lettera in data 12 aprile 2012, sentenza n. 85 del 2-12 aprile 2012 (doc. VII, n. 757), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, della legge della regione Veneto 18 marzo 2011, n. 7 (Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2011);
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 15, commi 1 e 2, della legge della regione Veneto n. 7 del 2011, nella parte in cui, nel sostituire l'articolo 16, comma 1, della legge della regione Veneto 27 novembre 1984, n. 58 (Disciplina degli interventi regionali in materia di protezione civile), e nell'introdurre nel medesimo articolo 16 il comma 1-bis, prevede che il presidente della provincia sia autorità di protezione civile, responsabile dell'organizzazione generale dei soccorsi a livello provinciale nei casi di emergenza di protezione civile, per gli eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del servizio nazionale della protezione civile):
  alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
  con lettera in 12 aprile 2012, sentenza n. 86 del 2-12 aprile 2012 (doc. VII, n. 758) con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21 della legge della regione Marche 29 aprile 2011, n. 7 (Attuazione della direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno e altre disposizioni per l'applicazione di norme dell'Unione europea e per la semplificazione dell'azione amministrativa. Legge comunitaria regionale 2011), articolo che sostituisce l'articolo 34 della legge della regione Marche 28 ottobre 2003, n. 20 (Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione);
   dichiara cessata la materia del contendere relativamente alla questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2 della legge della regione Marche n. 7 del 2011, che ha sostituito l'articolo 29 della legge della regione Marche 23 gennaio 1996, n. 4 (Disciplina delle attività professionali nel settore del turismo e del tempo libero), nella parte in cui ha inserito i commi 6 e 7, questione sollevata dal Presidente del Consiglio dei ministri in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione:
  alla X Commissione permanente (Attività produttive);
  con lettera in data 12 aprile 2012, sentenza n. 90 del 2-12 aprile 2012 (doc. VII, n. 761), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 5, comma 5-ter, della legge della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol 21 luglio 2000, n. 3 (Norme urgenti in materia di personale), aggiunto dall'articolo 4, comma 1, lettera b), della legge della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol 17 maggio 2011, n. 4 (Modifica dell'ordinamento e delle norme in materia di personale della regione e delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento e Bolzano);
   dichiara cessata la materia del contendere relativamente alla questione di legittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, lettera a), della legge della regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol n. 4 del 2011:
  alla XI Commissione permanente (Lavoro);
  con lettera in data 18 aprile 2012, sentenza n. 91 del 4-18 aprile 2012 (doc. VII, n. 762), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge della regione Puglia 8 aprile 2011, n. 5, recante «Norme in materia di residenze sanitarie e socio-sanitarie assistenziali (RSSA), riabilitazione e hospice e disposizioni urgenti in materia sanitaria»;
   dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3 della legge della regione Puglia n. 5 del 2011, promossa dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione:
  alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XII (Affari sociali);
  con lettera in data 20 aprile 2012, sentenza n. 99 del 16-20 aprile 2012 (doc. VII, n. 764), con la quale:
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 9, della legge della regione autonoma Sardegna 30 giugno 2011, n. 12 (Disposizioni nei vari settori d'intervento);
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 18, comma 20, della predetta legge regionale n. 12 del 2011;
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 20, comma 2, della predetta legge regionale n. 12 del 2011;
   dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21 della predetta legge regionale n. 12 del 2011;
   dichiara inammissibile la questione relativa all'articolo 3, comma 1, della predetta legge regionale n. 12 del 2011;
   dichiara inammissibile la questione relativa all'articolo 18, comma 23, lettera c), della predetta legge regionale n. 12 del 2011;
   dichiara inammissibile la questione relativa all'articolo 20, comma 1, della predetta legge regionale n. 12 del 2011:
  alla I Commissione permanente (Affari costituzionali).

Trasmissioni dal vice ministro dell'economia e delle finanze.

  Il vice ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 17 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 59, comma 1, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, l'atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle agenzie fiscali, per il triennio 2012-2014 (doc. n. CII n. 1).

  Questo documento – che sarà stampato – è trasmesso alla VI Commissione (Finanze).

  Il vice ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545, la relazione sull'andamento dell'attività degli organi di giurisdizione tributaria sulla base degli elementi predisposti dal Consiglio di presidenza, riferita al periodo 1o gennaio – 31 dicembre 2009, (doc. CLV, n. 3).

  Questo documento – che sarà stampato – è trasmesso alla II Commissione (Giustizia) e alla VI Commissione (Finanze).

  Il vice ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 19 aprile 2012, ha trasmesso la relazione, aggiornata al mese di novembre 2011, sul monitoraggio degli incassi e dei pagamenti del bilancio dello Stato e delle spese aventi impatto diretto sul conto delle pubbliche amministrazioni per l'anno 2011.

  Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettere in data 18 aprile 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, concernente «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e modifiche al codice della navigazione, in attuazione della direttiva 94/56/CE del Consiglio, del 21 novembre 1994», le relazioni di inchiesta relative agli incidenti occorsi all'aeromobile Discus 2cT marche D-KETE, il 7 luglio 2007, in località Fuipiano Valle Imagna (Bergamo) e all'aeromobile Sukhoi Su-31 marche 1-JECT, il 26 agosto 2009, in località Cascina Stampa, nel comune di Cusago (Milano).

  Questa documentazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal ministro degli affari esteri.

  Il ministro degli affari esteri, con lettere del 19 aprile 2012, ha trasmesso due note relative all'attuazione data agli ordini del giorno Gianni FARINA ed altri n. 9/4829-A/48 e NARDUCCI ed altri n. 9/4829-A/139, accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 16 dicembre 2011, concernenti il reperimento di risorse supplementari da destinare ai corsi di lingua italiana per i connazionali all'estero e le modalità di gestione dell'intervento pubblico per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.

  Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla III Commissione (Affari esteri) competente per materia.

  Il Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 24 aprile 2012, ha trasmesso, in allegato al Documento di economia e finanza 2012 (doc. LVII, n. 5), il programma delle infrastrutture strategiche (articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443) – rapporto intermedio (Allegato IV-bis).

  Questo documento è stato trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e a tutte le altre Commissioni permanenti, nonché alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 20, 23 e 24 aprile 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Valutazione intermedia del Programma europeo di ricerca metrologica – EMRP (COM(2012)174 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una strategia per gli appalti elettronici (COM(2012)179 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Verso una ripresa fonte di occupazione (COM(2012)173 final) nonché documenti di lavoro dei servizi della Commissione, che accompagnano la predetta comunicazione, «Sfruttare il potenziale di occupazione offerto dai servizi per la persona e la famiglia» (SWD(2012)95 final) e «Un quadro di qualità per i tirocini» (SWD(2012)99 final), che sono assegnati in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro).

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 24 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 1999/4/CE, 2000/36/CE, 2001/111/CE, 2001/113/CE e 2001/114/CE per quanto riguarda le competenze da conferire alla Commissione (COM(2012)150 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 2 aprile 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nonché alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 20 aprile 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Lusciano (Caserta), Mezzanino (Pavia), Duronia (Campobasso) e Sanza (Salerno).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

  Il presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con lettera in data 17 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia dei verbali delle sedute della Commissione relative ai mesi di gennaio e febbraio 2012.

  Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissioni dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

  Il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, con lettere in data 27 marzo e 19 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 89, della legge 23 agosto 2004, n. 239, le relazioni sul monitoraggio dello sviluppo degli impianti di generazione distribuita ed analisi dei possibili effetti della generazione distribuita sul sistema elettrico nazionale, riferite agli anni 2009 (doc. XCVIII, n. 2) e 2010 (doc. XCVIII, n. 3).

  Questo documento – che sarà stampato – è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissioni dal difensore civico della regione Lombardia.

  Il difensore civico della regione Lombardia, con lettere in data 20 marzo e 18 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, le relazioni sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relative all'anno 2010 (doc. CXXVIII, n. 43) e all'anno 2011 (doc. CXXVIII, n. 44).

  Questi documenti – che saranno stampati – sono trasmessi alla I Commissione (Affari costituzionali).

Comunicazione ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

  La Azienda unità sanitaria locale n. 4 di Terni, con lettera in data 16 aprile 2012, ha trasmesso alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la comunicazione concernente il conferimento di un contratto di consulenza, con l'indicazione del destinatario e dell'importo del relativo compenso.

  Tale comunicazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Comunicazione di una nomina ministeriale.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 19 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento al dottor Francesco Troisi, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di reggenza della direzione generale per la regolamentazione del settore postale, nell'ambito del Dipartimento per le comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico.
  Tale comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Intendimenti del Governo in ordine all'istituzione di una procura nazionale in materia di infortuni sul lavoro – 3-02223

   GIULIETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tragico fenomeno delle morti sul lavoro continua a far rilevare numeri non degni di una qualsiasi nazione civile;
   su questo tema si sono ripetuti più volte i solenni richiami delle più autorevoli voci del mondo istituzionale, civile e religioso;
   oltre 100 parlamentari di ogni schieramento hanno reclamato una pubblica discussione su questo tema e hanno chiesto la istituzione di una «procura nazionale contro gli incidenti sul lavoro»;
   la medesima richiesta, peraltro, è stata avanzata anche da molte associazioni dei familiari delle vittime e dai giudici di Torino che, in questi ultimi mesi, hanno portato a conclusione i processi per il rogo alla Thyssen e per i decessi causati dall'amianto nella zona di Casale Monferrato;
   le indagini sulle cause di tanti infortuni, spesso mortali, richiedono sempre più un incrocio tra competenze e professionalità diverse –:
   se il Governo non ritenga di valutare la possibilità, sentito il competente organo di autogoverno della magistratura e nel pieno rispetto delle diverse competenze, di adottare iniziative normative per l'istituzione della suddetta procura e comunque per promuovere forme di coordinamento che rendano più efficace il lavoro di prevenzione e contrasto, salvaguardando quel prezioso patrimonio di competenze accumulato in questi anni. (3-02223)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Elementi in relazione allo stato di attuazione delle disposizioni previste dai commi 220 e 221 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in materia di confisca di beni per reati contro la pubblica amministrazione – 3-02224

   ROSSOMANDO, FERRANTI, PEDOTO, REALACCI, MARAN, AMICI, QUARTIANI e GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   è ormai un dato acquisito che il fenomeno della corruzione danneggia non solo l'etica pubblica e la correttezza dei rapporti tra cittadino e Stato, ma produce un danno economico enorme al Paese, sia come danno erariale, quantificato in almeno 60 miliardi di euro all'anno (come ha affermato il procuratore generale aggiunto della Corte dei conti, Maria Teresa Arganelli, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario), sia come danno alla competitività dei settori della nostra economia, anche a causa dell'alterazione del regime della libera concorrenza;
   oggi ancora più acutamente che nel passato, nell'attuale crisi economica che attraversa il Paese, pesa la sottrazione di risorse alla pubblica amministrazione;
   nella XV legislatura era stata presentata una proposta di legge (Atto Camera n. 1358 a firma Spini e Realacci del 13 luglio 2006), che aveva l'obiettivo di ampliare le ipotesi di confisca e, quindi, di sequestro preventivo già previste dall'articolo 322-ter del codice penale, estendendo anche ai reati più gravi contro la pubblica amministrazione la disciplina contenuta nell'articolo 12-sexies del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356;
   tale normativa veniva trasfusa tramite un emendamento nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), (articolo 1, commi 220-221);
   in particolare, veniva così disposto che ai beni confiscati per reati contro la pubblica amministrazione si applichi la stessa disciplina di quelli confiscati per reati di mafia e che i proventi dell'affitto, della vendita e della liquidazione dei beni siano versati nelle entrate del bilancio dello Stato per essere riassegnati in qual misura al finanziamento degli interventi per l'edilizia scolastica e per l'informatizzazione del processo;
   come per l'utilizzo per fini sociali dei beni confiscati alla mafia, anche in questo caso l'attuazione della normativa citata ha un alto valore di sensibilizzazione sul significato civile del recupero e del riutilizzo dei patrimoni accumulati illecitamente –:
   quale sia lo stato di attuazione delle norme contenute nell'articolo 1, commi 220-221, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) e, in particolare, quale sia il numero dei processi per corruzione a cui risultano essere state applicate, quale sia l'entità e la tipologia dei beni confiscati e se, e in che misura, sia stata data attuazione all'impiego delle somme ricavate per interventi per l'edilizia scolastica e per l'informatizzazione del processo o, comunque, in quale fondo tali somme siano confluite. (3-02224)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto ferroviario notturno e per incrementare l'offerta di treni locali – 3-02225

   MARMO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   Trenitalia ha eliminato numerosi collegamenti ferroviari notturni tra il Nord e il Sud del Paese;
   tale provvedimento ha determinato notevoli disagi ai tanti cittadini che per svariate ragioni scelgono i treni notturni e un contestuale sovraffollamento dei convogli usati per effettuare le poche corse ancora operative;
   tale sovraffollamento ha provocato, oltre i prevedibili disagi all'utenza in particolare pendolare, l'ulteriore peggioramento delle già precarie condizioni di pulizia dei vagoni e l'aggravarsi delle condizioni di sicurezza;
   tale situazione ha suscitato una corale reazione di protesta da parte di numerose associazioni di consumatori, che hanno ripetutamente e inutilmente posto a Trenitalia la questione della sicurezza nei convogli notturni;
   ad esempio, in data 19 marzo 2012 un numero ingente di immigrati tunisini provenienti da tutta Europa, fuorviati dalla falsa notizia di una sanatoria che avrebbe consentito ad una onlus romana di rilasciare permessi di soggiorno con facilità, ha letteralmente invaso i treni notturni; tale flusso straordinario di immigrati, molti dei quali in condizioni di ebbrezza, ha arrecato notevoli disagi ai passeggeri, in particolar modo sul treno notturno che collega Torino a Roma;
   dalle amministrazioni locali e dai pendolari provengono pressanti richieste di ammodernamento e ulteriore incremento dell'offerta di treni locali capaci di soddisfare l'enorme richiesta di trasporto ferroviario locale, alla quale Trenitalia non riesce a fare fronte –:
   quali iniziative intenda assumere, nei confronti del management di Trenitalia per garantire una maggiore sicurezza sui treni notturni, assicurare ai collegamenti adeguati standard di igiene e di sicurezza, rivedere la decisione di ridurre i collegamenti notturni e, al contempo, incrementare l'offerta di treni locali e l'ammodernamento di quelli in servizio, attesa la crescente richiesta proveniente, in particolar modo, dalle amministrazioni locali, dai pendolari e da chi non può permettersi i prezzi dei collegamenti ad alta velocità. (3-02225)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Intendimenti del Governo in merito alla gestione commissariale dell'Aero Club d'Italia – 3-02226

   RAISI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 16 aprile 2012 scadeva la seconda proroga, concessa in data 16 gennaio 2012, alla carica di commissario straordinario dell'Aero Club d'Italia del senatore Giuseppe Leoni;
   nonostante gli esposti depositati alla procura della Repubblica ed alla Corte dei conti, il clamore suscitato dagli articoli di stampa e dai servizi radiotelevisivi, il fallimento della proposta statutaria del commissario straordinario rilevato, altresì, dal Consiglio di Stato, nonché la pubblica petizione sottoscritta da numerosi piloti (alla quale lo stesso Leoni avrebbe reagito con lettere di richiamo e «ritorsioni» professionali nei confronti di alcuni firmatari), il Ministro interrogato ha ritenuto di riconfermare il senatore Leoni nella carica di commissario straordinario;
   in passato sono state presentate numerose interrogazioni volte a chiarire molti aspetti della complessa vicenda, nonché a valutare l'opportunità di adeguati controlli, anche con riferimento ad episodi di spreco di denaro pubblico a fini privati;
   il 21 febbraio 2012 l'interrogante presentava un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea al Ministro interrogato (la n. 3-02122) sull'argomento, evidenziando che il senatore Leoni è stato più volte nominato commissario dell'Aero Club in aperta violazione di una disposizione di legge: l'articolo 7 della legge n. 340 del 1954 limita, infatti, ad un anno la durata massima dei casi di commissariamento dell'Aero Club d'Italia, per cui non si comprendono le motivazioni per cui il Ministro interrogato confermi, per la terza volta consecutiva, il senatore Leoni nella predetta carica;
   l'interrogante chiedeva, quindi, se il Governo, considerato che i fatti sopra evidenziati creano un vulnus irreparabile nel rapporto fiduciario e di garanzia di buon andamento cui il ruolo di commissario straordinario dovrebbe essere informato, intendesse confermare o revocare al senatore Giuseppe Leoni l'incarico di commissario straordinario dell'ente e se, in ottemperanza ai principi costituzionali che regolano l'accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive pubbliche in condizioni di uguaglianza (articolo 51 della Costituzione) e agli opportuni principi di correttezza istituzionale, trasparenza e uguaglianza condivisi ed applicati anche nella pubblica amministrazione (articolo 60 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000), non si ritenesse conveniente inserire nell'emanando statuto dell'Aero Club d'Italia, ovvero emettendo altro provvedimento, una disposizione normativa per la quale colui che ha svolto la funzione di commissario straordinario dell'ente stesso risulti, in seguito, ineleggibile a qualsiasi carica e/o funzione elettiva all'interno dell'Aero Club d'Italia;
   il Ministro per i rapporti con il Parlamento, che interveniva nella seduta dell'Assemblea dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in sostituzione del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, rispondeva che «le modifiche statutarie proposte dal commissario straordinario sono tuttora all'esame dei Ministeri vigilanti e che è imminente l'approvazione del nuovo statuto», ma «in ogni caso, considerata la delicatezza della vicenda sottoposta all'attenzione del Governo», assicurava che sarebbero stati «portati a termine gli approfondimenti del caso al fine di accertare la correttezza dell'operato degli organi dell'ente»;
   in quella sede l'interrogante replicava sostenendo, tra l'altro, l'evidenza documentale del reato di peculato e si impegnava a trasmettere al Ministero la documentazione comprovante l'ipotesi di reato;
   successivamente emergeva anche la prova documentale, già trasmessa al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che l'aumento della quota di iscrizione dell'Aero Club d'Italia alla Federazione aeronautica internazionale, lungi dal costituire una questione di prestigio e di buon andamento dell'ente, è stata deliberata al solo fine (riportato nella documentazione della Federazione aeronautica internazionale) di pagare un debito contratto da un comitato privato nei confronti della Federazione aeronautica internazionale stessa, con l'indebito utilizzo e distrazione del denaro pubblico dell'Aero Club d'Italia con riferimento a sprechi e distrazioni di denaro pubblico a fini privati;
   sulla base delle evidenze documentali che confermavano l'esistenza del reato di peculato, l'interrogante presentava un esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Bologna;
   nei mesi di febbraio, marzo ed aprile 2012 su alcune riviste specializzate del settore («Volare» e «Volo Sportivo») sono stati pubblicati degli articoli che portavano in evidenza lo scandalo della gestione dell'Aero Club d'Italia da parte del commissario straordinario: i fatti venivano ampiamente diffusi su scala nazionale, suscitando pubblico scandalo a seguito della trasmissione «Le Iene» del canale televisivo Italia1 (il servizio nel quale appare il commissario straordinario estremamente imbarazzato ed incapace di dar conto delle ipotesi di peculato contestategli dai giornalisti è ad oggi ancora visibile su internet);
   il Consiglio di Stato, con decisione del 22 marzo 2012, sospendeva l'approvazione dello statuto e, in accoglimento delle istanze del professor avvocato Caputi Jambrenghi, rilevava vari profili di abnormità sia nell’iter formale di approvazione, sia sotto il profilo sostanziale, richiedendo di conseguenza numerosi adempimenti da parte dei ministeri interessati. In particolare, veniva evidenziato dal Consiglio di Stato che lo statuto proposto dal commissario straordinario presentava numerose innovazioni non previste e non richieste dai criteri direttivi della delega conferita al commissario straordinario, tanto da non integrare le semplici modifiche richieste dal decreto legislativo, ma addirittura costituire una riscrittura totale «ex novo» dello statuto stesso con rilevanti modifiche non richieste all'assetto dell'ente;
   l’iter di approvazione dello statuto, pertanto, secondo il Consiglio di Stato, dovrà sostanzialmente essere rivisto completamente. Al contrario di quanto riferito dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, si è dunque ben lungi da un'imminente approvazione, tanto che ben 16 mesi sono stati sprecati dal commissario straordinario dell'Aero Club d'Italia, il quale avrebbe dovuto, a norma del decreto di nomina, completare il lavoro in 90 giorni;
   l'avvocato Luca Biagi provvedeva a depositare un esposto alla Corte dei conti a seguito dei fatti anzi evidenziati e, in particolare, con riguardo alla distrazione di denaro pubblico evidenziatasi nelle seguenti delibere:
    a) delibera commissariale dell'Aero Club d'Italia n. 234 del 20 luglio 2011, con la quale i fondi dell'ente venivano distratti al fine di pagare la parcella professionale di avvocati per una causa civile intentata personalmente dal senatore Leoni, nella quale l'Aero Club d'Italia non era né parte sostanziale, né parte avente alcun interesse ad agire (come attestato nella sentenza stessa del tribunale);
    b) delibera commissariale dell'Aero Club d'Italia n. 48 del 9 febbraio 2011, con la quale il commissario straordinario provvedeva, attraverso un escamotage di volontario aumento di quote di iscrizione alla Federazione aeronautica internazionale da parte dell'Aero Club d'Italia, a pagare con il denaro pubblico dell'ente stesso un debito contratto da un comitato privato;
    c) delibera commissariale dell'Aero Club d'Italia n. 321 del 15 giugno 2011, con la quale si provvedeva all'acquisto di un costoso orologio (dal valore di 3.700,00 euro), al fine di regalarlo ad un attore cinematografico, il quale ha poi dichiarato di non aver mai ricevuto tale oggetto;
   in data 12 aprile 2012 il professor avvocato Caputi Jambrenghi depositava al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, presso la direzione generale del dottor Pelosi, un'istanza ampiamente motivata con la quale rappresentava, attesa la situazione di vera e propria sofferenza nella quale versa la vita associativa dell'Aero Club d'Italia, l'urgenza di non investire per la quarta volta consecutiva il senatore Leoni del compito commissariale, bensì altra persona che ispiri la propria attività unicamente alle finalità istituzionali dell'ente –:
   quali ragioni abbiano condotto il Governo a prorogare ulteriormente la gestione commissariale da parte del senatore Giuseppe Leoni e se, anche alla luce di quanto evidenziato in premessa, il Governo intenda revocare o confermare allo stesso l'incarico di commissario straordinario dell'ente. (3-02226)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Intendimenti del Governo in relazione alla governance della Rai – 3-02227

   DI PIETRO, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI e MURA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 20 della legge n. 112 del 2004, recante «Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della Rai-Radiotelevisione italiana s.p.a., nonché delega al Governo per testo unico della radiotelevisione» (cosiddetta legge Gasparri), e l'articolo 49 del decreto legislativo n. 177 del 2005, recante il «Testo Unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», recano disposizioni in materia di disciplina della Rai-Radiotelevisione italiana s.p.a.;
   tali norme, con riferimento alla costituzione del consiglio di amministrazione della Rai, composto da nove membri, prevedono una disciplina transitoria fino alla completa privatizzazione della Rai. In particolare, si dispone che qualora il numero delle azioni alienato non superi la quota del 10 per cento del capitale della Rai, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi indica sette membri eleggendoli con il voto limitato a uno, mentre i restanti due membri, tra cui il presidente, sono invece indicati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Fino alla completa alienazione della partecipazione dello Stato, il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze presenta un'autonoma lista di candidati, formulata sulla base delle delibere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e delle indicazioni del Ministero, in numero proporzionale al numero delle quote possedute. Infine, una volta completato il processo di privatizzazione, il consiglio di amministrazione è nominato dall'assemblea, mediante voto di lista;
   come ampiamente rilevato dalla stampa nazionale, il consiglio di amministrazione della Rai è ormai scaduto da più di due settimane ed il silenzio generale che circonda questa scadenza non fa presagire nulla di positivo;
   ad avviso degli interroganti, è da considerarsi inammissibile che la più grande azienda editoriale del Paese rischi di incorrere in una paralisi decisionale a tutto vantaggio della concorrenza e, soprattutto, appare quanto mai urgente modificare le norme che disciplinano la nomina dei membri del consiglio di amministrazione della Rai;
   appare, altresì, fondamentale superare tutte quelle regole che in questi ultimi dieci anni hanno rafforzato il controllo dei Governi e dei partiti sul servizio pubblico radiotelevisivo e, in particolare, garantire la costituzione di un organo di vertice credibile, competente e sopratutto libero da ogni forma di dipendenza dai partiti e dai conflitti di interesse;
   sino ad oggi l'Esecutivo non ha assunto alcuna iniziativa per modificare in tal senso la normativa vigente, né tanto meno per evitare, di fatto, un dannoso regime di prorogatio dello già scaduto consiglio di amministrazione della Rai;
   il prolungarsi di questa dannosa situazione, ad avviso degli interroganti, sta infliggendo al servizio pubblico radiotelevisivo rilevanti danni di immagine, di competitività ed innovazione, di equilibrio economico, oltre che di possibilità di assolvere al meglio la sua funzione di garante del pluralismo televisivo e del diritto dei cittadini ad una informazione libera –:
   se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per risolvere le problematiche descritte dalla presente interrogazione, con quali modalità e tempi, e se, in particolare, intenda avanzare proposte di riforma dei meccanismi vigenti di nomina del consiglio di amministrazione della Rai, ovvero intenda procedere alla definizione delle nomine di propria competenza secondo le disposizioni dettate dalla legislazione vigente e, in tal caso, sia disponibile a fornire i curricula delle persone indicate. (3-02227)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Iniziative per l'aggiornamento del decreto del Ministro della difesa del 16 settembre 2003 al fine di ammettere la chirurgia refrattiva per mezzo di tecniche non incisionali (prk) anche per piloti e navigatori – 3-02228

   CALGARO, BOSI, MARCAZZAN, NUNZIO FRANCESCO TESTA, BINETTI, COMPAGNON, CICCANTI, MEREU, NARO, VOLONTÈ, LIBÈ, OCCHIUTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con decreto del Ministro della difesa del 16 settembre 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 17 ottobre 2003, n. 242, è stato stabilito l’«Elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa di non idoneità ai servizi di navigazione aerea e criteri da adottare per l'accertamento e la valutazione ai fini dell'idoneità»;
   il suddetto decreto viene applicato al seguente personale dell'Aeronautica militare, nonché delle altre Forze armate, dei Corpi armati dello Stato e dei vigili del fuoco:
    a) piloti e navigatori;
    b) personale impiegato a bordo di aeromobili, in base alla normativa vigente, con mansioni diverse da quelle di pilota e navigatore;
    c) assistenti e controllori del traffico aereo, assistenti e controllori della difesa aerea limitatamente alle imperfezioni ed infermità afferenti la neurologia, la psichiatria, l'oftalmologia e l'otorinolaringoiatria;
   all'articolo 21 del citato decreto, vengono elencate le imperfezioni in materia di oftalmologia. In particolare, la lettera g) del medesimo articolo stabilisce che la chirurgia refrattiva, a determinate condizioni, è ammessa per il personale in servizio, ad esclusione di piloti e navigatori;
   alla luce anche di specifici studi sulla materia, è concorde opinione che la chirurgia refrattiva con tecnica laser, nel consentire il totale recupero delle imperfezioni eventualmente presenti, non arreca nessun tipo di pregiudizio in termini di salute in generale e dell'apparato oculare in particolare, per il soggetto che se ne avvale. Tale tesi è ufficialmente avvalorata anche dalle posizioni assunte al riguardo dall'Ente spaziale americano (Nasa) e dalla Forza aerea degli Stati Uniti d'America (US Air force);
   lo stesso ente Nasa, infatti, nell'ambito delle severissime regole previste per la concessione dell'idoneità a soggetti che vengono chiamati a svolgere l'attività di astronauta, ammette al servizio, concedendo quindi l'idoneità, anche i soggetti che si siano sottoposti a chirurgia refrattiva con tecnica laser (prk e lasik);
   anche la US Air force ha ammesso la chirurgia refrattiva con tecnica laser (prk) già dal 2001 e dal 2007 consente anche l'utilizzo della più recente tecnica lasik, essendo state superate le restrizioni inizialmente applicate in funzione delle alte quote e delle particolari performance richieste per la navigazione aerea;
   va tenuto conto della necessità di un adeguamento periodico dei parametri di idoneità (così come avvenuto in precedenza con i provvedimenti del 1990, del 1994, del 1996, del 2000 e del 2003) –:
   se il Ministro interrogato intenda predisporre idonee iniziative atte a consentire il necessario aggiornamento del suddetto decreto ministeriale del 16 settembre 2003, affinché, in relazione all'intervenuta evoluzione delle esigenze operativo-funzionali e della scienza medica, sia ammessa la chirurgia refrattiva per mezzo di tecniche non incisionali (prk) anche per i piloti e navigatori, posto che tale aggiornamento consentirebbe di omologare i criteri selettivi di idoneità vigenti in Italia a quelli previsti nelle altre nazioni, consentendo ai nostri militari di rimanere al passo con le realtà internazionali con cui quotidianamente ormai si confrontano. (3-02228)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Chiarimenti in merito all'annunciato disegno di legge di riforma del settore della difesa – 3-02229

   CICU e BALDELLI. Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   è in corso un ampio dibattito sulle prospettive di riforma nel settore della difesa;
   su questi aspetti nel mese di febbraio 2012 il Ministro interrogato ha illustrato le linee di indirizzo di una profonda revisione dello strumento militare prima in Consiglio supremo di difesa, poi in Consiglio dei ministri e, quindi, ne ha dato comunicazione alle commissioni parlamentari;
   nella giornata del 31 marzo 2012 anche il Sottosegretario per la difesa, Gianluigi Magri, ha dichiarato alla stampa che il suo ministero sta approntando uno studio per la ristrutturazione dello strumento militare e che nelle prossime settimane è prevista la presentazione di un disegno di legge di delega che definisca obiettivi e modalità della suddetta ristrutturazione;
   in base alle dichiarazioni rese dal Ministro interrogato, il progetto di riforma sarà particolarmente articolato e dovrebbe condurre ad assicurare al settore nel tempo un livello stabile di risorse ed a ridurre l'organico di circa 33.000 militari e 10.000 civili, anche mediante procedure di mobilità e di collocamento in aspettativa –:
   se il Ministro interrogato ritenga di fornire informazioni sull’iter endogovernativo del disegno di legge, chiarendo, in particolare, se sia stato già raggiunto l'accordo, per quanto detto in premessa, con i Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, e se si intenda coinvolgere le rappresentanze militari prima dell'adozione del suddetto disegno di legge in Consiglio dei ministri. (3-02229)
(Presentata il 24 aprile 2012)


Orientamenti del Governo in merito all'ipotesi di riduzione del contingente militare italiano in Afghanistan – 3-02230

   DOZZO, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la cosiddetta transition strategy adottata dalla Nato a Lisbona sta producendo apprezzabili risultati, come prova la prestazione resa dalle forze di sicurezza afgane in occasione degli assalti a Kabul del 15 aprile 2012;
   ciò nonostante, è evidente una tendenza degli Stati partecipanti alla missione Isaf ad assumere decisioni sul futuro del proprio impegno al di fuori di qualsiasi concertazione. Il Premier australiano, ad esempio, ha annunciato la scorsa settimana l'intenzione del proprio Governo di ritirare in anticipo le truppe, salvo poi correggersi in un successivo momento, mentre la Norvegia si accingerebbe a chiudere il proprio gruppo di ricostruzione provinciale (prt) nella regione settentrionale;
   tali argomenti – futuro della missione Isaf e transition strategy – sono stati oggetto di un recente vertice ministeriale Nato –:
   se stiano maturando i presupposti di una consistente riduzione del nostro contingente dispiegato in Afghanistan.
(3-02230)
(Presentata il 24 aprile 2012)


DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2012 (DOC. LVII, N. 5)

Doc. LVII, n. 5 – Risoluzioni

RISOLUZIONI

   La Camera,
   premesso che:
    la situazione complessiva della Nazione rimane allarmante. Gli ultimi interventi del presidente della Corte dei conti e del Governatore della Banca d'Italia vanno in questa direzione;
    i decreti «Salva Italia» e «Cresci Italia» hanno portato solamente un aumento spropositato della pressione fiscale che trascina il nostro Paese in una recessione preoccupante;
    lo stesso vice direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi, rispondendo alle domande di alcuni parlamentari nel corso di una audizione alla Camera sul DEF, ha ricordato come «la pressione fiscale sia molto alta in Italia sia nel confronto storico che internazionale», è una «situazione – ha detto – che mette a repentaglio il rilancio della crescita che rappresenta l'obiettivo principale che noi dobbiamo porci». Per Rossi, infatti, si tratta «dell'obiettivo nazionale interrompere un lungo periodo crescita bassa e stagnazione. È indubbio che per cogliere l'obiettivo bisognerà trovare il modo di ridurre la pressione fiscale, e in modo particolare le aliquote legali» su lavoratori e imprese;
    a peggiorare la situazione la notizia che il nostro Paese resta in fondo alla classifica Ocse sui salari, scivolando al 23/o dal 22/o posto su 34 paesi membri dell'organizzazione ed è dietro a Spagna, Irlanda e a tutti i big europei. Il salario netto medio di un single senza figli a carico, in Italia nel 2011 è stato di 25.160 dollari, all'attuale tasso di cambio, inferiore alla media Ocse (27,111 dollari);
    per uscire dalle difficoltà in cui ci troviamo, servirebbe una strategia politica comune come ha ricordato nei giorni scorsi all'Europarlamento anche il presidente della Bce, Mario Draghi, e quindi anzitutto una diagnosi condivisa dei problemi da risolvere;
    in Italia abbiamo tre grandi problemi da affrontare: una «recessione da austerità», una crisi finanziaria che non è finita e manca una vera strategia per la crescita, cosa che trasforma l'odierna sofferenza economica in un vero e proprio allarme sociale;
    oltre a quanto evidenziato vi è un ulteriore enorme problema che limita fortemente la crescita del nostro Paese e cioè la disparità tra Nord e Sud. Non vi può essere una crescita reale se non si riduce il gap esistente;
    questo presuppone che il Governo agisca in maniera convinta, senza palliativi, attraverso un piano specifico di sviluppo per il Mezzogiorno d'Italia,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative normative volte ad adattare gli studi di settore alle condizioni di particolare svantaggio in cui si trovano gli operatori economici e commerciali delle regioni meridionali ed in modo particolare ad istituire, in quelle aree una vera «No Tax area» attraverso un serrato confronto con le istituzioni europee;
   ad assumere iniziative volte allo sviluppo delle infrastrutture autostradali, ferroviarie e marittime nel Mezzogiorno d'Italia attraverso un vero e proprio piano quadro implementando le risorse già stanziate attraverso il Piano per il Sud;
   ad assumere iniziative volte al potenziamento ed alla crescita delle strutture turistiche ed alle azioni ad esse correlate favorendo così la promozione del Sud del Paese come zona di arte, cultura e natura ampliando così le offerte a livello internazionale anche attraverso un concorso internazionale di idee per uno sviluppo del Mezzogiorno d'Italia;
   ad assumere iniziative volte alla promozione del comparto agro-alimentare del Sud, che versa in una situazione di particolare difficoltà, favorendo la filiera della produzione agricola sino alla trasformazione e alla commercializzazione.
(6-00106) «Iannaccone, Belcastro, Porfidia».


   La Camera,
   esaminato il Documento di economia e finanza (DEF) 2012;
   premesso che:
    il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2012, il più importante documento di programmazione della politica economica nazionale che delinea, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo;
    il quadro aggiornato di finanza pubblica per il periodo 2012-2015 contenuto nel DEF evidenzia come le misure adottate nella seconda metà del 2011 dovrebbero consentire di raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio in termini strutturali, ossia al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, in conformità con l'obiettivo concordato in sede europea e come il raggiungimento di questo obiettivo, già calendarizzato peraltro dal precedente Governo, passi tuttavia anche attraverso ulteriori operazioni, come l'introduzione del vincolo del pareggio di bilancio nell'ordinamento costituzionale, come la ripresa del surplus, che nel 2013 sarà pari allo 0,6 per cento, parimenti ad un avanzo primario che nel 2015 raggiungerà il 5,7 per cento, in significativo incremento rispetto all'1,0 per cento del 2011 e al 3,6 per cento dell'anno in corso;
    lo stesso pareggio di bilancio che il Governo attende raggiungere nel prossimo anno sarà tuttavia parziale, dal momento che con un deficit pari allo –0,5 per cento, vengono soddisfatte le condizioni imposte a livello europeo, che fissano a tale livello il close to balance, mentre il deficit zero, che avrebbe dovuto realizzarsi nel 2013, dovrebbe essere raggiunto solo nel 2015 anche se, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale (FMI), le stime del Governo italiano sono troppo ottimiste, tanto che il tanto atteso pareggio non arriverebbe prima del 2017;
    il pareggio di bilancio, così come conseguito, non appare certamente virtuoso, dal momento che l'equilibrio generato dalle manovre, caratterizzato da una forte asimmetria tra gli effetti restrittivi prodotti dalla manovra di bilancio e l'impatto virtuoso delle misure di sostegno all'economia, appare assolutamente instabile, anche in ragione del fatto che l'elevato livello di entrate e di spese pubbliche, unito all'inflazione, in rapida ascesa, congiuntamente ad una compressione del reddito disponibile delle famiglie e delle imprese, non potrà che determinare una repentina caduta della propensione al consumo, con effetti recessivi sul PIL nazionale;
    nel quadro finanziario esposto nel DEF, l'equilibrio dei conti è infatti affidato esclusivamente ad interventi di tipo correttivo, il cui gettito è stimato in 50 miliardi per il 2012, oltre 75 nel 2013 e 81 nel 2014 e affidati quasi esclusivamente alla componente fiscale, costituita da oltre l'82 per cento dei 50 miliardi di euro stimati nel 2012, quasi il 70 per cento nel 2013 e oltre il 65 per cento nel 2014, così da far prevedere come logica conseguenza l'aumento della pressione fiscale per tutto il prossimo triennio;
    l'urgenza del riequilibrio dei conti si è perciò tradotta, per il Governo, nel ricorso all'inasprimento del prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea con il confronto europeo e innescando le condizioni per ulteriori effetti recessivi indotti dalle medesime restrizioni di bilancio, in quanto l'attuale rischio è rappresentato da un impoverimento dei benefici attesi dalle manovre e il conseguente utilizzo di nuovi adeguamenti alle manovre correttive già in atto;
    le previsioni contenute all'interno del documento finanziario in merito all'indebitamento stimano come quest'ultimo, nel 2012, dovrebbe scendere al –1,7 per cento, al di sotto dunque del valore di riferimento del 3 per cento, per ridursi poi ulteriormente negli anni successivi fino a stabilizzarsi su una situazione di pareggio nel 2015, anche se il documento presenta un contesto economico generale caratterizzato da un deterioramento delle condizioni economiche laddove, nel 2012, il PIL viene previsto in decrescita di 1,2 per cento, un valore che aggiorna negativamente le previsioni di crescita del prodotto precedentemente previste a dicembre e rivedendo al ribasso di 0,8 punti percentuali le stime sull'andamento dell'economia italiana per il 2012;
    la negativa prospettiva del PIL si inserisce all'interno di una marcata contrazione dei consumi privati che segnano un ribasso di 1,7 punti percentuali per l'anno in corso, congiuntamente alla riduzione della domanda interna (–1,8 per cento) e contestualmente ad un andamento congiunturale dei consumi atteso permanere debole per tutto il primo semestre del 2012, in ragione proprio della debolezza della domanda interna;
    il documento di finanza pubblica 2012 certifica ancora una volta come il debito pubblico nazionale rappresenti ancora oggi il vero fardello della finanza pubblica italiana, allorché questo indice raggiungerà per l'anno in corso il 120,3 per cento del PIL con una stima di decrescita solo a partire dal 2013, mentre appare molto preoccupante anche il dato sul tasso di disoccupazione, che evidenziano che solo nel 2014 scenderà sotto il 9 per cento (e nell'anno successivo arriverà all'8,6 per cento), dopo esser salito al 9,3 per cento nell'anno in corso ed al 9,2 per cento nel 2013;
    non appare chiaro se e in quale misura il DEF tenga conto del presumibile rallentamento dell'economia nazionale, anche in considerazione dell'aumento del carico tributario derivante dalle ultime disposizioni governative come l'introduzione dell'IMU sui proprietari di immobili, e in ragione del fatto che la pressione fiscale viene stimata aumentare dal 42,5 per cento del 2011 al 45,1 per cento del 2012, prima di raggiungere l'apice tra il 2013 e il 2014, quando il carico tributario dovrebbe superare i 45 punti percentuali, un livello di tassazione tanto elevato che, oltre a determinare una logica compressione del reddito disponibile delle famiglie, causerà un effetto recessivo indotto, tanto elevato da erodere larga parte della correzione netta derivante dalle manovre di riequilibrio;
    il quadro delineato dal Governo all'interno del DEF appare nettamente più ottimistico rispetto a quello tracciato dal FMI, secondo il quale il 2013 sarà un anno di estrema difficoltà per l'Italia, dove si assisterà, almeno fino alla parte conclusiva dell'anno, ad un decremento del PIL, con la conseguente dilazione temporale del close to balance (dal prospettato 2013 al 2017 ed oltre) ed una ripresa dell'economia nazionale che non potrà aver luogo prima della conclusione dello stesso 2013, evidenziando perciò come, al di là di una ripresa debole e posticipata nel tempo rispetto a quanto preventivato dal Governo, ciò che manchi nel Paese sia una crescita economica sostenibile e duratura;
    la situazione dell'economia italiana è particolarmente difficoltosa in ragione del fatto che le stime evidenziano l'esistenza di due aspetti la cui congiunzione è particolarmente negativa, ovvero il debito pubblico molto alto e la crescita zero, e la cui congiunzione, verificatasi anche nella Grecia pre-crisi, obbliga il Governo italiano, sempre secondo FMI, a prospettare delle scelte in materia di tagli alla spesa pubblica, così come operato da Atene qualche mese addietro;
    nel paese ellenico la situazione è stata ed è tuttora estremamente preoccupante, anche in ragione del continuo declassamento ad opera delle agenzie di rating che evidenzia la debolezza della governance europea, incapace di adottare strumenti finalizzati ad evitare l'inasprirsi del divario dei differenziali di spread fra i paesi europei, che aggrava la spesa per interessi dei paesi in difficoltà, a proteggere la moneta unica, a limitare la rigidità e l'egemonia tedesca, ma soprattutto a fronteggiare e preservare l'area euro dagli attacchi speculativi, e che dimostra altresì l'incapacità di difendere l'economia europea dalle conseguenze dell'attuale crisi finanziaria, comprovando altresì una lentezza e una strategia economica non adeguata al mutato assetto del mercato finanziario ed economico internazionale;
    la difficoltà della situazione è tale per cui il governo ellenico si è visto costretto a raggiungere un accordo con gli investitori privati che possiedono titoli greci al fine di effettuare l’haircut selettivo che tuttavia, nonostante determini perdite per circa il 70 per cento per i privati e una riduzione del debito greco per oltre cento miliardi, non è stato in grado di far riprendere l'economia ellenica, tanto è vero che nel corso dell'ultimo trimestre del 2011 il PIL della Grecia, così come riportato da un recente provvedimento dell'ufficio di statistica nazionale greco, ha evidenziato una contrazione del 7 per cento rispetto al medesimo periodo del 2010 e che tale dato, perfino peggiore dello stimato 6 per cento di qualche mese fa, segna il costante indebolimento dell'economia greca, in recessione ormai da cinque anni consecutivi, così che la possibilità che la Grecia compia un default «disordinato» è una eventualità sempre più concreta che alimenta, a sua volta, il rischio di un contagio verso altri paesi europei in difficoltà e l'inizio di un effetto domino sull'economia europea i cui rischi sarebbero difficilmente preventivabili;
    paradossalmente, nell'attuale fase di stagnazione economica, un approccio basato sul rigore e austerità è una peculiarità tipica dell'Europa, dal momento che negli Stati Uniti, per contrastare l'urto di una grave crisi dapprima finanziaria e poi anche economica, sono stati avviati massicci programmi per il sostegno della domanda attraverso il ricorso alla leva della finanza pubblica, mentre analoghe considerazione possano essere fatte per quanto riguarda le differenze nella conduzione delle politiche monetarie da parte delle autorità statunitensi e di quelle europee, laddove si evidenzia una marcata divergenza tra le due impostazioni, per cui l'Europa si caratterizza sempre di più come l'area in costante affanno e sotto pressione per l'attacco sempre più aggressivo della speculazione;
    non vi è dubbio alcuno come l'incremento stabile e duraturo dei tassi di crescita non può ottenersi se non affrontando i nodi strutturali del sistema economico, mentre appare auspicabile come si possa avviare a livello europeo, con la massima tempestività, un serio e approfondito confronto che consenta di integrare e arricchire la linea di contrasto alla crisi nell'intento di assumere una più ampia prospettiva diretta ad invertire le attuali tendenze recessive, riconsiderando, specificatamente, la possibilità di utilizzare in modo più attivo gli strumenti della politica economica ed evitare così il continuo ed imperversante depauperamento della popolazione europea;
    l'attuale mancanza di margini per interventi di sostegno allo sviluppo, e la contemporanea prospettiva di un aumento considerevole della pressione fiscale, rendono quindi le previsioni per la crescita dei prossimi anni in Italia ed in Europa particolarmente preoccupanti e tali da mettere in discussione il conseguimento degli obiettivi conclamati nel DEF stesso, anche in ragione del fatto che la situazione economica non appare assolutamente stabilizzata e le tendenze dei prossimi mesi, anche alla luce delle nuove imposte gravanti sui contribuenti, restano caratterizzate da estrema incertezza;
   l'aspetto cruciale è evidentemente, pertanto, quello relativo alla crescita che, a sua volta, si ripercuote sull'evoluzione dei saldi di finanza pubblica, mentre, per mostrare ottemperanza alle regole europee vengono conclamati obiettivi eccessivamente positivi sui deficit peraltro perseguiti solo attraverso la leva fiscale, rispetto a quanto sarebbe necessario per ricondurre il nostro rapporto debito/Pil sulla via di una riduzione, tanto che nella quasi totale assenza di misure incisive di sostegno allo sviluppo appare assolutamente impensabile che la manovra realizzi i suoi positivi effetti nella sua interezza,

impegna il Governo

   ad adottare le opportune iniziative per riprendere celermente il processo di riforma federalista avviato dal precedente Governo la cui sospensione, oltre a determinare un irrigidimento della struttura della finanza locale, non consente allo Stato di conseguire i positivi effetti derivanti dall'applicazione della riforma che consentirebbe di avere quelle risorse economiche e finanziarie necessarie per ridurre la spesa pubblica e finanziare i nuovi investimenti;
   ad impegnarsi presso le opportune sedi europee per avviare una discussione sulla necessità per l'Unione europea di condurre politiche più ambiziose e concrete sul versante della crescita, posto che politiche di risanamento della finanza pubblica, come l'entrata in vigore del cosiddetto fiscal compact, non possono essere le sole misure atte a fronteggiare la crisi finanziaria, tanto più se a queste non si accompagna una crescita economica adeguata, e a promuovere l'attribuzione alla Bce di poteri di intervento sul sistema economico, simili a quelli di cui dispongono la Federal Reserve o la Bank of England, e di cui godeva altresì, prima della nascita della stessa Bce, la Banca d'Italia;
   a promuovere adeguate politiche industriali finalizzate allo sviluppo dei settori produttivi a più alta intensità tecnologica, impostando una manovra in grado di ridurre la pressione fiscale per le PMI, prevedendo al contempo una riduzione dell'Irap, sostenendo la riconversione ecologica del nostro sistema produttivo con nuovi contributi alle aziende operanti nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, sorreggendo ulteriormente il made in italy, al fine di valorizzare le eccellenze produttive della nostra economia, promuovendo l'immagine all'estero;
   ad assumere iniziative dirette ad ampliare l'accesso al credito alle imprese e alle famiglie, attraverso la separazione tra banche commerciali e d'affari, nonché adottando misure che indirizzino gli istituti di credito che abbiano avuto accesso al rifinanziamento posto in essere dalla Bce a destinare dette risorse al finanziamento del sistema produttivo, in particolare delle piccole e medie imprese;
   a sostenere il finanziamento delle opere pubbliche, anche attraverso l'alleggerimento del computo dei saldi riguardanti il rispetto del Patto di stabilità interno, per il quale andrebbe repentinamente finalizzata una concreta riforma, della spese per investimenti per i comuni virtuosi, prevedendo al contempo misure concrete finalizzate a garantire nei tempi legalmente previsti il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese, così da attuare nel nostro ordinamento le vigenti indicazioni comunitarie, e adottare le opportune misure finalizzate a favorire la rapida corresponsione dei debiti di fornitura contratti dalle pubbliche amministrazioni, con priorità a favore delle imprese piccole e medie imprese;
   a ridurre concretamente la spesa pubblica, in attuazione del principio della spending review inserito nel decreto-legge n. 138 del 2011, tramite opportune e concrete misure finalizzate ad una ripresa dell'economia nazionale, quali una riduzione netta dei consumi intermedi delle pubbliche amministrazioni con un taglio a carico delle amministrazioni centrali, la razionalizzazione delle strutture pubbliche inefficienti e la riduzione delle spese militari, i cui risparmi di spesa potrebbero dare luogo alla riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese, oltre che un contrasto deciso alle inefficienze, soprattutto nella pubblica amministrazione, interrompendo allo stesso tempo quelle politiche governative caratterizzate dall'austerità e dal rigore che si sono dimostrate, laddove attuate come in Grecia, inefficaci al raggiungimento dell'obiettivo proposto, ma che anzi hanno rallentato anche nel paese ellenico il percorso di ripresa economica;
   ad adottare misure dirette ad aumentare la capacità di spesa per consumi delle famiglie a basso reddito;
   ad assumere iniziative dirette a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese di piccola e media dimensione, valorizzando le competenze delle strutture specializzate nel sostegno alle esportazioni e favorendo altresì le aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili, riproponendo gli incentivi per il risparmio energetico;
   ad impegnarsi a sollevare nell'ambito dell'UEM l'esigenza di introdurre alcune misure di stimolo della ripresa economica attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari, impostando al contempo manovre straordinarie rivolte all'abbattimento del debito pubblico, quali discussioni mobiliari e immobiliari e costituzione di fondi di investimento, così da liberare risorse da utilizzare in investimenti aggiuntivi in grado di accelerare il ritmo di crescita dell'economia nazionale, senza pregiudicare gli equilibri-squilibri di finanza pubblica, così da innescare, di fatto, nel sistema economico risorse capaci di dare impulso alla ripresa dell'economia italiana;
   considerando, anche alla luce dell'affermazione elettorale in diversi paesi europei di visioni politiche come quella di Hollande in Francia, che mettono in discussione l'impianto europeo così come è oggi configurato, le sue politiche monetarie ed economiche, fino ad arrivare a vera e propria manifestazioni di antieuropeismo e proposte di uscita dell'Unione europea, mentre cresce tra gli economisti, i politici e gli esperti la convinzione che le politiche di rigore a tutti i costi, il dogma del pareggio di bilancio e l'entrata in vigore del fiscal compact avranno inevitabili effetti recessivi che comporteranno un impoverimento devastante dell'economia europea che vanificherebbe anche i risultati in termini di riduzione del debito, bloccando ogni possibilità di investimento, di ripresa dell'economia e della competitività del nostro sistema produttivo, si impegna a valutare a fondo l'opportunità per il nostro Paese di continuare a perseguire la strada delineata attualmente dalle politiche di bilancio imposte dall'Unione europea a scapito di ogni possibilità di ripresa dell'economia, delle dinamiche del mercato del lavoro, degli investimenti per il futuro, fino a considerare anche gli scenari che si aprirebbero nel caso di possibile dissolvimento dell'area economica e monetaria dell'euro.
(6-00107) «Dozzo».


   La Camera,
   rilevato che;
    secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale (FMI) racchiuso nei documenti del Word outlook e del Fiscal monitor illustrati a Washington, le misure di risanamento adottate dall'Italia non bastano a pareggiare il bilancio entro il 2013 perché deficit e debito pubblico crescono mentre ciò che manca è la crescita;
    infatti, a causa dell'aumento del debito e nonostante le misure di austerità adottate, il pareggio di bilancio verrà rinviato al 2017. In particolare, il deficit sarà quest'anno del 2,4 per cento, ben oltre il previsto 1,6 per cento e il debito pubblico arriverà a toccare il 123,4 del PIL, rispetto al 120,1 del 2011, confermandosi il più alto dell'eurozona dopo quello della Grecia;
    l'Italia è il fanalino di coda dell'eurozona che a sua volta resta il maggior freno alla crescita globale. Infatti, per il FMI il PIL globale nel 2012 crescerà del 3,5 per cento e quello degli Stati Uniti del 2,1 per cento mentre l'eurozona si indebolirà dello 0,3 per cento soprattutto a causa dell'arretramento dell'Italia dell'1,9 per cento e della Spagna dell'1,8 per cento;
    ad avvalorare lo scenario di incertezza per l'Italia ci sono le previsioni di una ripresa assai precaria nel prossimo anno;
    nel quarto trimestre del 2013 il PIL crescerà dello 0,7 per cento, difficile in tale prospettiva una riduzione della disoccupazione che nel 2012 sarà del 9,5 per cento arrivando al 9,7 nel 2013 raggiungendo così il dato peggiore nell'eurozona subito dopo la Spagna;
    poiché la sovrapposizione fra recessione e indebitamento porta ad una spirale negativa sui conti pubblici, ciò che affiora dai documenti del FMI è la necessità da parte del Governo italiano di un decisivo taglio della spesa pubblica di dimensioni tali da scongiurare la ripetizione della crisi greca;
    gli indicatori economici congiunturali riportati dal bollettino economico di Bankitalia appena pubblicato segnalano la prosecuzione della fase di debolezza della domanda interna; il PIL italiano ha frenato dello 0,7 per cento nell'ultimo trimestre del 2011 e probabilmente chiuderà il primo trimestre del 2012 con un risultato analogo;
    secondo la Banca d'Italia ciò che pesa maggiormente in questa fase di incertezza è la disoccupazione, soprattutto tra i giovani: quasi 18 su 100 non hanno lavoro. La situazione delle famiglie non lascia sperare bene: il reddito a loro disposizione si è contratto di mezzo punto percentuale nel 2011, così che a fare i conti dal 2008 – anno di inizio della crisi – la loro capacità di spesa è crollata del 5 per cento. Di conseguenza si restringono i consumi con ripercussioni facili da immaginare per chi produce o commercia. Diminuisce di pari passo anche la propensione al risparmio. In tale quadro urge far ripartire il credito alle famiglie e alle imprese poiché l'economia reale ne ha un bisogno impellente per poter sostenere una crescita praticamente azzerata;
    in controtendenza rispetto ai dati forniti dal FMI, il Governo Monti, con il suo primo Documento di economia e finanza (DEF), si dimostra più ottimista sostenendo che la contrazione dell'economia italiana sarà dell'1,2 per cento quest'anno (contro l'1,9 per cento valutato dal FMI) in peggioramento di 0,8 punti rispetto alle ultime stime di dicembre. Inoltre le stime del Governo sull'impatto della recessione sono leggermente migliori rispetto alle indicazioni arrivate dalla Commissione europea (-1,3 per cento) e anche rispetto al valore più alto della «forbice» di Banca d'Italia, che fissava un calo del PIL in termini reali dell'1,5 per cento;
    secondo il DEF, per effetto delle manovre correttive varate nel corso del 2011, il miglioramento del deficit proseguirà, toccando quest'anno l'1,7 per cento del PIL per arrivare al «quasi pareggio» nel 2013 quando, con un prodotto in ripresa di mezzo punto, dovrebbe attestarsi attorno al -0,5 per cento. Il pareggio di bilancio è previsto solo tra il 2014 e il 2015;
    a un giorno di distanza dall'approvazione definitiva da parte del Senato del Ddl costituzionale sul pareggio di bilancio, il DEF annuncia un peggioramento sostanzioso del debito pubblico che quest'anno sarà ancora in forte salita (+3,9 per cento) per attestarsi a quota 123,4 per cento sul PIL. Ed è proprio sull'aggregato del debito pubblico che arriva la notizia più negativa del DEF, infatti il 2012 anziché essere l'anno dell'inversione di tendenza, registra un ulteriore dato negativo. A spiegare questa rilevante differenza, secondo il Governo sono sostanzialmente tre fattori: i sostegni ai paesi dell'area euro, l'andamento previsto dal fabbisogno e il diverso quadro economico. Il rapporto debito/PIL torna a scendere nel 2013 (121,6 per cento) mantenendosi tuttavia su una soglia di oltre 5 punti superiore alle vecchie previsioni proprio per effetto degli interventi di salvataggio adottati in Europa;
   l'effetto più intenso della crisi sull'economia reale è previsto per il mercato del lavoro, infatti, secondo il Governo quest'anno l'occupazione misurata in unità standard, si ridurrà dello 0,6 per cento con un tasso di disoccupazione atteso al 9,3 per cento. L'inversione di tendenza non arriverà prima del prossimo anno ma, nel frattempo, il costo del lavoro per unità di prodotto, indicatore chiave per la misura della produttività, risulterà ancora in crescita dell'1,7 per cento. In crescita anche i prezzi al consumo, con un indice armonizzato al 3 per cento nella media d'anno, in aumento rispetto al 2011;
    ma la vera debolezza dell'economia italiana si misura con l'elevatissimo livello della pressione fiscale e con la continua crescita della spesa pubblica. Infatti, la pressione fiscale, dopo il picco toccato l'anno scorso (42,5 per cento del PIL) è prevista in ulteriore crescita al 45,1 per cento. Un vero record negativo che supera anche il 43,7 per cento toccato nel 1997 con l'introduzione dell'eurotassa. Ma l'innalzamento della pressione fiscale non si ferma fino al 2014 quando toccherà il 45,3 per cento del PIL; per quanto riguarda la spesa pubblica, si deve registrare un continuo aumento, nonostante il concentrarsi proprio quest'anno della coda dei tagli lineari disposti nella prima parte della legislatura in corso. In rapporto al PIL, la spesa totale delle amministrazioni crescerà quest'anno di 0,4 punti toccando quota 50,4 per cento, mentre dal 2013 è prevista un'inversione di 0,8 punti destinata a stabilizzarsi nel biennio successivo, con un calo al 49,1 per cento nel 2014 e al 48,7 per cento nel 2015, anno in cui comincerà a produrre effetti la riforma delle pensioni varata con il decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto Salva Italia;
   considerato altresì che:
    il presidente della Corte dei Conti nell'ambito dell'audizione sul DEF 2012, svolta presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha rilevato che: «il pericolo di un corto circuito rigore/crescita non è dissipato nell'impianto del DEF 2012-2015, impegnato a definire il profilo di avvicinamento al pareggio di bilancio in un arco di tempo molto breve. L'urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta, pertanto, inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi indotti dalle stesse restrizioni di bilancio. Con un consistente depauperamento dei benefici attesi e con il rischio di ricorrenti ma non risolutivi adeguamenti dell'intensità delle manovre correttive.»;
    come rileva ancora la magistratura contabile: «nel quadro programmatico di finanza pubblica esposto nel documento, in presenza di un PIL nominale che non supererà lo 0,5 per cento nell'anno in corso, il 2,4 per cento nel 2013 e il 2,8 per cento nel 2014, l'equilibrio dei conti è affidato a interventi correttivi cumulativamente stimati in circa 50 miliardi nel 2012, più di 75 miliardi nel 2013 e oltre 81 miliardi nel 2014. La componente fiscale di tali interventi è altissima: circa 1,82 per cento nel 2012, quasi il 70 per cento nel 2013 e oltre il 65 per cento nel 2014. La pressione fiscale salirà dal 42,5 per cento del 2011 ad oltre il 45 per cento per l'intero triennio successivo. Il DEF stesso fornisce una stima degli effetti depressivi associati ad una manovra così intensa e, soprattutto, così concentrata sull'aggravio dell'onere tributario. Attraverso la compressione del reddito disponibile delle famiglie (che, in termini reali, risulterà in diminuzione in ciascuno degli anni dal 2008 al 2013) e degli utili delle imprese, l'impatto negativo delle manovre correttive nel triennio 2012-2014 sarebbe di ben 2,6 punti percentuali con riguardo al Pil, di 3,5 punti con riguardo ai consumi delle famiglie e di quasi 5 punti con riguardo agli investimenti fissi lordi. Prendendo a riferimento il 2013 – l'anno del «pareggio» – si può calcolare che l'effetto recessivo indotto dissolverebbe circa la metà dei 75 miliardi di correzione netta attribuiti alla manovra di riequilibrio»;
   valutato inoltre che:
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati ai risultati descritti dal FMI, risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le cosiddette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    il Governo ascrive a suo merito l'avere ridotto lo spread dei nostri BTP con i bund tedeschi. Occorre in proposito fare un'operazione di verità. Non c’è dubbio che nel primo mese del Governo Monti lo spread tra i BTP italiani ed i bund tedeschi è sceso. Ma nelle ultime settimane ha ripreso ad attestarsi poco sotto i 400 punti;
    infatti, ciò che ha veramente salvato l'Italia e l'euro dal default è stata la decisione presa dalla Banca centrale europea due mesi fa di immettere liquidità, con il programma long term refinancing operation, nelle banche europee, sia per comprare i titoli di Stato dei rispettivi paesi, sia per compensare le perdite subite. Oltre 1.000 miliardi di euro sono stati immessi ad un tasso dell'1 per cento nelle banche europee, circa 200 miliardi di euro in quelle italiane, salvandole dal fallimento e permettendole di acquistare una parte rilevante dei titoli di Stato in scadenza. Lo stesso entusiasmo delle borse di inizio anno ha una sola vera ragione d'essere: è l'oceano di liquidità determinato anche dal «quantitative easing» promosso dalla Federal reserve, in cui galleggia l'economia mondiale;
    nel frattempo l'economia reale, quella delle famiglie e delle imprese non ha visto un euro, il credito è praticamente bloccato o a costi esosi;
    dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane inchiodato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è, infatti, instaurata nel nostro Paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    le semplificazioni e le cosiddette liberalizzazioni – per lo più a carico delle lobby meno forti, perché poche banche, assicurazioni e professioni garantite sono rimaste sostanzialmente immuni dalle misure di riforma – e l'attacco ai diritti dei lavoratori, secondo gli stessi dati riprodotti dal Documento di economia e finanza, avranno effetti (sempre che li abbiano, cosa di cui si può fortemente dubitare) molto ridimensionati rispetto a quelli indicati in un primo momento dal professore Monti che pronosticava una crescita indotta da questi provvedimenti da qui al 2020 del 10 per cento del PIL;
    in riferimento alle riforme varate da gennaio in poi, ovvero i due decreti-legge in materia di liberalizzazioni e semplificazioni, dal DEF emergono stime molto più prudenziali rispetto a quelle circolate nelle scorse settimane. Infatti, le due riforme dovrebbero produrre un effetto cumulato sulla crescita del 2,4 per cento nell'arco di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo dello 0,3 per cento ipotizzato sulla base di una simulazione che, per quest'anno, le riforme siano operative a partire dal terzo trimestre;
   rilevato altresì che:
    il DEF 2012 è stato trasmesso ufficialmente al Parlamento in termini non consoni per un esame adeguato all'importanza del documento e soprattutto senza un fondamentale allegato, di preminente interesse della Commissione lavori pubblici, come l'allegato infrastrutture, giunto troppo tardi per poter essere realmente analizzato;
    l'allegato infrastrutture contiene esclusivamente elenchi e tabelle che, fornendo il quadro riepilogativo della situazione di ogni singola opera, restituiscono un immagine desolante della programmazione economico-finanziaria italiana nel campo delle infrastrutture;
    il lunghissimo elenco delle opere contenute nel programma infrastrutture strategiche fa smarrire, anche alla sola lettura, qualsiasi concetto di priorità realizzativa e dimostra in tutta evidenza come non si sia riusciti negli anni a far fronte ad impegni troppo ambiziosi, che risultano essere insostenibili dal punto di vista economico-finanziario e sociale, nonché ambientale;
    nell'allegato 5 al programma delle infrastrutture strategiche, intitolato «Quadro riepilogativo», si apprende che il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina è oggetto di istruttoria presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, lasciando intendere che la fattibilità di questa opera faraonica ed inutile sia ancora al vaglio del Governo, nonostante la decisione della Commissione europea, che già nel 2011 aveva scelto di non inserire il ponte tra i progetti prioritari delle grandi reti transeuropee per il periodo 2014-2020; nonostante l'approvazione, il 27 ottobre 2011, da parte della Camera dei deputati, della mozione presentata dal gruppo IDV, volta a destinare al trasporto pubblico locale le risorse previste per il ponte, nonché, da ultimo, la delibera del Cipe del gennaio 2012 che ha definitivamente dirottato su altri cantieri i 1.624 milioni di euro assegnati nel 2009 alla Società ponte di Messina e ancora non spesi;
    dall'esame del DEF, e del PNR in particolare, non emerge un progetto organico di interventi diretti a restituire efficienza e funzionalità complessiva al settore delle infrastrutture e dei trasporti. Si riscontra al contempo una certa vaghezza delle azioni che si intendono perseguire;
    le infrastrutture rappresentano uno dei principali elementi di competitività e sviluppo economico e il nostro Paese sconta in materia oggettiva punti di debolezza, che proprio la crisi ha fatto emergere in tutta la loro evidenza. Il primo è rappresentato da risorse pubbliche sempre più scarse: basti pensare che gli investimenti dell'amministrazione per opere pubbliche si sono ridotti tra il 2008 e il 2011 del 27 per cento (in valori costanti) e, come affermato nel DEF, sono destinati a ridursi ulteriormente nei prossimi anni. Il secondo punto di debolezza è costituito dalla incapacità del sistema di assicurare l'effettiva implementazione del Partenariato pubblico privato (PPP), a cui si continua ad affidare il compito, tra gli altri, di completare l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria. Basti pensare che, a fronte di un sensibile aumento delle gare in PPP (che nel 2010 hanno raggiunto la soglia di circa 3000), le aggiudicazioni sono state nettamente inferiori (sempre nel 2010, poco più di 600) e la stragrande maggioranza delle operazioni che da esse discendono (si stima una percentuale intorno al 95 per cento) si perdono perché risultano non finanziabili. Tutto ciò accade a causa delle croniche, e ben note, deficienze del quadro normativo e amministrativo italiano, caratterizzato – come si legge anche nelle linee guida all'allegato infrastrutture – si da farraginosità dei processi decisionali e dall'instabilità delle risorse, ma soprattutto dall'assenza di una vera programmazione, da incertezza delle regole, dalla debolezza delle forme di controllo e, non da ultimo, dalla frequente inadeguatezza delle amministrazioni pubbliche ad impostare e gestire correttamente strumenti ben più complessi dei tradizionali appalti. Al di là di quanto già in minima parte operato con i decreti Salva-Italia e Cresci-Italia, non sono previsti interventi in tal senso;
    nell'ambito dell'azione volta a massimizzare le scarse risorse pubbliche, manca qualsiasi riferimento alla qualità della progettazione (sia per le infrastrutture di interesse prevalentemente locali che per le grandi infrastrutture nazionali), aspetto che consente di ridurre le sospensioni dei lavori e le varianti, tutte attività molto costose. Tra le conseguenze della frequente lacunosità della fase progettuale va infatti annoverata l'incertezza sul costo finale dell'opera e quindi la possibilità che una competizione sui prezzi particolarmente accesa possa comportare maggiori rinegoziazioni o, qualora il costo per l'inadempimento del contratto sia contenuto, il mancato completamento dell'opera;
    per rilanciare l'economia e il settore dell'edilizia privata, si punta, tra gli altri, sul Piano casa, senza riflettere sul dato che dopo due anni e mezzo di operatività, quel piano ha prodotto risultati modesti in quasi tutte le regioni. Non si è evidentemente proceduto ad effettuare un monitoraggio sui risultati ottenuti finora, prima di sostenerne ancora la necessità di attuazione, continuando purtroppo a non individuare le difficoltà del settore edilizio e dei fattori di rilancio;
    non compare la questione relativa alla struttura aeroportuale italiana, nonostante si renda ormai necessaria l'esigenza di adeguare e rafforzare la capacità di traffico degli aeroporti più grandi, e al contempo di affrontare il problema di come trattare il caso degli scali che non conseguono il pareggio di bilancio;
    in materia di crescita sostenibile, il programma nazionale di riforma prevede di intervenire su cinque aree: decarbonizzazione, gestione integrata del ciclo delle acque, sicurezza del territorio, bonifiche e parchi. Al di là dei pur condivisibili obiettivi (ridurre le procedure d'infrazione comunitaria e l'intensità di carbonio nell'economia, favorire le smart grids e l'eco-efficienza nell'edilizia, riduzione dei consumi d'acqua, prevenzione dei rischi idrogeologici e revisione degli usi del territorio) si deve rilevare che gran parte delle misure viene solo genericamente annunciata e non declinata nel dettaglio, di modo che non si rinviene l'auspicata svolta verso la green economy. Continuano a mancare, nel quadro degli interventi posti in essere per fronteggiare la crisi finanziaria, prospettive certe di investimento a lungo termine in materia di assetto idrogeologico del territorio, riduzione della produzione di rifiuti (fino a giungere alla cosiddetta opzione zero), abbattimento del consumo di suolo non urbanizzato ed effettiva bonifica dei siti contaminati. Manca, altresì, nel DEF, una chiara percezione della problematica giuridica connessa al danno ambientale, tenuto conto delle modifiche introdotte nell'ordinamento negli ultimi anni, ed alla cogente necessità di introdurre nel codice penale un apposito titolo dedicato ai delitti ambientali, al fine di pervenire ad un quadro sanzionatorio efficace e dissuasivo quale quello espressamente richiesto dalla normativa comunitaria. Si deve inoltre rilevare che, in relazione alla revisione del sistema di incentivazione delle energie rinnovabili, gli schemi di decreto predisposti dal Governo relativi al Conto energia per il fotovoltaico e per le altre fonti rinnovabili hanno destato forte preoccupazione tra i piccoli e medi operatori di un settore che contribuisce alla riduzione del prezzo dell'energia in bolletta ed ha creato un significativo indotto in termini occupazionali e di innovazione tecnologica anche in una fase recessiva come l'attuale. Manca, infine, ogni riferimento alla necessità di superare rapidamente alcune norme inopportunamente introdotte nel recente decreto semplificazione e sviluppo (decreto-legge n. 5 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 35 del 2012) in materia di controlli ambientali sulle imprese ovvero di quadro regolatorio della conformità paesaggistica e della valutazione dell'impatto ambientale di attività produttive strategiche, le quali, in fase applicativa, appaiono suscettibili di affievolire i presidi di vigilanza e tutela ambientale sul territorio;
   considerato infine che:
    nell'ambito del descritto quadro congiunturale non è pensabile una nuova manovra economica pesantemente recessiva, al contrario servono scelte coraggiose che permettano al nostro Paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita e di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. In una fase economica di crescita praticamente nulla come quella attuale, l'unico modo per diminuire la pressione fiscale è riuscire a ridurre la spesa pubblica corrente improduttiva in modo da annientare gli sprechi e individuare i possibili risparmi senza dover necessariamente ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini,

impegna il Governo:

  A. ad adottare politiche di bilancio che, in termini quantitativi si pongano i seguenti obiettivi:
   1) l'adozione di un meccanismo automatico volto alla riduzione della pressione fiscale con contestuale utilizzo dei maggiori incassi rinvenuti a seguito dell'adozione di una seria politica di lotta all'evasione fiscale provvedendo altresì ad alleggerire il carico fiscale che attualmente grava sul lavoro e sulle PMI;
   2) rafforzare le misure di contrasto all'evasione mediante il reinserimento del reato di falso in bilancio, di disposizioni relative all'abuso del diritto tributario ed il ripristino di una serie di efficaci norme di lotta all'evasione e all'elusione fiscale abrogate nel corso dell'attuale legislatura;
   3) una riduzione strutturale della spesa pubblica improduttiva in modo da mantenere, se non addirittura aumentare marginalmente, la quota di spesa destinata agli investimenti e al riequilibrio infrastrutturale del Paese e ad un adeguato sistema di welfare;
   4) accelerare l'attuazione della spending review in modo da attuare una decisa riduzione della spesa pubblica isolando gli sprechi ed individuando i settori dove risparmiare senza tuttavia ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;
   5) bloccare, in via definitiva, il programma per la produzione e l'acquisto dei 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter;
   6) adottare una efficace riduzione dei costi della politica, riducendo i livelli di governo (a partire dall'abolizione costituzionale delle province) ed il numero dei componenti delle assemblee elettive e delle giunte negli enti locali, decurtando le società partecipate dallo Stato e dagli enti decentrati e contenendo la proliferazione dei servizi «esternalizzati», riducendo altresì drasticamente le consulenze, provvedendo altresì alla ulteriore contrazione e alla revisione dei compensi per i rappresentanti politici, nonché l'abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, oltre che la progressiva eliminazione del ricorso agli arbitrati per quanto concerne le pubbliche amministrazioni;

  B. a mettere in essere una manovra straordinaria di finanza pubblica per abbattere lo stock del debito mediante:
   1) l'attuazione di un programma di dismissioni di beni immobili di proprietà pubblica che eviti per un determinato periodo (ad esempio per un anno) il ricorso da parte del Tesoro per non creare nuovo debito. Tale programma deve attuarsi vincolando tutti i soggetti pubblici a cedere sul mercato gli immobili non strumentali e non sottoposti a vincoli ambientali e culturali. Si può prevedere per la sua attuazione il ricorso a forme di cartolarizzazione da parte della Cassa depositi e prestiti;
   2) il conferimento degli introiti di tali dismissioni, per quanto concerne le somme derivanti dall'alienazione di immobili di proprietà delle amministrazioni centrali, al Fondo di ammortamento dei titoli di Stato, e finalizzare al ripianamento dei debiti delle autonomie locali, ove accertati, o alla spesa per investimenti delle medesime, per quanto concerne le somme derivanti dall'alienazioni di immobili di proprietà delle regioni e degli enti locali. Qualora non si realizzassero le dismissioni, i trasferimenti statali a qualunque titolo spettanti alle regioni e agli enti locali vanno ridotti di una somma corrispondente;
   3) la cessione delle partecipazioni pubbliche nazionali e locali non ritenute strategiche;

  C. ad adottare azioni per stimolare la crescita ed integrare il Programma nazionale di riforma in modo da:
   1) intervenire sul sistema sociale italiano al fine di ridurre le disuguaglianze e le disparità di trattamento. L'Italia è un Paese a bassa crescita economica, nel quale permane un grave problema di povertà, soprattutto nelle regioni meridionali, dove si conferma la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro. Pesa la forte presenza della criminalità organizzata e la mancanza di legalità ed anche l'assenza in alcune aree dello Stato. La nostra scarsa crescita si è tradotta in un aggravamento delle condizioni sociali delle famiglie italiane. Una già grave rottura generazionale, prodotto da quindici anni di precarizzazione, è stata appesantita da un lato dalla mancanza di strumenti di sostegno al reddito per i periodi di non lavoro, dall'altro dal sistema pensionistico italiano che farà percepire ad un giovane neoassunto, dopo 40 anni di lavoro, il 40 per cento dell'ultimo stipendio. Appare dunque necessario per il rilancio dell'efficienza del sistema produttivo italiano e della crescita della produttività favorire una rinnovata coesione sociale ed una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori sociali;
   2) intervenire con urgenza per assicurare a ciascun individuo e nell'interesse della collettività, secondo quanto prescritto dall'articolo 32 della Costituzione, parità di trattamento da parte del servizio sanitario in ogni parte d'Italia affrontando l'evidente problema della qualità e della disomogeneità sul territorio dei servizi sanitari. In particolare, è necessario eliminare gli innumerevoli scandali nella sanità soprattutto dove sono più forti le interazioni tra pubblico e privato, operando altresì una razionalizzazione della spesa sanitaria attraverso l'eliminazione di sprechi ed inefficienze delle strutture, anzitutto intervenendo sul diffuso malcostume della elargizione di posti di lavoro e concessioni in maniera clientelare. Per favorire una selezione di manager su un livello qualitativo più alto ed evitare degenerazioni nella gestione sanitaria, occorre intervenire con nuovi criteri di nomina dei direttori generali della aziende sanitarie locali;
   3) adottare ogni iniziativa utile affinché venga assicurato che gli istituti di credito che beneficiano della garanzia di cui all'articolo 8 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, provvedano alla concessione del credito alle PMI ed alle famiglie, monitorandone l'attività, inclusi; limiti alla distribuzione dei dividendi e dei bonus a manager ed amministratori; riacquisto di strumenti di capitale di qualità inferiore e ristrutturazione di strumenti ibridi esistenti; provvedendo altresì ad aprire un confronto con gli istituti di credito e le loro associazioni rappresentative al fine di ottenere che una percentuale dei prestiti ricevuti dagli istituti di credito nazionali da parte della Banca Centrale Europea con tasso agevolato dell'uno per cento sia impiegata per erogare finanziamenti alle famiglie e alle piccole e medie imprese;
   4) prendere le opportune iniziative per consentire alla Cassa depositi e prestiti, in considerazione del suo ruolo di soggetto finanziatore delle amministrazioni pubbliche, e in particolare di quelle locali, l'effettuazione di operazioni di cessione dei crediti scaduti ed esigibili degli enti locali, anche mediante cartolarizzazione degli stessi, con costi ed oneri finanziari a carico delle amministrazioni debitrici;
   5) adottare ogni iniziativa utile alla netta separazione tra le banche d'affari (che si occupano di trading, investimenti ad alto rischio, speculazioni, acquisizioni e scalate) e le banche commerciali (che ovviamente pensavano ai depositi dei clienti, a concedere prestiti e a far fruttare i depositi attraverso investimenti conservativi), come primo passo fondamentale verso il superamento della crisi economica e finanziaria globale che continua a colpire pesantemente la vita delle persone e l'economia reale sia nel nostro Paese che altrove;
   5) assicurare la continuità negli anni e l'estensione dell'attività di garanzia del Fondo rivolto alle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 15 della legge n. 266 del 1997, valutando la possibilità di incrementare in maniera consistente le risorse a disposizione del Fondo di garanzia, il tetto dell'importo del credito garantito e le percentuali sulle quali si applica la garanzia;
   7) relativamente al settore delle infrastrutture e dei trasporti:
    a) sostenere la legge di riforma del settore portuale, che, riconoscendo una maggiore autonomia finanziaria alle autorità portuali, e quindi un loro maggior ruolo nella selezione, nel finanziamento e nell'esecuzione degli investimenti nelle aree di competenza, potrebbe avere ricadute di rilievo anche nel mitigare i gap infrastrutturali, in particolare nei raccordi tra i porti e la viabilità terrestre a lungo raggio;
    b) investire le limitate risorse pubbliche disponibili in opere infrastrutturali che siano realizzabili in tempi certi e con modalità sostenibili, sia in termini di vincoli di bilancio, che, soprattutto, dal punto di vista ambientale e sociale, procedendo innanzitutto a riequilibrare le risorse di provenienza pubblica tra quelle destinate alla costruzione di grandi opere e quelle devolute ad un programma nazionale di opere pubbliche di piccole e medie dimensioni, con particolare riferimento ad interventi di manutenzione in ambito stradale e ferroviario;
    c) procedere senza indugi all'archiviazione del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, non ritenuto prioritario neppure dalla Commissione europea;
    d) adottare una sempre maggiore attenzione volta alla conoscenza delle caratteristiche di fondo della domanda di trasporto da parte delle imprese e delle famiglie, conoscenza che permetterebbe di disegnare incentivi o meccanismi di tariffazione più adeguati;
    e) adottare provvedimenti utili al potenziamento e al rilancio del trasporto ferroviario regionale, interregionale e locale su tutto il territorio nazionale, in linea sia con gli indirizzi comunitari che riguardano la garanzia della coesione sociale e territoriale, che con il principio costituzionale secondo cui compete allo Stato determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, fra i quali rientra certamente anche quello alla mobilità;
   8) avviare, in raccordo con le regioni, un piano pluriennale per la difesa del suolo nel nostro Paese, quale vera e prioritaria opera infrastrutturale in grado non solamente di mettere in sicurezza il nostro fragile territorio, ma di attivare migliaia di cantieri con evidenti ricadute importanti dal punto di vista economico e occupazionale;
   9) a rivedere la normativa vigente al fine di confermare anche per i prossimi anni la detrazione del 55 per cento delle spese finalizzate all'efficienza e al risparmio energetico;
   10) in materia di amministrazione della giustizia:
    a) indicare chiaramente i tempi per riforme coerenti e positive di sistema che, intervenendo sulla struttura del procedimento e consultando gli operatori della giustizia, rimuovano gli ostacoli alla sua celere celebrazione, in modo da risolvere definitivamente i problemi legati alla ragionevole durata del processo, anche in ragione dei pressanti inviti rivolti al nostro Stato ad ottenere risultati concreti nel contrasto alle carenze strutturali dell'amministrazione della giustizia;
    b) sostenere l'approvazione delle seguenti riforme: in materia di diritto societario, per rafforzare la punibilità degli illeciti in materia di società e consorzi e, segnatamente, del falso in bilancio; del processo civile; per l'accelerazione e razionalizzazione del processo penale ed in materia di prescrizione dei reati;
    c) adottare ogni iniziativa necessaria per sostenere l'efficienza della giustizia, per l'istituzione dell’«ufficio per il processo» e la riorganizzazione dell'amministrazione giudiziaria, nonché in materia di magistratura onoraria;
    d) sostenere l'approvazione dei provvedimenti giacenti in Parlamento in materia di «autoriciclaggio» e meccanismi di prevenzione applicabili agli strumenti finanziari; in materia di collaboratori di giustizia; in materia di scambio elettorale politico-mafioso; in materia di assunzione nella pubblica amministrazione dei testimoni di giustizia;
    e) sostenere la celere approvazione dei disegni di legge, in avanzato stato di esame in Commissione giustizia del Senato, volti alla riforma dei meccanismi di alimentazione del Fondo unico giustizia, al fine, tra l'altro, di assegnare il 49 per cento della totalità delle somme, e non solo di una quota parte delle stesse, al Ministero della giustizia ed al Ministero dell'interno ed il rimanente 2 per cento al bilancio dello Stato, in modo da superare il regime di ripartizione delle risorse introdotto dal febbraio 2009 aumentando le dotazioni riservate alla Giustizia;
    f) evitare, in sede di esercizio della delega per la riorganizzazione degli uffici giudiziari di cui all'articolo 1, comma 2, della legge n. 148 del 2011, ogni accorpamento e soppressione di uffici requirenti che possa portare ad un indebolimento del controllo di legalità sul territorio con un conseguente ed ingiustificabile arretramento rispetto alle azioni di contrasto al crimine e alla delinquenza comune;
    g) mettere in atto ogni iniziativa volta al completamento degli interventi di informatizzazione e digitalizzazione del comparto giustizia nonché a provvedere a risolvere le problematiche relative alla gestione e alla consistenza del personale dell'amministrazione giudiziaria e penitenziaria;
    h) assumere le opportune iniziative, anche attraverso il reperimento delle risorse necessarie, ai fini della promozione di politiche pubbliche incisive ed idonee alla prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione da attuare in particolare attraverso maggiore trasparenza nel procedimento amministrativo e nel rapporto con il cittadino e con gli operatori economici;
    i) valutare le opportune iniziative, anche di carattere normativo e regolamentare, volte: (I) all'ampliamento del regime delle ineleggibilità ed incompatibilità, per i soggetti titolari di cariche elettive pubbliche e di Governo – centrali e periferiche – condannati per i reati di corruzione; (II) a prevedere l'impossibilità, per gli imprenditori condannati per i reati di corruzione, di avere rapporti economici con la pubblica amministrazione, con particolare riferimento al divieto di concorrere alle gare pubbliche per appalti, forniture e opere nella pubblica amministrazione, prevedendo analoghe misure per le persone giuridiche di cui sia accertata la responsabilità in tali ambiti; (III) a prevedere, per i dipendenti pubblici e i dipendenti degli enti pubblici, economici e non economici, l'incompatibilità assolute tra la condanna per reati di corruzione e la permanenza nei ranghi della pubblica amministrazione o degli enti di riferimento;
    j) sostenere e favorire, per quanto di competenza, l'esame del disegno di legge Atto Senato 2164, presentato dal gruppo parlamentare «Italia dei Valori», sin da giugno 2011 dal titolo: «Norme per il contrasto alla corruzione nella pubblica amministrazione e in materia di cause ostative all'assunzione di incarichi di governo, incandidabilità ed ineleggibilità dei condannati per reati contro la pubblica amministrazione. Delega al Governo in materia di coordinamento del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267»;

  D. ad adottare le opportune iniziative a livello internazionale volte a:
   a) integrare il trattato sulla convergenza dei bilanci, il cosiddetto «Fiscal compact», concordando con i partner europei misure sostanziali a favore della crescita;
   b) prevedere una parziale europeizzazione del debito secondo le proposte avanzate da diversi economisti anche italiani;
   c) introdurre la tassa sulle transazioni finanziarie anche per riequilibrare il carico fiscale fra rendite e attività produttive ed attuare una riforma dei sistemi finanziari a partire dalla separazione delle attività bancarie commerciali e di investimento;
   d) negoziare con la Svizzera, accordi bilaterali sul modello delle convenzioni fiscali sottoscritte dalla Confederazione elvetica con la Germania (10 agosto 2011) e la Gran Bretagna (24 agosto 2011) secondo il cosiddetto modello «Rubik», cercando di ampliare i meccanismi di informazione relativi ai clienti italiani degli istituti di credito svizzeri;
   e) proporre, in parallelo al nuovo Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell'unione economica e monetaria, un rafforzamento delle politiche di coesione europea con misure e provvedimenti che delineano una vera unione politica del continente con un ruolo maggiore del Parlamento europeo, con una comune politica fiscale e finanziaria, con obiettivi comuni per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'area monetaria e ponendo su una base comune il finanziamento statale degli stati membri;
   f) adottare politiche industriali di tipo nuovo su scala europea e nazionale da alimentare attraverso un rafforzamento del ruolo della Banca europea per gli investimenti;
   g) ridefinire il ruolo della BCE come prestatrice di ultima istanza e prevedere l'emissione di eurobonds non solo per coprire una parte del debito di alcuni stati europei ma per realizzare alcuni progetti infrastrutturali continentali e finanziare la riconversione del nostro sistema produttivo verso la green economy. Servirebbe una maggiore democrazia nella governance europea (ruolo del Parlamento europeo). Nonché una politica di alti salari, in particolare in Germania;
   h) promuovere la costituzione di un esercito europeo di pronto intervento con la riduzione delle spese militari nazionali;
   i) promuovere insieme agli altri partner continentali azioni concrete per promuovere una crescita più forte, maggiore competitività e coesione sociale, indicando in tutte le sedi europee la chiara esigenza di un programma europeo:
  1) che abbia chiare priorità di investimenti nelle infrastrutture, nella economia reale e nel rilancio, in particolare nei paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, del mercato interno tramite una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda;
  2) che avvii in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti, con l'istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro;
  3) che promuova un'iniziativa europea per combattere la disoccupazione giovanile.
(6-00108) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Pietro, Leoluca Orlando, Favia, Palomba, Di Stanislao, Mura, Barbato, Messina, Zazzera, Piffari, Monai, Cimadoro, Paladini, Aniello Formisano, Palagiano, Di Giuseppe, Rota, Porcino».


   La Camera,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2012;
   premesso che:
    la gravità dell'attuale condizione economica e sociale impone all'Europa di ricercare una più incisiva azione politica che possa conciliare gli interessi nazionali e l'impegno strategico per rafforzare l'integrazione europea, perseguendo condotte comuni e solidali nell'interesse generale dell'Unione europea;
    in tale quadro, le rilevanti difficoltà incontrate dalle istituzioni europee nel fornire risposte tempestive ed adeguate alla crisi economica e finanziaria confermano la necessità di compiere progressi decisivi sul piano dell'integrazione politica degli Stati europei, adottando un modello di tipo federalista;
    occorre, pertanto, che il Governo italiano contribuisca, incidendovi con determinazione, all'aggiornamento della politica economica e di bilancio, nonché della governance monetaria dell'Unione, tenendo conto del forte sostegno parlamentare per le politiche di aggiustamento interno;
    è quindi necessario che la ratifica del fiscal compact sia accompagnata dall'impegno per una politica di investimenti finalizzati allo sviluppo dell'impresa e dell'occupazione allo scopo di ridurre il differenziale di competitività tra paesi europei; il sostegno a tale politica può derivare dall'emissione di project bond e da specifici strumenti fiscali a livello europeo, nonché dagli eurobond e dagli stability bond;
    è indispensabile avviare una discussione, anche prevedendo una modifica dei trattati, sul ruolo della Banca Centrale Europea, al fine di dotarla di poteri paragonabili a quelli delle maggiori banche centrali mondiali. Nel contempo occorrerà un suo nuovo mandato che consenta un monitoraggio stringente della destinazione dei flussi di prestiti a tasso agevolato della banca stessa, da destinare all'incremento delle linee di credito per le imprese, rendendo coerenti le intese intervenute nell'ambito della European Banking Authority e di Basilea 3 nella prospettiva dell'adozione della nuova direttiva europea;
   considerato che:
    il Documento di economia e finanza fornisce un quadro trasparente della finanza pubblica, delle politiche in corso di attuazione e degli interventi adottati e da adottare;
    dal Programma di stabilità emerge come, nonostante il peggioramento della congiuntura registratosi negli ultimi due trimestri del 2011 e nei primi mesi del 2012, le manovre finanziarie adottate nella seconda parte dell'anno trascorso consentano di raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali entro il 2013, senza dover ricorrere ad ulteriori interventi;
    lo sforzo fiscale necessario a conseguire tale obiettivo, ha comportato un accentuato incremento delle entrate, e un conseguente inasprimento senza precedenti della pressione fiscale, nonché una riduzione di entità rilevante delle spese in conto capitale;
    dal Programma nazionale di riforma emerge la necessità di colmare i ritardi accumulatisi per via della crisi rispetto agli obiettivi della strategia Europa 2020, stante la loro accresciuta validità quale propulsori della crescita, intensificando gli sforzi volti a perseguirli;
    la priorità dell'azione del Governo e del Parlamento non può essere, da questo momento in avanti, che la crescita dell'economia nazionale, attraverso il rafforzamento della produttività totale dei fattori di sistema, da perseguire con assoluta determinazione sia a livello interno che dell'Unione europea, sensibilizzando i nostri partner e tenendo conto delle indicazioni che provengono anche dalle più influenti organizzazioni internazionali;
    rilevata l'esigenza che la presente risoluzione sia trasmessa dal Governo, unitamente al Piano di stabilità e al programma nazionale di riforma per il 2012, al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico,

impegna il Governo

   a presentare al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma;
    a) quanto al Programma di stabilità e agli obiettivi di finanza pubblica:
     a portare avanti con determinazione gli obiettivi e le linee di azione indicati nella prima sezione del documento, accompagnando all'azione di riequilibrio dei conti pubblici il perseguimento dell'equità e della crescita, così da evitare che eventuali effetti recessivi indotti dalle politiche di risanamento finanziario peggiorino il deficit e il debito pubblico, vanificando i potenziali miglioramenti legati a queste stesse politiche, in vista del raggiungimento, entro il 2013, dell'obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali;
     al fine di raggiungere tale obiettivo, a contenere l'indebitamento netto in termini strutturali rispetto al prodotto interno lordo per conseguire, sempre in termini strutturali, il pareggio di bilancio a partire dal 2013;
     ad avviare, attraverso il pieno coinvolgimento di tutti i livelli di governo, un percorso volto ad accelerare l'abbattimento dello stock di debito pubblico, valutando, in particolare, la possibilità di adottare a tal fine un piano straordinario di dismissioni del patrimonio pubblico, in modo da favorire, non solo il contenimento della spesa per interessi, ma anche la riduzione del differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi derivante dalla ridotta necessità di procedere a nuove emissioni;
    b) quanto al Programma nazionale di riforma e alle riforme strutturali:
     la strategia Europa 2020, nonostante le difficoltà incontrate nel perseguimento dei relativi obiettivi, rimane una priorità strategica nel breve e medio periodo ed occorre individuare nuovi strumenti per la relativa implementazione, valutando, in particolare, la possibilità di utilizzare le risorse, eccedenti rispetto all'obiettivo del pareggio del bilancio, rese disponibili dagli interventi sin qui adottati;
     le riforme strutturali, volte ad incrementare il livello di competitività, di concorrenza e di liberalizzazione del nostro sistema economico, rappresentano un tassello fondamentale – soprattutto in una fase di così acuta crisi economica e sociale – di una complessiva strategia finalizzata alla crescita e deve essere pertanto proseguito l'impegno – sancito a livello europeo dal piano per la crescita predisposto su iniziativa italo-britannica e sottoscritto da dodici leader europei – volto a conseguire ulteriori risultati anche su questo versante;
     è necessario definire, nei tempi previsti dalla legge, i costi standard per il servizio sanitario nazionale e i livelli essenziali di assistenza nonché i fabbisogni e i costi standard per gli enti locali;
     appare urgente avviare una sistematica attività di revisione della spesa pubblica (spending review), nella quale siano coinvolte tutte le amministrazioni centrali e periferiche, che dovrà assicurare che ogni programma sia costantemente oggetto di specifica riconsiderazione allo scopo di elevarne l'efficienza, migliorare la qualità dei servizi e garantire una riduzione della spesa;
     le risorse rivenienti dalla spending review e dall'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, da proseguire senza esitazioni mettendo a punto un piano organico di interventi, devono essere prioritariamente destinate, fermo restando l'obiettivo del pareggio di bilancio, alla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da impresa, ridefinendo, nell'ambito della riforma fiscale, un nuovo patto tra fisco e contribuenti;
     rappresenta un obiettivo non rinviabile lo sviluppo del patrimonio infrastrutturale, sia delle grandi reti transeuropee che degli investimenti in opere pubbliche anche da parte degli enti locali;
     l'impiego delle risorse disponibili per le politiche di coesione deve essere necessariamente accelerato, ai fine di cogliere un'opportunità fondamentale per la crescita del Mezzogiorno e per lo sviluppo di tutte le aree deboli del Paese, anche attraverso una revisione delle relative procedure a livello nazionale ed europeo: in tale contesto va prevista un'agenda urbana nazionale come richiesto dalla Commissione europea;
     anche al fine di favorire una ripresa della fiducia nei confronti delle prospettive economiche e sociali del Paese, dovrebbero essere oggetto di una particolare attenzione le politiche per la famiglia, con l'intento di fronteggiare la crisi demografica, che ha effetti negativi soprattutto nel medio e lungo termine, di arrestare l'aumento della povertà assoluta, di contrastare la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli assolutamente intollerabili, e di implementare quei servizi alla persona in grado di incrementare il tasso di occupazione femminili, anche attraverso la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro;
     il ruolo della Cassa depositi e prestiti andrebbe adeguatamente valorizzato sia nella definizione dell'auspicato piano straordinario di cessione del patrimonio pubblico sia quale canale per reperire le risorse necessarie alle politiche di investimento e al pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione.
(6-00109) «Cicchitto, Franceschini, Galletti, Della Vedova, Moffa, Tabacci, Cambursano, Commercio».