XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 640 di martedì 29 maggio 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
La seduta comincia alle 11,35.
GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 maggio 2012.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Gianfranco Conte, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mogherini Rebesani, Mura, Nucara, Pisicchio, Rivolta, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione (ore 11,36).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.
(Intendimenti del Governo in ordine alla politica linguistica dell'Unione europea - n. 2-01286)
PRESIDENTE. L'onorevole Beltrandi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01286, concernente intendimenti del Governo in ordine alla politica linguistica dell'Unione europea (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, questa interpellanza risale, in realtà, a qualche mese fa, tuttavia mantiene una sua attualità per quanto riguarda il tema di fondo che pone. Infatti, se vi è una caratteristica, un elemento, che sicuramente la crisi economica consente e impone all'agenda politica, è quella, oggi, come è stato osservato anche da tanti economisti, ma anche da tanti osservatori politici, di decidere se vogliamo o meno avanzare nella costruzione europea, ben sapendo che, probabilmente, senza un avanzamento politico in senso federale dell'Unione europea, evidentemente, anche le misure per salvare l'euro che vengono chieste ed imposte, possono dare qualche risultato nel breve periodo, ma certamente non risolvere i problemi. Infatti, come sappiamo, servirebbe un ruolo, per esempio, della Banca centrale europea molto più pervasivo, molto più importante, però questo ruolo della Banca centrale europea non vi può essere se - ripeto - non vi è un'unità politica e se non si costruisce, appunto, la federazione europea, che deve essere anzitutto una federazione politica; solo così si possono sconfiggere gli egoismi nazionali, a cui purtroppo, irresponsabilmente, nel passato, anche il nostro Paese ha contribuito. Pag. 2
Ebbene, quindi, se ci si deve muovere verso una maggiore integrazione europea, anzitutto politica, è chiaro che si pone un problema, e il problema è quello linguistico, perché non vi è dubbio che il fatto di avere ventisette lingue in Europa sia sempre di più un problema, perché il piano culturale, il piano dell'identità, del sentire un'appartenenza europea, non può essere assolutamente disgiunto da quello linguistico. Quindi, se posso attualizzare questa interpellanza, la questione che si pone è questa: ma esiste a livello comunitario una vera politica linguistica? La mia sensazione è che in realtà non esista, e che si lasci correre una situazione in cui la lingua inglese è sempre più importante, al che non ci sarebbe niente di male, ci mancherebbe, ma il problema è che questa diffusione della lingua inglese, molto spesso, proprio perché in assenza di alcun piano, avviene a scapito delle lingue nazionali. Si registrano, ad esempio, decisioni anche preoccupanti nel nostro Paese. Infatti, considero tale la decisione del Politecnico di Milano di tenere dal 2014 corsi esclusivamente in lingua inglese. Perché lo considero preoccupante? Non perché non si possa studiare in lingua inglese, ma perché, se lo si fa in via esclusiva, la sensazione è che si assecondi senza un piano preordinato la sovrapposizione, anzi una sorta di imposizione della lingua inglese a scapito delle lingue nazionali.
Credo che non sia questa la risposta e credo, da radicale e anche da iscritto all'associazione ERA, che in realtà occorrerebbe definire una politica linguistica, che occorrerebbe pensare a una lingua europea vera, che non appartiene a nessuna delle 27 nazioni come l'esperanto, anche per i vantaggi di apprendimento che questo comporta e per il fatto che non cancellerebbe le lingue nazionali.
Comunque quello che le chiedo, in definitiva, signor sottosegretario, è se esista una politica comunitaria linguistica e soprattutto se esistono studi che dimostrino come la politica linguistica fin qui seguita, o meglio non seguita, abbia impatto e abbia ed abbia avuto influenza sulla libertà economica, cioè sulla possibilità per tutti gli operatori economici di tutta Europa di poter concorrere in parità di condizioni per conquistare il favore dei consumatori europei.
Quindi, chiedo questo e naturalmente mi auguro che il Governo voglia farsi portatore in sede europea di questa questione. Al di là delle soluzioni, che possono essere condivise o meno, che si propongono, ciò che conta è che comunque una politica su questo ci sia e che non sia tutto lasciato a una situazione in cui il più forte vince, con i rischi, lo ripeto, che culture - perché una lingua vuol dire anche una cultura e un modo di pensare e di vedere - si impongano così, per una forza un po' naturale, nel lassismo generale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, l'onorevole interpellante chiede che vengano assunte iniziative per emendare il documento «Conclusioni del Consiglio sulle competenze linguistiche ai fini di una maggiore mobilità», che è stato presentato nella sessione del Consiglio istruzione, gioventù, cultura e sport dell'Unione europea, nella parte relativa alle competenze linguistiche, affinché i cittadini europei possano conoscere gli effetti economici della politica linguistica europea per la mobilità.
Si rappresenta preliminarmente che il documento cui si fa riferimento è stato approvato durante il Consiglio dei ministri dell'educazione dell'Unione europea del 28 novembre 2011 e, allo stato, non risulta possibile intervenire sullo stesso.
La competente direzione generale del Ministero e il Ministero degli affari esteri hanno fatto presente che le conclusioni del Consiglio sottolineano come la conoscenza delle lingue contribuisca a migliorare le prospettive occupazionali e la mobilità transnazionale, accrescendo la competitività delle nostre economie, ed evidenziano l'importanza di sostenere l'apprendimento delle lingue a tutti i livelli di istruzione. Il Pag. 3Ministero degli affari esteri ha, in particolare, sottolineato che l'Italia si è sempre impegnata a valorizzare e difendere il multilinguismo come risorsa dell'Unione europea contro ogni forma di discriminazione linguistica, in linea con quanto previsto dallo stesso Trattato di Lisbona e dal diritto derivato dell'Unione europea.
La possibilità per i cittadini europei di rivolgersi alle istituzioni dell'Unione nella propria lingua costituisce, in effetti, una condizione essenziale per disporre di istituzioni vicine ai cittadini, fortemente legittimate in quanto percepite come autenticamente rappresentative. In una prospettiva più ampia, la riduzione delle barriere linguistiche attraverso una migliore diffusione della conoscenza degli idiomi tra i cittadini dell'Unione rappresenta un valido strumento per il rafforzamento del mercato interno e come fattore di stimolo alla crescita economica attraverso una più efficace allocazione delle risorse umane.
PRESIDENTE. L'onorevole Beltrandi ha facoltà di replicare.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della risposta, che è molto puntuale per quello che riguarda l'interpellanza presentata, ma ritengo che rimanga tutto intatto il problema di quale politica linguistica venga seguita dall'Italia anzitutto, dall'Europa in secondo luogo, e di quali siano gli effetti economici di questa politica linguistica - seguita o non seguita - sulla libertà economica dell'Unione europea.
Ciò è rilevante soprattutto in vista di quella maggiore integrazione europea e di quella federazione degli stati europei che ancora molti di noi non si rassegnano all'idea di non vedere concretizzarsi. Infatti, come radicali, riteniamo ciò assolutamente indispensabile anche, ma non solo, ai fini dello sviluppo economico e così pure anche della possibilità di superare la limitatezza, i limiti delle democrazie nazionali che ormai sono evidenti a tutti.
Quindi, rimane questo problema. Voglio augurarmi, al di là della risposta, necessariamente mirata, a questa interpellanza, che il Governo italiano possa farsi promotore in Europa di una politica linguistica che sia rispettosa delle lingue nazionali e del carico di storia, di letteratura e di cultura che queste lingue portano con sé e dell'importanza che questo aspetto ha per la costruzione della casa europea.
(Chiarimenti in merito all'esclusione dei musei siti nella provincia di Nuoro dai finanziamenti disposti dal CIPE il 23 marzo 2012 - n. 3-02291)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Murgia e Pes n. 3-02291, concernente chiarimenti in merito all'esclusione dei musei siti nella provincia di Nuoro dai finanziamenti disposti dal CIPE il 23 marzo 2012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).
ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Murgia chiede notizie in merito ai criteri di assegnazione dei fondi della commissione interministeriale per la programmazione economica per il fatto che le strutture museali presenti nella provincia di Nuoro non sono state oggetto di alcun finanziamento.
A tale proposito, preciso che sulla base della delibera CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012 - che aveva determinato in complessivi 145,293 milioni di euro le disponibilità residue del Fondo di sviluppo e coesione a favore della programmazione nazionale - era stata prevista l'assegnazione di una quota del suddetto stanziamento per interventi considerati prioritari di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali.
Successivamente, nella seduta CIPE del 23 marzo 2012, sono stati assegnati 70 milioni di euro a favore del Ministero per i beni e le attività culturali per il finanziamento Pag. 4di 9 interventi di recupero, restauro e valorizzazione di sedi museali di rilievo nazionale (Grande Brera, Galleria dell'Accademia di Venezia, Palazzo Reale e Museo di Capodimonte a Napoli, poli museali di Melfi - Venosa, Taranto e Palermo, Museo nazionale di Cagliari, Museo archeologico di Sassari). Sono tutti progetti che costituiscono una componente essenziale del programma di rilancio ai massimi livelli del sistema museale statale, in parte già in corso di realizzazione attraverso risorse dello stesso Ministero.
Nell'individuazione degli interventi da finanziare, sono stati considerati quali fattori di priorità: la necessità di completamento di iniziative già programmate in stato di avanzato svolgimento, nonché la conservazione e la sicurezza dei manufatti monumentali in cui sono ubicate le collezioni museali. Altro elemento considerato indispensabile è stata la rapida cantierabilità degli interventi, assicurata dall'avanzamento progettuale che, seppur differenziato, garantisce sin d'ora per tutti i progetti l'attivazione delle procedure di gara entro dicembre 2012. Tutti i progetti collocati nelle regioni del Mezzogiorno, essendo già inclusi nel programma «Poli museali di eccellenza», sono stati preventivamente condivisi con le amministrazioni regionali.
Per la Sardegna, in particolare, sono stati previsti i seguenti interventi. Per quanto riguarda il polo museale di Cagliari, sono previsti: il rinnovo degli spazi espositivi del Museo nazionale archeologico di Cagliari (il più importante museo a livello mondiale delle antichità sarde); allestimento di laboratori didattici; ampliamento degli spazi espositivi (polo di San Pancrazio) mediante destinazione a funzioni museali dell'ex regio museo archeologico - edificio storico in Piazza indipendenza - in cui troverà spazio una sezione del museo espressamente dedicata al complesso di Mont'e Prama; realizzazione di spazi idonei per i servizi aggiuntivi di qualità all'interno del polo San Pancrazio (bookshop, sala di lettura e consultazione, spazio per la commercializzazione di prodotti di merchandising museale, caffetteria e ristorante), per un importo complessivo di euro 2.500.000.
Entrambi gli interventi rispondono ai criteri di priorità sopra evidenziati. Non vi è dubbio sul fatto che le risorse disponibili risultino, purtroppo, insufficienti a far fronte a tutte le esigenze di tutela e di valorizzazione del patrimonio. I complessi museali del nuorese non sono meno importanti o meno meritevoli di attenzione degli altri, in particolare di quelli di Cagliari e di Sassari.
Tuttavia, la preferenza per gli interventi sopra descritti si pone come conseguenza applicativa diretta dei criteri oggettivi che l'amministrazione si è data al fine di assicurare l'impiego ottimale delle risorse, scarse, resesi disponibili.
Del resto, non può infine non rilevarsi che, in base ai dati Sistan 2010, l'affluenza di visitatori dei musei archeologici della Sardegna è stata la seguente: Museo archeologico nazionale di Cagliari 69.095 visitatori, Museo archeologico nazionale di Sassari «G. Sanna» 15.424 visitatori, Museo archeologico nazionale «G. Asproni» di Nuoro 2.668 visitatori. Tutti i progetti museali nelle regioni del Mezzogiorno, essendo già inclusi nel programma «Poli museali di eccellenza», sono stati preventivamente condivisi con le amministrazioni regionali.
Per la Sardegna, in particolare, sono stati previsti i seguenti interventi. Polo museale di Cagliari: rinnovo degli spazi espositivi del Museo nazionale archeologico di Cagliari (il più importante museo a livello mondiale delle antichità sarde); allestimento di laboratori didattici; ampliamento degli spazi espositivi - polo di San Pancrazio - mediante destinazione a funzioni museali dell'ex regio museo archeologico - edificio storico in piazza indipendenza - in cui troverà spazio una sezione del museo espressamente dedicata al complesso di Mont'e Prama; realizzazione di spazi idonei per i servizi aggiuntivi di qualità all'interno del polo San Pancrazio, per un importo complessivo, come ho detto prima, di 2.500.000 euro. Pag. 5
Polo museale di Sassari: consolidamento e riallestimento dell'area espositiva nel padiglione neoclassico del Museo archeologico nazionale di Sassari e del padiglione Clemente, finalizzato ad esposizioni temporanee, per un importo complessivo di euro 1.500.000. Entrambi gli interventi rispondono ai criteri di priorità sopra evidenziati.
PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di replicare.
BRUNO MURGIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, capisco la questione delle risorse, che vanno a progetti immediatamente cantierabili, però non sono soddisfatto, perché, tutto sommato, mi aspettavo questo genere di risposta, che definirei anche burocratica.
È ovvio che i poli di Cagliari e Sassari da noi sono più frequentati e che, probabilmente, avranno anche bisogno di più attenzione, però io volevo sottolineare altre situazioni, e cioè dei territori che sull'economia della cultura e della creatività stanno costruendo un proprio futuro. Ritengo che in questo caso il rapporto tra Mibac e amministrazione regionale, se così è, come lei conferma, escludendo le soprintendenze, abbia tagliato fuori anche delle realtà piccole. Faccio un esempio del mio territorio, cioè il MAN, un museo d'arte che ha parecchie migliaia di visitatori, che è, tra i piccoli musei di arte contemporanea, uno dei più importanti d'Italia e che viene trascurato.
Insieme, vi è tutta un'altra serie di realtà, dal museo dell'importante scultore Nivola ad altri. Dunque, capisco l'immediata cantierabilità, ma, secondo me, pur valutando le poche risorse, bisogna che la politica culturale si orienti laddove vi è anche un terreno fertile. Devo dire che bisognava stare più attenti al mio territorio, che comprende festival letterari, scrittura e arte, anche arte contemporanea, perché, in realtà, stiamo parlando di tutela e di conservazione, tutto sommato, di beni archeologici.
Per cui, sono sicuramente insoddisfatto e continueremo in questa nostra battaglia. Se, eventualmente, dovessero esserci altre risorse, ovviamente il Mibac e la regione dovrebbero stare molto più attenti ai territori in questione, in questo caso il mio, che è il nuorese, non solo per un fatto di campanile, ma proprio perché in quel territorio stanno avvenendo delle cose interessanti.
PRESIDENTE. A questo punto, per problemi inerenti all'ordinato svolgimento dei lavori, sospendo la seduta brevemente.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,05.
(Elementi e iniziative in merito agli effetti derivanti dal piano di dimensionamento della rete scolastica in Sicilia con riferimento al comune di Acireale - n. 2-01391)
PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01391, concernente elementi e iniziative in merito agli effetti derivanti dal piano di dimensionamento della rete scolastica in Sicilia con riferimento al comune di Acireale (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).
BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, signor sottosegretario, intervengo brevemente per ricordare che si tratta di una interpellanza nata dalla necessità di fare il punto su quanto la Regione siciliana ha pensato di fare al di là del rispetto della normativa esistente.
Infatti, senza tenere nel dovuto conto il parere degli organi periferici del Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca, ha approvato un piano di dimensionamento scolastico che lascia molto perplessi non solo per quanto riguarda il comune di Acireale, che ho richiamato nell'interpellanza, ma anche parecchi altri comuni dove non sono state rispettate le percentuali e il numero di studenti minimi fissati dal Ministero.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, l'onorevole interpellante solleva la questione relativa al dimensionamento delle scuole situate nel comune di Acireale per l'anno 2012-2013, facendo presente, in particolare, che l'assessorato all'istruzione della Regione siciliana ha modificato la proposta avanzata dal comune e condivisa dal tavolo tecnico.
In premessa si chiarisce che la normativa di riferimento, anche di rango costituzionale, attribuisce le competenze in materia di dimensionamento della rete scolastica alla stessa Regione siciliana che le esercita attraverso proprie autonome potestà decisionali. Anche gli eventuali contenziosi riguardanti il dimensionamento sono rivolti esclusivamente alla suddetta regione.
Pertanto, secondo la citata normativa, al Ministero e alle sue articolazioni amministrative periferiche non è consentito di porre interventi su quanto stabilito in ambito regionale, essendo rimessa a tale ambito ogni valutazione sulle implicazioni relative al territorio di riferimento.
Questo Ministero, attraverso i propri organi amministrativi, ha preso atto di quanto deliberato dalla regione, tenuto conto della necessità di assicurare la tempestiva definizione della procedura che costituisce atto preliminare per la successiva determinazione degli organici nelle scuole per l'anno scolastico 2012-2013. Un eventuale intervento su singole situazioni avrebbe implicato il riesame dell'intero piano regionale, con ripercussioni sulle operazioni propedeutiche al regolare avvio dell'anno scolastico.
Tutto ciò posto, in considerazione della delicatezza del caso, è stato chiesto al direttore scolastico regionale per la Sicilia di relazionare in merito. Il predetto dirigente ha, a sua volta, interessato il competente assessore regionale, il quale ha rappresentato quanto di seguito si espone.
Il piano di dimensionamento è stato formulato secondo le prescrizioni dettate dalla legge regionale n. 6 del 24 febbraio del 2000. L'assessorato si è posto l'obiettivo di adeguarsi progressivamente ai parametri nazionali, preoccupandosi, in via prioritaria, di allineare tutte le istituzioni scolastiche ai parametri della citata legge regionale. Con tale intervento la regione è pervenuta al risultato, mai raggiunto prima, di sopprimere l'autonomia di 143 istituzioni scolastiche. Altri consistenti risultati potranno essere raggiunti nei prossimi anni, equiparando le dimensioni delle scuole siciliane a quelle nazionali.
Per quanto riguarda le scuole di Acireale, l'assessore ha riferito di avere avanzato, in sede di tavolo tecnico, la proposta di ridurre le istituzioni scolastiche da nove a sei. Tale proposta non è stata accolta dal tavolo tecnico, dove è emersa una non chiara indicazione da parte dell'amministrazione comunale che ha sottoposto alle istituzioni scolastiche, nella persona dei dirigenti scolastici, una serie di soluzioni diverse, senza pervenire ad un risultato.
In considerazione della situazione determinatasi, prima di procedere alla scelta definitiva, l'assessore ha ritenuto opportuno convocare un incontro con i dirigenti scolastici coinvolti. Alla riunione hanno partecipato quattro dirigenti scolastici più un altro che aveva dato ad essi delega verbale. Questi hanno confermato che la proposta di dimensionamento con sei istituzioni scolastiche era quella che registrava maggiore adesione.
La soluzione dell'assessorato è stata successivamente inserita nel decreto n. 806 del 6 marzo 2012 con cui sono stati resi operativi gli interventi di dimensionamento. L'assessore ha fatto presente che tale soluzione è sembrata la più ragionevole, considerando la necessità di intervenire, tenendo conto sia del fatto che la riduzione delle autonomie scolastiche non inciderà negativamente sull'efficacia del servizio sia del risparmio di spesa, oltre il consenso manifestato dai rappresentanti delle scuole coinvolte.
PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di replicare.
BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, signor sottosegretario, io la ringrazio per la risposta alla mia interpellanza, ma non posso ritenermi soddisfatto, perché mi tocca ricordare che l'approvazione del piano di dimensionamento regionale richiede un'intesa con il Ministero che ella rappresenta.
Questa intesa dovrebbe in sé portare la necessità di un controllo. In questo caso ci sarebbe stata davvero la necessità di un controllo, perché da quanto si evince - dalla relazione dell'assessore regionale - si comprende bene che l'assessore sostiene una serie di falsità e di dati che ovviamente il Ministero difficilmente, se non con un'ispezione specifica e motivata su queste problematiche, può andare a riscontrare.
Questo piano regionale, purtroppo, con questa serie di falsità non produrrà alcun beneficio nemmeno sulla spesa e tanto meno su quelle che sono le possibilità degli alunni di essere formati al meglio, così come dovrebbe essere l'obiettivo della nostra istituzione scolastica.
Mi sento di dover dire che sullo stesso piano è stato presentato, da una serie di comuni, un ricorso al TAR e sullo stesso, a questo punto, sarà presentato un esposto alla procura di Palermo per tutta la serie di falsi che sono contenuti in questi atti.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e dell'interrogazione all'ordine del giorno
Sull'ordine dei lavori (ore 12,13).
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, prendo la parola - e la ringrazio per avermela concessa - per ricordare doverosamente che proprio in questi minuti il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è in visita in Friuli e sta rendendo omaggio alle vittime dell'eccidio di Porzûs.
Si tratta di una pagina molto tragica della lotta di liberazione, con l'eccidio dei partigiani della Osoppo il 9 febbraio 1945, purtroppo, ad opera di altri partigiani, che avevano come obiettivo quello di condividere l'estensione della presenza della Repubblica di Jugoslava, ovvero della Repubblica titina, comprendente anche il Friuli.
Quel martirio doverosamente è stato ed è ricordato proprio oggi dal Presidente della Repubblica. C'è l'auspicio che si chiuda finalmente una pagina lunga di polemiche e di contrapposizioni sulla lettura storica di quella tragica vicenda. Rivolgo, quindi, un ringraziamento e un saluto al Presidente della Repubblica, che sarà, come detto, in visita in Friuli in questi giorni e si recherà anche nella città Gemona del Friuli.
Proprio oggi in Italia c'è di nuovo il segnale di una presenza di questi fenomeni fisici, quali il terremoto che ha colpito di nuovo l'Emilia; rivolgo, quindi, come parlamentare ma anche come friulano, il pensiero e la solidarietà più fraterna alle persone colpite ed alle vittime che purtroppo ci sono anche oggi.
Si tratta, quindi, di una visita, di una presenza, di una testimonianza del Presidente della Repubblica, come dicevo, che da una parte rende omaggio alle vittime dell'eccidio di Porzûs e dall'altra viene a ricordare le vittime del terremoto in Friuli del 6 maggio 1976.
È per questo signor Presidente - la ringrazio di avermi concesso la parola - che, non potendo essere presente in Friuli a prendere parte a questa importante cerimonia e a questi incontri, per il dovere di essere qui a svolgere il mio impegno di parlamentare, desideravo tuttavia sottolineare la presenza di oggi del Presidente della Repubblica in Friuli.
PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, bene ha fatto lei a ricordare questo evento. La tragedia di Porzûs è stata una ferita aperta nella coscienza nazionale per molti anni e il Presidente della Repubblica oggi, Pag. 8in un certo senso, va a dire una parola di verità che segna anche un momento importante di riconciliazione nazionale nella verità.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17 con l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 4574.
La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 17.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Compagnon, Consolo, Galletti, Giancarlo Giorgetti e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sul grave sisma che ha nuovamente colpito alcune regioni del Centro-Nord.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e il rappresentante del Governo). Onorevoli colleghi, prima di dare inizio ai nostri lavori ritengo doveroso esprimere i più sinceri sentimenti di solidarietà e di vicinanza dell'intera Assemblea, e attraverso di essa di tutto il Paese, alle popolazioni colpite dal grave sisma che nella giornata odierna ha interessato nuovamente alcune regioni del centro-nord ed in particolar modo l'Emilia-Romagna. Alla solidarietà si unisce l'omaggio alle vittime di questa terribile tragedia, molte delle quali sorprese dal terremoto durante il proprio turno di lavoro, nonché l'espressione del più profondo cordoglio, in questo momento di grande dolore, ai loro familiari. Desidero inoltre manifestare l'apprezzamento di tutta la Camera nei confronti di coloro che, con impegno e dedizione, stanno prestando anche in queste ore la propria opera di cura e di soccorso. Il Ministro per i rapporti col Parlamento, Piero Giarda, riferirà ora all'Aula sugli sviluppi della situazione. Prima di dargli la parola, invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Informativa urgente del Governo sul grave sisma che ha nuovamente colpito alcune regioni del Centro-Nord.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
(Intervento del Ministro per i rapporti con il Parlamento)
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente e onorevoli deputati, la scossa tellurica di magnitudo 5.8 si è verificata alle ore 9 di oggi alla profondità di 10,2 chilometri. L'evento sismico è stato localizzato dalla rete sismica nazionale nell'area epicentrale compresa tra Medolla, Mirandola e San Felice sul Panaro. L'attività sismica odierna è proseguita con numerose scosse, di cui 7 con magnitudo maggiore di 4.0 e 2 con magnitudo maggiore di 5. Approssimativamente con lo stesso epicentro e profondità di 6,3 chilometri si era verificata la scossa del 20 maggio delle ore 4,03 italiane, di magnitudo 5.9. Dopo il terremoto del 20 maggio era atteso un ripetersi dell'attività sismica. Tuttavia la magnitudo del terremoto odierno appare più alta rispetto al tipico decadimento che si verifica dopo violenti terremoti, al punto da ipotizzare che quello di oggi sia un nuovo evento, piuttosto che una scossa di assestamento. In merito all'origine del terremoto odierno, se sia riconducibile o meno alla stessa faglia che ha generato il sisma del 20 maggio, gli elementi di conoscenza attualmente a disposizione, anche in considerazione della Pag. 9complessità delle strutture attivate, non consentono di formulare al momento un'ipotesi definitiva. Il nuovo sciame sismico ancora in corso ha purtroppo causato almeno 15 vittime, di cui 2 decedute per cause non connesse direttamente all'evento. In particolare 3 a Mirandola, 3 a San Felice sul Panaro, una a Concordia, una a Finale Emilia, uno a Cento, uno a Novi di Modena, uno a Medolla, 4 a Cavezzo. Al momento 7 persone risultano ancora disperse, di cui una a Mirandola, 3 a Medolla e 3 a Cavezzo.
Riguardo al numero dei feriti, è in corso da parte delle autorità competenti la verifica nelle varie province; dalle strutture sanitarie della regione Emilia Romagna pervengono notizie di circa 200 persone ferite e trasportate in ospedale.
Le nuove scosse hanno causato crolli di diverse entità, oltre che nelle province di Modena e Ferrara, anche nelle province di Piacenza, nei comuni di Fiorenzuola d'Arda, di Mantova, nei comuni Moglie e Poggio Rusco e di Bologna. Crolli di minore intensità sono avvenuti nelle province di Rovigo, Venezia e Reggio Emilia. Nel comune di Carpi, si è proceduto all'evacuazione dei degenti ricoverati nel reparto di rianimazione dell'ospedale. Nel comune di Crevalcore, sono state allontanate dalle proprie abitazioni circa 2 mila persone e 18 pazienti dell'ospedale sono stati trasferiti in altre strutture sanitarie.
In considerazione del nuovo sciame sismico, il Capo del dipartimento ha predisposto l'immediata convocazione del comitato operativo della Protezione civile, che aveva già operato per gli eventi sismici dei giorni scorsi, dal 20 al 23 maggio. Sono stati potenziati i centri operativi per la gestione dell'emergenza, con l'attivazione di un altro Centro coordinamento soccorsi a Bologna, che si aggiunge a quelli già attivi. Il Capo del dipartimento, accompagnato da un team di esperti, ha avviato un sopralluogo nei territori colpiti dal sisma.
Contestualmente, le strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile continuano ad operare nel territorio, con un ulteriore potenziamento delle forze. Le forze impiegate nell'emergenza a partire dal 20 maggio 2012, appartenenti alle diverse strutture del Servizio nazionale di protezione civile, ammontano a circa 3.700 uomini e 760 mezzi, secondo un dettaglio che posso mettere a disposizione della Camera.
Le strutture di accoglienza già attive sul territorio sono state potenziate, ciascuna del 20 per cento, per un totale di ulteriori 1.250 posti letto. Sono già operativi i seguenti moduli da 250 posti ciascuno: uno dell'ANPAS a Novi di Modena, uno dell'ANA, due della Croce rossa di Finale Emilia, uno del Friuli Venezia Giulia a Mirandola, uno della regione Abruzzo a Cavezzo. Anche le regioni Umbria e Piemonte hanno offerto la disponibilità di altri moduli e sono pronte ad intervenire secondo l'esigenza. Ulteriori posti letto sono disponibili in sei carrozze letto delle Ferrovie dello Stato, per un totale di circa 360 posti. L'eventuale restante fabbisogno assistenziale sarà soddisfatto con il ricorso alle strutture alberghiere presenti nel territorio regionale.
I nuovi sfollati sono complessivamente circa 8 mila, per un ammontare che arriva, quindi, a 14 mila circa, che possono trovare ricovero tra tende, strutture alberghiere, alloggi e in altre strutture organizzate allo scopo. A seguito dell'evento sismico, il Meccanismo comunitario di protezione civile - United Nations disaster assessment and coordination - ha espresso la propria disponibilità ad inviare squadre di ricerche e soccorso. Sono pervenute, inoltre, offerte dalla Francia, dalla Grecia, dall'Ungheria e dalla Svizzera sulla base di accordi bilaterali in atto; tuttavia, al momento, non sono previste richieste di aiuto internazionale.
Riguardo, poi, all'intervento del volontariato di Protezione civile, ai 1.361 volontari già operativi sul territorio e ai quattro moduli di assistenza della popolazione messi a disposizione dalle associazioni nazionali, dopo le repliche di questa mattina, si sono aggiunti tre moduli: due da 250 persone e uno da 200 persone.
In merito ai servizi essenziali e, in particolare, alle società ENEL-Rete Gas, non si segnalano significative interruzioni, Pag. 10mentre la società ENEL segnala 5 mila disalimentazioni nelle province di Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna. Riguardo alla viabilità, al momento, è interrotta la linea ferroviaria Bologna-Verona per verifiche in corso; per quanto riguarda la rete stradale nazionale, Autostrade e ANAS, non si registrano disservizi.
Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, stamattina, con una dichiarazione pubblica congiunta con il presidente Vasco Errani, ha impegnato il Governo a sostenere le popolazioni colpite nella fase dell'emergenza e nella fase della ripresa della normalità della vita e delle attività economiche, con un provvedimento urgente il cui esame inizierà nel Consiglio dei ministri convocato per domani mattina, al fine di assumere, d'accordo con le regioni interessate, le necessarie determinazioni entro i termini più brevi possibili. Questa mattina si è svolta una riunione già programmata tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Dipartimento della protezione civile e la regione Emilia Romagna; oggi pomeriggio, dalle ore 15,30, è in corso una riunione con il Ministero dell'economia e delle finanze, gli uffici legislativi e la Ragioneria generale dello Stato per la preparazione del provvedimento di urgenza.
Onorevole Presidente, signori deputati, il Governo, con profondo dolore per la grave perdita di vite umane, esprime il proprio cordoglio e la vicinanza alle famiglie colpite, formula auguri di pronta guarigione ai feriti, dichiara la propria riconoscenza alle amministrazioni statali, regionali e locali che sono intervenute, alle forze dell'ordine, ai volontari della Protezione civile che profondono generosamente il proprio impegno per alleviare le sofferenze della popolazione. Il Governo intende deliberare il lutto nazionale per lunedì 4 giugno.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,13).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
(Interventi)
PRESIDENTE. Interverranno ora i rappresentanti dei gruppi che ne faranno richiesta per non più di cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo sarà attribuito al gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, i deputati del Partito Democratico si associano alle sue parole di cordoglio per le vittime, di vicinanza ai familiari e di solidarietà a tutte le popolazioni colpite e ringraziamo il Governo per la sollecitudine con cui ha risposto alla nostra richiesta di avere una prima informativa in questa Aula. È sotto gli occhi di tutti che la situazione è davvero drammatica e questo non è il momento di fare analisi ma è il momento di sostenere tutte le forze che sono impegnate nelle loro funzioni ma anche tutti i volontari, quella straordinaria rete sociale e di volontariato che è l'Emilia Romagna e che sono le province coinvolte; dentro questo impegno spontaneo, non organizzato, anche tutte le nostre strutture di partito sono già a disposizione per ogni tipo di sostegno alla cittadinanza.
Ieri, ho visitato diversi comuni della mia terra colpiti da questo disastro e ho trovato delle comunità, come sono le comunità emiliane, le comunità della pianura padana, composte, efficienti, anche di fronte a un dramma come questo, già ieri attive nella fase del tentativo di ricostruzione per superare l'emergenza. E oggi è arrivata questa nuova terrificante botta. Purtroppo ci troviamo in un sistema mediatico in cui la gravità dei terremoti, Pag. 11comprensibilmente, è segnata dal numero delle vittime perché di fronte al bene supremo della vita naturalmente è lì che si calcola la gravità di un terremoto; qui siamo di fronte ad un numero di vittime, anche se drammatico, più circoscritto rispetto ad altri eventi sismici nel nostro Paese, ma siamo di fronte ad un area vasta, enormemente vasta: decine e decine di piccoli comuni e di centri abitati distrutti radicalmente nella loro possibilità di vivere. Ieri, ho visitato un comune della mia provincia che non ha avuto tanto spazio nella comunicazione di questi giorni, Poggio Renatico, non ha avuto vittime ma ha il comune, la sede storica, completamente distrutto, la chiesa e il campanile da demolire, gli edifici principali della città, con la zone commerciali, totalmente inagibili; e questo ieri. Centri storici distrutti, uffici pubblici e strutture pubbliche inagibili, ho parlato questa mattina con alcuni sindaci - e poco fa con il sindaco di Mirandola - che mi hanno detto: avevamo costruito un equilibrio precario per affrontare l'emergenza, adesso non abbiamo nemmeno un posto in cui fronteggiare l'emergenza, perché il centro storico è totalmente devastato.
Le case private e le aziende, lo straordinario patrimonio del nord dell'Emilia, questo elenco lunghissimo che ognuno di voi può avere visto di capannoni e di piccole e medie imprese, che oggi rivelano tutta la loro fragilità per delle tecniche di costruzione immaginate quando quella zona non era ancora stata dichiarata zona a elevato rischio sismico. Sapete bene cosa può voler dire, per un sistema di piccole e medie imprese, vedere bloccati i lavori e quindi non potere più adempiere agli ordini; cosa può voler dire per la tenuta di quel sistema economico e quindi del sistema economico del Paese. Per questo servono, senza esitazione, degli interventi urgenti.
Il Governo si è già mosso: noi ci aspettiamo molto, Ministro Giarda, molto dal Consiglio dei ministri di domani mattina, perché in situazioni di questo tipo non si può usare la parola «copertura» come giustamente la si usa per altri problemi meno drammatici e meno urgenti. Bisogna trovare le risorse, bisogna potenziare. I segnali che ci arrivano è che già in queste ore vi è bisogno di una maggiore presenza, oltre quella che positivamente già vi è sul territorio, e, soprattutto, dobbiamo fare in modo, a fianco dei provvedimenti di urgenza che ci aspettiamo, auspicando vengano adottati domani nel decreto-legge che è stato annunziato, che questa sia anche l'occasione per riflettere su due punti, dei quali vorrei dire soltanto i titoli: non è possibile che, da anni, di fronte ad ogni calamità naturale, riparta azzerato il dibattito sulle misure da alzare, su quelle fiscali, di aiuto, di sostegno e di misure. Noi riteniamo sia il momento di una legge quadro sulle calamità naturali, dentro la quale, poi, dentro quei criteri uniformi e predeterminati per tutti, si adottino i singoli interventi.
In secondo luogo, è in discussione in Commissione il decreto sulla Protezione civile: noi crediamo che quella sia la sede - e questa è la proposta che facciamo agli altri gruppi parlamentari e al Governo - per inserire alcune misure di impatto immediato. Non parlo delle risorse per l'emergenza - e concludo, Presidente -, ma di misure di impatto immediato soprattutto per derogare a quel Patto di stabilità interno che in queste ore sta mettendo i sindaci di ogni colore in una situazione insostenibile. I soldi sono in cassa e vi è l'urgenza di intervenire per il dramma delle popolazioni che li hanno davanti alla porta del comune (se il comune è ancora in piedi), ma non li possono spendere per il rispetto del Patto di stabilità. Quella norma va cambiata immediatamente. Penso serva, su questo aspetto, reintrodurre un principio di solidarietà nazionale. Gli emiliani, l'Emilia, hanno tante volte aiutato gli altri, adesso è l'Emilia ad avere bisogno di aiuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
Pag. 12
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, è il tempo del dolore, è il tempo della solidarietà, è il tempo della vicinanza. Gli uomini e le donne della Lega Nord sono vicini ai fratelli e alle sorelle dell'Emilia e non solo. Infatti, sappiamo che alcune vittime sono di Rovigo. Sono situazioni molto tristi. È il tempo della responsabilità, il tempo del senso del dovere, il tempo di dire grazie a tutta quell'immensa rete di solidarietà e di persone coraggiose che fanno l'orgoglio di questa nazione con l'applicazione nel quotidiano di questo senso del dovere: i vigili del fuoco, la Protezione civile. Vi è un territorio in ginocchio, ma un territorio orgoglioso; un territorio colpito nelle campagne, colpito nella realtà produttiva, colpito nelle stalle, colpito nelle fabbriche, colpito nei capannoni. Era un territorio che non si pensava potesse essere ferito dalla natura in questo modo. Per quanto ci riguarda vogliamo dire alcune cose e, quindi, con il senso del dovere e il senso del fare che ci contraddistinguono, anche in questo Parlamento vogliamo indicare alcune linee e alcuni elementi di riflessione.
Primo, credo questo nuovo decreto, signor Ministro, debba essere ripensato in due o tre aspetti, come la durata dell'urgenza. Veniamo da un passato dove vi erano alcune tristi situazioni che hanno mantenuto una situazione di decretazione d'urgenza per anni. Non voglio citare il Belice e non voglio citare altri avvenimenti della Sicilia, che per anni hanno goduto di un regime di emergenza. Ora, con il vostro nuovo decreto-legge, il n. 59 del 2012, sono previsti soltanto 60 giorni di emergenza e altri 40 giorni di eventuale proroga.
Sappiamo tutti che questi cento giorni non saranno sufficienti, perché i tempi saranno più lunghi. Vi saranno alcune conseguenze: per esempio, gli appalti possono andare fino a sei mesi in regime diverso, ma per esempio cosa succederà al regime dei rifiuti? Cosa facciamo dopo 60 giorni? Li consideriamo rifiuti speciali? Li mettiamo in discariche che possono costare? Applichiamo regole incredibili? Tassiamo chi si trova i rifiuti sotto casa e chi ha la torre che è caduta? Non è possibile, va tutto rivisto.
In secondo luogo, signor Ministro, il Governo ci deve dire - noi sfidiamo e accogliamo l'idea del collega del Partito Democratico di fare una decretazione d'urgenza, perché, per carità, siamo pronti ed indicheremo alcuni elementi - per esempio, di quanto sarà lo stanziamento? Sappiamo che c'è un primo decreto di 50 milioni che poi dovrà essere rimpinguato con una serie di leggi di tagli possibili.
Ora, questi provvedimenti della Presidenza del Consiglio (che non voglio elencare) cifrano circa 20 miliardi che difficilmente potranno essere utilizzati. C'è il rischio - ce lo dovete dire - che in qualche modo, dopo la ferita della natura, arriverà anche la ferita dello Stato e dell'aumento dell'accisa. Cioè: aumenteremo le tasse sulla benzina (che tra l'altro è al minimo storico nei prezzi all'ingrosso e non si capisce perché continuiamo a pagarla così)?
A un territorio ferito aumenteremo anche le tasse? Questo dovete dirlo. Ci saranno i soldi? Questo fondo che ancora non è cifrato ci sarà? E poi ancora: sospenderemo l'IMU per le famiglie e le aziende? Questa è una proposta che avanzeremo. Sospenderemo il pagamento dei mutui e dei prestiti delle imprese del sistema bancario? Non tra sei mesi, da domani. Questo Parlamento si può impegnare da domani a fare queste leggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO POLLEDRI. Vogliamo sospendere e in qualche modo bloccare il patto di stabilità? Ci stiamo. Vogliamo in qualche modo pensare alla sospensione dei pagamenti delle imposte e dei contributi per le famiglie? Signor Presidente, chiediamo una cosa sola: di poter far da noi (lo abbiamo già chiesto qualche giorno fa), di potere in qualche modo avere uno Stato che ci lasci le nostre tasse e che ci consenta di poterci raddrizzare. Non dateci Pag. 13aiuti, dateci solamente dignità, dateci la possibilità di non venirci ad aggravare con leggi e normative, dateci la possibilità di tirare su la testa e di poter continuare a sperare in un futuro migliore e di poter stare vicino in questi giorni a chi ha bisogno dell'aiuto dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.
MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor Ministro, dopo dieci giorni si è verificato un altro evento drammatico: altre vittime, come lei ci ha elencato, dispersi, feriti e tanti sfollati. Sono dieci giorni di dolore, ma dieci giorni anche di paura per i tanti abitanti della nostra regione. Siamo, come Parlamento - come è stato già detto - vicini con il cuore e vogliamo esserlo tutti anche con i fatti, perché tanti sono i danni ai beni culturali, alle abitazioni e alle aziende che, secondo la logica, dovevano essere ancora più sicure nella costruzione rispetto al resto.
Il terremoto è avvenuto in un'area che sembrava più tranquilla e meno a rischio, un'area (nella quale vivo) che non temeva questi eventi. Questo è un segnale che deve farci riflettere. Un Paese nel suo insieme, perché è unito su queste cose, deve sempre stare allerta. Voglio ringraziare i soccorritori senza citarli perché sono tanti, i volontari regolati in categorie, ma anche i tanti uomini che autonomamente hanno voluto dare un aiuto e i tanti sindaci.
Oggi c'è l'emergenza, dobbiamo essere uniti su questo, trovare i dispersi, i ricoveri per gli sfollati e rimettere in moto immediatamente le aziende che danno lavoro, perché noi - voglio ricordarlo - siamo bravissimi nell'emergenza. Questo è un Paese che ha grande cuore. Ogni tanto mi domando se abbia altrettanto cervello, perché c'è molta difficoltà a programmare.
Sappiamo che questi grandi eventi sismici - oggi ce lo spiegavano i tecnici - avvengono mediamente ogni 8 anni, tanti di dimensioni minori e non dimentico anche tutto il dissesto idrogeologico.
Noi facciamo poche politiche di sviluppo, poche politiche di costruzione e poche politiche di controllo. Le vittime di oggi purtroppo le piangiamo insieme, ma devono servire - almeno che non siano morte invano - a fare un qualcosa per il prossimo. Devono servire, come ogni tanto si dice, a salvare altre vittime. Dunque, noi come Parlamento dobbiamo ricordarci che non si può piangere per tre giorni o per tre mesi, ma bisogna guardare avanti. Il pianto non diventi abitudine. Le polemiche sugli aiuti sulla ricostruzione non diventino una triste ricorrenza.
Dobbiamo fare tutti insieme come classe dirigente di questo Paese (non solo quella politica) anche un poco di autocritica perché spesso abbiamo lavorato male. È una classe politica, ma anche una classe dirigenziale che certe volte sul buonismo concede troppo. Invece, in questo campo dobbiamo essere rigorosi e seri. Dobbiamo varare delle regole rigide che non vessino naturalmente i cittadini, ma quelle regole poi devono essere applicate e mi riferisco con senso di responsabilità anche a tanti sindaci che, per bontà verso i propri cittadini, magari allargano un po' le maniche.
Il Parlamento oggi deve dare segnali chiari con gli aiuti anche diretti. L'Unione di Centro nei giorni scorsi - non oggi - ha dato il segnale, ma lo chiede a tutto il Parlamento, di distribuire la nefasta «legge mancia» per le povere vittime di questo evento. Abbiamo firmato un ordine del giorno per ripartire la parte di rimborsi elettorali che verranno risparmiati proprio per intervenire meglio come Protezione civile sulle emergenze.
Adesso dobbiamo concentrarci anche sul piano legislativo: abbiamo una riforma della Protezione civile che deve riportarla nel suo ambito, perché è bravissima. Deve gestire le emergenze. Il resto - lo dico al Ministro - lo facciano i ministri competenti: c'è stato troppo scarico di responsabilità e alla fine non si capiva più chi era il colpevole. Anche i sindaci e gli amministratori - l'ho detto prima - devono essere rigorosi sulle modalità di utilizzo e di costruzione del nostro territorio.
PRESIDENTE. Onorevole Libè, la prego di concludere.
MAURO LIBÈ. Noi abbiamo varato nel 2003 delle leggi sulla classificazione sismica. Speriamo che siano state rispettate perché - lo ripeto - oggi non possiamo dimenticare quello che è successo. Oggi dobbiamo essere lucidi, intelligenti e seri perché domani, anziché piangere le vittime, potremmo almeno dire che la nostra coscienza è a posto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, desidero innanzitutto esprimere, a nome del mio gruppo e mio personale, il cordoglio e la vicinanza a tutte le famiglie che hanno perso dei cari. Siamo ugualmente vicini a tanti che in questo momento sono al capezzale di parenti in ospedale e alle migliaia di persone che hanno perso la casa, oltre che agli artigiani e agli imprenditori che hanno visto crollare i propri stabilimenti spesso frutto del lavoro di una vita.
Purtroppo, il numero delle vittime di questa nuova serie di scosse continua a salire, man mano che si fa più chiaro il quadro delle conseguenze del sisma. Le immagini che giungono dalla Bassa Modenese sono drammatiche. Voglio anche esprimere un sincero ringraziamento alla Protezione civile, ai vigili del fuoco e a tutti i volontari che, essendo già sul posto, hanno messo in moto la macchina degli aiuti tempestivamente.
Signor Ministro, in questo momento è comprensibilmente altissima la paura delle popolazioni anche perché in queste ore tutti i sismologi stanno diffondendo commenti e previsioni via radio in tutte le televisioni. Auspico che ci sia più cautela nel diffondere inquietudine e più informazione e prevenzione per evitare che altre scosse possano causare altri lutti.
Oggi credo che, accanto al soccorso alle popolazioni, il Governo debba mettere in campo, come sollecitavano i colleghi, interventi immediati e significativi per dare sollievo al tessuto economico di una terra, come l'Emilia, ricchissima di piccole e medie imprese, spesso di eccellenza sia nazionale sia internazionale, che il sisma ha messo in ginocchio. Occorre dare un segnale chiaro ed immediato che il Paese è accanto a questa gente operosa, sospendendo, signor Ministro, come era già stato promesso in Aula appena pochi giorni fa, il pagamento dei tributi, dei contributi e attuando subito altre misure di concreto sostegno alle imprese. Mi associo anche alla richiesta, avanzata dai colleghi, sulla possibilità di poter violare il Patto di stabilità per quei comuni che hanno la possibilità di mettere in campo risorse che, in questo momento, sono necessarie. Ringrazio, quindi, il Ministro Giarda per la puntuale informativa che ci ha fornito ed auspico che, con analoga tempestività, il Parlamento sia tenuto informato degli sviluppi di questa delicatissima situazione.
Oggi è il momento dell'emergenza e non è il momento di parlare di cosa sarebbe stato opportuno fare. Però, è noto a tutti che il tema della prevenzione, del modo di costruire le abitazioni, del dove costruirle e il grande tema del dissesto idrogeologico vanno affrontati seriamente e immediatamente dopo questa emergenza in maniera stabile, perché certamente, attraverso una prevenzione seria e accurata, avremmo potuto ridurre il numero dei danni e contare meno morti. Purtroppo, questo è un ritornello che ripetiamo sempre a valle delle tragedie. Ci si ripromette sempre di prestare attenzione al tema della prevenzione ma poi, sistematicamente, il tema della prevenzione viene abbandonato.
Quindi, mi auguro che, insieme ai colleghi che hanno anche fatto riferimento a questo tema qui in Aula, si possa, dopo l'emergenza, affrontare la questione in Parlamento, in modo da rendere noto a tutta l'Assemblea e al Paese, quali sono i numeri e qual è la realtà del nostro Paese dal punto di vista del rischio di sismi ma anche di dissesto idrogeologico per varare, alla fine, un piano che possa finalmente Pag. 15dare sicurezza ai cittadini e alle famiglie di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, purtroppo la mia terra è una terra devastata in questi momenti. Voglio, però, ringraziare il Governo per l'operatività messa subito in campo. Voglio altresì ringraziare i tanti volontari che subito sono accorsi ad aiutare le nostre popolazioni e voglio evidenziare la solidarietà che proviene da tutte le parti. Come Futuro e Libertà per il Terzo Polo ovviamente anche noi vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutti i familiari delle vittime, a tutti i feriti e a tutti coloro che stanno vivendo questa tragedia.
Purtroppo, sono crollate le case, ci sono stati dei morti e molti monumenti sono caduti e sono stati danneggiati. Vi è, però, un dato che voglio sottolineare, in questo mio intervento, al Governo. Sabato scorso mi sono recato in quelle zone che, come ben sa il rappresentante del Governo, sono ad alta densità produttiva, industriale e agricola. Ho visitato quelle aree, ho visto molti capannoni abbattuti e molti macchinari distrutti. Ho visto, però, la gente della mia terra chiedere soprattutto una cosa: essere messi nella condizione di poter ricominciare subito a lavorare, a produrre e a mettere in piedi quel sistema economico che ci ha resi famosi, in Italia e nel mondo.
Ringrazio il presidente della Commissione attività produttive e tutta la X Commissione che oggi ha, in qualche modo, condiviso la necessità di organizzare immediatamente un incontro con il Governo e con le associazioni di categoria locali per avanzare delle proposte concrete al Governo, nel momento in cui andava a varare questo decreto-legge. Tanto per entrare nel dettaglio e, in un certo senso, al di là della solidarietà di circostanza, ricordo, per parlare di cose concrete, che vi è il problema dello sgombero.
Molti di quei fabbricati sono fatti ancora con l'eternit. Vi è la necessità di prevedere immediatamente delle deroghe per ricostruire. Voi dovete pensare che molte di quelle aziende sono aziende agricole: la raccolta avviene in questo momento, hanno bisogno di capannoni dove alloggiare il raccolto, hanno la necessità di ricomprare immediatamente le macchine e quindi di accedere a mutui con le banche, hanno la necessità che il Governo faccia un fondo di garanzia per poter dare in questo modo agibilità a questi mutui.
C'è ovviamente il problema delle imposte: siamo chiamati a pagare imposte come l'IMU ed altre, ma si impone la necessità di sospendere qualsiasi tipo di contribuzione per usare quel cash flow per rimettere in piedi il sistema produttivo locale. È veramente una necessità ed una priorità questa volta quella di operare in modo concreto, senza allungare i tempi perché ogni minuto perso per le nostre imprese significa per loro la possibilità di sopravvivere, di tornare a vivere o di morire definitivamente. Quindi, sarà molto importante che in quel decreto-legge, oltre alle risorse, si capisca e si comprenda il concetto della deroga. Se noi non deroghiamo su alcune questioni - come dicevo prima - ossia sulla necessità di potere immediatamente ricostruire tutti quegli strumenti necessari alle nostre imprese per operare, quell'economia, che è un'economia importante non solo per la nostra terra, ma per il nostro Paese e - mi consenta - per tutto il made in Italy, rischia di essere distrutta e di non poter più essere ricostruita.
Quindi, chiedo veramente al Governo, ad un Governo di tecnici che sa bene di cosa sto parlando, che sia questa volta capace di superare i livelli burocratici, che sia capace di creare un'unica centrale decisionale e che sia capace di intervenire direttamente con delle leggi che siano immediatamente eseguibili.
Questo è quello che chiede il popolo emiliano che - lo ripeto - nella sofferenza e nella paura che stiamo vivendo giorno per giorno ha avuto il coraggio immediatamente di rimboccarsi le maniche e di Pag. 16chiedere unicamente di essere messo nelle condizioni di tornare a lavorare. Da una parte, ci sono i volontari e tutta la popolazione che si aiuta, in un bellissimo gesto umanitario e di solidarietà, dall'altra parte, c'è un mondo economico che chiede immediatamente di rimettersi a lavorare. Si tratta di un bel segnale per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo è il momento del cordoglio per tante famiglie così duramente colpite ed anche noi del gruppo dell'Italia dei Valori vogliamo associarci a questo cordoglio. Temo però che la nostra partecipazione al dolore non basterà a sanare le ferite della gente e ci auguriamo che il Governo faccia tutto ciò che è possibile per alleviare queste sofferenze. Devo dire che purtroppo piove sul bagnato perché, negli ultimi dieci anni, abbiamo avuto ben cinque scosse di grado superiore al quinto della scala Richter, cosa che negli ultimi cinquant'anni non era mai successa. Certo le ere geologiche sono ben altro, però anche questo è significativo: siamo un territorio che subisce continuamente scosse. Proprio oggi, tra la Calabria e la Basilicata, ve ne sono state tantissime, di cui una di 4,3 gradi della scala Richter.
Allora dobbiamo tenere conto di questi fatti e ricordare che la rivista americana Nature, proprio nell'ultimo numero, partendo dal terremoto de L'Aquila, si è interrogata sul fatto che la popolazione si è sentita tradita dalla scienza ed ha scritto un articolo intitolato «Colpevoli?». Noi, anche nel momento del dolore, dobbiamo fare una riflessione perché nulla possiamo contro il fatto che i terremoti avvengano, ma molto possiamo contro i danni che i terremoti provocano. Vorrei ricordare che, ogni volta che c'è stato un terremoto in Italia, abbiamo dovuto comprendere che colpevoli ce ne sono e ce ne sono stati tanti rispetto a questi danni. Voglio ricordare la scuola Jovine: il terremoto del Molise ha provocato la morte di ventisette bambini e di un insegnante. Con riferimento a quell'episodio, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di cinque tra progettisti, costruttori e tecnici comunali. Peraltro, anche in questa vicenda dell'Emilia vi sono indagati per morti in fabbriche che sono crollate come castelli di carta.
Allora l'Italia è un'Italia scossa dai terremoti ma è altresì un'Italia che in questo momento sta peggio, perché anche l'economia è in ginocchio e il Governo deve trovare delle risorse. Piove sul bagnato, dicevo, perché le scosse del terremoto si aggiungono a quelle dell'economia, e allora io mi sento di rivolgermi a due persone di grandissima levatura morale, perché forse possono dare il senso di questa solidarietà del Paese e di questa partecipazione di tutto il Paese a quello che sta avvenendo, proprio perché la situazione economica renderà difficile anche al Governo trovare le risorse.
Mi riferisco al Presidente della Repubblica Napolitano e al Sommo Pontefice Benedetto XVI: al Presidente della Repubblica mi permetto di suggerire che forse potrebbe definitivamente revocare la parata del 2 giugno che, com'è noto, ha un costo di circa 3 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) che potrebbero essere destinati alle popolazioni terremotate; mi riferisco anche al Sommo Pontefice, Papa Benedetto XIV (Commenti), chiedo scusa, signor Presidente, Papa Benedetto XVI, chiedendo al Santo Padre di rinunciare al suo viaggio a Milano il cui costo, secondo il comune e le altre organizzazioni, assommerebbe a circa 10 milioni di euro che forse potrebbero essere anche questi destinati a queste popolazioni. Credo che un incremento delle risorse di circa 15 milioni di euro da queste due iniziative potrebbero sicuramente alleviare le sofferenze di queste popolazioni in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
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SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, credo che di fronte ad una tragedia così grande e a quello che si sta verificando in queste ore in quella parte importante del nostro Paese, dove le popolazioni ed i luoghi sono fortemente colpiti e feriti da un cataclisma che sta seminando morti e dove c'è la tragedia di intere famiglie e di un settore industriale, nelle sue diverse articolazioni, che sta andando fortemente in crisi, distrutto addirittura nei luoghi dove la produzione fino a qualche tempo fa era anche produzione di eccellenza, io credo, dicevo, che di fronte a questa tragedia, colleghi, le parole dovrebbero essere molto misurate e forse il silenzio ci potrebbe aiutare meglio a comprendere la tragedia di quelle popolazioni.
Quando ci sono fenomeni così vasti e profondi, e che per la verità hanno interessato quei luoghi secoli fa - dobbiamo infatti risalire al 1500 per registrare un sisma di queste dimensioni nel modenese, e al 1300 per ritrovare analoghe situazioni nel ferrarese - io credo che la prima cosa da fare come Parlamento, se vogliamo davvero essere concreti nel nostro intervento, è chiederci cosa possiamo fare nell'immediato e cosa possiamo mettere in cantiere in prospettiva.
Voglio ringraziare anche pubblicamente - lo faccio davvero dal profondo del cuore - per l'iniziativa che oggi ha portato all'interno della XI Commissione (Lavoro) il collega Migliori, che aveva già sollecitato la Commissione a preoccuparsi di come ritessere quel sistema produttivo che oggi è fortemente colpito, e il nostro pensiero in questo momento come Popolo e Territorio, ma credo di interpretare il sentimento di tutta l'Aula, va a quegli operai che sono rimasti sepolti da quei capannoni nei quali costruivano la loro esistenza e il loro avvenire.
Nella risoluzione che portiamo all'attenzione del Governo, abbiamo semplicemente chiesto di fare in modo che si intervenga anche con principi di deroga, per far sì che, per esempio, si applichino nell'immediato quelle formule di ammortizzazione, che sono previste normalmente nelle situazioni di crisi, ma che in questa circostanza hanno un valore ancora più significativo. Poi potremo discutere all'infinito, ma vorremmo discutere concretamente sulle misure da adottare, noi aspettiamo, dando fiducia al Governo in questa circostanza, le misure che saranno adottate domani.
Ci auguriamo che vadano nel senso, che è stato qui da tutti in qualche modo richiamato, di creare le condizioni per una rinascita produttiva di quelle zone e di quei territori. Abbiamo grande rispetto, onorevole Franceschini, per la dignità di quelle popolazioni, come lo abbiamo avuto per la dignità dei siciliani, degli irpini e degli abruzzesi, quando sono stati colpiti anche loro da terremoti sconvolgenti. Credo che il sentimento nazionale di solidarietà complessivo, oggi debba ritrovarsi in questa capacità di parlare un linguaggio unico, di mettere al bando le polemiche e di ricordare in prospettiva, nel momento in cui si esce dall'emergenza, che il dissesto idrogeologico e le condizioni precarie dal punto di vista naturalistico e di tenuta del nostro territorio, non sono di oggi, ma affondano le radici nel passato. Tutti i Governi hanno delle responsabilità, e tutte vengono in primo piano quando, ancora oggi, dobbiamo registrare un ritardo su un piano complessivo che riguarda l'assetto idrogeologico del Paese.
Qualcuno ha ricordato in queste settimane che un euro investito nella prevenzione significa, in prospettiva, 10 mila euro di risparmio. Ecco quello a cui dovremmo pensare quando diamo un «sì» ad alcuni provvedimenti, oppure quando polemizziamo senza costrutto. Allora, rappresentanti del Governo, noi vorremmo già da domani essere messi nelle condizioni di dare subito un parere favorevole e immediato al decreto d'urgenza, ma vorremmo finalmente aprire un confronto serio, per far sì che il Parlamento costruisca qualcosa di positivo a tutela delle nostre popolazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
PRESIDENTE. A questo punto abbiamo alcuni interventi dei rappresentanti del Pag. 18gruppo Misto. Prima di procedere saluto gli insegnanti e gli studenti del liceo classico Nevio di Santa Maria Capua Vetere, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà, per due minuti.
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, intervengo in nome e per conto della componente politica Misto Grande Sud-PPA, per esprimere profonda solidarietà alle popolazioni del Nord Italia colpite dal sisma di questi giorni. Altresì, Grande Sud è vicino al dolore che ha colpito le famiglie delle vittime di questa tragedia. Signor Presidente, dire terremoto equivale a dire paura, dolore, angoscia e danni ingenti ed è per questo motivo che mi rivolgo, a nome e per conto del mio partito, al Governo, affinché, insieme alla Protezione civile, impegni la massima attenzione ed intervenga in maniera celere ed urgente con atti concreti in ausilio di questa gente. Altresì, Presidente, il ringraziamento mio e di tutti i miei colleghi va a quell'esercito di volontari che da ogni parte d'Italia si sta muovendo con grande spirito di solidarietà e di coesione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per due minuti.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, ancora una volta quest'Aula si trova a ricordare vittime, a constatare che la terra trema e provoca disastri, a vedere popolazioni operose dover ripartire da zero. È stato opportunamente ricordato il momento del dolore e del cordoglio alle famiglie colpite, cui va la nostra solidarietà - di ognuno dei deputati di Alleanza per l'Italia - e della gratitudine nei confronti di chi, come gli uomini della Protezione civile e i volontari, con la loro solidarietà spontanea, sta cercando di lenire un poco il dramma di quelle popolazioni, ma è anche il tempo della politica e delle responsabilità. Le parole di cordoglio si consumano presto, restano i fatti, e i fatti sono che questa nostra Italia fragile ha bisogno di una legge organica, per contenere con strumenti adeguati le sue fragilità. Ha bisogno di interventi urgenti per questa terra operosa dell'Emilia, così duramente e dolorosamente colpita in queste ore, alla quale terra e alla quale popolazione, credo che noi tutti in questo momento dobbiamo consegnare la nostra solidarietà operosa e non espressa soltanto attraverso le parole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, la prima espressione è quella della solidarietà alle popolazioni dell'Emilia Romagna e delle altre regioni così drammaticamente colpite e l'apprezzamento per le parole del Governo. Naturalmente, questo problema si aggiunge agli altri drammatici gravissimi problemi che il Paese attraversa in questo momento, in particolare la sua condizione economica e la condizione del lavoro. Oggi noi abbiamo, ed è l'unico aspetto positivo di questa situazione, un Governo che ha un larghissimo sostegno in Parlamento: i tre maggiori partiti e raggruppamenti di questo Parlamento lo hanno sostenuto in questi mesi. Credo che questo sia un elemento di forza con cui l'Italia può procedere.
Mi auguro che vi possa essere un gesto comune di queste tre grandi forze politiche, che insieme con il Governo manifestino compattezza e unità nell'affrontare le tante proposte che qui i colleghi hanno avanzato; ma è più importante una riaffermazione di un'unità politica tra le grandi forze democratiche del Paese in un momento in cui quest'ultimo deve affrontare una difficoltà di questa portata e di questa gravità.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Pag. 19Su un lutto del deputato Eugenio Mazzarella.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Eugenio Mazzarella è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 4574 (ore 17,54).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la IX Commissione permanente (Trasporti) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla IX Commissione (Trasporti):
DELFINO ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 122, concernente la disciplina dell'attività di autoriparazione» (4574).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Schirru ed altri; Cicu e Fallica; Di Stanislao: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate (A.C. 3160-4084-4113-A) (ore 17,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Schirru ed altri; Cicu e Fallica; Di Stanislao: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate.
Ricordo che nella seduta del 14 maggio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame articolo unico - A.C. 3160-4084-4113-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del testo unificato della Commissione.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 3160-4084-4113-A).
Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, e 89 del Regolamento non ritiene ammissibile l'emendamento Quartiani 1.5, non previamente presentato in Commissione, volto a innalzare i limiti di età per i concorsi interni per ufficiale nel ruolo speciale dell'Arma dei carabinieri, laddove invece il testo unificato si riferisce esclusivamente al limite di altezza per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, quando abbiamo esaminato in Commissione questa proposta di legge, che tende a eliminare i parametri dell'altezza come requisiti di ammissione alle selezioni per l'ingresso nelle Forze armate, ci siamo posti il problema se vi fossero delle controindicazioni relative all'efficienza e alla sicurezza operativa che questo tipo di reclutamento poteva creare.
Pag. 20PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ORE 18,57)
FRANCESCO BOSI. Questi problemi di efficienza e di sicurezza operativa, tipici della funzione militare, sono importanti, lo sono sempre stati, per l'attività fisica che i militari svolgono e anche perché l'efficienza fisica è un elemento di sicurezza nella loro attività ed anche un'esigenza di efficienza che garantisce alle Forze armate di appartenenza, o anche alle forze di polizia - pensiamo all'Arma dei carabinieri o alla Polizia di Stato - di avere personale in grado di sopportare anche il contrasto fisico. Il problema ce lo siamo posto.
Tuttavia, lasciare alla selezione il compito di stabilire se un determinato soggetto, uomo o donna che sia, è in grado di svolgere efficacemente questa funzione, rappresenta una scelta che abbiamo accettato, anche se con molta perplessità.
Proseguo con la spiegazione del mio emendamento, Bosi 1.3, a firma mia e del collega Paglia, che fa esplicito riferimento al fatto che i nuovi parametri fisici, correlati all'indice di massa corporea e di forza muscolare, oltre che alla massa metabolicamente attiva, siano tali da garantire, senza alcun pregiudizio, l'efficienza e la sicurezza operativa.
Forse anche perché i presentatori del provvedimento in esame temevano che alla fine potesse essere troppo severo per coloro che non rientravano nei tradizionali limiti di altezza, il relatore, onorevole Cicu, ha chiesto che venisse ritirato l'emendamento in oggetto e, in luogo di esso, fosse presentato un ordine del giorno contenente gli stessi concetti. È chiaro che riteniamo che l'approvazione dell'ordine del giorno sia impegnativa per il Governo e che quanto contenuto nell'ordine del giorno stesso, che reca la mia firma e quella del collega Paglia, venga adottato da quanti saranno chiamati, nelle Forze armate, a procedere alla selezione del personale che aspiri ad essere incorporato.
Se così è, e se il relatore confermerà questa intenzione... Onorevole Cicu, potrebbe ascoltare quello che stiamo dicendo? Interrompo il mio intervento perché mi sto rivolgendo al relatore che...
PRESIDENTE. Onorevole Bosi, prosegua nel suo intervento. Cosa fa, se l'onorevole Cicu non l'ascolta, lei non parla più?
FRANCESCO BOSI. Mi sto rivolgendo al relatore. Qualora egli dichiarasse di approvare e di condividere il contenuto dell'ordine del giorno sostitutivo dell'emendamento a mia firma 1.3, io mi renderei disponibile a ritirarlo. Spero che altrettanto valga per il Governo.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
SALVATORE CICU, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere sarà contrario, sull'emendamento Bosi 1.3. Sarà comunque poi il Governo ad esplicitare meglio il suo parere. È chiaro che io condivido la proposta dell'ordine del giorno sostitutivo del suddetto emendamento.
Per quanto riguarda l'emendamento Paglia 1.4, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere sarà contrario, perché vi è poi l'accoglimento del successivo emendamento, Paglia 1.2, purché riformulato. Infatti la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Paglia 1.2 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «al comma 3 sostituire le parole da "3. Con il medesimo regolamento" fino alle parole "Corpo forestale dello Stato" con le seguenti "Al fine di evitare ogni forma di discriminazione e garantire la parità di trattamento, il regolamento di cui al comma 2 stabilisce parametri fisici unici e omogenei per il reclutamento del personale delle Forze armate e per l'accesso ai Pag. 21ruoli del personale delle forze di polizia ad ordinamento militare e civile e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, potendo differenziarli esclusivamente in relazione al genere maschile o femminile del candidato"».
Per quanto riguarda l'emendamento Quartiani 1.5 ricordo che è già stato dichiarato inammissibile.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.10, che introduce nell'articolato una disciplina transitoria.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Bosi 1.3.
Per quanto riguarda l'emendamento Paglia 1.4 il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 4 sopprimere le parole «senza limitazioni di natura fisica».
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, quindi il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Paglia 1.4?
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente, il parere è favorevole a condizione che vengano soppresse al comma 4 aggiuntivo le parole «senza limitazioni di natura fisica».
Con l'occasione andrebbe valutata, comunque, la necessità di un coordinamento del testo del comma 1-bis con il comma 1.
SALVATORE CICU, Relatore. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Forse ha confuso il parere dell'emendamento Paglia 1.2, onorevole Cicu? La Commissione non formulava un invito al ritiro, altrimenti il parere era contrario, sull'emendamento Paglia 1.4?
SALVATORE CICU, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere era contrario, sull'emendamento Paglia 1.4, perché si propone una riformulazione dell'emendamento Paglia 1.2, che è stata accettata dal proponente. Con il Governo, in Commissione, abbiamo concordato questo tipo di impostazione.
PRESIDENTE. Quindi il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore?
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Perfetto, signor sottosegretario. Anche sull'emendamento 1.10 della Commissione?
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Bosi 1.3 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo all'emendamento Paglia 1.4.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Paglia 1.4 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo quindi all'emendamento Paglia 1.2.
SALVATORE CICU, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU, Relatore. Signor Presidente, intervengo per una precisazione sulla riformulazione dell'emendamento Paglia 1.2, nel senso di sostituire il termine «genere» con la parola «sesso» e di inserire le parole «dalla data della sua entrata in vigore».
Pag. 22PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cicu, la precisazione «dalla data della sua entrata in vigore» dove va collocata?
SALVATORE CICU, Relatore. Alla fine del periodo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Quindi diventa: «esclusivamente in relazione al sesso del candidato» e con la precisazione «dalla data...» ?
SALVATORE CICU, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Paglia, accetta la riformulazione in questo senso del suo emendamento 1.2?
GIANFRANCO PAGLIA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 1.2, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Saltamartini, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Scilipoti, onorevole Di Virgilio, onorevole Castagnetti, l'onorevole Lazzari ha votato, onorevole Carfagna, onorevole Ginoble, onorevole Adornato, onorevole Duilio, onorevole Moffa, onorevole Marini, onorevole Duilio, onorevole Germanà, onorevole Tortoli, onorevole Stracquadanio, onorevole Menia, ancora l'onorevole Menia, onorevole Martino... Ci siamo? Onorevole Piso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 470
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Distaso, Ruben, Genovese e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole De Poli, onorevole Razzi, onorevole Lo Sacco, onorevole Razzi, onorevole Mistrello Destro, onorevole Scanderebech, onorevole De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Distaso, Ruben, Genovese e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3160-4084-4113-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3160-4084-4113-A).
Nessuno chiedendo di intervenire, chiedo al Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3160-A/1?
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, sì. Il Governo esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Si chiamano ordini del giorno perché dovremmo farli entro oggi...
FILIPPO MILONE, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3160-A/1, non accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/3160-A/2, e accetta l'ordine del giorno Paglia n. 9/3160-A/3.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3160-A/1, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Quartiani n. 9/3160-A/2, non accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/3160-A/2, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca, onorevole Santelli, onorevole Pes, ancora l'onorevole Pes, onorevole Binetti... onorevole Dell'Elce... Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i deputati Genovese e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n. 9/3160-A/3, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3160-4084-4113-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, la presente proposta di legge intende superare l'attuale disciplina, che stabilisce le misure di altezza minima e massima per accedere ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate. La disciplina vigente prevede, con l'articolo 587 del Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, i seguenti limiti di altezza: per gli ufficiali, sottufficiali e volontari un'altezza non inferiore a metri 1,65 per gli uomini e a metri 1,61 per le donne e, limitatamente al personale della marina militare, non superiore a metri 1,95; per gli ufficiali piloti della marina militare e per gli ufficiali del ruolo naviganti normale e speciale dell'Aeronautica militare, un'altezza non inferiore a metri 1,65 e non superiore a metri 1,90; per gli ufficiali dell'Arma dei carabinieri un'altezza non inferiore a metri 1,70 per gli uomini e a metri 1,65 per le donne. Questa disciplina va superata, secondo la proposta di legge, stabilendo non più misurazioni numeriche, ma parametri fisici correlati alla composizione corporea, alla forza muscolare e alla massa metabolicamente attiva Pag. 24secondo le tabelle stabilite dal regolamento che sarà emanato entro i tre mesi successivi all'entrata in vigore della legge.
Grande Sud è concorde sulla necessità di eliminare un ostacolo che pregiudica di fatto l'accesso alla carriera militare a tutti coloro che, pur intenzionati a servire la patria, hanno un'altezza inferiore ai limiti attualmente vigenti. Per porre fine a tale discriminazione, appare necessario sostituire l'attuale criterio selettivo, eccessivamente rigido, con altri maggiormente articolati, sulla base di parametri che la scienza medica ritiene più affidabili. Si devono porre al centro della valutazione le reali capacità fisiche soggettive, preso atto della specificità di ciascuna forza armata, al fine di sfruttare al meglio le potenzialità di ogni candidato, non dimenticando che in taluni casi la statura inferiore rispetto agli standard stabiliti si rivela utile, rappresentando un vantaggio nello svolgimento di funzioni di diversa tipologia. Infine, a sottolineare quanto detto, preme ricordare che in altri Paesi il requisito dell'altezza è sostituito dalla previsione di un percorso che orienti ciascun soggetto verso una destinazione di impiego in funzione delle sue caratteristiche anche fisiche. Alla luce di ciò e ribadendo la volontà di sostenere la speranza di quei cittadini italiani animati dal desiderio di dare il proprio contributo alle Forze armate, dalle quali si attendono sempre effetti positivi di carattere professionale, Grande Sud esprime parere positivo al provvedimento in questione votando favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente e colleghi, ritengo che questo sia un momento importante, perché con il provvedimento in esame abbiamo «rimesso» nell'ambito dei diritti sanciti dall'Unione europea, ed espressamente dall'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, un aspetto importante, laddove si dice che non vi è nessuna forma di discriminazione che possa essere fondata in particolare sul sesso, la razza, il colore della pelle, l'origine etica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione, le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.
L'articolo 19 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede che gli organi dell'Unione europea possano prendere le misure necessarie per combattere tali discriminazioni. La proposta che è partita da chi vi parla, e che ha investito direttamente l'Italia dei Valori, è andata in questo solco, nel senso, cioè, di superare le discriminazioni e le disparità e di reintrodurre, in un contesto di giustizia sostanziale, un aspetto importante che prima era stato sempre messo da parte ed era stato taciuto e che molte leggi avevano impedito in ordine alla possibilità di creare opportunità all'interno delle Forze armate.
Con questo provvedimento è venuto, quindi, il tempo giusto per superare questo limite che impediva l'accesso alla carriera militare nelle Forze armate, previsto dal testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010. Mi riferisco al limite minimo di 1,65 metri per gli uomini e di 1,61 metri per le donne, che è stato aggiornato per consentire a molti cittadini italiani di prestare il solenne giuramento di fedeltà alla Repubblica e di servire la propria patria; un diritto attualmente negato in virtù delle citate disposizioni relative all'accesso, che prevedono limiti di età e di statura.
Va ricordato in tal senso, che nazioni come gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito hanno, da tempo, eliminato siffatte barriere pregiudicanti l'accesso alla carriera militare. Ciò anche per consentire che diverse potenzialità possano esprimersi da parte di quanti intendano accedere a tali concorsi, indipendentemente dall'altezza dell'aspirante al reclutamento e in conformità al Pag. 25tipo di mansione che ci si ritroverà ad affrontare e alle specifiche esigenze di ciascuna Arma.
In Commissione difesa è stato elaborato un testo unico delle varie proposte di legge, ribadendo il principio secondo cui debba essere riconosciuta la possibilità, a coloro che risultano al di sotto dei limiti di altezza, di arruolarsi come volontari nelle Forze armate. Ciò consente di confrontarsi con modelli stranieri che adottano parametri diversi da quelli italiani, senza entrare in contrasto con esigenze funzionali delle Forze armate, ma cercando, invece, una via di equilibrio.
Lo scopo di questo provvedimento è, dunque, di prevedere l'adozione di nuovi criteri per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, al fine di soddisfare le legittime attese di molti cittadini italiani, eliminando, appunto, le limitazioni dovute ai limiti di altezza attualmente in vigore. L'approvazione di questo provvedimento diventa un passo decisamente importante per arginare una situazione di grave discriminazione tra i ragazzi, specialmente in un momento storico come questo, in cui l'arruolamento nelle Forze armate e nelle forze dell'ordine può rappresentare un importante sbocco occupazionale.
Auspico, concludendo questo breve intervento - che è stato, però, funzionale a tutto il lavoro svolto in Commissione per molto tempo, anche attraverso audizioni di tecnici e la presenza del Governo -, che l'approvazione di questo provvedimento possa rappresentare un primo passo verso l'eliminazione di tutte le discriminazioni attualmente in atto: mi riferisco anche all'aspetto dell'età e, per questo, ringrazio il Governo per aver approvato il mio ordine del giorno.
In Italia, come in altri Paesi europei, infatti, sono stati aboliti i limiti di età per la partecipazione ai concorsi pubblici. In base al Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, tuttavia, tale limite continua a sussistere per l'arruolamento nelle Forze armate italiane, mentre non è previsto in altri Stati membri dell'Unione europea. Ricordo che questo limite è il più basso tra quelli dei Paesi europei.
In conclusione, prevedere nuovi parametri fisici correlati alla composizione corporea, alla forza muscolare e alla massa metabolicamente attiva, con particolare riferimento anche ai limiti di altezza per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, può soddisfare le esigenze legittime e le attese di molti cittadini italiani, eliminando le limitazioni che, ancora oggi, la normativa vigente impone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, non posso nascondere le grosse perplessità che ho esternato nei confronti dei testi che sono giunti in Commissione all'inizio. È per questo motivo che ci tengo a ringraziare particolarmente il relatore, l'onorevole Cicu, che ha avuto la capacità di ascoltare e di recepire: ritengo che questo sia un segnale importante nei confronti di chi pensa, invece, che il politico non sappia ascoltare.
A chi ci ha accusato, dicendo che, da domani, avremo un esercito di nani, rispondo che non è l'altezza a rendere grandi i nostri soldati, ma è qualcosa che non troverete scritto da nessuna parte.
Queste sono le motivazioni che spingono i nostri ragazzi in uniforme a sacrificare anche la propria vita ed è per questo che Futuro e Libertà per l'Italia voterà convintamente «sì» al testo in questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, condivido quello che ha, testé, dichiarato l'onorevole Paglia anche perché non sono d'accordo con un certo modo di intendere la politica che dice sempre «sì», in forma quasi clientelare, a tutte le esigenze particolari. Pag. 26Se andiamo ad esaminare la storia di questi decenni di leggi ci accorgiamo che si era partiti indicando un'altezza francamente molto insufficiente per svolgere funzioni che richiedono, anche, capacità fisiche fuori dalla media, o comunque non comuni. Successivamente, l'aver trasformato questa proposta di legge, che subiva alcune pressioni provenienti anche da settori particolari della popolazione, in un testo che rimanda alla valutazione sulle capacità fisiche e sulle condizioni strutturali del corpo umano, a prescindere dall'altezza, è cosa ben diversa alla quale, alla fine, abbiamo concorso e alla quale diamo la nostra adesione.
Certo è che questa nostra condizione dovrà poi essere applicata seriamente da parte di coloro che saranno chiamati a selezionare, dovranno essere compiute selezioni serie. Infatti, soprattutto in un momento nel quale, per i tagli pesanti che vengono fatti al comparto della difesa, andiamo riducendo il numero dei reclutati, dei giovani che devono andare in campo - che sono quelli che poi mandiamo in Afghanistan o nelle missioni più pericolose -, dobbiamo perlomeno garantirci che quei pochi siano nelle condizioni di poter svolgere una pluralità di compiti e di funzioni tipici della condizione militare.
Il voto che esprimeremo sarà favorevole; mi sia però consentito un ammonimento e mi rivolgo anche al Governo: noi corriamo dietro a tutte le richieste - oggi è un momento difficile per trovare lavoro, per cercare un posto - ma dobbiamo tener conto che le forze dell'ordine, le Forze armate sono chiamate a svolgere compiti molti difficili e molto delicati. Questo vale tanto per le caratteristiche fisiche, quanto per quelle anagrafiche perché guai sarebbe se andassimo a derogare a tutti questi limiti che poi finiscono per incidere, pesantemente, anche nel corso della carriera militare. Questa è una raccomandazione perché la politica sia fatta, davvero, nell'interesse generale, nell'interesse collettivo e soprattutto sia rispettosa di quello che le Forze armate debbono fare come simbolo dell'Unità nazionale e come espressione importante, forte e viva del nostro Paese che, nel mondo, sta assumendosi responsabilità e compiti che fanno onore a tutti gli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta anche oggi di approvare quella che consideriamo una «leggina», che mira a favorire il reclutamento di persone di bassa altezza nelle Forze armate. Il meccanismo è la cancellazione dell'attuale previsione, che fissa l'altezza minima per il reclutamento in 165 centimetri per gli uomini e 161 per le donne. Le finalità perseguite sono evidenti, lo dice la stessa collega Schirru, firmataria dell'Atto Camera n. 3160, che non aveva minimamente cercato di nasconderle, esplicitandole nel penultimo paragrafo della relazione illustrativa in premessa alla sua proposta di legge. Si trattava, come è già accaduto nella controversa iniziativa legislativa voluta per dischiudere le porte delle Forze armate ai soggetti fabici, di abbattere un'altra barriera che si riteneva precludere l'approdo di un certo numero di giovani ad una serie di opportunità occupazionali attualmente al di fuori delle loro possibilità, non soltanto, ovviamente, nelle Forze armate, ma anche nell'ambito di tutte le carriere del comparto sicurezza per il cui accesso è necessario avere espletato il servizio militare.
Il provvedimento, nel testo originario, prevedeva un limite omogeneo secco di 1 metro e 50 per ambo i sessi. Giusto perché quest'Aula possa avere un valore di paragone, gli antichi romani, oltre 2 mila anni fa, reclutavano soldati alti minimo 5 piedi e 7 once, più o meno 164 centimetri, mentre erano più esigenti per i cavalieri: dovevano raggiungere i 5 piedi e 10 once, 172 centimetri. Avremmo, in questo caso, fatto come l'Esercito della Corea del nord, che non rinuncia ai limiti di altezza: un paio di settimane fa li ha abbassati di 3 centimetri; prima reclutava soldati alti almeno 1 metro e 45, ora basta 1 metro e Pag. 2742. La decisione, dicono le agenzie, sarebbe arrivata a causa della malnutrizione cronica della popolazione e con le ultime generazioni, che soffrirebbero di rachitismo per effetto della grave carestia di metà degli anni Ottanta. Meno male, ovviamente, colleghi, che non è questa la motivazione che ispira questo provvedimento. Tra l'altro, audendo in Commissione le Forze armate ed il comparto sicurezza, discutendone ed emendando conseguentemente il testo, si è ottenuto un notevole depotenziamento di quella che in partenza si poteva considerare, per quanto detto, una pura follia. Il provvedimento, dunque, sostituisce il limite minimo di altezza con la considerazione di un più ampio novero di fattori fisici, che rappresentano il vero elemento novitario, quali la forza muscolare e la massa metabolicamente attiva.
Si tratta di parametri oggettivi, nuovi, che dovrebbero essere introdotti in sede regolamentare, ed il Parlamento sarà chiamato ad esprimersi al riguardo e lì dovremo stare molto attenti. Infatti, in virtù dei continui tagli e ridimensionamenti, le Forze armate avranno via via sempre meno personale, e sempre più anziano, che, come sta succedendo, riusciamo con difficoltà a sostituire con i giovani. Dunque, oltre ad un Esercito di non più giovani, non possiamo correre il rischio di avere anche un Esercito di persone di bassa altezza, o per lo meno tutte di bassa altezza. Speriamo di no. Questo è il nostro impegno: vigilare affinché ciò non accada. È evidente che il testo oggi proposto è migliorativo del limite inizialmente proposto di 150 centimetri, anche perché ci evita oggi di assistere a quella che sarebbe potuta diventare l'ennesima estrazione dei numeri. Probabilmente avremmo discusso sul perché non fissarli in 148, questi centimetri, piuttosto che 147 e così via.
Per concludere, come gruppo della Lega Nord abbiamo detto che non vogliamo metterci di traverso a questo provvedimento, anche se avremmo ritenuto più giusto prevedere un limite di altezza. Ci piace ricordare che quando la leva era obbligatoria questo tipo di preoccupazione non esisteva, perché si pensava all'Esercito con persone che dovevano avere non solo forza fisica, ma anche una possanza che si potesse vedere, per evitare di essere sopraffatti. Pur preannunziando il voto favorevole del gruppo Lega Nord, ribadisco che rimaniamo critici, anche perché, nell'ambito delle varie audizioni, abbiamo avuto modo di raccogliere le preoccupazioni di chi segnalava che, oltre alla possanza fisica e la forza muscolare, ci vorrebbe anche un minimo di statura per affrontare situazioni di ordine pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.
AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunzio il voto favorevole del Partito Democratico al provvedimento in esame, dal titolo, appunto, recante la modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare per eliminare il requisito del limite di altezza ed introdurre nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate. Il testo unificato, elaborato dal Comitato ristretto, raccoglie gli scopi finali da cui sono partite le diverse proposte di legge, la n. 3160 a mia prima firma, la n. 4084, a prima firma Cicu, la n. 4113, a prima firma Di Stanislao.
Il testo suggerisce prima di tutto di fare riferimento al giudizio di ragionevolezza per la valutazione dell'idoneità all'impiego dei giovani secondo il merito delle prove psicofisiche, valorizzando prima di tutto le capacità, le conoscenze ed attitudini richieste per le varie funzioni, superando così le discriminazioni di fatto dovute al deficit di statura, sopratutto delle ragazze e quindi al rispetto del principio di uguaglianza e pari opportunità richiamati dallo stesso codice militare, ma difficilmente applicati.
Invita, inoltre, a rivedere i parametri introdotti dal DPCM del 22 luglio 1987 n. 411 che ha imposto limiti di altezza: 1,65 per gli uomini e 1,64 - 1,61 per le donne, a seconda del Corpo militare per la partecipazione ai concorsi pubblici per Pag. 28l'ingresso nelle Forze armate, Polizia di Stato, Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Corpo della guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato. È da rilevare come tale criterio sia oggi adottato impropriamente anche per i bandi di concorso per figure professionali come quelle dell'area sanitaria (medici, infermieri, fisioterapisti, biologi) e dell'area tecnica-meccanica (ingegneri, geologi e informatici) da impiegare nell'ambito militare.
Gli stessi enti locali adottano lo stesso criterio per la selezione dei vigili urbani e addirittura altro personale del settore pubblico. La nostra proposta partiva da questo dato e voleva mettere in evidenza come il requisito di accesso su un limite minimo di altezza, così come potrebbe essere lo stabilirne uno massimo, va considerato discriminatorio e superato, soprattutto alla luce delle moderne esigenze della difesa.
La storia di coraggio e di innovazione che ho sentito anche l'altro giorno alla festa della fondazione della Polizia di Stato ha raccontato delle forze impegnate nella sicurezza del Paese e lo ha riportato come una testimonianza di uomini e donne impegnati nelle attività di prevenzione, ispezione, lotta all'evasione fiscale, all'illegalità, di accoglienza degli immigrati, aiuto alle popolazioni e alle persone più in difficoltà, come anziani e donne.
Si tratta di esperienze, quindi, che dimostrano come, soprattutto rispetto a determinate mansioni - si pensi, stando all'ambito militare, anche alle operazioni all'interno dei carri armati o al paracadutismo da elicottero, come ho richiamato nella relazione alla proposta iniziale della legge - spesso siano molto più adatte persone di piccola statura dove l'altezza insufficiente non impedisce l'attribuzione di incarichi di responsabilità e quindi la statura non è affatto un problema.
Con il testo unificato che oggi votiamo abbiamo recepito le raccomandazioni e i suggerimenti anche delle autorità militari che abbiamo audito, le quali ci hanno portato anche alla previsione ed omogeneizzazione dei limiti di altezza, così come in generale i requisiti fisici da adottare per le Forze armate, ma anche per le Forze di polizia e dell'ordine e per assicurare, fin dall'inizio del percorso professionale, la parità di accesso, la flessibilità, ma anche il trasferimento da un Corpo all'altro senza gli attuali condizionamenti che oggi esistono.
Occorre puntare, quindi, sull'individuazione e valutazione di efficienza, destrezza, agilità abilità fisica parametrate alla costituzione fisica di ciascun candidato, piuttosto che su criteri rigidi applicati a volte meccanicamente, che non tengono conto delle specifiche differenze e spesso della qualità degli esaminandi. Come indicato dall'emendamento Paglia, che comunque è già compreso nella norma, occorre evitare in particolar modo la discriminazione, garantendo la parità di trattamento nel reclutamento del personale attraverso parametri fisici unici e omogenei nel rispetto però delle differenze tra i sessi.
Votiamo, quindi, un testo - e lo dico a suo sostegno - che avrà comunque una portata limitata, anche sul piano pratico, per l'esiguo numero di soggetti di bassa statura a cui si consentirebbe di partecipare al reclutamento, come ci hanno sottolineato a suo tempo gli esperti auditi in campo medico e scientifico. Prendiamo perciò atto delle differenze, superiamo questa grave disparità avvertita in modo particolare dai ragazzi e dalle ragazze, soprattutto in questo momento storico che attraversiamo in cui l'arruolamento nelle Forze armate e dell'ordine rappresenta anche un importante sbocco occupazionale.
Prendiamo, inoltre, atto che in Europa si parla anche di una nuova strategia di sicurezza e di difesa che richiede l'adeguamento della nostra normativa a quella degli altri paesi che intanto non prevedono, come è stato ricordato da tanti, limiti di altezza e comunque in Francia, per esempio, sono al di sotto dei nostri. Troppi validi giovani continuano ad essere esclusi, inoltre, dalla possibilità di una carriera promettente, anche dopo essere stati ammessi come volontari (dove non è richiesto - lo voglio ricordare - il limite Pag. 29di altezza) e, nonostante inferiori al requisito richiesto poi per fare carriera, sono stati arruolati per la ferma annuale e quadriennale, ricevendo valutazioni e apprezzamento per il lavoro svolto e le capacità operative, dimostrando come l'altezza non pregiudichi affatto la loro efficienza.
Se guardiamo in prospettiva, è certamente incomprensibile e antieconomico, oltre che frustrante e lesivo nei confronti di tanti uomini e donne che hanno reso un buon servizio al Paese, impedire il proseguimento di una carriera già avviata e con ottimi risultati. Tanti di questi giovani e i loro genitori hanno seguito l'iter della proposta di legge offrendoci un sostegno concreto e quotidiano, a testimonianza di una passione e di una forza d'animo che vuole vincere prima di tutto la disparità non con i ricorsi al giudice e al TAR, ma col buon senso e il merito, con sacrificio e senso dello Stato.
Sono tutti quei giovani dei quali in questi giorni abbiamo sentito parlare tanto. Sono quei giovani formati al rispetto della legalità, della cittadinanza, della vicinanza alle persone più deboli, impegnati nel volontariato, in prima linea sempre anche negli interventi di protezione civile ed emergenze nazionali.
Vogliamo, quindi, rispondere a questi giovani aspiranti ad un impiego nelle Forze armate, ai tanti che sono stati esclusi anche per pochi millimetri in meno di altezza, dopo essere stati ammessi come volontari, pur avendo superato le prove.
PRESIDENTE. Onorevole Schirru, la prego di concludere.
AMALIA SCHIRRU. Mi auguro, dunque, che anche in quest'Aula il provvedimento, nato da un impegno di tutte le forze politiche, ci trovi solidali nello scopo finale: cancellare una discriminazione che ha molte facce e che a volte è anche in contrasto con i dettami costituzionali, in particolar modo con l'articolo 3.
PRESIDENTE. Onorevole Schirru, deve concludere.
Ma è in contrasto anche con la Carta dei diritti fondamentali e con i principi del diritto comunitario.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Schirru.
AMALIA SCHIRRU. È utile per costruire lavoro e nuove opportunità per tutti questi ragazzi.
Signor Presidente, mi permetta di ringraziare, innanzitutto, il Governo e il gruppo che ci ha dato fiducia, il relatore, ma anche il sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Schirru.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, finalmente si rimuove un aspetto discriminatorio. Finalmente il sistema dell'accesso - che riguarda i criteri per partecipare a un grande progetto, quello della sicurezza e della pace - ad una delle professioni più delicate e complesse, non ha più quegli ostacoli che erano individuati nei limiti di altezza. Finalmente, perché ci ricolleghiamo al sistema anglosassone e a quello degli Stati europei. Non vi è più, quindi, il limite, ma la necessità di un'idoneità. Il criterio si sposta e si raccorda rispetto alla capacità di espletare un'attività fondamentale e centrale per la vita del nostro Paese.
È stato un percorso complesso, difficile e articolato. Abbiamo saputo approfondire, nel migliore dei modi, le diverse proposte e con il contributo di tutti si è arrivati ad una proposta equilibrata, che consente, comunque, al Governo e ai ministeri coinvolti, sia quello della difesa sia quello dell'interno, di poter proporre un regolamento che avrà la possibilità così di individuare i migliori criteri e le migliori proposte.
Credo che sia importante sottolineare, signor Presidente, colleghi, quanti giovani aspettavano questo tipo di provvedimento. Lo aspettavano come un momento di libertà, Pag. 30di parità, di giustizia e di partecipazione. Dedico questa vittoria di tutto il Parlamento a loro e lo faccio senza enfasi ma seriamente, avendo rispetto delle loro competenze, della loro passione e della loro motivazione, che ci fa capire che vi è un'Italia che vuole andare avanti e che vuole guardare alla crescita di questo Paese.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma - A.C. 3160-4084-4113-A)
SALVATORE CICU, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel testo unificato delle proposte di legge A.C. 3160-4084-4113-A, a nome del Comitato dei nove, propongo all'Assemblea la seguente correzione di forma: sostituire il titolo con il seguente nuovo titolo: «Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco.»
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
EDMONDO CIRIELLI, Presidente della IV Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI, Presidente della IV Commissione. Signor Presidente, in maniera non irrituale volevo, come presidente della Commissione difesa, ringraziare veramente gli onorevoli Schirru e Cicu per questa proposta di legge.
Lo dico soprattutto in un momento in cui i cittadini sembrano così lontani dalla politica. Anzi, voglio anche aggiungere che inizialmente vi era una certa perplessità in Commissione, ma siamo stati letteralmente inondati di lettere e messaggi, a dimostrazione che vi sono politici che sanno ascoltare.
(Coordinamento formale - A.C. 3160-4084-4113-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3160-4084-4113-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 3160-4084-4113-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Gianni, Antonio Pepe, Pisicchio... Ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione. Con il seguente nuovo titolo.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento Pag. 31nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco:
Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato sì 475
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn.: 3744-5057-A, 4975 e 5018.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 15 maggio 2012.
Discussione del testo unificato dei progetti di legge: Rosato ed altri; d'iniziativa del Governo: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008. (A.C. 3744-5057-A) (ore 18,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato dei progetti di legge di ratifica di iniziativa del deputato Rosato ed altri e d'iniziativa del Governo: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, Presidente della Commissione Affari esteri, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.
STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, cercherò di essere veloce come lei.
Colleghi, nel luglio scorso, la III Commissione (Affari esteri), da me presieduta, ha avviato l'esame del progetto di legge A.C. 3744, avente ad oggetto l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo italo-croato in materia di cooperazione culturale e di istruzione, sottoscritto a Zagabria nell'ottobre del 2008, anche con l'intento di sollecitare l'iniziativa legislativa del Governo. È infatti evidente la rilevanza non solo culturale, ma prettamente politica, dell'accordo con un Paese come la Croazia, che è affacciato sull'Adriatico, è di tradizione cattolica e da sempre è in contatto con la civiltà latina, ma al tempo stesso confina con il mondo slavo-ortodosso. La Croazia svolge oggi, alla vigilia del suo ingresso nell'Europa comunitaria, una funzione essenziale, ponendosi per tutta l'area balcanica come un modello di stabilità democratica e di crescita economica, caratterizzato da un pieno inserimento in seno all'Alleanza atlantica e da rapporti consolidati con la Slovenia, che prima le si opponeva in ragione di un perdurante contenzioso confinario, ora superato perché affidato ad un arbitrato.
Nello scorso mese di marzo, il Governo ha finalmente presentato un proprio disegno di legge di ratifica (A.C. 5057) e la III Commissione (Affari esteri) ha quindi adottato un testo unificato dei due provvedimenti. Venendo allo specifico dell'accordo, esso appare largamente giustificato anche dalla presenza di una rilevante minoranza italiana autoctona, forte di 30 Pag. 32mila persone, dislocate nei territori di tradizionale insediamento, in particolare in Istria e nel Quarnero, oltre che in Dalmazia. Essa si riconosce nell'Unione italiana, che dispone di un rappresentante al Parlamento croato, di una casa editrice, di una compagnia teatrale, di un Centro di ricerche storiche, di 46 istituti scolastici e di tre dipartimenti di pedagogia.
Ricordo inoltre la secolare presenza croata nel Molise e la storica comunità croata di Trieste che ha contribuito non poco allo sviluppo economico e sociale della città.
La cooperazione tra i nostri due Paesi - che potrà essere approfondita in occasione di una prossima missione della nostra Commissione, programmata alla ripresa dei lavori parlamentari - si sviluppa anche in sedi specifiche, come l'ateneo UniAdrion e nel quadro dell'Iniziativa adriatico-ionica chiamata a promuovere a livello regionale anche i temi della cooperazione culturale, turistica e universitaria.
Quanto ai contenuti dell'accordo, spiccano le disposizioni dell'articolo 2 che fissa gli specifici campi della collaborazione culturale tra i nostri due Paesi, tra i quali l'archeologia, la conservazione, il restauro, l'editoria e la cooperazione in campo bibliotecario, librario e archivistico.
L'attuazione dell'accordo è rimessa ad una commissione mista italo-croata i cui oneri sono peraltro quantificati nel testo del progetto di legge di autorizzazione alla ratifica.
Auspico una rapida approvazione del provvedimento per ribadire gli importanti legami tra i nostri due Paesi, come emerso anche nella recente missione in Croazia di una delegazione della nostra Commissione da me guidata proprio all'indomani della ratifica da parte dell'Italia, prima tra i Paesi fondatori, del trattato di adesione della Croazia all'Unione europea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore, credo che non sfugga a nessuno l'importanza di un accordo come questo, un accordo essenziale per ragioni culturali ed anche storiche. Si tratta di riuscire a preservare il senso della memoria pur superando il passato, secondo quello spirito di Trieste indicato dai presidenti di Italia, Slovenia e Croazia, e si tratta di rafforzare quello che abbiamo fatto, ratificando per primi - come ricordava il presidente Stefani - l'accordo di adesione della Croazia all'Unione europea (questo avverrà, come sapete, nel luglio del 2013).
È un accordo che i croati si aspettano - ho incontrato il Ministro degli esteri, la signora Pusic, che me ne ha parlato - e che naturalmente andrà a vantaggio di questa consistente minoranza italiana di circa trentamila persone che vive in Croazia. È quindi un accordo importante per l'università e per la cooperazione in campo artistico e cinematografico per una serie di ragioni facili da spiegare e da capire; non solo - questo è l'ultimo punto - colma un vuoto normativo in quanto sostituisce un obsoleto accordo vigente, quello del 1960 con l'allora Governo della Repubblica socialista federativa di Iugoslavia.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3744-5057-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Repetti, Romele, Traversa, Casero, Della Vedova, Gava, Cicu, Distaso, Sereni, Oliverio, Bianconi... Pag. 33
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 474
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3744-5057-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Calearo Ciman, Boccia, Damiano, Franceschini, Sbrollini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3744-5057-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Concia, Pes, Tassone, Gozi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 484
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3744-5057-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mistrello Destro, Gianni, Bocciardo, Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 484
Hanno votato no 2).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3744-5057-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico ordine del giorno presentato.
MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei ringraziare molto l'onorevole Di Stanislao per il suo ordine del giorno n. 9/3744-A/1, che il Governo accetta. Credo che valga la pena leggerlo, perché sia nella premessa che nel dispositivo è un ordine del giorno illuminante sulle possibilità di collaborazione fra Italia e Croazia.
Pag. 34PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa ratifica che oggi è alla nostra attenzione, in verità anche con altre che svilupperemo poi domani, parla di questo importante accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Croazia, che, come noto, sarà dal prossimo luglio il ventottesimo Stato membro effettivo dell'Unione europea. È una realtà che noi abbiamo contribuito a sancire qui in Aula lo scorso febbraio - lo ricordo - con un voto quasi unanime: 483 voti a favore e soltanto 30 astenuti. Questa ratifica consentirà di costituire, in materia di cooperazione culturale e di istruzione, una base indispensabile per qualsiasi iniziativa e progetto di scambio culturale, di istruzione e di sport tra i due Paesi che hanno un obiettivo comune: l'unione dei Balcani occidentali all'interno dell'Unione europea. Il precedente accordo culturale risaliva addirittura al 3 dicembre del 1960 e ovviamente era stato siglato con quella che era allora la Repubblica federale di Iugoslavia, un accordo del tutto superato ormai, come è evidente, sotto diversi profili: culturali, storici e politici.
Come è noto, la Croazia è oggi il primo partner commerciale dell'Italia, con un interscambio superiore ai 4 miliardi di euro e con una costante crescita delle nostre esportazioni, ma l'Italia è anche percepita come un vicino di importanza strategica, in virtù, soprattutto, dei legami culturali che contraddistinguono le relazioni tra i nostri due Paesi.
In tale contesto, la cooperazione culturale e l'istruzione ricoprono, dunque, un ruolo fondamentale nel rafforzamento dei rapporti bilaterali. Molte collaborazioni e attività in materia sono già state intraprese e necessitano di una più strutturata organizzazione e di una migliore finalizzazione, con riferimento anche ai programmi dell'Unione europea e di altri organismi internazionali e regionali.
Scopo principale di questo Accordo, quindi, è quello di consolidare e di armonizzare i legami e la comprensione reciproca, fornendo, al contempo, una risposta efficace alla forte richiesta di cultura e di lingua italiana in Croazia. Il provvedimento che ci apprestiamo a licenziare, oltre a promuovere e a favorire iniziative e collaborazioni in ambito strettamente culturale attraverso l'organizzazione di eventi, nonché la cooperazione a livello universitario e scolastico, consentendo l'offerta di corsi di studio, faciliterà la cooperazione anche nella conservazione, tutela, e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e antropologico, con particolare attenzione alla tutela del patrimonio archeologico, contrastando i trasferimenti illeciti di beni culturali.
Nello specifico - ne ha già parlato il relatore - possiamo certamente considerare questo Accordo un valido strumento per assicurare la protezione dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, in ottemperanza alle norme internazionali e nazionali. Nel particolare ambito dell'istruzione vorrei sottolineare che, attraverso l'articolo 8, si mirerà, innanzitutto, a preservare l'identità linguistica delle rispettive minoranze, nel quadro di un'accresciuta reciproca comprensione dei rispettivi patrimoni artistici e culturali.
Ciò verrà perseguito, in primo luogo, mediante l'insegnamento della lingua e della letteratura dell'altra parte contraente, soprattutto nei luoghi di insediamento storico delle minoranze. Vorrei, infine, soffermarmi sull'articolo 10, che recita: le parti contraenti si impegnano ad incoraggiare le attività nel settore dei diritti Pag. 35umani, in particolare contro il razzismo, l'intolleranza e altre forme di discriminazione.
Lo sottolineo perché, come avevo già avuto modo di dire nel corso della dichiarazione di voto sul Trattato di adesione della Croazia all'Unione europea lo scorso febbraio, la scelta di entrare nell'Alleanza atlantica e quella di avviare una normalizzazione dei rapporti con la Serbia - va ricordato in questo contesto che il grado di difesa dei diritti umani e la protezione delle minoranze etniche, in primo luogo di quella serba, oggi presentano un quadro inimmaginabile rispetto a quello che è successo 10 o 15 anni fa - indicavano già la volontà di incamminarsi in questo percorso di avvicinamento a valori condivisi in tutta l'Unione europea.
L'Accordo, pertanto, che prevede specificamente una stretta collaborazione nel settore dell'informazione, dell'editoria e delle attività sportive, non potrà non avere il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, l'approdo in quest'Aula di un provvedimento recante la ratifica dell'Accordo tra il Governo della Repubblica di Croazia e il Governo italiano in materia di cooperazione culturale e di istruzione rappresenta certamente un punto di arrivo nel percorso delle relazioni tra Roma e Zagabria.
È un percorso pieno di opportunità, che ha visto la sua massima espressione nella recente ratifica da parte dell'Italia del Trattato di adesione della Croazia all'Unione europea. L'Italia, come primo passo, tra i Paesi fondatori dell'Unione europea, ha dato prova di credere in un nuovo progetto europeo.
L'Accordo che oggi ci accingiamo a ratificare sta rivelando tutta l'attenzione mostrata dal nostro Governo e dalla Presidenza della Camera; un'attenzione che ci consente di dare nuova cornice alla collaborazione culturale tra i due Paesi, amici e vicini, quasi in concomitanza all'adesione di Zagabria all'Unione europea, che avverrà tra poche settimane, perché - vogliamo ribadirlo anche in questa sede - la Croazia è la nuova porta dell'Europa che verrà.
La vicinanza culturale e la volontà di rafforzare questa partnership erano già forti nel nostro Paese negli anni Sessanta, in tempi di certo ben diversi da quelli attuali in cui l'Europa e la sua integrazione rappresentavano un progetto utopico.
Nel 1960 l'Italia firmò un accordo culturale con la Repubblica federale di Jugoslavia. Si tratta di un accordo ancora vigente, sebbene sia stato rinnovato da un protocollo aggiuntivo nel 2003. Con la ratifica dell'accordo oggi in Aula si intende superare quanto strutturato in quegli anni, attualizzando i contenuti dell'accordo. Il consolidamento della partnership culturale tra Roma e Zagabria assume un valore significativo anche alla luce della coesistente presenza italiana in Croazia che rappresenta una componente non trascurabile della vita sociale, culturale, economica e politica del Paese.
In questa prospettiva non possiamo dimenticare, inoltre, la secolare presenza croata in Italia. Penso al Molise, ai comuni di Acquaviva, Collecroce, Montemitro e San Felice presso i quali mi sono recato anche di recente. Penso anche alla storica comunità croata di Trieste che ha contribuito non poco allo sviluppo economico e sociale della città, elemento questo che ci aiuta a comprendere come i due versanti, quello croato e quello italiano, siano strettamente interconnessi e possono esserlo in maniera ancora più vigorosa in quel futuro che ci vedrà partner privilegiati e sostenitori di nuovi e interessanti prospettive di crescita. La Croazia ci guarda come un riferimento, oltre che come un partner irrinunciabile e privilegiato. Noi abbiamo l'onore di supportarla in questo momento importante della sua storia.
Oggi diamo concretezza all'impegno italiano sul versante culturale, che rappresenta di certo lo strumento di crescita e di Pag. 36emancipazione storica e sociale per eccellenza. È proprio su questo principio che siamo chiamati a rafforzare questa partnership culturale. Vi è la prioritaria esigenza di superare qualsivoglia stereotipo e contaminazione storica che, purtroppo, ancora sembrano caratterizzare i rapporti tra i due popoli, soprattutto in queste zone di confine in cui significativo è stato il peso della storia e dove ancora oggi sopravvive l'eredità di questa.
Ratificando questo accordo scegliamo di fare un passo avanti nella relazione bilaterale e di collocarla in uno scenario di modernità, scegliamo di lasciare in un angolo le contaminazioni per guardare ad un progetto di vita politico, sociale e culturale insieme. La cultura, il dialogo, lo scambio di esperienze e di idee rappresentano, ancora una volta, lo strumento per eccellenza dell'emancipazione.
Bisogna voltare pagina e creare uno spazio comune in cui l'eredità della storia e l'ambizione del futuro sappiano convivere nella maniera più armonica possibile. Ma la cooperazione deve fondarsi su un dialogo aperto, lontano da qualsivoglia pregiudizio, nel rispetto di chi è vicino, sempre orientato dal principio di leale collaborazione e da uno spirito di crescita, in una cornice pienamente europea e con la consapevolezza che Zagabria sarà un'importante frontiera esterna per l'Unione e che può rappresentare l'emblema del rinnovamento europeo e, più in generale, del futuro dell'Europa.
Noi vogliamo essere parte di questo futuro, vogliamo avere, ancora una volta, un ruolo attivo e con la ratifica di oggi siamo certi di orientarci nella giusta direzione. Vorrei ringraziare i colleghi sensibili al tema e firmatari del disegno di legge in esame, in primis il capofila Rosato.
Per questa ragione voglio esprimere il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo al provvedimento di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, l'accordo di cui si sta discutendo tra la Repubblica italiana e quella croata fissa gli specifici campi della collaborazione culturale tra i nostri due Paesi, tra i quali l'archeologia, la conservazione, il restauro, l'editoria e la cooperazione in campo bibliotecario, librario ed archivistico.
L'accordo in esame si propone di favorire gli scambi di docenti e di studenti di ogni ordine e grado e di incentivare lo studio delle due lingue, la collaborazione culturale e artistica, il contrasto del traffico illecito di beni culturali, i diritti d'autore e la rete degli istituti di cultura.
La Croazia svolge oggi una funzione essenziale, ponendosi per tutta l'area balcanica come modello di stabilità democratica e di crescita economica, caratterizzato da un pieno inserimento in seno all'Alleanza atlantica e da rapporti consolidati con la Slovenia che prima le si opponeva in ragione di un perdurante contenzioso confinario quasi superato.
Appare però soprattutto giustificato questo Accordo perché l'Italia ha posto da tempo in essere un modello di internazionalizzazione nell'area balcanica tendente a sviluppare non solo relazioni commerciali, dal momento che per la Croazia l'Italia è il primo partner commerciale come è stato dianzi ricordato, ma anche culturali in una logica di approfondimento per gli sviluppi futuri dell'integrazione europea previsti per il 1o luglio 2013, quando appunto la Croazia dovrà essere ammessa all'Unione europea. Croazia e Slovenia registrano oltre 25 mila italiani che dopo la fine della guerra decisero di rimanere nella loro terra nativa e altri 40 mila nuovi nati che hanno dichiarato di voler appartenere alla madre lingua italiana. Quindi l'Unione di Centro esprime con convinzione il proprio voto favorevole alla ratifica di questo Trattato anche perché si ricompone sempre di più quella famiglia nazionale che gli esiti di una sciagurata Pag. 37guerra aveva diviso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, colleghi, la Lega Nord voterà a favore di questo provvedimento. Con l'attenzione che abbiamo dimostrato verso la Croazia durante tutto il percorso di avvicinamento all'Unione europea culminato con la ratifica del Trattato di adesione oggi ratifichiamo un Accordo bilaterale tra il nostro Paese e la Croazia per definire un quadro giuridico di riferimento nel quale rafforzare la cooperazione tra i nostri due Paesi nel campo della cultura, dell'istruzione e dello sport; abroga e sostituisce il precedente Accordo del 1960 che come tutti gli Accordi con l'allora Federazione jugoslava, per quanto applicabile, era ereditato dalle Repubbliche sorte dal dissolvimento della ex Jugoslavia: anche per la sua valenza simbolica mi sembra importante superare proprio in ambito culturale questa eredità al più presto. Altri colleghi e lo stesso Governo nella relazione con cui ha accompagnato il disegno di legge di ratifica hanno sottolineato ancora una volta l'importanza della Croazia come partner non solo commerciale ma ideale lungo le molteplici direzioni dei nostri rapporti bilaterali. Ma l'Accordo culturale vale anche di più perché non fotografa e non si limita a sostenere l'esistente ma per sua stessa natura guarda e rafforza le basi di comprensione e dialogo reciproco del futuro. È un Accordo che comprende iniziative per i giovani delle scuole e delle università. È un Accordo che dà la giusta importanza a salvaguardia dell'unità linguistica della comunità italiana in Croazia. È un Accordo che si inserisce in un quadro esistente già molto attivo, non solo da parte dei due Stati ma anche grazie all'interesse propositivo delle regioni che si sono fatte attori attivi di numerose iniziative, e naturalmente per il legame affettivo ed ideale che i tanti esuli istriani nostri connazionali non hanno mai reciso.
L'Accordo ha trovato anche in Commissione un ampio appoggio, con la presentazione di proposte di ratifica parlamentari prima ancora che di quella governativa. La Lega assicurerà dunque un convinto appoggio a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sono anch'io a ringraziare il relatore e questa Camera per l'approvazione di questo Accordo che arriva un po' in ritardo. È un Accordo firmato nel 2008, un Accordo di grande valore simbolico non tanto per i suoi contenuti specifici ma per l'interesse che il nostro Paese - come ha ben ricordato il sottosegretario Dassù - ha dimostrato nei suoi confronti. Contiene alcuni punti qualificanti in merito a relazioni culturali, a relazioni di collaborazione tra scuole, tra iniziative di carattere scolastico, e in relazione alle nostre rispettive minoranze: quella croata in Italia insediata storicamente in Molise (come è stato già ricordato), ma anche la comunità croata di Trieste, la nostra, che è frutto di un esodo, quello del dopoguerra, un esito doloroso che comunque ha lasciato una popolazione oggi divisa in 44 comunità nella Croazia per oltre 30 mila persone.
Questo accordo serve per sancire in maniera più forte l'amicizia tra i nostri due Paesi, un'amicizia che negli anni si è consolidata anche, e soprattutto forse, grazie alle relazioni che le nostre minoranze hanno sempre intessuto ed anche al rapporto di collaborazione che tanti enti locali, tanti comuni, le regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia hanno, loro in particolare, tenuto con i nostri vicini. Ha anche un altro significato: è un accordo con un Paese, il primo dei Balcani che aderisce, è stato già ricordato, il 1o luglio 2013, all'Unione europea. Si tratta di un allargamento dell'Unione europea che noi guardiamo con interesse e attenzione in particolare al significato che questo può Pag. 38portare in quell'area che è stata lacerata da un lunghissimo conflitto proprio alle porte di casa nostra e che adesso, grazie all'attività dell'Unione europea e anche grazie all'idea di un allargamento dell'Unione europea verso quei Paesi, vive un periodo diverso, non ancora come lo vorremmo noi, ma sicuramente diverso.
Il sottosegretario Dassù ha ben ricordato prima un evento importante che c'è stato proprio nella città di Trieste, dove i tre Presidenti di Slovenia, Croazia e Italia hanno vissuto un momento istituzionale alto e importante ed io credo che questo sia lo stile e il contenuto con cui dobbiamo pensare alle nostre relazioni transfrontaliere, relazioni che sono il futuro soprattutto di quell'area di confine che ha vissuto per un lunghissimo periodo il confine come una barriera al suo sviluppo, una barriera alle sue relazioni normali e che oggi può utilizzare quel confine come un volano anche per la crescita e la collaborazione. Quindi, da parte del nostro gruppo, naturalmente ci sarà un voto favorevole, non solo motivato dalla naturale adesione ad un accordo che è stato sottoscritto da due governi, ma anche motivato dalla consapevolezza che questi passaggi sono cruciali per il destino dell'Europa e che l'Europa ha un suo motivo di essere proprio quando sa essere un luogo di pace, di costruzione e di soluzione dei conflitti, così come nei Balcani sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, si tratta di un accordo, come hanno detto il relatore ed i colleghi che sono intervenuti, in materia di cooperazione culturale e di istruzione, settori che potenziati e sviluppati possono indubbiamente ed ulteriormente contribuire all'integrazione del nostro continente. A tale riguardo voglio ricordare che con il voto favorevole di oltre i due terzi dei votanti al referendum di adesione all'Unione europea, i cittadini croati hanno dato un sostegno, un impulso importante all'integrazione europea, perché l'adesione della Croazia che, come è stato detto, sarà tale a partire dal 1o luglio 2013 come ventottesimo Paese membro dell'Unione europea, consentirà di offrire nuove opportunità e stabilità ulteriore all'Europa. Dopo la Slovenia, la Croazia è il secondo Paese dell'area balcanica che entra nell'Unione europea e altri Paesi di quell'area sono candidati ad entrarvi prossimamente: penso alla Macedonia, alla Serbia, al Montenegro e all'Albania A tale proposito voglio ricordare una famosissima frase di Churchill il quale diceva che i Balcani hanno prodotto più storia di quanto siano riusciti ad assorbirne. È vero e allora l'ingresso di questi Paesi nell'Unione europea credo consentirà di dare una maggiore stabilità all'area balcanica. Quindi si tratta di un accordo in materia di cooperazione e di istruzione, ma anche le relazioni economiche - che sono già state incrementate anche a seguito dell'accordo di stabilizzazione e associazione avvenuto nel 2002 e che hanno avuto un grande incremento per quanto riguarda questi aspetti tra l'Europa e l'Unione europea - credo che adesso potranno avere un ulteriore impulso.
Tra l'altro, ricordo che l'Unione europea è il principale partner commerciale della Croazia. Quindi, vi è da prevedere un ulteriore incremento a seguito dell'ingresso, a partire dal primo luglio del 2013. Insomma, per tutte queste considerazioni, che sono indubbiamente favorevoli e che possono portare beneficio a quell'area e beneficio all'Europa, preannunzio il voto favorevole del Popolo della Libertà relativamente al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Pag. 39
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3744-5057-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge di ratifica nn. 3744-5057-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Delfino? Onorevole Traversa? Onorevole Razzi? Onorevole Nola? Onorevole Rampi? Onorevole Ruben?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008):
(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 465
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, lo svolgimento degli ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 11.
Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).
LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo in seguito all'informativa del Governo sulla questione che riguarda il terremoto in Emilia-Romagna. Io credo che il buonsenso suggerisca che, nonostante sia un'informativa del Governo, nonostante vi siano magari dei regolamenti che consentano di poter parlare uno per gruppo, su una questione così importante, che «tocca» una grande parte anche di parlamentari, il fatto di poter limitare ad un componente del gruppo sia a dir poco ridicolo di fronte a queste circostanze.
Faccio presente che abbiamo impiegato tutto il pomeriggio a discutere di 2 centimetri, mentre su una questione di una gravità che sta colpendo le popolazioni emiliane e, in parte, anche quelle del Veneto e del Polesine, non vi è stato modo di svolgere, magari, qualche osservazione.
È su questo profilo che vorrei svolgere il mio brevissimo intervento, segnalando al Governo che la provincia di Rovigo, il Polesine è stato toccato dal terremoto, riportando non solo ingenti danni alle strutture, alle chiese, alle strutture operative e alle fabbriche, ma anche feriti, ma non è stato inserito nei provvedimenti urgenti del Governo in ordine a tale calamità.
Pertanto, chiedo al Governo, con forza, che si faccia una panoramica di tutta la situazione in generale, con riferimento anche a zone che hanno subito danni ingentissimi, il cui epicentro dista una ventina di chilometri dalle aree maggiormente colpite, e che si faccia carico anche di inserire il Polesine nei provvedimenti che vorrà varare in favore di queste popolazioni.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,28).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
Pag. 40PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come ho già fatto nel corso delle ultime sedute, torno a chiederle, per cortesia, di sollecitare il Governo a dare risposta all'interrogazione n. 4-15983 a firma, oltre che del sottoscritto, anche degli onorevoli Barani e Rigoni, per sapere che cosa intenda fare il Ministro dello sviluppo economico per rimediare ad un errore del suo ispettorato territoriale, che, nel passaggio al digitale terrestre, ha concesso lo stesso canale di frequenza a due emittenti. Il risultato è che una di queste emittenti è oscurata e, dunque, dal prossimo 31 maggio - tutt'al più, 1o giugno - sarà costretta ad interrompere le trasmissioni e a licenziare il personale. Pertanto, vorrei davvero che vi fosse una risposta a questo nostro atto di sindacato ispettivo.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 30 maggio 2012, alle 11:
(ore 11 e al termine del punto 13)
1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione sul diritto relativo alle utilizzazioni dei corsi d'acqua internazionali per scopi diversi dalla navigazione, con annesso, fatta a New York il 21 maggio 1997 (C. 4975).
- Relatore: Stefani.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Singapore per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 29 gennaio 1977, fatto a Singapore il 24 maggio 2011 (C. 5018).
- Relatore: Allasia.
2. - Discussione del disegno di legge:
Partecipazione italiana al sesto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (C. 5044-A).
- Relatore: Pianetta.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970 e Ossorio ed altri n. 1-01011 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.
4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
TENAGLIA ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (C. 2094-A).
- Relatore: Tenaglia.
5.- Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PANIZ e CARLUCCI; DE ANGELIS ed altri; AMICI e GIACHETTI; BORGHESI ed altri: Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi (C. 749-1556-2325-3248-A).
- Relatore: Paniz.
6. - Seguito della discussione delle mozioni Volontè, Fioroni, Roccella, Polledri, Commercio ed altri n. 1-00922, Farina Coscioni ed altri n. 1-01016, Palagiano ed altri n. 1-01036, Miotto ed altri n. 1-01038, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-01042, Barani ed altri n. 1-01046 e Pag. 41Laura Molteni ed altri n. 1-01049 concernenti iniziative per la tutela del diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico.
7. - Seguito della discussione delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.
(ore 15)
8. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(ore 16)
9. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (C. 4434-A)
e delle abbinate proposte di legge: DI PIETRO ed altri; FERRANTI ed altri; GIOVANELLI ed altri; TORRISI ed altri; GARAVINI; FERRANTI ed altri (C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Angela Napoli, per la II Commissione.
10. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 850 - D'iniziativa dei Senatori: LI GOTTI ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato) (C. 5058).
- Relatore: Stefani.
11. - Seguito della discussione della proposta di legge:
DI PIETRO ed altri: Disposizioni penali in materia di società e consorzi (C. 1777-A)
e dell'abbinata proposta di legge: DI PIETRO e PALOMBA (C. 1895).
- Relatore: Palomba.
12. - Seguito della discussione delle mozioni Mantovano ed altri n. 1-00983, Fiano ed altri n. 1-01007, Di Biagio ed altri n. 1-01018, Bosi ed altri n. 1-01052, Dozzo ed altri n. 1-01053, Paladini ed altri n. 1-01055, Misiti ed altri n. 1-01057 e Moffa ed altri n. 1-01059 concernenti iniziative in materia previdenziale per il personale dei comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico.
13. - Seguito della discussione delle mozioni Mecacci, Volontè, Evangelisti, Vernetti ed altri n. 1-00899 e Pianetta ed altri n. 1-01056 concernenti iniziative politico-diplomatiche in relazione alla vicenda del cittadino russo Sergei Magnitsky.
La seduta termina alle 19,30.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | T.U. pdl 3160-A - em. 1.2 rif. | 473 | 471 | 2 | 236 | 470 | 1 | 44 | Appr. |
2 | Nom. | em. 1.10 | 475 | 473 | 2 | 237 | 472 | 1 | 44 | Appr. |
3 | Nom. | odg 9/3160-A/2 | 474 | 470 | 4 | 236 | 192 | 278 | 44 | Resp. |
4 | Nom. | T.U. pdl 3160-A - voto finale | 484 | 477 | 7 | 239 | 475 | 2 | 42 | Appr. |
5 | Nom. | T.U. 3744-5057-A - articolo 1 | 477 | 475 | 2 | 238 | 474 | 1 | 42 | Appr. |
6 | Nom. | articolo 2 | 480 | 479 | 1 | 240 | 478 | 1 | 42 | Appr. |
7 | Nom. | articolo 3 | 487 | 485 | 2 | 243 | 484 | 1 | 42 | Appr. |
8 | Nom. | articolo 4 | 488 | 486 | 2 | 244 | 484 | 2 | 42 | Appr. |
9 | Nom. | T.U. 3744-5057-A - voto finale | 468 | 466 | 2 | 234 | 465 | 1 | 42 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.