XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 645 di mercoledì 6 giugno 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
La seduta comincia alle 10.
ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati gli Albonetti, Bongiorno, Brugger, Buttiglione, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Votazioni per schede per l'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per schede per l'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; la votazione per schede per l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e la votazione per schede per l'elezione di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
Avverto che si procederà ad un unico appello nominale e, a tale fine, a ciascun deputato saranno consegnate tre schede di colore diverso.
In relazione all'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ricordo che l'articolo 1, comma 3, della legge 31 luglio 1997, n. 249, come modificato dall'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 maggio 2012, n. 62, dispone che il Senato e la Camera eleggono due commissari ciascuno e che «ciascun senatore e ciascun deputato esprime il voto indicando un nominativo per il consiglio».
A norma dell'articolo 2, comma 8, della legge 14 novembre 1995, n. 481, richiamato dall'articolo 1, comma 5, della legge n. 249 del 1997, i componenti dell'Autorità sono scelti fra persone dotate di alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore.
Ciascun deputato riceverà una scheda (di colore verde) sulla quale potrà indicare un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno dichiarate nulle. Pag. 2Risulteranno eletti, a norma dell'articolo 56, comma 2, del Regolamento, i due soggetti che otterranno il maggior numero di voti.
Per quanto concerne l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali, ricordo che, a norma dell'articolo 153, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, i componenti sono scelti tra persone che assicurano indipendenza e che sono esperti di riconosciuta competenza delle materie del diritto o dell'informatica, garantendo la presenza di entrambe le qualificazioni.
A norma della medesima disposizione, all'elezione dei due componenti spettanti a ciascuna Camera si procede con voto limitato. Ciascun deputato riceverà una scheda (di colore rosa) sulla quale potrà indicare un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno dichiarate nulle. Risulteranno eletti, a norma dell'articolo 56, comma 2, del Regolamento, i due soggetti che otterranno il maggior numero di voti.
Con riguardo, infine, all'elezione di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, ricordo che, a seguito della sua elezione a giudice della Corte costituzionale, è cessato dalla carica di componente di tale Consiglio il professore, avvocato Sergio Mattarella. Poiché il professor Mattarella era stato eletto componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa dalla Camera dei deputati, quest'ultima è chiamata ad eleggere un nuovo componente di tale Consiglio.
Ricordo che, a norma dell'articolo 7, comma 1, lettera d), della legge 27 aprile 1982, n. 186, come sostituito dall'articolo 18 della legge 21 luglio 2000, n. 205, i componenti del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa sono eletti, a maggioranza assoluta dei componenti della Camera, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o gli avvocati con venti anni di esercizio professionale.
Ciascun deputato riceverà una scheda (di colore giallo) sulla quale potrà indicare un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno dichiarate nulle.
Avverto che ogni deputato dovrà deporre le schede in urne distinte a seconda dell'elezione cui si procede.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Indìco la votazione segreta per schede e invito i deputati segretari a dare inizio alla chiama.
(Segue la votazione).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,20)
(Segue la votazione).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede.
Sospendo la seduta che riprenderà per la lettura del risultato delle votazioni una volta ultimate le operazioni di scrutinio.
Ricordo che alle ore 15 è previsto comunque lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 13,45.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni:
Presenti e votanti 536
Hanno ottenuto voti: Dècina 163; Martusciello 148; Bianchi Clerici 49; Alessi 46; Zaccaria 25; Quintarelli 15.
Voti dispersi 32
Schede bianche 43
Schede nulle 15
Proclamo eletti componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Maurizio Dècina e Antonio Martusciello.
Comunico il risultato della votazione per l'elezione di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali:
Presenti e votanti 536
Hanno ottenuto voti: Bianchi Clerici 179; Soro 167; Enrico Costa 15; Buttarelli 8.
Voti dispersi 50
Schede bianche 94
Schede nulle 23
Proclamo eletti componenti del Garante per la protezione dei dati personali Giovanna Bianchi Clerici e Antonello Soro.
Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa:
Presenti e votanti 536
Maggioranza assoluta
dei componenti 316
Hanno ottenuto voti: Lauricella 322.
Voti dispersi 34
Schede bianche 133
Schede nulle 47
Proclamo eletto componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa Giuseppe Lauricella.
Hanno preso parte alla votazione:
Deputati:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bitonci Massimo
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa Pag. 4
Braga Chiara
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonanno Gianluca
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Callegari Corrado
Calvisi Giulio
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Caparini Davide
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Cuomo Antonio
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Lago Manuela
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Amico Claudio
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Angelis Marcello
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
Desiderati Marco
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria Pag. 5
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Duilio Lino
Dussin Guido
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fabi Sabina
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farinone Enrico
Fava Giovanni
Fedi Marco
Fedriga Massimiliano
Ferranti Donatella
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gianni Giuseppe
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassano Maurizio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannuzzi Tino
Isidori Eraldo
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio Pag. 6
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Lussana Carolina
Madia Maria Anna
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Maroni Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Antonio
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meroni Fabio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Miserotti Lino
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Mussolini Alessandra
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno Pag. 7
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Polledri Massimo
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rivolta Erica
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Siliquini Maria Grazia Pag. 8
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Tidei Pietro
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Volpi Raffaele
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zeller Karl
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Sono in missione:
Buonfiglio Antonio
Buttiglione Rocco
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
De Girolamo Nunzia
Donadi Massimo
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Nucara Francesco
Orlando Leoluca
Stefani Stefano
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con il seguito della discussione del disegno di legge recante disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per la Pag. 9cooperazione internazionale e l'integrazione e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Orientamenti in merito alla realizzazione del deposito di gas in località Rivara nel comune di San Felice sul Panaro (Modena), alla luce degli eventi sismici in atto - n. 3-02312)
PRESIDENTE. L'onorevole Rainieri ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Dozzo n. 3-02312, concernente orientamenti in merito alla realizzazione del deposito di gas in località Rivara nel comune di San Felice sul Panaro (Modena), alla luce degli eventi sismici in atto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
FABIO RAINIERI. Signor Presidente, signor Ministro, oggi sono qui a manifestarle, a nome della Lega Nord Padania e dei cittadini del territorio di Modena e dintorni, una grande preoccupazione relativa alla nuova struttura che dovrebbe essere costruita a Rivara, in provincia di Modena, per un deposito di gas naturale.
Noi chiediamo - poi le dirò anche le motivazioni - una decisione esplicita da parte sua sulla possibilità e sulla fattibilità di questo progetto, un progetto che, come dicevo prima, desta molte preoccupazioni all'interno della popolazione, soprattutto per quello che è successo nelle settimane scorse.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rainieri.
FABIO RAINIERI. Tutti sappiamo la situazione che stanno vivendo in questo momento le popolazioni di Modena. Quindi noi le chiediamo, anche in virtù di interrogazioni e risoluzioni già presentate...
PRESIDENTE. Onorevole Rainieri, la prego di formulare la domanda.
FABIO RAINIERI. La domanda è, appunto, sapere dal signor Ministro se il deposito del gas di Rivara verrà costruito o meno. Vorremmo, per una volta, una decisione definitiva.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.
CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei fare presente che l'istruttoria sulla domanda di realizzazione del sito di stoccaggio a Rivara, è stata avviata nel 2002 e che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ritenuto non sufficienti le informazioni alla base del progetto; finché, nel febbraio del 2012, dopo diversi aggiornamenti della proposta da parte della società proponente, la Commissione valutazione impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha dato parere favorevole ad un'indagine preliminare per verificarne la fattibilità. Quindi, non è mai stata concessa dal Ministero alcuna autorizzazione, né alcun parere favorevole in merito.
A seguito dell'evento sismico ho disposto, proprio nelle ore immediatamente successive al primo degli eventi sismici, un supplemento di istruttoria per verificare se esistevano le condizioni anche solo per autorizzare lo studio di fattibilità, ossia la parte preliminare. Nel frattempo, considerato che la regione Emilia Romagna aveva dato comunque parere contrario anche al progetto di studi preliminari, il Ministero dello sviluppo economico, di intesa con noi, ha negato anche l'autorizzazione agli studi preliminari.
Quindi, la situazione attuale è che il progetto di studio, non solo il progetto di realizzazione dello stoccaggio, non è approvato.
PRESIDENTE. L'onorevole Rainieri ha facoltà di replicare per due minuti.
Pag. 10
FABIO RAINIERI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la risposta definitivamente chiara sulla non fattibilità del deposito di gas a Rivara.
Questa è per noi emiliani - ma soprattutto per i modenesi, per i ferraresi e comunque per tutti gli abitanti delle zone limitrofe alla possibile, prima di questa risposta, costruzione del deposito - una definitiva chiusura di questo capitolo, cosa che ci porterà molta tranquillità anche in considerazione appunto di quello che sta succedendo in quelle zone.
Per cui ringrazio di nuovo il Ministro e, a nome anche dei cittadini e della Lega Nord Padania, siamo favorevolmente grati di questa risposta definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per il ripristino della funzionalità del porto di Pescara - n. 3-02313)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02313, concernente iniziative per il ripristino della funzionalità del porto di Pescara (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che il mancato intervento sui fondali del porto di Pescara ne ha praticamente determinato il blocco totale, la risposta del Governo alle numerose richieste di un'azione risolutiva, è stata un'affermazione di non competenza sul territorio; tutte le autorità locali hanno denunciato con forza il rimpallo di responsabilità tra Governo e regione, la carenza di adeguate risorse finanziarie e la mancanza di chiarezza e trasparenza dei risultati degli ulteriori accertamenti tecnici eseguiti sul materiale da dragare, dopo quelli ufficiali effettuati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ISPRA, hanno impedito la soluzione al problema, con la conseguenza di una perdita di posti di lavoro e di afflusso turistico, anche in considerazione dell'imminente stagione estiva.
Vorremmo sapere se e quando il Governo, stante la forte rilevanza sociale della questione esposta, intenda promuovere la convocazione di un tavolo operativo con tutte le istituzioni, le parti sociali e gli enti locali coinvolti, al fine di trovare una soluzione rapida ed i fondi necessari per determinare il ripristino del porto di Pescara.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.
CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, desidero ringraziare l'onorevole Catone per l'opportunità che mi offre di affrontare questo tema, che è controverso, ma anche rappresentativo delle difficoltà che abbiamo nel nostro Paese ad affrontare questioni, che potrebbero essere semplici e che, invece, diventano molto complicate.
Per farla breve, con il decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, che è stato convertito il 4 aprile 2012, la competenza per gli interventi di rimozione, reimpiego e scarico a mare di sedimenti portuali è della regione.
Nello stesso tempo, però, proprio per la complessità della situazione e per la criticità che si è venuta a creare nel porto di Pescara, ma anche in qualche modo per il valore e la tipologia dell'intervento, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, insieme con il Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti e con le autorità regionali e locali, sta predisponendo quello che viene chiamato un tavolo di confronto, in modo tale da gestire congiuntamente e superare in tempi brevi quest'emergenza, che nasce anche da caratteristiche strutturali del porto, ma che nello stesso tempo è aggravata da norme, e da loro interpretazioni, che spesso assimilano a rifiuti tossici e nocivi, sedimenti che, almeno dalle analisi che sono state fatte dagli enti competenti, non sembrano avere tali caratteristiche. Pag. 11
Comunque siamo impegnati ad affrontare e risolvere, congiuntamente con le autorità regionali e locali, questa situazione nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, credo fermamente che lei si stia attivando e si sia attivato, dato che comunque è un esperto del suo Ministero e, quindi, capisce la realtà delle urgenze che esistono sul territorio.
L'unica problematica io la vedo nel fatto che, per quanto riguarda le analisi (le analisi sul materiale da dragare), un istituto superiore qual è l'ISPRA, non può essere a mio giudizio confutato da un laboratorio privato.
Quindi non potendo essere confutato (caso mai potrebbe essere confutato dall'Istituto superiore di sanità, in caso di controversia) credo che lì il Governo dovrebbe fermamente intervenire per vedere qual è la problematica reale che impedisce, e chi vuole impedire i lavori di ripristino del porto di Pescara. Per questo lei ha l'autorità, e in questo credo che lei debba - come suo costume - fermamente operare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
(Chiarimenti in ordine ai contenuti del piano nazionale per la sicurezza del territorio e misure relative alle aree dell'Emilia Romagna colpite dai recenti eventi sismici - n. 3-02314)
PRESIDENTE. L'onorevole Tommaso Foti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02314, concernente chiarimenti in ordine ai contenuti del piano nazionale per la sicurezza del territorio e misure relative alle aree dell'Emilia Romagna colpite dai recenti eventi sismici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, colleghi, abbiamo davanti a noi ancora le immagini di lutti e rovine che hanno colpito l'Emilia Romagna in ragione di un terremoto che non ha dato tregua, e continua a non darla. Proprio di recente, lei, signor Ministro, pronunciandosi in merito alla vicenda del terremoto, ha fatto presente che per realizzare il piano nazionale di sicurezza del territorio, piano che potrebbe determinare la creazione anche di sessantamila nuovi posti di lavoro, occorrerebbero 15 anni e 51 miliardi di euro tra capitali pubblici e capitali privati. Il Popolo della Libertà (tramite l'onorevole Baldelli, l'onorevole Porcu e me) è a chiedere in questa sede se può meglio definire i contenuti di questo piano e sopratutto quali specifiche iniziative si intendano assumere per la tutela del territorio nelle zone dell'Emilia Romagna colpite dal sisma.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, ha facoltà di rispondere.
CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'esigenza di un piano nazionale per la sicurezza del territorio era stata già presentata in occasione degli eventi climatici estremi che hanno colpito la Liguria, la Toscana, la Calabria e la Sicilia, nel novembre scorso, e avevo illustrato le linee generali di tale piano anche in VIII Commissione (Ambiente); il piano era stato poi oggetto di una proposta di decreto-legge, il cui esame è stato sospeso in relazione all'esigenza di individuarne le fonti di copertura. Il tema è ancora aperto e ritornerà all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del prossimo venerdì.
La mia valutazione, contabilizzata peraltro, è che le misure di prevenzione necessarie per la messa in sicurezza del territorio, abbiano un costo di gran lunga inferiore al costo dei danni che poi dobbiamo necessariamente coprire dopo gli eventi. Il suggerimento è quello di avere una valutazione del costo in relazione al ciclo economico, e non soltanto alla compatibilità Pag. 12con la contabilità annuale. In altri termini, se noi investiamo oggi dieci euro per coprire e per fare prevenzione nel territorio, probabilmente avremo un risultato positivo nell'arco di due-tre anni, ma questo risultato positivo è di gran lunga più importante per le entrate dello Stato, che non la perdita che si ha nel primo anno erogando i dieci euro.
È un ragionamento un po' complicato in relazione alla struttura di ragionamento della Ragioneria generale dello Stato, ma mi auguro di riuscire finalmente a portare avanti questo progetto.
Per quanto riguarda l'emergenza che si è creata nella regione Emilia Romagna, la situazione in parte è diversa, nel senso che c'è sicuramente una sovrapposizione di misure che riguardano - per esempio - la sicurezza degli edifici. La sicurezza degli edifici va verificata alla luce delle più aggiornate norme in materia antisismica, e questa è una misura che serve anche per la prevenzione dei rischi connessi al rischio idrogeologico.
Per altri versi, invece, gli interventi per l'emergenza sono finalizzati alla ricostruzione e alla ripresa delle attività produttive e questi, ovviamente, rientrano in un'area che è diversa da quella delle iniziative per la messa in sicurezza del territorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Tommaso Foti ha facoltà di replicare.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio. Voglio subito precisare, in relazione a quanto da lei affermato, che, soprattutto nelle aree produttive dell'Emilia Romagna colpite dal sisma, l'ordinanza di protezione civile ha ecceduto, perché prevede che per ogni capannone debba esserne dichiarata la conformità sotto il profilo delle norme sismiche. Meglio sarebbe in questa fase, invece, limitarsi a far verificare la staticità degli immobili che ospitano le predette attività perché diversamente, per sette o otto mesi l'attività rimarrebbe bloccata. Per quanto, invece, riguardava e riguarda il ragionamento più politico che ha svolto lei, signor Ministro, ci trova pienamente consenzienti. Anche noi, come Popolo della Libertà, riteniamo che è meglio prevenire che dover pagare a piè di lista una serie di danni anche notevoli che sistematicamente si verificano tra terremoti, alluvioni e ogni genere di atto che la natura rivolge nei confronti del territorio medesimo. Penso, sotto questo profilo, peraltro, che il centrodestra nel recente passaggio al Governo abbia comunque dato un primo segnale significativo. Le è noto il miliardo di euro che è stato stanziato per la sicurezza e la tutela del territorio, con alcuni accordi di programma, tra cui quello sottoscritto per 170 milioni di euro, attraverso anche il cofinanziamento della regione, proprio con la regione Emilia Romagna. Ecco, sotto questo profilo, noi riteniamo che il decreto-legge che lei oggi ha annunciato in questa sede possa essere sicuramente positivo se supererà le maglie di quella che è la Ragioneria generale dello Stato. Ci permettiamo, comunque, di ritenere che, in ogni caso, un piano-stralcio vada ugualmente presentato con la copertura che si potrà trovare in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Iniziative per garantire adeguate risorse al Fondo nazionale per il servizio civile - n. 3-02315)
PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02315, concernente iniziative per garantire adeguate risorse al Fondo nazionale per il servizio civile (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor Ministro, presentiamo questa interrogazione perché proprio oggi si stanno diffondendo notizie allarmanti sui tagli che sono stati effettuati al Fondo nazionale per il servizio civile, e di questo effettivamente siamo molto molto preoccupati. Sembra in effetti che questi tagli mettano in forse anche l'inserimento di Pag. 13moltissimi giovani che avevano già superato la selezione del bando che era stato appunto presentato. A causa di questa scelta, è probabile che ci sia un vero e proprio collasso del sistema. Noi sappiamo come il servizio civile operi in tantissimi settori del volontariato, dell'assistenza, della protezione civile. Anche in questo momento essi sono impegnati nei territori così duramente colpiti dai fatti del sisma in Emilia. Per cui noi chiediamo che veramente ci dia una risposta positiva tenendo anche conto che lei, signor Ministro, è particolarmente sensibile - abbiamo letto alcuni suoi interventi scritti - a questo problema.
PRESIDENTE. Il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, ha facoltà di rispondere.
ANDREA RICCARDI, Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo volentieri alla richiesta dell'onorevole Mondello e di altri deputati in merito alla riduzione delle risorse finanziarie al Fondo nazionale per il servizio civile, che avrebbe la conseguenza, mi sembra a loro avviso, del prossimo coinvolgimento di solo 4 mila volontari. Innanzitutto, la ringrazio per quanto afferma sulla mia sensibilità; in realtà, sono molto sensibile a questo aspetto e ho notato favorevolmente il senso civico di tanti giovani e il fatto che, appunto, tanti giovani, in un periodo di crisi economica come questo, vogliano offrire una parte del loro tempo per la solidarietà, l'assistenza, la protezione civile e la tutela dell'ambiente.
In merito alla domanda, ricordo che la riduzione delle risorse assegnate al Fondo per il servizio civile è una costante degli ultimi anni. L'ultima legge di stabilità consente di avviare progressivamente 20 mila volontari nel periodo da gennaio a ottobre 2012. Ci siamo adoperati per assicurare l'impiego di tutti i giovani risultati idonei, seppure attraverso modalità di partenza differite, piuttosto che avviare a inizio anno e per tutto l'anno solo una parte del contingente. Tecnicamente ciò ha determinato l'imputazione dei costi all'esercizio finanziario 2012 e in parte al 2013. Nessun'altra soluzione era possibile. Questa situazione comporta l'utilizzo di 40,5 milioni di euro dei complessivi 76,2 previsti per il 2013. Tuttavia il numero di 4 mila volontari non mi pare esatto. In base agli attuali stanziamenti, verrà pubblicato un avviso per la presentazione dei progetti tra settembre e ottobre 2012 per poi procedere alla selezione di circa 15 mila volontari tra maggio e giugno 2013.
Il Governo - e io personalmente - sta facendo ogni sforzo per reperire ulteriori risorse e per non interrompere il flusso. Spero presto di poter dare buone notizie. Infatti sono convinto dell'importanza del servizio civile. È proprio per questo che sono stato promotore di un emendamento approvato al Senato, e ora all'esame della Camera, al disegno di legge di riforma del mercato del lavoro riguardante l'attività di apprendimento non formale del servizio civile. Concludo riaffermando la mia fiducia nel valore del servizio civile e sperando di poter reperire le risorse con una ulteriore continuità di tale servizio.
PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di replicare.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Ministro, la ringrazio per quanto ha detto. I dati che ci ha fornito sono sicuramente molto più confortanti di quelli diramati a notizia dai mezzi di comunicazione. Abbiamo molta fiducia in lei come gruppo UdC, conosciamo la sua sensibilità e veramente torniamo a ribadire come il servizio civile, istituito nel 2001, effettivamente abbia visto all'opera quasi 300 mila giovani tra i 18 e i 28 anni, impiegati, come ho detto, nei vari settori. Questo è importantissimo, anche alla luce di quanto ribadisce il Governo Monti che bisogna dare opportunità ai giovani.
Il servizio civile è importante perché ha permesso a molti di loro di conoscere meglio le loro caratteristiche, la loro predisposizione. Dai dati risulta che molti giovani che hanno prestato servizio civile sono stati poi facilitati anche nel trovare Pag. 14un'occupazione proprio nei settori in cui si erano specializzati. Sappiamo che ci sono delle difficoltà economiche, ma vorremmo veramente che si facesse un esame approfondito per capire dove sono i veri ed effettivi sprechi e mantenere, invece, quei servizi, come questo, che effettivamente danno lustro al nostro Paese e permettono di dare uno spiraglio di speranza ai giovani, che di questi tempi ne hanno così tanto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
(Problematiche riguardanti il tracciato dell'alta capacità in Campania, con particolare riferimento al territorio dell'Irpinia - n. 3-02316)
PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02316, concernente problematiche riguardanti il tracciato dell'alta capacità in Campania, con particolare riferimento al territorio dell'Irpinia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, le tratte ferroviarie alta velocità Napoli-Salerno-Reggio Calabria e alta capacità Napoli-Bari sono fondamentali per lo sviluppo dell'intero Meridione e siamo notevolmente in ritardo nella realizzazione di queste opere. Per quanto riguarda l'alta capacità Napoli-Bari è stato recentemente approvato uno schema di protocollo di intesa da parte della giunta regionale della Campania tra regioni, Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero per la coesione territoriale e Rete ferroviaria italiana per modificare il tracciato previsto in origine.
Questo tracciato, così come approvato dalla giunta regionale della Campania, salta completamente l'Irpinia, un territorio intero. Quindi chiediamo al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di non approvare lo schema di protocollo d'intesa così com'è e di ritornare al tracciato originario, che prevedeva invece il passaggio per l'Irpinia.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, all'onorevole interrogante riferisco sulla base delle informazioni che mi sono state date dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Il progetto preliminare della tratta Apice-Orsara prevede la realizzazione totalmente in variante del doppio binario tra Apice e Orsara di Puglia, procedendo da Apice verso Foggia. Il tracciato di progetto raggiunge il territorio di Grottaminarda, dove è prevista la realizzazione della nuova stazione denominata Irpinia, e quindi procede in galleria, per ricollegarsi alla linea esistente nei pressi dell'attuale stazione Orsara di Puglia.
Il 30 maggio di due anni fa il progetto preliminare dell'intervento era stato trasmesso, unitamente allo studio d'impatto ambientale, ai Ministeri e agli enti interessati, secondo le procedure della legge obiettivo. Successivamente, nel dicembre 2010, erano state trasmesse alla commissione speciale VIA le integrazioni richieste.
L'8 marzo 2012 è stato sottoscritto il protocollo d'intesa tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero per la coesione territoriale, regione Campania e Rete ferroviaria italiana per il congiunto coordinamento, ai fini della realizzazione della direttrice ferroviaria Napoli-Bari, nell'ambito del quale la regione ha formulato le proprie proposte in relazione a ciascuna delle tratte dell'itinerario previsto. In particolare, la regione Campania ha espresso l'esigenza di rivedere, per la tratta Apice-Orsara, il progetto in istruttoria presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per ritornare alla soluzione progettuale che era originariamente stata ipotizzata da Rete ferroviaria italiana e che prevede un tracciato diretto, in massima parte interrato, tra le due stazioni, per ridurre tempi di concorrenza, costi e tempi di realizzazione.
Si fa presente inoltre che la soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta ha richiesto Pag. 15la ricognizione archeologica avviata da RFI. In ordine agli aspetti finanziari, l'aggiornamento 2011 del contratto di programma tra RFI e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti assicura la copertura finanziaria della progettazione definitiva, pari a circa 57 milioni di euro, mentre la fase realizzativa risulta inserita tra le opere programmatiche. Il costo a vita intera dell'intervento è pari a 2,7 miliardi di euro.
Si evidenzia infine che, a seguito delle esigenze espresse dalla regione Campania, Rete ferroviaria italiana ha comunicato la sospensione di ogni attività e la necessità di conoscere le definitive determinazioni per la stessa regione.
Tale quadro assicura che, non appena la regione avrà formalizzato tali esigenze, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti esprimerà le proprie valutazioni al riguardo.
PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.
ARTURO IANNACCONE. Signor Ministro, grazie per la sua risposta. Purtroppo le notizie che lei ha riferito in Aula sono estremamente negative per la provincia di Avellino, nel senso che la regione Campania, con il presidente Caldoro, che continua a perseverare nella sua politica di penalizzazione delle aree interne, ha inteso escludere l'Irpinia dal tracciato dell'alta capacità. Lei comprenderà bene che il Ministero dovrebbe far valere la sua opinione, che io ritengo debba consentire di ritornare al tracciato che ha suggerito anche la Commissione trasporti, perché la stessa Commissione trasporti della Camera dei deputati ha votato all'unanimità una risoluzione che prevede, per la realizzazione di questo tracciato, il passaggio attraverso le zone interne della Campania.
È evidente che se una regione è miope, se una regione sbaglia le prospettive strategiche di sviluppo del proprio territorio, il Governo, per la competenza che ha, deve intervenire. Se Caldoro è impazzito, evidentemente il Governo deve assumere quelle decisioni che consentano di rivedere una decisione assurda.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Iannaccone.
ARTURO IANNACCONE. Tenga conto, signor Ministro, che è stato approvato un patto per lo sviluppo in Irpinia, siglato dalle organizzazioni sindacali e dall'amministrazione provinciale, che prevede, proprio attorno alla stazione di alta capacità, un progetto per lo sviluppo dell'intera area. Quindi, signor Ministro, le chiedo di mettere in campo tutte le azioni che sono necessarie.
(Iniziative volte a destinare una quota dei dividendi della Cassa depositi e prestiti di spettanza del Ministero dell'economia e delle finanze in favore delle amministrazioni competenti a coordinare gli interventi conseguenti ai danni provocati dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 - n. 3-02317)
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02317, concernente iniziative volte a destinare una quota dei dividendi della Cassa depositi e prestiti di spettanza del Ministero dell'economia e delle finanze in favore delle amministrazioni competenti a coordinare gli interventi conseguenti ai danni provocati dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
Avverto che l'interrogazione è stata sottoscritta anche dall'onorevole Di Pietro. Prego, onorevole Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, proprio nei giorni in cui più forti sono stati gli eventi e le scosse di terremoto che hanno battuto una parte di Emilia, la Cassa depositi e prestiti ha approvato il proprio bilancio annuale, con un utile netto superiore a 1,5 miliardi di euro che permette la distribuzione di dividendi, parte dei quali - circa 260 milioni di euro - direttamente in favore del Ministero dell'economia e delle finanze. Pag. 16
Le chiediamo, signor Ministro, se il Governo intenda utilizzare questi dividendi, così come eventualmente i dividendi di altre società pubbliche, per fronteggiare questa situazione gravissima, che avrebbe causato danni che si aggirano intorno ai 5 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in relazione all'interrogazione, si fa presente da parte del Ministero dell'economia e delle finanze che il Consiglio dei ministri, lo scorso 22 maggio, ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza degli eventi sismici che hanno colpito il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova e, successivamente, anche per le province di Reggio Emilia e di Rovigo. Ha, inoltre, affidato i compiti di commissario al presidente della regione Emilia Romagna e le funzioni di vicecommissari ai sindaci dei comuni colpiti dal sisma.
Il Consiglio dei ministri ha deciso, altresì, l'adozione di un decreto di rinvio dei versamenti fiscali e contributivi; l'approvazione di un decreto-legge, in corso di emanazione, che prevede la concessione di contributi a fondo perduto per la ricostruzione e riparazione delle abitazioni, per la ricostruzione e la messa in funzione dei servizi pubblici - in particolare, le scuole -, per l'erogazione di contributi alle imprese ed interventi sui beni artistici e culturali; l'individuazione ulteriore di misure per la ripresa dell'attività economica; la delocalizzazione facilitata delle imprese produttive nei territori colpiti dal terremoto; la proroga del pagamento delle rate del mutuo e la sospensione degli adempimenti processuali dei termini per i versamenti tributari e previdenziali, nonché degli sfratti; infine, una deroga al Patto di stabilità per le spese dei comuni per la ricostruzione.
Questo decreto-legge segue i primi interventi di soccorso predisposti dal comitato operativo della Protezione civile, che aveva già operato per gli eventi sismici dei giorni scorsi, dal 20 al 23 maggio. Le strutture di accoglienza già attive sul territorio sono state potenziate, ciascuna del 20 per cento. L'eventuale restante fabbisogno assistenziale sarà soddisfatto con il ricorso alle strutture alberghiere presenti nel territorio regionale.
Tanto evidenziato in ordine agli interventi già varati in favore dei territori colpiti dal sisma, con specifico riferimento all'ipotesi ventilata nell'interrogazione, cioè di destinare i dividendi spettanti all'azionista pubblico, occorre precisare che i dividendi distribuiti dalla Cassa depositi e prestiti Spa vengono versati dalla società in un apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato, che questa entrata concorre alla formazione delle entrate complessive e quindi dei saldi di bilancio e che ogni eventuale destinazione può essere disposta soltanto con norma di legge. Ne consegue che i dividendi sono già considerati nei saldi di finanza pubblica per cui un utilizzo difforme - nella specie: destinazione al finanziamento di interventi a favore delle popolazioni colpite dal recente sisma - necessita di apposita copertura.
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, noi, infatti, chiedevamo al Governo di adottare con urgenza ogni iniziativa, anche normativa; quindi non è che abbiamo escluso questa possibilità. La verità è che chi ha preparato il testo della risposta che lei ci ha dato non le ha fatto dire, spero soltanto inconsapevolmente, che tutte le cose da lei citate sono state finanziate con nuove tasse e, più esattamente, con l'aumento delle accise sulla benzina, ancora una volta. Come è noto, ogni volta che si aumentano le tasse vi è un effetto depressivo dell'economia ed in particolare quando si aumenta la tassa sulla benzina, che interessa non solo i privati cittadini, ma anche molte imprese, ciò si traduce in aumento Pag. 17dei costi che per forza di cose ha poi questo effetto di carattere recessivo.
Allora, mi aspettavo che nella sua risposta lei ci dicesse come il Governo intendeva fronteggiare questa situazione da 5 miliardi di euro e credo che soltanto con una prospettiva di sviluppo ciò sia possibile. Se voi insistete continuamente ad aumentare solo le tasse - oggi si parla di nuovo dell'aumento dell'IVA del 2 per cento - questo effetto positivo non ci sarà mai. Allora, ancora una volta, signor Ministro, io richiamo lei e il Governo a interventi che realmente servano allo sviluppo dell'economia e, in particolare, a un taglio delle tasse a famiglie e imprese, cosa possibile perché con un po' di buona volontà, tagliando i costi della politica, che voi continuate a non toccare, questo si può fare. E voi, signor Ministro, dovete presentarvi in quest'Aula e mettere i partiti che vi sostengono di fronte alle loro responsabilità; tagliando i costi della politica si possono tagliare miliardi di costi e si può fronteggiare, davvero, una situazione come questa senza aumentare le tasse ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Chiarimenti in merito al contributo statale a favore della divisione cargo di Trenitalia Spa - n. 3-02318)
PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02318 concernente chiarimenti in merito al contributo statale a favore della divisione cargo di Trenitalia Spa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
DANIELE TOTO. Signor Presidente, la ratio dell'interrogazione a risposta immediata, è presto detto, risiede in due interrogazioni a risposta scritta fatte già dall'interrogante in Commissione trasporti e in cui, dalla risposta del Governo, si evidenziava che nelle annualità precedenti al 2012, il contributo a favore di Trenitalia cargo per quanto riguarda il cosiddetto servizio universale, e cioè non a mercato, era stato pari a circa 128 milioni di euro. Si chiede, quindi, di sapere se tale cifra sia stata considerata anche per il 2012 e se vi è una rendicontazione in tal senso per il servizio universale.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come è stato segnalato dall'onorevole interrogante, la problematica sollevata è già stata oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo. Nel nostro Paese sono presenti almeno 28 imprese ferroviarie che effettuano servizi a mercato e operano laddove sussiste un'effettiva redditività del servizio. Peraltro, tra i segmenti di traffico meno attrattivi rientrano i servizi per il trasporto delle merci nelle regioni meridionali i cui flussi sono, da sempre, caratterizzati da problemi di rarefazione delle destinazioni e sbilanciamento nella direzione dello spostamento delle merci. Questi traffici rientrano, come è stato richiamato, nel cosiddetto servizio universale cioè, per poter essere effettuati, sono sostenuti dallo Stato attraverso un contratto di servizio.
In particolare, il perimetro dei trasporti, definito nel contratto di servizio merci 2009-2014 tra lo Stato e Trenitalia, comprende esclusivamente traffici con origine o destinazione nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia.
Al riguardo, si evidenzia che le risorse economiche corrisposte dallo Stato si qualificano come corrispettivi finalizzati a coprire parzialmente i servizi di trasporto ferroviario effettuati, come detto, in aree a scarsa domanda e nelle quali nessuna altra impresa ferroviaria considera conveniente investire a causa dell'inevitabile scarto tra costi e ricavi.
L'offerta annua programmata a partire dal 2010 è pari a 11,9 milioni di treni chilometro per un corrispettivo di 128 milioni di euro comprensivo di IVA e include i servizi di trasporto ferroviario Pag. 18merci nelle modalità treno completo convenzionale al trasporto combinato.
In tale quadro, per il 2012 è stata confermata la stessa compensazione del 2011. La compensazione dovuta è definita nel piano economico-finanziario allegato al contratto di servizio e, in base alla differenza tra ricavi da traffico e i relativi costi ammessi, determina il livello dei corrispettivi a carico dello Stato nell'arco dell'intero periodo di validità del contratto.
Si fa presente, inoltre, che la divisione cargo di Trenitalia utilizza un settore contabile separato nell'ambito della contabilità generale della società. La rendicontazione contabile tra le attività cosiddette a mercato e quelle svolte in adempimento di obblighi di servizio pubblico è realizzata attraverso l'adozione di un modello di contabilità analitica attraverso il quale si provvede ad allocare i ricavi dei costi imputabili ai due settori. Questa rendicontazione è certificata da un'apposita società di revisione che provvede a rilasciare specifica relazione dopo aver verificato la correttezza delle procedure adottate.
PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di replicare.
DANIELE TOTO. Signor Presidente, mi permetto di far presente al Ministro che nella relazione dell'ispezione della Corte dei conti alle Ferrovie dello Stato - cito testualmente - è previsto quanto segue: «In questo contesto, la produzione di servizi in perdita, sovvenzionati attraverso i proventi delle attività cosiddette a mercato, è ritenuta ingiustificata dal punto di vista industriale. È necessario, pertanto, definire con precisione quale sia il perimetro dei servizi di trazione merci ritenuti di natura universale, espletati in funzione di contratti di servizio certi e di durata congrua».
Questa relazione appare assolutamente lampante in un momento in cui Trenitalia divisione cargo, nelle annualità precedenti il 2012, perde circa 300 milioni di euro all'anno, ciò nonostante a fronte dei 128 milioni di euro che abbiamo sentito gli vengono commissionati per un servizio cosiddetto universale. Sarebbe interessante vedere sulla base di quali analisi e sulla base di quali specifiche tale servizio non è considerato appetibile per i settori industriali privati appunto nel trasporto cargo privato.
Faccio riferimento, inoltre, e ribadisco anche, che l'importanza della concorrenza è strategica anche in questo settore, perché solamente attraverso l'incentivazione della concorrenza nel settore del trasporto delle merci, eliminando quelli che poi in realtà, a mio avviso, non sono appunto servizi universali ma veri e propri aiuti di Stato distorsivi della concorrenza, si può addivenire e si può immaginare uno sviluppo assolutamente migliore nel settore merci, che è senza dubbio strategico per il Paese.
(Chiarimenti e iniziative urgenti in merito all'emanando decreto ministeriale riguardante i cosiddetti lavoratori esodati - n. 3-02319)
PRESIDENTE. L'onorevole Gnecchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Damiano n. 3-02319, concernente chiarimenti e iniziative urgenti in merito all'emanando decreto ministeriale riguardante i cosiddetti lavoratori esodati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, ci teniamo a precisare subito che abbiamo pensato di presentare questa interrogazione a risposta immediata proprio perché sta circolando il testo del decreto ministeriale in attuazione della salvaguardia prevista dal cosiddetto decreto salva Italia per lavoratori e lavoratrici che possano andare in pensione con le previgenti norme.
Noi abbiamo sempre sostenuto che non andavano abrogate le quote previste dall'ex Ministro Damiano, però ci accorgiamo che addirittura il decreto ministeriale va anche Pag. 19oltre quello che era già stato previsto dalla legge, lasciando fuori migliaia e migliaia di lavoratori in più.
Quindi, il decreto ministeriale mette 65 mila lavoratori nella condizione di essere salvaguardati con le norme precedenti, ma crea delle situazioni incredibili.
PRESIDENTE. Onorevole Gnecchi, la prego di concludere.
MARIALUISA GNECCHI. La legge prevedeva che gli accordi di mobilità a cui fare riferimento dovessero essere stipulati anteriormente al 4 dicembre e, invece, il decreto ministeriale stabilisce che i lavoratori interessati e salvati...
PRESIDENTE. La ringrazio...
MARIALUISA GNECCHI. ...dovranno aver cessato il lavoro entro il 4 dicembre.
PRESIDENTE. Grazie...
MARIALUISA GNECCHI. Secondo noi il decreto ministeriale è sbagliato. Va contro anche la norma e non rispetta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gnecchi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole interrogante, le rispondo sulla base di un appunto che mi è stato trasmesso dal Ministero del lavoro.
Come è noto, nell'ambito della riforma pensionistica adottata dal Governo, l'articolo 24 del decreto-legge «salva Italia» demanda al decreto ministeriale la definizione delle modalità di attuazione del comma 14 del medesimo articolo al fine di stabilire l'esatta platea dei lavoratori ai quali il legislatore ha destinato apposite tutele rispetto al rischio di trovarsi vicini al pensionamento senza reddito e senza pensione.
Il recente decreto interministeriale, tuttora in corso di registrazione alla Corte dei conti, assolve il compito di rendere finanziariamente sostenibili le tutele previste dal decreto-legge «salva Italia» in relazione alle risorse destinate a tale scopo e alle categorie di lavoratori interessati. Pertanto, il decreto specifica le condizioni di accesso alle salvaguardie previste dal decreto-legge «salva Italia» secondo criteri di trasparenza e di equità.
In particolare, con riferimento ai lavoratori aventi diritto all'accesso ai fondi di solidarietà sulla base di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011, è stato previsto che tali lavoratori restino a carico dei fondi fino a 62 anni di età. In proposito, occorre precisare che, per tenere conto dei vincoli di bilancio richiamati, si è reso necessario stabilire a 62 anni il limite di età che consente a tali lavoratori di restare a carico dei fondi di solidarietà. Tale scelta è stata operata nel pieno rispetto della disposizione primaria che individua nel requisito dei sessant'anni un limite anagrafico minimo e attribuisce, pertanto, al decreto attuativo la facoltà di adeguare, elevandolo, il limite anagrafico di accesso.
Analogamente, per i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione, è stata considerata la platea dei soggetti i cui trattamenti pensionistici avrebbero avuto decorrenza entro un periodo non superiore a 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge «salva Italia», in analogia con il requisito richiesto per i lavoratori, aggiunti dalla legge di conversione del decreto-legge di proroga termini.
Per tali lavoratori è stato, inoltre, previsto che non debbano avere ripreso attività lavorativa successivamente all'autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione e debbono avere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data di entrata in vigore del decreto-legge «salva Italia». Pag. 20
Il Governo è tuttavia consapevole che il provvedimento recentemente adottato non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia.
PRESIDENTE. Ministro Giarda, la prego di concludere.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Occorrerà, infatti, prestare attenzione anche ad altre categorie di lavoratori che nei prossimi anni dovranno confrontarsi con gli effetti prodotti dalla riforma pensionistica. Per tali soggetti, le cui situazioni non richiedono interventi immediati, il Governo è impegnato ad individuare soluzioni eque e sostenibili.
PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di replicare.
CESARE DAMIANO. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, stiamo parlando di lavoratori che, a causa di una riforma delle pensioni sbagliata, con l'eliminazione delle quote, rimangono, purtroppo, senza stipendio, visto che si sono licenziati, non hanno ammortizzatori sociali e rimangono senza pensione.
Il Presidente Monti ha dichiarato, già nel dicembre scorso, che da queste riforme una cosa è chiara: nessuno verrà lasciato solo. Recentemente il Ministro Fornero ha ammesso di avere sbagliato. Noi non pensiamo, però, che due errori facciano una cosa giusta, perché il decreto interministeriale è un ulteriore arretramento.
Dove è l'errore? L'errore del Ministro e del Governo è stato di partire dalla platea, fissare il numero di 65 mila, fissare una risorsa e dalla risorsa far discendere i diritti. No! Noi diciamo che i diritti sono individuali e inalienabili e le risorse debbono essere messe a disposizione dei diritti. Quindi, il restringimento dei criteri è un restringimento del decreto che penalizza l'interpretazione della legge.
Dobbiamo salvare la situazione dei lavoratori in mobilità. Penso ai lavoratori di Termini Imerese, che corrono il rischio di rimanere fuori dai processi di mobilità, ai licenziati individuali delle piccole imprese, agli esodati da Poste, ENI, Enel, ai lavoratori del credito, a chi fa i versamenti volontari, a chi è esonerato nel pubblico impiego, a quei lavoratori che maturano il diritto alla pensione durante la mobilità e che, se si aggiunge l'aspettativa di vita, corrono il rischio di rimanere fuori dalle vecchie regole. Penso ai lavoratori della scuola, per i quali testardamente non si è riconosciuto che il loro anno di lavoro è dal 31 agosto al 31 agosto, e non seguono il ritmo del normale lavoro.
Concludo dicendo, al Governo e al Ministro, che ci sono proposte unitarie in Commissione lavoro per riparare a questo danno. Se il Governo si rende conto che questo decreto non esaurisce il problema noi vogliamo aiutare il Governo e diciamo: approvate le nostre proposte di legge unitarie, che stiamo preparando in Commissione lavoro. Trovate le risorse e il problema verrà risolto immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,05 con il seguito della discussione del disegno di legge recante disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, Pag. 21D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Palumbo, Pisicchio, Paolo Russo, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,07).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Desidero informare i colleghi che è in visita alla Camera una delegazione della Commissione per i diritti umani e gli aiuti umanitari del Bundestag, Commissione guidata dall'onorevole Ute Granold.
Saluto tale delegazione, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sull'ordine dei lavori (ore 16,08).
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, intervengo per informarla che alla Commissione bilancio è giunto un nuovo emendamento, con i relativi subemendamenti, da parte delle Commissioni incaricate di seguire il disegno di legge n. 4434-A.Purtroppo, la Commissione non ha potuto esprimere il proprio parere per l'assenza del Governo. La informo di questo onde garantire la possibilità - se è presente il Governo - di esprimere il parere e permettere all'economia dei nostri lavori di procedere ulteriormente alla scadenza del termine di preavviso.
PRESIDENTE. Signor Ministro? Ha ascoltato l'intervento del presidente Giorgetti? Può assicurare la presenza del Governo?
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Quartiani. Ho dato la parola al Ministro. Attenda che parli il Ministro ed avrà la parola.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, volevo parlare prima del Ministro.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, ho dato la parola al Ministro. Successivamente darò la parola a lei.
DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sono presente e mi dichiaro disponibile a fare quanto necessario per la prosecuzione dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, ha facoltà di parlare.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come si poteva intuire, si è chiesto al Ministro per i rapporti con il Parlamento, che è stato impegnato fino a poco fa nel question time, di rispondere relativamente a questioni che attengono al comportamento di altri Ministri che stanno seguendo da settimane, da giorni e probabilmente qualcuno solo da qualche ora un provvedimento che, in realtà, è oggetto di un continuo rinvio.
Ovviamente la Commissione bilancio ed il presidente Giorgetti hanno chiesto il tempo necessario per valutare tutti gli Pag. 22emendamenti che eventualmente vengano licenziati relativamente a quelli che sono stati accantonati e per gli emendamenti che vengano riscritti o riformulati. Solo adesso è entrato il presidente Bruno; se uno dei presidenti o dei relatori delle due Commissioni ci ragguagliasse sulla situazione, forse potremmo capire se ragionevolmente i nostri lavori oggi possono proseguire con una certa celerità nell'esame del provvedimento, magari razionalizzando per tempi e per tappe le esigenze che sono state manifestate dalla Commissione bilancio e che verranno eventualmente manifestate anche dalle Commissioni di merito.
Altrimenti qui non si inizia neanche a discutere e a votare su uno degli emendamenti o degli articoli che sono stati accantonati, mentre in realtà credo che ci siano già le condizioni per discernere.
Ciò che è stato accantonato può essere subito votato dal momento che non ha bisogno di un parere della Commissione bilancio, perché non vi sono riformulazioni oppure perché il presentatore chiede di votare il testo così come è stato presentato.
Faccio un'ipotesi, ma vorremmo capire e vorremmo riaprire la discussione su quei punti in modo tale che, eventualmente, ulteriori accantonamenti relativi a riformulazione di emendamenti o a proposte di revisione di interi articoli vengano valutati dalla Commissione bilancio; vi sono poi anche altri articoli, signor Presidente, che ieri non sono stati presi in considerazione e sui quali il Governo deve esprimere probabilmente il parere, lo deve fare anche in quest'Aula e non necessariamente in Commissione, come è già stato chiarito ieri. Lo faccia, perché non è possibile non proseguire sugli articoli che riguardano le questioni più prettamente di carattere penale, lo si deve fare e ci si deve esprimere, diversamente bisognerà capire se c'è la volontà, non solo a questo punto dell'Aula complessivamente ma anche dell'Esecutivo, di andare avanti e di collaborare con il Parlamento per portare a compimento una norma importante che riguarda naturalmente una questione assai rilevante, la lotta contro la corruzione nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Al di là delle valutazioni meramente politiche che ovviamente il Presidente non può in alcun modo in questa sede né condividere né contestare, quando il presidente Giorgetti ha chiesto alla Presidenza di garantire che il Governo fosse presente onde rendere possibile il lavoro della Commissione bilancio, il Presidente non poteva fare altro che chiedere al Ministro Giarda, unico rappresentante del Governo presente in Aula, di garantire questa presenza e il Ministro Giarda, come avete sentito, l'ha garantita. Nulla toglie ovviamente a quanto lei ricordava circa il fatto che il provvedimento è seguito nel merito da altri rappresentanti del Governo, così come quanto l'onorevole Quartiani ha posto alla mia e alla vostra attenzione ha un suo oggettivo fondamento; chiederei al presidente Bruno se è in grado di assicurare all'Aula che possiamo iniziare i lavori o se, al contrario, si rende necessario un ulteriore approfondimento.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, parlo anche a nome del presidente Bongiorno. Noi abbiamo lavorato sia questa mattina che nel lasso di tempo prima di venire in Aula; purtroppo i problemi che abbiamo accantonato con il tempo non è che si vanno risolvendo, a volte si vanno aggravando, questo è il quadro della situazione. Noi credevamo che oggi avremmo potuto discutere e votare dagli emendamenti all'articolo 2 che avevamo accantonato fino a quelli all'articolo 11 incluso e credo che su questo percorso ci siamo trovati solo che, per quanto riguarda l'articolo 2, questa mattina è stato presentato un emendamento da parte delle Commissioni ed è stato dato un termine per i subemendamenti che è scaduto alle ore 15,25, per cui abbiamo preso contezza dei subemendamenti - che sono circa quindici - solo alle 15,40. I relatori hanno valutato, il Governo pure e ha espresso i pareri nel momento Pag. 23in cui lei dava inizio alla seduta. Quindi ci siamo precipitati - e mi sembra giusto che siamo qui - per votare l'articolo 2 perché su questo, ferme restando le competenze della V Commissione, la I e la II sono pronte ad esprimere i pareri ed eventualmente per votare.
È sopraggiunto un altro motivo in merito all'articolo 10, in quanto i gruppi si sono incontrati in via informale e alle ore 15,50 hanno consegnato un testo alle relatrici che lo stanno valutando, quindi io chiederò - lo anticipo sin d'ora - quando arriveremo alla votazione dell'articolo 10 nella parte che interessa quell'emendamento, una sospensione anche di un quarto d'ora o mezz'ora - poi lo valuteranno i gruppi e lei, signor Presidente - affinché noi ci possiamo riunire presso la sala dei Ministri per esprimere il parere eventualmente o sull'accoglimento o sul diniego di questo emendamento che mi sembra possa trovare la convergenza da parte - io mi auguro - di tutti i gruppi o della maggioranza dei gruppi.
Questo è quanto credo sia doveroso dire all'Aula.
PRESIDENTE. Sta bene, possiamo procedere.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 4434-A); e delle abbinate proposte di legge: Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri (A.C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906) (ore 16,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 11 e sono rimasti accantonati: l'emendamento Di Pietro 2.280, la votazione dell'articolo 2, l'articolo aggiuntivo del Governo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) unitamente ai subemendamenti Favia 0.4.0600.3 e Vassallo 0.4.0600.2, gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0250, 4.0252 e 4.0253, gli identici emendamenti Vitali 6.1, Barbaro 6.252 e Rao 6.253, l'emendamento Melchiorre 6.251, la votazione dell'articolo 6, l'emendamento Ferranti 7.251, la votazione dell'articolo 7, tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 10, la votazione dell'articolo 10, gli articoli aggiuntivi all'articolo 10.
Se ho ben compreso, su tutti questi punti accantonati possiamo iniziare i lavori dell'Assemblea, perché non ci sono questioni poste dalla I e dalla II Commissione.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, salvo l'articolo 10. Visto che mi ha ridato la parola, le devo dire che, d'intesa con il Ministro della giustizia - è bene che l'Aula ne abbia contezza - domani mattina ci riuniremo, probabilmente molto presto, perché domani mattina il Ministro sarà in condizione di sciogliere quella che fino ad oggi era una riserva circa i pareri da dare agli emendamenti all'articolo 12 e all'articolo 13, che poi concludono il provvedimento. Noi ci auguriamo che domani mattina, in un'ora o un'ora e mezza, le Commissioni riunite nel Comitato dei diciotto possano, insieme al Ministro competente, dare in via definitiva i pareri per l'Assemblea.
PRESIDENTE. Questo accadrà auspicabilmente domani, però nella giornata di oggi possiamo procedere all'esame di tutto Pag. 24ciò che è stato accantonato ieri, fermandoci alla votazione dell'articolo 7, perché sull'articolo 10 non siamo ancora in grado. A questo punto, però, prima di procedere sull'emendamento Di Pietro 2.280 e soprattutto alla votazione dell'articolo 2, il presidente della V Commissione, Giancarlo Giorgetti, ci ha appena rappresentato la situazione.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, la Commissione bilancio è già convocata e credo che, nell'ambito dei venti minuti, se il Governo assicura la presenza, possiamo lavorare.
PRESIDENTE. Sono le 16,20. Per iniziare con l'esame dell'articolo 2, dobbiamo acquisire il parere della Commissione bilancio. Sono sufficienti venti minuti?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Ritengo di sì.
PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo in merito all'ordine dei lavori ed a quanto ha appena detto il presidente Bruno, che non per niente è presidente della I Commissione ed è riuscito ad argomentare bene quello che, però, in realtà non è successo ieri. Il Ministro Severino ieri in Commissione ci ha detto che era in grado di darci i pareri, però riteneva che sarebbe stato meglio se li avesse dati in Aula. Però, già ieri sarebbe stata in grado di darli, se noi avessimo insistito. Quindi, il fatto che il Ministro Severino continui a posticipare il momento in cui ci darà i pareri dimostra quello che già abbiamo sollevato ieri, cioè l'intenzione dilatoria del Governo. Il Ministro si era detta disponibile a dare i pareri questa sera, se i lavori lo avessero consentito. Di fatto non lo consentiranno, perché finiremo chissà quando. Quindi, l'obiettivo è stato raggiunto. Al collega Quartiani dico che non esiste qualcun altro che sta tirando i lavori per le lunghe. Qui c'è una maggioranza composta da PD e PdL e tutte le volte che ci riuniamo in Commissione c'è qualcuno del PD o del PdL che presenta modifiche, emendamenti e subemendamenti. Quindi, la stanno tirando per le lunghe loro. Se non dicono niente a Quartiani, è un problema suo. Se venisse alle nostre riunioni, saprebbe chi sta allungando i tempi del provvedimento. Non è sicuramente la Lega, ma sono il PD, il PdL e il Governo, che dà una buona mano.
PRESIDENTE. Allora a questo punto sospendo la seduta fino alle ore 16,40, per consentire alla Commissione bilancio di esprimere il parere sull'articolo 2. Avverto che la seduta riprenderà con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.
PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 2.700 e il subemendamento 0.2.700.100, che sono in distribuzione, unitamente ai relativi subemendamenti.
Con riferimento a tali proposte emendative, la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. La Presidenza, come già fatto in precedenti analoghe circostanze, concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente concesso.
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 4434-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, con riferimento ai subemendamenti relativi all'emendamento 2.700 delle Commissioni, le Commissioni esprimono parere contrario sui subemendamenti Vanalli 0.2.700.10 e Sisto 0.2.700.1, esprimono parere favorevole sui subemendamenti Contento 0.2.700.2 e Vanalli 0.2.700.11, raccomandano l'approvazione del proprio subemendamento 0.2.700.100, esprimono parere contrario sul subemendamento Contento 0.2.700.3, esprimono parere favorevole sul subemendamento Sisto 0.2.700.4, esprimono parere contrario sui subemendamenti Vanalli 0.2.700.14 e 0.2.700.13 e Sisto 0.2.700.5, esprimono parere favorevole sul subemendamento Sisto 0.2.700.6, esprimono parere contrario sul subemendamento Sisto 0.2.700.7, esprimono parere favorevole sul subemendamento Contento 0.2.700.8 ed esprimono parere contrario sui subemendamenti Vanalli 0.2.700.12 e Sisto 0.2.700.9.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 2.700.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti i subemendamenti. Come già preannunziato, invece, sugli emendamenti il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Qual è, infine, il parere delle Commissioni sull'emendamento Di Pietro 2.280?
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario, dell'emendamento Di Pietro 2.280, perché, sostanzialmente, è sostituito dall'emendamento 2.700 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Di Pietro 2.280.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Di Pietro 2.280, formulato dal relatore.
ANTONIO DI PIETRO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, se stiamo parlando dell'emendamento 2.280 a mia prima firma, non possiamo accedere all'invito al ritiro, anzi, invitiamo l'Assemblea a riflettere ancora un po' su questa questione. Il tema che proponiamo è di dare una soluzione definitiva e finale ai cosiddetti arbitrati.
L'arbitrato, voi mi insegnate, è quel giudizio che viene svolto da privati al posto dell'autorità giudiziaria vera e propria. Ebbene, quando viene fuori una controversia tra una pubblica amministrazione e un privato o tra due pubbliche amministrazioni o fra una pubblica amministrazione e una società a partecipazione pubblica o, comunque, quando abbiamo a che fare con controversie dove il denaro è di provenienza pubblica e riguarda opere o forniture finanziate con denaro pubblico, perché mai la pubblica amministrazione non si deve avvalere dell'autorità giudiziaria ordinaria e deve ricorrere a degli arbitri privati?
Per definizione, il giudice non può che essere quell'organismo che è disposto dalle leggi e dallo Stato secondo la Costituzione italiana. Pag. 26
Il ricorso a dei giudici privati, attraverso l'arbitrato, se avviene fra privati è un accordo tra questi, ma non si capisce la ragione per cui si dovrebbe, invece, affidare questo giudizio a dei privati.
Peraltro, l'esperienza dimostra che, nell'arbitrato, guarda caso, nel 95 per cento perde la pubblica amministrazione. Guarda caso, l'arbitrato vede sempre soccombente la pubblica amministrazione. Soprattutto, questo è stato una delle fonti di maggiore inquinamento del risultato del giudizio. Lo dico qui, in quest'Aula, a ragion veduta perché ho visto centinaia e centinaia di fascicoli processuali in cui, attraverso l'istituto dell'arbitrato, si è fatto passare per lecito ciò che lecito non era, si è fatto passare per corretto ciò che corretto non era, proprio perché non abbiamo la certezza dell'indipendenza del giudice che deve giudicare.
Torno a ripetere che nel giudizio ordinario i giudici sono totalmente terzi e indipendenti rispetto alle parti, mentre nell'arbitrato sono le parti che scelgono il nuovo giudice, salvo poi il fatto che i giudici, scelti dalle parti, scelgono il loro presidente. Comunque, si tratta sempre di un affare privato che, guarda caso, gira sempre intorno agli stessi soggetti che ormai di mestiere fanno gli arbitri che si ritrovano, una volta da una parte, una volta dall'altra, a fare gli interessi dell'uno o gli interessi dell'altro.
Diciamo francamente - in quest'Aula si può dire - che vi è una lobby degli arbitri su cui, una volta per tutte, bisogna chiedere trasparenza perché questo è il problema dei problemi. Il tema che noi solleviamo - e mi fermo qui perché è un tema che già hanno affrontato in tanti - è quello dell'impossibilità di ricorrere agli arbitrati quando si ha a che fare con un contenzioso in cui la pubblica amministrazione è parte o in cui il denaro è pubblico.
Poniamo questo tema all'attenzione della Camera affinché vi rifletta. Decida come ritiene opportuno, ma noi del gruppo Italia dei Valori riteniamo che vi sia una responsabilità da assumersi in un momento così cruciale per la lotta alla corruzione, e ve la dovete assumere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Di Pietro non ritira il suo emendamento 2.280.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, mi scusi, intervengo per un chiarimento.
Considerato qual è il carico del giudiziario, noi abbiamo una raccomandazione dall'Europa di tentare il più possibile di risolvere le cause in sede stragiudiziale.
Per quanto riguarda, nello specifico, l'arbitrato, vi sono delle specifiche direttive europee che determinano esattamente questo istituto. Ciò nonostante, proprio per salvare l'istituto, ma per evitarne un uso improprio, l'abuso, oppure un uso a fini di corruttela, l'emendamento formulato dalla Commissione prevede di «circoscrivere», lo dico tra virgolette, la possibilità di ricorrere all'arbitrato con un'autorizzazione motivata. Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, esse possono essere difese da pubblici dipendenti. Si prevede, inoltre, una disciplina, a nostro parere esaustiva, al fine di salvaguardare uno strumento utilissimo, ma evitarne l'abuso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.
DORIS LO MORO. Signor Presidente, faccio notare che l'emendamento in discussione, che ha come primo firmatario l'onorevole Di Pietro, era stato presentato dal gruppo del Partito Democratico e che l'Italia dei Valori ha fatto proprio dopo la nostra scelta, politica, più che tecnica, di ritirarlo per favorire una discussione all'interno del Comitato dei diciotto, anche perché vi era un'altra nostra proposta Pag. 27emendativa su cui abbiamo aperto e continuato la discussione, tant'è che oggi vi è un emendamento della Commissione che non dà la stessa risposta, ma che dà comunque una risposta importante rispetto alle cautele che ci muovevano nel presentare l'emendamento in esame.
In realtà, con l'emendamento in esame, che originariamente aveva come primo firmatario l'onorevole Mariani e che oggi, invece, è l'emendamento Di Pietro 2.280, si fa divieto di arbitrato in una serie di casi che riguardano, comunque, le pubbliche amministrazioni.
C'era una preoccupazione nell'introdurre questo divieto, che per la verità più volte è stato introdotto; ci sono stati più tentativi - e chi è qui da più anni lo sa - e ci sono stati più casi, più leggi che lo hanno introdotto. Le preoccupazioni stanno tutte nell'uso che è stato fatto dell'arbitrato, che è diventato oramai una clausola di stile: non c'è contratto della pubblica amministrazione, non c'è appalto della pubblica amministrazione che non contiene una clausola arbitrale. Gli abusi che ne sono stati fatti, i risultati che sono stati conseguiti e soprattutto le indagini giudiziarie sulle famose «cricche» hanno molto a che fare con tutto questo.
Ebbene noi oggi ci asteniamo su questo emendamento, perché sosteniamo un emendamento delle Commissioni, di cui discuteremo più tardi, che, a parere nostro, mette dei paletti importanti, in quanto - lo dico in questa fase - stabilisce innanzitutto il principio che per introdurre in un appalto e per ricorrere all'arbitrato in qualsiasi circostanza - quando l'appalto riguarda non solo la pubblica amministrazione, ma anche una società partecipata e, quindi, per così dire, anche amministrazioni in senso più lato - è necessaria un'autorizzazione dell'organo politico, che rappresenta l'amministrazione, o dell'organo di rappresentanza di una società pubblica e quant'altro.
Noi riteniamo che, responsabilizzando in questa maniera la pubblica amministrazione ed affini, società pubbliche ed enti pubblici in generale, otterremo lo stesso risultato o, comunque, otterremo un risultato che allo stato ci sembra soddisfacente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)
PRESIDENTE. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore?
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. No, signor Presidente, come dicevo prima, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 2,280, non accettato dalle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Prego i colleghi di affrettarsi... Onorevole Formisano... L'onorevole Franceschini ha votato... L'onorevole Fitto ha votato? L'onorevole Ravetto ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 315
Astenuti 194
Maggioranza 158
Hanno votato sì 32
Hanno votato no 283).
Prendo atto che il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Oliverio e Cesare Marini hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Vanalli 0.2.700.10.
Prendo atto che i presentatori ritirano il subemendamento Vanalli 0.2.700.10. Pag. 28
Passiamo al subemendamento Sisto 0.2.700.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, questo subemendamento che può sembrare specifico nella sua discrezione - in quanto la proposta è quella di sostituire le parole: «sono nulli», con le seguenti: «sono inefficaci» - non ha soltanto una dimensione lessicale. È evidente che la nullità è una categoria giuridica che, se avesse carattere di essenzialità, potrebbe addirittura coinvolgere e colpire l'intero negozio, ovvero l'intero atto. L'inefficacia, invece, riguarda gli effetti di quella clausola e, quindi, come tale è capace di limitare semplicemente al perimetro della ritenuta inefficacia gli effetti della patologia.
Che cosa voglio dire? Si corre il rischio, a ritenere quelle clausole soltanto nulle, che questa nullità, a seconda di come il bando può essere articolato, abbia un carattere di essenzialità e possa, quindi, consentire l'apertura alla nullità dell'intero negozio giuridico, che è un effetto che noi dobbiamo assolutamente evitare.
Non può essere la mancanza o la presenza dell'arbitrato ad inficiare e a consentire l'attacco del negozio giuridico della pubblica amministrazione. È notorio che, mentre la nullità afferisce alla validità del negozio giuridico, l'inefficacia consente invece di limitare gli effetti alla sola paralisi della sua capacità di efficacia.
Allora, se questa è la differenza, a me sembra che, se vogliamo fare gli interessi (come effettivamente vogliamo) delle pubbliche amministrazioni, dobbiamo ritenere che l'espressione «nullità» sia una espressione equivoca perché è capace, se non ben ponderata, di inficiare l'intera manifestazione di volontà della pubblica amministrazione, mentre quella di «inefficacia» sia perfettamente capace di chiudere e di strozzare le clausole nella incapacità di produrre solo l'effetto dell'arbitrato. Concludo, Presidente, noi vogliamo dei negozi validi; se mancano le condizioni per un arbitrato valido che sia soltanto l'arbitrato ad essere inefficace ma che il negozio rimanga valido.
A me sembra che da questo punto di vista la correzione tecnica non sia soltanto un sofisma giuridico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sisto 0.2.700.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 509
Astenuti 7
Maggioranza 255
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 434).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.2.700.2, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mondello... onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 507
Astenuti 7
Maggioranza 254
Hanno votato sì 484
Hanno votato no 23). Pag. 29
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Vanalli 0.2.700.11, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 512
Astenuti 5
Maggioranza 257
Hanno votato sì 494
Hanno votato no 18).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.700.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Speciale... onorevole Lussana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 495
Hanno votato no 18).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Ricordo che i subemendamenti Contento 0.2.700.3 e Sisto 0.2.700.4 sono preclusi a seguito dell'approvazione del subemendamento 0.2.700.100 delle Commissioni.
Passiamo alla votazione del subemendamento Vanalli 0.2.700.14. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, stiamo trattando dell'arbitrato e già è stata sollevata una questione di principio, quella (quasi di fondo) per cui gli arbitrati - secondo alcuni - non dovrebbero proprio esistere. Di fatto invece stiamo mantenendo viva questa possibilità per quanto riguarda la risoluzione delle controversie tra pubbliche amministrazioni e privati, e stiamo cercando di renderla più attuale e comunque più praticabile.
Il comma 2-quinquies dell'articolo 2 dispone che, qualora le controversie si svolgano tra due pubbliche amministrazioni, gli arbitri di parte siano individuati esclusivamente tra dirigenti pubblici; però ci si dimentica una cosa: se, ammesso che accada, perché difficilmente ho visto un caso simile, ci fossero controversie tra due pubbliche amministrazioni è ipotizzabile che non sia il sindaco di un comune che sta litigando con il presidente della provincia o altro, ma che sia una struttura tecnica, per un motivo tecnico, a litigare con la struttura tecnica dell'altra parte. Quindi nominare arbitri altri tecnici dei due enti mi sembra un evidente controsenso.
Si sposta il litigio tra le strutture tecniche in un arbitrato tecnico e, quindi, credo che non si risolva assolutamente il problema. Il subemendamento che avevo proposto perlomeno cerca di spostare leggermente la questione ad amministrazioni terze rispetto alle due che stanno litigando. Che almeno siano tecnici esterni a queste due amministrazioni quelli che devono risolvere la controversia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Vanalli 0.2.700.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 519
Votanti 513
Astenuti 6
Maggioranza 257
Hanno votato sì 74
Hanno votato no 439).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Vanalli 0.2.700.13 lo ritirano.
Passiamo alla votazione del subemendamento Sisto 0.2.700.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, con questo subemendamento, sopprimendo semplicemente l'avverbio «preferibilmente», credo di poter rendere un servigio alla pubblica amministrazione e chiarisco. Questa norma così recita: «L'arbitro individuato dalla pubblica amministrazione è scelto preferibilmente tra i dirigenti pubblici». La nostra lingua e l'esperienza sono tali che ci consentono di comprendere come il «preferibilmente» significhi sostanzialmente aprire la stura alla possibilità di non scegliere i dirigenti pubblici come arbitri e, quindi, caricare ulteriormente, per quello che poi è previsto in questa stessa norma, la pubblica amministrazione.
Voglio chiarire: mentre per i dirigenti pubblici è possibile ed è doveroso stabilire un tetto di spesa per questo intervento, per coloro che non fossero dirigenti pubblici questo tetto non c'è. Mi chiedo questo «preferibilmente» a che cosa serva: o nella pubblica amministrazione non ci sono dirigenti pubblici - mi rifiuto di crederlo - capaci di gestire un arbitrato oppure il «preferibilmente» è semplicemente un'alternativa immotivata ad una spesa che non trova alcuna giustificazione per una pubblica amministrazione. Diverso è, ovviamente, per un privato che è libero di scegliersi l'arbitro che vuole.
In un momento come questo, non dare alla pubblica amministrazione l'obbligo di scegliersi come arbitro un dirigente pubblico significa legittimare una spesa del tutto immotivata. Chiedo, pertanto, che il termine «preferibilmente» sia eliminato e che la pubblica amministrazione, quando sceglie un arbitro, scelga un dirigente pubblico il cui pagamento, il cui prezzo, il cui onorario, la cui prestazione, siano calmierati da una delibera pubblica che consenta un indubbio risparmio allo Stato. Pertanto, chiedo che questo «preferibilmente» sia eliminato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, pur ribadendo la nostra contrarietà all'istituto dell'arbitrato, nel momento in cui questo arbitrato come soluzione delle controversie in cui è parte la pubblica amministrazione è stato approvato da quest'Aula, noi riteniamo, non solo assurda questa previsione del comma 2-sexies, ma troviamo che le argomentazioni e la proposta del collega Sisto siano doppiamente da preferire a questa proposta che, invece, viene dalle Commissioni. Ciò per due ordini di motivi. Il primo: che senso ha inserire il termine «preferibilmente» e, nello stesso tempo, prevedere che la pubblica amministrazione non abbia possibilità di scegliere un dirigente pubblico potendosi rivolgere all'esterno? È apparentemente una dichiarazione di sconfitta. È, infatti, possibile che tra tutti i dirigenti della pubblica amministrazione non ce n'è Pag. 31uno in grado di fare l'arbitro terzo? Secondo motivo: la verità è molto semplice, ossia che ci sarà sempre l'occasione per ricorrere all'eccezione. In ogni caso in cui si deve nominare un arbitro il soggetto che deve effettuare la nomina dirà che, in quel momento, dietro l'angolo, non ha trovato un dirigente della pubblica amministrazione, così da andarsi a scegliere uno terzo così come gli pare e piace con cui ha già deciso che cosa fare.
Per tale ragione chiedo di sottoscrivere il subemendamento Sisto 0.2.700.5 e, a nome del mio gruppo, lo sottoscrivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Sì, signor Presidente, voteremo anche noi questo subemendamento Sisto 0.2.700.5 perché, quando in tutto l'articolo, si cerca di contenere il costo degli arbitrati, si cerca di andare verso la premialità delle capacità interne agli enti di risolvere le questioni. Sopprimere la parola «preferibilmente» e, quindi, obbligare a scegliere all'interno della pubblica amministrazione l'arbitro di parte, ci sembra andare incontro a questa volontà di contenere i costi e di agevolare l'arbitrato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sisto 0.2.700.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Gava... onorevole Lussana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 515
Astenuti 7
Maggioranza 258
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 387).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sisto 0.2.700.6, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mistrello Destro, Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 517
Astenuti 5
Maggioranza 259
Hanno votato sì 483
Hanno votato no 34).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Sisto 0.2.700.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, il subemendamento 0.2.700.7 ha uno scopo molto chiaro. L'arbitro di nomina pubblica, se dirigente pubblico, ha un costo prefissato e l'eventuale differenza tra il compenso del collegio arbitrale e quello stabilito dalla pubblica amministrazione deve essere devoluta all'ente di appartenenza. Sin qui nessun problema. Solo che l'introduzione di questa parola «altri» arbitri serve semplicemente a chiarire che le somme liquidate come compenso all'arbitro non devono essere devolute all'arbitro ma vanno devolute alla pubblica amministrazione Pag. 32che poi provvederà a retribuire il proprio arbitro dirigente pubblico. Sia ben chiaro che il compenso arbitrale è della pubblica amministrazione non dell'arbitro.
Quindi introdurre la parola «altri» arbitri significa che quell'anticipazione, il saldo del compenso per chi ha un minimo di conoscenza del funzionamento dei collegi arbitrali, non va devoluta direttamente all'arbitro ma versato alla pubblica amministrazione che dovrà dare all'arbitro il compenso pattuito e trattenere la differenza. Non è secondario perché questo evita complicazioni non soltanto contabili di restituzione e circolazione di denaro tra l'arbitro e la pubblica amministrazione, ma evita possibili fenomeni di distrazione anche occasionale di somme con tutto quello che può conseguire sulle complicazioni anche extracontabili di questo denaro. Pertanto anche la parola «altri» introdotta in questo contesto è motivo di ordinato svolgersi del procedimento e di nessun dubbio tra chi spetta il denaro e a chi spetti poi essere retribuito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sisto 0.2.700.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 525
Votanti 515
Astenuti 10
Maggioranza 258
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 406).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Contento 0.2.700.8, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 518
Votanti 514
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato sì 503
Hanno votato no 11).
Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Vanalli 0.2.700.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, questa proposta emendativa cerca di andare incontro sempre allo spirito con il quale questi arbitrati in qualche modo da una parte vengono osteggiati, perché sembra che siano la sede dove si svolge la maggior parte della corruzione della pubblica amministrazione e chi invece li vorrebbe più liberi di prima. Il testo del subemendamento stabilisce che la pubblica amministrazione stabilisce, a pena di nullità della nomina, l'importo massimo spettante al dirigente pubblico per l'attività arbitrale, cioè la persona che viene nominata arbitro dalla pubblica amministrazione, uno dei tre arbitri, quello della pubblica amministrazione, viene ricompensato con un'indennità stabilita dalla pubblica amministrazione stessa. Gli altri due arbitri, invece, nominati uno dalle parti e l'altro dai due arbitri prima nominati, vengono invece compensati, come normalmente avviene ora, con l'importo in percentuale rispetto per esempio all'entità della controversia. La differenza tra l'importo spettante agli arbitri nominati e l'importo massimo stabilito per i dirigenti Pag. 33è acquisita al bilancio della pubblica amministrazione, cioè la pubblica amministrazione incamera l'eventuale differenza tra quanto paga il proprio arbitro e quanto in teoria avrebbe potuto o dovuto prendere se fosse stato un arbitro nominato normalmente.
Il nostro subemendamento, invece, stabilisce quale potrebbe essere il tetto degli stipendi degli altri due arbitri, cioè che l'importo spettante agli arbitri nominati non può superare il doppio dell'importo spettante al dirigente pubblico. Siccome si parte dal concetto che gli arbitrati appunto sono sede e motivo di corruzione, se paghiamo poco, diciamo così, il nostro dipendente pubblico, però decidiamo noi quanto pagarlo e riteniamo che sia giusto, non vedo perché gli arbitri nominati da altri debbano ricevere un compenso che è sproporzionato rispetto a quello del dipendente pubblico. Già mi sembra che ricevere il doppio, per fare lo stesso lavoro, di quanto riceve il terzo arbitro, possa essere motivo di contentezza. Quindi, l'amministrazione comunale o l'amministrazione pubblica definisce il compenso del proprio arbitro e di conseguenza il compenso degli altri due arbitri viene al massimo portato al doppio di questo compenso. Questo è dovuto innanzitutto per contenere i costi della pubblica amministrazione, perché poi non è che questi importi li paga chissà chi, vengono pagati ancora dalla pubblica amministrazione, anche quanto vengono compensati gli altri due arbitri. Quindi se tutto l'impianto va verso il contenimento dei costi, probabilmente riusciamo a raggiungere un obiettivo.
Poi, visto che tutti pensano male, mi permetto, anche se da dipendente pubblico non dovrei farlo, di poter pensare male anch'io: se ci fosse l'arbitro da me designato che prende un infinitesimo di quanto possono prendere gli altri due arbitri, non vorrei che fosse magari invogliato a chiedere, per orientare il suo giudizio verso gli altri due arbitri, magari di fare a metà del loro compenso, che è comunque stratosferico rispetto al proprio. Quindi, dare un limite, un equilibrio tra quanto pago il mio arbitro e quanto vengono compensati gli altri due mi sembra una questione di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, complessivamente in questo articolo 2 poi alla fine si fanno tante belle petizioni di principio, ma è mai possibile che ogni volta che ci si addentra per cercare di trovare un sistema, con un provvedimento concreto, si ritira la mano e soprattutto che questo lo faccia il Governo? Il collega Sisto, che non è del mio partito e che probabilmente è inorridito quando ho detto «parere favorevole» al suo emendamento, aveva fatto una proposta di buonsenso, a me pareva, quella di dire: la pubblica amministrazione - benedetto il Signore! - troverà, in mezzo alle sue centinaia di migliaia di persone, qualcuno capace di fare l'arbitro; possibile che debba andare sempre da uno studio privato esterno?
Il collega della Lega, che non mi pare faccia parte del mio partito - e inorridirà, perché chiedo di sottoscrivere anche il suo subemendamento - , dice: guardate, signori arbitri dell'esterno, sappiate che questa vostra attività non può diventare un'occasione per cui si va da chi la spara più grossa, perché, certe volte, costa più l'arbitro che l'appalto! Bisogna trovare un sistema che sia equo e sia anche spendibile di fronte all'opinione pubblica. Io sono stato Ministro delle infrastrutture: ho visto degli arbitrati e li ho vietati tutti, quando ricoprivo tale carica, non ne ho firmato uno. Però - benedetto il Signore! - ho visto degli arbitrati con riferimento ai quali c'era da fare un processo agli arbitri, e non a chi faceva il contenzioso!
In una situazione di questo genere, cosa dice il collega? Stabiliamo per legge che il dirigente pubblico prenderà i soldi che deciderà la pubblica amministrazione, assumendosi la responsabilità. A chi vuole Pag. 34proporsi come arbitro, posso dare, al massimo, il doppio: se non ti sta bene, arrivederci e grazie, ma non fare l'arbitro, non te lo ha mica ordinato il medico! Ma perché lasciare questa possibilità di fare parcelle ad libitum, come mi piace e in modo che posso fregare? La pubblica amministrazione deve smetterla di farsi fregare, perché, mai come con gli arbitrati, si è fatta fregare. Chiedo, ovviamente, di sottoscrivere il subemendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Vanalli 0.2.700.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 519
Astenuti 8
Maggioranza 260
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 405).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Sisto 0.2.700.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, mi hanno insegnato che le leggi hanno due madri: la prima è il sistema della volontà del legislatore e della volontà della legge, la seconda è il momento storico in cui le leggi si collocano. Il momento storico che stiamo vivendo è un momento che, certamente, non ci può consentire alcuna flessione in ordine alla necessità di avere a cura il risparmio nell'ambito del settore pubblico. Ciò, affinché la lotta alla corruzione non sia soltanto una lotta alla corruzione politica, ma sia anche una lotta - come questo provvedimento, giustamente, si propone - alla corruzione nell'ambito della pubblica amministrazione.
Il secondo dato è quello, non meno importante, di questo provvedimento. Questo è un provvedimento che vuole una pubblica amministrazione più trasparente, una pubblica amministrazione più controllata, una pubblica amministrazione più «motivata». Ebbene, se tutto questo è vero, la mia proposta di limitare il compenso dell'arbitro pubblico ad una somma non superiore a 10 mila euro, a me sembra assolutamente ragionevole. Infatti, qual è il rischio che noi corriamo? Di fare entrare, come sempre, dalla finestra quello che, apparentemente, è uscito dalla porta.
Allora, se noi non ci opponiamo, e non soltanto in politica, ma soprattutto, negli apparati, dove si annidano, nei procedimenti, i luoghi più frequenti di corruzione, se non siamo rigorosi in questa disamina, in questa «scannerizzazione» puntuale di questi apparati, evitiamo di riempirci, poi, la bocca soltanto di megasanzioni penali, che non hanno mai fatto trasparenza, se non nel luogo dei processi. Se non siamo rigorosi su questo, non abbiamo titolo, poi, ad un giustizialismo fuori posto.
Ecco perché, con molta praticità e molta sensibilità, a me sembra che un dirigente pubblico che per un'attività extra moenia prenda 10 mila euro, questo costituisca un compenso più che ragionevole per il momento storico, per la volontà del legislatore, per la volontà della legge, per poter limitare l'incidenza di ogni arbitrato al massimo a 10 mila euro nelle spese della pubblica amministrazione: questa è la mia proposta (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di poter apporre la mia firma - e a nome del mio gruppo - a questo subemendamento, Pag. 35perché se è vero come è vero che ci riempiamo la bocca dell'espressione «spending review», quanto è bello parlarne. Ma è mai possibile che ogni volta dobbiamo prendere una decisione per ridurre le spese, la prendiamo sempre ai danni dei poveri cristi e non in ragione di quello che possiamo fare?
Quante persone ci sono, qui dentro, anche tra i banchi del Governo, magari assenti, che hanno fatto gli arbitri? Allora io mi chiedo se costoro non sanno o non conoscono bene questa situazione. Perché, allora, si ostinano a dare parere contrario e soprattutto, mi rivolgo ai colleghi, perché ci si ostina a votare contro, per partito preso? Oggi si sta vedendo che qui non ci sono una maggioranza e una minoranza, non c'è una opposizione in ordine a questa tematica; stiamo, tutti insieme, cercando di fare un buon provvedimento. Tutti insieme cerchiamo di fare un buon provvedimento e, allora, perché non riusciamo a votare in maniera libera e invece votiamo per partito preso su temi che a me sembrano di estrema importanza e di estrema rilevanza? Per queste ragioni chiedo di sottoscrivere il subemendamento e annuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, devo segnalare che su questo provvedimento, probabilmente, il Governo è molto distratto, perché ha puntato la sua attenzione nella lotta alla corruzione commessa dai politici e, invece, sta trascurando completamente la corruzione che si annida all'interno della pubblica amministrazione (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).
Ho votato con convinzione sia la proposta emendativa del collega Sisto che voleva obbligare la pubblica amministrazione a prendere gli arbitri all'interno dei dirigenti della pubblica amministrazione, sia la proposta emendativa dell'onorevole Vanalli che voleva stabilire il doppio del compenso dell'arbitro della pubblica amministrazione. Queste due proposte emendative, stranamente col parere contrario del Governo e dei relatori, non sono stati votati. A maggior ragione, onorevole Di Pietro, non dobbiamo votare questa, perché nella legge si dice «preferibilmente della pubblica amministrazione»; se noi mettiamo il tetto di 10 mila euro, sarà sicuramente all'esterno della pubblica amministrazione. Quindi, cerchiamo di avere, almeno, un minimo di cognizione. Questo è un provvedimento che non mi piace in questa parte, ma non rendiamolo più brutto di come sta uscendo da questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papa. Ne ha facoltà.
ALFONSO PAPA. Signor Presidente, vorrei apporre anch'io la mia firma a questo subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, per far capire al popolo sovrano che ci ha mandato qui quanto possono incidere gli arbitrati, vorrei ricordare un caso, di due o tre anni fa, in cui l'arbitro si è preso 5 milioni di euro, somma che equivale a cinque legislature di un parlamentare, anzi a dieci, oppure a molti anni di stipendio di un magistrato e ci si chiede perché poi, magari, qualcuno vada a fare l'arbitro piuttosto che il magistrato. Quindi 10 mila sono pochi ma, andiamo in questa direzione; credo che il Parlamento dovrebbe riflettere nel mettere dei limiti precisi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.
DORIS LO MORO. Signor Presidente, vorrei solo chiarire il senso della soluzione trovata dalle Commissioni. È chiaro che se Pag. 36qui ci dobbiamo spaccare tra chi vuole dare al dipendente pubblico più di 10 mila euro e chi meno di 10 mila euro, è suggestivo questo discorso. Lo spirito della norma è quello di responsabilizzare la pubblica amministrazione, che dovrà motivare il ricorso all'arbitrato e che, per tale ragione, dobbiamo supporre, ricorrerà all'arbitrato solo nei casi in cui è veramente necessario ed opportuno.
In questo caso è la stessa pubblica amministrazione che dovrà determinare l'importo massimo spettante al dirigente, che può essere anche molto inferiore, o viceversa, potrebbe anche essere lievemente superiore ai 10 mila euro. Tuttavia, vi faccio notare che il fatto che l'emolumento che riguarda il dirigente pubblico debba essere di molto inferiore a quello che riguarda gli altri arbitri è talmente evidente che nello stesso provvedimento si dice che la differenza tra l'importo spettante al dirigente pubblico e l'importo degli altri arbitri viene devoluto all'amministrazione appaltante. Quindi, noi siamo consapevoli che tutto questo non potrà che comportare risparmi, semplicemente, pensiamo che il sindaco, il presidente della regione, della provincia, l'assessore di turno, il Ministro, devono metterci la faccia nel dire «sì» all'arbitrato e «sì» all'importo che tocca all'arbitro dirigente pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, sono tra coloro che alcune volte hanno rivestito la qualifica di arbitro; questo non mi ha comunque vietato di votare a favore di queste proposte emendative. I ragionamenti fatti dai colleghi Vanalli e Sisto mi trovano consenziente e spiegano, forse, a quest'Aula disattenta, il vecchio brocardo per cui arbitraristi asinum fuisti.
Il che significa che gli arbitrati sono fonte alcune volte di corruzione, per essere benevoli. Chiedo, quindi, di sottoscrivere questo subemendamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, intervengono anch'io per sottoscrivere il subemendamento Sisto 0.2.700.9.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Sisto 0.2.700.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 527
Votanti 515
Astenuti 12
Maggioranza 258
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 340).
Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.700 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, noi interveniamo su questo emendamento per un motivo molto semplice, per spiegare qual è la posizione della Lega. La Lega indubbiamente ritiene che il ricorso all'arbitrato è un ricorso molte volte per la pubblica amministrazione particolarmente costoso. Molto probabilmente viene fatto certe volte ad hoc, semplicemente Pag. 37per aiutare gli amici degli amici e vengono commessi degli errori. Tuttavia siamo anche consapevoli che, se non si può utilizzare questo sistema, si deve procedere in via ordinaria, magari in via giudiziaria, e per andare a risolvere certe controversie ci si impiega anni, moltissimi anni.
Dunque, noi riteniamo che l'arbitrato è un sistema utile, che può funzionare, ma bisogna normarlo. Bisogna normarlo mettendo delle regole certe, prevedendo che sia utilizzato solo in momenti precisi e soprattutto che chi va a ricoprire questo incarico, in particolar modo se è un dirigente o un dipendente pubblico, deve farlo non dico a costo zero, ma con dei compensi normali, non quelle cifre che ogni tanto sentiamo dire, che sono veramente un pugno nello stomaco per tutti i cittadini.
Quindi, per questo avevamo presentato degli emendamenti per andare a mettere dei limiti ai compensi di queste persone e per far sì che ci fosse un risparmio per la pubblica amministrazione. Non ci avete ascoltato. Per carità, questo emendamento va già a mettere qualche piccolo limite ed è per questo che noi ci asterremo, perché speriamo che in futuro finalmente si «vada a finire» con questo abuso, con questi compensi veramente stratosferici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà un voto di astensione. Noi siamo favorevoli ad asciugare, ridisegnare, migliorare l'istituto dell'arbitrato e abbiamo dato dei contributi nei lavori nelle Commissioni. Tuttavia non ci convince molto una riforma fatta sotto il segno dell'emergenza e anche, devo dire, in una materia un po' diversa da quella che meriterebbe una riforma ordinamentale della giustizia. Siamo in una materia di norme anticorruzione e qui noi partiamo da un concetto, ossia che se dell'abuso è stato fatto in materia di arbitrati vanno puniti i responsabili e le condotte, migliorate alcune regole, ma non penalizzato l'istituto.
Non è un caso che ci venga richiesto dall'Europa l'utilizzo di tutte le forme alternative ai riti giustiziali e giudiziari per la soluzione di controversie. In queste materie - gli appalti di servizi, di opere e così via - le riserve, soprattutto in un Paese che ha un po' smarrito la riforma Merloni e il ricorso alla progettazione, alla buona progettazione esecutiva, sono tali da richiedere risposte molto celeri e rapide.
Allora, debbo dire che la soluzione scelta presenta, insomma, qualche dubbio. Obbiettivamente, il fatto che queste norme si estendano a tutti i lavori privati purché vi sia anche una piccola quota di finanziamento pubblico è una cosa difficile anche da comprendere, perché i privati dovrebbero, se si giovano di uno sgravio fiscale o di una agevolazione pubblica di qualunque tipo, prima procedere ad una motivata autorizzazione per ricorrere ad uno degli strumenti di giustizia ordinari. Allo stesso modo, c'è un appesantimento della pubblica amministrazione che deve prima rilasciare un'autorizzazione motivata.
Poi, concludendo, sul tema dei costi vorrei dire ai molti colleghi che a vario titolo sono intervenuti che c'è una liberalizzazione dei costi e delle tariffe. Vorrei che questo fosse chiaro. Certamente negli anni passati si sono visti - ha ragione anche il collega Di Pietro - dei compensi smisurati e inidonei, ma oggi non ci sono le tariffe professionali neanche per gli arbitrati. Ci sono varie agenzie che si occupano di arbitrato presso le camere di commercio e l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici e ciascuno può rivolgersi ad esse, anche valutando il costo delle prestazioni, e scegliere l'arbitro che vuole.
Dunque, non neghiamo la direzione di marcia lodevole di questa norma, ma non ci convincono alcune delle soluzioni frettolosamente adottate. Pertanto ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori voteremo contro questo articolo così come riformulato dalla Commissione perché, in realtà, al di là dell'apparenza, non cambia nulla. Anzi, aggrava la situazione, aggrava anche la procedura, i costi, i tempi e dà anche più possibilità a chi ci vuole marciare sopra di marciarci anche sopra.
Anzi, d'ora in poi bisognerà passare anche attraverso qualche altra forca caudina - rectius qualche altro comportamento illecito - per arrivare ad un arbitrato che fa comodo. Infatti, non bisognerà andarlo a chiedere solo al pubblico funzionario, magari anche all'organo di autogoverno che gestisce quella amministrazione. Non a caso, tutti i grandi processi di Tangentopoli hanno avuto poi come apice della corruzione proprio l'organo di autogoverno.
Andiamo con ordine: noi contestiamo il principio in sé che, laddove la pubblica amministrazione sia parte o laddove si utilizzino soldi di provenienza pubblica, lo Stato non debba ricorrere all'autorità giudiziaria che è pagata dallo Stato per fare proprio questo. Il collega Mantini ha detto che l'Europa ci chiede riti alternativi. No, lo legga bene, collega Mantini: l'Europa ci ha chiesto riti veloci, non riti alternativi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Nella scelta dei riti noi ricorriamo alle alternative, ma in realtà dobbiamo velocizzare i processi ordinari, non inventarci giudici di casa che ci fanno comodo e come ci fanno comodo. Per questo, noi contestiamo questa soluzione, così come riteniamo che il fatto che le liberalizzazioni delle tariffe siano avvenute di per sé non vuol dire nulla rispetto alla malagestione che si è fatta nel tempo di questo istituto.
Non tutti hanno l'onestà intellettuale e la caratura morale di Patroni Griffi che ci sta dando il parere del Governo e che ha avuto l'onestà intellettuale di rinunciare all'incarico proibito di 500 mila euro perché è venuto a fare il Ministro e l'esponente di Governo. Chissà quanti altri, invece, non rinunciano. Anche su questo bisognerebbe ragionare.
Noi dovremmo, tutti quanti, fare come ha fatto lui e dovremmo spogliarci del ruolo che rivestiamo per evitare, quindi, di intervenire su fatti che possono comportare conflitti di interesse.
Riteniamo che, diciamo così, la «trovata» di ricorrere all'autorizzazione motivata, da parte dell'organo di governo dell'amministrazione, sia ancora più grave perché, lo ripeto, a questo punto se ne fa una motivazione politica, né più solo giuridica né più solo tecnica. Questo non aiuta, ma aggrava ancora di più il comportamento di chi ne vuole approfittare.
Poi, lasciatemi dire qualcosa su alcune soluzioni specifiche trovate all'interno di questa proposta, che non ci convincono affatto. Mi dovete spiegare perché, laddove vi sia una controversia tra due pubbliche amministrazioni, gli arbitri devono essere individuati esclusivamente tra dirigenti pubblici, ma soltanto quelli di parte? Ma perché l'arbitro terzo devo andarlo a trovare fuori? Se si possono scegliere i due arbitri si potrà scegliere anche il terzo arbitro. Perché bisogna pagare un arbitro a parte? Ma, soprattutto, perché - lo ripeto - deve essere prevista la possibilità che si ricorra all'esterno quando, tra tutti i pubblici amministratori, vi saranno persone in grado di fare gli arbitri?
Allora, in conclusione, per una questione di principio una volta per tutte si riaffidi la soluzione della controversia ai giudici naturali e, una volta per tutte, si scelgano quanto meno all'interno della pubblica amministrazione e non tra chi si approfitta, all'esterno e non solo, di soluzioni del genere.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.
ANTONIO DI PIETRO. Per questa soluzione, noi voteremo contro questa norma.
Pag. 39PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, noi Liberal Democratici annunciamo il voto di astensione su questa proposta emendativa perché, nonostante vi sia stato un lavoro molto intenso e ammirevole da parte delle Commissioni, nel tentativo di conciliare i rilievi che sono stati posti da tutti i gruppi e si sia arrivati, quindi, ad una sintesi che, in qualche modo, ha rispecchiato le varie anime e le varie opinioni, pur tuttavia questo emendamento ci sembra non cogliere nel segno. Si inserisce, infatti, in un articolo più generale che ci parla di trasparenza dell'attività amministrativa. È una sorta di continuazione, in un certo senso, di quel principio che viene sancito nell'articolo 2, ovviamente inserito nel provvedimento più ampio che si sta votando in questi giorni contro la corruzione o, meglio, sulla prevenzione e sulla repressione della corruzione.
Mi sono soffermata sul titolo del provvedimento non certo perché fosse sconosciuto a quest'Aula, ma proprio perché vorrei invitare tutti a riflettere su quello che ci stiamo apprestando a votare in questo momento. Questo significa, cioè, voler dire che gli arbitrati, evidentemente, sono visti come una sorta di fulcro, di luogo dove si sono consumati episodi di corruzione. Non riteniamo che questo sia così in senso assoluto, ma riteniamo che questo sia uno strumento di deflazione dell'attività giurisdizionale ordinaria. Tuttavia, non crediamo che questo provvedimento possa andare in quella direzione. Uno dei motivi è che non è ben chiaro chi sia terzo nell'arbitrato, così come riformulato in questo momento.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Melchiorre.
DANIELA MELCHIORRE. Concludo dicendo che, evidentemente, da un lato, non viene rappresentata la terzietà, anche laddove si prevede giustamente di affidare al pubblico la soluzione delle controversie. Ma siamo sicuri che il pubblico a cui si intende affidare, cioè i dirigenti pubblici che spesso sono magari indicati dal potere politico, siano effettivamente terzi?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Melchiorre!
DANIELA MELCHIORRE. Siamo sicuri di questo? E anche sul compenso nulla è detto...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melchiorre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che la soluzione adottata in sede di Commissione abbia un merito: quello di non cedere ai facili entusiasmi di cancellare un rimedio non processuale per la definizione delle controversie.
Non dimentichiamo che l'arbitrato è uno strumento che ha e che può avere effetti deflattivi.
E non dimentichiamo che, molto spesso, nelle procedure di appalto sono in gioco interessi e competenze di carattere tecnico che sono presenti in molte amministrazioni pubbliche che di questo si occupano, ma non in tutte le amministrazioni pubbliche.
Un'ulteriore osservazione che mi permetto di fare è che, se ci sono - per così dire - situazioni che riportano alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, non credo che questo dipenda dallo strumento che si sceglie, ma dipende molto probabilmente dall'onestà e dal senso etico delle persone, che sono chiamate, da un lato, ad inserire le procedure arbitrali, dall'altro, a svolgerle.
Del resto, onorevole Di Pietro, mi permetto di farle osservare che - proprio nella relazione sulla giustizia tenuta dal Ministro neonominato del Governo cosiddetto tecnico - abbiamo avuto la riprova dei lunghi tempi di risoluzione delle controversie. Lei crede che quando dei soldi Pag. 40pubblici sono bloccati, magari per una causa relativa ad un appalto di opere di interesse pubblico, e queste opere rimangono bloccate magari per diversi anni, questo sia rendere un buon servigio alla collettività? Noi crediamo di no.
Allora, quali sono i termini della questione? Primo: un avanzamento dell'attenzione sulle procedure arbitrali. Abbiamo inserito l'obbligo di una delibera motivata e questa delibera deve venire dagli organi di governo perché la procedura arbitrale ha delle conseguenze che non sempre vengono valutate: conseguenze sotto il profilo dei costi e delle spesa e conseguenze relative agli effetti.
Quindi, riteniamo correttamente in questa situazione, pur di compromesso, di aver riportato l'attenzione agli organi di governo degli enti pubblici che sono coinvolti, cioè a chi ha la responsabilità, in un certo senso politica, non di determinare le questioni di carattere tecnico-amministrativo, ma di rispondere - pensiamo ad un ente locale - nei confronti della comunità amministrata per le scelte che si fanno. Quella deliberazione deve essere motivata.
Lei sostiene che così è sufficiente adottare la deliberazione e motivarla per aggirare l'obbligo di ricorrere alla giustizia ordinaria. Ma qui ci sono degli aspetti che riguardano anche le scelte della pubblica amministrazione: se la causa riguarda due amministrazioni pubbliche, la scelta dei dirigenti pubblici è obbligatoria e saranno loro a determinare, nel caso di consenso, la scelta del presidente del collegio arbitrale o, nel caso in cui questa scelta non fosse condivisa, lei sa meglio di me che ci sono i rimedi per scegliere un arbitro, signor Presidente, che dovrebbe - ed uso il condizionale - essere indipendente.
Qual è l'aspetto - e mi avvio alla conclusione - che grazie anche alla sua attenzione, onorevole Di Pietro, noi abbiamo potuto riproporre in quest'Aula? Il fatto che, quando si ha a che fare con procedure arbitrali, gli organi di governo dell'ente devono essere attenti a quello che fanno ed alle scelte che imprimono.
Questo è un merito che le va riconosciuto, onorevole Di Pietro, ma ciò non significa che - se avessimo seguito la sua strada - avremmo fatto meglio. Vorrei che su questo anche lei riflettesse. Se nei collegi arbitrali ci sono persone di competenza e preparate, se la scelta dei dirigenti premia i migliori e se soprattutto c'è un attento controllo anche sui corrispettivi che si spendono da parte degli enti pubblici nei confronti naturalmente della collettività, non è detto che quel rimedio non risolva molti problemi che oggi anche la giustizia pubblica non assicura.
Ecco perché il Popolo della libertà, che ha contribuito a questa proposta, voterà in maniera seria e convinta a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico è orgoglioso di aver provocato questa discussione un po' tribolata e che ci ha fatto perdere un po' di tempo. Tuttavia, non è stato tempo perso, ma tempo ben impiegato per affrontare una questione che noi, con i nostri emendamenti, abbiamo posto all'attenzione prima delle Commissioni riunite e poi dell'Aula. Senza i nostri emendamenti su questa parte, non avremmo svolto questa discussione.
Dico che non è stato tempo perso perché i passi avanti che abbiamo fatto con la formulazione che andiamo ad approvare sono passi avanti significativi che, da una parte, dicono no - chiedo scusa della parola - allo «sputtanamento» sistematico della pubblica amministrazione, perché non va bene che in ogni ragionamento, a partire anche da questi temi, si pensi sempre che dalla parte della pubblica amministrazione possano venire solo delle performance negative.
Penso che abbiamo fatto un lavoro che consente, invece, di indirizzare il lavoro su Pag. 41un tema così delicato come quello degli arbitrati da parte della pubblica amministrazione in una direzione virtuosa.
L'altra considerazione per la quale siamo orgogliosi è che, una volta tanto, ci siamo affidati ad un supporto importante rappresentato dalle relazioni dell'Autorità che si occupa del controllo e della vigilanza sugli appalti. Noi nominiamo le autorità, le paghiamo anche bene, preparano delle relazioni ma nessuno se le fila! Alla base dei nostri emendamenti ci sono, invece, lo studio e l'approfondimento delle relazioni che sistematicamente l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha fatto in questa materia.
Credo che il punto a cui giungiamo è un approdo riformista e rigoroso, nel senso che ha tenuto conto dei diversi punti di vista e li ha portati avanti su una sponda più avanzata di rigore, serietà, correttezza e legalità.
Penso che anche gli emendamenti che già abbiamo approvato - come il divieto per i magistrati di far parte delle commissioni arbitrali - sia stato un significativo segnale che noi abbiamo dato in direzione di una autonomia sempre più forte che vogliamo della magistratura, a partire dalla magistratura amministrativa che ne ha molto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per queste ragioni noi voteremo a cuor sereno il punto di mediazione che abbiamo raggiunto, consapevoli che abbiamo scritto una bella pagina parlamentare in funzione della battaglia per la legalità e la qualità della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.700 delle Commissioni, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 507
Votanti 420
Astenuti 87
Maggioranza 211
Hanno votato sì 399
Hanno votato no 21).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata De Nichilo Rizzoli ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.
DORIS LO MORO. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà in modo molto convinto a favore di questo articolo. Io vorrei nella parte conclusiva di questo dibattito richiamare però - perché mi sembra doveroso che rimanga a verbale e che vengano socializzati nell'Aula alcuni principi - l'articolo in questione, intitolato «Trasparenza dell'attività amministrativa».
Non c'è chi non veda quanto uso e abuso si faccia della parola trasparenza come della parola legalità, quasi fossero principi senza sostanza.
In questo momento, con riferimento ovviamente all'attività amministrativa, noi diamo concretezza al concetto di trasparenza che è stato già definito dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, laddove si dice che va intesa come accessibilità totale agli atti della pubblica amministrazione, ma che ancor di più oggi viene definitivamente e concretamente ad essere inserito tra i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che debbono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, di cui alla lettera m) dell'articolo 117, secondo comma, della Costituzione.
Quindi, la trasparenza non più soltanto come principio e come valore - che è grande cosa - ma come livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti civili Pag. 42e sociali che devono essere garanti e che, quindi, devono essere innanzitutto disciplinati e normati.
Pensiamo tra l'altro che il lavoro già fatto al Senato, ma soprattutto i miglioramenti che sono stati apportati in Commissione, con il contributo molto qualificato del Governo, con gli emendamenti alla parte finale - parlo soprattutto degli articoli 9-bis, 9-ter e 9-quater - e anche con i nostri emendamenti, hanno reso il tutto molto concreto e qualificato. Ricordo a tutti che il Comitato per la legislazione su questo punto ci aveva richiamato alla concretezza, perché il provvedimento, così come ci era stato trasmesso dal Senato, nonostante fosse già un buon passo avanti, mancava dell'elemento della concretezza. Ebbene, oggi non è più così, perché, per esempio, per quanto riguarda le informazioni che devono essere rese pubbliche dalla pubblica amministrazione, con gli emendamenti delle Commissioni e ancor più con quelli del Governo, si è sancito il principio dell'accessibilità degli atti e il dovere della pubblica amministrazione di pubblicare tutta una serie di atti, a partire dai bilanci, nei siti istituzionali della pubblica amministrazione. Si è data concretezza, anche attraverso il lavoro delle Commissioni, in cui tutti noi, ma soprattutto il collega Giovanelli, per il nostro gruppo, ha svolto un lavoro assolutamente encomiabile. Si è introdotto il concetto che le disposizioni di cui stiamo discutendo, che rendono concreta la trasparenza, si applicano anche ai procedimenti in deroga alle procedure ordinarie. Tutti noi siamo in grado di capire quanto tutto questo sia importante, che le procedure in deroga rispondano agli stessi criteri di trasparenza. Si è sancito anche il principio che le informazioni pubblicate devono essere trasmesse in via telematica alla CiVIT, ma soprattutto, con un emendamento di cui siamo grati al Governo, si è sancito il principio, con l'articolo 9-bis, che le disposizioni in materia di trasparenza non si applicano soltanto alle amministrazioni pubbliche in senso stretto, ma anche agli enti pubblici nazionali, nonché alle società partecipate dalle amministrazioni pubbliche, limitatamente ovviamente alla loro attività di pubblico interesse, disciplinata dal diritto nazionale o comunitario. Potrei ancora enumerare altre qualità che questo provvedimento ha acquisito con gli emendamenti del Governo, ma rimando, per poter parlare di altre cose che mi stanno a cuore, all'articolo 9-quater, introdotto sempre su richiesta del Ministro che oggi ci ascolta. In questa parte finale della nostra discussione, vorrei richiamare alcuni emendamenti che sono stati introdotti per volontà del Partito Democratico: in primis, quello che riguarda la possibilità che le stazioni appaltanti introducano nelle clausole i contenuti del protocollo di legalità. Le pubbliche amministrazioni vanno sottoscrivendo tanti protocolli di legalità, ma a cosa servono se poi non si dà concretezza e non si è conseguenti. Così come il divieto ai magistrati di cui ha già parlato il collega...
PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, la prego di concludere.
DORIS LO MORO. Se mi consente, signor Presidente, vorrei solo dire all'onorevole Di Pietro e a tutta l'Aula che il divieto degli arbitrati è stato introdotto più volte nella normativa, dalla legge Merloni, dalla finanziaria per il 2008. I termini dell'entrata in vigore sono stati sempre differiti. In realtà, alla fine non è stato introdotto laddove andava introdotto, con il decreto legislativo n. 53 del 2010. Solo il nostro gruppo era contrario a quel provvedimento nella parte in cui non includeva il divieto. Quindi, oggi con concretezza e con realismo mettiamo i paletti che ci consentono di dire che la normativa sarà efficace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, inizio sempre il mio discorso affinché resti agli atti, perché, come al solito, quando si cerca di far capire che stiamo Pag. 43decidendo delle cose delicatissime, che resteranno anche dopo di noi, e ci stiamo assumendo una responsabilità gravissima, si fa finta di non sentire. Di che cosa parla l'articolo 2? C'è una prima parte in cui il prodotto viene venduto e c'è una seconda parte in cui si guarda la qualità del prodotto. C'è una prima parte fatta di chiacchiere e c'è una seconda parte concreta.
In particolare, nella prima parte si prevede che, da ora in poi, non è più come prima: da ora in poi le informazioni relative ai procedimenti amministrativi devono essere di facile accessibilità e devono essere pubblicizzate e pubblicate nel modo più semplice e più consultabile possibile. E chi dice di no? È una bellissima cosa!
Il problema è un altro, ed è il vero nocciolo della questione: mi riferisco ad un possibile contrasto con riferimento al problema dei problemi, cioè i contratti pubblici, le controversie che riguardano la pubblica amministrazione o le controversie che riguardano le modalità di spesa del denaro pubblico, dopo aver visto per decenni lo spreco enorme che si è fatto, dopo aver visto per decenni il ricorso abnorme agli arbitrati, che hanno fatto diventare accessibili o, meglio ancora, liquidabili somme cento o mille volte superiori a quelle di partenza.
Ricordo un appalto di cui ebbi modo di occuparmi quando facevo il pubblico ministero a Milano: il prezzo alla base dell'appalto era di 2 miliardi di lire di allora. L'arbitrato, ovviamente, ha dato ragione alla parte privata e ha liquidato 152 miliardi di lire.
Stiamo arrivando all'assurdo: in una situazione di questo genere, oggi si poteva finalmente riportare un po' di giustizia all'interno della pubblica amministrazione, dicendo, una volta per tutte, che, laddove la pubblica amministrazione o il denaro pubblico siano parte in causa, in questo caso, così come vuole la Costituzione, così come vuole la legge, è il giudice naturale, il giudice terzo, l'autorità giudiziaria ordinaria ad occuparsene.
E se è vero, come è vero, che i tempi sono lunghi, ci si impegni affinché diventino i più brevi possibili, ma non si deve ricorrere ad un istituto che è stato usato ed abusato e che è fonte notevole di corruttele ed abusi. Di più, è assolutamente inopportuno che oggi, in aggiunta a quello che è già permesso di fare, si preveda che tutto si sana con l'autorizzazione dell'organo politico, come se quest'ultimo, per definizione, solo perché eletto dal popolo, fosse al di sopra di ogni sospetto.
In realtà, proprio ciò che è avvenuto in questi anni ha dimostrato che l'organo più sospettabile è proprio l'organo politico, più ancora che quello amministrativo. In una situazione di questo genere, questo articolo prevede semplicemente che «si vende fumo e si frega arrosto». Questo è il dato di fatto! Ti vendo fumo, ti rendo noto, attraverso una serie di ghirigori inseriti nel mio sito, quanto è bello quello che sto facendo. Anche perché, poi, chi pubblica questi dati e come vengono pubblicati?
Ma è chiaro che li pubblica la parte interessata, e li pubblica dicendo e raccontando tutte le più belle - stavo per dire una parolaccia, ma mi sono fermato - stupidaggini, perché vende se stesso e rappresenta, come più gli piace, il suo prodotto.
Allora, vedremo che tutto quello che si fa apparire attraverso i siti informatici, senza alcun controllo, non ha alcun valore, ma è semplicemente un'attività commerciale. A questo si aggiunga che l'arbitrato è diventato un'attività che toglie al giudice naturale la possibilità di accertare come stanno i fatti. Per cui, noi dell'Italia dei Valori, su questo articolo, e non solo su questo, esprimiamo voto contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 44
(Presenti 496
Votanti 490
Astenuti 6
Maggioranza 246
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 18).
Prendo atto che i deputati Mario Pepe (PD), Giorgio Merlo e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Ripresa esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4 - A.C. 4434-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sui subemendamenti all'articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo e sugli articoli aggiuntivi all'articolo 4.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, del subemendamento Favia 0.4.0600.3.
La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Vassallo 0.4.0600.2 ed accetta l'articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.
La Commissione formula, altresì, un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0250, 4.0252 e 4.0253, ma non perché il tema non sia importante.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, ma vorrei dare una spiegazione sul parere contrario formulato sugli articoli aggiuntivi presentati dall'onorevole Mantovano.
PRESIDENTE. Mi perdoni, signor Ministro, il suo parere quindi è conforme a quello espresso dal relatore?
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Sì, signor Presidente. Anche il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, del subemendamento Favia 0.4.0600.3, esprime parere favorevole sul subemendamento Vassallo 0.4.0600.2 e raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione).
Sugli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0250, 4.0252 e 4.0253 il Governo formula un invito al ritiro. Vorrei fornire le motivazioni di questa scelta, quando lei me lo consentirà.
PRESIDENTE. Potrà intervenire al riguardo nel momento in cui verranno posti in votazione, qualora i presentatori non accedano all'invito al ritiro.
Passiamo al subemendamento Favia 0.4.0600.3.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
DAVID FAVIA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo era stato presentato in una veste molto più coraggiosa.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,04)
DAVID FAVIA. Esso prevedeva, addirittura, che chi si fosse candidato non avrebbe potuto poi ricoprire ruoli dirigenziali in quella amministrazione e prevedeva anche che chi avesse svolto una serie di ruoli previsti dallo stesso emendamento, non avrebbe poi potuto svolgere ruoli dirigenziali per almeno tre anni.
Vi è stato un contrasto nei confronti del Governo da parte, soprattutto, delle forze che lo appoggiano ed è sparita la figura del candidato come proibizione. Vi è stata una riduzione del periodo di salvaguardia da tre ad un anno. Noi chiediamo di salvare questo periodo di «quarantena» riportandolo ad almeno tre anni perché, francamente, crediamo che un periodo di un anno sia estremamente ridotto. Pag. 45
Siamo veramente dispiaciuti che il Ministro abbia dovuto fare una così fragorosa marcia indietro. Aveva introdotto delle disposizioni veramente positive, a favore della trasparenza e della mancanza di conflitto di interessi in quella che noi riteniamo essere una pessima pratica che «appesta» tutte le nostre pubbliche amministrazioni nel rapporto con la politica.
Quindi, chiediamo all'Aula di riflettere, di ripensarci e di votare a favore almeno della reintroduzione di questo «cuscinetto temporale» che ci sembra quanto mai opportuno e congruo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Favia non ritira il suo subemendamento 0.4.0600.3 ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.4.0600.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 458
Astenuti 51
Maggioranza 230
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 430).
Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Vassallo 0.4.0600.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intendo fare risultare agli atti la contrarietà dell'Italia dei Valori a questo subemendamento per un motivo molto semplice.
Questo subemendamento si riferisce ad una disposizione che viene data nell'articolo 4-bis del Governo, laddove si dice che è escluso in ogni caso il conferimento di incarichi dirigenziali a coloro che nelle stesse amministrazioni abbiano ricoperto anche cariche pubbliche elettive in quel periodo.
Il subemendamento cosa prevede? Che questa norma debba valere per tutti, meno che per coloro che svolgono incarichi di responsabili degli uffici di diretta collaborazione degli organi di indirizzo politico.
E perché? Vorremmo capire per quale ragione, mentre ci facciamo una legge in cui escludiamo - giustamente - la possibilità di conferire incarichi dirigenziali a coloro che hanno rivestito cariche pubbliche elettive o abbiano svolto incarichi di indirizzo politico, questa regola non debba valere per coloro che questi incarichi li abbiano svolti negli uffici di diretta collaborazione degli organi di indirizzo politico.
Mi pare che sia ancora una volta una trovata delle solite lobby che girano intorno agli uffici ministeriali che hanno sempre incarichi, qualsiasi sia il Governo e qualsiasi sia la maggioranza politica del momento. Insomma, si dice nei ministeri: i politici vanno, noi restiamo; di volta in volta andremo a fare il capo gabinetto, il capo ufficio legislativo, il capo di qua e il capo di là dell'organo politico di turno, tanto poi possiamo continuare a farlo e, anzi, ci possiamo anche candidare e fare quello che vogliamo.
Mi pare che questa sia, più che una riserva di legge, una «riserva indiana» per persone che vogliono mantenere le loro carriere.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, l'articolo Pag. 46aggiuntivo che prevede queste incompatibilità credo che sia forse uno dei pilastri di questa legge, perché cerca di distinguere bene la politica dall'amministrazione - questo ne è il ruolo - e quindi creando anche una sorta di «raffreddamento» per coloro i quali abbiano svolto incarichi politici.
Per tale motivo già nell'articolo aggiuntivo del Governo era ovviamente previsto che chi ha esercitato politica direttamente non potesse andare a ricoprire incarichi prettamente amministrativi. L'onorevole Vassallo - e per questo abbiamo espresso parere favorevole sul suo subemendamento - ha soltanto esplicitato un qualcosa di chiaro: gli incarichi di cui parliamo sono ancora incarichi esclusivamente politici e non amministrativi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.
SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per rassicurare l'onorevole Di Pietro che, almeno per quanto mi riguarda, ho una visione almeno altrettanto rigorosa rispetto alla sua, sulla necessaria separazione tra politica ed amministrazione e sul rigore che bisogna avere quando si selezionano figure che hanno ruoli dirigenziali nell'amministrazione pubblica, evitando il più possibile che queste nomine siano inquinate da interessi o da carriere politiche.
Tuttavia, nel caso specifico, pur avendo io una visione molto rigorosa a questo riguardo, penso che bisogna essere ugualmente equilibrati. Qui stiamo parlando di uffici, ad esempio, di capo di gabinetto o capo dell'ufficio legislativo. Stiamo parlando dell'ipotesi che un sindaco debba scegliere il suo capo di gabinetto. Stiamo parlando, quindi, di figure che anche nel nostro sistema ed anche per chi abbia una visione molto rigorosa della necessaria separazione tra politica e amministrazione, rappresentano punti di snodo tra la politica e l'amministrazione ed hanno un chiaro carattere fiduciario di tipo politico.
Francamente io non credo che il sindaco farebbe male, ad esempio, dovendo scegliere il suo capo di gabinetto, a trovare una persona che naturalmente abbia tutti i requisiti richiesti di carattere professionale per potere essere inquadrato come dirigente. Ma non vedrei niente di strano se il sindaco, dovendo scegliere il suo capo di gabinetto, decidesse di sceglierlo tra persone che hanno avuto anche l'esperienza negli organi di rappresentanza politica.
Così credo che non sarebbe disdicevole che questo avvenisse a livelli ministeriali, pur essendo io perfettamente d'accordo che, di norma, vada mantenuta una rigorosa separazione tra politica e amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, volevo tranquillizzare l'onorevole Di Pietro. Non solo, volevo chiamarlo un attimo ad una riflessione un pochino più approfondita anche alla luce dei tanti anni durante i quali lui ha svolto attività politica anche con ruoli di grandissima responsabilità (ha fatto più volte il Ministro). Mi chiedo il perché di questo tipo di riflessione e di commento dell'onorevole Di Pietro su questo subemendamento a prima firma Vassallo. Lui ha sotteso ad una differenziazione tra il ruolo dell'amministrazione e quello della politica dicendo che noi stiamo ridisegnando una sorta di «riserva indiana».
Vorrei fare un piccolo appunto. Qui dobbiamo stare molto attenti anche a come comunichiamo quello che stiamo facendo. Un fatto è il rigore che è stato applicato da tutti i gruppi nell'affrontare questo delicatissimo provvedimento che disciplina il rapporto tra politica e pubblica amministrazione; un fatto è passare dal rigore all'ottusità, ancora più grande quando questa ottusità sembra strumentale soltanto per farne una campagna politica fuori da quest'Aula e non per cercare di risolvere in modo rigoroso, attento e - permettetemi - anche con le dovute cautele il tema che noi stiamo affrontando. Pag. 47
Tutti sanno che gli uffici di diretta collaborazione sono proprio quel ristrettissimo ambito che è lasciato alla sfera politica per poter determinare in modo pieno ed assoluto le proprie scelte anche contornandosi di persone di fiducia che possono essere esterne alla pubblica amministrazione, che possono essere esterne e che non sono un numero infinito di persone ma solitamente una, due o tre.
Ora, che proprio in questo ambito di strettissima fiducia si debba procedere con quel pregiudizio che abbiamo già visto sollevato in altri aspetti e in altri momenti di questo dibattito (sia in Commissione, sia in Aula), pregiudizio per cui chi ha esercitato un incarico politico non può, se ne ha il titolo, il merito, le capacità, il curriculum, svolgere un servizio al proprio Paese in ambito di un ufficio di diretta collaborazione, lo trovo alquanto paradossale. Lo trovo ancor più paradossale laddove nella nostra esperienza amministrativa e politica abbiamo visto anche dal gruppo dell'onorevole Di Pietro spesso avvalersi di persone che hanno esperienza politica. La politica - lo dobbiamo dire qui molto chiaramente - non è né buona né cattiva, è neutra, dipende dalle persone sulle cui gambe cammina, che possono essere buone o cattive.
Questa è la sfida che noi siamo chiamati a svolgere in questa Aula con questo provvedimento in un periodo così delicato per la nostra storia. Quindi ritengo doveroso, assolutamente doveroso non solo appoggiare questo subemendamento a prima firma Vassallo, ma anche specificare in questa Aula per chi ci ascolta da casa che non stiamo tracciando nessuna riserva indiana ma stiamo semplicemente specificando in modo più puntuale le differenze, le distanze, gli ambiti in cui si svolge la politica, in cui si svolge l'amministrazione, senza pregiudizi, senza paura e senza infingimenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signora Presidente, leggendo il subemendamento che ha illustrato l'onorevole Vassallo, ma direi all'interno di tutto questo provvedimento, mi sembrava di cogliere una specie di controsenso. Mi sembra che stiamo dicendo che se un incarico viene affidato dal sindaco perché ha fiducia in una persona, questa persona che acquisisce l'incarico è al di sopra di ogni sospetto.
Quelli che, invece, vengono eventualmente incaricati di svolgere un servizio attraverso un concorso o altro non possono farlo perché, per un anno in questo caso, devono restare accantonati e praticamente andare in purgatorio perché altrimenti possono combinare qualcosa di sbagliato. Stiamo creando due fattispecie che non possono esistere, signor Ministro. Qui, o le persone sono farabutte di natura e, quindi, si comportano male, sia che le nomini uno, sia che le nomini l'altro, oppure si comportano bene indipendentemente da chi le nomina. Anche la precedente regolamentazione dell'articolo, quindi, che portava a tre anni il divieto di assumere incarichi, poi ridotto a uno, di fatto era un'esagerazione. È stato ridotto a uno, ma non è stato eliminato perché si vuole comunque andare incontro a un'esigenza pubblica per far vedere, per dare in pasto all'opinione pubblica il fatto che, in qualche modo, si vuole bilanciare la situazione per cui la politica entra troppo direttamente nella gestione dei procedimenti amministrativi.
Poco fa abbiamo votato l'articolo precedente dove la giunta, il consiglio o, comunque, l'organo politico decide se ricorrere all'arbitrato e come ricorrervi. Stiamo cercando di smontare, con questo provvedimento, quanto in qualche modo, secondo me neanche in maniera tanto efficace, hanno creato le riforme Bassanini, dividendo la parte gestionale dalla parte tecnica. Per cercare di rincorrere chissà che cosa stiamo rimettendo tutto assieme; non riusciremo tra poco più a sapere se un indirizzo politico spetta alla giunta piuttosto che a un dirigente, se un'attività pratica è giusto che l'assuma direttamente un dirigente o si deve aspettare Pag. 48l'input politico. Si sta facendo un gran casino. Questo provvedimento, alla fine, quando dovrà essere applicato, sarà quasi incomprensibile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Vassallo 0.4.0600.2, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Casini, De Luca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 504
Astenuti 9
Maggioranza 253
Hanno votato sì 441
Hanno votato no 63).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, ci tenevo a non far passare sotto silenzio l'importanza di questo articolo aggiuntivo al quale noi daremo un voto assolutamente favorevole. Voglio anche cogliere l'occasione per segnalare ancora una volta il contributo importante che il Governo, nella figura dei suoi Ministri, in particolare del Ministro Patroni Griffi, che ci ha seguito davvero con tanta costanza e con tanto impegno nel lavoro di Commissione e d'Aula, ha dato per far decollare questo provvedimento rispetto alla sua stesura precedente. Questo è uno dei passaggi chiave che, se mi è consentito, fa anche piazza pulita di certe polemiche del tutto fuori luogo che leggiamo sulla stampa - stamattina in particolare leggendo il Corriere della Sera - quasi che al Governo noi avessimo un Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione preoccupato di tutelare i privilegi della pubblica amministrazione e dei suoi dirigenti. Questo articolo, come tanti altri comportamenti, testimonia esattamente il contrario. C'è in atto un lavoro molto rigoroso teso a far sì che venga riacquistata fiducia e stima nei confronti della pubblica amministrazione proprio in seguito a scelte particolarmente rigide e rigorose.
La delega che viene attribuita al Governo per la disciplina dei casi di non conferibilità e di incompatibilità degli incarichi dirigenziali è un passaggio chiave che, come è stato già notato dalla relatrice che l'ha giustamente sottolineato, va a incidere in quel delicato aspetto del rapporto tra politica e amministrazione sul quale si sono giocate le buone e, qualche volta, disastrose sorti sia della politica sia dell'amministrazione.
Penso che il fatto che si sia conferita questa delega non «a babbo morto» ma nei prossimi sei mesi significa la volontà di lavorare a testa bassa per mettere ordine su questa materia. Il rapporto tra politica e gestione e la famosa distinzione delle funzioni tra politica e gestione non può essere abbandonata. C'è stato un momento in cui sembrava che la pubblica amministrazione dovesse stare al suo posto sine die e c'era la favola che circolava all'interno degli uffici pubblici: i politici passano, gli amministrativi, i dirigenti restano. Quella inamovibilità ci ha creato molti danni, ha creato molti danni alla pubblica amministrazione. Poi si è scivolati sul terreno opposto e, quindi, gli spazi di autonomia che la politica ha avuto per poter selezionare la classe dirigente amministrativa sono finiti nell'abuso, nella commistione tra politica e amministrazione. Il compito che il Governo si assume con questa delega sarà quindi particolarmente delicato: dovrà riguardare l'amministrazione centrale come l'amministrazione regionale e locale, la pubblica amministrazione come la sanità. Ritengo che sarà particolarmente importante il lavoro Pag. 49di accompagnamento che dovrà essere svolto all'interno del dialogo con le organizzazioni sindacali piuttosto che con le rappresentanze degli enti locali e con le Commissioni parlamentari per fare in modo che venga ritrovato il riequilibrio virtuoso tra politica e gestione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre.
Avverto che la componente politica del gruppo Misto Liberal-Democratici ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. La Presidenza, come già fatto in precedenti analoghe circostanze, concederà a tale componente un aumento dei tempi pari a un terzo di quelli originariamente concessi. Prego, onorevole Melchiorre, ha facoltà di parlare per tre minuti.
DANIELA MELCHIORRE. Visti i tempi superidotti, vorrei soffermarmi su un punto particolarmente importante contenuto in questo articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) presentato dal Governo vale a dire la famosa lettera c). Ci siamo intrattenuti a lungo in questi giorni su questa parte perché c'è sembrata in fondo la più importante sempre nell'ottica della finalità complessiva del provvedimento in esame cioè quello di prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione in un'ottica di trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione. Ebbene si tratta dei famosi incarichi dirigenziali che vengono conferiti ai soggetti che sono estranei alla pubblica amministrazione. Confidiamo molto nella delega che il Governo avrà la possibilità di esercitare nei sei mesi successivi all'entrata in vigore di questo disegno di legge dal momento che è stata introdotta felicemente alla lettera c) la possibilità di disciplinare i criteri di conferimento di questi incarichi. Si è cioè cercato di ragionare non soltanto in termini negativi, cioè prevedendo tutta una serie di cause di non conferibilità dei suddetti incarichi ma prevedendo bensì i criteri di conferimento cioè quali sono i criteri che devono essere seguiti per poter affidare tali incarichi.
Credo che questo sia un punto assolutamente fondamentale. Ci auguriamo quindi anche che non siano lasciate maglie troppo larghe nella disciplina di queste disposizioni future laddove si parla anche dei casi di non conferibilità che vanno graduati e regolati in rapporto alla rilevanza delle cariche di carattere politico che sono state ricoperte dai soggetti che poi andranno a ricoprire i suddetti incarichi. Ebbene crediamo e confidiamo nella lungimiranza dell'attività del Governo.
Al tempo stesso vorremmo anche che questo fosse sottolineato ed evidenziato, perché è forse la prima volta che si ha il coraggio anche di affrontare pubblicamente e di mettere per iscritto pubblicamente questo principio, proprio per far sì che non vi sia più confusione, anche potendo prevedere nuove forme di conferimento di questi incarichi, che siano magari più pubbliche, più trasparenti. Ad esempio potrebbero anche essere dei concorsi pubblici, perché no? Tutto sommato non sarà il concorso il metodo in assoluto perfetto per scegliere i migliori, ma forse finora è l'unico che si è avvicinato alla perfezione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, solo poche parole in realtà per sostenere davvero il nostro convinto punto di vista a favore di questo articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, che è il cuore dell'articolo 4 ed è anche il cuore di una questione, quella della delega al Governo in tema di incandidabilità tra politica e incarichi di dirigenti nelle pubbliche amministrazioni, che come è stato ricordato è stato fortemente voluto dal Ministro Patroni Griffi. Esattamente noterò anch'io - al contrario di quel che alcuni pur autorevoli opinionisti hanno oggi affermato in qualche caso - che d'altronde essere in qualche modo affezionati ed anche avere una cultura della pubblica amministrazione non può essere inteso come un difetto, perché altrimenti Pag. 50forse valicheremmo davvero i limiti della ragione.
Il problema è che il principio di separazione tra politica e amministrazione è un principio labile, più volte derogato e invaso, invece è un principio da tutelare con amorevolezza, perché entrambi questi soggetti, i funzionari elettivi od onorari della pubblica amministrazione e i funzionari professionali, devono collaborare, pur nella distinzione, nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Questa norma alla fine, nella sua formulazione, si giova anche di un nostro contributo, come gruppo dell'Unione di Centro, nel sottolineare appunto la necessità che i conferimenti degli incarichi dirigenziali siano fatti non tanto sulla base del pregiudizio, per cui vanno bene i periodi di «raffreddamento» per chi già viene da un organo politico - ma non un pregiudizio in generale per chi è stato candidato magari in una qualunque elezione - ma piuttosto sulla base dei requisiti positivi soggettivi dei candidati prescelti ai vertici delle pubblichi pubbliche amministrazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,30).
PIERLUIGI MANTINI. Qui bisogna essere chiari, come noi siamo stati in altre circostanze e in altri provvedimenti legislativi, anche di rango costituzionale: anche per questi incarichi occorre che la nomina sia fatta per merito, attraverso un confronto concorrenziale di curricula professionali. E se fosse possibile - parliamo delle nomine per le ASL, per le dirigenze anche delle società pubbliche e via dicendo - non dall'organo politico, perché lì anche è lo snodo. Occorre che vi sia una commissione di tipo tecnico a cui è affidata la valutazione dei curricula. È chiaro che c'è anche un rapporto di tipo fiduciario, ma il rapporto di tipo fiduciario non può sostituire la valutazione del merito professionale. Dunque noi invitiamo il Governo ad esercitare questa delega nello stabilire i criteri dei conferimenti, perché è una grande occasione.
Ciò non per evitare che, magari, qualche buon candidato alle elezioni, o qualcuno che abbia ricoperto un munus pubblico elettivo, pur avendo requisiti professionali, non possa dare in altra veste un suo contributo all'amministrazione, ma per allargare finalmente l'area della distinzione tra politica e amministrazione, stabilendo che anche negli enti, nelle società collegate, nelle società pubbliche, a partecipazione pubblica, si scelga secondo merito e non secondo convenienza politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, sull'articolo in esame, nella scorsa seduta, ci siamo tutti accalorati e abbiamo, a mio parere, sollevato una serie di questioni che sono state accolte in modo favorevole dal Governo. Ringrazio anche la relatrice per il lavoro che ha svolto: credo che con la collaborazione di tutti i colleghi siamo riusciti ad arrivare ad un punto di caduta.
L'articolo 4 è uno degli articoli centrali di questo provvedimento, centrale perché, con la delega che viene conferita al Governo, si ridisegna parte di quella costruzione che riguardava l'affidamento e gli elementi per affidare gli incarichi dirigenziali della pubblica amministrazione. Si pongono dei principi molto chiari, saldi, come alla lettera b), che oggi diventa la lettera a): vi è una precisa indicazione sulla non conferibilità di incarichi dirigenziali a persone che sono condannate, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati che riguardano la corruzione.
È stata una scelta di opportunità, che se, in parte, può sembrare distonica con il nostro ordinamento costituzionale, in realtà, risponde ad un'esigenza - che viene forte anche dallo stesso mondo della pubblica amministrazione - di avere criteri sempre più stringenti per quanto riguarda le nomine e le indicazioni di leadership, di managerialità all'interno dell'amministrazione, che diventa sempre più azienda e sempre meno apparato. Pag. 51
Tuttavia, sulla lettera c), noi abbiamo fatto un grande lavoro: non c'è più quel riferimento alla candidabilità che, a nostro parere, era un riferimento fuori luogo rispetto all'intenzione del legislatore che, di fatto, poneva un pregiudizio nella scelta della dirigenza: per cui, addirittura, se ci si era candidati e, quindi, si aveva soltanto espresso la volontà di potersi cimentare in quello che dovrebbe essere uno dei servizi più nobili a disposizione della propria polis o della propria nazione, solo quello escludeva automaticamente dal poter diventare dirigente. Questa parte è stata espunta e sono stati ridotti i termini di esclusione, da tre a un anno. Credo che sia stato fatto un lavoro guidato da quel buon senso che dovrebbe animarci tutti, anche nella difficile opera che stiamo compiendo con questa norma. Quindi, dichiaro il grande favore del gruppo PdL per l'articolo 4.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare all'Aula come questo passaggio si collochi esattamente nell'ambito dell'anticorruzione, in quella dicotomia, in quella suddivisione, diciamo, stereofonica fra il ramo amministrativo e quello penale. In particolare, intervenire sulla struttura e sul procedimento in termini di trasparenza e di efficienza riconduce proprio a quei criteri di imparzialità e buon andamento che l'articolo 97 della Costituzione propugna come fondamentali per una pubblica amministrazione accettabile.
Vorrei rammentare che, in linea con quello che prevede la legge del 1996 sulla responsabilità contabile, la differenza fra la responsabilità dei dirigenti e degli organi di propulsione politica è qui molto netta. Per cui, molto opportunamente, si interviene sull'incompatibilità dei dirigenti, perché, secondo la Corte dei conti, sono i dirigenti ad avere la decisa, netta e personale responsabilità sugli atti politici, al di là degli indirizzi.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Sisto.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Quindi, per una credibile amministrazione, per un'effettiva anticorruzione, questo è un passaggio fondamentale, perché, in linea con quello che la nostra legislazione stabilisce, dà alla turnazione, alla presenza di coloro che dirigono, istruiscono e hanno la principale responsabilità del procedimento una lettura assolutamente capace di garantire una migliore percorribilità dei procedimenti amministrativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.0600 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, nel testo subemendato, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Lussana, Lusetti, Golfo, Nola, Giro, Casero, Paniz, Pili....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 480
Astenuti 24
Maggioranza 241
Hanno votato sì 479
Hanno votato no 1).
Il Governo vorrebbe intervenire sugli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0250, 4.0252 e 4.0253 per motivare l'invito al ritiro. Prego, signor Ministro ne ha facoltà.
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0250 e 4.0252, in realtà hanno una finalità che ritengo meritevole della massima considerazione. Il problema è che la prima di queste proposte emendative, così come formulata e Pag. 52sostitutiva dell'attuale testo dell'articolo 9 della legge sul procedimento amministrativo, altera complessivamente il sistema della legge sul procedimento, prevedendo che i portatori di interessi cosiddetti diffusi, possano intervenire in qualsivoglia procedimento pur non avendo un interesse qualificato a farlo. Questa impostazione, che peraltro era stata in un primo momento condivisa nella preparazione della legge n. 241 dalla Commissione Nigro e poi non accolta, ha, peraltro, anche notevoli ripercussioni in materia, per esempio, di sistema di accesso ai documenti amministrativi, in materia di ricorsi giurisdizionali amministrativi o di ricorsi amministrativi. Posso, peraltro, dire che, con questi due articoli aggiuntivi si intende sostanzialmente introdurre una disciplina dell'udienza pubblica, sia pure, lo ripeto, in maniera inevitabilmente asistematica perché è un intervento contenuto in un'altra legge, quello sul disegno di legge anticorruzione che incide pesantemente sulla legge del procedimento.
Posso peraltro dire che il Governo, per alcuni di questi procedimenti, in particolare per quelli in cui più normalmente si introduce l'istituto dell'udienza pubblica, e cioè per gli atti di pianificazione di grandi opere, sta per introdurre una normativa che sostanzialmente ricalca l'istituto dell'udienza pubblica in quei procedimenti in cui questo istituto ha una sua ragion d'essere ed è anzi un istituto positivo. Questo è il motivo per cui, su queste due proposte emendative, in questa formulazione e in questa sede, c'è una contrarietà del Governo. Per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0253 ho già fatto presente alla Camera, nell'ultima o penultima seduta, che questo, in sé, è dirompente per il sistema del giudizio amministrativo questa volta, perché riconduce l'obbligatorietà dell'autotutela e cioè dell'annullamento di un provvedimento amministrativo a seguito di una sentenza di primo grado che lo abbia ritenuto illegittimo ma a fronte di una rinuncia al ricorso originario. Quindi, riconduce l'obbligatorietà dell'autotutela a un fatto sentenza che non esiste più, a un accertamento che non c'è più in sede giurisdizionale.
Su questo, peraltro, poiché anche qui, nel settore specifico degli appalti, vi è un'esigenza reale, è pensabile che la situazione dedotta dall'onorevole presentatore possa costituire un sintomo di un procedimento di autotutela da attivarsi e magari, su questo punto, si può anche pensare ad una qualche direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione alle amministrazioni perché valutino attentamente in concreto tutte quelle ipotesi in cui vi sia una rinuncia all'appello in corso di un giudizio amministrativo che riguardi appalti e che questa rinuncia comporti anche una rinuncia al ricorso originario.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0250.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0250, formulato dal relatore.
ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, vorrei dare atto della completezza della spiegazione che il Ministro Patroni Griffi ha fornito a sostegno dell'invito al ritiro di questi articoli aggiuntivi e dell'attestazione che egli stesso ha dato di una meritevolezza di attenzione della sostanza apportata da queste proposte emendative. Esprimerò una parola, quindi, su ciascuna delle due tematiche.
I primi due, gli articoli aggiuntivi 4.0250 e 4.0252, a mia firma, puntavano, come ha sottolineato il Ministro, ad un maggior coinvolgimento procedurale di soggetti potenzialmente interessati e, quindi, ad una prevenzione del contenzioso e anche di fatti di corruttela. Il ritiro, che opero, di questi articoli aggiuntivi sarà seguito poi da un ordine del giorno funzionale ad una direttiva che il Governo potrà dare per allargare il più possibile. Peraltro, l'assicurazione che ha dato il Ministro di una norma contenuta in un provvedimento che sembra imminente può darsi che faccia entrare in Pag. 53vigore la nuova norma, che contiene sostanzialmente la disciplina dell'udienza pubblica, molto prima dell'approvazione e dell'entrata a regime di questo.
Sull'altro articolo aggiuntivo, cioè sul 4.0253, a mia firma, anche in questo caso l'obiettivo è quello di indurre una maggiore attenzione alle pubbliche amministrazioni di fronte a casi in cui una corruttela sottostante, derivante da una compravendita di sentenze, ha una sua evidenza e, quindi, in questo caso una direttiva del Ministro per la funzione pubblica alle amministrazioni interessate è assolutamente opportuna. Ovviamente mi permetto di invitare i colleghi, che fossero interessati a queste materie e che condividano queste proposte emendative, a non farli propri dopo la mia rinuncia perché, se li facessero propri e fossero respinti, non si potrebbero più presentare degli ordini del giorno.
Quindi, ritiro questi articoli aggiuntivi, annuncio degli ordini del giorno che saranno presentati al momento opportuno, ma mi auguro che ciò mi sia reso possibile per evitare la bocciatura di una sostanza sulla quale mi pare che con il Governo concordiamo.
PRESIDENTE. Quindi, sono ritirati tutti e tre gli articoli aggiuntivi.
(Ripresa esame dell'articolo 6 - A.C. 4434-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, erano stati accantonati gli identici emendamenti Vitali 6.1, Barbaro 6.252 e Rao 6.253 ed era stato dato parere favorevole all'emendamento Melchiorre 6.251. Pertanto, propongo la riformulazione dei tre identici emendamenti, inserendo dentro anche l'emendamento Melchiorre 6.251.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, anche il «trasporto transfrontaliero» entra praticamente nei tre identici emendamenti?
ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Sì, signor Presidente. Leggo la riformulazione. Al comma 1 sostituire le parole «è condizione» con le parole «soddisfa i requisiti per l'informazione antimafia». La lettera b) del comma 2 è da intendersi così riformulata: «b) trasporto, anche transfrontaliero, e smaltimento di rifiuti conto terzi» (con questa riformulazione si recepisce l'emendamento Melchiorre 6.251). Al comma 4, dopo le parole «dei propri organi sociali» aggiungere le parole «, entro trenta giorni dalla data della modifica». Infine, si propone di aggiungere il comma 6 dal seguente testo: «6. Fino al sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 5 continua ad applicarsi la normativa vigente alla data di entrata in vigore della presente legge».
Ripeto che questa riformulazione riguarda gli identici articoli aggiuntivi Vitali 6.1, Barbaro 6.252 e Rao 6.253 e recepisce anche l'emendamento Melchiorre 6.251.
PRESIDENTE. Prima di chiedere il parere al rappresentante del Governo, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli identici emendamenti Vitali 6.1, Barbaro 6.252 e Rao 6.253.
Chiedo all'onorevole Melchiorre se accede all'invito al ritiro formulato per il suo emendamento 6.251.
DANIELA MELCHIORRE. Sì, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 6.251.
PRESIDENTE. Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.
FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, con la nuova formulazione proposta dai relatori il parere del Governo è favorevole.
Pag. 54PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti in esame. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, intervengo a proposito dell'introduzione, nell'elencazione delle attività che vengono ricomprese nella certificazione antimafia, del trasporto transfrontaliero dei rifiuti tossici. I rifiuti in generale, ma in particolare quelli che poi vengono ritenuti tali, sono la nuova frontiera del trasporto illecito di rifiuti. Sono contenta, quindi, che sia stato recepito questo nostro emendamento da parte delle Commissioni. Quindi, annunciamo comunque il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavini. Ne ha facoltà.
LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intervengo per illustrare a nome del Partito Democratico il voto favorevole su questo articolo 6, perché si tratta di un articolo con efficacia limitata nel tempo, che prevede l'elencazione di una serie di attività particolarmente soggette ad infiltrazione mafiosa. È un articolo che fondamentalmente è condivisibile in questo impianto generale che si dà, di certo però che non è risolutivo dei problemi legati alla certificazione antimafia. Anzi, non tocca la questione principale, vale a dire la necessità di intervenire in tempi stretti all'istituzione della banca dati della certificazione antimafia.
Questo è il punto vero che può dare un contributo concreto ed effettivo nella lotta alla criminalità organizzata.
Ecco perché ci auguriamo, nell'esprimere voto favorevole su queste proposte emendative, che il Governo intervenga urgentemente sulla questione che, appunto, non è stata trattata né nell'articolo né negli emendamenti ad esso presentati. Dunque, mi auguro che si pervenga ad una veloce e concreta attuazione della banca dati, perché solo questa può rappresentare un ausilio vero nel contrasto alla criminalità organizzata. Non si può assolutamente pensare che l'istituzione delle cosiddette white list possa essere sostitutiva e, anzi, laddove si sono istituite - perché non dimentichiamo che erano già state introdotte, anche legislativamente, dal decreto-legge sull'Abruzzo e dal decreto-legge sull'Expo 2015 - in realtà queste white list non hanno dato nessun efficace ed effettivo riscontro e, anzi, non vi sono state neanche iscrizioni alle white list. Dunque, non sarebbero per niente sostitutive o migliorative della certificazione antimafia.
PRESIDENTE. Voglio chiarire ai colleghi che l'onorevole Garavini ha parlato a pieno titolo sull'articolo, perché i tre identici emendamenti sono interamente sostitutivi dell'articolo. L'articolo 6, pertanto, non sarà più posto in votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo per esprimere la nostra posizione favorevole su questi emendamenti che sono il frutto, appunto, di un ripensamento complessivo che riteniamo opportuno sia stato inserito in questo provvedimento. Pertanto, preannunzio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il Popolo della Libertà esprimerà voto favorevole su questi emendamenti, che ha contribuito a portare all'attenzione del Parlamento.
Crediamo che anche questa sia una pagina bella, perché verranno votati a larga maggioranza e consentiranno di rovesciare un concetto, in forza del quale sono sempre le imprese coinvolte nei lavori pubblici a doversi fare carico anche di alcune disfunzioni della pubblica amministrazione. Pag. 55
Per quanto concerne la banca dati, questi emendamenti contengono un rinvio ad un decreto che è stato appositamente pensato per superare anche quegli aspetti. Ma credo che se il Parlamento oggi non avesse avuto il coraggio di andare fino in fondo, votando questa modifica, saremmo qui ad aspettare quella banca dati anche di fronte ad altre iniziative legislative.
Ecco perché riteniamo, come Popolo della Libertà, che questo atto di coraggio imponga anche al Ministero competente - e ringrazio anche il Ministro per il suo parere favorevole - di porre mano, con forza, ad un sistema che deve essere efficiente per combattere, ancora in modo più appropriato, la criminalità organizzata e, in particolare, quella mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, a nome del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo sono già intervenuto ieri - direi molto ampiamente - su questo tema. Abbiamo registrato con soddisfazione la possibilità di approvare l'articolato così come è stato proposto.
Preannunzio, dunque, il voto favorevole, ovviamente, del gruppo parlamentare Futuro e Libertà per il Terzo Polo e credo che, all'interno di questa importante norma anticorruzione, questa formulazione, per l'aspetto che tratta, sia di particolare qualificazione dell'intero provvedimento legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche a nome del mio gruppo preannunzio il voto favorevole su queste identiche proposte emendative.
Prendo anche la parola per una valutazione di carattere generale, complessiva. Certamente, questo è un passo in avanti per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose. Ritengo che abbiamo anche una legislazione avanzata nel contrasto alla lotta alla criminalità. Credo che questo articolo sia importante e costituisca un passaggio fondamentale, ma non può essere considerato esaustivo.
Come abbiamo detto più volte in tante occasioni, ritengo che la battaglia per il contrasto alla criminalità organizzata sia un fatto culturale e di sensibilità. Credo, inoltre, che anche per l'aspetto relativo alle infiltrazioni della criminalità, rispetto anche ai dati e agli aspetti che sono contenuti in questo articolo, si debba prevedere un'assunzione di responsabilità.
Penso certamente ad alcune aziende pubbliche, che debbono svolgere il controllo. Non bastano semplicemente gli elenchi e gli aggiornamenti, né basta semplicemente il dato cartaceo. Ritengo che bisogna fare qualche riflessione in più, qualche battuta in più e soprattutto qualche valutazione in più perché sarebbe esiziale se noi ci considerassimo soddisfatti semplicemente con una norma che prevede alcune cose, ma che non è certamente esaustiva, come dicevo prima.
Per cui, signor Presidente, esprimiamo certamente una posizione favorevole su questo articolo 6, ma con una riflessione. Penso, ad esempio, alle prefetture che devono fare alcuni adempimenti. Ci aspettiamo che il regolamento del codice antimafia preveda anche delle strutture rafforzate, altrimenti si tratterà semplicemente di una misura cartacea che non raggiungerà il suo obiettivo.
Detto questo, confermo il voto favorevole del mio gruppo su questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, interveniamo anche noi - come gruppo Pag. 56della Lega - per confermare il voto favorevole su questo articolo, che rappresenta una sorta di completamento di quanto già il Governo precedente aveva attuato in merito alle politiche antimafia, in modo particolare il Ministro Roberto Maroni. Si fa riferimento al codice antimafia ed al piano straordinario contro le mafie: erano già state anticipate le linee cardine ed i principi fondamentali. Gli elementi strutturali che andavano in questa direzione erano già stati individuati e presi in considerazione. Non si era arrivati alla formulazione e all'applicazione completa di questo principio perché mancava il regolamento che gli uffici - come ricordava prima il collega Contento - non avevano trovato modo di poter portare a compimento.
Quindi noi crediamo che con questo articolo si dia completezza ed organicità ad un tema: il tema della mafia e della criminalità particolarmente strutturato sui territori anche su quelli del Nord. Noi crediamo che il lavoro svolto all'interno del Comitato dei diciotto e le sensibilità che sono state raccolte siano stati importanti perché, su un tema come questo, ben venga che il Parlamento in modo unanime e congiunto possa trovare una soluzione condivisa. Quindi, da parte nostra c'è il voto favorevole ed il plauso per il lavoro che è stato svolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vitali 6.1, Barbaro 6.252 e Rao 6.253, nel testo riformulato, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Scilipoti, Razzi, Carfagna, Zeller, Veltroni, Tortoli, Antonio Pepe...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 489
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato sì 489).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, come avevo preannunziato, non siamo pronti per esprimere il parere sull'articolo 10, per cui le chiederemmo una sospensione, sperando che nella giornata di domani, in mattinata, il Comitato dei diciotto, possa - oltre all'articolo 10 - completare l'esame degli articoli 12 e 13, atteso che il Ministro della giustizia ci ha confermato che domani esprimerà il parere con riferimento agli articoli di sua competenza.
Le chiedo pertanto - atteso che la Commissione si riunirà alle 9,30 - di consentire un'ora di lavoro al Comitato dei diciotto e, conseguentemente, di fissare l'inizio dei lavori dell'Assemblea per le ore 10,30.
PRESIDENTE. Ritengo che, se non vi sono obiezioni, si possa stabilire nel senso richiesto ed auspicato dal presidente della Commissione.
Il seguito della discussione è, pertanto, rinviato alla seduta di domani mattina, alle ore 10,30.
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la VII Commissione permanente (Cultura) ha proceduto all'elezione del deputato Pierfelice Zazzera a vicepresidente, Pag. 57in sostituzione del deputato Luigi Nicolais, cessato per dimissioni dal mandato parlamentare.
Sull'ordine dei lavori (ore 19).
MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, quello che in questi giorni sta colpendo la terra emiliana è un dramma umano ma è anche un dramma economico. Di sicuro non manca la gratitudine nei confronti di tutte le persone che in questo momento si stanno adoperando, volontari, semplici cittadini, presenza della Protezione civile e quant'altro. Sappiamo che oggi la Protezione civile ha incontrato i presidenti delle province e hanno ritenuto il momento non opportuno per l'invio dei militari, ma si sta riflettendo sulla possibilità di utilizzarli.
Noi vogliamo lanciare un grido d'allarme e un grido d'aiuto da parte di alcune categorie produttive che si trovano oggi a dover ricostruire in situazioni di difficoltà, soprattutto il settore agricolo che si trova a scontare la problematica di reperire degli strumenti destinati al parcheggio degli animali.
Noi crediamo che si possa attivare una forma di collaborazione; oggi, fra l'altro, abbiamo avuto la dimostrazione della disponibilità dei nostri soldati, tramite un intervento anche in Commissione difesa, i quali hanno detto, non ne dubitavamo, di essere pronti. Quindi, rivolgo un appello alla Protezione civile a voler considerare tutte le opportunità e tutto il ventaglio degli interventi per poter sollevare in questo momento questa terra profondamente colpita nel cuore ma anche nella sua economia.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, è in corso in Puglia il concorso per dirigenti scolastici. La cronaca - nera, naturalmente - dice che ci sono stati dei candidati che, pur essendo stati espulsi dalla prima prova scritta, si sono ritrovati poi ammessi alle prove successive, cioè persone allontanate si sono ritrovate ammesse dopo questa prova. Pare pure che ci siano diversi componenti delle varie commissioni o sottocommissioni che hanno deciso di dimettersi da componenti delle stesse.
Poiché è fortemente inquinato e soprattutto macchia l'immagine di un concorso serio, pulito e trasparente, si chiede l'intervento immediato del Ministro Profumo per annullare quel concorso che è così vergognosamente sospetto in Puglia. Perciò si chiede l'intervento del Ministro per annullare quel concorso e farlo ripartire daccapo.
PRESIDENTE. Onorevole Cera, naturalmente potrà usare gli strumenti del sindacato ispettivo qualora lo ritenesse opportuno.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 7 giugno 2012, alle 10,30:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (C. 4434-A).
e delle abbinate proposte di legge: DI PIETRO ed altri; FERRANTI ed altri; GIOVANELLI ed altri; TORRISI ed altri; GARAVINI; FERRANTI ed altri (C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Angela Napoli, per la II Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (C. 5194-A).
- Relatori: Boccuzzi, per l'XI Commissione; Sarubbi, per la XII Commissione.
3. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970, Ossorio ed altri n. 1-01011 e Iannaccone ed altri n. 1-01060 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Moffa, Antonino Foti, Damiano, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 e Fedriga ed altri n. 1-01067 concernenti iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.
(al termine delle votazioni)
5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,05.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 4434 ed abb.-A - em. 2.280 | 509 | 315 | 194 | 158 | 32 | 283 | 33 | Resp. |
2 | Nom. | subem. 0.2.700.1 | 516 | 509 | 7 | 255 | 75 | 434 | 31 | Resp. |
3 | Nom. | subem. 0.2.700.2 | 514 | 507 | 7 | 254 | 484 | 23 | 31 | Appr. |
4 | Nom. | subem. 0.2.700.11 | 517 | 512 | 5 | 257 | 494 | 18 | 31 | Appr. |
5 | Nom. | subem. 0.2.700.100 | 515 | 513 | 2 | 257 | 495 | 18 | 31 | Appr. |
6 | Nom. | subem. 0.2.700.14 | 519 | 513 | 6 | 257 | 74 | 439 | 30 | Resp. |
7 | Nom. | subem. 0.2.700.5 | 522 | 515 | 7 | 258 | 128 | 387 | 29 | Resp. |
8 | Nom. | subem. 0.2.700.6 | 522 | 517 | 5 | 259 | 483 | 34 | 29 | Appr. |
9 | Nom. | subem. 0.2.700.7 | 525 | 515 | 10 | 258 | 109 | 406 | 29 | Resp. |
10 | Nom. | subem. 0.2.700.8 | 518 | 514 | 4 | 258 | 503 | 11 | 29 | Appr. |
11 | Nom. | subem. 0.2.700.12 | 527 | 519 | 8 | 260 | 114 | 405 | 28 | Resp. |
12 | Nom. | subem. 0.2.700.9 | 527 | 515 | 12 | 258 | 175 | 340 | 28 | Resp. |
13 | Nom. | em. 2.700 | 507 | 420 | 87 | 211 | 399 | 21 | 26 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | articolo 2 | 496 | 490 | 6 | 246 | 472 | 18 | 26 | Appr. |
15 | Nom. | subem. 0.4.0600.3 | 509 | 458 | 51 | 230 | 28 | 430 | 25 | Resp. |
16 | Nom. | subem. 0.4.0600.2 | 513 | 504 | 9 | 253 | 441 | 63 | 25 | Appr. |
17 | Nom. | articolo agg. 4.0600 n.f. | 504 | 480 | 24 | 241 | 479 | 1 | 25 | Appr. |
18 | Nom. | em. 6.1, 6.252, 6.253 rif. | 494 | 489 | 5 | 245 | 489 | 25 | Appr. |