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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 10 settembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 10 settembre 2012.

  Albonetti, Bindi, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, D'Alema, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Renato Farina, Franceschini, Guzzanti, Iannaccone, Leone, Lupi, Maran, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Nucara, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Razzi, Rigoni, Romani, Stefani, Togni, Valducci, Vitali, Volontè.

Annunzio di una proposta di legge.

  In data 6 settembre 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
   BARBIERI: «Modifiche al codice civile e altre disposizioni in materia di disciplina del contratto di convivenza e solidarietà» (5427).

  Sarà stampata e distribuita.

Trasmissione dal Senato.

  In data 8 settembre 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
   S. 3157. – Senatori SACCOMANNO ed altri: «Modifica dell'articolo 1 della legge 31 luglio 2002, n. 186, concernente l'istituzione della “Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare”» (approvata dalla 4a Commissione permanente del Senato) (5428).

  Sarà stampata e distribuita.

Trasmissione dal ministro della giustizia.

  Il ministro della giustizia, con lettera in data 7 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Ente di assistenza per il personale dell'amministrazione penitenziaria nell'anno 2011, corredata dal bilancio preventivo, dal conto consuntivo e dalla pianta organica, riferiti alla medesima annualità.

  Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 7 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4-quater della legge 4 febbraio 2005, n. 11, la scheda informativa, elaborata dal Ministero per i beni e le attività culturali, concernente la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'azione dell'Unione «Capitali europee della cultura» per gli anni dal 2020 al 2033 (COM(2012)407 final), già inviata dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni.

  Tale scheda informativa è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 6 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale sulle politiche di aiuto umanitario e protezione civile dell'Unione europea e sulla loro attuazione nel 2011 (COM(2012)489 final), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, in data 5 settembre 2012, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d'azione per l'imposizione fiscale nell'Unione europea per il periodo 2014-2020 (Fiscalis 2020) e abroga la decisione n. 1482/2007/CE (COM(2012)465 final), assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Comunicazione della Commissione – Attuazione del servizio europeo di telepedaggio (COM(2012)474 final), assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Promuovere l'uso condiviso delle risorse dello spettro radio nel mercato interno (COM(2012)478 final), assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte Costituzionale.

  Nel mese di agosto 2012 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

  Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Comunicazione ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

  L'Azienda unità sanitaria locale n. 4 di Terni, con lettera in data 3 settembre 2012, ha trasmesso alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la comunicazione concernente il conferimento di un incarico di consulenza, con l'indicazione del destinatario e dell'importo del relativo compenso.

  Tale comunicazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Comunicazione di una nomina ministeriale.

  Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 7 agosto 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della nomina del dottor Gaetano Benedetto a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale del Circeo.

  Tale comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Richieste di parere parlamentare su proposte di nomina.

  Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 26 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del professor Paolo Costa a presidente dell'Autorità portuale di Venezia (150).
  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IX Commissione (Trasporti).

  Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 1o agosto 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Franco Iezzi a presidente dell'Ente parco nazionale della Maiella (151).
  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

  Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 9 agosto 2012, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1 della legge
24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Domenico Pappaterra a presidente dell'Ente parco nazionale del Pollino (152).

  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 5 settembre 2012, ha trasmesso, ai, sensi dell'articolo 14, commi 18 e 22, della legge 28 novembre 2005, n. 246, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante ulteriori modifiche ed integrazioni al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (500).
  Tale richiesta, in data 7 settembre 2012, è stata assegnata, dal Presidente del Senato della Repubblica, d'intesa con il Presidente della Camera dei deputati, alla Commissione parlamentare per la semplificazione, che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 7 ottobre 2012.

  Il ministro per rapporti con il Parlamento, con lettera in data 24 luglio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 3, comma 2, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei (501).

  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 10 ottobre 2012. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 25 settembre 2012.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 agosto 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, commi 3 e 5, e 10 della legge 7 luglio 2009, n. 88, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo concernente modifiche ed integrazioni del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa (502).

  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 20 ottobre 2012. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 30 settembre 2012.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 agosto 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, commi 3 e 5, della legge 7 luglio 2009, n. 88, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni modificative e correttive del decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59, e del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286, nonché attuazione della direttiva 2011/94/UE (503).

  Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla IX Commissione (Trasporti) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 20 ottobre 2012. È stata altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 30 settembre 2012.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BERSANI ED ALTRI N. 1-01118, MISITI ED ALTRI N. 1-01124, ANGELA NAPOLI E DELLA VEDOVA N. 1-01125, NUCARA ED ALTRI N. 1-01126, CASINI ED ALTRI N. 1-01127, CICCHITTO ED ALTRI N. 1-01128 E DI PIETRO ED ALTRI N. 1-01129 CONCERNENTI INIZIATIVE A FAVORE DELLA CALABRIA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    la crisi finanziaria globale e la crisi fiscale dello Stato italiano hanno avuto un profondo impatto sulle economie regionali. Un'approfondita analisi territoriale di inizio 2012 de Il Sole 24 Ore- Centro Studi Sintesi, attraverso la combinazione di otto rilevanti indicatori economici (propensione all’export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze sui crediti di imprese, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese) ha determinato una graduatoria delle regioni italiane basata su un indice sintetico di performance che ha collocato la Calabria all'ultimo posto, con un valore dell'indice pari a 11,71 (economia statica), significativamente distante dalla Basilicata (22,94), dalla Campania (24,62), dalla Sicilia (26,06) e dalla Sardegna (40,99);
    la Calabria, come si evince dalla drammaticità e dalla crudezza del dato statistico, confermato da altri autorevoli centri di ricerca istituzionali, evidenzia sul piano socio-economico una drammatica specificità negativa, continuando inesorabilmente a declinare in un lento processo di separazione anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno;
    secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez), a fronte di un dato nazionale di 25.583 euro, il prodotto interno lordo pro capite nel 2010 ha registrato divari regionali sempre più marcati (fonte: rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno): la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro pro capite. Nel Mezzogiorno la regione con il prodotto interno lordo pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro), mentre all'ultimo posto si colloca la Calabria (16.657 euro);
    le più recenti previsioni della Svimez indicano, per il 2012, un quadro congiunturale assai più negativo nel Mezzogiorno, dove il prodotto interno lordo fa segnare una flessione del 2,9 per cento, a fronte del -1,4 per cento del Centro-Nord. In un simile contesto recessivo, su cui incide nelle regioni meridionali il maggior impatto delle manovre di finanza pubblica approvate nel 2010 e 2011, la regione Calabria dovrebbe far registrare una flessione del 3,2 per cento del prodotto interno lordo nel 2012;
    secondo i dati Unioncamere-InfoCamere su Movimprese, in Calabria anche nel primo semestre 2012, così come nel 2011 e 2010, il saldo demografico delle imprese industriali è risultato nuovamente negativo per 207 unità;
    l'occupazione nel primo trimestre del 2012, secondo l'Istat, è diminuita in Calabria del 4,9 per cento rispetto al valore medio del 2011, proseguendo il pesante trend in atto dal 2007. La diminuzione degli occupati riguarda in misura più accentuata la componente femminile (-7 per cento rispetto alla media del 2011);
    l'assoluta specificità della Calabria è evidenziata anche dal dato sul tasso di disoccupazione complessivo, che nel primo trimestre 2012 ha raggiunto il 19,5 per cento (17,8 per cento per gli uomini, 22,4 per cento per le donne), contro il 10 per cento della media italiana e il 17,7 per cento del Mezzogiorno, con il dato relativo ai giovani compresi tra i 15 ed i 24 anni salito nel primo trimestre del 2012 al 35,9 per cento, in aumento di 6,3 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2011;
    tuttavia, il tasso di disoccupazione ufficiale – secondo la Svimez – fotografa una realtà in parte alterata «per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine»: il tasso di disoccupazione reale, se si considera questa componente, raggiungerebbe in Calabria addirittura il 26 per cento;
    a livello settoriale, l'agricoltura è estremamente importante per l'economia calabrese, dove il peso del primario, rispetto agli altri settori produttivi, è più marcato rispetto al resto d'Italia: in termini di occupazione e di reddito è pari, infatti, a circa il doppio di quello nazionale;
    l'agricoltura calabrese contribuisce allo sviluppo rurale e territoriale più che in ogni altra regione. I dati provvisori del censimento agricolo per il 2010 (pubblicati dal Rapporto 24 Calabria de Il Sole 24 Ore del 28 marzo 2012) collocano la Calabria al terzo posto in Italia per il numero di aziende, oltre 137mila (8,5 per cento del totale nazionale);
    in questi mesi a Bruxelles si sta discutendo il futuro della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 e si annunciano pessime notizie: secondo le prime proiezioni, la Calabria perderà il 43 per cento delle risorse dei pagamenti diretti (il cosiddetto primo pilastro), mentre sul secondo pilastro, il programma di sviluppo rurale, c’è totale incertezza. È ormai noto, infatti, che la nuova politica agricola comune per il periodo 2014-2020 porterà alla redistribuzione dei pagamenti diretti, che significa l'abbandono del riferimento storico per passare alla regionalizzazione, ovvero un pagamento uniforme su tutta la superficie;
    la Banca d'Italia nel volume «Le Infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione» (Banca d'Italia-Eurosistema, aprile 2011, n.7) evidenzia come tutte le province calabresi, in merito agli indici di dotazione infrastrutturale basati sui tempi di trasporto stradale per camion, nel 2008 si collocavano agli ultimi posti della graduatoria delle province italiane;
    il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale;
    a peggiorare la situazione vanno ricordate le scelte pesanti del precedente Governo che, per assicurare la copertura finanziaria del taglio dell'imposta comunale sugli immobili sulla prima casa, apportò circa 400 milioni di euro di tagli ai finanziamenti alla viabilità regionale calabrese; il medesimo Esecutivo assestò un altro duro colpo alla viabilità della Calabria, cancellando 450 milioni di euro (150 milioni l'anno, per gli anni 2007, 2008 e 2009) che la legge finanziaria per il 2007 varata dal Governo Prodi aveva previsto, in via straordinaria, ai fini del potenziamento della viabilità provinciale calabrese;
    la situazione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria continua a registrare persistenti difficoltà dei cantieri: l'assenza di un progetto esecutivo e di finanziamenti che riguardano ben il 15 per cento dell'A3 testimonia tutti i limiti di una politica infrastrutturale nazionale;
    la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina continua a sollevare, soprattutto a livello europeo, fortissimi dubbi, come si evince dalle parole di Desiree Oen, consigliere del Commissario europeo per i trasporti, che ha definito le notizie sulla realizzazione del ponte «confuse e contraddittorie»;
    le scelte di Trenitalia hanno condotto alla soppressione di molti treni a lunga percorrenza, ponendo la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico;
    in merito allo sviluppo del turismo della Calabria, una variabile determinante è la salubrità e la cristallinità del mare e dei fiumi della regione. L'esperienza e le fonti ufficiali dicono che lo stato complessivo delle coste e la salubrità delle acque della Calabria presentano tratti di significativa emergenza: nel 2012, su 116 depuratori, esattamente tutti quelli presenti sulle coste regionali, 94 non hanno autorizzazione allo scarico, 23 sono stati sequestrati, 13 sono inattivi, 54 non sono conformi alle norme nazionali, 47 hanno gravi problemi manutentivi (fonte: guardia costiera);
    il quadro di analisi testé delineato impone una immediata e netta ridefinizione dell'agenda del Governo mirante all'urgente riduzione dei divari territoriali ed all'implementazione di una politica di investimenti produttivi destinati alle regioni meridionali, in generale ed alla Calabria in particolare, la quale continua la sua lenta marcia di distacco dalle altre realtà regionali, soprattutto in termini di capacità di produrre reddito e occupazione e di risposta alla crisi, con tutte le conseguenze immaginabili sul piano della coesione territoriale, della fiducia istituzionale, della convivenza civile e della legalità;
    sul piano dell'elaborazione di possibili strategie di risposta, si tenga presente che la Commissione europea ha deciso recentemente di procedere alla modifica di alcune modalità di funzionamento dei fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse. In seguito all'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale, dal 50 al 25 per cento, l'Italia potrà contare su ben otto miliardi di euro di risorse europee aggiuntive per i propri investimenti;
    occorre intervenire urgentemente, sulle macro-variabili strategiche di sviluppo regionale e sui nodi irrisolti del ritardo infrastrutturale della Calabria, tenendo presente che le politiche di crescita impongono una programmazione di medio-lungo periodo: si tratta, innanzitutto, di creare un ambiente favorevole allo sviluppo, poiché la sicurezza, l'impegno per la legalità, l'azione di prevenzione e contrasto alla mafia costituiscono un «prerequisito» di ogni efficace politica di risanamento e crescita,

impegna il Governo:

   con riguardo all'area relativa agli investimenti produttivi e alle politiche del lavoro:
    a) a finanziare, tenuto conto del nesso molto stretto tra sviluppo economico-territoriale e legalità, il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, approvato all'unanimità della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella seduta del 25 gennaio 2012;
    b) ad utilizzare i fondi nazionali aggiuntivi, derivanti dall'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale in materia di fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree depresse, per realizzare investimenti e misure di fiscalità di vantaggio in Calabria: una soluzione a costo zero e dai notevoli effetti moltiplicativi, soprattutto in considerazione dell'attuale quadro di crisi fiscale dello Stato;
    c) a promuovere presso i grandi gruppi imprenditoriali nazionali (Eni, Enel, Ferrovie dello Stato ed altri) un'efficace politica di investimenti e di innovazione in Calabria;
    d) a sostenere, a fronte della grave crisi occupazionale della regione, urgenti politiche attive di reimpiego per i lavoratori in mobilità, i licenziati e per i giovani e le donne disoccupati e neet(not in education, employment or training), ossia coloro che non stanno ricevendo un'istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili e che non stanno cercando un'occupazione);
    e) a favorire, per quanto di sua competenza, la patrimonializzazione dei consorzi fidi, che rappresentano l'unico sostegno di garanzia per il sistema delle imprese nei confronti delle banche, e la costituzione di filiere, reti e cluster di imprese nei diversi settori di attività economica, con particolare riferimento all'artigianato, ai fini dell'innovazione e dell'internazionalizzazione dei mercati;
    f) ad agevolare la promozione dell'energia alternativa basata sui piccoli impianti utilizzabili da singoli fabbricati e/o gruppi di fabbricati;

   con riguardo all'area relativa alle infrastrutture e alla viabilità:
    a) a promuovere la costituzione di un tavolo tecnico nazionale pubblico-privato per il miglioramento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale;
    b) a predisporre un piano governativo per colmare i deficit infrastrutturali dello sviluppo logistico, potenziando i nodi di scambio e le intermodalità regionali, a tal fine prevedendo investimenti per estendere l'alta capacità anche alla tratta Napoli-Reggio Calabria;
    c) ad abbandonare definitivamente il progetto del ponte sullo stretto, puntando invece su un sistema infrastrutturale centrato sul porto di Gioia Tauro e sul sistema portuale calabrese ad esso collegato: a tal fine, è necessario sciogliere la società Stretto di Messina e destinare le risorse ad un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture viarie calabresi e siciliane (a partire dai lavori di completamento della Salerno-Reggio Calabria, di ammodernamento della strada statale 106 Jonica e di miglioramento della viabilità provinciale regionale);

   con riguardo all'area relativa all'assetto del territorio e alla riqualificazione urbanistica:
    a) a definire, in sintonia con la programmazione regionale, un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico;
    b) a promuovere la riqualificazione dei centri storici agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico);
    c) a verificare, ai fini di una sua accelerazione, lo stato della bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura interessate da un elevato livello di contaminazione da metalli pesanti del suolo e delle acque di falda, dove insistono opere civiche nella cui costruzione sono stati impiegati materiali inerti provenienti dagli scarti delle lavorazioni industriali dei tre citati stabilimenti e, in questa direzione, a sollecitare la conferma dell'impegno dell'Eni nell'opera di bonifica ambientale del territorio crotonese che ha scontato un pesante impatto ambientale in decenni di industrializzazione spinta;

   con riguardo all'area relativa all'agricoltura e alla pesca:
    a) a sostenere, per le regioni dell'obiettivo convergenza, nell'ambito dei negoziati per la riforma della politica agricola comune, una riforma non penalizzante dei pagamenti diretti, favorendo l'inserimento nel greening anche dell'olivicoltura e dell'agrumicoltura;
    b) a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta;
    c) ad adottare ogni iniziativa utile, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, a ridurre il prezzo del gasolio agricolo;
    d) a promuovere in sede comunitaria l'accelerazione della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;

   con riguardo all'area relativa al turismo, al commercio e all'artigianato:
    a) a favorire, in conformità con la programmazione regionale, una fase innovativa di politiche del turismo dirette all'implementazione di sistemi distrettuali omogenei ad elevata vocazione turistico-recettiva, promuovendo insieme alla riorganizzazione del demanio marittimo una specifica fiscalità di vantaggio, nonché strumenti di sburocratizzazione amministrativa;
    b) ad incentivare la costituzione di sistemi distrettuali di offerta turistica in grado di attuare efficaci strategie di posizionamento nella competizione globale tra i territori regionali, soprattutto attraverso la creazione e la messa in rete di una serie di servizi reali alle piccole e medie imprese, ed il finanziamento di interventi formativi di carattere manageriale ed imprenditoriale;
    c) a sollecitare l'inserimento di piani di sviluppo archeologici per accrescere l'offerta turistica, anche attraverso il potenziamento dei servizi di accoglienza dei siti archeologici di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton (con l'istituzione di un parco archeologico relativo alla vecchia polis crotoniate e all'area sacra di Capo Colonna);
    d) a promuovere, per quanto di sua competenza, la realizzazione di un piano organico straordinario di controllo e di depurazione delle acque marine e fluviali calabresi (in sintonia con la legislazione e la programmazione regionale), avente, tra gli altri, l'obiettivo di rinnovare e potenziare i depuratori e gli impianti fognari costieri esistenti e di individuare risorse da destinare al potenziamento e/o all'acquisizione di sistemi aerei e di mezzi tecnologici di controllo dall'alto della costa, dei corsi d'acqua e dell'entroterra, ai fini della prevenzione dell'inquinamento e della criminalità ambientale;
    e) a far sì, per quanto di competenza, che la programmazione commerciale regionale preservi la pluralità e la multicanalità del sistema commerciale, lasciando spazi adeguati sia alla grande che alla piccola impresa, sostenendo gli imprenditori indipendenti e i piccoli esercizi nei centri più svantaggiati, qualificando il commercio su aree pubbliche, investendo sulle nuove forme commerciali e promuovendo l'innovazione con l'utilizzo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione;
    f) a promuovere l'elaborazione di specifiche linee di indirizzo per una razionale programmazione urbanistica e per stimolare le aree commerciali delle città a strutturarsi sempre più come centri commerciali naturali, favorendo anche l'integrazione di settori economici e funzioni urbane diverse (commercio, agroalimentare tipico, cultura, turismo, artigianato artistico, trasporti ed altre), per migliorare la forza di attrazione commerciale e di animazione sociale dei centri urbani e di quelli turistici;
    g) ad elaborare misure in grado di innalzare la competitività dell'artigianato sia attraverso piattaforme produttive di medie dimensioni e di ultima generazione (di cui in larga parte è sfornita la Calabria, soprattutto in alcune province, dove sono presenti vecchie aree industriali prive di servizi base), sia attraverso il consolidamento di misure di sostegno per la formazione e il trasferimento dei saperi alle nuove generazioni, e per l'accesso al credito degli artigiani;

   con riguardo all'area relativa alla cultura, all'università, alla ricerca, all'innovazione tecnologica, all'alta formazione e all'istruzione:
    a) a potenziare il sistema universitario regionale e gli investimenti nella ricerca applicata, con l'obiettivo di soddisfare la domanda di ricerca del sistema produttivo;
    b) a sostenere iniziative nel settore dell'alta formazione per il potenziamento e la permanenza in Calabria dei ricercatori e l'arricchimento del bagaglio formativo dei giovani laureati, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese;
    c) a incentivare iniziative finalizzate a potenziare il Consiglio nazionale delle ricerche in Calabria;
    d) a programmare investimenti per realizzare edifici scolastici moderni e sicuri, muniti di biblioteche, laboratori e palestre, in sostituzione di un patrimonio di edilizia scolastica superato e insicuro, rilanciando così l'accordo di programma quadro «Istruzione»;
    e) a potenziare, d'intesa con la regione Calabria, la rete dei musei, delle biblioteche e dei teatri, con particolare riferimento ai musei e alle biblioteche nazionali.
(1-01118) «Bersani, Franceschini, Ventura, Villecco Calipari, Minniti, Laganà Fortugno, Laratta, Lo Moro, Marini, Oliverio, Bressa, Ferranti, Tempestini, Rugghia, Baretta, Fluvi, Coscia, Mariani, Meta, Lulli, Damiano, Miotto, Gozi».
(31 luglio 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    le più recenti previsioni della Svimez indicano, per il 2012, un quadro congiunturale assai più negativo nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, in quanto il prodotto interno lordo pro capite annuo fa segnare una flessione del 2,9 per cento, a fronte del -1,4 per cento del Centro-Nord;
    in un simile contesto recessivo, si prevede che la regione Calabria farà registrare una flessione del 3,2 per cento del prodotto interno lordo nel 2012;
    l'occupazione nel primo trimestre del 2012, secondo l'Istat, è diminuita in Calabria del 4,9 per cento rispetto al valore medio del 2011, proseguendo il pesante trend in atto dal 2007. La diminuzione degli occupati riguarda in misura più accentuata la componente femminile (-7 per cento rispetto alla media del 2011);
    in Calabria, il tasso di disoccupazione complessivo nel primo trimestre del 2012 ha raggiunto il 19,5 per cento (17,8 per cento per gli uomini, 22,4 per cento per le donne), contro il 10 per cento della media italiana e il 17,7 per cento del Mezzogiorno, con il dato relativo ai giovani, compresi tra i 15 ed i 24 anni, salito nel primo trimestre del 2012 al 35,9 per cento, in aumento di 6,3 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2011;
    già nel 2010 si riscontrava un ampio divario fra il prodotto interno lordo pro capite della Calabria: 16.657 euro (dato più basso fra i territori del Mezzogiorno) e il prodotto interno lordo pro capite della Lombardia pari a 32.222 euro, a fronte del dato medio nazionale di 25.583 euro; il peggioramento della situazione economica, dovuto alle conseguenze della crisi mondiale, ha portato a un'ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo calabrese. In tale contesto, le industrie italiane e anche quelle calabresi hanno sposato sempre più spesso la scelta della delocalizzazione verso i Paesi dell'Est Europa o i Paesi in via di sviluppo, come Romania, Croazia, Turchia e Messico. Questi Paesi crescono dal 4 all'8 per cento l'anno ed hanno un prodotto interno lordo pro capite annuo che non si discosta di molto rispetto a quello della Calabria;
    il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale, aggravata dalle scelte di Trenitalia, che ha soppresso molti treni a lunga percorrenza, ponendo la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico;
    il Cnel ha calcolato in ventotto miliardi di euro i fondi per le aree sottoutilizzate che il Mezzogiorno ha ceduto temporaneamente in favore delle aree più ricche del Paese per far fronte alla crisi economica 2007-2012;
    la Commissione europea ha deciso recentemente di procedere alla modifica di alcune modalità di assegnazione dei fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree sottoutilizzate, riducendo la quota di cofinanziamento nazionale dal 50 al 25 per cento, e ciò consentirà all'Italia di contare su ben otto miliardi di euro di risorse europee aggiuntive;
    il Cipe ha approvato, il 20 gennaio 2012, un provvedimento in virtù del quale saranno finanziati interventi di messa in sicurezza del territorio per circa 680 milioni di euro. Le sette regioni del Mezzogiorno che ne beneficeranno saranno: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In particolare, per la Calabria, l'accordo sottoscritto il 10 gennaio 2012 prevede un importo complessivo di 220 milioni di euro;
    la prevenzione e il contrasto alla ’ndrangheta costituiscono un «prerequisito» di ogni efficace politica di risanamento e di crescita della regione,

impegna il Governo:

   ad assumere le necessarie iniziative per finanziare, tenuto conto del nesso molto stretto tra sviluppo economico-territoriale e legalità, il programma straordinario per gli uffici giudiziari e la polizia giudiziaria della regione Calabria, approvato all'unanimità della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere nella seduta del 25 gennaio 2012;
   ad utilizzare i fondi nazionali aggiuntivi derivanti dall'abbassamento della quota di cofinanziamento nazionale in materia di fondi strutturali destinati agli investimenti produttivi nelle aree sottoutilizzate della Calabria;
   a favorire l'incontro tra le parti sociali affinché, ferma restando la parità giuridica del contratto nazionale di lavoro, si valorizzino le strutture decentrate territoriali per inserire nei contratti la parte economica strettamente legata alle condizioni economiche e sociali dei territori, in modo che lo Stato possa intervenire con fiscalità di vantaggio per rendere competitivi i territori del Mezzogiorno rispetto a Paesi come Romania, Croazia, Turchia e Messico;
   a sbloccare i 220 milioni di euro per la sicurezza del territorio previsti dall'accordo del 10 gennaio 2012 approvato dal Cipe il 20 gennaio 2012;
   ad assumere iniziative per finanziare, di intesa con la regione e gli enti locali, l'adeguamento sismico degli edifici strategici e dei manufatti ferroviari e stradali con più di quarant'anni di servizio, nonché per incentivare il risparmio energetico in tutto il patrimonio edilizio pubblico e privato;
   a promuovere l'accelerazione della bonifica delle aree industriali dismesse nella città di Crotone;
   a realizzare piani di sviluppo archeologici per accrescere l'offerta turistica, anche attraverso il potenziamento dei servizi di accoglienza dei siti archeologici di Sibari, Roccelletta di Borgia, Locri e Kroton;
   a predisporre un piano pluriennale per estendere l'alta velocità/alta capacità anche alla tratta Salerno-Reggio Calabria, per poi proseguire nella regione Sicilia fino a Palermo, con finanziamenti derivanti dai fondi per le aree sottoutilizzate da recuperare una volta superata la crisi economica.
(1-01124) «Misiti, Pittelli, Miccichè, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)


   La Camera,
   premesso che:
    la grave congiuntura economico-finanziaria che sta attraversando l'intera area dell'euro, con inevitabili ricadute negative sulla crescita, lo sviluppo e l'occupazione, sta avendo, negli ultimi anni, un profondo e significativo impatto sul tessuto economico e produttivo delle singole regioni italiane;
    le forti tensioni sui mercati finanziari e la conseguente drastica contrazione dei consumi hanno reso necessario, anche nel nostro Paese, alcune manovre correttive di finanza pubblica che, se per certi aspetti stanno gradualmente contribuendo ad una correzione dei conti, per altri, invece, determinano notevoli «squilibri» territoriali, dal punto di vista della concreta ed effettiva ripartizione, tra i diversi livelli di governo, dei «costi» sostanziali dell'avviato processo di risanamento finanziario;
    il «prezzo» più alto della crisi, infatti, lo stanno pagando proprio quelle zone che, già strutturalmente deboli, versano in condizioni di difficoltà e di estremo disagio sociale, economico ed infrastrutturale;
    una recente indagine del Centro studi sintesi per IlSole 24 Ore sull'andamento economico delle regioni italiane tra il 2007 ed il 2011 ha messo in luce un quadro socio-economico estremamente sconfortante per il Mezzogiorno: Molise, Basilicata, Puglia, Campania e Calabria occupano gli ultimi posti nella graduatoria stilata incrociando una serie di fattori indispensabili per comprendere la dinamicità e lo sviluppo economico di un territorio (propensione all’export, produttività, tasso di occupazione, indice di imprenditorialità, grado di apertura commerciale, sofferenze su crediti d'impresa, numero di brevetti europei, prestiti alle imprese);
    i dati statistici, confermati da altri e autorevoli centri di ricerca, certificano una condizione economico-strutturale, in particolare per la regione Calabria, estremamente drammatica e preoccupante;
    una nota del 20 giugno 2012 sull'economia calabrese redatta dalla filiale di Catanzaro della Banca d'Italia, inoltre, ha evidenziato: un deciso rallentamento dell'attività economica rispetto al 2011 (secondo le stime di Prometeia sull'andamento del prodotto interno lordo, il prodotto regionale in termini reali è cresciuto dello 0,2 per cento, a fronte di una media nazionale dello 0,5 per cento); un significativo calo del fatturato nel 53 per cento delle aziende con sede in Calabria (per il 2012, il saldo dei giudizi delle imprese sul fatturato è previsto in peggioramento); un'evidente contrazione degli investimenti da parte delle imprese (nel 2011 il saldo tra la percentuale delle aziende che indicano un incremento degli investimenti e quelle che ne indicano un calo è diventato negativo; nel 2012, in base alle indicazioni delle imprese, l'accumulazione di capitale dovrebbe diminuire ancora), per effetto del permanere di ampi margini di capacità inutilizzata, di segnali di ulteriore rallentamento della domanda e delle tensioni sulle condizioni di finanziamento; una sostanziale diminuzione delle esportazioni di prodotti regionali, per effetto di un forte calo delle vendite verso l'Unione europea e, in particolare, verso i Paesi in cui è in atto una crisi del debito (Spagna, Grecia, Portogallo); una forte riduzione della produzione e dell'occupazione (circa il 15 per cento) nel settore delle costruzioni e delle produzioni manifatturiere;
    il 16 luglio 2012 è stato, poi, presentato un importante studio di Confindustria Cosenza – «L'ombra lunga della crisi. Rapporto sull'economia calabrese nel 2011 e primo trimestre 2012»: dalla sintetica ricostruzione delle condizioni del contesto socio-economico, che caratterizzano la Calabria, sono emersi chiaramente i rilevanti ritardi di natura strutturale che bloccano l'intera economia territoriale, le difficoltà e le lungaggini «burocratiche» che quotidianamente si trovano ad affrontare le imprese, nonché i forti divari nei livelli di crescita e di sviluppo rispetto al quadro di riferimento nazionale e comunitario;
    a rendere estremamente fragile un contesto territoriale, quale quello calabrese, duramente provato dal punto di vista socio-economico, e a peggiorare le stime circa una possibile ed effettiva capacità di ripresa e di crescita dell'attività economico-produttiva regionale, contribuiscono decisamente numerosi altri fattori, per così dire politico-istituzionali, che, di fatto, hanno creato, nel tempo, delle gravi e perduranti situazioni emergenziali che, in molti casi, hanno reso necessaria la nomina, da parte del Governo, di commissari straordinari delegati per l'espletamento delle procedure relative alla realizzazione degli interventi risolutivi programmati;
    basti pensare alla presenza di un sistema di viabilità e di trasporto di merci e passeggeri altamente inefficiente, alla soppressione, da parte di Trenitalia, di molti treni a lunga percorrenza, che, di fatto, pongono la Calabria in una condizione di vero e proprio isolamento geografico, allo stato di cronico dissesto della sanità regionale unitamente alle condizioni allarmanti di precarietà sul versante occupazionale ed ambientale;
    tali situazioni «locali» rischiano di compromettere seriamente l'intero sistema economico nazionale, in quanto alimentano un clima di assoluta incertezza per le imprese circa l'evolvere delle condizioni del mercato, determinando un forte ridimensionamento della credibilità in termini di effettiva e complessiva capacità di ripresa, con conseguente contrazione degli investimenti e rallentamento dell'attività produttiva nel suo complesso;
    la Calabria, oltre ad essere un territorio con grandi potenzialità, per la ricchezza delle sue risorse umane, culturali e ambientali, riveste un ruolo strategico per la sua particolare posizione geopolitica, che, di fatto, ne fa l'area più avanzata di una «piattaforma» logistica che unisce l'Europa ai Paesi del Mediterraneo e sempre più ai grandi traffici mondiali;
    a fronte di una diffusa deresponsabilizzazione dei vari livelli di governo, istituzionali e socio-economici, il rischio serio è che il gap fra la Calabria e le regioni più avanzate aumenti in maniera esponenziale, per cui appare quanto mai urgente ed inderogabile un chiaro e decisivo impegno da parte di tutti i soggetti istituzionali e socio-economici attivi sul territorio per l'attivazione di un serio e concreto percorso di condivisione delle scelte programmatiche, delle politiche di sviluppo, nonché delle connesse responsabilità,

impegna il Governo:

   ad assumere ogni iniziativa, anche economica, utile a rilanciare e a rendere efficace una politica di coesione territoriale volta a colmare significativamente i divari territoriali determinati dalla crisi economica e finanziaria in atto che vedono, in particolare, le regioni meridionali, e, nello specifico, la Calabria, sempre più lontane dagli standard nazionali medi di efficienza, produttività e occupazione;
   a sviluppare ed implementare un piano organico di selezionati investimenti, anche infrastrutturali, per le regioni meridionali, che, tenendo principalmente conto del ruolo geopolitico strategico della Calabria, favorisca lo sviluppo di un ambiente economico realmente in grado di accrescere la produttività degli investimenti e la competitività complessiva del sistema produttivo e di trainare l'intera attività economica nazionale;
   ad attivare, nel più breve tempo possibile, un tavolo di programmazione pubblico-privato con lo scopo principale di monitorare e controllare lo stato delle situazioni emergenziali e delle criticità che investono da anni la regione Calabria, ed avviare un programma strategico e condiviso di sviluppo e crescita territoriale che abbia, tra i suoi obiettivi, in particolare: l'individuazione e l'attivazione di strumenti organici e integrati di programmazione (sia generali che settoriali) in grado di razionalizzare e finalizzare l'insieme delle risorse e degli strumenti di intervento disponibili (comunitari, nazionali e regionali); il superamento dei ritardi strutturali e infrastrutturali, al fine di far recuperare efficacia ed efficienza all'intero sistema economico-produttivo regionale; il potenziamento e l'ammodernamento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale e l'attivazione di un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico.
(1-01125) «Angela Napoli, Della Vedova».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)


   La Camera,
   premesso che:
    «La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile.». Questo pericolo avvertito con lucido realismo da Corrado Alvaro, resta ancora oggi, purtroppo drammaticamente attuale;
    la «questione calabrese», nella sua assoluta individualità, è la prova lampante della varietà ed eterogeneità assunte dalla «nuova» questione meridionale, così come chiarito dalla più accorta letteratura specialistica. Esistono specificità non solo di carattere economico, ma anche storico e sociale che fanno della Calabria un caso assolutamente particolare e, si badi, non omogeneo. Esistono, infatti, differenze sostanziali tra le singole sub-regioni geografiche, tali da richiedere interventi differenziati e coerenti con le prospettive e le suscettività dei singoli territori;
    la storia e l'evoluzione dei centri della costa jonica settentrionale sono profondamente diverse da quelle conosciute dalle genti del vicino marchesato crotonese; ma anche molto differenti dalla realtà del reggino, ossia dagli assetti e dalle condizioni sociali della costa tirrenica della regione. Eterogeneità e singolarità che, inevitabilmente, si acuiscono nel nesso tra le aree montuose dell'interno e quelle costiere. Non cogliere adeguatamente tali differenziazioni territoriali all'interno dello spazio politico-amministrativo calabrese significa, di fatto, rendere di scarsa efficacia ogni politica tesa ad affrontare, per risolverli, i preoccupanti ritardi che ne assillano le rispettive popolazioni e ostacolano lo stesso sviluppo virtuoso dell'intero Paese nel quadro europeo unitario;
    necessitano, ovverosia, interventi diversi e specifici; serve un approccio differente rispetto a quello che caratterizza l'intervento rivolto ad altre regioni del Meridione;
    la Calabria conta 2.010.709 abitanti, secondo i dati Istat. La Sicilia conta 5.045.176 abitanti, più del doppio, la Campania 5.835.561, la Puglia 4.090.402. Reggio Calabria, la città calabrese più popolosa, conta appena 186.464 abitanti, unica sopra i centomila, più città media che area metropolitana, nonostante la stretta e funzionale interazione con Messina, sulla sponda sicula. Catanzaro, con i suoi 93.144 abitanti, tende a porsi verso la soglia dei centomila. Tutte le altre città ne restano ben lontane: Lamezia Terme con 71.273 abitanti, Cosenza con 70.044 abitanti, Crotone con 62.182 abitanti, per ricordare le maggiori, mentre nel restante territorio gli ulteriori centri di livello gerarchico superiore si fermano sotto la soglia dei 50 mila abitanti;
    nel confronto con le altre regioni del Mezzogiorno la realtà urbana calabrese appare ancora più lontana da assetti capaci di esprimere una solida armatura urbana, efficientemente distribuita sul territorio regionale;
    Palermo conta 653.522 abitanti, Catania 290.571 e nessuno degli altri capoluoghi siciliani conta una popolazione inferiore a 60 mila abitanti. Bari ne conta 320.146, Taranto 195.882, mentre nel resto della Puglia, Foggia, Andria, Lecce Barletta, Brindisi, Altamura, Molfetta contano tutte una popolazione superiore ai 60 mila abitanti. Ma esistono molti altri centri, disseminate su tutto il territorio regionale, tra cui Manfredonia, Bisceglie e Trani, con popolazione superiore ai 50 mila abitanti. Napoli, poi, l'antica capitale, sia pur tra tanti problemi insediativi, conta quasi un milione di abitanti, mentre nella regione tante sono le città popolose, con oltre i centomila, e numerosissime sono le città con più di 50 mila abitanti;
    basterebbero questi dati per rendere trasparente la particolarità della regione calabrese, tuttora povera di una concreta e solida ossatura insediativa in grado di ordinare, coordinare e promuovere la crescita e lo sviluppo del territorio regionale;
    in sostanza, non va dimenticato che il processo di urbanizzazione – che ha caratterizzato l'innovazione indotta dagli effetti diffusivi della rivoluzione francese, segnandone uno dei tratti di maggiore modernità, così come, più in generale, le rivoluzioni borghesi, da cui è scaturito il vento ideale che ha favorito la separazione della campagna e del relativo modello produttivo, dalle dinamiche proprie dei centri urbani – in Calabria inizia in maniera evidente solo nel secondo dopoguerra, cioè, con oltre 150 anni di ritardo, ed avviene, non poteva essere altrimenti, in maniera traumatica e contraddittoria, accompagnato da un consistente flusso migratorio verso i centri urbani esterni alla regione. La conseguenza maggiormente dirompente di questa drammatica storia di marginalità estrema va ricercata nello svuotamento drastico delle campagne, in una regione a forte caratterizzazione agricola, e nella nascita di piccoli centri urbani, del tutto improduttivi, perché carenti di una propria borghesia in grado di contribuire ad un coerente posizionamento competitivo nello scenario moderno;
    da ciò scaturisce la rappresentazione di una «geografia urbana» costruita su di una miriade di piccoli centri, spesso confinati, le cui modeste dimensioni si rivelano economicamente insostenibili, anche e sopratutto nell'ottica di una coerente offerta di servizi ai cittadini. Nello stesso tempo, effetto di un malinteso individualismo campanilistico, manca la propensione a creare unioni di comuni. Se ne contano solo una nella provincia di Catanzaro e tre in quella di Cosenza. Resiste, in altri termini, una tendenza al piccolo, al particolare, che non è unicamente dimensionale, bensì culturale, sociale e, quindi, inevitabilmente, geopolitica e geoeconomica;
    ulteriore tratto tipico della regione calabrese è il convivere, da secoli oramai, con una dimensione che potrebbe ben definirsi di «passaggio» e di «transizione», cioè di carattere intermedio, compresa a cavallo di due differenti egemonie. Nel regno borbonico, non a caso delle «due sicilie», le capitali erano Napoli e Palermo. Lì erano le grandi dinastie, le famiglie nobiliari; lì erano il cuore del regno e il concreto «centro» della sua direzione politica ed economica. In quelle regioni e città – il centro e il core di una civiltà – sarebbero nati, poi, quei ceti protagonisti delle rivoluzioni borghesi, pur essi stessi rapidamente soffocati dall'immobilismo meridionale. Al margine, vi è, poi, la dimensione di «transizione», propria della regione Calabria, territorio destinato ad un «passaggio» che non lascia spazio a forme aggregative autonome; poli gravitazionali intorno a cui costruire sviluppo autocentrato. Spazio geografico di «transito», giammai di innovazione territoriale virtuosa, realtà perpetuatasi sin da tempi remoti: da quelli della dominazione normanna, poi, molto più di recente, con il «passaggio» dei garibaldini e, infine, qualche anno più tardi, con l'avanzata senza ostacoli delle truppe alleate di liberazione;
    una dimensione di «transizione» che deve essere superata, proprio in quanto legata alla stessa confusione della «questione calabrese» con la più generale «questione meridionale», di cui certo è pur parte integrante e, tuttavia, distinta;
    la storica carenza di una media borghesia imprenditoriale, prima ancora che industriale, è acuita dall'eterno contrasto tra i piccoli proprietari e i braccianti, dall'incapacità di una classe intermedia capace di compattarsi ed esprimere energie produttive virtuose, tratto questo davvero tipico della storia calabrese degli ultimi secoli, assolutamente determinante anche negli equilibri politici caratteristici del primo periodo repubblicano. Altrettanto interessante sarebbe riflettere sul peso politico e sociale che tuttora riveste nella regione la famiglia; anche ciò potrebbe contribuire ad avvalorare la mancanza di una rete di media imprenditorialità, la cui affermazione ha caratterizzato il processo di modernizzazione non solo in Europa, ma anche in molte altre realtà del nostro Paese;
    a confermarlo è un altro dato che traspare dalla considerazione dei caratteri salienti dell'emigrazione calabrese: quel 70 per cento del flusso che, carente di esplicita professionalità, si indirizza nel settore dei servizi (elaborazioni della Svimez su dati Istat);
    l'emancipazione economica e produttiva resta l'obiettivo da raggiungere ed ottenere, con il radicamento sul territorio di un solido capitale umano, forte di una media borghesia imprenditoriale autoctona (non di quella piccola, marginale, inadatta a costruire opportunità di sviluppo in ogni direzione). Un più operoso tessuto sociale, forte di competenze professionali e di capacità imprenditoriali, all'interno di un contesto dotato di adeguato capitale sociale, rappresenta l'unico mezzo attraverso cui si potrà conseguire una vera, vitale e persistente emancipazione economica e produttiva;
    le leve dello sviluppo, su cui innestare adeguate azioni promozionali, vanno individuate, con puntuale proiezione geopolitica, nelle naturali propensioni dei diversi territori che descrivono l'articolazione regionale della realtà calabrese, con opportuna valorizzazione dei beni ambientali e delle specificità delle tradizioni locali e delle competenze presenti nel sociale;
    prioritariamente, il settore turistico è certamente quello su cui più di ogni altro si può investire, al fine di creare un nuovo e duraturo sviluppo del territorio, rinunciando alle trasformazioni massive, di dannoso impatto ambientale e di breve vantaggiosità finanziaria: 780 chilometri di coste, tre massici montuosi che raggiungono i duemila metri, con innevazione naturale e costante per un lungo arco di tempo durante l'anno, sono indubbi «fattori» di eccezionale potenzialità su cui sarà opportuno riflettere circa le convenienze geoeconomiche sostenibili. Parimenti, a completamento di uno scenario di straordinario impatto emotivo, è da includere la presenza di un patrimonio storico e culturale unico nel suo genere, anche per la presenza di tre importanti minoranze linguistiche. Elementi questi che fanno della Calabria una regione dotata di un vasto patrimonio su cui investire con decisione ma con altrettanta attenzione circa le reali proiezioni territoriali;
    si tratta di un investimento che è possibile solo, però, a condizione di una rinnovata azione di contrasto alla criminalità organizzata, che sui ritardi e sulla povertà della regione è cresciuta fino a diventare una delle realtà criminali più potenti del mondo. Deve assolutamente essergli sottratto il controllo del territorio. Creare lavoro è fondamentale, ma non può essere un alibi, serve, inutile nasconderlo, in Calabria come in altre regioni del sud Italia, anche un'azione decisa di repressione del fenomeno malavitoso sul territorio, un'offensiva dello Stato capace di considerarsi, su questo fronte, davvero definitivamente in guerra. Se non viene risolto questo problema, qualsiasi forma di investimento nel Meridione d'Italia finirà, comunque, per arricchire le organizzazioni mafiose: in tal caso, l'intervento pubblico non si risolverebbe solo in uno spreco di risorse, bensì, persino, in quello che, ai firmatari del presente atto di indirizzo, pare un involontario «crimine»;
    tuttavia, intervenire è indispensabile non concentrando risorse solo nel turismo, perché, com’è evidente, la regione Calabria non può essere destinataria di un'economia monosettoriale, decisamente inadeguata a soddisfare gli equilibri occupazionali e le esigenze della società. Indubbiamente, quello turistico può essere l'architrave su cui reindirizzare e, poi, rilanciare lo sviluppo regionale, investendo adeguate risorse nel settore delle infrastrutture, prima di tutto, in quanto presupposto fondamentale per la mobilità e la più ampia circolazione dei beni, in una regione che di infrastrutture è drammaticamente carente. Serve un piano di investimenti in tale ambito coerente con le reali esigenze del territorio, puntando proprio sulla funzione di «transito», sulla portualità, sull'avanmare e sulle relazioni sia di media distanza, sia di più ampia gittata nel Mediterraneo e, poi, verso l'Atlantico e il Nord Europa. In tale prospettiva, la Calabria può diventare, e tale dovrebbe essere considerata, non solo l'arteria di collegamento verso la Sicilia, ma verso l'intero Mediterraneo: non solo via terra, ma anche e sopratutto via mare. In quest'ottica, i porti di Reggio Calabria e Gioia Tauro rappresentano un patrimonio su cui investire, anche alla luce delle recenti trasformazioni in atto nella quasi totalità del Nord Africa. In questo senso, è bene sottolineare che la Calabria rappresenta una realtà geostrategica di primaria importanza per il nostro Paese e, per estensione, per tutta l'Unione europea;
    tuttavia, proprio in termini di opportunità di crescita intersettoriale, le più concrete remore derivano dalla circostanza che la Calabria è la regione meno industrializzata d'Italia, come dimostra il fatto che, con una popolazione che rappresenta poco più del 3 per cento di quella nazionale, il reddito prodotto dalle industrie è di poco superiore all'1 per cento. L'industria di base ha un ruolo assolutamente marginale; le rare aziende (chimiche, meccaniche, metallurgiche) si concentrano in pochissime aree, come Crotone e Vibo Valentia;
    diversamente, in questo quadro, l'agricoltura resta un settore fondamentale per l'economia della regione, considerato che, tuttora, il numero degli addetti (16 per cento) è il triplo della media nazionale, pur se, in termini di reddito prodotto, il valore aggiunto conseguito resta molto basso Un settore caratterizzato, del resto, da contraddizioni profonde sul piano del dimensionamento aziendale, dell'impiego di mezzi tecnici, delle scelte colturali, dei processi distributivi e della commercializzazione, che richiedono appropriate politiche, in grado di superare le condizioni di arretratezza che limitano le opportunità di crescita dell'agricoltura calabrese,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, affinché in Calabria, e non solo, si promuova in tempi rapidi e con decisione, la creazione di unioni di comuni, razionali con le esigenze di governo attuali, necessità questa ancora più evidente alla luce della prossima abolizione delle province;
   ad istituire un tavolo di confronto permanente con la regione, le istituzioni locali, i rappresentanti delle realtà datoriali e i principali investitori nel settore del turismo, per delineare un piano di interventi concreti, a partire dalla necessaria formazione e da investimenti finalizzati alla creazione nella regione di un sistema turistico adeguato e competitivo;
   a delineare per la regione Calabria una specifica fiscalità di vantaggio, nonché strumenti di sburocratizzazione amministrativa, in particolare per investimenti nel settore turistico, in modo da convogliare verso la regione nuovi investimenti;
   a delineare, in accordo con le rappresentanze dei soggetti pubblici e privati coinvolti, gli interventi necessari per adeguare ed ammodernare il sistema infrastrutturale calabrese, rendendolo efficiente e coerente con le esigenze del territorio, in particolare, individuando specifici interventi:
    a) per lo sviluppo dell'area portuale della provincia di Reggio Calabria;
    b) per il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
    c) per il potenziamento e la messa in sicurezza della strada statale 106 Jonica;
    d) per il potenziamento e la messa in sicurezza della strada statale 18 tirrenica;
    e) per il potenziamento dell'aeroporto dello stretto di Messina, a servizio di due città metropolitane: Reggio Calabria e Messina;
    f) per il rafforzamento dell'aeroporto di Crotone;
   ad individuare, in considerazione del fatto che attualmente in Calabria ci sono ufficialmente 5.300 posti barca, con un rapporto di 7,2 posti barca per chilometro di costa, nei limiti delle proprie competenze ed in coordinamento con le istituzioni ed i soggetti privati coinvolti, gli strumenti adeguati e gli investimenti necessari al potenziamento dei porti turistici, con particolare attenzione a quelli di Sibari, Tropea e Vibo Valentia, assicurando che l'intervento del Governo sia mirato, in particolare, a garantire la messa in opera di interventi effettivamente necessari ed evitando che vengano messi in campo escamotage per costruire strutture finalizzate ad operazioni di speculazione edilizia che produrrebbero solo nuove colate di cemento sulla costa;
   alla luce del fatto che il recupero dei centri storici e il loro mantenimento rappresentano un volano di sviluppo economico dalle enormi potenzialità e che un'azione dello Stato, in tal senso, rappresenterebbe una fonte di valore aggiunto per l'economia dell'intera nazione, a promuovere la riqualificazione dei centri storici, non solo calabresi, e ad assumere iniziative normative, affinché si possa contare su un sistema di incentivi fiscali adeguato a promuovere gli interventi di ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, storico e culturale, valutando l'opportunità di intervenire sul sistema di detrazioni oggi vigente, affinché queste siano finalizzate, o almeno destinate in via prioritaria, alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale;
   ad individuare un piano di interventi straordinari per sostenere il settore agricolo calabrese, focalizzando quelli che possono far acquisire la tendenza alla produzione di alta qualità e alla sua adeguata commercializzazione;
   ad intervenire, con ogni mezzo a disposizione e con le iniziative che si riterranno opportune, in coordinamento innanzitutto con la regione Calabria e tutte le istituzioni preposte, per impedire e prevenire nuove speculazioni ed abusivismo edilizio;
   ad individuare le iniziative necessarie affinché sul territorio si possa promuovere il radicamento di una realtà imprenditoriale di medie dimensioni e autoctona, in modo da consentire in via prioritaria: l'affermazione di un'industria turistica moderna e adeguata, non più relegata all'iniziativa singola, individuale e sporadica; lo sviluppo delle necessarie infrastrutture, non solo turistiche e ricettive; la creazione di unioni di comuni più coerenti con le necessità organizzative e amministrative nel governo del territorio; un contrasto deciso, fermo e risoluto alla criminalità organizzata sul territorio che possa rendere attrattivi gli investimenti in Calabria; interventi fiscali incentivanti all'investimento.
(1-01126) «Nucara, Ossorio, Brugger».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)


   La Camera,
   premesso che:
    le forti tensioni sui mercati finanziari, che hanno interessato l'eurozona in generale, e l'Italia in particolare, nel 2011 e nel primo semestre del 2012, hanno comportato l'adozione di misure drastiche per contenere gli andamenti della finanza pubblica ma, al tempo stesso, la limitatezza delle risorse ha impedito di utilizzare strumenti adeguati a sostenere l'economia reale italiana;
    nel periodo considerato si è registrato un secco peggioramento di tutti i principali indicatori economici che, se analizzati a livello regionale, evidenziano una specifica negatività della regione Calabria;
    secondo uno studio di Confindustria Calabria, il quadro congiunturale della regione è peggiorato nel primo trimestre del 2012, sulla scia di un rallentamento dell'attività produttiva riscontrabile già a partire dal secondo trimestre del 2011. L'indicatore di attività economica e del prodotto interno lordo nelle regioni italiane (Regioss) rileva un rallentamento dell'economia calabrese che, a partire dal secondo semestre del 2011, si intensifica e si protrae fino alla fine dell'anno, stime confermate da Prometeia, secondo cui il prodotto regionale in termini reali nel 2011 è cresciuto dello 0,2 per cento, meno della media nazionale;
    il tasso di crescita delle imprese, debole se calcolato tra il 2010 e il 2011, assume nel primo trimestre del 2012 un segno negativo e mostra una caduta più consistente rispetto a quanto registrato nel primo trimestre del 2011;
    secondo il rapporto della Banca d'Italia sull'economia della Calabria, il permanere di ampi margini di capacità inutilizzata e i segnali di ulteriore rallentamento della domanda, a cui si sono associate, a partire dalla seconda parte dell'anno, le tensioni sulle condizioni di finanziamento, hanno ostacolato gli investimenti da parte delle imprese: nel 2011, il saldo tra la percentuale delle aziende che indicano un incremento degli investimenti e quelle che ne indicano un calo è diventato negativo. Nel 2012, in base alle indicazioni delle imprese, l'accumulazione di capitale dovrebbe diminuire ancora;
    le turbolenze finanziarie e le difficoltà di raccolta sui mercati internazionali hanno, infatti, complicato le possibilità di accesso al credito da parte delle imprese e delle famiglie calabresi. L'inasprimento è stato operato principalmente attraverso l'aumento del costo medio dei finanziamenti, in particolare di quello praticato alle imprese più rischiose; è diminuita la domanda di mutui per l'acquisto di abitazioni da parte delle famiglie consumatrici e si è registrato un indebolimento ulteriore del credito al consumo;
    sulla base di elaborazioni condotte su dati di fonte Eurostat, relativi a 88 regioni appartenenti alle 5 principali economie europee (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna), nel raggruppamento delle regioni simili per prodotto pro capite, incidenza di occupati impiegati nella manifattura e nei servizi a maggiore contenuto tecnologico, quota di valore aggiunto industriale sul totale e tasso di occupazione, la Calabria, già nel 2007, presentava valori particolarmente contenuti (superiore solo a quelli delle due regioni insulari di Canarie e Corsica);
    analizzando il mercato del lavoro, si rileva un'impennata della disoccupazione, con un aumento del 50 per cento nel periodo gennaio-marzo 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011, in concomitanza con la forte riduzione del tasso di inattività, lasciando intuire l'esistenza di un processo di fuoriuscita di un numero consistente di persone dalla condizione di inattività a quella di disoccupazione. A quest'effetto si aggiungono i fenomeni di disoccupazione in senso stretto, conseguenti a situazioni di crisi strutturale segnalate dall'aumento della cassa integrazione straordinaria;
    l'accrescersi della consapevolezza della difficile situazione economica e finanziaria del Paese, l'aumento dei prezzi e l'annuncio delle necessarie misure restrittive da parte del nuovo Governo hanno, infatti, prodotto fenomeni settoriali di ristrutturazione e riconversione produttiva in vista dell'attenuazione del potere di acquisto dei redditi e delle capacità di consumo delle famiglie, contribuendo in maniera decisiva all'esplosione della disoccupazione, partita nell'ultimo trimestre del 2011;
    sempre secondo il rapporto della Banca d'Italia, pur essendo il livello di istruzione tra i giovani in Calabria superiore alla media nazionale e a quello delle regioni meridionali, la loro condizione occupazionale è, tuttavia, peggiore rispetto al resto d'Italia. I tassi di occupazione sono significativamente inferiori a quelli medi italiani sia tra i laureati, sia tra i diplomati. La condizione occupazionale dei laureati è, tuttavia, migliore di quella dei diplomati, che in Calabria hanno il più basso tasso di occupazione tra le regioni italiane (18,3 per cento), quasi la metà della media nazionale;
    la relazione tra condizione occupazionale e livello di istruzione può essere valutata anche osservando l'impatto della crisi sulle persone che né lavorano, né svolgono un'attività di studio o formazione (neetnot in education, employment or training), le quali nel triennio prima della crisi erano il 26,2 per cento tra i diplomati e hanno raggiunto il 32,5 per cento nel triennio successivo (quasi 12 punti percentuali in più della media italiana), mentre i neet tra i laureati nello stesso periodo sono diminuiti, dal 38,5 al 35,2 per cento (la differenza con la media italiana, pur in diminuzione, è rimasta su livelli elevati e pari ad un 25 per cento in meno);
    in una regione già scarsamente aperta al commercio internazionale come la Calabria, le esportazioni di merci della regione hanno rallentato, continuando a crescere meno di quelle del Mezzogiorno e dell'Italia, per effetto di un forte calo delle vendite verso l'Unione europea e, in particolare, verso i Paesi in cui è in atto una crisi del debito (Spagna, Grecia, Portogallo). I comparti dell'agroalimentare, dei prodotti chimici e dei macchinari, che complessivamente costituiscono oltre il 70 per cento delle esportazioni, hanno subito una flessione;
    secondo i dati dell'indagine Istat sui consumi delle famiglie, la spesa media mensile in Calabria nel 2010 era di 1.787 euro, inferiore del 27 per cento alla media nazionale e del 5 per cento rispetto a quella del Mezzogiorno. La crisi ha inciso sensibilmente sui consumi delle famiglie: dal 2007 al 2010 la spesa, valutata a prezzi costanti e tenendo conto della composizione dei nuclei familiari, si è ridotta del 12 per cento, attestandosi sui valori più bassi dell'ultimo decennio. Nel triennio 2008-2010, la quota delle famiglie con un livello di spesa inferiore alla soglia di povertà relativa è stata in media del 26,1 per cento, contro il 23,2 nel Mezzogiorno ed l'11 per cento in Italia;
    sebbene nel 2011 le presenze presso gli esercizi ricettivi siano cresciute del 3,5 per cento (favorite, almeno in parte, dalla temporanea riduzione della concorrenza da parte di alcuni Paesi dell'area, colpiti da turbolenze sociali interne, Egitto, Tunisia e Grecia), la componente straniera in Calabria rispetto al movimento turistico complessivo è ancora ben lontana dalla media nazionale e da quella del Mezzogiorno;
    il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri nelle province calabresi sconta un pesantissimo quadro di perduranti ritardi e di inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale, collocandosi agli ultimi posti della graduatoria nazionale;
    il gap infrastrutturale tra la Calabria ed il resto del Paese è andato progressivamente aumentando sia per i mancati investimenti da parte dei Governi che si sono succeduti, che per le scelte definite e realizzate dal gruppo Ferrovie dello Stato-Trenitalia (che hanno prodotto una rilevante e penalizzante riduzione dei servizi ferroviari nella lunga e media percorrenza, nonché in maniera ancora più pesante e drastica nei servizi per le merci);
    in questa fase delicata è fondamentale ricercare e valorizzare l'apporto di iniziative finanziate interamente da capitali privati e tali da consentire la creazione di nuovi posti di lavoro, considerando l'indotto diretto ed indiretto, e sostenere la debole economia locale anche attraverso la riqualificazione di aree, e la realizzazione di nuove infrastrutture, rivitalizzando l'economia del territorio sia direttamente che indirettamente con positive ricadute dal punto di vista occupazionale, imprenditoriale e fiscale, oltre il recupero di opere infrastrutturali oggi abbandonate;
    nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere al Parlamento approvata nella seduta del 25 gennaio 2012, si rileva che, tra i fattori che ostacolano maggiormente il processo di adeguamento competitivo e il livello di attrattività dei territori del Mezzogiorno, pesa notevolmente la presenza di una radicata e diffusa criminalità organizzata, che scoraggia la normale attività economiche;
    sempre secondo la relazione, il principale fattore di condizionamento dello sviluppo è la concorrenza sleale operata da imprese mafiose o colluse che – operando con pratiche corruttive o di intimidazione (o con entrambe) – negano l'applicazione del principio cardine dell'economia di mercato: la libera concorrenza. In particolare, in questo quadro, diventano decisivi il condizionamento degli appalti pubblici e l'accesso asimmetrico ai capitali,

impegna il Governo:

   a programmare un piano di risorse straordinarie da affiancare ai finanziamenti ordinari, al fine di realizzare le migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i cittadini e le imprese calabresi, contribuendo alla riqualificazione dei contesti caratterizzati da maggiore pervasività e rilevanza dei fenomeni criminali e all'incremento della fiducia da parte della cittadinanza e degli operatori economici, così come anche raccomandato dal nuovo ciclo di programmazione comunitaria in materia di sicurezza e diffusione della legalità;
   a sostenere con ogni utile iniziativa la mobilitazione della società civile manifestatasi nel corso del tempo attraverso i «movimenti antimafia», che, in forme e modalità diverse, è stata decisiva per il raggiungimento di importanti successi nella lotta alle mafie;
   a rafforzare progetti e iniziative finalizzate a promuovere e diffondere la cultura della legalità e della partecipazione democratica, poiché solo se la lotta alle mafie si radicherà nelle coscienze e nella cultura dei giovani essa potrà costituire un'utile risposta all'incalzare dei fenomeni criminali;
   a sollecitare, in ambito europeo, una riprogrammazione dei fondi europei finalizzandone la destinazione non solo alla modernizzazione delle infrastrutture delle regioni meridionali in generale e della Calabria in particolare, ma anche al potenziamento dei servizi che aiutano l'inclusione sociale (cura dell'infanzia e degli anziani non autosufficienti, interventi per la legalità in aree ad elevata dispersione scolastica, progetti promossi da giovani del privato sociale) e gli interventi per la crescita (promozione e sviluppo, imprese e ricerca, valorizzazione dell'aree di attrazione culturale; efficienza energetica; promozione dell'innovazione; auto-impiego e auto-imprenditorialità per i giovani; apprendistato e uscita dai neet; riduzione dei tempi della giustizia civile);
   a pianificare un programma di investimenti integrati e coordinati che punti non solo ad annullare il divario accumulato sul versante delle infrastrutture fisiche, ma anche sul rapido sviluppo delle infrastrutture immateriali;
   a prevedere adeguate misure che agevolino i processi di internazionalizzazione, il potenziamento della capacità di innovare e di esportare delle imprese calabresi, la cui presenza sui mercati esteri è ferma da moltissimi anni a una quota pari allo 0,1 per cento delle esportazioni nazionali;
   a potenziare gli investimenti in capitale umano, sviluppo delle competenze e istruzione;
   ad adottare iniziative utili, d'intesa con le istituzioni competenti, a ristabilire condizioni di accesso paritarie nel mercato del credito, sia per le imprese che per le famiglie calabresi, che scontano un gap evidente rispetto alle altre regioni italiane, credito che risulta essenziale per le prospettive di sviluppo dell'economia della regione.
(1-01127) «Casini, Cesa, Galletti, Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale, Compagnon, Ciccanti, Rao, Naro, Volontè».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)


   La Camera,
   premesso che:
    il contesto recessivo, che investe l'economia dell'Occidente e il Paese, rischia di travolgere in maniera più incisiva le regioni del Mezzogiorno e, in particolare, la Calabria, come confermano autorevoli centri di ricerca istituzionali e come può agevolmente evincersi dagli indicatori economici e sociali, i quali evidenziano che il dato regionale dell'occupazione, già gravemente in affanno, nella prima parte del 2012 è diminuito in Calabria di circa il 5 per cento ed il prodotto interno lordo procapite permane nettamente il più basso d'Italia, ben al di sotto della soglia dei 18.000 euro, considerata la frontiera della vivibilità;
    il dato occupazionale desta maggiore preoccupazione se si considera che il tasso di disoccupazione complessivo della Calabria (19,5 per cento) è circa il doppio della media nazionale (10 per cento) e cresce, in particolare, per le donne;
    proprio nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri ha ribadito che il Mezzogiorno è parte determinante della strategia di crescita ed equità dell'Italia. Tuttavia, il Sud nel suo insieme non offre ai cittadini e alle imprese, rispetto ad altre aree del Paese, quei servizi necessari, tanto da creare una «lesione» del contratto sociale;
    i principi di coesione territoriale, sociale ed economica, su cui si fonda il Trattato dell'Unione europea, individuano, infatti, nella riduzione delle disparità regionali la condizione per la crescita e lo sviluppo dell'Unione europea intera; tale quadro, quindi, impone un'attenzione specifica da parte del Governo, finalizzata a ridurre la disparità tra i territori, promuovendo iniziative imprenditoriali pubbliche e private, completando l'infrastrutturazione primaria del territorio calabrese ed avviando più rapidamente quella secondaria;
    la giunta che oggi guida la regione Calabria è impegnata in un progetto di riforma che prevede, tra le altre cose, il recupero del gap economico innanzitutto attraverso il taglio degli sprechi nel settore sanitario e quello degli enti sub regionali «inutili»; ciò in controtendenza rispetto all'assenza precedente di una politica di intervento mirata e complessiva, con una visione d'insieme;
    nello specifico, tenendo conto dei settori di valenza strategica per la regione, il piano di riforma già avviato dalla regione ha mostrato segni di ripresa in diversi ambiti di riferimento;
    per quanto riguarda il settore infrastrutturale, premesso che il processo di sviluppo e di ammodernamento della Calabria è stato senz'altro ostacolato negli anni da una situazione orografica assai difficoltosa, che ha molto condizionato sia la scelta dei tracciati che la costruzione delle ferrovie e di tutta la linea viaria, la regione risulta ancora priva di un sistema adeguato al proprio territorio;
    in uno scenario in profonda evoluzione dal punto di vista delle infrastrutture e dei servizi per la mobilità, in cui l'Italia stessa è chiamata ad individuare possibili traiettorie di sviluppo e competitività, la Calabria è ora più che mai chiamata ad individuare in tempo strategie di posizionamento all'interno dei mercati globali in grado di moltiplicare gli effetti positivi presenti nel nuovo contesto che, tuttavia, una infrastrutturazione di base alquanto carente rispetto al resto del Paese può rischiare di compromettere: l'assetto attuale delle infrastrutture e dei servizi di trasporto e logistica disponibili nel Mezzogiorno, ed in Calabria in particolare, condiziona, infatti, la mobilità delle merci a scala nazionale ed internazionale;
    lo stesso piano per il Sud, su cui il Governo ha concentrato attenzioni e risorse in coerenza con i principi europei di coesione territoriale, crescita e competitività, ha individuato, tra le priorità strategiche, «l'obiettivo infrastrutturale di realizzazione nel Sud di un sistema ferroviario, stradale e portuale moderno capace di favorire l'unificazione nazionale del Paese ed accrescere le possibilità di sviluppo del mercato interno»;
    è noto, tra l'altro, che il divario in termini di dotazione infrastrutturale e in termini di qualità dei servizi offerti di trasporto e logistica del Sud rispetto al resto del Paese è elevato. Questa situazione, oltre a limitare le possibilità di crescita delle imprese e a deprimere le condizioni sociali dei cittadini del Mezzogiorno costituisce, evidentemente, un elemento di criticità per la crescita dell'intero Paese, soprattutto in termini di impatti sulla competitività e sulla sostenibilità dello sviluppo;
    una più adeguata dotazione di reti infrastrutturali e logistiche è la principale leva capace di offrire al Mezzogiorno, ed in particolare alla Calabria, nuove ed importanti opportunità di sviluppo, offerte dalla sua naturale proiezione nel Mediterraneo, storico crocevia di scambi internazionali. Diviene, quindi, sempre più pressante l'esigenza di rivedere, nel suo insieme ed in maniera organica, il «sistema infrastrutturale», cioè il complesso di istituzioni, regole, strumenti e risorse che ne determinano il funzionamento;
    in un simile contesto, la questione del coordinamento delle politiche tra i diversi livelli di governo interessati – variabile capace di garantire gli auspicati effetti virtuosi – diventa cruciale ed acquista maggiore rilievo se letta alla luce delle recenti politiche del Governo in tema infrastrutture, con collegamenti e servizi di trasporto che «moltiplicano» la necessità di importanti meccanismi di interlocuzione;
    il sistema ferroviario della Calabria vive un momento difficile; il porto di Gioia Tauro, inserito fra i porti che saranno connessi al sistema ferroviario europeo Ertms, ha bisogno di interventi strutturali finalizzati all'ammodernamento entro il 2015 dei collegamenti su rotaia, pena la possibile esclusione dello stesso dal sistema ferroviario;
    tra l'altro, è recente la notizia dell'interesse di diversi armatori sullo scalo di Gioia Tauro, su cui l'autorità portuale sta proficuamente lavorando, tra cui la sigla in corso di perfezionamento di un accordo di cooperazione con la «Port Authority» (committente dei lavori a Ground zero di New York) nella logica della promozione della cosiddetta rotta di Suez che unisce tre mercati, quello orientale, mediterraneo e americano;
    per creare condizioni realmente incentivanti per gli investitori e per rendere effettivamente Gioia Tauro un hub internazionale che restituisca all'Italia la centralità nel Mediterraneo, è necessaria una visione diversa e uno sforzo comune attraverso l'istituzione di una zona economica speciale; l'8 settembre 2012 la giunta regionale della Calabria, su proposta del presidente Scopelliti, ha, infatti, deliberato gli indirizzi per la richiesta al Governo di misure straordinarie per lo sviluppo dell'area di Gioia Tauro, proprio attraverso la creazione di una zona economica speciale;
    in questo contesto appare, quindi, ineludibile la necessità di uno sforzo unitario che porti alla costituzione di un piano strategico dei trasporti e della mobilità, individuando le vere priorità sulle quali puntare;
    in tal senso è necessario anche assumere una posizione chiara e netta rispetto al ponte sullo stretto di Messina, affinché si possano rivendicare con fermezza le risorse economiche già investite ed evitare possibili ricorsi, con ulteriore aggravio per le casse statali, da parte delle imprese che già hanno firmato accordi, tenendo conto che un collegamento stabile con la Sicilia è fondamentale per completare e sviluppare l'autentico nodo strategico delle direttrici transeuropee;
    la situazione relativa all'autostrada Salerno-Reggio Calabria registra, a fronte di un'estesa complessiva in territorio calabrese di 294 più 920 chilometri, lavori ultimati per 101 più 200 chilometri, lavori in corso per 118 più 720 chilometri, appalti in corso per 16 più 400 chilometri, lavori da finanziare per 58 più 600 chilometri; i lavori di completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, la cui completa ristrutturazione è stata avviata con la legge obiettivo del 2001, devono essere portati a compimento nel più breve termine possibile, in quanto i cantieri sempre aperti di una delle più grandi arterie del Paese costituiscono un grave ostacolo alle esigenze di mobilità dei cittadini e un danno all'immagine dell'Italia; nel luglio 2012, il presidente dell'Anas, Pietro Ciucci, ha dichiarato che «il primo obiettivo dell'Anas per l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria è quello di completare tutti i lavori finanziati e già avviati entro la fine del 2013, aprendo al traffico ulteriori 93 chilometri. L'andamento dei lavori a tutt'oggi consente di confermare tale obiettivo, che si pone come una sfida in termini di impegno costruttivo e di risorse finanziarie»;
    con riferimento alla tratta calabrese dell'autostrada jonica E90-strada statale 106, sull'estesa complessiva pari a circa 400 chilometri, risultano lavori finanziati e/o in corso esclusivamente per 82 chilometri;
    i rallentamenti che impediscono lo sviluppo di un adeguato sistema infrastrutturale concorrono ad aggravare le già annose problematiche relative ai trasporti su gomma e i disagi strutturali legati alla presenza di cantieri ed interruzioni presenti, soprattutto, sulla principale arteria di comunicazione rappresentata dalla Salerno-Reggio Calabria, aumentano i costi di gestione e non consentono un'efficiente programmazione delle attività di trasporto;
    sul fronte della direttrice ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria si registra l'assenza di previsione di adeguati finanziamenti e interventi finalizzati all'estensione del sistema alta velocità/alta capacità che, al contrario, rappresentano un elemento preminente per le strategie di sviluppo della regione nel comparto; dato poi il grande sviluppo dell'alta velocità già consolidato fino alla città di Salerno, è necessario il suo completamente sino a Reggio Calabria, per ottenere un collegamento reale sia per merci che per viaggiatori sull'intero Paese;
    la consistente riduzione dei collegamenti ferroviari a lunga percorrenza, che ha riguardato sia i servizi di Trenitalia sul libero mercato che i servizi universali, da un lato, ed il paventato declassamento degli aeroporti di Reggio Calabria e Crotone a scali di «interesse locale» nel contesto del piano nazionale degli aeroporti, dall'altro, concorrono ad ostacolare ulteriormente la competitività e la sostenibilità dello sviluppo calabrese;
    il trasporto ferroviario in Calabria è stato, infatti, negli ultimi anni particolarmente trascurato, attraverso una politica di investimenti in tale settore che ha fortemente penalizzato la regione; era tra l'altro previsto per il 9 settembre 2012 un'ulteriore riduzione di treni, attraverso la soppressione delle sei coppie di convogli che viaggiano tra la Campania e l'alto tirreno calabrese. Un'ipotesi scongiurata grazie all'intervento della regione Calabria che si è attivata, di concerto con le regioni Campania e Basilicata, avviando la procedura per il ripristino;
    su questo fronte, non basta però l'intervento delle regioni, ma è necessaria un'azione mirata da parte del Governo nei confronti di quelle aziende che gestiscono i servizi del trasporto pubblico, e che, quindi, non possono ragionare esclusivamente sulla base di «tratte in perdita», proprio perché si tratta di servizi primari per i cittadini;
    sempre in ambito infrastrutturale, come accennato, meritano particolare menzione le realtà aeroportuali calabresi: Crotone, che ha visto circolare quasi 400.000 passeggeri negli ultimi quattro anni con un incremento del 18 per cento nel solo 2011; Lamezia Terme, aperto al traffico commerciale nazionale ed internazionale e gestito in concessione dalla Società aeroportuale calabrese spa per la durata di 40 anni a decorrere dal 10 luglio 2008; l'aeroporto civile di Reggio Calabria, che ha fatto registrare nel 2011 un traffico nazionale di oltre 511.000 passeggeri con un incremento del 12,8 per cento rispetto al 2010, aperto al traffico commerciale nazionale ed internazionale e gestito a titolo parziale dalla Società di gestione per l'aeroporto dello Stretto spa;
    tali aeroporti costituiscono, per la Calabria, una non trascurabile fonte di opportunità occupazionale per la popolazione locale e di sviluppo economico per il sistema imprenditoriale regionale;
    la presenza dei tre scali rappresenta, inoltre, un canale indispensabile e imprescindibile per la crescita del settore turistico che, ad oggi, rappresenta ben il 5,6 per cento del prodotto interno lordo regionale, generando ricchezza per gli operatori pari ad oltre 2 miliardi di euro e che, secondo i dati riportati nel rapporto del 2012, dal titolo «L'economia della Calabria», della Banca d'Italia, ha fatto registrare un incremento delle presenze complessive negli esercizi ricettivi calabresi pari al 3,5 per cento e addirittura del 15,7 per cento per le sole presenze straniere;
    nell'ottica di rilancio della produzione e dell'occupazione calabrese, sarebbe poi auspicabile l'inserimento di alcune aree già individuate dalla giunta regionale (Gioia Tauro, Crotone, Vibo Valentia) tra le «aree di crisi industriale complessa», attivando le procedure previste dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante «Misure urgenti per la crescita del Paese»;
    si tratta di territori soggetti a recessione economica e a perdita occupazionale di rilevanza nazionale, derivante soprattutto da crisi di più imprese con effetto sull'indotto. In caso di esito positivo e, pertanto, soltanto a seguito dei criteri che saranno stabiliti con decreto del Ministro dello sviluppo economico, sarà possibile attivare le procedure di cui all'articolo 27 del «decreto sviluppo» con i progetti di riconversione e riqualificazione industriale;
    per quanto riguarda il settore ambientale, dato che la Calabria è una terra ricca di parchi e di oasi protette, che offre all'intero Paese la ricchezza di un territorio dal valore inestimabile, è nell'interesse nazionale la tutela dell'ambiente e della biodiversità del paesaggio calabrese; oltre ai tre parchi naturali nazionale del Pollino, della Sila ed dell'Aspromonte, occorre infatti considerare i parchi naturali regionali, le riserve naturali terrestri, le riserve marine e le aree protette;
    in particolare, il Parco della Sila è stato riconosciuto patrimonio dell'Unesco, entrando a far parte dei siti più belli del mondo considerati patrimonio mondiale dell'umanità. L'inserimento del parco nella lista dell'Unesco è stato reso possibile grazie all'importante progetto di rilancio e di promozione avviato dall'ente parco, nonché all'attenzione dimostrata dal governo regionale;
    data la particolare conformazione, non va trascurato in Calabria il fenomeno dell'erosione costiera, che sta «consumando» da alcuni anni in Italia oltre il 42 per cento dei litorali (Lo stato dei litorali italiani – Gruppo nazionale per la ricerca sull'ambiente costiero – Cnr – 2006); si tratta di un fenomeno in atto al livello globale che, secondo alcune stime, riguardano fino all'80 per cento delle spiagge esistenti sul pianeta. Gli studi di settore stimano che in Italia oltre 1600 chilometri di costa sono soggetti a fenomeni di erosione e si tratta, per la maggior parte, di spiagge «adatte» alla balneabilità;
    anche se si tratta di un fenomeno nazionale, in molte regioni l'erosione costiera raggiunge punte davvero allarmanti; in particolare in Calabria, regione caratterizzata da una grandissima estensione costiera, colpisce ben 300 chilometri su 700 chilometri regionali, ovvero il 43 per cento della sua costa;
    il 20 gennaio 2012 il Cipe, con l'approvazione della delibera cosiddetta «Frane e versanti», ha sbloccato 679,7 milioni di euro per interventi contro il dissesto idrogeologico nel Mezzogiorno, grazie ai quali verranno finanziati 518 interventi identificati tra il 2010 e il 2011, attraverso un processo di collaborazione tra le sette regioni del Sud interessate e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sulla cifra totale, 352 milioni di euro sono messi a disposizione dalle regioni sui programmi attuativi regionali e 262 milioni di euro attraverso i programmi attuativi interregionali. Le sette regioni del Mezzogiorno che beneficeranno degli interventi sono, oltre alla Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; in particolare, per la Calabria l'accordo sottoscritto prevede un importo complessivo di 220 milioni di euro;
    sul versante della giustizia, è necessario ricordare che la presenza dei tribunali costituisce un baluardo di garanzia di legalità irrinunciabile per assicurare il rispetto della legge;
    il decreto legislativo approvato nell'agosto 2012 dal Consiglio dei ministri e recante la nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, nel dare attuazione alla delega prevista dall'articolo 1, commi da 2 a 6, della legge 14 settembre 2011, n. 148, volta a riorganizzare la complessiva distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, ha recepito purtroppo solo in parte i rilievi posti dalle Commissioni giustizia della Camera dei deputati e del Senato, confermando la soppressione del tribunale di Rossano;
    la soppressione del tribunale di Rossano rappresenta la perdita di un importante presidio di giustizia che abbraccia uno dei territori più popolosi e complessi dell'intera regione, caratterizzato da enormi flussi di traffico lecito ed illecito, ed il cui controllo è fortemente ambito da una criminalità organizzata sempre più intraprendente e violenta; la cancellazione del tribunale di Rossano danneggia, quindi, ulteriormente la già precaria organizzazione giudiziaria della regione Calabria, sia per la situazione di forte deficit delle infrastrutture esistente, sia per la purtroppo non trascurabile presenza di organizzazioni malavitose sul territorio, oltre che causare un aggravio di lavoro sugli uffici rimanenti, già ora oberati di procedimenti pendenti;
    l'organizzazione giudiziaria della Calabria, tra l'altro, era stata oggetto di un'importante relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, che aveva proposto un piano straordinario con interventi immediati a sostegno degli uffici giudiziari e della polizia giudiziaria calabresi, dando la possibilità agli stessi di acquisire risorse umane (anche temporaneamente), tecnologie, strutture e mezzi adeguati; tali interventi si rendono necessari dopo una serie di gravissimi episodi che hanno caratterizzato l'ultimo anno e che «confermano ancora una volta l'inquietante potenza criminale della ’ndrangheta, che ormai si è insinuata in tutto il paese, in Europa e nel mondo»;
    occorre, inoltre, tener conto della circostanza che la geografia giudiziaria della Calabria rispettava sostanzialmente i parametri di una dislocazione per territori omogenei, senza disfunzioni o presenza di tribunali di piccole dimensioni; semmai il problema è sempre stato costituito da una perenne carenza degli organici giudiziari e dal mancato allargamento delle piante organiche degli stessi, nonostante le ripetute richieste d'intervento. Richieste che non hanno mai trovato accoglimento da parte del Consiglio superiore della magistratura, nonostante le sollecitazioni pervenute tanto dal territorio quanto dai Ministri della giustizia che si sono succeduti;
    sul fronte della sanità, va innanzitutto rilevato che la Calabria è soggetta al piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario; in due anni, il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro, ovvero il presidente della regione, ha praticamente dimezzato il debito originario (pari a 259 milioni di euro), riducendolo di ben 140 milioni di euro, attraverso piani di razionalizzazione e potenziamento delle strutture esistenti, tenendo conto della necessità di mantenimento e miglioramento del livello di servizio;
    grazie a questi risultati, è stata erogata alla regione l'anticipazione della premialità per gli anni pregressi in relazione al debito ante 2007, è stato autorizzato un mutuo contratto con la Cassa depositi e prestiti, ed è stato altresì autorizzato l'utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate per la copertura del debito sanitario;
    lo stallo imposto alle attività avviate dal commissario delegato per l'emergenza socio-economico-sanitaria in Calabria ha, di fatto, posto un drammatico freno all’iter che, virtuosamente avviato, ha consentito, tra l'altro, l'avvio concreto delle attività legate alla realizzazione dei nuovi ospedali previsti dall'accordo di programma integrativo, sottoscritto dal Ministro della salute e dal presidente della regione Calabria in data 6 dicembre 2007 (ospedali della piana di Gioia Tauro, della Sibaritide, di Vibo Valentia e di Catanzaro), tappa imprescindibile del difficile percorso di miglioramento dell'offerta sanitaria in tutto il territorio regionale;
    con riguardo all'area relativa all'agricoltura, punto di forza del tessuto economico regionale, il fatto che la Calabria sia fra le prime tre regioni italiane per numero di aziende agricole garantisce anche la manutenzione ed il governo del territorio sia da un punto di vista orografico, sia da un punto di vista paesaggistico, aspetto non secondario rispetto al connubio con il turismo;
    il territorio regionale, con le sue specificità ambientali e paesaggistiche, rappresenta un elemento fondamentale per l'agricoltura: infatti, per effetto del microclima e per le condizioni morfologiche ed identitarie del territorio, l'agricoltura calabrese è di nicchia e fornisce prodotti di grande qualità. Tutto ciò che rappresenta ricchezza può venire meno se, in futuro, non si sapranno rappresentare, in sede di revisione della politica agricola comune, le istanze di questi territori e di queste specificità. Per cui il fatto stesso che la politica agricola comune porterà alla diminuzione di pagamenti diretti può rappresentare un elemento di debolezza per il futuro dell'agricoltura calabrese;
    in merito alle politiche di innovazione, dato il contesto europeo (in particolare il programma europeo Horizon 2020), nonché quello nazionale, che vede agenda digitale e start up innovative tra gli argomenti principali in fase di discussione all'interno del Consiglio dei ministri, la Calabria non può non essere destinataria ma, soprattutto, protagonista di una nuova stagione di progettazione nel settore dell'innovazione, dell'economia della conoscenza e dello sviluppo di nuove infrastrutture immateriali;
    le aree strategiche su cui appare opportuno definire azioni di intervento sono: politiche ed azioni a sostegno delle smart city, finalizzate all'adozione di modelli integrati di sviluppo urbano poggiati sui criteri di sostenibilità ambientale e sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; politiche ed azioni a sostegno dell'ormai noto paradigma «Internet delle cose»: dotare cioè il territorio della Calabria, come sta già avvenendo in tutta Europa, di sensori e oggetti intelligenti finalizzati alla governance del territorio, nonché politiche ed azioni a sostegno delle prescrizioni dell'agenda digitale italiana,

impegna il Governo:

   a sostenere il rilancio e lo sviluppo della regione Calabria e del Mezzogiorno attraverso un lavoro sinergico con le istituzioni locali, seguendo la strada già tracciata con una serie di iniziative che mirano:
    a) a valorizzare e rendere protagonista la porta sul mondo del Mezzogiorno che è l'infrastruttura di Gioia Tauro, sostenendo e supportando la regione presso la Commissione europea, nel percorso di definizione di misure di fiscalità di vantaggio nell'area retroportuale di Gioia Tauro attraverso la costruzione di una zona economica speciale, sul modello di quanto già sperimentato in svariati poli produttivi situati a ridosso di realtà portuali consolidate, che sia in grado di stimolare una rapida crescita attirando investimenti, e ad avviare un'interlocuzione con i gruppi imprenditoriali nazionali ed internazionali per l'insediamento di attività produttive rilevanti nell'area retroportuale di Gioia Tauro, attesi anche i benefici discendenti dalle misure proposte e dalle attività in corso legate alle misure di sostegno alle attività produttive incluse nell'accordo di programma quadro «Polo logistico intermodale di Gioia Tauro»;
    b) a predisporre un piano unitario strategico e condiviso per il rilancio del sistema infrastrutturale della regione e del Mezzogiorno, attraverso un'importante e mirata azione nei confronti delle aziende che operano per garantire il servizio pubblico, affinché siano assicurati investimenti e politiche di innovazione, con particolare riferimento alla realizzazione dell'alta velocità fino a Reggio Calabria;
    c) ad assicurare un nuovo approccio alla questione infrastrutturale per non rischiare un'ulteriore contrazione dei livelli occupazionali e un ridimensionamento delle esigenze di mobilità da parte dei cittadini calabresi, attivandosi per completare i lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e della strada statale 106 jonica;
    d) a sostenere forme di tutela nei confronti dei disagi e degli squilibri che la presenza di particolari vulnerabilità del tessuto socio-economico calabrese amplifica nel contesto dei servizi di trasporto su gomma, le cui irregolarità sul fronte dell'offerta creano disagi ed evidenti squilibri agli operatori di un comparto il cui efficiente funzionamento dipende, in primis, dal rispetto delle precise disposizioni legislative in materia;
    e) a potenziare l'aeroporto internazionale di Lamezia Terme per permettere collegamenti di passeggeri e merci sempre maggiori, e ad attivarsi, in conformità a quanto previsto dal piano nazionale degli aeroporti elaborato dall'Enac, per consentire il potenziamento degli aeroporti calabresi, affinché questi possano essere pienamente inseriti nella riorganizzazione e nella razionalizzazione del settore dei trasporti aerei al rango di aeroporti nazionali, tenendo conto della pluralità di azioni avviate tanto dalla regione quanto dalle società di gestione, nonché dell'impatto strategico delle strutture nel contesto regionale e dell'intero Mezzogiorno;
    f) a promuovere un piano di valorizzazione delle risorse ambientali calabresi, prestando particolare attenzione ai parchi naturali, alle riserve naturali terrestri ed alle riserve marine, oltre a potenziare gli interventi di tutela ambientale, con attente attività di controllo;
    g) ad attivare un tavolo tecnico tra Governo e regione a sostegno dell'attuazione della riforma del settore idrico regionale e dell'elaborazione di un piano coordinato di misure tese alla valorizzazione della risorsa idrica, anche in linea con le politiche nazionali e comunitarie, favorendo un'interlocuzione con gruppi imprenditoriali attivi nel settore dell'uso produttivo delle risorse idriche, attese le rilevanti potenzialità del territorio calabrese;
    h) a sostenere gli sforzi profusi dalla regione per l'attuazione di interventi strutturali di contrasto ai movimenti franosi, alle esondazioni e all'erosione costiera, mediante la previsione di uno sforzo eccezionale in termini di priorità di scelte e di risorse finanziarie, per la messa in sicurezza dei centri urbani e degli insediamenti produttivi, che consentirà di assicurare ai cittadini ed agli operatori economici un contesto di generale sicurezza e di più salda certezza degli investimenti effettuati;
    i) a sbloccare il finanziamento di 220 milioni di euro previsti per la Calabria dall'accordo Cipe del 20 gennaio 2012 richiamato in premessa, al fine di attuare gli interventi per la messa in sicurezza del territorio;
    l) a realizzare, secondo le linee tracciate dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, con la relazione approvata all'unanimità il 25 gennaio 2012, un'organizzazione degli uffici giudiziari calabresi che non faccia abbassare i livelli dei presidi di legalità nell'interesse dei cittadini, per le evidenti ragioni legate alla specificità territoriale ed all'impatto della criminalità organizzata, rivalutando la decisione relativa alla soppressione del tribunale di Rossano;
    m) in materia di sanità, a mantenere gli impegni recentemente assunti, adottando ogni possibile iniziativa diretta a superare l'attuale blocco delle attività del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari, predisponendo ogni atto utile alla prosecuzione dell'attuale fase commissariale in gestione ordinaria, al fine di procedere al raggiungimento di un obiettivo strategico per il miglioramento della sanità calabrese, che è rappresentato dalla realizzazione delle nuove strutture ospedaliere (di Sibaritide, Gioia Tauro e Vibo Valentia) già finanziate e in fase di procedura di aggiudicazione;
    n) a riconoscere alcune aree già individuate dalla giunta regionale (Gioia Tauro, Crotone, Vibo Valentia) quali «aree di crisi industriale complessa», attivando le procedure previste dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante «Misure urgenti per la crescita del Paese»;
    o) a promuovere la realizzazione di un fondo per le imprese calabresi con applicazione del credito d'imposta, strumento molto apprezzato dalle aziende per le sue caratteristiche di semplicità, automaticità e trasparenza, concesso sempre nel rispetto dei criteri e dei limiti di aiuto stabiliti dalla Commissione europea;
    p) a sostenere, nell'ambito dei negoziati per la riforma della politica agricola comune, una politica non penalizzante dei pagamenti diretti, e a individuare interventi specifici per il sostegno all'agricoltura calabrese e alla produzione di alta qualità;
    q) ad attuare specifiche politiche ed azioni a sostegno delle prescrizioni dell'agenda digitale italiana all'interno del territorio della regione Calabria, attraverso il completamento della banda larga, l'avvio di azioni nell'area dell’open government e degli open data per «aprire» gli strumenti di governance politica alle esperienze locali di cittadinanza attiva.
(1-01128) «Cicchitto, Corsaro, Santelli, Baldelli, Galati, Dima, Golfo, Antonino Foti, Traversa, Aracu, Bertolini, Bianconi, Cicu, Di Virgilio, Laffranco, Osvaldo Napoli, Saltamartini».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)


   La Camera,
   premesso che:
    la Calabria vive in questo periodo un momento difficile, di sofferenza, con ampie zone grigie di remissività allo stato attuale delle cose in ogni settore, e non riesce a liberarsi da alcuni limiti, figli di una cultura delle clientele e del favore, in luogo di quella del primato dei diritti, che ne impediscono un sano ed armonioso sviluppo della vita sociale, economica e politica;
    la politica «di clientela» in Calabria occupa troppi spazi e specula sui bisogni delle fasce più deboli della popolazione, impedendo colpevolmente la soluzione definitiva dei problemi. La particolare debolezza degli apparati produttivi e delle relazioni di mercato, l'asfissia di presidi democratici autonomi, la fragilità del tessuto associativo, la diffusione pervasiva di insediamenti mafiosi, il peso patologico del settore pubblico nell'economia fanno sì che nella regione la politica rappresenti il grande e tendenzialmente unico regolatore della vita di ciascuno e di tutti;
    i rappresentanti politici devono tornare ad essere modello di eticità, lungimiranza e dedizione alla cosa pubblica, ancor di più in una regione come la Calabria, afflitta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, da incuria e dispregio generalizzato per i beni pubblici. La politica deve tornare ad essere competenza, capacità, responsabilità;
    secondo un report della Banca d'Italia, nel 2011 l'attività economica della Calabria ha ristagnato dopo il lieve recupero del 2010;
    secondo le indagini della Banca d'Italia presso le imprese industriali con almeno 20 addetti, il 53 per cento delle aziende con sede in Calabria ha registrato un calo del fatturato, contro il 45 per cento che ha osservato un aumento. Per il 2012, il saldo dei giudizi delle imprese sul fatturato è previsto in peggioramento;
    il permanere di ampi margini di capacità inutilizzata e i segnali di ulteriore rallentamento della domanda, a cui si sono associate, a partire dalla seconda parte del 2012, le tensioni sulle condizioni di finanziamento hanno ostacolato gli investimenti da parte delle imprese: nel 2011 il saldo tra la percentuale delle aziende che indicano un incremento degli investimenti e quelle che ne indicano un calo è diventato negativo; nel 2012, in base alle indicazioni delle imprese, l'accumulazione di capitale dovrebbe diminuire ancora;
    le esportazioni di merci della regione hanno rallentato, continuando a crescere meno di quelle del Mezzogiorno e dell'Italia, per effetto di un forte calo delle vendite verso l'Unione europea e, in particolare, verso i Paesi in cui è in atto una crisi del debito (Spagna, Grecia, Portogallo);
    i comparti dell'agroalimentare, dei prodotti chimici e dei macchinari, che complessivamente costituiscono oltre il 70 per cento delle esportazioni, hanno subito una flessione;
    il settore delle costruzioni ha risentito in maniera accentuata dell'avversa congiuntura economica. Secondo l'indagine della Banca d'Italia presso le imprese del settore, la produzione e l'occupazione si sono ridotte. Sul mercato dell'edilizia residenziale, le transazioni sono diminuite per il quinto anno consecutivo;
    con riferimento ai soli servizi privati non finanziari, l'indagine della Banca d'Italia su un campione di imprese con almeno 20 addetti segnala che il 55 per cento delle imprese ha registrato un calo del fatturato, mentre solo un quinto di esse ha indicato un aumento. L'andamento del commercio ha riflesso la diminuzione del reddito disponibile reale e dei consumi delle famiglie;
    sono diminuite sia le immatricolazioni di autovetture, sia le vendite di altri beni durevoli. Ha, invece, avuto un andamento positivo il settore del turismo, dopo un triennio di crisi;
    nel 2010, il tasso di disoccupazione tra i giovani calabresi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni è stato del 39 per cento. Questo, a fronte di un tasso di scolarità maggiore che nel resto del Paese. Nel 2008, la percentuale dei giovani iscritti alla scuola secondaria superiore era del 97,6 per cento. I laureati sono passati da 5.800 nel 2001 ad una cifra pari a 13.500 nel 2008;
    oggi si stima che il tasso di disoccupazione giovanile sia salito addirittura al 65 per cento, mentre quello delle donne al 41 per cento. Un notevole capitale umano, poco utilizzato. Infatti, soltanto il 28,3 per cento dei giovani tra i 15-34 anni risultano occupati. Un capitale umano che prende la strada dell'emigrazione e che vede come prima regione di destinazione dei flussi migratori la Lombardia e come seconda l'Emilia Romagna;
    la probabilità di trovare lavoro entro un anno per i disoccupati calabresi è stata sensibilmente influenzata dalla crisi economica, scendendo dal 29 per cento del 2008 al 23 nel 2010, valore in linea con quello del Mezzogiorno, ma inferiore di oltre cinque punti alla media nazionale;
    le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono cresciute fortemente nel 2011, sebbene meno che nel 2010, con un andamento molto più negativo di quello del Mezzogiorno;
    in Calabria l'area del precariato comprende anche un bacino piuttosto largo di lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Sono più di cinquemila (5.200) i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in Calabria, rispetto ai quali si perpetuano i problemi della mancata adozione di misure organiche di stabilizzazione e dell'incertezza di fondi per pagare i sussidi;
    nel corso del 2011 la crescita del credito erogato dagli intermediari bancari alla clientela residente in Calabria ha decelerato rispetto al 2010 ed è stata simile a quella media nazionale. Nei primi mesi del 2012, secondo i dati provvisori, i prestiti bancari sono lievemente diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2011;
    nel 2011 i prestiti bancari alle famiglie consumatrici hanno rallentato; alla riduzione del ritmo di crescita registrata dai finanziamenti erogati per l'acquisto di abitazioni si è associato il calo del credito al consumo nella seconda parte dell'anno. A dicembre 2011 il tasso di interesse medio sui mutui per l'acquisto di abitazioni era superiore di 1,1 punti percentuali rispetto a un anno prima. La crisi si è riflessa in una minore partecipazione delle famiglie al mercato dei mutui immobiliari; negli anni più recenti le nuove erogazioni si sono orientate nuovamente verso formule indicizzate;
    in Calabria la crisi nel 2011 ha bruciato 249 imprese, praticamente ci sono stati 15,8 fallimenti ogni 10 mila aziende attive. A livello regionale – come rivela lo studio sull'andamento dei prestiti al sistema imprenditoriale negli ultimi dieci mesi – i più penalizzati sono gli imprenditori calabresi. Con il ricorso ai prestiti bancari, gli imprenditori delle piccole aziende calabresi sono, infatti, chiamati a pagare i tassi di interesse più alti (9,11 per cento): una regola che vale sia per il settore delle costruzioni (dove i calabresi pagano tassi dell'8,10 per cento) che per quello del manifatturiero e dei servizi. Anche in questo caso è forte divario tra Nord e Sud: in Trentino, per esempio, l'accesso al credito è relativamente meno caro: interessi al 5,5 per cento. Quasi la metà;
    l'accesso al credito è ormai sempre più un privilegio per pochi e da qui al prossimo futuro ci si troverà molto spesso dinnanzi ad imprese che «chiudono per crediti» non riscossi, e con debitore – ovviamente – la pubblica amministrazione. Infatti, ad esempio, le aziende sanitarie locali possono arrivare ad accumulare ritardi anche di oltre 4 anni;
    in un contesto così sfavorevole non aiutano, anzi penalizzano fortemente, le decisioni del Governo in materia di riduzione della spesa, in particolare sul pubblico impiego, dove addirittura si corre il rischio di mettere in discussione i livelli occupazionali esistenti, oltre che rendere, di fatto, impossibile l'accesso delle nuove generazioni al mercato del lavoro pubblico;
    gli stessi interventi previsti nel piano per il Sud varato dal Governo rischiano di essere riduttivi se non inquadrati in un modello di sviluppo compatibile con le specificità territoriali e, quindi, funzionali ad una rapida integrazione della regione Calabria nel sistema produttivo nazionale ed internazionale;
    in questo contesto, le questioni del lavoro in una regione come la Calabria, caratterizzata dalla drammatica stratificazione di emergenze sociali, ambientali e civili, possono trovare soddisfacente riscontro solo nell'ambito di comuni strategie di sviluppo;
    la più grande di dette emergenze, tale da mettere a repentaglio il futuro stesso del territorio, è data dal dissesto idrogeologico. Il degrado della regione, da questo punto di vista, evoca in termini inderogabili ed urgenti una sorta di rivoluzione culturale nelle strategie di Governo. È necessario addivenire all'allestimento di un complessivo piano di riqualificazione ambientale, sulla cui attuazione concentrare tutte le risorse finanziarie reclutabili in campo europeo, nazionale e regionale. Tale iniziativa, nel risistemare un territorio altrimenti inidoneo a qualunque sviluppo, garantirebbe un consistente tasso occupazionale, soprattutto appannaggio dei giovani, che sempre più numerosi abbandonano la loro terra alla ricerca di lavoro e di futuro;
    le condizioni del mare calabrese sono oggettivamente precarie. Questo dato, insieme a quelli inerenti al territorio, evidentemente pregiudicano, soprattutto, lo sviluppo del turismo verso il quale, indubbiamente, la Calabria può e deve aspirare;
    dal punto di vista ambientale la Calabria è «formalmente» in emergenza. La dichiarazione dello stato di emergenza è del 1997. In dodici anni per la gestione dell'emergenza ambientale in Calabria si sono avvicendati 11 commissari;
    dopo 12 anni di commissariamento, sul versante del ciclo integrato dei rifiuti, la Calabria è ancora all'anno zero, nonostante alcuni esempi di virtuosità riscontrabili in pochi comuni che, con propria iniziativa, hanno applicato il metodo della raccolta differenziata;
    i pochi impianti di trattamento e smaltimento esistenti in Calabria stanno esaurendo le loro capacità di intervento. La situazione è delicata e potrebbe esplodere da un momento all'altro. In Calabria ogni mille metri di costa c’è un depuratore. In tutto sono 700. Quelli sul litorale, però, sono solo tubi che fanno viaggiare tonnellate di rifiuti, avanti e indietro. Sono depuratori «fantasma». Il mare è sempre sporco, in certi giorni la schiuma biancastra è una striscia lunga 250 chilometri. Il Tirreno è diventato il bidone dell'immondizia di 2 milioni d'abitanti;
    un obiettivo decisivo è, dunque, connesso al potenziamento ed allo sviluppo in Calabria di attività diffuse legate all'economia verde. La sostenibilità ambientale quale patto tra le varie generazioni sarà sempre più la sfida e il metro di valutazione delle politiche pubbliche e degli investimenti economici a scala globale;
    un altro obiettivo importantissimo è relativo alla costruzione di una nuova e più efficace concezione di welfare, basato meno su trasferimenti monetari assistenziali ai singoli e più sull'offerta di servizi di sostegno ai bisognosi e ai meritevoli. Si assiste poco e male chi ne ha bisogno e disabili, ammalati cronici, intere categorie sociali sono lasciate sole. È necessario un welfare inclusivo e attivo, orientato a creare le condizioni per assicurare maggiore coesione;
    questa sfida appare tanto più difficile in quanto il governo Scopelliti dimostra tutta la propria indifferenza, se non vere e proprie ostilità, nei confronti dell'innovazione quale sistema di rigoroso rispetto delle necessità regionali. Basti rievocare l'inaccettabile «legge casa» che sostanzialmente determina una brutale espansione dei tassi della volumetria edificabile che già oggi, soprattutto lungo le coste, spicca per incompletezza strutturale e disseminato insediamento territoriale. Tanto più che da accreditatissime valutazioni di settore si desume l'inquietante dato per cui in Calabria esiste un numero maggiore di abitazioni rispetto agli abitanti;
    la stessa utilizzazione dei fondi europei ha conosciuto di recente una destinazione, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, dal chiaro tenore clientelare, rispetto al quale occorrerebbe con immediata risolutezza prendere le distanze;
    un grande piano di riqualificazione ambientale comprenderebbe, di fatto, la tutela e la valorizzazione dello straordinario patrimonio storico, archeologico e naturalistico, effettivo presupposto di uno sviluppo soprattutto turistico davvero strutturale;
    in questo quadro è inammissibile la persistenza del commissariamento per l'emergenza ambientale che per lunghi lustri ha, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, semplicemente sperperato qualche miliardo di euro senza assicurare alcun reale ritorno in termini di servizio alla popolazione;
    va citata la specifica realtà crotonese, in attesa da quasi un ventennio di un processo di decontaminazione quale intervento risarcitorio dei danni procurati all'ambiente e alla salute dei cittadini lungo oltre mezzo secolo di industrializzazione priva dei minimi presidi strutturali e tecnologici, atti a scongiurare effetti purtroppo ancora in essere e dalle proporzioni davvero drammatiche;
    la straordinarietà delle sfide presenti nella realtà calabrese, proporzionali a una sistematica inidoneità di governo, evocano responsabilità di indifferente colorazione politica;
    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2012, è stata decretata la compatibilità ambientale e il beneplacito al proseguimento dell'iter autorizzativo della centrale a carbone di Saline Ioniche, in provincia di Reggio Calabria. Ma sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito il principio secondo cui la localizzazione degli impianti energetici non possa avvenire in assenza di intesa con la regione interessata (si veda la sentenza n. 383 del 2005). La letteratura scientifica dimostra in maniera inequivocabile come gli impianti a carbone costituiscono un danno conclamato alla salute delle persone e dell'ambiente. L'impatto sanitario del carbone, anche prendendo a riferimento gli impianti più moderni, è valutato almeno 5 volte superiore a un equivalente impianto a gas rispetto alle morti premature causate dall'inquinamento e circa doppio in termini di emissioni di gas climalteranti;
    la destinazione del territorio calabrese a centro per la produzione energetica non può che minare alla base ogni seria prospettiva di sviluppo turistico e agricolo della Calabria, le uniche concrete e valide alternative economiche e occupazionali a lungo termine a una miope politica economica che vede il futuro della Calabria nero come il carbone;
    in riferimento all'altra grande questione che è quella infrastrutturale, al di là di un qualche progresso registrato nei lavori di ammodernamento della A3, permane non solo la consueta deficienza viaria e ferroviaria, ma addirittura la regione è oggetto di una spoliazione di servizi che, se non riparata, è destinata a desertificare gran parte del suo territorio. In questi termini, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono violati persino fondamentali diritti costituzionali;
    la spesa dello Stato per il ponte sullo Stretto, a parte ogni altra considerazione, porterà a rinunciare alla realizzazione di opere ben più importanti e urgenti:
     a) ferroviarie: dal potenziamento e collegamento della rete tirrenica con Taranto e Bari al potenziamento dei collegamenti tra Catania, Messina e Palermo, fino all'adeguamento di linee vecchissime come la Palermo-Agrigento e la Ragusa-Catania;
     b) portuali: con il rafforzamento dei collegamenti e delle strutture nelle aree portuali di Messina, Palermo, Trapani, Catania, Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Taranto;
     c) stradali: dall'adeguamento della statale jonica al completamento dei collegamenti alla A3 in Calabria al completamento della Palermo-Messina, fino all'adeguamento dei collegamenti tra Catania, Siracusa e Gela;
    per quanto concerne i trasporti ferroviari, i problemi principali sono dovuti all'obsolescenza delle carrozze, alla mancanza di servizi alle fermate, ai guasti alle linee elettriche;
    in nessuna regione italiana l'ammontare degli stanziamenti per il servizio (ossia il contributo a Trenitalia o agli altri concessionari per avere più treni in circolazione) e per l'acquisto di nuove carrozze arriva nemmeno allo 0,4 per cento del bilancio regionale;
    i container movimentati nel Mediterraneo mediante transhipment tra il 2006 e il 2015 cresceranno del 50 per cento; le movimentazioni Nord-Sud e viceversa nel Mediterraneo danno un ruolo decisivo al porto di Gioia Tauro se verranno sistemati e attivati i servizi ferroviari. Diventa indispensabile costruire una piattaforma logistica transnazionale che gestisca la distribuzione di merci nel continente europeo. Va costruita una rete che, oltre agli attuali porti di Corigliano e Rossano, dovrebbe coinvolgere anche i porti di Messina, Catania e Augusta. Occorre progettare e realizzare un distripark, una piattaforma logistica avanzata dove le merci vengono prelevate dai container e, attraverso attività logistiche e l'immissione di valore aggiunto (quali il confezionamento, l'etichettatura, l'assemblaggio, il controllo di qualità e l'imballaggio), vengono poi preparate per la spedizione, adattandole alle richieste del cliente finale e ai requisiti del Paese di destinazione. Questo sistema può determinare una ricaduta positiva a livello occupazionale per la molteplicità delle competenze necessarie;
    la strada statale 106, fatta eccezione per alcuni tratti, è l'identica infrastruttura degli anni ’30: non solo bandiera di arretratezza ma elemento di emarginazione di circa metà della popolazione regionale. A fronte di tutto questo le Ferrovie continuano a disconoscere il diritto alla mobilità dei calabresi e lo stesso Governo nazionale si appresta a cancellare due strutture aeroportuali. La cosa appare ai firmatari del presente atto di indirizzo come inquietante cifra della scarsa conoscenza, da parte dell'attuale Ministero, della realtà di un'intera regione;
    in Calabria si è consolidata una vera e propria «metodologia del disservizio». Tale metodologia è l'aspetto prevalente del sistema sanitario in Calabria, mostrando sempre le stesse caratteristiche di un sistema caratterizzato da debolezza strutturale in una micidiale combinazione tra Governo regionale, che non riesce a imporre scelte di rinnovamento, governo aziendale, troppo spesso senza capacità di gestione, degrado e inadeguatezza strutturale dei presidi sanitari, disorganizzazione amministrativa e gestionale, comportamenti professionali non adeguati. Tale «metodologia del disservizio» a volte può risultare fatale, pregiudica le esigenze assistenziali, impedisce un efficace governo della spesa e conduce a rilevanti disavanzi finanziari;
    il deficit corrente che si accumula ogni anno è pari ad altri 200-250 milioni di euro. La giunta Scopelliti ha certificato il debito del settore in 1,45 miliardi di euro;
    la Calabria, con 2.011.677 abitanti, ha una rete ospedaliera composta da 37 strutture pubbliche e 35 case di cura accreditate. Il rapporto tra strutture ed abitanti è di una ogni 27.937. Da una recente indagine risulta che almeno 25 delle 37 strutture sono da considerarsi inutili, antieconomiche e assommano servizi improduttivi e ripetitivi. Appare singolare la coincidenza tra reparti ospedalieri scarsamente funzionanti e cliniche private, situate a poca distanza, che operano in maniera valida sulle stesse funzioni specialistiche «disastrate» degli ospedali;
    la Calabria è la regione con il più alto numero di posti letto nelle strutture private (il 32 per cento contro il 19 per cento nazionale). La spesa per la sanità privata è tra le più alte d'Italia, pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro all'anno (dato 2005). Nello stesso anno la spesa per le strutture pubbliche era di 1 miliardo e 600 milioni. Il secondo dato è che in Calabria il 94 per cento delle strutture socio-assistenziali sono private. Molto spesso tali numeri nascondono non solo sprechi, ma anche vere e proprie truffe;
    con un numero di strutture, pubbliche e private, abnorme rispetto alle dimensioni della regione, la Calabria non figura tra le regioni virtuose, anche con riferimento al problema delle liste d'attesa;
    non si può certo trascurare il ruolo della criminalità organizzata nel mancato sviluppo della regione. In testa alle preoccupazioni degli operatori economici risultano i problemi dell'usura e dell'estorsione. Serve un'analisi e una riflessione sui costi della criminalità in termini di mancato sviluppo e rallentamento dell'economia locale. Si rileva, peraltro, una recrudescenza degli episodi di violenza e criminalità, con un marcato aumento soprattutto nell'area del capoluogo e dello Ionio;
    un territorio riesce ad essere competitivo se è in grado di produrre conoscenza, ovvero se risulta capace di fare ricerca, elaborando le conoscenze scientifiche per future applicazioni produttive e, quindi, producendo innovazione. Da qui l'importanza, da una parte, dei processi di formazione e di accumulazione della conoscenza, responsabili della qualità delle risorse umane, e, dall'altra, del legame tra ricerca scientifica e industria, in quanto passaggio indispensabile per la crescita tangibile del sistema economico;
    lo sviluppo civile e lo stesso sviluppo economico della Calabria dipendono dalla qualità delle risorse umane, dalle competenze e conoscenze diffuse nell'intero corpo sociale. La conoscenza è l'ingrediente di base del nuovo paradigma di sviluppo. Solo attraverso rilevanti e sistematici investimenti nella formazione e nell'istruzione è possibile conseguire livelli di qualità delle risorse umane adeguati ai nuovi bisogni dell'odierna società della conoscenza;
    la lotta alla ’ndrangheta deve essere prioritaria, preventiva, quotidiana e non estemporanea dettata solo dalle emergenze. I calabresi sono desiderosi di riscatto e la lotta alle cosche passa anche, e soprattutto, dalla questione morale, divenuta ormai in Calabria più un accessorio che un valore da mantenere e perseguire,

impegna il Governo:

   ad attuare un'immediata inversione di tendenza nelle politiche finora praticate, come richiamata nelle premesse, in assenza della quale, senza alcuna indulgenza a tentazioni retoriche, la Calabria verrebbe definitivamente rigettata al di fuori del contesto nazionale ed europeo e, al contempo, alcune sue aree interne escluse dallo stesso contesto regionale;
   in particolare, a produrre uno sforzo straordinario per velocizzare, per quanto di competenza, tempi e procedure per l'erogazione dei fondi strutturali, accelerando programmi e progetti attraverso un corretto e celere utilizzo delle risorse, orientando la spesa verso tre principali ambiti d'intervento: infrastrutture, investimenti e lavoro;
   a promuovere la convocazione di un tavolo tecnico, compartecipato dai principali attori della filiera agrumicola, per formulare le linee programmatiche di indirizzo e di intervento volte a contenere i costi di produzione, riorganizzare la commercializzazione e migliorare la qualità dei prodotti, rivedere la politica dei prezzi, adoperandosi affinché le arance calabresi possano ricevere adeguata remunerazione in rapporto alla loro qualità e genuinità e a sostenere l'inserimento, nel piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale, di misure per la conversione e diversificazione agrumicola, dando la priorità alle zone ad agrumicoltura commercialmente obsoleta;
   a promuovere una rimodulazione del fondo sociale europeo, concentrando le misure esclusivamente sulla «occupabilità» per dare risposte immediate ai tanti giovani calabresi sul fronte occupazionale;
   ad attivare uno specifico «tavolo Calabria» tra il Governo, gli enti territoriali e le rappresentanze delle parti sociali, mirato a superare le criticità esistenti e a favorire la piena integrazione della regione nel sistema Paese mediante iniziative per:
    a) il ripristino di una fiscalità di vantaggio per le imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato;
    b) un piano straordinario, anche con risorse europee aggiuntive, per svuotare il bacino del precariato nel settore pubblico (lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità);
    c) il sostegno agli investimenti nella green economy;
    d) il collegamento tra la riqualificazione ambientale e le politiche per l'occupazione;
    e) il sostegno alla riqualificazione dei centri storici, agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all'adeguamento sismico ed al risparmio energetico);
    f) la promozione di un'agricoltura di qualità tramite:
     1) la riduzione delle accise gravanti sui carburanti, da applicarsi al prezzo alla pompa del gasolio e dei prodotti energetici destinati all'utilizzo in agricoltura, nella pesca e nell'itticoltura, per i prossimi 3 anni per affrontare la grave crisi del settore dell'agricoltura e della pesca professionale;
     2) l'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine o della provenienza del prodotto, nella pubblicità ed in ogni forma di comunicazione commerciale;
    g) l'accelerazione in sede comunitaria della proposta di inserire un capitolo sul Mediterraneo nel regolamento di base della nuova politica comune della pesca;
    h) il potenziamento e non smantellamento degli uffici giudiziari ubicati nelle aree ad alta densità mafiosa;
    i) la definizione di risorse certe per un piano organico di prevenzione e di recupero del dissesto idrogeologico;
    l) un nuovo impulso alla bonifica delle aree industriali dismesse del crotonese ex Pertusola ed ex Fosfotec;
    m) la rinuncia definitiva al ponte sullo Stretto;
    n) il ritiro del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2012 che ha decretato la compatibilità ambientale e il beneplacito al proseguimento dell’iter autorizzativo della centrale a carbone di Saline Ioniche;
    o) la predisposizione di un piano straordinario per il potenziamento e l'ammodernamento della rete viaria (A3, strada statale 106, strade di collegamento) e del sistema ferroviario, integrando con risorse nazionali le risorse del por Calabria destinate a questo ambito;
    p) il progetto, in riferimento al porto di Gioia Tauro, di una piattaforma logistica transnazionale che gestisca la distribuzione di merci nel continente europeo, costruendo una rete con i porti di Corigliano, Rossano, Messina, Catania e Augusta e mettendo in campo una piattaforma logistica avanzata (districpark), dove le merci vengono prelevate dai container e, attraverso attività logistiche e l'immissione di valore aggiunto, vengono poi preparate per la spedizione nei vari Paesi europei;
    q) la definizione di regole più stringenti per agire sulle situazioni di conflitto di interesse con le regioni di chi partecipa agli utili delle aziende sanitarie private accreditate;
    r) la definizione di regole nazionali che riducano i posti letto nella sanità privata e le convenzioni per quei servizi già sufficientemente offerti dal settore pubblico;
    s) un maggior sostegno finanziario agli atenei regionali, aumentando gli investimenti nella ricerca applicata (università, sedi del Cnr e altro);
    t) la permanenza in Calabria dei ricercatori, anche attraverso il finanziamento di tirocini di ricerca e/o di percorsi formativi di eccellenza nelle pubbliche amministrazioni, nelle università e nelle imprese.
(1-01129) «Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Messina, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».
(10 settembre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)