XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 685 di giovedì 13 settembre 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 9,30.
EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Bergamini, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Franceschini, Iannaccone, La Loggia, Lucà, Lusetti, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Paniz, Pisicchio, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 10.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto (A.C. 5423).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Grimoldi 1.10.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, gli emendamenti Zamparutti 1.46 e 1.42 sono stati ritirati dalla presentatrice.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 5423)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
Ricordo che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabi 1.56.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo emendamento, come anche altri, mira a migliorare il decreto-legge, prevedendo che gli interventi siano individuati preventivamente, onde evitare che, come spesso succede quando parliamo di soldi pubblici, si paghi a piè di lista. Però, devo sollevare al Presidente, ai colleghi e soprattutto al Governo un problema riguardante questo provvedimento, che lascia ulteriormente perplessi. Sottosegretario De Vincenti, il problema qual è? Ci avete detto che è un provvedimento importantissimo che salva l'Ilva. Noi sappiamo che non è molto importante e che non salva l'Ilva. Ci avete detto che serve a salvare tutte le imprese del nord, perché sennò si ferma l'Ilva. Noi sappiamo che non si ferma l'Ilva e, quindi, non si fermeranno le imprese del nord. Sappiamo che è un regalo per sistemare il porto di Taranto, cioè un regalo ai cinesi e al loro import. Però, se la vostra tesi fosse giusta, ci dovrebbe essere una righetta sul Corriere della Sera che dice: salvata l'Ilva, salvate le imprese, salvato il nord, salvata l'economia, salvata l'Europa e tutto il resto. Invece vi è scrit nagòt, non c'è scritto niente. Allora, sorge il dubbio che sia proprio, come diceva quella malalingua del collega Paolini, una marchetta. Se è un provvedimento così importante, perché il Corriere della Sera, che è il primo sponsor del Presidente del Consiglio Monti, non scrive nulla? Voi ricorderete che più di un anno e mezzo fa Monti ci ha spiegato, con un bell'articolone sul Corriere della Sera, che Berlusconi non andava bene, perché bisognava far la crescita. Il Governo doveva far la crescita e la crescita si fa tagliando le spese. Poi, si sa com'è, con i tempi che corrono, il mondo globale, l'informazione, google e tutto il resto, le cose vanno velocissime. Quindi, una volta si cambiava religione al massimo una volta nella vita e la storia aveva cicli di cento anni, il nostro Presidente del Consiglio, nel giro di pochi mesi, ha detto: solo tasse e niente tagli alla spesa e la crescita non è compito mio, ma devono farla le aziende. Al che uno si chiede: è vero che Berlusconi sta benissimo a fare il presidente del Milan e a gestire Mediaset, però non si capisce perché doveva venire Monti. Se poi il Corriere della Sera, che è il principale sponsor, su un provvedimento che voi ci avete detto essere così importante, non mette neanche una riga, ci sorge proprio il dubbio che abbiamo davvero, come abbiamo ripetuto, ragione noi. Perché qui non si vuol dire ai cittadini cos'è questo decreto-legge. Si raccontano delle balle e, siccome poi le balle sono insostenibili, si preferisce non dire niente. Però, questo in democrazia è un problema. È un problema se cala la cortina su provvedimenti dibattuti in Parlamento. È un problema se non c'è informazione e trasparenza, perché queste cose le facevano nei regimi dell'ex Unione Sovietica. Il Presidente del Consiglio Monti, che parla sempre di democrazia, trasparenza, meritocrazia, anche solidarietà, prima di tagliare le pensioni, dovrebbe venire qui a spiegarci e, se non viene lui, venga almeno il Ministro Clini. Capisco che vada a spiegare queste cose al Premier cinese, però se riuscisse a spiegarle anche a noi, noi saremmo più contenti. Il sottosegretario De Vincenti capita sempre in queste situazioni poco simpatiche e noi lo apprezziamo molto per questo. Però, noi vorremmo sapere davvero dal Governo e dai colleghi dell'opposizione se è un provvedimento serio o una ciofeca cui il Corriere della Sera non dedica neanche due righe.
Oppure è il Corriere della Sera che prende gli ordini da qualcuno, e quindi certe cose non le deve scrivere? Tra l'altro, il Corriere della Sera dedica anche tantissimo spazio - lo dico visto che abbiamo fatto una piccola digressione sull'informazione - all'agguato mortale ai diplomatici americani.
Peccato che non ci dica che il Corriere della Sera, il Presidente del Consiglio Monti e, soprattutto il Presidente della Repubblica Napolitano - in effetti, il Presidente del Consiglio Monti, al tempo, non c'era - hanno fatto una grande campagna contro Gheddafi, che era un pericolo, che era un potenziale terrorista, che era un servo del male. Pag. 3
Noi avevamo detto che, forse, il problema per gli americani e per tanti altri era il fatto che eravamo noi a fare la maggior parte dei commerci con la Libia e che in Libia potevano entrare religiosi anche negli ospedali e vi era tutta una serie di garanzie che non ci sono negli altri Paesi arabi.
Ora noi vorremmo sapere in che tipo di situazione stiamo andando, perché tra poco si voterà, abbiamo un Governo tecnico che non è votato dal popolo e adesso abbiamo anche dei giornali che non scrivono le notizie. Sarebbe interessante capire dove vogliamo andare a parare, perché stiamo cercando di fare una sorta di piccola Unione Sovietica. Capisco che, magari, ai compagni del Partito Democratico la cosa non dispiace più di tanto, però, visto il che modo si è evoluto, anche loro dovrebbero avere a cuore...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Torazzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questo emendamento si riferisce al Protocollo aggiuntivo indicato in premessa al decreto-legge. In particolare, riguarda il terzo comma dell'articolo 1 e chiede di aggiungere le parole: «da individuarsi preventivamente con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».
In realtà, si riferisce al Protocollo che è già oggetto del decreto-legge stesso, che ne viene considerato parte integrante e che costituisce il fondamento della nomina del commissario di cui al primo comma dell'articolo 1.
Questo tanto per chiarire il fatto che si interviene sul merito del provvedimento. Appare sostanzialmente pleonastica questa aggiunta emendativa al terzo comma, giacché i Ministeri competenti sono richiamati all'interno del primo comma e perché è di tutta evidenza che, sull'attuazione degli altri aspetti del Protocollo, quest'ultimo è abbastanza chiaro.
Si definisce la posta, che non deve superare un certo importo, mi pare quello di 20 milioni, a valere sul fondo sul dissesto idrogeologico, ma, sostanzialmente, si fa riferimento a un Protocollo che, già di per sé, è dettagliato, è allegato al testo del decreto-legge e si trova nel testo che tutti noi abbiamo a disposizione.
Quindi, è di tutta evidenza che si tratta di un emendamento che non ha una sua utilità ai fini del testo, perché individuare con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare gli aspetti del Protocollo, essendo lo stesso già il frutto di un accordo, di un'intesa, e già descritto ampiamente all'interno dello stesso provvedimento, è obiettivamente non necessario ai fini di una maggiore chiarezza.
Crediamo, per questo, signor Presidente, che sia opportuno attenersi al parere dato dal relatore, onorevole Ghiglia, che ringrazio per il lavoro che ha svolto in Commissione e per l'attenzione con la quale sta seguendo, anche in questo momento, il provvedimento in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabi 1.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesario, Cimadoro, Di Stanislao, Vassallo, Leo, Binetti, Mantovano, Dionisi, Barbato... ancora un minuto... onorevoli Craxi, Prestigiacomo, Gianni... onorevole Polledri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 367
Astenuti 2
Maggioranza 184
Hanno votato sì 44
Hanno votato no 323).
Prendo atto che i deputati Milo e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Borghesi 1.40.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1.40 formulato dal relatore.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi con questo emendamento chiediamo di prelevare i 20 milioni di euro - che vengono presi dal Fondo per il dissesto idrogeologico - da un'altro fondo del Ministero, in modo da lasciare quelli liberi per tutte le esigenze nazionali, che non sono solo a Taranto ma anche in altri siti.
Se il Governo indicasse la disponibilità a valutare l'opportunità comunque di reintegrare il Fondo da cui si prevede questo prelievo, potrei ritirare questo emendamento, ovvero se il Governo desse la disponibilità ad accogliere un ordine del giorno che impegni il Governo a valutare questa possibilità.
Non so se il Governo può rispondere su questo punto.
CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo è disponibile ad accettare un ordine del giorno che vada nella direzione indicata dall'onorevole Borghesi.
PRESIDENTE. Bene. Onorevole Borghesi?
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ringrazio il Governo e, quindi, ritiro il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Torazzi 1.69.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Torazzi 1.69 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, basterebbe avere dato un'occhiata con interesse e con attenzione al primo voto della mattinata per avere ben chiara la paternità del provvedimento.
Noi siamo qui da giorni a discutere e, guardando i monitor, abbiamo avuto la chiara e netta percezione della quasi totale assenza, all'inizio delle votazioni, del gruppo del PdL, e invece al contrario di una compatta presenza del PD. Potrebbe sembrare irrilevante dal punto di vista sostanziale ma dal punto di vista politico ha il suo peso, perché è evidente che su questo tema e su questo provvedimento stiano emergendo tutte le contraddizioni di questa maggioranza posticcia ma soprattutto il grande imbarazzo da parte dei nostri ex alleati di Governo del partito del Popolo della Libertà rispetto ad una proposta di legge, ad un decreto-legge, che non ha nessuno dei crismi che avevano contraddistinto l'azione del Governo precedente; non rispetta nessuno degli impegni per i quali si era stati insieme in maggioranza, non prende seriamente in considerazione nessuna delle modalità che aveva contraddistinto l'azione del Governo precedente.
È un intervento di assistenzialismo puro, che va nella direzione di porre in essere una serie di azioni che di fatto nulla hanno a che vedere con la gravità e la serietà del problema. È un provvedimento - ripeto - che continua a dimostrare tutto il proprio strabismo da parte di un Governo che, con tutta una serie di iniziative (come abbiamo ricordato nei giorni scorsi), ha già ampiamente dimostrato da che parte sta. La mobilitazione, al contrario, odierna del Partito Democratico ci dice esattamente quale sia l'interesse di questa parte di colleghi, di questa parte di Parlamento, nei confronti di una misura Pag. 5che con ogni probabilità si ritiene possa avere delle ricadute benefiche in termini politici elettorali a latitudini dove evidentemente per noi risulta più complicato cercare di trovare il consenso, ma per altri invece potrebbe rivelarsi essere un meccanismo buono per creare un nuovo serbatoio di voti o serbatoio elettorale.
Noi allora continuiamo con la nostra discussione, nonostante le urla qua dietro del mio collega Pepe; continuiamo a cercare di ribadire dei concetti con convinzione, e anche in questo caso ci occupiamo con questo emendamento del tema che attiene in modo specifico all'allocazione delle risorse che vengono destinate al provvedimento stesso. Qui noi abbiamo, come tutti sapete, assistito anche con una certa perplessità fin dalla fase iniziale alla modalità con la quale queste risorse sono state trovate. Abbiamo visto che, presi un po' dalla necessità di dover far fronte ad una emergenza sociale e politica di un territorio, il Governo, nel goffo tentativo di dare una risposta (sia pure impropria ma comunque una risposta) alle istanze che provenivano da quel territorio, ha scelto impropriamente di utilizzare risorse che a tutt'altro erano destinate.
Noi ci stiamo ponendo quindi nelle condizioni di chiedere con forza che si ragioni in modo organico sia sull'allocazione - ripeto - delle risorse che vanno destinate al provvedimento, sia sul fatto che questi capitoli di spesa possano essere organicamente risistemati in modo che non possano esserci delle conseguenze negative che derivano dal fatto che vengano usati, ad esempio, fondi per il dissesto idrogeologico per fare tutt'altro. Nel dibattito di ieri più volte abbiamo ribadito la necessità di vigilare con attenzione tanto sulla qualità delle risorse impegnate quanto sul fatto che queste potessero congruamente essere utilizzate ai fini della prosecuzione naturale di quelli che sono gli impegni che ci prendiamo con il decreto. Continuiamo a pensare che tutto ciò non sia avvenuto; non è stata fornita alcuna risposta né sulle coperture effettive né tanto meno sul fatto che su quei capitoli si potessero trovare le necessarie risorse, da utilizzare per ciò per cui sono state stanziate.
Noi ci chiediamo, domani cosa succederà quando dovessimo far fronte a certe situazioni, visto che l'autunno è ormai alle porte (c'è stata una lunga stagione estiva, non c'è dubbio, un'estate calda e lunga); con l'autunno alle porte, in un Paese dove normalmente siamo abituati a dover far fronte alle emergenze, dove andremo a ricercare le risorse che servono, se anche gli ultimi scampoli di capitoli, che non sappiamo nemmeno essere sopravvissuti, sono impegnati direttamente in qualcosa per il quale non c'entrano assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Torazzi 1.69, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Andrea Orlando, Gatti, Mondello, Galletti, Marsilio, Tanoni, Bossa, Coscia, Cesario, Iannaccone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 382
Astenuti 21
Maggioranza 192
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 334).
Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cavallotto 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, l'emendamento Cavallotto 1.57 vuole solamente portare un po' di trasparenza per quanto riguarda il finanziamento a questo provvedimento che non riguarda assolutamente l'Ilva, ma riguarda solo la bonifica delle aree circostanti inquinate del SIN di Taranto appunto, uno dei 56 SIN, l'unico, tra l'altro, finanziato con questo decreto-legge. Decreto-legge che recupera dei fondi dai capitoli dell'ambiente per sostenere altre spese sempre nell'ambito dell'ambiente, nella zona di bonifica del SIN di Taranto. Ma 20 milioni di euro che vengono recuperati dal capitolo del dissesto idrogeologico vuol dire proprio mettere la nostra realtà a zero e, quindi, azzerare quelli che sono i fondi che, invece, sarebbero altresì necessari per sistemare l'insieme delle realtà che sono state sottoposte e saranno sicuramente sottoposte in futuro a dissesto idrogeologico.
Questo avviene con un unico intento che è quello di assecondare le scelte che ha preso la procura di Taranto. Il Governo ha abdicato al suo ruolo, ha accettato questa imposizione, imposizione che va nel senso di dire: tu, Stato, devi fare quello che noi ti diciamo. E lo fai come? Lo fai perché te lo diciamo noi, attraverso un'ordinanza, ti obblighiamo. Allora lo Stato, invece che prendere le sue decisioni di programmazione, di finanziamento e di progettazione, accetta l'imposizione della magistratura, a scapito di tutti i territori, con i fondi di tutti gli italiani, in particolar modo dei nostri territori che, con l'IMU e con tutte quante le risorse che noi diamo allo Stato italiano, finanziano il SIN di Taranto. SIN di Taranto che è stato contrabbandato e venduto come fosse la giusta causa per salvare l'operatività negativa dell'Ilva e, invece, no, all'Ilva non si può intervenire, non si è fatta alcuna programmazione e, quindi, l'acciaio che arriverà al Nord avrà gli stessi problemi e gli stessi costi di prima. Quindi non c'entra niente con il portare un beneficio a quella che è la produzione dell'acciaio. È una pura operazione di assistenzialismo, come hanno detto anche prima i miei colleghi. È un'operazione che va nel senso di assecondare quella che è una decisione altra, di un altro potere dello Stato e siamo in una fase dove a decidere non è più questo Parlamento, non è più la politica.
Allora, l'emendamento Cavallotto chiede almeno di lasciare che questi fondi possano essere visti, approvati e verificati dalle Commissioni parlamentari. Questa trasparenza l'abbiamo sempre chiesta negli anni passati; in modo particolare, la chiedevano le forze di sinistra nelle Aule parlamentari. Doveva essere almeno un argomento di trasparenza pura e, invece, no, abdichiamo anche a questa fase. Qui non vuol dire comportare alcuna modifica degli impegni di spesa.
Il collega Cavallotto, con il suo emendamento, afferma che vogliamo almeno essere informati di come andiamo a spendere questi fondi. Ieri la collega Zamparutti affermava - e mi rivolgo a lei come mi rivolgo a tutti quei parlamentari verdi che hanno sempre condiviso di poter finanziare questi capitoli di spesa - che ci siamo resi conto che, per fare delle bonifiche, andiamo a togliere i soldi per sistemare le frane. Mi sembra che questa sia una situazione veramente disastrosa e sia solamente un'operazione fatta per assistere dei territori con motivazioni prettamente politiche, tant'è che in questo non erano presenti solamente quelli del PD questa mattina, ma era presente anche la compagine dell'UdC, quelli che sostengono il Monti-bis. È chiaro: se gli stanno finanziando la campagna elettorale, ben venga che noi ci troviamo ad essere dall'altra parte della barricata. Certo, siamo gli unici difensori di quelli che sono i nostri territori. Siamo i difensori della nostra realtà, siamo i difensori di quei fondi che noi mandiamo qui a Roma e vengono distribuiti in Sicilia, la scorsa settimana, ora a Taranto e dopodomani verranno distribuiti in tante altre realtà, perché siamo all'inizio della campagna elettorale e servono fondi per finanziare questa campagna elettorale all'UdC e al PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 7
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cavallotto 1.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sisto, Giammanco, Burtone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 361).
Prendo atto che i deputati D'Incecco e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bragantini 1.58, per il quale il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, anche questa mattina continua il dibattito e continua la discussione, anche se, come abbiamo avuto modo di vedere ieri, è una discussione unilaterale, che sente solo un'unica voce, la voce della Lega Nord, che continua a ripetere che stiamo discutendo di un provvedimento ingiusto, non equo, ma soprattutto di un provvedimento che non va a risolvere i problemi delle bonifiche e non va a risolvere il problema nello specifico dell'inquinamento e della bonifica del sito dell'Ilva di Taranto. Quindi è un provvedimento che non serve assolutamente a niente e che però è stato venduto, anche da un punto di vista mediatico, come il provvedimento che può salvare l'Ilva di Taranto, i livelli occupazionali, i problemi ambientali, i problemi igienico-sanitari, come appunto recita il titolo del provvedimento stesso. Nello specifico ci stiamo occupando delle risorse che sono state previste per gli interventi nell'area di Taranto, risorse che sono state previste tramite la sottrazione da parte di altri fondi. Come hanno ripetuto i miei colleghi e poc'anzi anche il mio collega Dussin, i fondi che vengono presi dal capitolo del dissesto idrogeologico e difesa del suolo sono dei fondi che non possono essere presi da questa parte, per poi essere dati ad una sorta di sistemazione ambientale e bonifica ambientale, anche se di questo non si tratta per quanto riguarda l'area dell'Ilva di Taranto. Ieri c'è stata una discussione e alcuni nostri colleghi hanno deciso di ritirare degli emendamenti che avevano lo stesso contenuto, perché c'è uno pseudo impegno del Governo, diciamo così, a valutare di rivedere prossimamente questi fondi.
Sinceramente, però, devo dire che siamo stanchi degli impegni del Governo, di impegni che il Governo dei professori continua ad assumere tramite ordini del giorno: abbiamo centinaia di ordini del giorno che impegnano il Governo a mettere da parte fondi per il dissesto idrogeologico; abbiamo centinaia di risoluzioni presso la Commissione preposta - l'VIII Commissione - su questo argomento; ma abbiamo anche mozioni approvate in quest'Aula in maniera bipartisan. Dunque, sinceramente, dobbiamo dire che questi strumenti - le mozioni, le risoluzioni, gli ordini del giorno - sono solo un «contentino» che il Governo dà per cercare di togliersi dall'imbarazzo e che, quindi, non hanno alcun valore, perché vediamo che effettivamente, poi, non trovano alcuna concretizzazione e alcuna risposta. Quindi, è sicuramente non giusto, è sbagliato che si continui su questa strada, togliendo i pochi fondi.
Dobbiamo dire, infatti, che per la difesa del suolo e per il dissesto idrogeologico ci sono pochissimi fondi: ricordiamo i 900 milioni di euro che, però, sono stati poi divisi tra le varie regioni tramite la firma dei protocolli d'intesa tra le regioni stesse. Le regioni - ricordiamolo - hanno inserito tutta una serie di sistemazioni e di interventi, concordati con gli enti locali e, Pag. 8quindi, c'è stato un lavoro molto certosino da parte delle regioni, degli enti locali, dei vari ambiti, dei consorzi, degli enti che sono competenti per materia. Ma ora sono vanificati anche questi sforzi.
Infatti, se andiamo a togliere fondi per inserirli in questo provvedimento - cosa che però poi non avrà alcun effetto -, chiaramente, andiamo a togliere fondi che le regioni avevano già stanziato e programmato. Si pensi che vi è anche tutta una serie di progettazioni in corso che rischiano ora di non trovare una loro chiara definizione.
Pertanto, in un momento in cui si parla - e questo Governo vuole sempre parlare - di riduzione della spesa, di razionalizzazione, e così via, è un po' una contraddizione togliere fondi per il dissesto e per la difesa del suolo, con interventi già programmati ed anche cantierizzabili in alcuni momenti, per destinarli ad un altro sito - il sito di Taranto - per una bonifica. Se il Governo, il Ministero dell'ambiente prevedesse, invece, un capitolo equo per quanto riguarda il capitolo bonifiche - che, come sappiamo, comunque, tocca una fetta molto importante del territorio, e soprattutto, l'abbiamo ripetuto ieri e continueremo a ripeterlo, il territorio del Nord, in cui si trova la maggior parte dei siti non solo d'interesse nazionale, cioè quelli riconosciuti, ma anche altri siti -, sarebbe sicuramente la strada giusta, la strada più equa; soprattutto, non andrebbe ad inficiare le programmazioni regionali e gli sforzi che gli enti locali - in particolare, gli enti locali virtuosi del Nord - hanno fatto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bragantini 1.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
I colleghi hanno votato? Onorevoli Pili, Fugatti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 415
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 368).
Prendo atto che i deputati Coscia e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Nicola Molteni 1.59.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Nicola Molteni 1.59 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, a margine di un dibattito che è durato ormai diverse settimane in questo Parlamento e che riguarda il tema più in generale della reindustrializzazione delle imprese compromesse dal punto di vista ambientale, della sostenibilità economica e della possibilità di continuare a svolgere la loro funzione socioeconomica all'interno del nostro sistema, credo che in questi giorni vada posta l'attenzione su tutta una serie di vicende per le quali noi continuiamo a non condividere le posizioni del Governo e che rischiano di trasformarsi in situazioni assolutamente pericolose in termini di tenuta e anche di tenuta sociale.
È di questi giorni, tra le altre questioni, la vicenda Alcoa, che ha un po' rubato la scena alla vicenda Ilva, per lo meno dal punto di vista dell'esposizione mediatica che la stessa ha riscontrato in termini di presenza sui media nazionali, e per la quale si prospetta una soluzione altrettanto confusa, disarticolata, inadeguata e purtroppo costosa, sempre a carico degli stessi. Parlo della ipotetica possibilità che Governo continui questa pseudo-trattativa con Glencore per l'acquisizione degli impianti Alcoa, dopo che, peraltro, cosa che Pag. 9avevamo salutato con favore, il realismo del Ministro Passera aveva escluso che per questo tipo di soluzione ci potesse essere uno sbocco immediato e che alla base delle difficoltà vi sia la effettiva non mancanza di volontà del gruppo Alcoa di andare avanti nel nostro territorio.
Ho fatto un passo indietro - ma ne parleremo nei prossimi giorni, sono sicuro che ne torneremo a parlare in quest'Aula - per ricordare come, in realtà, già nel protocollo a suo tempo sottoscritto del 2009, era prevista una proroga triennale del funzionamento degli impianti che scadeva il 31 dicembre di quest'anno e che scadeva in modo inequivocabile. In altre parole, la multinazionale americana ci aveva detto, con grande serenità, che produrre in Italia non era più conveniente e, a maggior ragione, non era conveniente farlo in Sardegna, e che, tra l'altro, nel frattempo, aveva scelto di investire realizzando in Arabia Saudita un impianto grande otto-dieci volte quello nostro, quindi con una capacità produttiva assolutamente ridondante rispetto alle dimensioni dello stabilimento italiano, che, peraltro, nel frattempo continuava a produrre perdite. Allora, noi come abbiamo risposto? Abbiamo risposto con il cosiddetto meccanismo della «superinterrompibilità», che ha permesso di avere un beneficio diretto sul costo dell'energia e che finisce con la fine dell'accordo, ossia a fine anno.
Adesso - la notizia è di ieri - cosa sceglie di fare il Governo? Dovrebbe decidere di andare a intervenire su quell'emergenza - e qui potremmo tornare indietro, perché mi piacerebbe capire perché su quell'emergenza si può intervenire e sulle altre no - facendo una scelta che è quella di andare a riposizionare le tariffe agevolate per l'energia previste dal vecchio decreto Bersani. Una scelta che, detta così, apparentemente sembrerebbe l'uovo di Colombo, cioè la possibilità di fare avere ad un'impresa l'energia a condizioni agevolate, e perché no? Se questo è un modo per salvare l'impresa perché non utilizzarlo? E noi diciamo: sì, però non è che questo modo di salvare l'impresa alla fine non ha nessun costo. Noi ci siamo posti il problema: ma alla fine chi paga? E ci siamo resi conto che a pagare il conto di questa eventuale scelta politica - tra l'altro, per importi importanti: un giornale stamattina stimava che il costo complessivo di questa operazione di agevolazione dell'energia per le aziende cosiddette energivore ammonti ad almeno 1,2 miliardi di euro - saranno i cittadini, perché noi paghiamo tutto nella bolletta.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, la invito a concludere.
GIOVANNI FAVA. Allora, se tutti i cittadini e le imprese - stante il fatto che la gran parte delle utenze commerciali e industriali si trovano al Centro-nord - saranno quelli che dovranno pagare il conto, ancora una volta, delle scelte di questo Governo, noi diciamo che si continua sulla stessa strada: a pagare saranno sempre gli stessi e, a parte il fatto che l'Unione europea non ce lo permetterà perché in questo caso si configurano gli aiuti di Stato, tuttavia, a prescindere da questo, ancora una volta questo Governo ha pensato che a dover pagare il conto di una grave inefficienza del sistema industriale del nostro Paese debbano essere le imprese e le famiglie del Nord. Anche in questo caso è una soluzione inaccettabile e noi continuiamo a giudicare in modo assolutamente negativo l'azione di questo Governo e della maggioranza che lo sta surrettiziamente sostenendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicola Molteni 1.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mondello, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 10
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 365).
Prendo atto che i deputati D'Antoni e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gidoni 1.15, per il quale il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il dibattito che stiamo svolgendo in questa settimana e che abbiamo svolto nella scorsa mette chiaramente in evidenza un aspetto molto importante: anche questo Governo, il Governo dei tecnici, il Governo che sicuramente doveva avere un approccio diverso, un approccio più tecnico, più pragmatico, non ha messo in campo alcuna politica in campo ambientale. Infatti, quando parliamo di bonifica non vediamo non solo risorse nei capitoli previsti, ma non vediamo nemmeno alcun tipo di provvedimento che vada nella direzione di definire quelli che sono i siti di interesse nazionale e la loro perimetrazione, e ciò anche per tutti gli altri siti minori. Inoltre, non vediamo alcun tipo di politica per la difesa del suolo, il dissesto idrogeologico e la prevenzione. Quindi, è chiaro che il Governo di tecnici, il Governo che doveva avere un approccio diverso, un approccio sicuramente più pragmatico, non ha sortito alcun effetto, e lo vediamo, sicuramente, anche con questo provvedimento. Infatti, come abbiamo avuto modo di ripetere - e non ci stancheremo mai di ripeterlo -, questo provvedimento è completamente vuoto, non aveva ragione d'essere se non quella, forse, di riempire il vuoto dettato dalla pausa di Ferragosto, visto che è stato l'argomento che ha tenuto banco durante tutto il periodo di Ferragosto. Allora sì che si sono rincorsi commenti, spiegazioni, giustificazioni e anche atteggiamenti diversi da quelli che avevamo visto nei confronti di sentenze che sono state emesse. Mentre, in passato, sentivamo da una parte politica sempre il solito ritornello, cioè che le sentenze non vanno interpretate ma devono essere prese per quelle che sono, ora abbiamo assistito, invece, a tutt'altro spettacolo.
Credo, invece, che il Governo dovrebbe - da qui, quindi, il fallimento totale di questo Governo - avere bene in mente quella che può essere una politica in campo ambientale e soprattutto nel campo delle bonifiche. Infatti, stiamo parlando di 57 siti di interesse nazionale, che hanno avuto un loro percorso e che sono stati presi in considerazione proprio per la loro valenza per i comprensori, per quelle che sono le dimensioni di interesse nazionale, però il nostro Paese ha altrettante centinaia di siti che non sono classificati come siti di interesse nazionale, ma che hanno una peculiarità e anche delle problematicità simili, se non a volte peggiori, di queste. Ricordo un sito che si trova in provincia di Vicenza, che è stato oggetto di una forte discussione, di contenziosi e di sentenze, è un ex Galvanica, la Tricom, nel comune di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, in cui vi è stato negli anni un inquinamento da cromo esavalente. Questo sito è adesso abbandonato, un sito in cui vi è una barriera idraulica che previene quello che può essere un inquinamento della falda, che altrimenti andrebbe a contaminare quelli che sono tutti i comuni che sono a valle della falda. Si tratta di una barriera idraulica che costa 300 mila euro l'anno, a carico del comune, e vi sono poi tutti gli altri interventi da realizzare. Si parla di un costo intorno ai 20 milioni di euro per bonificare questo sito, ma non si trovano le risorse.
Oppure il comune e la regione Veneto si devono accollare le risorse. Devono trovare il modo di caratterizzare il suolo, bonificare e fare tutte le operazioni per permettere che non ci siano questi sprechi anche, e per mettere a punto che non ci siano problemi di salute e problemi sanitari. Pag. 11
Credo che questi siano esempi concreti, esempi che noi continuiamo, nel nostro dibattito, a portare, ma il Governo sembra sordo a recepire queste istanze, a recepire la problematicità e la drammaticità, se vogliamo, anche di fenomeni come questi che, però, non vengono assolutamente considerati. Soprattutto non trova le risorse, come invece fa per altri siti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, intervengo per precisare che la soppressione del comma 4 dell'articolo 1, compresa la richiesta di soppressione del comma 3, complicherebbe moltissime cose. Nella sostanza, poiché è la regione Puglia che versa in apposita contabilità speciale le risorse intestate al commissario straordinario, trattandosi di risorse utilizzate nell'ambito del Patto di stabilità interno, non si rilevano effetti finanziari negativi in termini di indebitamento netto, per cui sono volevo precisare il valore del comma 4 dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gidoni 1.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Zeller, D'Antoni, Fluvi, Mondello, Sardelli, Letta, Roccella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 368).
Passiamo all'emendamento Borghesi 1.41. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'emendamento che abbiamo presentato cerca semplicemente di togliere un passaggio, quindi un po' di burocrazia. Se queste risorse transitassero direttamente al commissario, non sarebbe male.
PRESIDENTE. Onorevole Piffari, ha ritirato l'emendamento?
SERGIO MICHELE PIFFARI. No, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ghizzoni, Barbato, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 395).
Prendo atto che il deputato Scanderebech ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Fava 1.16. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Pag. 12
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, con questo emendamento noi cerchiamo di circoscrivere... va via anche il sottosegretario? No, si ferma. Scusi, signor Presidente. Stavo dicendo che con questo emendamento noi cerchiamo di circoscrivere l'intervento e il danno escludendo la zona container, che è poi l'obiettivo principale di questo provvedimento, come abbiamo visto.
Ora, tutti i nostri intendimenti sono volti a far sì che, se un intervento deve riguardare i siti di interesse nazionale per via della salute dei cittadini, prima abbiamo cercato di fare ragionare il Governo e allargare il provvedimento a tutti i siti, e già nelle Commissioni ci hanno risposto di «no» e hanno reso inammissibili i nostri emendamenti, poi abbiamo cercato di circoscriverne il danno rimuovendo la parte che riguardava i 20 milioni di euro al dissesto idrogeologico e, poi, abbiamo cercato, con questo emendamento ed altri, di rendere almeno un minimo di razionalità in un intervento che parla di ambiente.
Ma qui pare proprio di capire che l'intento, come abbiamo detto, non è assolutamente l'Ilva, che è la foglia di fico dietro cui vi state nascondendo, che non viene toccata da questo provvedimento, ma è il favore al porto di Taranto, con il contorno di 400 lavoratori, che vengono usati anche quelli come scudo, perché in realtà il nocciolo grosso è favorire l'import cinese, che è una cosa demenziale in una crisi come la nostra, soprattutto con partner come la Cina che ha il suo comportamento.
Ora, bisogna capire, perché, vedete, qui, nella narrazione, come direbbe Nichi nella sua chanson de geste, Nichi Roland Vendola non ci parla delle donne, l'arme e gli amor - non è che noi lo chiedessimo - però ci parla di cinesi, soldi pubblici e l'amor. Ha spostato Roncisvalle nel porto di Taranto e non ha alcuna intenzione di cadere come un martire, tant'è che ha suonato subito il corno e lo zio, non Carlo, lo zio Mario Monti, è intervenuto con una valanga di milioni.
Ora voi dovete capire che i padani, che in questo bel quadretto medievale fanno la parte dei servi della gleba, non sono tanto contenti, non possono fare finta di niente, anche se il Corriere della Sera dice che non è successo niente, che va tutto bene tanto che ignora il provvedimento, mentre il Governo e voi ci dite che è un provvedimento epocale. Ce lo ha detto anche Cazzola, adesso vedremo quando passa il prossimo ippogrifo e gli riporta il senno sulla terra.
Allora, presidente, è evidente che noi siamo costretti a fare ostruzionismo, è evidente che noi non possiamo accettare questa narrazione, perché non siamo servi della gleba, a meno che uno mi scriva nell'inno nazionale - chiamiamolo nazionale, che è un'espressione forte -, nell'inno della Repubblica: fratelli d'Italia, servi della gleba compresi. Quindi, Presidente e colleghi, se noi non rivediamo almeno il minimo, come questo emendamento, se noi non riconsideriamo interventi come questi, andremo sempre più a fondo.
E questo lo scrivono dappertutto, perché non è che nelle Cancellerie europee non notino che non ci sono i soldi per il rilancio dell'industria, i soldi per le piccole imprese, i soldi per i confidi, i soldi per i consumi delle famiglie, i soldi per i mutui. E, poi, saltano fuori 330 milioni di euro per il porto di Taranto. È una narrazione che è deboluccia in ragioneria e matematica, che sono notoriamente materie che sotto certe latitudini non hanno molta fortuna. Quindi, io apprezzo la poesia, lo ripeto, però noi rimaniamo ancorati ai vecchi valori e alle donne, l'arme e gli amori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Coscia, Nannicini, Fioroni, La Malfa, Gatti, Sardelli, Cesaro, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 362).
Prendo atto che i deputati Pes, La Malfa e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Munerato 1.60.
Prendo atto che l'onorevole Munerato non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.60, formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, con l'ennesimo emendamento soppressivo noi, anche in questo caso, intendiamo porre in essere una serie di azioni, che si sono caratterizzate in questi giorni, nel tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica, dal momento che è stato un problema che troppo a lungo è passato in secondo piano.
Signor presidente, colleghi, c'è un problema di fondo legato al sistema dell'informazione in questo Paese. È vero che in questi giorni si sono susseguite una serie di vicende, anche a livello internazionale, che non possono lasciare assolutamente distratti e disinteressati i media. È vero che la politica interna langue e, quindi, molto spesso è meglio parlare di politica internazionale e di altre questioni evitando di toccare il cuore e la sintesi del problema, ma qui il problema c'è e resta in tutta la sua dimensione. Il problema c'è e resta di assoluta attualità, quando noi andiamo a prendere in considerazione l'enorme sperequazione che si crea con questo provvedimento rispetto ad una serie di situazioni che analizzeremo anche più dettagliatamente in seguito.
In particolare - e avremo modo di affrontare nuovamente il tema nel corso del dibattito di questa mattina - noi continuiamo a pensare che sia sbagliata la concezione, ormai superata, di quelle che noi consideriamo le cosiddette «aree svantaggiate». Noi continuiamo a vivere un paradosso riguardante le cosiddette «aree destinate alla reindustrializzazione» e cioè quelle che hanno una propria vocazione e una storia industriale, che hanno caratterizzato in questi anni il tessuto socioeconomico di una parte del Paese in modo netto, in modo tale da farle assurgere tranquillamente a livello internazionale, anche nell'immaginario collettivo, ad aree di efficienza assoluta. Abbiamo esportato per anni anche in altri paesi un modello di tipo industriale.
Quei territori in questo momento soffrono una crisi che morde e che non lascia spazio, perché è una crisi prevalentemente di natura finanziaria. Noi sappiamo che nella gran parte dei distretti industriali del nord e del nord est, ma non solo, l'elemento di maggiore difficoltà quando si parla con l'impresa è quello finanziario. Tutti dicono: «Guarda, a noi non mancano gli ordini, le idee, la voglia di fare, la capacità di produrre, a noi non manca nemmeno la competitività, ma a noi manca la liquidità». Il tema della liquidità non è mai stato affrontato da questa maggioranza, né da questo Governo.
Tuttavia, sul tema della competitività e della liquidità, che vanno di pari passo, si gioca la partita dei prossimi anni. Non capiamo per quale ragione dobbiamo continuare a pensare che tutti i fondi per le cosiddette «aree svantaggiate» vadano destinati con un mero calcolo matematico a prescindere dal merito. Come possiamo continuare a pensare che si possa ancora ragionare in termini di 85 e 15 (poi ne parleremo successivamente perché c'è uno specifico emendamento al riguardo)? Perché dobbiamo continuare a pensare che automaticamente una parte di queste risorse debbano essere destinate al sud a Pag. 14prescindere dal fatto che oggi tutto il Paese e tutte le aree sono svantaggiate? Siamo tutti svantaggiati! Questo è il grande problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Noi abbiamo la assoluta e totale necessità di ribadire questo concetto: si va ad investire laddove in qualche modo si possono ottenere risultati. Si pianta il seme dove attecchisce. Allora dov'è che noi possiamo pensare di reindustrializzare se non laddove le industrie ci sono sempre state e hanno dimostrato di essere efficienti prima che venissero colpite in modo così significativo da questo stato di crisi? Si va ad investire dove i soldi servono. Noi, invece, al contrario continuiamo a ragionare in una logica per la quale i soldi prevalentemente debbano finire a quei territori che danno ritorni sono in termini politici, ma che non hanno mai significativamente contribuito al benessere del Paese né al benessere di nessuno, che non hanno mai dimostrato di essere all'altezza delle sfide europee, come quei distretti industriali che oggi soffrono con la vostra totale e assoluta indifferenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Munerato 1.60, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesaro, Montagnoli, Raisi, Touadi, Boniver, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 360).
Passiamo all'emendamento Reguzzoni 1.61.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Reguzzoni 1.61 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, questo emendamento, che sembra un emendamento fantasma, non lo è. Esso, peraltro, è richiamato anche dall'emendamento Fugatti 1.64, che tratta sempre la stessa questione. Nell'ambito del primo comma dell'articolo si parla del commissario, che ha anche la possibilità di essere prorogato dopo il primo anno, cosa assurda perché - dopo le vicende dei commissari della Protezione civile - la norma italiana prevede che il commissario resti in carica centocinquanta giorni. Questo rinnovo sembra assurdo perché mettiamo in mano ad un commissario 330 ed oltre milioni di euro e questi lavora senza alcun indennizzo. Però, quando si parlò di commissario - e si voleva istituire un commissario, per esempio, per le varie autostrade che interessavano i nostri territori, quali la Pedemontana, l'A4 e così via - si diceva che il commissario non potesse durare in carica più di centocinquanta giorni proprio perché non doveva essere colluso con gli appalti e via di seguito. In questo caso, invece, il commissario gestisce 330 milioni, dura in carica un anno, può essere rinnovato ed il suo incarico può poi essere prorogato per altri 360 giorni.
Questo a noi non piace perché avremmo piacere che le norme statali, così coordinate nell'ultimo periodo, fossero rispettate.
Per entrare proprio nel merito e nello specifico di questo emendamento e del successivo emendamento Fugatti 1.64, è altrettanto vero che bisogna ricordare che l'operazione verrà gestita, con molta probabilità, dagli uffici e dalle realtà - così prevede il testo - pubbliche della regione Puglia o dalle autorità locali. Ma sono queste stesse autorità che hanno fatto arrivare in Puglia il fotovoltaico a terra. Pag. 15Voi mi chiederete cosa c'entra il fotovoltaico a terra con questo provvedimento. C'entra: Il fotovoltaico a terra è stata una delle grandi speculazioni. Il fotovoltaico - non parlo della parte concernente l'alluminio che è stata gestita a casa nostra, ma delle celle solari - è stato interamente gestito ed è arrivato dalla Cina, dagli amici della Cina, gli amici del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare quando andava in Cina. Lui conosce molto bene quella realtà, che è una realtà che ha fatto il business ed è per quel business, di cui parlava prima Fava, che siamo costretti a pagare le bollette dell'energia. Ed è la stessa operazione in cui vediamo adesso impegnato il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel difendere il terminal portuale delle merci.
Allora, non vogliamo pensare male, però siccome qui il provvedimento è arrivato a seguito da un'ordinanza della procura e non per risolvere il problema dell'Ilva, che poteva essere legittimo, ma per risolvere un progetto specifico - come dicevo prima - di tutela elettorale, allora noi diffidiamo di questo provvedimento e - pensiamo - in modo corretto perché abbiamo visto com'è la realtà.
Arrivano nei nostri porti i prodotti altrui, noi ne favoriamo l'arrivo e l'ingresso, ma non siamo capaci di tutelare i nostri prodotti. Potevamo tutelare i nostri prodotti - parlo delle possibilità del rinnovabile in Italia - sviluppando le nostre aziende, invece le abbiamo chiuse perché non abbiamo dato incentivi alla ricerca e alla produttività, non abbiamo dato un sostegno all'università nel sostenere questa realtà. Abbiamo preferito delegare e importare prodotti che oggi sono scadenti ma hanno la valenza di un incentivo statale. Questo lo paghiamo ancora noi come stiamo pagando questo provvedimento, questo decreto-legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Reguzzoni 1.61, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ravetto, Pezzotta, Sardelli, Soglia, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 364).
Passiamo all'emendamento Goisis 1.17. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Goisis 1.17 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, il dibattito di questi giorni ci induce anche a una seria riflessione che ci porta a valutare aspetti che risultano inquietanti e che attengono sostanzialmente alla gestione e alla partita ambientale su tutti i siti di interesse nazionale, in particolare, in questo caso, su quello di Taranto, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in questi anni.
Dispiace che non sia rimasto il sottosegretario competente, il dottor Fanelli, perché sappiamo che lui conosce bene la macchina e mi sarebbe piaciuto che ascoltasse alcune di queste riflessioni che ho da proporre all'Aula. Il tema in generale delle bonifiche è stato oggetto in questi ultimi quindici anni di un insulso balletto fatto di rimpalli e di modalità con le quali si sono scaricate le responsabilità fra vari soggetti della pubblica amministrazione - in particolare penso a tutta la struttura dirigenziale del Ministero - che in questo lungo periodo hanno caratterizzato il dibattito sostanzialmente su due fasi.
La prima fase è quella che ho definito sperimentale, sono stati gli anni di Mascazzini - Pag. 16tutti li ricorderanno - al Ministero, Mascazzini grande sperimentatore, quello che è passata alla storia per essere quello delle cosiddette palancole, cioè colui che aveva pensato a una soluzione che potesse andare a bonificare la gran parte dei siti di interesse nazionale laddove esistevano dei corsi d'acqua o dei laghi e che aveva individuato in una tecnologia specifica, oggetto poi di specifica progettazione da parte di Sogesit - altro grande enigma che affronteremo più avanti, società in house del Ministero che si è occupata della progettazione di quasi tutti i siti di interesse nazionale - e in quel contesto il dibattito è stato caratterizzato da una fortissima contrapposizione fra il Ministero, quindi l'ente pubblico, lo Stato, la struttura amministrativa e tecnica del Ministero, e le imprese che ancora avevano interesse ad avere attività in questi siti di interesse nazionale che dovevano essere bonificati.
Noi abbiamo passato i dieci anni della cosiddetta fase di sperimentazione - come la chiamo io - cioè quando si tentava di sperimentare tecnologie e si voleva dimostrare ad un certo punto che l'organismo tecnico, cioè il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non si limitava ad un'attività di supervisione sulle scelte degli enti locali che legittimamente ne avevano le competenze, ma diventava strumento esecutore, programmatore e progettista di tutta la grande partita delle bonifiche, con modalità e con sperimentazioni proprie.
Siamo passati quindi dalla fase cosiddetta sperimentale, che ci è costata dieci anni di lavoro, dieci anni di ricorsi, centinaia di milioni di euro spesi in sterili contrapposizioni fra le imprese che componevano i comparti e lo Stato, alla fase nuova. La fase nuova è quella della confusione; siamo passati dalla sperimentazione alla confusione. Nella fase nuova ci si è limitati a cominciare a fare i conti, e ci si è resi conto che la gran parte degli investimenti che erano programmati nella cosiddetta fase della sperimentazione, non erano attuabili, perché contestati da altri soggetti, che quasi sempre hanno avuto ragione in giudizio. Vorrei ricordavi che in novanta casi su cento i ricorsi al TAR sono stati sistematicamente accolti e quasi sistematicamente si è detto che il Ministero sbagliava nelle procedure. Nella fase della confusione, cioè quella attuale che stiamo vivendo, siamo diventati un pochino più realisti e abbiamo cominciato a dire che probabilmente gli interventi che si possono fare sono quelli che siamo in grado di finanziare. Ci siamo accorti che, con le modalità della fase sperimentale, cioè quella precedente, oggi, in quella confusionale, non siamo più in grado di finanziare nulla, cioè non abbiamo più il becco di un quattrino, non abbiamo più i denari per fare nessun tipo di intervento. Tant'è vero che gran parte delle risorse che fanno parte di questo decreto-legge vengono prelevate da quel meccanismo che è un'anticipazione dell'accordo di programma, cioè sono risorse che erano state destinate a quest'intervento per altre finalità. Addirittura, si è arrivati alla situazione farsesca per la quale quelle poche risorse direttamente a carico dello Stato, cioè i famosi 20 milioni, vengono da un fondo che nulla ha a che vedere con le finalità del provvedimento stesso, cioè con le bonifiche, perché è un fondo che si doveva occupare di dissesto idrogeologico. Bisogna cominciare a ripensare seriamente a queste modalità e per farlo con serietà servirebbe anche un Parlamento vero e magari anche un Governo legittimato dai cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Palomba, Lussana, Volpi, D'Antona, Sanga, Santelli, Cicu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 17
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 374).
Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Rondini 1.62.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, in questo emendamento andiamo a rivedere la questione del commissario. Come abbiamo avuto modo di ripetere più volte negli interventi di ieri, noi riteniamo che il commissario ci debba essere, perché è una problematica che deve essere risolta, ma deve essere un commissario con dei tempi ben precisi, ma soprattutto con compiti ben precisi, quindi non un commissario che diventa stabile, passando quindi da una situazione emergenziale ad una ordinaria, come quella cui abbiamo assistito per quanto riguarda la gestione dei rifiuti della Campania. Questo non è sicuramente accettabile proprio perché non va nella direzione di dare delle risposte e di risolvere i problemi dell'inquinamento e della bonifica, i problemi sanitari e i problemi ambientali del sito di Taranto. Poi vorremmo però - e lo abbiamo ripetuto - che ci fosse equità di trattamento, ossia che, quando si difendono i commissari per interventi e per problematiche di questo tipo, ci sia la stessa equità anche nel difendere i commissari previsti per altre opere. Qui mi riferisco alle infrastrutture del nord che sono state oggetto del decreto-legge sulla riorganizzazione della Protezione civile e di una forte contestazione da una parte di questo Parlamento, da chi invece probabilmente ritiene che i commissari da una parte funzionino e dall'altra non funzionino.
Questo credo che sia un'eresia colossale, perché, se vediamo, invece, come funzionano, gli effetti che hanno portato, dati alla mano, capiamo bene che la virtuosità da parte degli enti locali, da parte dei commissari, sta solo da una parte. Però, in questo emendamento specifico si fa anche riferimento al fatto che il commissario può avvalersi di soggetti attuatori e, in questo caso, si cita anche una società in house della regione Puglia, la Puglia Sviluppo Spa.
Parliamo di società in house: allora si deve avere un atteggiamento, credo, serio da parte di questo Governo e riconoscere quelle che sono le società in house, le società pubbliche virtuose, che hanno fatto il loro lavoro con efficienza, che hanno portato dei risultati.
Anche queste si trovano al nord, se guardiamo le società in house dei comuni che gestiscono il servizio idrico o gestiscono il servizio ambientale, con livelli di programmazione, per quanto riguarda l'idrico. Vorrei ricordare che abbiamo svolto un forte dibattito sul discorso del servizio idrico e poi sono nati tutti i provvedimenti legati alla gestione di questo servizio. Uno dei concetti che è sempre emerso è quello relativo ai problemi della Puglia, dell'acquedotto della Puglia, il colabrodo dell'acquedotto della Puglia.
Non vorrei che la società Puglia Sviluppo Spa fosse la stessa che finora non ha funzionato, che non ha creato l'infrastrutturazione per quanto riguarda l'acquedotto della Puglia. In merito, vi è stato un forte dibattito, che ha penalizzato nuovamente - questa è una storia che si ripete - le società del nord, che, invece, gestiscono in maniera oculata e trasparente, in modo da dare dei servizi ai cittadini e agli utenti finali, sia in termini di qualità dei servizi, di qualità effettiva e percepita, sia in termini di tariffe.
Questo non succede da altre parti. Stiamo, quindi, ripetendo sempre la stessa scena: le società virtuose del nord vengono penalizzate perché quelle del sud, in questo Pag. 18caso quelle della Puglia - ricordo, ripeto, quella che gestisce l'acquedotto pugliese - non funzionano.
Per i comuni vale la stessa cosa, per le regioni, per la sanità: i servizi sanitari di una parte del Paese, il nostro sistema sanitario del Veneto e della Lombardia deve pagare per le inefficienze del Lazio oppure della Campania. Vale lo stesso per quanto riguarda l'ambiente e l'elenco sarebbe ancora lungo, sarebbe molto lungo e molto articolato.
Da qui credo che nasca quella che noi continuiamo a ripetere essere una questione settentrionale di insofferenza rispetto ad un sistema che, effettivamente, non premia chi si è adoperato, chi ha gestito in maniera virtuosa, chi ha saputo spendere le poche risorse in modo oculato e dare servizi ai cittadini. Questo non lo possiamo sicuramente accettare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rondini 1.62, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Crosetto, Armosino, Repetti, Mantini, Palagiano, Viola, Gibiino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 369).
Prendo atto che il deputato Gibiino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Desiderati 1.63.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Desiderati 1.63 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo emendamento chiede una cosa apparentemente banale e sorprende che il Governo non abbia dato parere favorevole. Onorevole Compagnon, devi soffrire! Pensa che ci vuoi far avere un altro Governo Monti; al confronto, questo è niente!
Questo emendamento chiede di aggiungere alla fine del comma 6 le parole: «tramite procedure ad evidenza pubblica». Qui mi sembra che siamo veramente al teatrino dei «pupi». Mi chiedo cosa possa pensare la Merkel di questo Paese, di questo Parlamento e di questo Governo.
Infatti, mentre si fanno tanti bla bla bla sull'anticorruzione, sulla trasparenza e via dicendo, noi non abbiamo una lira, di colpo tiriamo fuori dal cappello, dal cilindro del prestigiatore Monti, 330 milioni e li investiamo non per aiutare l'economia italiana, ma per quella cinese. Già qua ci vorrebbe un bel TSO, un esame di attitudini psicologiche e anche psichiatriche, per tanti membri del nostro Esecutivo.
Per di più lo facciamo senza gare ad evidenza pubblica. Ma, io dico, che razza di Paese è questo? Non è un Paese, è una Repubblica! Non lo si può più chiamare «Paese», perché non c'è una condivisione di valori e di cultura. Se uno va da qualche lavoratore della Valle Camonica, da qualche cottimista nelle regioni bresciana o bergamasca, da qualche operaio della FIAT a Torino e gli parla della koinè, con quelli che fanno saltare fuori 330 milioni senza neanche una gara ad evidenza pubblica, mentre si direbbe in lombardo «sperpegano» - che vuol dire «farneticano» - di legalità, a questo punto io mi chiedo veramente cosa gli si possa dire.
Noi abbiamo tantissimi parlamentari qua, che teoricamente sono stati eletti in Padania, al Nord, e questi parlamentari del Nord sono del PD e del PdL. L'UdC Pag. 19non la cito perché non si sa mai da che parte sta: si muove. Insomma, è un po' una gelatina. Mi chiedo cosa dicano il PD e il PdL (Commenti di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Sì, la gelatina si adatta a tutto e mi sembra la definizione migliore della politica dell'UdC.
Questi colleghi cosa avranno da dire, cosa raccontano, cosa hanno raccontato e cosa racconteranno ai loro elettori ed alla loro gente? Gli racconteranno «voi siete i servi della gleba della narrazione di Nichi Vendola»?
I colleghi del PdL, che avevano vinto le elezioni parlando di federalismo e di difesa del made in Italy, cosa diranno? Tra l'altro, a proposto di made in Italy, otto di loro sono stati protagonisti in Europa della cancellazione della norma sull'etichettatura volontaria. Fosse mai che qualcheduno sia così matto da dire che carne mette in vendita nel nostro Paese! Adesso non sarà più necessario, perché nell'ambito delle varie libertà c'è anche questa. Secondo me, a questi otto qua, minimo Nichi Vendola dovrebbe dare la tessera di SEL.
Comunque, signor Presidente, onorevoli colleghi, quest'emendamento è un emendamento concreto, serio, che va nel senso della trasparenza e della legalità, quindi mi aspetto che votiate contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Desiderati 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
I colleghi prendano posto... onorevoli Fiano, Patarino, Paladini, Cicu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 398
Astenuti 4
Maggioranza 200
Hanno votato sì 59
Hanno votato no 339).
Prendo atto che i deputati De Poli, Libè, Mariani, Marinello e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fugatti 1.69.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Fugatti 1.69 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega ed amico Guido Bonino, che peraltro oggi compie gli anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), mentre arrivavo stamattina, mi ha fermato e mi ha detto: com'è che addirittura abbiamo avuto i pareri contrari alle procedure ad evidenza pubblica o al fatto che a svolgere queste attività siano imprese o aziende pubbliche in questo Paese? Ma qui non si capisce più niente! Cioè, ormai qui è saltato tutto! Ma questi, sinteticamente, che interessi hanno? Chi vogliono fare lavorare? A chi hanno promesso questo mestiere?
Infatti, altrimenti, non si capisce la logica di tutto il nostro ragionamento.
Cosa c'è dietro? Cosa c'è dietro il fatto che sia stata costituita una società in house ad hoc, e che tutto questo sia avvenuto senza procedure di evidenza pubblica? Mi riferisco al fatto che addirittura ci viene detto no ad un emendamento che propone di avvalersi di organismi pubblici. Non abbiamo aggiunto chi sa cosa. Noi diciamo: questo Paese (ammesso che sia ancora un Paese) ha la forza di esercitare le proprie funzioni proprie della politica, delle istituzioni, e cioè di esercitare le funzioni di controllo, o c'è Pag. 20tutta una parte del territorio che ormai è abbandonato a se stesso e che tanto vale che vada per la sua strada e che è inutile che perdiamo tempo? Perché se è inutile che perdiamo tempo dobbiamo anche pensare di non dargli dei soldi. Dobbiamo pensare che devono fare loro. Se nessuno può controllarli, se gli enti pubblici non sono affidabili, se il pubblico non può entrare in partecipazione nelle strutture che vigilano, che verificano chi realizza gli interventi, se non può addirittura essere pubblica la modalità di procedura con la quale verranno affidati i lavori e gli appalti, diciamolo che c'è un'altra parte di Paese che si sottrae alle più elementari regole non solo dello Stato italiano, o di quel resta, ma anche della Comunità europea e alle direttive che in tutti questi anni sostanzialmente hanno condizionato le scelte dei Paesi che poi si sono apprestati ad adottarle.
Abbiamo pensato a questo punto di istituire per Taranto una zona franca di fatto, franca perché non solo avrà dei benefici, perché stiamo dando dei soldi pubblici, ma perché oltretutto sarà beneficiata dal fatto di non dover sottostare a nessuna delle procedure che sono previste per tutti gli altri. Qui torniamo al tema del razzismo. Perché per Taranto è possibile e per altre realtà no? Siamo convinti veramente che a Taranto siano più virtuosi? Siamo convinti che a Taranto ci sia la possibilità che facciano da soli senza controllo pubblico, senza intromissioni pubbliche, senza che nessuno chieda perché e per come? Ieri avete detto no ad un emendamento che chiedeva (mi ha fatto piacere la presa di posizione da questo punto di vista dell'onorevole di Pietro), che ogni tre mesi si rendesse conto dello stato di attuazione, che chiedeva che con periodicità venisse data informazione a chi ha dato i soldi. Non si è mai visto un principio per il quale vengono dati i soldi e non si chiede nessun controllo in cambio. Non si capisce per quale motivo ci debbano essere cittadini di «serie A» e cittadini di «serie B», e non si capisce per quale motivo questi cittadini di «serie A» non siano i cittadini di Taranto ma siano i politici di quella parte di territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.64, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Fugatti... onorevole Granata... onorevole Marchignoli... onorevole Laboccetta... onorevole Cesaro... onorevole Papa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 402
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 340).
Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Lussana 1.18. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Lussana 1.18 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione del comma 7, chiediamo quindi di avere un'omogeneità rispetto agli altri territori per l'utilizzo di questi fondi. Devo dire che il collega Fava prima citava giustamente il collega Bonino, che tra l'altro è stato vittima di un'ingiustizia perché ieri ho citato il fatto che mi fa tante volte da suggeritore perché è in politica non dal 1971, com'è erroneamente registrato nel verbale (non ho voluto fare ostruzionismo questa mattina e allora non Pag. 21sono intervenuto sul verbale), ma dal 1961. Cioè lui è entrato un po' prima che tirassero su il muro di Berlino, quindi aveva le idee chiare una volta. C'era la destra, la sinistra, c'era il muro in mezzo. Adesso c'è Nichi Vendola, ci sono i transgender, c'è un Governo tecnico che abbiamo messo perché sono bravi, e dopo otto mesi ci dice: ho acuito la crisi, vi sto portando nel baratro.
Prima il baratro invece ci rincorreva, adesso è già a un punto fermo e il baratro non si muove, ma sono loro che ci portano dentro. Comunque, quando uno comincia ad avere le idee chiare, poi magari può anche migliorare. Allora, ancora una volta noi dobbiamo intervenire per cercare di far sì che i provvedimenti facciano meno male possibile. Capisco l'impegno del Governo, ma una volta che vi siete presi la medaglia di aver acuito la crisi, ritenetevi soddisfatti. Poi il Presidente del Consiglio, che ha detto che sarebbe stato presente, ultimamente non si vede più. Chissà come mai nessuno gli contesta di essere il Presidente del Consiglio che non c'è. Forse perché è il Presidente del Consiglio che ci fa, ci prende tutti in giro. Doveva salvare l'Italia, anzi veramente ha detto: abbiamo salvato l'Italia. Si riferiva alla nazionale di Prandelli? Non si sa. Però sicuramente non ha salvato l'Italia di quelli che lavorano, tantomeno quella parte della Repubblica italiana che risponde al nome di Padania.
E sembra anche di vedere che ormai, in soli otto mesi, sia già diventato politico. Infatti, dà i soldi a Taranto, dà i tablet a tutti i professori meridionali. Adesso non so se farà un qualche alleggerimento del «41-bis» perché sembra che quella lì sia una cosa che gli dà molta nobiltà. Abbiamo avuto tanti Presidenti della Repubblica che sempre si sono interessati di queste cose. E, allora, in tutto questo ambito, noi continuiamo qui a richiamarvi alla ragionevolezza, alla concretezza, ai problemi del Paese, al fatto che l'unica roba giusta che avete detto è che ci voleva la crescita. Adesso la crescita l'avete messa da parte e lì ci devono pensare le imprese. Ma alle imprese, nel frattempo, voi gli avete tolto i soldi. Voi avete tassato la casa - e, ripeto, in questo modo avete inchiodato una filiera -, poi avete avuto la «genialata» di alzare la tassa sulle barche. Un Governo e una maggioranza di gente, soprattutto a sinistra, che dice di capire di globalizzazione, ma come fa a non riuscire a capire che se aumenti le tasse sulle barche in Italia te le spostano tutte in Francia e in Croazia? Non è un concetto difficile. Un tecnico prende una carta geografica, ciapa el righel, prende il righello, c'è la scala che ti dice a quanto corrisponde un centimetro in km - non è difficile -, dopodiché si rende conto che ci sono dei provvedimenti che non si devono prendere perché sono demenziali. E, invece, hanno fatto anche quello, hanno inchiodato anche la nautica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 11,35)
ALBERTO TORAZZI. Hanno inchiodato il credito perché Basilea 3 l'hanno lasciata lì. Avevano detto che avrebbero preso iniziative contro i derivati e ghe fa nient, non hanno fatto niente, e avanti così. Poi hanno tagliato le pensioni. Lo dico ancora perché magari a qualcuno gli fischia l'orecchio. C'erano cinque milioni di pensioni di invalidità, 2,7 milioni di quelli che hanno lavorato sei mesi, 2,2 milioni gli altri. Nel resto d'Europa, Francia e Germania, il totale fa 2 milioni, non 5. Non bisogna essere dei geni di statistica per capire che non possiamo avere, senza aver avuto una guerra termonucleare in casa, 3 milioni di invalidi in più dei francesi o dei tedeschi, che hanno qualche fabbrica in più, i tedeschi, e sono 83 milioni di abitanti, tra l'altro. Invece no, avete tagliato le pensioni di anzianità, le uniche che si basano sui contributi. Hanno colpito gli unici che hanno pagato.
In un momento così drammatico - e concludo - uno poteva dire: l'abbiamo fatto, però quei soldi li abbiamo dati ai lavoratori e alle imprese e abbiamo abbassato il cuneo fiscale. No, li hanno fiscalizzati per tenere in piedi l'Euro che Pag. 22serve ad aumentare l'import di merci cinesi. Complimenti, quindi. Dopo i tecnici non so chi possa arrivare, forse i devastatori.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, intervengo per precisare che il comma 7 dell'articolo 1 riguarda i controlli e la rendicontazione della contabilità speciale in capo al commissario. Inoltre, i commi 2-septies e 2-octies dell'articolo 2 del decreto-legge n. 225/2010 riguardano l'accelerazione della dichiarazione degli atti che passano da sessanta giorni a sette giorni e via dicendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, Vassallo, Renato Farina, Andrea Orlando, Di Stanislao, Soglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 371).
Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Togni 1.19.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, siamo sempre nell'argomento del reperimento dei fondi per la presunta bonifica del sito di Taranto. Abbiamo già discusso in maniera molto forte e complessa per quanto riguarda i fondi del dissesto idrogeologico, quindi della necessità di non togliere i fondi del dissesto idrogeologico per prevederli nel decreto per la bonifica del sito di Taranto. Ma c'è un altro fondo di cui probabilmente pochi si sono accorti e su cui c'è stata una discussione molto blanda, ossia i famosi 70 milioni (fino ad un massimo di 70 milioni, così recita), che dovrebbero essere presi dal fondo rotativo del Protocollo di Kyoto. Noi sappiamo benissimo cosa rappresenta il Protocollo di Kyoto, che opportunità può rappresentare per il nostro Paese, ma anche per un rilancio e quindi per una ripresa economica. Andare ora a privare dei fondi che sono previsti appunto per il rilancio economico, ma soprattutto per coloro che investono nelle energie rinnovabili, nel risparmio energetico e nella cosiddetta green economy e finalizzare questi fondi per la maggior parte, quindi fino a 70 milioni, nel sito di Taranto e nel Sud, non è giusto e - lo ripetiamo - non è equo. Non è equo perché priva altre realtà, altri territori della possibilità di usufruire di questi fondi, di poter investire in quella che è la green economy, di poter ampliare e di poter quindi anche dare un impulso importante alla rinascita del sistema Paese. Ma soprattutto va a privare un comparto ben definito, ossia quello dei giovani. Infatti, se noi ricordiamo bene, vi è una grande contraddizione di questo Governo: mi riferisco al fatto che in un provvedimento dice una cosa mentre in un altro ne fa un'altra. Non so, forse è distrazione, quindi anche i professori molto spesso sono distratti e non si accorgono che vi sono delle contraddizioni Pag. 23chiare tra un provvedimento e l'altro. Infatti, nel decreto sviluppo questi fondi erano inseriti e previsti proprio per il rilancio dell'economia, ma soprattutto per il settore giovanile e quindi si intendeva dare impulso ai giovani, che vogliono fare impresa ed iniziare un certo percorso (credo che su questo ci trovavamo tutti d'accordo), dando loro la possibilità di utilizzare questi fondi rotativi (ricordiamo che si trattava di giovani di età non superiore ai 35 anni). Ora invece priviamo ciò che era previsto nel decreto sviluppo per concentrare questi fondi in un unico sito, il sito di Taranto. Ennesima sperequazione, ennesimo affondo, ennesima diseguaglianza, iniquità, ingiustizia, chiamiamola come vogliamo, però sempre di questo si tratta. Si tratta di un'ingiustizia in questo caso non solo nei confronti del Nord, e quindi nei confronti delle altre realtà e degli altri territori, ma anche nei confronti dei giovani. Infatti, se li abbiamo illusi sulla possibilità di fare impresa, di iniziare un percorso, di mettere a frutto, di vedere quelli che potevano essere degli sbocchi economici nuovi, ora invece, con l'inserimento in questo decreto di questa possibilità e, quindi, di poter arrivare ad accedere fino a 70 milioni del Protocollo di Kyoto, priviamo anche i giovani di tutto questo.
D'altronde, però, mi sembra che questo Governo stia facendo una politica che, effettivamente, non va incontro alle politiche giovanili né alle politiche dell'occupazione. Ricordiamo che abbiamo toccato il tasso di disoccupazione più alto; ricordiamo che il Ministro Fornero ha molta confusione su quelle che sono le politiche occupazionali, le politiche dei giovani e degli esodati: quindi, in un colpo solo, da una parte lascia i cinquantenni a casa senza alcun reddito e, dall'altra parte, fa lo stesso per i giovani. Sicuramente, non vi è alcuna prospettiva e, quindi, nonostante i proclami, nonostante tutto quello che continuamente i Ministri ci vengono a dire, poi, nella realtà dei fatti, vediamo il contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Togni 1.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Comaroli, Boffa, Soglia, Burtone, Veltroni, Razzi, Mottola.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 369).
Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Polledri 1.20.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Polledri 1.20 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, questo emendamento è uno degli emendamenti di buonsenso. I fondi che vengono recuperati per la bonifica del sito di Taranto, attualmente, vengono presi dal Fondo Kyoto. Il Fondo Kyoto finanzia tutta la problematica dell'inquinamento e, quindi, credo che andare a togliere e distogliere un finanziamento che riguarda proprio la stessa materia sia altresì non sbagliato, ma proprio compromissorio rispetto a quello che può essere un minimo di politica ambientale di cui il nostro Paese si deve dotare. L'emendamento dell'onorevole Polledri trova un'alternativa e, quindi, in questo non cambia nulla per quanto riguarda la finalità del Governo, ma perlomeno, attraverso l'emendamento in esame, noi ritagliamo questo finanziamento, trovando una nuova copertura. Pag. 24
Dunque, credo che tutti coloro che qui tengono alla bonifica del sito, alla tutela dell'ambiente, alle problematiche relative al dissesto idrogeologico, alla tematica della possibilità di alleviare i problemi legati all'inquinamento e alle alterazioni del clima abbiano l'esigenza di trovare una giusta fonte di finanziamento, che non sia compromissoria sempre per le stesse tematiche che vogliamo aggiustare e modificare, perlomeno nell'intento del Governo. È come tutelare un ammalato e creargli un successivo problema. Credo che questo sia in sintonia con il nostro comportamento, cioè un comportamento di correttezza.
Tuttavia, alcuni colleghi prima sono intervenuti per precisare che gli emendamenti così proposti non erano corretti e non erano appropriati e, quindi, si sono spinti nel sottolineare che si tratta di un'azione di denuncia, che usa il filibustering parlamentare, che usa una possibilità di rappresentare il Parlamento e chiede al Parlamento di intervenire su questa azione di forza del Governo dettata e imposta dalla procura.
Ci sono colleghi che, proprio ieri, con i loro interventi, hanno precisato che la salute non esiste senza lavoro e noi diciamo che la tutela dell'ambiente non esiste senza la copertura finanziaria, per far sì che questo avvenga attraverso, ad esempio, il Fondo Kyoto.
Abbiamo visto che i nostri colleghi ci rappresentano in ogni momento che deve avvenire una precisazione sull'emendamento scritto dai colleghi, ma dobbiamo essere convinti che, se vogliamo tutelare l'ambiente, dobbiamo anche avere una coerenza. Questa coerenza, che tante volte è stata denunciata e rappresentata qui in Parlamento, qui non viene assolutamente presa in considerazione.
Allora, cari colleghi, perché quando arrivano i soldi a getto, arrivano questi Fondi che sono per sostenere operazioni che vanno a tamponare l'azione della magistratura, e tutto va bene...
PRESIDENTE. Onorevole Dussin, la invito a concludere.
GUIDO DUSSIN. ...eh no, questo non va bene, noi dobbiamo anche capire che ci deve essere una coerenza. Qui avete sottratto 70 milioni di euro a tutto il territorio nazionale e la responsabilità va in capo a tutti quei parlamentari che oggi votano a favore di questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, anche io intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento di buon senso della Lega Nord Padania. Credo che sia ingiusto che i fondi per questo decreto-legge «salva Ilva» vengano sottratti dal Protocollo di Kyoto.
Tra l'altro, volevo ricordare che tanti giovani hanno istituito pratiche proprio per cercare il loro lavoro nelle energie rinnovabili e credo che questo emendamento della Lega Nord Padania vada in questo senso e per questo appongo la mia firma.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, intervengo in relazione all'articolo 1, comma 8, per precisare, per quanto riguarda l'espressione: «massimo 70 milioni di euro», che non si tratta di un'assegnazione, in sede di decreto-legge, prevista per Taranto, ma di una procedura - come richiamata anche da colleghi precedentemente - in ragione del fatto che per il Fondo rotativo, più noto come Fondo Kyoto, si stabilisce, a seguito delle modifiche determinatesi nel decreto-legge n. 83 del 2012, che l'importo massimo di una destinazione - la cui entità effettiva si verificherà a conclusione - è di 70 milioni di euro. Questo al fine di precisare che non vi è alcun trasferimento, ma, in effetti, come recita l'articolo 2 successivamente, Pag. 25l'applicazione del decreto- legge n. 83 del 2012 a tutte le aree di crisi industriale complessa determina un accesso virtuale al Fondo rotativo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Renato Farina, Fugatti, Simonetti e Baccini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 406
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 357).
Passiamo all'emendamento Callegari 1.66.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Callegari 1.66 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Callegari 1.66, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Compagnon, Marantelli, Carfagna.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 402
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 355).
Prendo atto che i deputati Fava e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Buonanno 1.65.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Buonanno 1.65 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, l'occasione mi fa tornare su un argomento che avevo anticipato, ma che, purtroppo, visti i tempi che ci sono concessi, non ho avuto modo di sviluppare con la dovuta e necessaria quantità di dati e di informazioni da servire ai colleghi, e che riguarda, appunto, il ragionamento già affrontato, anche incidentalmente, nell'emendamento precedente e che attiene al tema della ripartizione dei fondi per le cosiddette aree svantaggiate, il famoso «meccanismo 85-15», come avevo già accennato in precedenza. Credo che questa sia la giusta occasione per cominciare ad aprire una riflessione a trecentosessanta gradi sull'argomento. Credo che il Parlamento dovrà farsi carico di valutare e verificare ciò che è modificato sostanzialmente nel tessuto socio-economico del Paese, quello che è intervenuto dal punto di vista strutturale e infrastrutturale in questi ultimi dieci anni - dei quali, ricordo, cinque caratterizzati dalla più grande crisi della storia moderna - e prendere atto che quel tipo di impostazione è superato. Allora, se è vero come è vero che le aree cosiddette aree svantaggiate, ora aree di crisi, sono individuate nell'ambito delle competenze specifiche dei singoli Paesi, e che, sostanzialmente, all'Unione europea poco importa dell'individuazione, dell'ubicazione geografica, ma, al contrario, importa che i fondi che vengono destinati a piani e progetti di rilancio industriale siano spesi in modo adeguato secondo le procedure di trasparenza e di evidenza pubblica di un certo Pag. 26tipo, dobbiamo cominciare a porci il problema di come si possa uscire da quest'impasse e come si possa fare in modo che il Parlamento - così come in passato mandò indicazioni specifiche al Comitato interministeriale per la programmazione economica di seguire questo determinato schema -, forse, pensi, nelle prossime settimane, di iniziare una discussione che riveda quei parametri.
Sono molto curioso di vedere quale sarà l'atteggiamento dei miei colleghi parlamentari eletti in Lombardia piuttosto che in Veneto o in Piemonte, in liste e movimenti diversi dal mio, quando saremo chiamati a prendere decisioni di questo tipo. Cioè, se questo Parlamento si dovesse esprimere domani per il superamento dell'automatismo che prevede che l'85 per cento dei fondi sia assegnato a prescindere dal merito, dalla bontà delle iniziative e dal fatto che siano più o meno utili se spesi in quel modo al sud piuttosto che nelle altre regioni, come vi comporterete? Questo è il grande quesito. Cosa direte ai vostri imprenditori che tutti i giorni vengono e si lamentano della crisi congiunturale e delle difficoltà che hanno a continuare ad essere competitivi, a continuare ad avere finanziamenti e a svolgere un'attività in maniera da potersi sentire al pari dei partner europei? Allora, se, come noi riteniamo, il principio che dovrebbe ispirare tutte le azioni di un Governo serio, ma anche di un Parlamento serio, è quello dell'equità, noi non dobbiamo far altro che mettere l'equità davanti al tutto il resto e il gioco è fatto; non avremmo bisogno di scrivere nient'altro. Se serve un meccanismo equo, se esistesse un meccanismo equo di ripartizione delle risorse, non ci sono dubbi che questo meccanismo, dell'85 per cento al sud e il 15 per cento al resto del Paese, è assolutamente iniquo. Poteva essere un meccanismo equo quando le cose andavano bene, non oggi, quando, per lo meno in una parte del Paese, le cose andavano bene o a volte addirittura molto bene.
Ma oggi noi sappiamo che in quella parte del Paese le cose non vanno più come prima. Lo sappiamo perché lo vediamo tutti i giorni, lo sappiamo perché non possiamo pensare di vivere in modo decontestualizzato una vicenda di questo tipo.
Allora, siccome conosciamo bene la questione di cui parliamo, e come la conosciamo bene noi sono convinto la conoscono bene anche i nostri colleghi che fingono disinteresse sulla vicenda o che perlomeno cercano in modo imbarazzato di evitare di affrontare la questione, noi vi diciamo: attenzione amici, perché prima o poi torneremo a discutere di questa cosa. Sono sicuro che su iniziativa del mio partito si riuscirà a fare in modo che questa cosa venga discussa in questo Parlamento e in quel momento saranno chiari gli schieramenti, sarà chiaro chi è con il nord e chi è contro il nord e sarà chiaro chi va al nord solo a cercare di raccogliere consensi per poi venire a Roma a fare il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sarà assolutamente chiaro chi, al di là di una collocazione più o meno ideologica (a destra o a sinistra, quindi al di fuori in ogni caso dallo schema che accompagna e ispira da sempre la politica della Lega) abbia a cuore o meno gli interessi dei territori dai quali proviene. Perché, vedete, non sarebbe male poi, un giorno fare magari qualche manifesto con le foto di questi signori da affiggere nelle zone industriali di quei distretti che hanno sofferto molto, che continuano a soffrire e che, grazie alla vostra miopia, rischiano di essere solo, fra poco, un bel ricordo di un tempo andato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buonanno 1.65, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Lussana, Goisis, Cesa, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 27
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 58
Hanno votato no 353).
Prendo atto che i deputati Zampa e Gava hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Rainieri 1.70. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, con questo emendamento noi chiediamo - e qui vorrei che magari facessero un po' d'attenzione i colleghi parlamentari della Puglia - che i soldi che sono lì stanziati improvvidamente vengano almeno utilizzati per risanare anche i terreni agricoli, visto che lì ci sono aziende zootecniche, così magari, invece di aiutare i cinesi, aiutiamo anche un po' gli allevatori che producono valore in questo Paese. Dovrebbe essere un ragionamento automatico, avrebbero dovuto pensarci i colleghi forse della maggioranza. Non chiediamo al Governo di pensare perché, quando pensa, di solito ci fa male e quindi è meglio che non pensi. Meno fa, meglio è. Mi viene in mente una famosa barzelletta sul razzo nello spazio della NASA, però non la voglio raccontare per non offendere qualcuno. Diciamo che è il parallelo tra un cristiano e un somaro, però vabbè.
Allora noi pensiamo che questo sia un emendamento che va a migliorare questo provvedimento e ci sembra anche evidente. Per questo penso che il Governo sarà insensibile, perché la missione del Governo è quella di far peggiorare l'economia, perché così risana i conti. Questo è quello che ci ha spiegato il nostro Presidente del Consiglio, Monti per giustificare il taglio delle pensioni e non si è capito come mai, però, allora quei soldi non li ha dati alle imprese e ai lavoratori, come dicevo prima. Almeno qui avremmo un provvedimento che non serve a niente all'Ilva, però qualcosa all'economia di questo Paese potrebbe dare. Invece, sennò, se continuiamo su questa strada, rimarrà un favore ai cinesi ed è una cosa incredibile, perché - questo io lo so - voi eravate qui e avete votato tutti a favore del made in Italy.
Adesso, senza colpo ferire, votate a favore dell'import di prodotti cinesi. Lo ripeto ancora, ma quei 400 portuali lì riqualifichiamoli e facciamogli fare i controlli, così che saremo al sicuro da tanta contraffazione che, tra l'altro, è anche dannosa per la salute dei nostri cittadini. Però mi pare di capire che al Governo e alla maggioranza la salute dei cittadini, lo sviluppo delle imprese, il lavoro, le famiglie, non interessano, interessa l'euro, che è tutta un'altra serie di poteri, rappresenta tutta un'altra cosa. Io temo che alla fine comunque, quando ci avranno spolpati, diranno che hanno fatto di tutto, ma l'euro non ce lo possono più dare. Vedremo, nel frattempo facciamoci del male (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rainieri 1.70, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giro, Orlando, Sposetti, Calderisi, De Poli, Zunino, Damiano, Bossa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1 Pag. 28
Maggioranza 207
Hanno votato sì 58
Hanno votato no 354).
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, non ho fatto in tempo a votare!
PRESIDENTE. Mi dispiace, non è stata una cosa voluta.
Passiamo all'emendamento Pastore 1.71.
Prendo atto che la presentatrice dell'emendamento Pastore 1.71 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ho sentito provenire un poco di giubilo quando lei ha detto: onorevole Fava. I colleghi si stanno abituando ad ascoltarmi e avevano necessità di sentirmi ancora. Presidente, questo è, credo, uno dei tanti punti importanti, ma sicuramente quello, dal punto di vista politico, più significativo. In altre parole, il «no» a questo emendamento dà il senso completo, in modo plastico, di quella che è la percezione che ha questo Governo e che ha questa maggioranza dell'essere cittadini in questo Paese.
Guardate che - e lo dico ai colleghi - noi chiediamo con questo emendamento che, nell'ambito delle attività di bonifica dell'area del quartiere Tamburi, che sappiamo bene essere il quartiere che vive a ridosso dello stabilimento dell'Ilva, esterno al perimetro aziendale ovviamente, ma nell'aria che è anche indirettamente oggetto degli interventi di bonifica di cui stiamo parlando, venga compiuta una verifica, accertandola con gli uffici dell'amministrazione comunale - non abbiamo chiesto che venga nominato lo sceriffo di Nottingham per andare a fare questa verifica - sulla regolarità degli edifici esistenti, sulla verifica dell'iscrizione al catasto degli edifici e sul regolare pagamento dell'IMU.
Allora, perché noi chiediamo una banalità di questo tipo? Cioè, uno dice: ma come, che bisogno c'è di andare in un quartiere e verificare che gli edifici esistenti siano congrui dal punto di vista urbanistico, siano censiti, ci sia gente che paga anche l'IMU? Che necessità ne abbiamo? Ebbene, qualche necessità c'è. Ma, se fosse tutto così semplice, perché ci dite di «no»? Fatelo, qual è il problema?
In altre parole, noi stiamo vivendo il dramma di un numero enorme di cittadini - qualcuno parla di 150, qualcuno parla di 200 mila - che sono esposti, purtroppo, alle cattive emissioni ed esalazioni delle fabbrica in un contesto dove la fabbrica c'era prima delle case, perché bisogna anche dire questo, e le case sono state costruite dopo.
Molte di queste case - ci viene detto - non rispettano nessun tipo di crisma e di vincolo legato alla pianificazione territoriale dell'area. Molte di queste case non sono censite e altrettante, anche qualora censite, non pagano l'IMU.
Allora, noi ci chiediamo: «Scusate, ma in una situazione di questo tipo cosa vi costava dirci esattamente come è la situazione e fare in modo che venisse monitorata?». È una questione di legalità. Lo dico anche agli amici dell'Italia dei Valori: è una questione di legalità. Non possiamo pensare cioè che esistano dei cittadini che abbiano solo diritti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Io credo che questi giustamente rivendichino il loro diritto alla salute, ma un cittadino ha diritti nella misura in cui ha doveri nei confronti della società in cui vive. Allora, un cittadino che ha diritti deve dimostrare di avere le carte in regola dal punto di vista dei doveri. Invece, noi anche in questo caso abbiamo questo strabismo.
Provate a immaginare se avessimo inserito lo stesso parametro, ad esempio, per i cittadini dell'area di Marghera quale sarebbe stata la bonifica in quell'area. Nessuno di noi avrebbe gridato allo scandalo, ma non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di lavorare parecchie settimane per trovare i dati. Avremmo saputo con certezza come erano accatastate quelle case e probabilmente avremmo trovato anche là qualche piccolo abuso. Ma se di piccoli abusi si tratta non capisco il perché Pag. 29non si voglia andare a controllare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E se, invece, di grandi abusi si tratta, allora anche in questo caso viviamo una grande discriminazione per la quale esistono cittadini per i quali le regole valgono e cittadini per i quali non solo le regole non servono e non valgono, ma valgono solo i diritti.
Noi crediamo che non si possa continuare a discriminare il territorio in questo modo. Noi diciamo che in questo modo questo Governo e questa maggioranza - mi dispiace anche per i relatori in questo caso, anche perché uno dei due viene dal nord quanto noi - hanno dimostrato scarsa sensibilità nei confronti di un tema, che è un tema di legalità. E ci avete insegnato che con i temi di legalità non si scherza - lo dico agli amici del PD - perché la legalità non riguarda solo Berlusconi e la sua famiglia, ma i comportamenti di ognuno di noi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mettetevelo nella testa! Ma su questo siete sempre pronti a far finta di niente perché la legalità per voi è sempre quella che riguarda gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, intervengo anche in questo caso per fornire alcune informazioni relative agli emendamenti e, in particolare, a quest'ultimo. Nel quartiere Tamburi di Taranto tutti gli alloggi sono ovviamente accatastati ed è già riscontrabile il pagamento dell'IMU.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pastore 1.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lussana... onorevole Goisis... onorevole Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 44
Hanno votato no 361).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Allasia 1.72, per il quale il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dussin. Prendo atto che vi ha rinunziato.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Allasia 1.72, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mazzuca...onorevole Lussana...onorevole Corsaro...onorevole Sani...onorevole Orlando...onorevole Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 358).
Prendo atto che la deputata Siragusa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario. Pag. 30
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 1.74, per il quale il presentatore non accede all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo una cosa, che è stata anche oggetto di una risoluzione in Commissione X, ossia che non vi sia disparità di trattamento tra i lavoratori e che siano rispettate le regole. L'abbiamo chiesto, come al tempo della direttiva Bolkestein, per garantire almeno un minimo di legalità per quanto riguarda le aziende dei Paesi neocomunitari che venivano a lavorare da noi.
Adesso, qui abbiamo di fronte un'azienda extracomunitaria, cinese; conosciamo le condizioni di lavoro, visto che ci sono in ballo 330 milioni e avremmo gradito che venisse effettuato questo tipo di controllo e quindi abbiamo presentato questo emendamento, che chiede che ci siano questi costanti controlli sull'attività di lavoro, le regole, la sicurezza ed i contributi.
Penso che, dopo aver detto di «no» alla verifica del catasto ed al pagamento dell'IMU - e mi permetto di dire al collega Vico, di cui ho tanta stima, che era una bella occasione per dirci di «sì», se era convinto di quello che ha detto, ed anzi le Commissioni potevano presentare un bell'emendamento a riguardo - potevate prevedere di operare in tutta la provincia di Taranto perché noi siamo convinti che ci sia la sicurezza.
Devo dire che abbiamo avuto esperienza nel precedente Governo, con tante liti con i colleghi del PdL e con tanti burocrati, nella verifica di 300 mila pensioni di invalidità e abbiamo scoperto che, su 300 mila controllate, su tutto il territorio nazionale, c'erano 100 mila che erano fasulle e la statistica - scienza bara, cinica e discriminatoria - ci ha dimostrato che, scendendo sotto Roma, le percentuali schizzavano: il 40 per cento nel Lazio, il 47 per cento in Campania e Sicilia e la Puglia era sopra il 40 per cento.
Allora, noi dubitiamo della fiducia del pur preparato onorevole Vico. Questi dubbi ci vengono ancora di più quando sentiamo che il Presidente del Consiglio comincia a regalare soldi per la campagna elettorale e dice che ha dei dubbi che le sue riforme - devastanti - possano venire abbandonate se non sarà più lui a fare il carnefice. Infatti, è ovvio che se uno sta picconando il fondo della nave, nel momento in cui si sposta, potrebbe arrivare un matto che ci mette una pezza. Allora deve rimanere lui a fare il buco, tanto che ultimamente, oltre a dare questi soldi per recuperare a destra e a manca, si atteggia anche, alla ricerca del consenso degli italiani, a nuovo Casaleggio, tanto che - come avrete sentito - ha detto che se guardiamo i numeri che, in un memorabile articolo del Corriere della Sera erano la base di tutto il suo programma, delle sue idee e delle critiche a Berlusconi, siamo in recessione. Ma guardatevi! La ripresa c'è già, è dentro di voi e qualcuno ha fatto un bellissimo parallelo con Guzzanti - junior - che diceva: «la risposta è dentro di te, e però è sbagliata». Difatti, siamo lì: c'è la ripresa dentro di noi, però non c'è all'esterno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa situazione, drammatica, si somma al suo amore per la legalità. Lui dice che si evadono le tasse: è la sua opinione sui lombardi ed i veneti perché questo Governo è stato capace solo di aumentare le tasse a chi le pagava già. Perfino, Befera, è venuto fuori, anima bella, a dire che adesso si sarebbero dedicati ai grandi evasori. Prima con chi te la sei presa? Con quelli che hanno sempre pagato e che sono in difficoltà perché c'è la crisi? Diamo anche a lui un bel premio Nobel per la pace, come a quell'altro, famoso che avete sponsorizzato e che ha fatto una serie di guerre, con risultati catastrofici.
Allora, bisogna anche avere il coraggio di dire, guardando a questo provvedimento che regala dei soldi, che in questo Paese c'è sicuramente un problema di qualcuno che non paga le tasse, ma c'è anche un casino di gente che non si guadagna lo Pag. 31stipendio che percepisce. Cominciamo a dirlo e cominciamo a guardare queste cose, perché questi sono i dati che guardano gli altri: il numero di dipendenti pubblici per mille abitanti. Ve l'ho già detto un'altra volta: fate il confronto tra i soldi che riceve dallo Stato una provincia e quelli che quella provincia paga di tasse e contributi. Mettete a denominatore - vi ho spiegato che è il numero di sotto, così non sbagliate - quello che riceve dallo Stato e al numeratore - che è il numero di sopra - quanto invece pagano di tasse. Quando è verde, ossia quando il risultato è maggiore di 1, sarete in Padania, quando è rosso, sarete nell'area ovviamente di Nichi Roland Vendola e di quel famoso baratro di cui parla il nostro Presidente del Consiglio alias Casaleggio.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, vorrei precisare che presso la Taranto container terminal (Evergreen e Hutchinson) è regolarmente in funzione dal 1997 il contratto collettivo dei lavoratori dei trasporti e del porto e che da sei mesi è in corso una cassa integrazione straordinaria regolarmente firmata presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 1.74, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Cesaro, Tanoni, Lo Presti, Goisis, Gelmini, Garofani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 371).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Zamparutti 1.01. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, credo che abbiamo tutti ben compreso che questo decreto-legge tratta della questione più ampia legata alla città di Taranto, e in maniera davvero molto indiretta dell'Ilva, vale a dire soltanto per quella parte di bonifica imputabile appunto a questo impianto industriale.
Con questo articolo aggiuntivo però noi richiamiamo l'attenzione su quello che è o sarà il provvedimento decisivo rispetto all'Ilva di Taranto: la prossima autorizzazione integrata ambientale, rispetto alla quale noi chiediamo che il Governo, e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in particolare, si attenga a quanto prescrive un articolo del codice dell'ambiente, ovvero che, in casi di particolari criticità - quale indubbiamente è la città di Taranto - l'autorizzazione integrata ambientale non preveda l'adozione da parte dello stabilimento delle migliori tecnologie disponibili - dove peraltro il termine «disponibile» ha un'accezione di tipo economico e in particolare per l'interpretazione che se ne è sempre data, e l'attuazione, una disponibilità che è quella economica del soggetto interessato, cioè dell'Ilva - ma che invece la prossima autorizzazione integrata ambientale, chieda allo stabilimento di adottare le migliori tecnologie disponibili in assoluto.
Il fatto che questa disposizione non sia stata finora rispettata, ha fatto sì che l'attività dello stabilimento Ilva continui ad essere fortemente inquinante, io ho visto i dati che emergono dalle perizie chimiche a disposizione della procura di Taranto: le emissioni della cookeria dell'Ilva, in base l'attuale AIA, sarebbero circa 70 volte Pag. 32superiori a quanto consentirebbe la migliore tecnologia. Quanto alle emissioni di polveri del camino E312, noto per emettere diossina, i quantitativi di polveri si attestano, rispetto a quantitativi orari di polvere, su un valore 25 volte superiore rispetto ai minimi emissivi consentiti con la migliore tecnologia.
E così via, non vi voglio tediare ma indubbiamente la situazione è molto grave. Voglio anche dire che è importante che l'autorizzazione integrata ambientale si attenga alle prescrizioni che emergono da parte dei periti della procura di Taranto, grazie alla quale... è questa la differenza anche rispetto agli interventi della Lega Nord Padania.
Se noi ci troviamo oggi ad occuparci di Taranto e a parlare dell'Ilva è perché a Taranto c'è un giudice. In tutti gli altri siti di interesse nazionale e in tutte le altre realtà drammaticamente importanti per il nostro Paese, non possiamo contare sulla presenza di un tutore della legge. Allora credo che, rispetto a questa situazione, il potere politico, ma anche il potere economico, debba cessare di manifestare una sovrana indifferenza rispetto ai dettami e alle prescrizioni della legge e prestare maggiore attenzione ai presupposti e agli elementi su cui si è mossa la procura di Taranto, e adeguare, nell'interesse dei cittadini, questo impianto, che è assolutamente obsoleto e i cui costi di adeguamento dovranno ricadere direttamente sul gruppo Riva (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo brevemente per spiegare perché l'Italia dei Valori voterà a favore di questa proposta emendativa. Intanto siamo in questa situazione anche per colpe che ricadano su questo Parlamento, perché le leggi di deroga in materia di salvaguardia ambientale, sono state approvate qui, proprio per andare incontro alle esigenze di produttività degli stabilimenti dell'Ilva. È bene anche che ricordiamo che quella autorizzazione integrata ambientale data all'Ilva con un percorso durato quattro anni - qualcuno se ne è vantato - in realtà è stata quasi integralmente smantellata con provvedimenti del TAR, sia su ricorsi dell'azienda stessa, sia per altri interventi, ma anche dalla stessa procura. Quindi, dobbiamo correre e il Ministro si è anche impegnato a rilasciare entro fine settembre una nuova autorizzazione integrata ambientale e ha anche dichiarato in Commissione il 14 agosto, che ci si impegnerà ad utilizzare le nuove tecnologie. Anzi, questo permetterà, se si fa adesso, di utilizzare anche fondi europei, senza andare incontro alle sanzioni sulla libera concorrenza. Quindi, noi auspichiamo che il Governo faccia questi sforzi, e se ciò viene inserito anche in questo provvedimento legislativo, si fa solo del bene; quindi che diventi legge quello che anche il Ministro Clini ci ha annunciato il 14 agosto in Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, annuncio che rinuncerò all'intervento successivo, quindi non vi faccio perdere tempo, però su questa proposta emendativa vorrei intervenire per dire due cose. La prima è che non condivido l'analisi fatta dalla collega Zamparutti quando dice: sapete perché a Taranto per fortuna si è aperto il vaso di Pandora sul problema? Perché c'è un giudice. Negli altri cinquantasei SIN non succede altrettanto perché evidentemente non ci sono giudici che facciano altrettanto. Non lo condivido non tanto perché non sia vero, ma perché mi auguro che in questo Paese non ci sia bisogno di aspettare altri cinquantasei giudici che facciano altrettanto per vedere affrontare le tematiche di cui stiamo parlando da qualche giorno in quest'Aula. Quindi non condivido parzialmente il ragionamento della collega Zamparutti, lo condivido in parte, ma non ne condivido le conclusioni. Dico cioè che dobbiamo intervenire Pag. 33per primi e dobbiamo evitare che questo avvenga. Ciononostante intendo personalmente sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Zamparutti 1.01 e preannuncio il mio voto a favore, perché credo che sia utile ragionare in quella direzione. Vedete - lo dico ai tanti colleghi lombardi che sono in quest'Aula -, la regione Lombardia, ad esempio, da anni utilizza questo criterio nel concedere nuove autorizzazioni ad impianti di combustione, di qualsiasi natura essi siano. Da anni cioè si è ormai passati alle migliori tecnologie esistenti e non più alle disponibili, perché questa non è una questione di poco conto. Negli ultimi anni abbiamo visto autorizzare alcuni impianti addirittura con dei limiti al di sotto dei massimi limiti consentiti dalle norme e non sistematicamente in deroga alle norme esistenti.
Qui dobbiamo invertire il principio. Delle due l'una: siccome le tecnologie esistono, e laddove esistono, noi non diciamo di porre dei limiti che non siano raggiungibili dal punto di vista tecnologico, ma diciamo che, dove la tecnologia lo consente, bisogna raggiungere il massimo dei risultati possibili.
Noi riteniamo che l'articolo aggiuntivo Zamparutti 1.01 sia assolutamente in linea con quanto già alcune amministrazioni regionali, soprattutto al Nord, anche in questo caso, hanno già applicato, di fatto, da anni, e crediamo che sia giusto ribadire il concetto per il quale, laddove le tecnologie esistono, devono essere applicate e, se vi è la possibilità di creare forme di abbattimento che riducano ulteriormente il limite delle emissioni, a prescindere dai limiti massimi imposti dalla legge, questa debba essere una finalità perseguita nell'interesse di tutti.
Quindi, ripeto, aggiungo la mia firma e voterò convintamente per l'articolo aggiuntivo della collega Zamparutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vatinno. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, voglio intervenire su questo articolo aggiuntivo in quanto riteniamo che fino adesso non siano state utilizzate le migliori tecnologie, e questo mi sembra abbastanza acclarato, ma riteniamo che sia necessario contornare il quadro delle nuove tecnologie migliori utilizzabili con particolari condizioni, come mi pare che questo articolo aggiuntivo chieda.
Mi riferisco a condizioni a contorno ancora più rigorose e stringenti, perché questo ci permette di non abbassare la guardia come punto fondamentale e come linea guida. Questo perché vi è un passato tragico in questo senso, dovuto anche all'applicazione che questo consesso, come Camera dei deputati, ha fatto, nei decenni precedenti, di regole che, poi, hanno portato al disastro attuale. In questa ottica, voteremo a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zamparutti 1.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Veltroni, Torrisi, Moles, Golfo, Paladini, Calvisi, De Micheli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 396
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato sì 63
Hanno votato no 333).
Passiamo all'emendamento Maggioni 2.41.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Maggioni 2.41 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maggioni 2.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 34
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Tommaso Foti, Misiani, Grassi, Goisis, Galletti, Ruben, Tenaglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 44
Hanno votato no 361).
Prendo atto che il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Negro 2.040.
Prendo atto che il presentatore dell'articolo aggiuntivo Negro 2.040 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.
MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, in questo articolo aggiuntivo poniamo una delle questioni principali che non è stata discussa all'interno di questo provvedimento. Adesso abbiamo appena discusso delle migliori tecniche per quanto riguarda la bonifica e l'autorizzazione ambientale, e quindi siamo andati nello specifico, però non abbiamo toccato altri argomenti.
Con il nostro articolo aggiuntivo, invece, vogliamo parlare dell'inquinamento dell'aria, delle PM10, e quindi dei livelli di inquinamento dell'aria.
E vogliamo mettere in evidenza come i livelli di benzo(a)pirene - che sono stati già oggetto di risoluzione - in queste zone sono ad alta concentrazione, per cui richiamiamo a ritornare ai livelli fissati dagli obiettivi di qualità, ossia a non superare un nanogrammo a metrocubo per il benzo(a)pirene.
Riteniamo, infatti, che, visto che su un decreto come questo si parla di qualità dell'aria, di norme igienico-sanitarie e quindi salubrità anche dell'aria, sia importate ripristinare dei principi, già introdotti nella normativa precedente e che poi, invece, per venire incontro chiaramente ad alcune specificità, hanno subito appunto delle modifiche.
In questo caso noi chiediamo, proprio per andare incontro alla tutela della salute pubblica, alla tutela dei cittadini ed alla tutela di coloro che purtroppo si trovano a vivere a contatto con stabilimenti come questo, ma anche in altre zone, che siano ripristinati quelli che erano gli obiettivi di qualità, proprio per mettere sempre come obiettivo principale tutto il discorso legato alla riqualificazione ambientale, al rispetto ambientale, alla sostenibilità, ma soprattutto alla qualità dell'aria e alla qualità della vita.
Noi abbiamo ripetuto più volte: «chi inquina paga» e, quindi, chi inquina deve pagare e lo deve fare in maniera puntuale, in maniera precisa, con le migliori tecniche e rispettando le leggi. Anche in questo caso è giusto rispettare questi livelli perché possono garantire chiaramente una qualità di vita migliore ai cittadini che si trovano costretti a convivere con realtà come queste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.
SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per confermare il voto favore di Italia dei Valori su questo articolo aggiuntivo, ma anche per ricordare ai colleghi del Partito Democratico, del Popolo della Libertà e dell'Unione di Centro, che in VIII Commissione (Ambiente) abbiamo anche approvato delle risoluzioni in tal senso.
Credo, quindi, che anziché operare attraverso degli inviti forti, come le risoluzioni, nei confronti del Governo, qui c'è l'occasione, invece, di trasformarli in legge e quindi di essere molto più efficaci.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, anch'io intervengo per esprimere il voto favore della delegazione radicale su questo articolo aggiuntivo.
La questione del benzo(a)pirene l'abbiamo posta appunto in VIII Commissione (Ambiente), quando l'allora maggioranza in una maniera davvero subdola aveva modificato i parametri relativi ai controlli di emissione di questa pericolosissima e dannosissima sostanza, approfittando del recepimento in Italia di una direttiva sulla qualità dell'aria.
Allora non fu possibile riuscire a ripristinare la precedente normativa rispetto alle modifiche introdotte in via di recepimento della direttiva europea. Questo articolo aggiuntivo rispecchia quello che avremmo voluto ottenere allora, quando ne discutemmo in Commissione ambiente.
Rispetto al comportamento della Lega Nord Padania, dico: meglio tardi che mai. Comunque quest'articolo aggiuntivo va bene e convintamente lo voteremo favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Negro 2.040, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Razzi, Grassi, De Pasquale, Bonaiuti, Speciale, Pagano... l'onorevole Pagano ha votato... onorevoli Marchignoli, D'Antona, Damiano... ancora l'onorevole D'Antona...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 406
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato sì 67
Hanno votato no 339).
Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Secondo le intese intercorse nella Conferenza dei presidenti di gruppo questo è l'ultimo voto della giornata, anzi della settimana.
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5423)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5423).
L'onorevole Rainieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/43.
FABIO RAINIERI. Signor Presidente, chiedo un po' di attenzione...
PRESIDENTE. Ha ragione, qualche secondo di ritardo per consentire il deflusso.
FABIO RAINIERI. Con questo ordine del giorno chiediamo che anche il sito di Fidenza, che è stato inserito all'interno dei 56 siti di interesse nazionale per la bonifica, venga tenuto in considerazione e che quindi il Governo provveda al più presto ad un provvedimento simile a quello fatto per Taranto, dove ricordiamo che vengono stanziati quasi 400 milioni di euro per una bonifica, non esattamente per quello che invece era stato definito all'inizio. Chiediamo al Governo, e auspichiamo che anche la maggioranza dia un voto eventualmente favorevole, che accetti questo ordine del giorno. Il sito di Fidenza è Pag. 36situato oggi al centro della città, quindi c'è anche un discorso di un'iniziativa dell'amministrazione del comune di Fidenza volta a realizzare delle strutture all'interno di questo sito. Chiediamo che il Governo al più presto estenda provvedimenti legislativi volti a finanziare la bonifica di questo luogo. È un luogo che - ripeto - insieme ad altri 56 è stato abbandonato dal Ministero e dal Governo, mentre sembrava che fosse (come promesso dal Ministro dell'ambiente) imminente il finanziamento, e invece adesso è stato tutto accantonato e si sono dovuti utilizzare questi fondi per il sito di Taranto. Noi chiediamo che il Governo accetti questo ordine del giorno e che al più presto venga rifinanziato il fondo per la bonifica del sito di Fidenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/28.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, noi stiamo dando il nostro contributo a questo provvedimento. Abbiamo votato fino adesso e voteremo anche positivamente alla conclusione perché lo riteniamo giusto. In questo ordine del giorno, presentato dai colleghi Occhiuto, D'Ippolito e da me, vogliamo richiamare l'attenzione del Governo su una problematica più volte evidenziata e apparsa nella discussione e soprattutto negli strumenti di sindacato ispettivo, ma che poi non ha avuto nessun seguito. Mi riferisco ai siti di interesse nazionale di Crotone, Cassano allo Ionio e di Cerchiara di Calabria, e quindi anche alla produzione dei rifiuti che hanno interessato ed interessano queste aree.
Sono scorie nocive e c'è già un accertamento della loro pericolosità che ha prodotto delle ripercussioni per quanto riguarda la salute dei cittadini. Voglio ricordare che a Crotone in particolar modo c'è la Montecatini Edison, la Pertusola, ci sono delle industrie che hanno ovviamente creato una condizione di inagibilità sul piano civile.
Non voglio entrare nella polemica di queste ore. Abbiamo cercato di evitare la rissa con i colleghi della Lega Nord Padania. Voglio richiamare la loro attenzione su una visione molto parziale. Mi riferisco all'utilizzazione delle attività in termini disinvolti da parte di alcune industrie del Nord che hanno anche saccheggiato il Mezzogiorno. Ma ritengo che bisogna sottolineare l'aspetto di incultura che è venuto fuori; quando si parla in questo modo di Magna Grecia non c'è bisogno nemmeno di interloquire, anche perché la civiltà si è portata avanti, è andata avanti anche verso il Nord, sebbene alcune piccole minoranze sono state ovviamente impermeabili rispetto a quella che è la cultura di civiltà. Ma voglio richiamare questo dato, questo aspetto e questo impegno, anche da parte del Governo, per quanto riguarda tali aree che noi abbiamo summenzionato ed evidenziato nel nostro ordine del giorno. Più volte il Governo è venuto qui per dare ampie assicurazioni.
Credo che oggi sia il momento, proprio cogliendo questa occasione, l'occasione dell'atto di indirizzo parlamentare, per dare una risposta definitiva, perché certamente la salute umana non può attendere e la pericolosità per i cittadini è un fatto reale e concreto e dobbiamo ringraziare chi lo ha portato, come dicevo poc'anzi, con grande disinvoltura e con grande negligenza per quanto riguarda l'attività di queste polveri, di questi detriti e di questi rifiuti che stanno certamente facendo molto danno e stanno creando alterazione per l'incolumità del cittadino.
PRESIDENTE. L'onorevole Vatinno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/13.
GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, volevo illustrare il nostro ordine del giorno che riguarda l'utilizzo dei fondi rotativi del Protocollo di Kyoto e l'altro ordine del giorno che riguarda, invece, l'utilizzo dei fondi per la lotta al dissesto idrogeologico. Avevo presentato degli emendamenti che poi abbiamo trasformato in ordini del giorno. Per quanto riguarda il Protocollo di Kyoto, riteniamo che sia una priorità la lotta ai cambiamenti Pag. 37climatici che ha visto sempre l'Italia in prima fila, anche con il Ministro Clini, in questa importantissima azione. Temiamo, quindi, che il ricorso a questi denari possa un po' compromettere in qualche modo la lotta ai cambiamenti climatici, anche se non ci sfugge che ciò è frutto di una legge precedente e non direttamente connessa a questo decreto-legge. Però, la questione dei cambiamenti climatici è assolutamente rilevante. Oltretutto il Protocollo di Kyoto scadrà nel dicembre 2012 e ci sarà una nuova fase del protocollo stesso con un periodo di transizione e un nuovo protocollo contro i cambiamenti climatici. L'Italia, quindi, ha bisogno di tutte le risorse economiche per partecipare attivamente a questa nuova fase. Ricordo, inoltre, che il Protocollo Energia e Ambiente, il cosiddetto 20-20-20, dell'Unione europea ugualmente è vincolante per l'Italia, anche dal punto di vista legislativo, per la lotta ai cambiamenti climatici.
Il secondo ordine del giorno che vorrei delineare brevemente è, appunto, il discorso della lotta al dissesto idrogeologico. Noi chiediamo al Governo di impegnarsi per il futuro affinché non vengano più toccati questi fondi, sia per il Protocollo di Kyoto, che per il dissesto idrogeologico. L'Italia, infatti, è una nazione ad altissimo rischio per la sua orografia particolare. Sappiamo che, purtroppo, tra qualche mese avremo i soliti temporali, frane ed alluvioni. Da anni chiediamo, anche come partito e responsabile ambiente del partito Alleanza per l'Italia, un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico. È determinante questo impegno. Invitiamo il Governo, quindi, a non fare più ricorso a fondi che riguardano appunto il dissesto idrogeologico che, parimenti al Protocollo di Kyoto, sono due punti qualificanti dell'azione ambientale del nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/26.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, anch'io intervengo per illustrare il mio ordine del giorno, che ripropone un tema che avevamo anche affrontato in Commissione e che è stato al centro del dibattito in Aula, cioè la copertura finanziaria scelta dal Governo per questo intervento a favore di Taranto e dell'ILVA. Io in Commissione ho accettato di ritirare l'emendamento, che puntava a trovare una diversa copertura per i 20 milioni di euro che sono stati invece prelevati dal fondo per il dissesto idrogeologico. L'ho fatto perché non volevo rallentare l'esame del provvedimento e perché mi sono resa conto che il Governo, intervenendo d'urgenza, ha apprestato delle coperture temporanee. Tuttavia è evidente che il tema del dissesto idrogeologico è un tema altrettanto importante quanto le problematiche che riguardano l'Ilva e che il Governo al più presto deve rimediare ricoprendo il fondo della difesa del suolo dei 20 milioni sottratti. Faccio presente che tutti i fondi per la difesa del suolo sono già stati ripartiti per le regioni e quindi tra l'altro non si capisce a quale regione sarebbero sottratti questi 20 milioni. Quindi è urgente che il Governo affronti al più presto questo problema con un prossimo provvedimento e con un cambiamento all'interno delle postazioni di bilancio del Ministero. Ovviamente l'auspicio è che in futuro non si continui ad intervenire su questo fondo, assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze reali del Paese sulla difesa del suolo ed il dissesto idrogeologico e che si pensi in futuro a coperture eticamente più sostenibili.
Nell'emendamento che io avevo presentato in Commissione e sul quale, come ripeto, mi sono adeguata alla richiesta del Governo di ritirarlo, avevo scelto una copertura che eticamente era sostenibile ed era accettabile, cioè si coprivano i 20 milioni di euro attraverso i fondi degli abusi edilizi. Quando si compiono degli abusi edilizi si compiono dei reati penali e si deve pagare una multa. Vi è un fondo al Ministero del tesoro che è a questo dedicato. Sarebbe stato corretto, a mio avviso, proprio perché si tratta di un intervento di carattere ambientale, utilizzare questo fondo - ma ve ne sono anche Pag. 38molti altri presso il Ministero del tesoro - e non far pagare il conto al Ministero dell'ambiente. Mi auguro che il Governo accetti la formulazione del mio ordine del giorno, perché questo sarebbe serio e coerente anche rispetto alle dichiarazioni che il sottosegretario ha fatto qui in Aula ieri.
PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/10.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intendo segnalare all'attenzione del Governo un ordine del giorno da me presentato, il n. 9/5423/10, col quale vorrei sottolineare come questo intervento, che ha fondamentalmente un aspetto di carattere ambientale riguardante il territorio di Taranto, che richiedeva senz'altro una risposta urgente e necessaria, richieda peraltro che l'attenzione del Governo adesso si sposti in generale su problemi di politica industriale del Paese e che proprio la criticità della situazione dello stabilimento Ilva di Taranto mette alla nostra attenzione, perché apre dei possibili aspetti di criticità in realtà produttive dove ci sono stabilimenti dello stesso gruppo industriale Riva che sono efficienti, ambientalmente sostenibili e che non devono avere da questa situazione nessun contraccolpo. Mi riferisco in particolare al caso di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, una realtà produttiva con 800 dipendenti diretti e 200 nell'indotto, che ha una capacità produttiva molto ampia su dei prodotti finiti, laminati a freddo, zincati ed elettrozincati che lavorano prodotti provenienti dallo stabilimento tarantino.
Altrettanto dicasi della realtà di Genova Cornigliano, dove anni fa è stato prodotto un accordo di programma per realizzare la chiusura della produzione a caldo e riconvertire a freddo le attività ivi realizzate. Anche qui parliamo di 1.600 lavoratori, oltre a 1.000 nell'indotto. Mi riferisco alle realtà produttive in provincia di Cuneo: 250 addetti nel sito di Lesegno e 200 nel sito di Racconigi.
L'invito al Governo è di monitorare la situazione e di vigilare con estrema attenzione affinché vi sia una continuità produttiva in queste realtà, assumendo e promuovendo l'assunzione delle iniziative necessarie per garantirla, anche attraverso l'individuazione eventuale, insieme alla dirigenza del gruppo, di forme di approvvigionamento alternative che consentano di garantirne la continuità.
Voglio poi sottolineare, per concludere, che ho sottoscritto altri due ordini del giorno presentati dai colleghi Damiano e Fiorio che si riferiscono, in particolare, alla realtà dei siti di bonifica di interesse nazionale che esistono nella regione Piemonte e che meritano, dopo il provvedimento d'urgenza assunto oggi per Taranto, di essere presi immediatamente in esame, di essere posti all'attenzione del Governo, perché si tratta di realtà che sono oggetto di bonifiche che durano, magari, da anni e che hanno bisogno delle risorse necessarie.
Parlo di Casale Monferrato in provincia di Alessandria, una realtà che è stata interessata per ottant'anni dall'inquinamento prodotto dallo stabilimento Eternit che lavorava amianto; mi riferisco alla realtà di Serravalle Scrivia, ex area Ecolibarna, oggetto di un intervento con il prefetto di Alessandria, nominato commissario; mi riferisco alla realtà dell'Acna di Cengio, dove sono stati fatti negli anni passati consistenti interventi di bonifica, tuttavia la coda di questi interventi e le problematiche dei risarcimenti derivanti da quell'attività inquinante sono tuttora aperti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO LOVELLI. Segnalo al Governo questi ordini del giorno, lo invito a prenderli in considerazione e a dare un parere favorevole in questa circostanza, ma soprattutto a riprendere le questioni che noi abbiamo segnalato con essi perché siano all'attenzione dell'attività del Governo da adesso in poi.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Vizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/33.
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GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, questo decreto-legge reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto e prevede stanziamenti complessivi per circa 336 milioni di euro, di cui 329 di parte pubblica, e destina 119 milioni alle bonifiche. Oltre a questa somma, sono stanziati altri 90 milioni di euro in attuazione del Protocollo di Kyoto.
In Italia, come abbiamo detto prima in sede di discussione, vi sono altri 56 siti importanti che aspettano di essere bonificati e lo stesso Ministero dell'ambiente ha riconosciuto che, dopo dieci anni dalla redazione del Protocollo, ben poco è stato fatto in tal senso. Tra questi siti, vi è il sito di La Spezia, che è la più grande discarica esistente in Europa. Dal 1979, signor Presidente, un'intera collina sovrastante questo golfo, che è stato chiamato per la sua bellezza «golfo dei poeti» - un sito di valore artistico che il piano regolatore aveva assegnato come servitù militare -, per vent'anni, è diventata, invece, la collina dei veleni. In questa località, chiamata Pitelli, sono stati insabbiati ogni tipo di rifiuti: dalle diossine di Seveso e Meda, agli scarti dell'industria farmaceutica, ai fanghi, alle ceneri, alle scorie metalliche.
Inoltre, sembra anche che vi siano, secondo alcuni periti che hanno eseguito le analisi, sostanze e scorie radioattive provenienti dai Paesi dell'est.
Vi è poi stata anche una morte bianca, causata dalla rottura improvvisa di un fusto dal quale sono fuoriusciti fumi ammoniacali, per cui questo povero operaio in due ore è deceduto.
La vergogna è, signor Presidente, che queste discariche sono state autorizzate da quelle amministrazioni comunali che avevano ottenuto il più grande consenso locale dai cittadini e che non solo hanno consentito questo scempio, ma hanno addirittura ricevuto il placet dalla soprintendenza per i beni ambientali e architettonici della Liguria. Si è addirittura deviato un torrente per far posto ai rifiuti.
La presenza di sostanze chiamate silani, che sono rifiuti speciali che si incendiano al solo contatto con l'aria e penetrano nel terreno con la caduta della pioggia, ha creato gravi conseguenze sanitarie in tutta la zona.
Quindi, questo grande dissesto ambientale, che ha avvelenato terreni meravigliosi dove il verde mediterraneo è sul mare, su questo Golfo dei poeti, ha inquinato corsi d'acqua e le stesse acque del mare. Sono stati accertati in zona aumenti di tumori e di leucemie, soprattutto nei quartieri della città che si trovano sotto la collina dei veleni.
Questa grande discarica d'Europa ha avvelenato una città, ma purtroppo questi veleni non hanno ancora trovato i colpevoli; allora, i cittadini, che sono vittime innocenti di questo disastro ambientale, sono ancora oggi in attesa di vedere bonificato il sito per intravedere un futuro più sereno.
Dunque, signor Presidente, concludo dicendo che questo ordine del giorno che la Lega Nord Padania ha presentato è volto a impegnare il Governo affinché si interessi il più presto possibile alla bonifica di questo sito.
PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Mariani n. 9/5423/12, di cui è cofirmataria.
CHIARA BRAGA. L'ordine del giorno n. 9/5423/12, a prima firma Mariani, ritorna su un tema che è stato ampiamente dibattuto nel corso dell'esame di questo provvedimento, in particolare sulla destinazione di 20 milioni di euro individuati nel bilancio del Ministero dell'ambiente per fare fronte ad interventi contenuti dal Protocollo di intesa per la città di Taranto.
Su questo tema abbiamo presentato in Commissione emendamenti che poi abbiamo ritirato per senso di responsabilità di fronte all'emergenza della città di Taranto e della situazione che stiamo discutendo. Tuttavia, la centralità di questo tema e del modo in cui vengono spese ed utilizzate le risorse, già scarse, destinate dal Ministero dell'ambiente, comunque insufficienti rispetto al fabbisogno, per la messa in sicurezza del territorio e, in Pag. 40modo particolare, per la prevenzione, relative agli accordi e alle politiche sostenute e portate avanti dalle regioni e dagli enti locali, è chiara e il tema non può essere lasciato cadere.
Su questo punto siamo anche favorevolmente colpiti dall'attenzione e dalla grande sensibilità maturata, ad esempio, dai colleghi della Lega Nord Padania, i quali hanno evidenziato in più occasioni nei loro interventi questi argomenti, tenendo conto del fatto che durante gli anni del loro Governo, dal 2008 al 2010, lo stanziamento delle risorse destinate appunto al Ministero dell'ambiente ha subito una riduzione quasi del 60 per cento, che purtroppo ha colpito in maniera particolare quella parte di bilancio relativa agli interventi sulla tutela dal rischio idrogeologico. Vediamo questa loro nuova sensibilità, ne prendiamo atto, ma non possiamo fare a meno di considerare che il modo di intervenire per rimuovere le situazioni di rischio e anche per fare fronte ai gravi danni che hanno colpito molte regioni, dalla Toscana, alla Liguria, alla Sicilia, alla Campania, in questi anni, ha mostrato tutti i suoi limiti.
Sappiamo che gli accordi di programma effettivamente sono stati sottoscritti con tutte le regioni e che, però, la loro operatività non è sicuramente sufficiente. La scelta del commissariamento ha funzionato in alcune regioni e in alcuni contesti, in altri no: è stata soltanto un'assegnazione di posti e di responsabilità, ma non si è tradotta in pratiche concrete. Poi sappiamo che molti di questi territori ancora attendono l'assegnazione di risorse fondamentali per la messa in sicurezza del territorio, avendo dovuto subire in questi anni l'applicazione dell'incremento delle accise, quindi un aggravio a carico dei cittadini e delle imprese.
Con questo ordine del giorno chiediamo, come abbiamo fatto in più occasioni e, recentemente, con la mozione approvata dal Parlamento e con altri atti di indirizzo parlamentare, che il Governo si faccia carico di questo problema, che non è soltanto di risorse, lo sappiamo bene. Ancora una volta, come ci ha evidenziato la relazione della Corte dei conti, con oggetto anche l'esame del rendiconto sul bilancio dello Stato del 2011, esiste un problema, all'interno del Ministero dell'ambiente, rispetto all'effettiva capacità di utilizzo e di spesa delle risorse a disposizione. Su questo punto chiediamo che vi sia un'assunzione di impegno da parte del Governo, non solo nel valutare in maniera celere in che modo ripristinare le risorse che, in qualche modo, vengono sottratte ai capitoli di competenza del Ministero per la difesa del suolo, ma anche e soprattutto, in qualche modo, a predisporre tempestivamente un rendiconto dettagliato dei flussi di spesa e delle modalità di impiego dei fondi di competenza del Ministero dell'ambiente per la realizzazione degli interventi per la difesa del suolo riguardo all'attuazione degli accordi di programma nonché dell'utilizzo dei fondi ordinari per questo tipo di politiche, perché si possa valutare l'efficacia e rimuovere anche le cause dei ritardi nell'utilizzo di queste risorse. Noi crediamo che questa possa essere anche l'occasione perché si metta in moto un processo che possa consentire, finalmente, di recuperare il ritardo ed il divario che esiste nel nostro Paese tra le risorse destinate alla prevenzione e, purtroppo, le tante risorse che sappiamo essere drenate dalla gestione delle emergenze. Non vorremmo trovarci a discutere di questi temi tra qualche settimana o tra qualche mese, magari di fronte a qualche nuovo episodio drammatico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Polledri, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/78.
L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/31.
CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, che stiamo discutendo in questi giorni, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, e in tale Pag. 41ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo di intesa del 26 luglio 2012, diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto. Per questo scopo, il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336 milioni di euro (di cui 329 di parte pubblica) ne destina 119 alle bonifiche, mentre 187 milioni di euro li finalizza ad interventi portuali e 30 al rilancio e alla riqualificazione industriale.
Il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110 milioni di euro di finanziamenti del protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 ed 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali, per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del Protocollo di Kyoto da parte delle imprese. Oltre a Taranto, in Italia, vi sono altri 56 siti di interesse nazionale, che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario e incidenza socio-economica hanno la medesima necessità di essere bonificati e essere messi in sicurezza di quello, appunto, di Taranto. I siti di interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali, e sono stati individuati e perimetrati con un decreto del Ministero dell'ambiente. Negli Stati membri europei i siti da bonificare sono circa 250 mila, e migliaia di questi sono localizzati proprio in Italia, tanto che i predetti 57 sono una vera emergenza, vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano. I 57 siti del programma nazionale di bonifica comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti, anche pericolosi.
In tali siti, l'esposizione alle sostanze contaminanti può avvenire da esposizione professionale, emissioni industriali e, solo in ultimo, da suoli e falde contaminate.
Lo stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte in specifici convegni dall'Ispra, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono stati molto deludenti.
Tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di Venezia Porto Marghera, che penso tutti conoscano.
Il ripristino ambientale di questo sito avrebbe, oltre alla certa rilevanza ambientale - sappiamo tutti che si affaccia sulla laguna di Venezia -, anche quella economica e sociale, in quanto la relativa bonifica, finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, può restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili, favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione, considerando anche l'allarme sociale lanciato dai sindacati nei giorni scorsi. Si parla di ben 14 mila posti di lavoro che sono stati persi e altri 4 mila sono a rischio e si parla di una bomba sociale pronta ad esplodere.
Sarebbe, ad ogni modo, necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN, se del caso approvando un piano nazionale per le bonifiche dei siti di interesse nazionale, che miri ad investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e, soprattutto, ad un alleggerimento degli iter procedurali, che Pag. 42rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica.
Con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8, che stanzia 90 milioni di euro per il sito Ilva e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse per la bonifica e la messa in sicurezza del sito di Venezia Porto Marghera, ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Molgora: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/74.
L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/39.
MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, ho firmato insieme a tanti altri colleghi del mio gruppo un ordine del giorno che ha l'obiettivo di ricordare l'evento drammatico che ha colpito e che, purtroppo, continua a colpire un territorio molto importante della provincia di Pavia, in particolare l'area circostante Broni e la città di Broni stessa.
Purtroppo, in questa città si sono verificati e continuano a verificarsi numerosissimi casi di mesotelioma, dovuti a ciò che hanno evidentemente disperso nell'atmosfera sul territorio le produzioni della Fibronit, una impresa che, se negli anni Sessanta e Settanta dava centinaia di posti di lavoro, è altrettanto vero che in quel frangente ha contribuito in modo determinante a generare davvero molti problemi a livello sanitario.
La situazione di Broni merita la massima attenzione da parte di questo Governo, perché lì è necessario intervenire fin da subito per effettuare non solo la messa in sicurezza, ma anche per risolvere in modo definitivo la situazione con la bonifica di questo sito produttivo, che è ormai all'attenzione anche della magistratura da quasi vent'anni e la cui vicenda sembra davvero non avere fine.
Noi sappiamo che il Ministro Balduzzi, che ben conosce l'area dell'Oltrepò, si è impegnato, venendo in visita nella nostra provincia, in particolare a Broni, nell'aprile scorso, facendo promesse di interventi rapidi e risolutivi. Quindi, noi vogliamo, con questo ordine del giorno, ribadire l'importanza che Broni ha nella nostra provincia in termini di recupero ambientale e fare in modo che le promesse del Ministro Balduzzi e del Governo non siano le solite parole che vengono spese, ma che finalmente si concretizzino in un intervento che possa essere risolutore e che sia anche un intervento che dia giustizia per tutte quelle persone che non solo lavoravano all'interno della fabbrica, ma che anche all'esterno hanno avuto gravissimi e drammatici eventi in famiglia, se non addirittura personali. Quindi, questo è l'auspicio che noi vogliamo seguire con questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/63.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi chiediamo che il commissario straordinario venga a riferire alle Camere semestralmente, ogni sei mesi, sullo stato di avanzamento dei lavori. Questa nostra richiesta è dettata dalla situazione concreta nella quale questo Paese si viene a trovare. Voglio così fare qualche considerazione. Noi vogliamo denunciare e stigmatizzare l'atteggiamento discriminatorio di questo Governo nei confronti del nord, che è appunto il nord produttivo. Chissà perché l'atteggiamento del Governo è sempre favore del sud, che invece viene assistito, ed è un atteggiamento assistenzialista.
Voglio ricordare soltanto alcuni casi per i quali possiamo fare queste affermazioni senza tema di smentita. Voglio ricordare - lo ho già detto il nostro collega Pag. 43- la situazione di Marghera, una zona che deve essere bonificata e, a causa della necessità di questa bonifica, già sono stati persi 14 mila posti di lavoro e se ne perderanno altri quattromila. Voglio ricordare la situazione della C&C, che era una ditta che coinvolge quattro o cinque paesi della provincia di Padova e che da venticinque anni attende di essere bonificata. È evidente che questa attesa di bonifica ha comportato la perdita di posti di lavoro. Naturalmente nei paesi limitrofi questa situazione ha determinato, a sua volta, la chiusura anche di altre ditte.
Voglio ricordare, per esempio, la Galileo di Battaglia Terme, dove 500 persone sono state messe in cassa integrazione, e naturalmente sappiamo che poi la cassa integrazione ha dei tempi anche molto limitati. Voglio ricordare la Selce di Monselice e voglio anche ricordare - come è stato detto dai nostri colleghi - la situazione in generale del nord Italia, che è soggetto a queste situazioni, appunto, di necessità, di sistemazione di queste zone, di bonifica. Ma questo Governo sembra proprio completamente essersene dimenticato, dicevo ieri, sordo e cieco di fronte a queste esigenze.
D'altra parte, mi chiedo anche quale criterio abbiano seguito i Ministri di questo Governo nella scelta, io dico «delittuosa», di distrarre 20 milioni di euro dal Fondo per il dissesto idrogeologico. Qui voglio anche dire quanto questa questione sia importante, ma non soltanto per il nord ma anche per il sud, perché nessuno di noi si è dimenticato, mi viene in mente, la condizione di Sarno, dove è scesa a causa dell'acqua, a causa del dissesto idrogeologico, una montagna intera, una collina che ha spazzato via case e ha determinato anche molti morti.
Poi voglio tornare al nord, in modo particolare alle nostre zone, al Veneto, laddove solo l'anno scorso abbiamo avuto un'alluvione disastrosa per la rottura degli argini di vari canali che attraversano la nostra zona, determinando ancora adesso situazioni di disagio e di degrado. Però il Governo non si muove.
L'alluvione dell'anno scorso quasi sicuramente si ripeterà quest'anno, perché abbiamo assistito ad una estate che ha portato alla desertificazione e la conseguenza poi è l'alluvione nei periodi successivi.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la prego di concludere.
PAOLA GOISIS. Quindi, chiediamo ancora questa relazione da parte del commissario, proprio perché non vorremmo che si ripetessero situazioni già presentatesi. Per esempio, dicevamo di 18 anni di commissariamento a Napoli per la questione della spazzatura, ma voglio ricordare anche la situazione della sanità calabrese che non ha mai dato i bilanci.
Concludo dicendo che il nord è stanco di essere la colonia del resto della Penisola.
PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/75.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, vorrei ricordare che il decreto-legge n. 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importante incidenza sul territorio nazionale, sia sotto il profilo dell'utilizzo di rilevanti risorse finanziarie, sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse predette. Il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario per assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 con importo specificato pari a 110.167.413 euro a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché l'utilizzo discrezionale, ai sensi del protocollo, senza peraltro indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato (il cosiddetto e misterioso «attuatore»), di cui ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi Pag. 44interventi previsti dal predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili - anche in conto residui - dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinato a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998.
Sarebbe, quindi, opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici. Si fa riferimento alla Conferenza Stato-regioni o al parere delle commissioni parlamentari.
Per questo motivo si impegna il Governo a valutare l'opportunità di sottoporre al parere delle commissioni parlamentari competenti la destinazione dei 20 milioni di euro provenienti dal bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi del decreto-legge n. 129 del 2012, decurtati dalla lotta al dissesto idrogeologico.
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/49.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia prima firma è riferito indubbiamente a dei siti di interesse nazionale, soprattutto ad uno non dico a me caro, ma a me vicino, che è quello su Torino sulle Basse di Stura. Mi fa ancora più specie aver sentito l'intervento dell'onorevole Lovelli che è di Tortona nell'alessandrino sostenendo, a gran voce e battendo i pugni, la richiesta dei parlamentari piemontesi di spingere l'azione politica per quei siti strategici tipo Casal Monferrato, sulle Basse di Stura, a Cengio, a Pieve Vergonte, a Balangero, a Serravalle Scrivia per un'azione congiunta: fare una lobby piemontese come è già stata fatta altre volte.
Però, in questi giorni e in queste settimane non ho sentito nessun esponente del PD, del PdL, dell'UdC e dell'Italia dei Valori agire a favore di questi siti, non tanto per contrastare l'azione verso lo sperpero di denaro pubblico che sta avvenendo in questi ultimi giorni sul finanziamento al comune di Taranto per la bonifica di una vasta area (che può avere la sua ragion d'essere), però indubbiamente occorreva mettere sullo stesso piano tutti i siti strategici.
Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, come con tanti altri del gruppo della Lega Nord, che siano messi sullo stesso tavolo i siti di interesse nazionale e di bonifica ambientale nel nostro Paese. Come si è già ripetuto, sono oltre una cinquantina - cinquantasette mi pare - riferiti a leggi che hanno decenni e perciò non è un intervento avvenuto per un mal di pancia o per razzismo della Lega, come purtroppo ho sentito dire dal relatore Ghiglia, che peraltro è piemontese e mi sarei aspettato che avesse il buon gusto, almeno, di stare zitto e di portare avanti una politica a favore del proprio territorio. Ma ognuno è responsabile della propria coscienza - non posso dirlo io - e la mattina si pettina davanti allo specchio. Ci deve essere la coscienza propria e l'interesse comune di tutti e dopo aver sentito, ancora prima del mio intervento, qualche piemontese, come l'onorevole Lovelli del PD, recriminare ai parlamentari piemontesi ed alla Lega sull'ostruzionismo fine a se stesso, ribadisco che l'unico ostruzionismo fine a se stesso l'abbiamo fatto per i cittadini e per il nostro territorio.
Chiediamo che - con riguardo ad una discarica come quella di Basse di Stura, che è stata usata come bacino anche elettorale ed economico dai partiti che hanno gestito dagli anni Settanta in poi la città, la provincia di Torino e le regione stessa - ci sia almeno la coscienza propria degli esponenti del PD che ne hanno beneficiato, soprattutto loro, di questo sito di Basse di Stura, come di altri. Perciò, abbiamo la necessità che questi siti siano ridati al territorio stesso, perché un sito di interesse ambientale, come quello di Basse di Stura, è stato realizzato in un periodo particolare. Le leggi oggi prescrivono che Pag. 45ci siano una serie di prodotti chimici con concentrazioni molto limitate e ciò è assolutamente sacrosanto, perché c'è la necessità e la volontà da parte della Lega - e quella mia personale - che sia salvaguardato l'interesse sanitario. C'è una volontà da parte nostra di portare avanti una politica ambientale e, come non mai, la Lega si è battuta a favore dei processi sull'Eternit che si sono svolti a Torino, che hanno portato indubbiamente non dei benefici - perché oramai parliamo di persone che sono purtroppo mancate e che sono scomparse da parecchio tempo - ma che hanno contribuito a mantenere alta l'attenzione perché siti nazionali, come quelli di Basse di Stura e di Balangero, in provincia di Torino, hanno la necessità degli stessi accorgimenti tecnici e degli stessi soldi di quelli di Taranto.
I torinesi non sono sicuramente cittadini di «serie B» rispetto ai tarantini.
PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/61.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, fa piacere che questa mattina anche la delegazione radicale, alla fine, dopo due giorni di lunga opposizione che abbiamo portato avanti, si sia accorta che, in fondo, questo decreto-legge urgente poco abbia a che fare con l'Ilva, ma che la gran parte dei soldi vada alla riqualificazione del territorio della città di Taranto.
Forse, questa è proprio la madre dell'opposizione che stiamo facendo al decreto-legge. Non si capisce perché, attorno alle giuste operazioni di bonifica di quello che è un polo industriale importantissimo - direi quasi strategico - per la siderurgia del Paese, si agganci il treno di una riqualificazione del territorio della città di Taranto, tra l'altro anche poi scoprendo che i benefici andranno ad una società cinese che intende fare delle banchine del porto di Taranto forse il più grosso scalo container, sicuramente il più economico, vista la distanza tra Taranto ed il canale di Suez, sicuramente un polo container di grande importanza, che sarà destinato ovviamente a scaricare ancora tonnellate di merci cinesi, che andranno ad invadere il nostro territorio.
Questo ovviamente a discapito delle nostre piccole e medie aziende, che si vedranno ancora di più portare in casa un avversario commerciale che evidentemente è da combattere.
Fa anche piacere poi scoprire - ma questa mattina una risposta non ci è stata data - che il quartiere Tamburi pagherebbe l'IMU, va bene veniamo a saperlo oggi, non è stato ancora risolto il problema se è nato prima lo stabilimento o prima il quartiere, quindi se le politiche programmatorie della città di Taranto abbiano tenuto conto a suo tempo dello stabilimento, quindi magari una fascia di rispetto maggiore all'edificabilità e non edificare per un quartiere a ridosso dell'impianto forse avrebbe meritato da parte dei programmatori maggiore attenzione.
Quello a cui poi arriva il mio ordine del giorno è che alla fine, di questi quasi 400 milioni, una parte viene pescata dai fondi FAS, d'accordo, però una parte - secondo noi impropriamente - viene reperita dai fondi per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo per 20 milioni, e 70 milioni dal fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del Protocollo di Kyoto.
Fa piacere - credo, se non sbaglio - che il collega Vatinno poco prima del mio intervento abbia sottolineato come ritenga anche lui ingiusto che 20 milioni del fondo contro il rischio idrogeologico vengano sottratti alla loro naturale destinazione in un Paese noto per la sua fragilità territoriale e vengano destinati al risanamento e alla riqualificazione, sicuramente impropriamente, del territorio della città di Taranto, dove non mi pare che vi siano particolari problematiche legate al rischio idrogeologico.
Come ho già detto l'altro giorno nel corso degli interventi sul complesso degli emendamenti, glielo dice uno che proviene da una provincia che ha censite attualmente 600 frane attive, allora magari questi fondi se fossero rimasti nel loro capitolo sarebbe stato un bene per il Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, la invito a concludere.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Le rubo ancora venti secondi per dire che l'ordine del giorno in realtà chiede al Governo di ripristinare i 70 milioni del fondo di Kyoto perché tante imprese che si stanno attrezzando e che stanno cercando di ridurre l'inquinamento si vedono sottratti dei fondi su cui contavano, per venire dirottati su un'impresa che sicuramente non è altrettanto pertinente.
PRESIDENTE. L'onorevole Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/35.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto.
Per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336 milioni, destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale.
Il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110 milioni di euro dei finanziamenti del protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1 a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del Protocollo di Kyoto da parte delle imprese.
Oltre Taranto in Italia vi sono altri 56 siti di interesse nazionale che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario e incidenza socioeconomica hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza di quello di Taranto.
Tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati vi rientra anche quello di Sesto San Giovanni. Il ripristino ambientale di questo sito avrebbe, oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica, finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, può restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili, favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione.
Con questo ordine del giorno chiediamo, dunque, l'impegno del Governo a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8, che stanzia 90 milioni per il sito Ilva e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette a utilizzare parte di tali risorse per la bonifica e la messa in sicurezza del sito di Sesto San Giovanni, ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito. Questo soprattutto alla luce di alcuni dati: il perimetro del sito di Sesto San Giovanni comprende un territorio di 255 ettari nel comune di Sesto ed include interamente le aree occupate a partire dal 1906 dalla attività degli stabilimenti siderurgici della società Falk e una parte delle aree dismesse della Breda e della Marelli. Le aree dismesse sono e saranno oggetto di progetti di riqualificazione urbanistica. Le altre aree ricadenti nel SIN sono interessate da attività produttive prevalentemente operanti nel settore metalmeccanico.
Al SIN di Sesto San Giovanni sono stati destinati 5 milioni 164 mila euro a valere sul decreto ministeriale n. 468 del 2001. In data 8 giugno 2007 è stato stipulato un accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lombardia e il comune Pag. 47di Sesto San Giovanni, finalizzato all'utilizzo dei fondi messi a disposizione con legge 18 novembre 1996, n. 582, pari a circa 12 milioni 911 mila euro, per la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale delle aree incluse nel sito di interesse nazionale e nelle aree pubbliche del comune di Sesto. Quindi, se vengono stanziati 119 milioni per la bonifica del sito di Taranto, riteniamo che non si possano riservare molti meno fondi alla bonifica e alla riqualificazione del sito di Sesto San Giovanni. Va inoltre aggiunto che la vicenda travagliata che ha accompagnato la bonifica e la riqualificazione del sito di Sesto San Giovanni è diventata oggetto di una inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolti diversi esponenti di spicco del PD.
PRESIDENTE. Onorevole Rondini, la prego di concludere.
MARCO RONDINI. Su uno dei tanti articoli pubblicati dalla stampa nazionale potevamo leggere che venivano praticamente storpiati i nomi delle persone coinvolte nell'inchiesta. L'articolista ci diceva che si sarebbe da ridere, ma in realtà c'è ben poco da ridere, perché da questo foglio, contenuto nell'oceano di carte depositate dai PM a conclusione delle indagini, si scopre il percorso e il clima in cui l'inchiesta sulla corruzione nel PD è dovuta andare avanti per lunghi mesi.
PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/76.
GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, vorrei fare delle brevi premesse per capire perché abbiamo presentato quest'ordine del giorno. Riteniamo che ci siano ingenti risorse messe a disposizione di questo grave problema. Il ruolo del Parlamento è da rispettare e in questo momento non viene rispettato, soprattutto per quanto riguarda la nomina del commissario.
Leggiamo che c'è un uso discrezionale nel protocollo di ben 20 milioni, che vengono distolti dal dissesto idrogeologico, che non si sono ancora individuate le responsabilità di questo problema e nessuno ha mai pagato per quanto ha causato, ma paga lo Stato.
Chiediamo che le operazioni che si andranno a fare vengano fatte con trasparenza e nell'esercizio dei principi di democraticità.
Pertanto chiediamo - mi rendo conto che mettiamo in imbarazzo il Governo, però non può essere altrimenti - come può un Governo tecnico dirci che non devono essere coinvolte le Commissioni parlamentari competenti per un parere. Un Governo tecnico, non eletto dal popolo, non può dirci di non coinvolgere le persone che sono espressione del popolo stesso e lo rappresentano. Quest'ordine del giorno chiede che i parlamentari che ci rappresentano in Commissione vengano coinvolti nel parere su quanto andrà fatto e su chi verrà nominato.
PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/65.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, anche io intervengo per illustrare il mio ordine del giorno, che mette in evidenza come vi sia, a nostro avviso, qualcosa da rivedere, perché all'articolo 1, comma 1, primo periodo, si prevede che il commissario straordinario sia nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e non risulta esplicitata la deroga al disposto dell'articolo 11, comma 2, della legge n. 400 del 1988, che reca norme generali in tema di disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel dettato della legge che ho appena citato, si prevede che le nomine dei commissari straordinari del Governo debbano avvenire mediante decreto del Presidente della Repubblica, e non del Presidente del Consiglio dei ministri. Non solo, il medesimo articolo 1, comma 1, secondo periodo, prevede che, sempre con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, possa essere prorogata la durata in carica Pag. 48del commissario straordinario dopo un anno, però non specifica quanto possa durare la proroga, e quindi si tratta, praticamente, di una proroga in bianco.
Con questo ordine del giorno chiedo che il Governo si impegni a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, primo e secondo periodo, e a verificare la congruità degli strumenti normativi introdotti, eventualmente assumendo le opportune iniziative normative che assicurino il regolare rispetto del sistema delle fonti del diritto.
PRESIDENTE. L'onorevole Cavallotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/40.
DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia prima firma riguarda soprattutto la situazione delicata dell'Eternit di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, dove vi è una situazione drammatica da diverso tempo.
In tutti i modi abbiamo cercato di denunciare quello che sta avvenendo in quella cittadina, dove per anni è stato lavorato l'amianto. Le fibre di amianto venivano, addirittura, sparse con grossi ventilatori in giro per la città, non veniva utilizzato alcun tipo di precauzione da parte di coloro che lavoravano all'interno della fabbrica e, addirittura, nell'arco del tempo, si sono ammalate non solo le persone che lavoravano all'interno dell'azienda, ma anche i loro familiari.
Infatti, ad esempio, le tute venivano portate a casa e fatte lavare dalle mogli dei lavoratori, che venivano a contatto con questa polvere. Basta solamente una piccola particella per causare una malattia, il mesotelioma, e per dare morte sicura a chi va incontro a questo tipo di polvere. Così si sono ammalate migliaia di persone in questa città, i figli, le mogli, i nipoti, e si pensa che il picco arriverà intorno al 2020-2025.
Addirittura, vi sono dei dati che indicano che, una volta la settimana, vi è un decesso provocato dal contatto con questo tipo di sostanza. Ovviamente, vi è ancora molto da fare a Casale Monferrato per andare a bonificare tutte le aree intorno all'azienda. Il comune sta investendo e spendendo tantissimi soldi dei casalesi ed è per questo che noi chiediamo, non per fare polemica, un'attenzione molto particolare per la salute dei cittadini di Casale Monferrato.
Capisco la situazione di Taranto e posso condividere, in parte, le scelte di questo Governo, però non condivido assolutamente, né nella forma né nel metodo, la dimenticanza di uno di questi siti, di uno dei 56 siti di interesse nazionale, come appunto Casale Monferrato, che si lascia dietro le spalle questo tipo di grosso problema.
Anche perché, come ho detto anche in altri interventi, ma ci terrei a precisarlo, il Ministro Balduzzi più di una volta è venuto sui territori interessati nell'arco di quest'anno, e non nell'arco degli anni passati, quando magari qualcuno poi si dimentica.
Sia nel gennaio 2012, sia il 26 maggio 2012, sia il 15 luglio 2012 egli è venuto sul territorio di Casale Monferrato per promettere che sarebbero arrivati i soldi, perché il Governo li aveva trovati e li avrebbe presto stanziati, cosa che non è successa e non è stata fatta.
Però, d'altra parte, si sono trovati milioni di euro per un altro sito di interesse nazionale, quale quello di Taranto.
Pertanto, poi, alla fine, noi deputati della Lega Nord Padania, soprattutto noi deputati piemontesi, ci cominciamo a domandare come mai gli altri deputati, gli altri senatori e gli altri esponenti di partito del piemontese e magari, più nello specifico, in provincia di Alessandria o di altri siti piemontesi come Basse di Stura in provincia di Torino, non alzino la voce e non provino in qualche modo ad alzare la mano e dire: Governo, non vi dimenticate di coloro che hanno mandato me in Parlamento a rappresentare questo territorio.
Infatti vi state dimenticando di una fetta di persone, che è gravemente lesa nei diritti perché i soldi andranno inevitabilmente da una parte, dimenticandosi appunto dei nostri concittadini.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cavallotto.
DAVIDE CAVALLOTTO. Concludo, signor Presidente. È un po' come abbiamo visto sui giornali sulla questione degli iPad che verranno dati ai docenti del Sud e non a quelli del Nord.
Io chiedo che il Governo sia attento anche in questo senso, perché migliaia di persone continuano a rischiare la vita anche nei territori del Nord.
PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5423/46.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, questo decreto viene sottolineato come risanamento ambientale e riqualificazione del territorio della città di Taranto.
Per mettere in moto questo decreto e per dargli velocità, contrariamente a quello che non si è avuto il coraggio di dire, si è passati attraverso una forzatura della magistratura e per quanto riguarda l'Ilva si è fatto passare tutto a sostegno dei lavoratori dell'Ilva e del risanamento di quell'impianto, mentre in quell'impianto non ci va neanche una lira. Infatti, se sarà così, sono altri 140 milioni già rimessi dall'Ilva e quindi dal presidente Ferrante, che ha detto che questi soldi verranno stanziati nel futuro.
Quindi questo intervento viene fatto certamente per fare un risanamento della città - che non sarebbe arrivato comunque, per un patto già fatto prima, tanto tempo fa, e mai rispettato - e per una spinta lobbistica che, guarda caso strano, arriva da oltre i confini del nostro territorio, quindi da una lobby cinese che butta dentro dei capitali: aveva già messo dei soldi prima per fare il porto e oggi aggiunge altri 7 milioni. Di qui ecco la spinta per mettere noi altri 180 milioni dentro.
Questo ragionamento sembrerebbe porre Nord contro Sud. Lo hanno enfatizzato così nei giorni passati, ieri, oggi e altre volte. Forse noi abbiamo anche forzato la mano, perché evidentemente noi siamo stati eletti esattamente al Nord e, quindi, è evidente che tuteliamo una parte del nostro territorio.
Io ho fatto un intervento preciso, su un emendamento che ritenevo giusto, perché purtroppo il passato ci insegna che se non c'è un commissario serio, se non c'è una persona seria, noi mettiamo dentro dei soldi, questi soldi arrivano a coprire il 30-40 per cento dell'opera e dopodiché boom, buco di nuovo. E si ricomincia.
La Salerno-Reggio Calabria è l'emblema di quello che ho appena detto, cioè anni e anni di interventi su interventi e su interventi ancora. Cosa è che ha fatto arrabbiare la gente del Nord? Io stesso dicevo: va bene, allora, che cosa serve ancora per questo Sud? Cosa dobbiamo ancora fare? E dicevo: va bene, per l'ultima volta, diamo una possibilità.
Non è mai l'ultima volta! Questo è il problema fondamentale delle differenze di questo Paese. Mentre da una parte arrivano quattro soldi, come per un terremoto di tantissimi anni fa (in un anno e mezzo ricostruito tutto) noi paghiamo ancora oggi «soldini» a bilancio per il terremoto del Belice, cioè parliamo di un terremoto di 25 anni fa.
Sono queste le cose che non funzionano in questo Paese, che tutti sapete, che noi abbiamo spinto e abbiamo usato per cercare di fare diventare questo Paese federalista. Ma non abbiamo capito che non può diventare federalista, perché qui ci sono delle lobby sotterranee e vi sono dei movimenti per cui noi non riusciremo forse mai in questo intento.
Ma non potete negarcelo e non potete negarci il fatto che siamo qui oggi a trattare questo argomento e facciamo leva su questo ennesimo giro di soldi inventato con forzature anche della magistratura per farlo passare in capo ai poveri disgraziati operai dell'Ilva, mentre lì interverrà direttamente l'Ilva, e non vi arriverà una lira di queste.
Ma riusciranno almeno a farlo questo porto? Riusciranno almeno ad abbassare i fondali e a far venire le navi, intercettare il traffico, o no, o finirà come a Gioia Tauro, mentre Genova soffre perché non Pag. 50ha una lira per i propri moli? Allora sono intervenuto. Ancora una battuta, Presidente. Sono intervenuto per dire che noi abbiamo un problema. Abbiamo speso una certa cifra. Ci mancano ancora 25 milioni. È una cosa molto seria. Noi speriamo che sottraendo, sottraendo, sia finito il momento di sottrarre e che una parte rimanga per pulire quel sito che è indispensabile, come tutte le cose - credo - e tutti i 56 siti. Ognuno si porta il suo, io porto il mio ligure, perché sono ligure non adottato ma di vera natura ligure.
PRESIDENTE. Era l'ultimo intervento. Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di martedì per il seguito dell'esame degli ordini del giorno.
Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori della prossima settimana è stata rimodulata nel modo seguente:
Lunedì 17 settembre (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 5324 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 e n. 5325 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.
Discussione sulle linee generali della mozione Di Pietro ed altri n. 1-01123 in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso di svolgimento a Palermo relativo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4041 e abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato).
Martedì 18 settembre (ore 15) (con votazioni)
Seguito e conclusione dell'esame del disegno di legge n. 5423 - Conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto (da inviare al Senato - scadenza: 6 ottobre 2012) (nella mattinata: eventuale seguito delle discussioni sulle linee generali).
Mercoledì 19 settembre (antimeridiana)
Discussione sulle linee generali delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana.
Mercoledì 19 settembre (pomeridiana, dopo lo svolgimento del question-time, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni) e giovedì 20 settembre (antimeridiana, con votazioni fino alle ore 12)
Seguito dell'esame delle mozioni Dozzo ed altri n. 1-01117, Messina ed altri n. 1-01131, Oliveri ed altri n. 1-01135 e Lo Presti ed altri n. 1-01137 concernenti iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della Regione siciliana.
Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 5324 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 e n. 5325 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012.
Seguito dell'esame della mozione Di Pietro ed altri n. 1-01123 in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso di svolgimento a Palermo relativo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Pag. 51Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4041 e abbinate - Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata dal Senato).
Seguito dell'esame delle mozioni Bersani ed altri n. 1-01118, Misiti ed altri n. 1-01124, Angela Napoli e Della Vedova n. 1-01125, Nucara ed altri n. 1-01126, Casini ed altri n. 1-01127, Cicchitto ed altri n. 1-01128, Di Pietro ed altri n. 1-01129, Moffa ed altri n. 1-01132 e Belcastro ed altri n. 1-01133 concernenti iniziative a favore della Calabria.
Giovedì 20 settembre, al termine delle votazioni, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,55).
RENATO FARINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENATO FARINA. Signor Presidente, intervengo per ricordare a tutti che domani in Pakistan si processa Rimsha Masih, la ragazza di 14 anni ritardata, disabile mentale, la quale è accusata di blasfemia perché avrebbe strappato alcune pagine del Corano. Tutto questo ha il sapore dell'assurdo. Ieri questa ragazzina è stata intervistata dalla CNN, sta in una località segreta con la famiglia perché comunque vada il processo questa ragazza è morta socialmente e bisogna fare in modo che non muoia anche fisicamente e ha detto semplicemente: ho paura. Noi come possiamo tollerare senza reagire questo stato della giustizia nel mondo, in Paesi che consideriamo amici? È ovvio che occorre rispettare qualsiasi Paese, qualsiasi processo giuridico, ma è anche vero che è necessario fare delle pressioni più efficaci specialmente se il Paese in questione è un Paese alleato.
Ricordo che per la medesima legge assurda è ancora in carcere Asia Bibi, nonostante i reiterati inviti provenienti da ogni parte del mondo. Bisogna prendere atto di questa situazione cercando di fare pressioni perché la libertà di religione sia comunque rispettata.
Ricordo che molto giustamente in questi giorni è condannato da ogni parte quel film che è stato il pretesto per ciò che è accaduto in Libia ed ha comunque scosso l'opinione pubblica islamica.
Dobbiamo però nello stesso tempo non avere complessi di inferiorità nel denunciare gli abusi di questa presunta sensibilità quando colpiscono con ogni evidenza delle minoranze inermi.
Aggiungo un altro punto in questo mio intervento che riguarda le carceri e cambio argomento. È per sollecitare la risposta ad interrogazioni. Ho presentato, dall'inizio della legislatura, 14 interrogazioni nelle varie forme al Ministero della giustizia sulla situazione dei carcerati. Non mi è stato risposto ad una sola interrogazione. Tra l'altro, non è facile presentare interrogazioni su queste materie perché gli uffici della Camera sono severissimi, le fanno rifare dieci volte. Tra l'altro, 7 col precedente Governo e 7 con questo Governo. Quando c'è una singolarità statistica non è mai un caso. Ecco, mi interrogo sul perché di questo e, comunque, sollecito una risposta perlomeno all'interrogazione 4-17467 e chiederei che la Presidenza della Camera, che è così capace di selezionare le interrogazioni, cerchi anche di sollecitare almeno qualche risposta ad alcune di esse.
GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, un intervento veloce, ma per ricordare a quest'Aula, affinché rimanga anche agli atti, il fatto che, qualche tempo fa, come vicepresidente della IV Commissione (Difesa), dissi di stare attenti perché la guerra di Libia era una fantasia, un qualche cosa Pag. 52di sbagliato, un qualche cosa che veniva creato ad arte. C'è, nel Nord Africa, un momento di destabilizzazione; stiamo attenti perché è partita la Tunisia, finiamo con l'Egitto e via dicendo, e Gheddafi potrebbe servirci ancora, come era servito qualche tempo fa Saddam Hussein per gli iracheni, per tenere tamponata una falla che si potrebbe aprire. Ricordo che, in quest'Aula, più di uno parlò della pazzia della Lega Nord Padania nell'affermare che bisognava in assoluto non partecipare a questa missione. Noi c'eravamo chiamati fuori, avevamo detto di stare attenti perché avevamo già fatto un errore nel passato, e in un passato non molto remoto, intervenendo in Kosovo, addirittura senza nemmeno chiedere l'autorizzazione al Parlamento, con il Governo di allora che mandò gli aerei a bombardare. Si trattava di una guerra strana, di una guerra fatta per delle persone che venivano dichiarate dei partigiani dell'UCK, degli albanesi, che poi, in effetti, si sono rivelati altro, ma abbiamo rischiato il terzo conflitto mondiale.
Niente da fare, Sarkozy, che aveva preso il grano, o i soldini, come volete dire voi, da Gheddafi, per fare la sua campagna elettorale, aveva deciso che si dovesse fare la guerra. E lì sono andati inglesi, furbini anche loro, e francesi, aiutati da Obama. È giusto che quest'ultimo se la prenda sotto la sua ala questa cosa qui, perché noi non interverremo più in quello spazio lì, mai, nemmeno ci facessero la guerra un'altra volta, ma ci difenderemo solo nei nostri confini. Ecco, abbiamo fatto qualche cosa di irrimediabile perché quello che abbiamo visto accadere ieri all'ambasciatore americano in Libia, l'abbiamo visto qualche mese fa accadere al Raìs, buttato, perseguitato, stuprato in mezzo alla strada in una maniera bestiale. Allora - e dico una cosa molto forte - per quel tipo di gente lì forse servono persone di pugno, dure, che li tengano al loro posto perché, altrimenti, se non ci sono persone di quel tipo lì, questi sono devastanti, preoccupanti e dilaganti.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Dozzo, Fava, Franceschini, Iannaccone, Lucà, Milanato, Misiti, Pisacane e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 15,05).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo soltanto perché, riguardando la ripresa audiovideo della seduta di ieri per altre ragioni, mi sono imbattuto in un fatto che ieri ha provocato una piccola querelle con i colleghi della Lega, quando la Presidenza ha posto in votazione, dopo l'intervento dell'onorevole Lanzarin, all'inizio della seduta pomeridiana, l'emendamento in questione. È sorta una questione che poi si è risolta tra l'altro in una nuova prassi delle iscrizioni a parlare a titolo personale per evitare fraintendimenti.
Voglio dire che guardando il filmato e poi vedendo anche il resoconto stenografico si evinceva chiaramente che l'onorevole Lanzarin, nel rinunciare al proprio Pag. 53intervento, invitava la Presidenza a porre in votazione l'emendamento, così come la Presidenza si stava predisponendo a fare. Ora, io credo che in questa sede, con grande onestà intellettuale, si debba ammettere, al pari di quando si ha ragione, in maniera convinta, delle proprie ragioni - alcune volte è complice anche la foga e la concitazione dei lavori d'Aula, che non sempre sono sereni e a volte sono viziati dalle dinamiche d'Aula e dalle esigenze organizzative e politiche - che in quel caso il comportamento della Presidenza sia stato assolutamente corretto.
Lo dico perché alcune volte, quando ho ritenuto in maniera convinta che la Presidenza avesse avuto comportamenti o atteggiamenti non lineari, l'ho sempre rilevato, perché ho ritenuto mio dovere farlo, anche in funzione del mio ruolo di vicepresidente di gruppo con delega in Aula. In questo senso, avendo visto oggi casualmente questa cosa e avendo poi verificato sul resoconto stenografico nel quale vengono riportate le parole dell'onorevole Lanzarin, che invita la Presidenza dicendo: «Votiamo», credo alla stessa stregua, per onestà intellettuale, di dover ribadire che la Presidenza obiettivamente è stata corretta, al di là del fatto che poi la questione si è composta. Io voglio lasciarlo agli atti semplicemente perché, al di là di ogni intento polemico - tant'è vero che lo faccio oggi pomeriggio, nel momento in cui i lavori dell'Assemblea sono dedicati alle interpellanze, fuori da ogni più vaga intenzione polemica nei confronti di alcuno - credo che sia un fatto dovuto sottolineare che la Presidenza ha avuto un atteggiamento corretto e che, per contro, poteva essere un'iniziativa legittima dei colleghi della Lega - tanto che io sono stato costretto a prendere la parola - quella di ritirare gli interventi, proprio per provocare una votazione improvvisa e mettere in difficoltà la maggioranza. Quella poteva essere una strategia e così io credo che la Presidenza l'abbia interpretata. Dopodiché la stessa Presidenza, nella figura sia della Presidente Bindi, sia del Presidente Fini, si è chiarita con il capogruppo della Lega e credo che questo abbia messo un punto fermo sulla questione.
Si è deciso un altro modo per regolare le iscrizioni a parlare a titolo personale, anche ribadendo - e mi fa piacere - nel corso della seduta che le iscrizioni a titolo personale su determinati emendamenti non possono eccedere la metà dei deputati del gruppo e ciò in maniera singolare. Non è certo questa la fase, ci sono numeri di maggioranza talmente forti, per cui l'opposizione è giusto che possa ricorrere alle prerogative parlamentari; ma magari per la prossima legislatura sarà opportuna anche una riflessione sul fatto, che ha riguardato tutti i gruppi, di destra e di sinistra, di volta in volta all'opposizione. Alle iscrizioni a parlare in dissenso in realtà spesso non consegue un voto effettivo in dissenso rispetto al gruppo parlamentare. Anche questo sappiamo benissimo essere un escamotage regolamentare, ma di fatto non un elemento che comporta una consequenzialità, anche questo se si vuole in maniera singolare, ma fa parte di tanti elementi singolari che noi abbiamo nel nostro Regolamento.
Credo che da parte mia sia stato doveroso dire che vi è stato un comportamento sostanzialmente corretto da parte della Presidenza. Questa correttezza ha permesso anche il raggiungimento di un equilibrio nell'andamento dei lavori che oggi ci ha portato alla conclusione di una fase importante di questo provvedimento, alla possibilità di definire con una certa approssimazione i lavori della prossima settimana. Credo, quindi, che anche in questa settimana vi sia stata una bella pagina dei lavori parlamentari, perché c'è stato l'impegno di un gruppo di opposizione in un'attività, per alcuni versi faticosa, per altri difficile, di opposizione e di testimonianza, e una tenuta importante della maggioranza su un provvedimento sul quale il Governo si è impegnato, che è attualmente in vigore e che speriamo di consegnare presto all'attenzione dell'altro ramo del Parlamento.
PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo solo per un minuto, non ero qui per intervenire su questa questione, però, il collega Baldelli ha voluto sottolineare questo. Intanto, volevo sgomberare dal campo subito una questione: non è che c'è da sottolineare il fatto che il Presidente che dirigeva l'Aula - in questo caso l'onorevole Bindi -, in questo caso, si è comportata bene, quasi a volere significare che, magari, qualche altra volta non lo abbia fatto. Quindi, chiariamo subito che si è comportata bene.
Poi, visto che la questione si è chiarita subito, credo che poteva anche evitare il suo intervento oggi in replica, in chiarimento di una cosa che, in fondo, non si era quasi verificata. In ogni caso, almeno personalmente, ritenevo che l'onorevole Lanzarin, avendo rinunciato lei stessa ad intervenire, non fosse però a conoscenza della volontà di tutti gli altri, invece, di intervenire. Essi non hanno avuto la possibilità né la prontezza di alzare la mano e, quindi, di chiedere la parola subito. Quindi, in quei minuti di concitazione, diciamo che c'è stato un qui pro quo in generale. Il suo intervento, onorevole Baldelli, ha chiarito che non è colpa di nessuno, abbiamo risolto brillantemente la questione e, quindi, la ringrazio di avermi dato la possibilità di sottolineare sempre l'ottimo lavoro che il Presidente svolge in questa Camera.
PRESIDENTE. Ringrazio sia l'onorevole Baldelli che l'onorevole Vanalli, non voglio aggiungere nulla, anch'io considero chiusa la vicenda. In realtà, aggiungo un altro elemento che, forse, potrà essere oggetto di riflessioni nelle sedi proprie.
C'è da chiedersi se, venendo meno l'intervento principale, vi possano essere interventi in dissenso: questa per me rimane la questione. In altri termini, il fondamento dell'intervento in dissenso dal gruppo è che un esponente del gruppo abbia svolto l'intervento a nome del gruppo stesso. Questo è stato il problema di ieri, oltre che l'esplicita volontà della collega Lanzarin di portare l'Aula al voto, che si sarebbe verificato se l'onorevole Baldelli non avesse chiesto di intervenire. Quando io ho chiesto: se altri volessero intervenire, nessuno l'ha detto, se non l'onorevole Baldelli, perché lui ha considerato sostanzialmente decaduti tutti gli altri, soprattutto chi era iscritto a titolo personale, venendo meno da parte di quel gruppo l'intervento principale.
Detto questo, credo che sia rimasto chiaro a tutti che non c'era l'intenzione da parte della Presidenza di impedire l'espressione del gruppo della Lega: oggi lo avete riconosciuto e ringrazio molto sia l'onorevole Baldelli che l'onorevole Vanalli, che mi ha addirittura dato un riconoscimento di carattere generale. Grazie.
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Problematiche riguardanti l'utilizzo dell'ultimo censimento ISTAT della popolazione ai fini del riordino delle province - n. 2-01647)
PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Nannicini n. 2-01647, concernente problematiche riguardanti l'utilizzo dell'ultimo censimento ISTAT della popolazione ai fini del riordino delle province (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
MARCO CAUSI. Signor Presidente, noi prendiamo spunto da un fatto rilevante e, cioè, dal fatto che è emerso un disallineamento fra i risultati provvisori del censimento 2011 in ordine alla popolazione italiana e le statistiche anagrafiche dell'ISTAT. Questo disallineamento è di circa un milione 200 mila, cioè il censimento Pag. 55registra un milione 200 mila unità di popolazione in meno rispetto al dato anagrafico.
Disallineamenti simili si sono verificati anche in passato: per esempio, in occasione del censimento del 2001 ci fu un disallineamento del tutto simile, che fu recuperato negli anni successivi con un processo di revisione del dato censuario.
Il disallineamento del 2001 era fortemente concentrato in alcune grandi città del centro-sud, compresa Roma, e quindi, le motivazioni di quel disallineamento furono riconosciute nella difficoltà e in qualche problema di organizzazione del censimento nelle grandi città del centro-sud. Fu quindi avviato un processo di revisione; nel caso di Roma, ad esempio, il processo di revisione portò a ristimare la popolazione di Roma aggiungendo quasi 200 mila unità, ma lo stesso è avvenuto in altre città del centro-sud e quindi se l'esperienza è quella del 2001, chiediamo al Governo di mettere sotto grande attenzione questo dato e di sollecitare l'ISTAT ad un processo di revisione molto accelerato.
Infatti, il processo di revisione fatto nei confronti del dato del 2001 finì addirittura nel 2006 e poiché il dato del censimento della popolazione del 2011 ha bisogno di essere utilizzato per numerosissimi aspetti di natura amministrativa - per primo quello della valutazione di quali territori provinciali soddisfino i criteri e i parametri della cosiddetta spending review, ma pensate anche, nel caso del personale dei comuni, alla valutazione di congruità delle piante organiche dei comuni che dipenderà, sulla base del decreto-legge n. 95 del 2012, dal rapporto fra dipendenti e popolazione - se abbiamo una popolazione che è sottostimata perché ci sono state alcune disfunzioni organizzative nell'attuazione del censimento, abbiamo bisogno che questo processo di revisione sia molto veloce e che quindi l'utilizzo a fini amministrativi di questo importantissimo e delicatissimo dato possa essere, invece, reso certo il più velocemente possibile.
Quindi, partendo da questo dato, l'invito al Governo è, innanzitutto, di darci informazioni o di chiedere all'ISTAT informazioni su come l'ISTAT stesso valuti questo disallineamento e da dove origini - se per esempio si è determinata anche nel 2011 una problematica organizzativa simile a quella del 2001 - e, secondariamente, con quanta velocità e con quanta precisione si possa avviare un processo di revisione, perché altrimenti ci sono, e qui chiudo, dei dubbi molto rilevanti nell'utilizzo immediato ai fini amministrativi e per i procedimenti amministrativi del dato provvisorio del censimento 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.
SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno, l'onorevole Nannicini e altri deputati chiedono di acquisire i dati definitivi dell'Istituto nazionale di statistica relativi all'ultimo censimento della popolazione residente, con riferimento ai criteri di riordino delle province che prevedono tra i requisiti minimi anche il riferimento alla popolazione residente non inferiore a 350 mila abitanti, così come stabilito con deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 luglio 2012.
Gli interpellanti chiedono di sapere quali siano le province per le quali i dati rilevati dalle anagrafi dei comuni riconosciuti dall'ISTAT siano superiori a 350 mila abitanti, mentre i dati del XV censimento relativi alle medesime province indichino il mancato raggiungimento di tale soglia demografica. Al riguardo, si evidenzia che le recenti misure normative concernenti il riordino delle province, contenute nel decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, hanno individuato il criterio di misurazione della dimensione demografica delle province nei: « (...) dati dell'Istituto nazionale di statistica relativi all'ultimo censimento ufficiale, comunque disponibili alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto», il 15 Pag. 56agosto 2012. Alla luce di tale previsione, ai fini del riordino delle province viene quindi utilizzato il dato ufficiale più prossimo alla situazione demografica attuale in quanto, però, riferito all'ultimo censimento.
Pertanto, in base alla normativa citata sono rilevanti, esclusivamente, i dati demografici risultanti dal XV censimento generale della popolazione e delle abitazioni, svoltosi nel 2011, disponibili alla suddetta data del 15 agosto 2012. Il 19 giugno scorso sono stati diffusi i dati in versione provvisoria e non vi sono stati ulteriori aggiornamenti rilevanti ai fini del riordino delle province. L'ISTAT, in relazione alla questione posta dagli interroganti, ha confermato lo scostamento tra i dati demografici derivanti dall'aggiornamento anagrafico mensile dei dati del XIV censimento, quello del 2001, e i dati censuari del 2011. Al riguardo, l'ISTAT ha precisato che soltanto in un caso, quello della provincia di Arezzo, i dati aggiornati del 2001, e comunque irrilevanti ai fini del riordino delle province, registrano una popolazione residente superiore ai 350 mila abitanti.
Mentre i dati censuari del 2011 attestano che la popolazione residente è inferiore a tale soglia, previsione confermata anche dalla versione definitiva dei dati, quindi aggiornati di recente, e che sarà di prossima diffusione.
PRESIDENTE. L'onorevole Nannicini ha facoltà di replicare.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, la domanda è se la risposta è alla nostra interpellanza, perché non c'entrano niente i dati del censimento 2001 e la legislazione che noi parlamentari approviamo la conosciamo, la condividiamo e la vogliamo interpretare insieme a chi rappresenta il Governo del Paese. La risposta è del tutto insufficiente, perché tirare fuori la data del 15 agosto non c'entra niente, visto che il dato censuario, quando io ho avuto la scheda a casa mia, inviata per posta, come capofamiglia, fa riferimento al 9 ottobre 2011. Quindi, l'evento censuario ha una data di consegna delle schede per la popolazione italiana al 9 ottobre 2011. Pertanto, le date ballerine non possono essere una risposta di questo interesse, perché interesserà quanti parlamentari europei noi eleggeremmo alle prossime elezioni europee in quanto sopra i 60 milioni è una cosa, sotto i 60 milioni è un'altra.
Ho letto in tutta la stampa nazionale che questo mio Paese, in cui mi onoro di essere parlamentare, è sopra i 60 milioni. Questi sono i dati provvisori di un censimento, il XV, sperimentale nella sua forma, perché senza i rilevatori, ma effettuato solo con la consegna per posta utilizzando la LAC, l'unità minima di anagrafe. I capifamiglia sono stati presi dall'anagrafe e sono state mandate le schede censuarie al capofamiglia per fargliele riempire, come si dice in Toscana, o scrivere.
Queste schede, com'è scritto bene nell'interpellanza, potevano essere consegnate al comune - e in generale la generalità dei cittadini italiani è abituata ad essere vicina ai loro comuni, i cittadini vanno in comune e si fanno dare una mano per riempirlo, quelli solerti -, via web, ad http://censimentopopolazione.istat.it, lo conosco a memoria, oppure all'ufficio postale. Mi chiedo come fa un istituto nazionale di statistica, dopo i casi ricordati dal collega Causi nell'illustrazione, che dal 2001 abbiamo avuto i dati censuari definitivi nel 2006, a non chiedersi perché pubblica dei dati provvisori sotto i 60 milioni, quando tutti nel mondo sanno che la popolazione italiana è sopra i 60 milioni. Anzi, per essere preciso, poiché noi parlamentari proveniamo da varie esperienze, tecniche, politiche, quelle che vuole, siamo interessati però, quando lavoriamo sui dati demografici, a quel sito ISTAT, Demografia, che è uno dei migliori siti che noi abbiamo per aggiornare i nostri dati. È fatto per fasce di popolazione, per fascia di età, per causa di morte, è fatto benissimo quel sito, è fatto benissimo. Allora, non potevamo che segnalare ciò non in termini municipalistici. La legge l'abbiamo letta, ma chiedo qual è Pag. 57il Governo e qual è il Parlamento italiano che non riconosce, non dà una dimensione ad una realtà territoriale quando poi i dati definitivi mi diranno che quei dati ci sono.
Non voglio discutere di quelli a carattere territoriale perché nessuno di noi - e questa è un'interpellanza del mio gruppo, del PD, sui dati censuari - fa campanilismo su questo tema, e il mio gruppo vuol dare una mano al Governo, e la risposta del Governo è una risposta superficiale, su cui non sono per niente d'accordo, e continueremo nella verifica dei dati censuari, del rapporto fra i dati censuari e ciò che la stessa ISTAT pubblica in http://bms.istat.it e il posto per prendere gennaio e ottobre. Il dato che interessa è quello di ottobre 2011, il dato della popolazione al 2011, perché il censimento fotografa la popolazione italiana al 2011. Guarda caso, qualche provincia nel dato http://bms.istat.it novembre 2011 ha una popolazione superiore a 350 mila, che i dati provvisori del censimento non riconoscono.
Quanto sarebbe stato più onesto rispondere a un gruppo parlamentare, ma non solo a un gruppo, che destina, di due interpellanze urgenti, una a questo dato, e dirgli che si verificherà con l'ISTAT e che si risponderà successivamente con dei dati, invece di dare lezioni. Noi non vogliamo le lezioni, noi siamo in grado di poterle dare.
(Iniziative volte a differire il termine del 30 settembre 2012 per l'approvazione dei regolamenti comunali relativi all'imposta municipale unica alla data del 31 ottobre 2012, al fine di armonizzarlo con la scadenza stabilita per l'approvazione dei bilanci preventivi - n. 2-01656)
PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01656, concernente iniziative volte a differire il termine del 30 settembre 2012 per l'approvazione dei regolamenti comunali relativi all'imposta municipale unica alla data del 31 ottobre 2012, al fine di armonizzarlo con la scadenza stabilita per l'approvazione dei bilanci preventivi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, scusatemi per un piccolo inciso, a questo punto. Vi sono gli obblighi di registrazione anagrafica in 48 ore dei nuovi residenti. Abbiamo le tecnologie elettroniche e ci domandiamo a cosa serva l'ISTAT con il censimento ogni dieci anni, per andare a verificare dati che abbiamo costantemente aggiornati, o che dovremmo avere costantemente aggiornati, ogni 48 ore. Questa è una parentesi nell'interpellanza urgente del collega precedente che, però, mi dà anche lo spunto per intervenire sulla mia interpellanza urgente che riguarda la grande confusione che vi è, in questo momento, sugli adempimenti relativi soprattutto agli enti locali. Vi è una disarmonia di date che interferiscono nel lavoro degli enti locali che, in questo momento, ha raggiunto dei livelli veramente assurdi e mette in difficoltà il lavoro degli amministratori locali e dei dipendenti di questi enti.
Innanzitutto, abbiamo tre scadenze prossime, il 30 settembre e il 31 ottobre, di tre adempimenti: uno riguarda il regolamento IMU che è stato introdotto con il decreto-legge «salva Italia». Dopo numerose modifiche e numerosi interventi in questo senso abbiamo, da ultimo, che il regolamento per fissare la determinazione delle aliquote IMU e il regolamento per le eventuali detrazioni o, comunque, per regolamentarne la raccolta, è da redigere entro il 30 settembre. Alla stessa data, il 30 settembre, un'altra norma, il Testo unico degli enti locali, ci ricorda che dovremmo, come enti locali, verificare gli equilibri del bilancio di previsione dell'anno in corso e, quindi, verificarne, appunto, la correttezza nei primi mesi e l'eventuale necessità di modifiche negli ultimi mesi che rimangono alla fine dell'anno. Infine, al 31 ottobre è stato, con un'ultima disposizione normativa, portato il termine ultimo per l'approvazione dei bilanci preventivi degli enti locali relativi al 2012.
Queste date non si intersecano e non danno il senso della chiarezza nell'applicazione di queste norme, perché abbiamo questa situazione: i comuni possono approvare Pag. 58il bilancio entro il 31 ottobre e con l'approvazione del bilancio possono, in quel caso, anche approvare tutti gli adeguamenti tariffari del caso. Uno di questi è, appunto, anche l'applicazione delle tariffe delle aliquote dell'IMU. Se, però, è obbligatorio che queste siano approvate, invece, il 30 settembre, insieme al regolamento, abbiamo un mese in cui vi è, appunto, questa discrasia. Visto anche il momento di confusione e la raccolta dei dati non completamente esatta, non sappiamo ancora esattamente quanti soldi verranno trasferiti ai comuni con il Fondo di riequilibrio in base alla raccolta, appunto, dei versamenti dell'IMU che vengono fatti ai comuni. Insomma, non vi è ancora la certezza assoluta di quanto i comuni incasseranno da questi versamenti dell'IMU. Quindi, i comuni non sono ancora in grado di definire compiutamente il proprio bilancio. Pertanto, possono bene attendere il 31 ottobre, ma nello stesso tempo devono fare una «previsione astrologica» e cercare di indovinare prima esattamente quanto potrebbe essere l'ammontare di questo gettito.
Allo stesso tempo, abbiamo anche un'ulteriore necessità, che è quella di intervenire sul bilancio per fronteggiare anche i tagli previsti nella spending review, perché 500 milioni vengono ancora tolti ai comuni e i comuni, che hanno già fatto i bilanci, si trovano nella necessità di rivederli. Quindi, vi è tutto un insieme di adempimenti e un meccanismo tale che mette in una situazione di incertezza gli amministratori locali, unitamente ai loro ragionieri e ai loro revisori dei conti, che non sanno, in un certo senso, che «pesci pigliare» in questo momento.
Proprio ieri, un collega del Südtiroler Volkspartei ha presentato un'interrogazione alla quale il Ministro Giarda ha risposto chiarendo nel merito, per lo meno, due di questi temi, ovvero quello relativo all'approvazione dei bilanci al 31 ottobre, con la possibilità che il regolamento IMU possa essere differito dal 30 settembre al 31 ottobre, insieme all'approvazione del bilancio. La risposta del Ministro Giarda - la leggo perché sono poche righe - prevede che: «una lettura sistematica delle diverse disposizioni succedutesi in argomento consente di ritenere - anche in via interpretativa - che il termine del 30 settembre 2012 sia oggi implicitamente abrogato, con il pieno ripristino del fisiologico meccanismo per cui l'approvazione di deliberazioni in materia di tributi locali precede l'approvazione dei bilanci».
Mi sono permesso di chiedere personalmente al Ministro Giarda se quanto aveva letto corrispondeva a quanto aveva poi capito l'interrogante, perché la sua conclusione è stata che, allora, il termine per il regolamento passa dal 30 settembre al 31 ottobre. Forse l'argomentazione del Ministro è troppo elevata per me. Io non l'avevo letta così, però il Ministro mi confermava che avevo capito male io e aveva capito bene il collega e, quindi, il termine per l'approvazione del regolamento si sposta al 31 ottobre.
Ora, però, se queste cose sono lasciate all'interpretazione o alla sensazione di chi ascolta la televisione o legge i resoconti, non mi sembra che una macchina amministrativa possa appoggiarsi su queste cose. Con l'interpellanza si chiedeva che il Governo si esprimesse con l'atto formale che ritenesse più opportuno, ma che mettesse nelle condizioni tutti gli amministratori locali di avere contezza degli adempimenti anche perché - legati agli adempimenti non rispettati - ci sono eventualmente delle sanzioni, o comunque delle conseguenze e che, quindi, non lasciasse che le cose si debbano inventare momento per momento, con il rischio di non interpretare bene la propria missione di amministratore locale.
Su questo punto si inserisce anche un'ulteriore interrogazione presentata dal mio collega Simonetti, presidente della provincia di Biella alcuni giorni fa, in merito a quanto rilevavo prima, ossia agli equilibri di bilancio. Avendo lui già approvato il bilancio preventivo e coinvolto nella questione tagli, abrogazioni, commissariamenti e riordino delle province, si trova anche questo aspetto non indifferente da dover affrontare. Pag. 59
Innanzitutto, c'è anche da chiarire se il termine del 30 settembre 2012 per gli equilibri di bilancio fosse un termine ordinatorio piuttosto che perentorio e quindi se eventualmente ci siano delle sanzioni già applicabili oggi o meno. Anche in questo caso, servirebbe una risposta di chiarezza da parte del Ministero in modo da mettere tutte le amministrazioni locali, comunali e provinciali nella possibilità di gestire gli ultimi mesi del loro lavoro amministrativo, sapendo - perlomeno l'interpellanza suggeriva questo - che tutti i termini confluiscano al 31 ottobre per avere la possibilità di coordinare il proprio lavoro e di avere contezza di quanto stanno facendo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.
SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Vanalli e altri deputati chiedono se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative idonee a differire alla data del 31 ottobre 2012 il termine, già stabilito al 30 settembre, previsto per l'anno 2012 per consentire ai comuni di approvare o modificare le aliquote e le detrazioni dell'IMU, nonché il termine del 30 settembre previsto per l'adozione della delibera di ricognizione dello stato di attuazione dei programmi contenuti nel bilancio e per la verifica della sussistenza degli equilibri di bilancio, di cui all'articolo 193 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
Per quanto riguarda il primo aspetto, il Ministero dell'economia e delle finanze - come ricordato testé dall'onorevole interpellante - ha già manifestato il proprio orientamento proprio in quest'Aula in occasione del question time di ieri.
Secondo l'interpretazione fornita, la data del 30 settembre 2012 era stata introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 16 del 2012, per superare i vincoli derivanti dal termine di approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2012, fissato all'epoca al 30 giugno 2012.
L'esigenza di mantenere un termine ad hoc per l'IMU è venuta meno nel momento in cui, per effetto dell'emanazione da parte del Ministero dell'interno del decreto ministeriale del 2 agosto 2012, il termine per l'approvazione dei bilanci di previsione è stato ulteriormente prorogato al prossimo 31 ottobre. Secondo tale tesi, pertanto, la lettura sistematica delle diverse disposizioni consente di ritenere, anche in via interpretativa, che il termine del 30 settembre 2012 sia oggi implicitamente abrogato, in quanto si è ripristinato il normale meccanismo di correlazione temporale tra l'approvazione della deliberazione in materia di tributi locali e l'approvazione dei bilanci di previsione. In sostanza, questa correlazione sistematica, che è stabilita sempre da una norma di legge, non riceve più la deroga da lex posterior in quanto è venuto meno il presupposto di fatto, vale a dire che il termine fosse quello del 30 giugno. Nel momento in cui si pospone questo termine, il presupposto di fatto per l'efficacia e l'applicazione di quella norma viene meno e quindi in sostanza il termine va a prorogarsi automaticamente.
Per quanto riguarda invece lo spostamento della data per l'adozione della delibera ricognitiva dello stato di attuazione dei programmi e degli equilibri di bilancio, è da ritenere che non sussistano profili di particolare problematicità. Infatti, i comuni che abbiano già adottato il bilancio di previsione provvederanno ad accertare l'eventuale necessità di un'operazione di riequilibrio, potendo contare sulla conoscenza dei dati stimati dell'IMU più aggiornati e già diffusi di recente dal Ministero dell'economia e delle finanze.
I comuni invece che, alla data del 30 settembre 2012, non abbiano approvato il bilancio di previsione, avvalendosi con ciò della facoltà di deliberare il bilancio entro il 31 ottobre, non saranno tenuti né potranno compiere la ricognizione degli equilibri entro il 30 settembre per mancanza del documento contabile da sottoporre alla suddetta verifica. L'ente infatti Pag. 60gestisce l'esercizio provvisorio per dodicesimi degli importi annuali, con riferimento alle risultanze dell'ultimo bilancio definitivamente approvato.
Pertanto, in mancanza dell'atto presupposto - ossia del bilancio di previsione, per il quale al 30 settembre sono ancora aperti i termini per l'adozione - i comuni non avranno l'onere di approvare la specifica deliberazione prevista dal citato articolo 193 del testo unico.
PRESIDENTE. L'onorevole Vanalli ha facoltà di replicare.
PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, in termini dialettici sono soddisfatto, nel senso che ho capito cosa lei mi ha detto e nella logica lo condivido, sottolineo però un aspetto: questa richiesta, della quale mi sono fatto portavoce, l'ha fatta anche l'ANCI pochi giorni fa, quindi se non era così chiaro per me e nemmeno per l'ANCI probabilmente non è esattamente così lineare. Lo svolgimento dell'attività non attiene ai nostri enti per cui, con tutto il rispetto per la risposta che lei ha dato a questa interpellanza urgente, volevo e pensavo di suggerirle casomai la possibilità e la necessità di rendere partecipi tutti gli enti ai quali necessita avere questi dati con una circolare, un'informativa o altro che possa mettere la parola fine a questa querelle; altrimenti è solo un susseguirsi di telefonate agli amici, ai vicini di comune o di provincia per sapere loro cosa fanno, cosa ha detto qualcuno, se è vero che dai giornali si legge che in Parlamento è stato detto che (...). Quindi era un invito per chiarire in maniera definitiva e per dare lo spunto per tenere in considerazione anche un altro aspetto a cui accennavo poco fa, la questione della possibilità - che magari non verrà presa, ma prevista per legge - che il Governo possa modificare lui stesso le aliquote IMU entro la metà di dicembre, quindi in questo caso mettendo nuovamente in difficoltà gli enti locali nella gestione di questa particolare norma.
La questione IMU è nata - dal nostro punto di vista chiaramente - quasi come una furbata, nel senso che, approfittando di una norma esistente che sarebbe entrata in vigore nel 2014, è stata anticipata, mantenendo lo stesso nome ma cambiando radicalmente la sostanza dell'imposizione medesima e quindi creando non poca confusione.
Magari riuscire a dissipare l'ulteriore confusione che si sta generando in questi mesi potrebbe perlomeno essere una nota di merito del Governo in questo caso, nel senso che va a beneficio di tutti. Sono purtroppo impegnati a raccogliere fondi dagli enti locali e dai territori per riversarli nuovamente nelle casse del Governo di Roma.
(Elementi in merito ad atti intimidatori compiuti nei confronti del sindaco di Taurianova - (Reggio Calabria) - n. 2-01643)
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01643, concernente elementi in merito ad atti intimidatori compiuti nei confronti del sindaco di Taurianova (Reggio Calabria) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa interpellanza, da me presentata il 5 settembre, doveva essere svolta la settimana scorsa, ma, proprio su intervento del Ministero dell'interno, è stata rinviata a quest'oggi, perciò non tiene conto degli elementi intervenuti in questi giorni. Mi riferisco alla commissione d'accesso che è stata inviata al comune di Taurianova. Questo è il dato al quale certamente il sottosegretario De Stefano farà riferimento anche nella sua risposta, ma voglio brevemente descrivere la motivazione che ci ha spinto ad interpellare ancora una volta il Governo sulla vicenda di Taurianova. Credo che sia stato proprio il sottosegretario De Stefano, in altra sede, a rispondermi su una analoga questione. La storia continua, signor sottosegretario. Il sindaco di Taurianova, Romeo, che ho descritto come un bravissimo sindaco, una Pag. 61persona impegnata in termini civili ed onesti a svolgere il suo compito, è oggetto di grande attenzione da parte di criminali. È stato vittima di azioni delittuose. Si tratta di una lunga sequela: mi riferisco alla vicenda delittuosa del 29 e 30 agosto, ma altre vicende avevano preceduto la storia cui facciamo riferimento nella nostra interpellanza. Al sindaco è già stato ucciso un cavallo, poi gli è stato fatto saltare un box, poi vi è stata la distruzione di piantagioni di kiwi e, adesso, quest'ultimo danno enorme all'azienda agricola della famiglia. Nella nostra interpellanza chiedevamo un'intensificazione di indagini, per capire quale fosse la matrice e quali i responsabili. Il Governo aveva dato ovviamente una sua disponibilità, ma fino ad oggi non ci sono approdi certi rispetto alle responsabilità. Certo, la vicenda di Taurianova è un po' complessa e articolata. È una zona difficile, dove è presente fortemente la criminalità organizzata. Mi è stato ricordato più volte che Taurianova è un comune sciolto per mafia - era sindaco lo stesso Romeo - per colpa di alcune persone che hanno fatto opposizione. Non voglio dire che sono le stesse persone che manovrano i fatti di cui ci stiamo interessando in questo particolare momento, ma se non c'è alcuna individuazione di responsabili, nasce il sospetto. Nasce un sospetto grande ed immenso, signor Presidente e signor sottosegretario: non avendo accertato i responsabili, molte volte chi è vittima viene ad essere quanto meno sospettato.
Vi è un'altra valutazione: le stesse persone che sono all'opposizione, non avendo potuto conquistare il comune democraticamente, perché Romeo lo ha conquistato con 800 voti di scarto rispetto alle altre liste, usano questi mezzi per creare un dato dirompente, andando verso un processo di dissolvimento e di scioglimento del comune, violentando e alterando la legge sullo scioglimento dei consigli comunali sospettati di infiltrazione mafiosa o per infiltrazione mafiosa.
Non voglio dire, signor Presidente, che il comportamento del prefetto sia stato in questo caso non ortodosso, perché ha inviato la commissione di accesso, però voglio dire che la gestione della prefettura di Reggio Calabria lascia qualche perplessità e qualche dubbio, perché se, a fronte di una serie di fatti delittuosi, non si viene a capo di nulla, non si può usare lo strumento della legge a cui facevo poc'anzi riferimento per fare altri tipi di indagine.
Certamente, inviare la commissione di accesso presso il comune è nelle prerogative del prefetto. E le altre indagini? Sull'ambiente esterno? Vuole sapere, signor Presidente, cosa c'è a Taurianova? Vi sono stati, per quanto riguarda le strutture scolastiche, primo e secondo circolo didattico, dei danneggiamenti il 19 settembre 2011, il 18 febbraio 2011, il 27 aprile, il 3 settembre, il 23 settembre, l'11 ottobre, il 23 ottobre, il 10 settembre, il 10 marzo, il 28 maggio. Nel 2012 vi è stata una serie di danneggiamenti alle scuole il 4 giugno, il 10 gennaio, il 10 luglio, il 31 luglio, il 17 luglio, e poi omicidi, rapine.
Vi è tutto un elenco, che il sindaco di Taurianova ha inviato al Ministro dell'interno. È possibile che per tutti questi fatti delittuosi, furti, attentati, rapine, danneggiamenti e intimidazioni - vi è tutto un lunghissimo elenco, che le risparmio, signor sottosegretario, ma le do pro manibus questo documento, perché credo che le possa servire - non vi sia un responsabile? È possibile?
Io ho molta fiducia nelle forze di polizia, ma questo quesito lo devo porre. L'ho detto anche al prefetto di Reggio Calabria. Evidentemente, egli viene da Macerata e forse non si è reso conto in quale provincia e in quale realtà si trova. Fu inviato, a giusta ragione, a suo tempo, il prefetto De Sena, come superprefetto di coordinamento. Il prefetto De Sena certamente si era reso conto in quale provincia si trovava e quali erano il suo impegno e il suo ruolo, ma è possibile che non si individuino i responsabili? Oppure si dice chiaramente che è necessario avere delle prove e, soprattutto, dei nomi e dei cognomi da parte del sindaco? Ma il sindaco ha fatto anche delle ipotesi e ha indicato anche dei percorsi, ma le forze dell'ordine non Pag. 62hanno seguito queste indicazioni: hanno lavorato per un certo riscontro o no?
Qui è veramente in discussione l'agibilità e la vita democratica di una realtà e non si può criminalizzare chi fa il proprio dovere. Qualcuno mi potrebbe dire: la commissione di accesso non significa niente. Certamente la commissione di accesso è bene che venga, arrivati a questo punto, e che faccia chiarezza, ma la commissione di accesso è come gli avvisi di garanzia di qualche tempo fa, ma anche di oggi, nell'attualità. Quando uno viene raggiunto da un avviso di garanzia, già vi è una condanna di fatto nell'opinione pubblica. Lo stesso discorso vale per la commissione di accesso.
Se noi siamo su questa proiezione, anche sul piano della gestione istituzionale, dovremmo mandare in tutti i comuni le commissioni di accesso. Vorrei capire perché la commissione di accesso non è stata mandata a Monasterace. È giusto che non sia stata mandata: al sindaco di Monasterace ho dato e darò sempre una grande solidarietà. Siamo andati anche come Commissione antimafia a Monasterace.
Su questo presupposto, su questo assunto, visto e considerato che le forze di polizia non riescono a dare delle risposte, ad avere degli indizi e a individuare dei responsabili, mandiamo la commissione di accesso. Ma perché non è stata mandata a Monasterace? Forse perché Monasterace ha saputo fare pubblicità?
Forse perché vi sono figli e figliastri? Non lo so. Su questo dovrebbe rispondere con chiarezza, serietà, impegno e dovere istituzionale il dottor Piscitelli, perché chi svolge il ruolo di prefetto ha un dovere istituzionale nei confronti della collettività e della comunità. Ritengo che ci troviamo di fronte ad una situazione grave.
Non mi riterrò certamente soddisfatto se verranno ancora fornite delle risposte stereotipate, come quelle che già abbiamo. Le indagini in corso a che punto sono? Che cosa fa il commissariato di pubblica sicurezza di Taurianova? Che cosa fanno i carabinieri di Taurianova? Hanno bisogno di supporti alle azioni investigative? Allora, perché, il Ministro non glieli fornisce? Perché il Ministero non opera un controllo sull'azione e sulla situazione della prefettura di Reggio Calabria? Ritengo che la situazione sia molto complessa, in una realtà, in un territorio, come la Calabria, che è sotto sequestro della criminalità organizzata! La criminalità organizzata la fa da padrone e molte volte, come si vede, ha in mano il destino circa la sopravvivenza o la morte di alcune amministrazioni comunali! Questa è veramente la fine dello Stato di diritto, questa è la fine della democrazia! È una situazione in cui la libertà è affievolita e condizionata da fattori esterni.
Qualcuno mi diceva che in Calabria vi è un'economia mafiosa che traina la regione. Forse è vero, ma se vi è questo tipo di realtà, perché non vi è un'azione concentrata e forte? Apprezzo - lo dico sinceramente, come ho fatto già in Commissione antimafia - il lavoro che sta svolgendo la DDA di Reggio Calabria, ma ritengo che chi è preposto, sul piano istituzionale, ad un'azione investigativa dovrebbe darle un supporto molto forte. Ritengo che avere qualche riscontro apprezzabile sia una necessità che riguarda non solo questo Parlamento e questo Governo, ma la storia civile di questo Paese.
Vi è una serie di attentati, di minacce, di danneggiamenti che riguardano continuamente i sindaci in Calabria, tanto è vero che qualche collega ha chiesto anche l'istituzione di un'apposita commissione di indagine per capire la provenienza e la genesi di questi attentati nei confronti degli amministratori comunali e provinciali. È come se questo territorio fosse ormai dimenticato e dato in appalto alla criminalità organizzata, visto e considerato che non si individuano mai i responsabili.
Vi è un dato di fatto, ossia che non è stato accertato neppure un responsabile per nessuno dei cento eventi criminosi individuati. Non è possibile! Qui saltano anche le regole della statistica! Il calcolo delle probabilità salta! Su cento fatti, almeno per uno o due doveva essere individuato il responsabile! Si tratta o di inadempienza, di ottusità, di incapacità Pag. 63oppure le forze di polizia mancano di un supporto serio, che dovremmo tentare invece di dare.
Questo è il senso e il significato dell'interpellanza urgente in oggetto che ho presentato, avvertendo la drammaticità della situazione e dando certamente atto a tutte le forze di polizia del loro impegno, per carità. Ho sempre sostenuto le forze di polizia; la mia azione, la mia vita in Parlamento è stata proiettata a dare forza, impulso e sostegno all'azione delle forze di polizia, ma sembra che in questa realtà di Taurianova vi sia una qualche opacità, qualcosa che sfugge. Quindi vi è bisogno che il Ministero dell'interno non si ritenga più soddisfatto delle relazioni o delle veline che provengono dalla prefettura di Reggio Calabria. Ritengo che ci voglia qualcosa in più, visto e considerato che oggi sappiamo che vi è un incontro del Ministro Cancellieri con il Presidente della regione Calabria. Per carità, vi sono fatti seri che riguardano questa realtà molto complessa che va al di là, signor Presidente, signor sottosegretario, di una parentesi e di un breve e limitato confronto parlamentare con il Governo attraverso lo strumento del sindacato ispettivo. Questo è un problema di costume, che riguarda le istituzioni e una regione che ha una sua ricchezza e una sua storia. Con queste azioni e messaggi cruenti stiamo infiacchendo una popolazione la cui stragrande maggioranza è sana, dignitosa e onesta. Stiamo infiacchendo chi vuole, da amministratore, come Romeo, dare un contributo per servire la propria collettività e per corrispondere ad un responso democratico.
A meno che non siamo convinti o non ci convinciamo che il responso democratico non vale e che quanto è stato espresso con il voto, con il consenso popolare, non serve a nulla oppure serve secondo le circostanze, le condizioni e il clima.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.
MARIO TASSONE. Ritengo che questo sia un momento particolare e difficile, ecco perché, signor Presidente, in conclusione, richiamo fortemente l'attenzione del sottosegretario. So che è molto dignitoso e molto impegnato, il dottore De Stefano. Attendo la sua risposta a questa mia introduzione e poi svolgerò ovviamente, come mi consente il Regolamento, la mia replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.
CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'onorevole interpellante, l'onorevole Tassone, pone all'attenzione del Governo gli atti intimidatori posti in essere nei confronti del sindaco di Taurianova e, in particolare, chiede se siano state avviate indagini sul recente episodio avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 agosto scorsi.
Il dottor Domenico Romeo è stato già sindaco di Taurianova sino al 5 gennaio 2009, data in cui undici consiglieri comunali presentarono contestualmente le proprie dimissioni dall'incarico. Il successivo 23 aprile 2009 l'organo consiliare è stato sciolto per infiltrazione della criminalità organizzata, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico sugli enti locali, e l'amministrazione dell'ente è stata affidata ad una commissione straordinaria fino alle ultime consultazioni elettorali del 29 e 30 maggio 2011. In tale occasione il dottor Romeo fu rieletto alla carica di sindaco unitamente ad altri amministratori che facevano parte del precedente consiglio comunale.
Nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2009 il sindaco ha subito diversi atti intimidatori, consistenti nel danneggiamento con colpi d'arma da fuoco della propria autovettura, nella ricezione di missive anonime contenenti minacce di morte e, in un caso, addirittura anche un proiettile, nonché nell'uccisione di un cavallo di proprietà del padre.
In relazione a tali episodi il dottor Romeo dal 24 settembre 2008, è destinatario di un dispositivo di sicurezza consistente in servizi di vigilanza generica, radio-collegata all'abitazione, con l'effettuazione di Pag. 64frequenti passaggi per brevi soste, in particolare nelle ore notturne.
Successivamente, lo scorso 15 febbraio, ignoti hanno collocato un ordigno esplosivo all'esterno della cinta muraria di un fondo agricolo di proprietà del fratello e della cognata. La deflagrazione dell'esplosivo, posizionato in corrispondenza delle stalle ove erano custoditi i cavalli di proprietà dell'amministratore locale, ha causato la morte di uno di essi e la distruzione di un box.
Il 30 agosto 2012 il signor Antonio Romeo, imprenditore, fratello del sindaco, ha denunciato presso la locale stazione dei carabinieri che ignoti, durante la notte, si erano introdotti in un fondo agricolo di proprietà dei genitori, danneggiando centinaia di piante di kiwi. Analogo episodio si era già verificato lo scorso 29 maggio.
Sul recente fatto criminoso, così come su quelli precedenti, sono state avviate indagini da parte degli organi di polizia, coordinati dalla procura della Repubblica-direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, tuttora coperte dal segreto investigativo.
La vicenda è stata anche esaminata nel corso della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, svolta in prefettura il 5 settembre scorso, alla quale ha preso parte, oltre al Procuratore della Repubblica, lo stesso sindaco. Quest'ultimo ha ricondotto l'episodio del 30 agosto alle iniziative che l'amministrazione comunale avrebbe posto in campo per l'affermazione della legalità in quel territorio. In particolare, il dottor Romeo ha fatto riferimento al recesso del comune di Taurianova da alcune società, tra cui anche quella incaricata della riscossione dei tributi.
Di tali questioni si era già occupata la predetta commissione straordinaria insediatasi nel 2009, che ha adottato puntuali atti deliberativi in proposito. Il sindaco si è peraltro riservato di presentare al procuratore della Repubblica ed ai vertici delle forze di polizia un dossier a supporto delle valutazioni espresse.
Tutte le vicende segnalate, ancora oggetto di indagini, costituiscono un ulteriore sintomo della complessità del territorio e sono state immediatamente poste all'attenzione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza, che seguono ogni forma di aggressione e tentativi di condizionamento o di intimidazione.
In questa ottica, la protezione degli amministratori locali costituisce una priorità sia nella pianificazione dei servizi di polizia, nell'ambito di piani coordinati di controllo del territorio, periodicamente aggiornati proprio in relazione alle esigenze emergenti, sia nell'adozione di specifiche misure di tutela personale.
Come è noto, l'area in questione, che è quella dei comuni della piana Gioiese, risulta caratterizzata dalla presenza di cosche della 'ndrangheta che, se pur costantemente disarticolate da una mirata attività investigativa, mantengono elevate capacità di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni locali e nei settori di appalti di opere e servizi, dove tentano di riciclare i proventi illeciti del narcotraffico.
Le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia, al fine di garantire il corretto funzionamento degli organi rappresentativi delle comunità locali, seguono con la massima attenzione tutti quegli episodi, quali forme di aggressione, tentativi di condizionamento o di intimidazione, che possono incidere negativamente sulla libera determinazione degli amministratori nell'espletamento delle attività amministrative.
Anche sotto questo particolare aspetto, posso assicurare che la situazione è seguita con costante attenzione dalla prefettura che, nell'ambito dei poteri conferiti dalla legge, svolge le necessarie attività e assume le conseguenti iniziative volte a contrastare i tentativi di ingerenza malavitosa nelle amministrazioni locali.
Il 7 settembre scorso presso il comune di Taurianova si è insediata la commissione d'indagine istituita ai sensi dell'articolo 143 del testo unico degli enti locali al fine di esercitare i poteri di accesso e di accertamento previsti dalla legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, onestamente non so da dove iniziare. Lei ovviamente con il suo sguardo cerca di darmi qualche percorso anche utile per dare una risposta qui e fare la mia replica.
Ho ascoltato il sottosegretario, che ringrazio. Conosco il dottor De Stefano e lo stimo profondamente e lui certamente si è rifatto un po' alla nota - come paventavo - che viene fuori dalla prefettura di Reggio Calabria. Non si poteva fare diversamente, forse, ma lì c'è una descrizione molte volte burocratica. Ricordo che tratta di fatti e dati che sono di comune patrimonio, notizie che sono state pubblicate dalla stampa.
Vorrei fare un accenno, dirò poi se sono o non sono soddisfatto della risposta. Nell'elenco cui facevo riferimento ci sono altri fatti che lei potrebbe considerare: minacce ai consiglieri comunali, a candidati al consiglio comunale sempre facenti capo alla lista della maggioranza del sindaco Romeo, furti e danneggiamenti, cioè una lunga teoria di queste vicende denunciate apertamente.
Le vicende che riguardano Romeo sono quelle descritte da me e ricordate da lei, signor sottosegretario. Ma per tutti questi danneggiamenti, a causa dei quali sembra che questo Paese sia in balia non della legalità ma dell'illegalità, non si ha notizia degli autori. E qualcuno, qualche autorevole amico, chiede il cambiamento. Su che cosa? In base a che cosa? Il cambiamento si realizza e si determina se c'è l'individuazione delle responsabilità e degli autori di questo crimine, sennò andiamo avanti per slogan, cerchiamo di esorcizzare il male invocando il cambiamento in astratto, ma molte volte il cambiamento può essere in meglio o in peggio.
Voglio dire con estrema chiarezza che quando lei fa riferimento a quegli undici che sono venuti meno e che hanno messo in minoranza a suo tempo l'amministrazione Romeo (e poi ci fu l'accesso e lo scioglimento per infiltrazioni mafiose), questi undici non hanno fatto parte della sua maggioranza, quella attuale, ma sono stati, molti di questi dall'altra parte a fare l'opposizione, e molti di questi erano indicati anche nel decreto di scioglimento. Perché non c'è una visione complessiva generale? Forse c'è qualche timidezza di andare verso zone e verso territori che dovrebbero essere perlustrati, dove si dovrebbero fare degli accertamenti? C'è qualche timidezza? C'è qualche timidezza? Lo ripeto fino alla noia. C'è qualche paura! Ma ci siamo resi conto che c'è paura? Perché lei mi dice ancora - signor sottosegretario - o le fanno dire, che sono in corso gli accertamenti? Sto parlando di fatti, di danneggiamenti alle scuole, di rapine, di furti, di assassini, di intimidazioni ad amministratori comunali!
Chiudiamo la vicenda Romeo. Perfetto, ma le altre cose dove sono? Dove sono gli altri accertamenti? Dove sono? Garantiamo ad alcuni personaggi le rendite di posizione a Taurianova per far carriera? Oppure qualche protezione? Perché ci sono delle protezioni? Perché le protezioni sono sempre connivenze!
Ritengo allora che il discorso è molto complesso. Mi dispiace - sottosegretario - non le hanno fatto dare una buona risposta. Non è questa la risposta. Ci sono famiglie che vivono nel terrore. A Taurianova la sera la gente scappa. Non c'è più. Non si sente tutelata, ed è un comune grosso, di una lunga storia di presenze, di movimento, di attività commerciale ed economica. C'è una tendenza, c'è un'azione criminale, c'è una presenza 'ndranghetista con i soliti nomi. È possibile che nel paese di Taurianova non ci sono nomi e cognomi? Poi si dice al sindaco: dammi i nomi. Quello dà dei percorsi, e se non mi dai i percorsi ti mando la commissione d'accesso. Questa cos'è, un tipo di estorsione, di tortura? Che cos'è? Siccome tu non mi dici i nomi intanto ti mando la commissione d'accesso con la minaccia di scioglimento per mafia.
Lei si ricorderà - signor sottosegretario, col Presidente poi abbiamo vissuto Pag. 66anche queste vicende - quando c'era il tintinnio manette. Non è possibile che la vittima sia accertata. Accertate anche la vittima ma fate accertamenti ampi, veri, forti, cogenti, per capire quali sono le situazioni. È certo che il sindaco Romeo ha rotto alcuni equilibri e tagliato alcune rendite di posizione. Anche i commissari, che a suo tempo sono intervenuti dopo il primo scioglimento del comune, credo che dovrebbero dire perché hanno reiterato alcuni incarichi e alcuni contratti verso delle società che erano quanto meno al centro dell'attenzione.
Tutto questo perché non lo dice la prefettura di Reggio Calabria? Perché non lo dice? La prefettura di Reggio Calabria sa che il Ministero dell'interno doveva rispondere in Parlamento. Mica doveva fare la piccola conferenza stampa di rieducazione. Tra le altre cose, la lettera che ho richiamato è una richiesta al Ministro dell'interno urgente e motivata per la realizzazione di un sistema di videosorveglianza del territorio comunale. C'è questa esigenza, questa richiesta più volte avanzata presso la prefettura di Reggio Calabria. Perché tutte queste cose? Certo il Comitato per la sicurezza dell'ordine pubblico si è interessato a questa tutela in termini di controllo, in termini generali. Noi lo sappiamo, chi è stato sotto scorta e sotto tutela lo sa che cosa vale questa situazione.
Lo sappiamo che cosa vale. Non vale nulla. Ma poi c'è un altro dato. Come mai la commissione d'accesso, ambienti della prefettura, lo sapevano quindici giorni prima? Quindici giorni prima. L'opposizione ufficialmente aveva dichiarato che sarebbe intervenuta la commissione d'accesso. Quindici giorni prima.
Lo dico al prefetto, lui dice che dalla prefettura non è uscito nulla. Chi l'ha detto all'opposizione? Chi ha dato le notizie? Chi aveva interesse a dire queste cose, a sollecitare ad ambienti della prefettura l'invio della commissione d'accesso? Questa è una battaglia politica dove certamente c'è indirettamente la copertura della criminalità organizzata, la connivenza con la criminalità organizzata. Qui non si tratta soltanto di tutelare un sindaco o un'amministrazione comunale, ma c'è da fare una battaglia, un'azione di contrasto vero e profondo contro le connivenze e le collusioni con la criminalità organizzata perché così non si scardina la criminalità organizzata medesima. Noi ci stiamo prendendo in giro quando facciamo le battaglie contro le organizzazioni criminali dove hanno i nomi e i cognomi, quelli che sono usciti fuori, l'araldica, l'aristocrazia della criminalità organizzata, con nomi e cognomi che li sanno tutti. Ma in un comune come Taurianova, possibile che chi fa questo mestiere, se c'è un vero ed effettivo controllo del territorio, non abbia saputo di questi venti danneggiamenti alle scuole e chi è stato il responsabile?
Ecco, signor Presidente, alla sua domanda e al suo quesito ho già risposto. Ringrazio il sottosegretario De Stefano al quale reitero la mia stima perché so il suo lavoro, il suo impegno, la sua sensibilità, le sue doti e la sua capacità. Possiamo chiudere qua. C'è un atto di sindacato ispettivo, c'è stata l'illustrazione, la risposta e la replica. La chiudiamo qui questa vicenda di Taurianova o di cento altri comuni della regione calabrese? Altri cento comuni della regione calabrese. Infatti, Taurianova è l'emblema di una situazione di disagio dove la criminalità organizzata cerca di abbattere chi vuole difendere la legalità e la buona amministrazione per inserirsi e fare affari. È questo che si combatte, non per tutelare un uomo, ma per tutelare un'idea, un valore, con grande dignità e con grande forza.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Lo Presti - n. 2-01645)
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Lo Presti n. 2-01645. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
Pag. 67(Problemi occupazionali relativi alla sede centrale di Roma e alle filiali presenti sul territorio nazionale della società Bbva finanzia - n. 2-01652)
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01652, concernente problemi occupazionali relativi alla sede centrale di Roma e alle filiali presenti sul territorio nazionale della società Bbva finanzia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Viceministro, la Bbva Finanzia è una società specializzata nel credito al consumo che appartiene al gruppo Bilbao-Santander e che ha dichiarato un taglio sostanzialmente del 50 per cento dei dipendenti che occupa a Roma nell'unica sede italiana che ha. I sindacati hanno espresso viva protesta per questo atteggiamento, ma, soprattutto, anche per lo scarso atteggiamento dell'azienda a discutere le proposte dei sindacati medesimi che, da un lato, miravano, come è normale che sia in questa situazione, alla tutela dei posti di lavoro e, dall'altro, chiedevano comunque che pure questi eventuali licenziamenti potessero usufruire di una serie di strumenti, previsti dalle norme vigenti, in particolare i contratti di solidarietà ad esempio o altre formule che la legge prevede. In particolare, i sindacati lamentano anche che vi sia stata una gestione quantomeno allegra in questi anni da parte della società.
La cosa sorprendente è che oggi vengono licenziati i dipendenti, ma non i dirigenti, non la fascia dei dirigenti che in questi anni ha invece incassato anche numerosi benefit e numerosi premi, portando, di fatto, a perdite di gestione in questa società.
Per questi motivi noi chiediamo in particolare se il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, delle iniziative per salvaguardare l'attività dei lavoratori, anche perché c'è il legittimo sospetto che, essendo questa società in una posizione di sospensione dal punto di vista anche dell'autorizzazione dell'attività che svolge, si potrebbe anche sospettare che stia immaginando di far decadere questa concessione provvisoria, in attesa di quella definitiva, e con quella scusa chiudere definitivamente la sede, che è anche l'unica sede ormai rimasta a Roma di una banca o di un gruppo finanziario internazionale. Per questo chiediamo se il Governo non intenda urgentemente convocare anche una riunione o un incontro per la valutazione di questa crisi con i vertici aziendali e con le parti sindacali.
PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.
MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Borghesi inerente alla situazione occupazionale della Bbva Finanzia, società specializzata nel credito al consumo, facente parte del Gruppo spagnolo Bbva.
La predetta società, con sede legale a Roma e svariate unità produttive dislocate sul territorio nazionale, ha annunciato - nello scorso mese di giugno - di voler procedere ad una riduzione del proprio organico, adducendo a tal fine la necessità di ridurre i costi del lavoro.
In particolare, dal Piano Industriale triennale 2012-2014 deliberato dal CdA della società, trasmesso al competente ufficio territoriale dell'Amministrazione che rappresento, si rilevano le motivazioni della crisi che - dal 2008 - ne hanno ostacolato la crescita. Ebbene, la società Bbva riconduce le ragioni della crisi all'attuale momento di difficoltà economico-finanziaria che, con specifico riferimento al mercato del credito al consumo in Italia, ha subito tassi di crescita negativi.La società ha fatto sapere di aver proceduto, in conseguenza di tale situazione, ad implementare nei primi mesi del 2012 - in linea con delibera del CdA - un programma di riduzione dei costi, che ha comportato diversi interventi tra i quali il blocco delle assunzioni, l'insourcing di altre Pag. 68attività in precedenza date all'esterno, la riduzione di tutte le spese generali e del budget nella misura del 30%, l'assorbimento degli incrementi previsti dal CCNL ove possibile, il blocco degli straordinari e l'obbligo di usufruire di ferie arretrate.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori, di contro, hanno lamentato la mancata osservanza da parte dell'azienda delle misure alternative al licenziamento previste dall'articolo 18 del CCNL di riferimento tra cui, in particolare, il ricorso ai contratti di solidarietà di tipo difensivo. Inoltre, da quanto è stato comunicato dalla Direzione territoriale del lavoro di Roma, risulta che le organizzazioni sindacali avrebbero manifestato il loro dissenso in ordine alla possibilità di ricorrere alla cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, quale strumento per fronteggiare gli esuberi.
Lo scorso 10 agosto la società ha comunicato l'avvio di una procedura di mobilità nei confronti di 58 lavoratori su un organico complessivo pari a 137 unità lavorative, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991.
Non disponendo, allo stato, degli elementi di competenza del Mise, posso affermare che non risulta pervenuta ai competenti uffici dell'Amministrazione che rappresento alcuna richiesta finalizzata alla concessione di strumenti di sostegno al reddito, con riferimento alla Bbva Finanzia, né altre istanze relative alla medesima situazione aziendale.
Da ultimo, voglio rassicurare l'onorevole Borghesi in ordine all'attenzione da parte del Governo per la vicenda aziendale posta in evidenza con il presente atto parlamentare - non diversamente da quanto è accaduto per altre situazioni di crisi che hanno visto coinvolti lavoratori e le proprie famiglie - garantendo nel contempo piena disponibilità a monitorare la situazione e a valutare, qualora richiesto, eventuali proposte e soluzioni finalizzate ad un'adeguata tutela dei lavoratori coinvolti attraverso gli strumenti previsti dalla normativa vigente.
Sarà, inoltre, mia cura informare personalmente l'onorevole Borghesi circa gli ulteriori sviluppi della vicenda.
PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Viceministro, non sono soddisfatto e le spiego perché. La ringrazio, comunque, dell'impegno a tenermi informato, tuttavia, io penso che il Ministero di cui lei fa parte, in una situazione di grave difficoltà, com'è quella in cui si trova oggi il Paese, con tante crisi aziendali aperte, con tante situazioni di difficoltà come questa (ribadisco, infatti, che si tratta del 50 per cento più o meno del personale della sede di Roma e di altre sedi periferiche di questa azienda), nel momento in cui riceve delle denunce, ancorché informali, circa una situazione dalla quale emerge chiaramente che le parti sociali, o meglio, una delle parti sociali - in questo caso l'azienda - rifiuta di discutere con il sindacato di quegli strumenti che potrebbero permettere in realtà ai lavoratori di conservare il posto di lavoro attraverso i contratti di solidarietà oppure, comunque, di trovare delle forme che rendano meno problematica, meno immediata, meno pesante per loro la situazione che si sta determinando, non possa limitarsi a dire «se richiesto».
Io sono convinto che il Ministero che si occupa delle crisi aziendali o che deve occuparsi delle crisi aziendali abbia il dovere di essere esso stesso la parte che «chiama» le parti sociali, atteso che c'è una precisa denuncia da parte del sindacato che dice che l'azienda si rifiuta di discutere. Non è che possiamo aspettare che l'azienda faccia delle richieste, che non ha fatto, perché evidentemente ha scopi diversi. Le ribadisco che uno degli scopi, da quanto mi risulta, potrebbe essere quello di arrivare ad una situazione per la quale ci si potrebbe addirittura trovare di fronte ad un problema di autorizzazione, così che non solo chiuderà per la parte del 50 per cento dei lavoratori, ma chiuderà definitivamente creando un problema doppio. Pag. 69
Non credo che il Ministero che lei rappresenta in una situazione di questo tipo possa restare inerte in attesa che qualcuno si faccia avanti: al contrario, dovrebbe prendere l'iniziativa di chiamare le parti sociali, di chiamare l'azienda, e di verificare quali siano i motivi per cui non ritiene neppure di aprire una discussione con i rappresentanti dei lavoratori per discutere delle modalità con cui affrontare la crisi in cui questa azienda si trova.
(Problematiche relative al rilascio alla multinazionale petrolifera Petrol celtic dell'autorizzazione alla trivellazione del fondo marino nei pressi delle isole Tremiti - n. 2-01658)
PRESIDENTE. L'onorevole De Camillis ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01658, concernente problematiche relative al rilascio alla multinazionale petrolifera Petrol celtic dell'autorizzazione alla trivellazione del fondo marino nei pressi delle isole Tremiti (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, insieme ad altri colleghi, abbiamo ritenuto di presentare questa interpellanza urgente anche sotto la grave preoccupazione che ha suscitato una decisione presa dal Ministro dell'ambiente di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali di rilasciare un'autorizzazione alla vigilia di Ferragosto. Un'autorizzazione per alcune ricerche nel mare Adriatico, vicino alle isole Tremiti, il cui valore naturalistico è conosciuto nel mondo, le cui potenzialità sono enormi.
Questa decisione avviene dopo che già l'anno scorso, cioè nei mesi di aprile-maggio 2011, il Ministro Prestigiacomo aveva avviato questa procedura. Anche allora, insieme ad altri colleghi, sollecitiamo un incontro presso il Ministero dell'ambiente. In quella sede si decise che, prima di ogni altra decisione, sarebbe stata convocata, al di là dell'iter procedurale, una conferenza dei servizi, coinvolgendo gli enti locali.
Ciò, per far sì che, da un lato, la trasparenza e, dall'altro, una scelta strategica di sviluppo, venisse condivisa, se era da condividere, e che comunque il coinvolgimento degli enti locali non potesse essere trascurato. Oltre a quella iniziativa, e quindi all'incontro che ci fu al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ci fu un ricorso al TAR che è ancora pendente davanti al tribunale amministrativo della regione Lazio, per cui ci è sembrata un po' forte la decisione di questa autorizzazione al di là della decisione del tribunale amministrativo. Quindi, abbiamo ritenuto di chiedere al Governo che ci dica con chiarezza quali sono le opportunità di sviluppo che si individuano per il nostro Paese, nel rilasciare questo tipo di autorizzazioni; chiediamo ancora al Governo di sapere se non si ritenga necessario il coinvolgimento delle regioni, parliamo di Abruzzo, Molise e Puglia, ma parliamo anche di province, di comuni, di associazioni e di preoccupazioni della popolazione, che sono quelle di cui dobbiamo tenere più conto, su una cosa che sta a cuore a tutti.
La problematica reale qual è? È che il mare Adriatico è un mare chiuso e la ricerca di idrocarburi, così come viene richiesta presso il Ministero, perché la mappa delle richieste è davvero preoccupante, fa sì che se si dovesse rispondere a tutte quelle richieste in modo positivo, avremmo un colabrodo più che un mare. Qui noi ci chiediamo quali scelte strategiche il Governo intenda mettere in piedi per un'area e per un territorio che potrebbe, e può continuare a puntare, su una risorsa il cui valore è legato strettamente alla conservazione e alla valorizzazione e cioè al turismo di tipo ambientale e, non secondario, un settore, quello della pesca produttiva, che chiaramente potrebbe essere compromesso da una attività di coltivazione molto diffusa nel mare adriatico. L'interpellanza è chiaramente rivolta alla questione delle Tremiti, ma ha una visione molto più ampia, che è quella del mare Adriatico e della necessità eventuale di coinvolgere anche i livelli europei nella decisione della ricerca di idrocarburi nel Pag. 70mare Adriatico, perché chiaramente ci potrebbe essere una decisione condivisa anche con i Paesi dell'altra sponda dell'Adriatico per tentare di conservare questo mare per scopi diversi, tentando di utilizzare bene quello che è il patrimonio ambientale legato al mare Adriatico, che può dare riscontro sul piano dello sviluppo del Paese, cosa che, mi sembra, non possa avvenire, invece, con un rilascio di autorizzazioni diffuse nel mare Adriatico e in particolare nelle vicinanze delle isole Tremiti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente dell'onorevole De Camillis ed altri, relativa alle ricerche petrolifere nell'Adriatico, nei pressi delle isole Tremiti, da parte della società Petrol celtic, si rappresenta quanto segue. A seguito dell'entrata in vigore delle limitazioni all'attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare, introdotte dall'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 128 del 2010, di modifica al Codice ambientale, la società Petrol celtic ha presentato al Ministero dello sviluppo economico l'istanza di riperimetrazione e unificazione dei permessi di ricerca, al fine di escludere le zone interdette. In data 10 gennaio 2011 il Ministero dello sviluppo economico, verificato che l'area proposta nella riperimetrazione rispettasse i vincoli posti dalla normativa citata, ha dato assenso al proseguimento dell'iter istruttorio relativo al permesso di ricerca (denominazione d 494 BR-EL).
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel prendere atto della decisione della società proponente di proseguire l'iter istruttorio di VIA con una modifica dell'area e del relativo programma lavori, ha evidenziato la necessità di ritirare le istanze in corso, di aggiornare il contenuto della documentazione tecnica e provvedere a una nuova fase di consultazione del pubblico con la pubblicazione sui quotidiani, della riperimetrazione dell'area del permesso di ricerca citato. Tutta la documentazione richiesta è stata ricevuta in data 11 aprile 2011, si è provveduto a comunicare a tutte le amministrazioni interessate l'esito positivo riguardo la procedibilità dell'istanza relativa al permesso di ricerca con riperimetrazione del progetto.
La commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS, con parere n. 732 del 10 giugno 2011, ha espresso parere positivo con prescrizioni, riguardo la compatibilità ambientale del progetto, esclusivamente per quanto attinente alla ricerca sismica con tecnica air-gun. Successivamente, la regione Molise, con delibera di giunta regionale n. 452 del 14 giugno 2011, ha espresso la propria netta e totale contrarietà nei confronti del progetto e le osservazioni contenute nella predetta delibera sono state controdedotte dalla commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, con il parere n. 806 del 25 novembre 2011, che ha confermato il precedente parere n. 732.
La regione Puglia, con delibera della giunta regionale n. 2858 del 20 dicembre 2011, ha espresso parere non favorevole per il progetto e la sopra citata commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, con parere n. 895 del 16 marzo di quest'anno, ha controdedotto detto parere, confermando il parere favorevole. Il 2 maggio di quest'anno il Ministero per i beni e le attività culturali ha espresso parere favorevole al progetto della società Petrol celtic. A conclusione dell'istruttoria è stato emanato il decreto di compatibilità ambientale del 7 agosto 2012.
Si rammenta che il progetto in questione riguarda la sola prospezione geofisica con la tecnica dell'air-gun e si colloca al di fuori delle aree di divieto introdotte dal decreto legislativo citato. Il decreto di compatibilità ambientale, seppur positivo, ha imposto una serie di prescrizioni riguardanti particolari restrizioni nella propagazione delle onde acustiche, la non Pag. 71effettuazione delle attività in concomitanza del passaggio di mammiferi marini, l'adozione di tecniche di rilevamento poco impattanti.
L'attività di prospezione e di ricerca sismica è effettuata a mezzo di navi appositamente attrezzate, trainanti un cavo, detto streamer, che reca, alternativamente valvole ad aria compressa, dette appunto air-gun, e geofoni. Gli air-gun liberano ad intervalli di tempo regolari aria compressa, creando onde sonore che sono riflesse dal fondale marino e captate dai geofoni che, a loro volta, trasmettono i dati alla nave dove vengono elaborati. Naturalmente, una semplice attività di prospezione sismica della durata di circa venti giorni non prevede la realizzazione di alcun tipo di opera, sia temporanea che fissa.
Si evidenzia che in questa fase il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non ha autorizzato, ne avrebbe la facoltà di farlo, alcuna perforazione in mare alla società Petrol celtic, ma si è soltanto espresso positivamente in merito ai programmi di esplorazione presentati da questa società. Le autorizzazioni a perforare potrebbero essere rilasciate, in futuro, qualora venisse conferito alla società Petrol celtic un permesso di ricerca, a seguito di studi geologici e geofisici, che normalmente richiedono circa tre anni, in base ai quali fosse individuato un potenziale giacimento di idrocarburi. La ipotetica domanda di perforazione, che andrebbe presentata ai competenti uffici tecnici del Ministero dello sviluppo economico, richiederebbe specifica valutazione di impatti ambientali e potrebbe essere autorizzata solo a seguito di un procedimento ad evidenza pubblica.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, unitamente alle altre amministrazioni centrali e locali, è il primo garante del corretto svolgimento delle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Italia, nel pieno rispetto delle avanzate normative in materia di ambiente e sicurezza vigenti nel nostro Paese. Vale la pena ricordare che le perforazioni nei mari italiani si sono regolarmente sviluppate sin dal 1960, con l'esecuzione di oltre mille sondaggi e il rinvenimento di numerosi giacimenti, rivelandosi sempre compatibili con le attività turistiche e di pesca, come dimostra, ad esempio, il polo di Ravenna, dove è stata sviluppata la ricerca petrolifera e le attività turistiche e la pesca si svolgono regolarmente.
Vi è un unico vincolo rappresentato dalle piattaforme presenti in Adriatico che, però, si sono trasformate in altrettante aree di salvaguardia e ripopolamento ittico.
L'estrazione di petrolio e gas avviene in Italia senza alcun incentivo economico ed è soggetta a royalties variabili tra il 7 e il 10 per cento e un sistema di tassazione complessivamente pari a circa il 65 per cento del valore prodotto. Negli ultimi anni, a causa dell'estrema complessità del sistema autorizzativo, le perforazioni esplorative in Italia si sono ridotte quasi a zero (un pozzo esplorativo nel 2011, nessuno nel 2012).
È necessario, in questo come in altri settori, che i nuovi investimenti e l'ambiente non siano aprioristicamente posti in contrapposizione, ma prevalga un approccio scientifico e partecipato dagli enti locali e dalla popolazione che consenta, ove possibile, e solo ove possibile, di procedere fornendo tutte le necessarie garanzie in termini di sicurezza e di tutela dell'ambiente.
PRESIDENTE. L'onorevole De Camillis ha facoltà di replicare.
SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, il sottosegretario ha giustamente, per la parte burocratica, risposto precisamente, raccontandoci tutto l'iter procedurale che quest'autorizzazione ha previsto. Ma, i quesiti che abbiamo posto erano un po' più consistenti rispetto all'iter procedurale, su cui il sottosegretario ci ha risposto.
Appartengo al Popolo della Libertà e il PdL non ha assolutamente posizioni ideologiche rispetto alla ricerca degli idrocarburi, Pag. 72né normalmente ha e fa iniziative populistiche per rispondere magari a sentori di pancia delle popolazioni. Ma, abbiamo il dovere di fare delle scelte strategiche di sviluppo per il nostro Paese e abbiamo anche la necessità di coinvolgere gli enti locali, le regioni, i comuni e le province, in queste scelte strategiche che la Costituzione garantisce e le cui competenze la stessa Costituzione dà agli enti locali. La regione Puglia e la regione Molise hanno deciso di approvare delle delibere per esprimere parere contrario a quella che chiaramente non è l'autorizzazione a scavare dei pozzi di petrolio ma è la fase propedeutica, perché nel caso in cui si trovasse il petrolio vi sarà una richiesta di fare i pozzi e qualcuno dovrà dire se si possono fare i pozzi.
Quella che noi poniamo nell'interpellanza urgente è una questione di scelta: quanto petrolio può essere estratto in totale dal mare Adriatico? Pur autorizzando e pur immaginando che per tutte le richieste di prospezione che sono state avanzate vi siano risultati positivi per l'estrazione degli idrocarburi, rispetto alla positività dei risultati di queste autorizzazioni e rispetto ad eventuali autorizzazioni di nuovi pozzi di petrolio, cosa scegliamo di fare del mare Adriatico? Una produzione di petrolio che ci metta in concorrenza con i Paesi produttori di petrolio? O, invece, sappiamo a monte che i quantitativi che si potranno eventualmente estrarre dal mare Adriatico saranno talmente ridotti che avremo ridotto a un colabrodo il mare Adriatico senza trarne gli opportuni benefici, da qui a venti o trenta anni, avendone, invece, provocato un danno permanente per tutte le generazioni future? Questo è il problema di base che noi ci poniamo!
Riteniamo che il turismo possa essere una grande potenzialità per il nostro Paese. Lo è e lo deve diventare ancora, perché molto c'è da fare soprattutto nelle regioni del sud. Allo stesso modo, riteniamo che l'attività della pesca, attraverso i sistemi di ripopolamento e di manutenzione del mare fatto attraverso il coinvolgimento anche degli imprenditori del settore della pesca, come stava avvenendo e come sta avvenendo quest'anno, possano diventare volano di sviluppo e di occupazione.
Noi riteniamo che quando sono state fatte alcune scelte negli anni scorsi nel nostro Paese - pensiamo all'industria dell'Eternit piuttosto che all'Ilva, su cui stiamo discutendo in questi giorni - e quando si è discusso di fare quegli impianti, si ragionava in termini di risultato immediato e non in termini di prospettiva per le generazioni future, sapendo di andare a danneggiare un bene che non è riparabile, che è quello dell'ambiente, da un lato, e causando un danno alla salute degli uomini, dall'altro.
Allora, perché non immaginare una discussione più approfondita che ci consenta di decidere se, con riferimento al mare Adriatico, essendo un mare chiuso e avendo delle potenzialità enormi sotto il profilo del turismo, dell'ambiente e della valorizzazione dell'impresa della pesca, non si possa invece fare una scelta strategica, insieme ai Paesi dell'area dei Balcani e decidere che, se anche ci fosse del petrolio - come c'è nell'Adriatico - i quantitativi da estrarre non valgono la pena ed il gioco rispetto al valore di quel mare che abbraccia l'Italia ed i Balcani? Ritengo che questo poteva essere un ragionamento, anche andando a definire i quantitativi di petrolio che si immagina di poter estrarre in quell'area. Non penso che si possano fare scelte legate all'immediato.
Sappiamo bene che l'air-gun è un nuovo sistema di esplosione, ma sappiamo anche che - quando si deve fare quel tipo di ricerche - bisogna avere la certezza che non ci siano mammiferi in acqua perché muoiono per embolia, e vorrei capire come si fa a dire ai mammiferi in acqua di non passare in quel momento. Ci sono cose che chiaramente possono sembrare ridicole, da un lato, ma che invece hanno un valore enorme, dall'altro.
Quindi, la mia conclusione è che non ritengo che ci siano posizioni ideologiche nelle popolazioni dell'Abruzzo, del Molise e della Puglia, né ritengo che si possano sottacere gli interessi di quei territori Pag. 73rispetto ad interessi i cui obiettivi io non riesco ad individuare bene. Magari, anche questo il Governo ci potrebbe dire: qual'è quantitativamente l'interesse economico dell'Italia, eventualmente, a continuare a dare l'autorizzazione per l'estrazione del petrolio nel mare Adriatico? Immagino invece una valorizzazione diversa di quel territorio e sono certa che le popolazioni di quell'area e gli enti locali si stiano organizzando. So che hanno chiesto un incontro anche al Ministro Clini, il quale non si è capito bene se abbia risposto positivamente a questa richiesta di incontro che ci dovrebbe essere nei prossimi giorni in Puglia, e chiedo quale sarà la posizione del Ministro Clini nella sede istituzionale di incontro con gli amministratori locali.
Ritengo invece che un tesoro enorme possa essere il turismo, legato però alla tutela ed alla valorizzazione dell'ambiente in quell'area, fermo restando che questa posizione non è una posizione ideologica, ma è una posizione che cerca di guardare a quegli impegni politici e di Governo che, chi in questo momento si trova a prendere decisioni, deve avere la capacità di definire. Non si possono decidere le cose oggi per l'oggi, ma bisogna avere la capacità di decidere le cose per l'oggi e per il domani, altrimenti purtroppo ci ritroveremo sempre a dover fare i conti con situazioni di riparo, che non sempre ripagano in modo adeguato le popolazioni che ne vengono danneggiate.
(Rinvio delle interpellanze urgenti Velo - n. 2-01653 e Bosi n. 2-01654)
PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Velo n. 2-01653 è rinviato ad altra seduta.
Avverto, altresì, che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Bosi n. 2-01654 è rinviato ad altra seduta.
(Elementi in merito agli appalti aggiudicati dalla fondazione Teatro Massimo di Palermo - n. 2-01631)
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01631, concernente elementi in merito agli appalti aggiudicati dalla fondazione Teatro Massimo di Palermo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'interpellanza urgente mira a verificare la gestione di uno dei più grandi poli culturali del nostro Paese, il Teatro Massimo di Palermo, terzo teatro d'Europa, sicuramente centro della cultura siciliana e palermitana.
Noi abbiamo riscontrato nel ricorso di questi anni e negli ultimi tempi il venir meno della missione del teatro, cioè fare cultura ad altissimo livello, ma, al contrario, abbiamo riscontrato serie difficoltà nella gestione e, anche e soprattutto, nella gestione degli appalti esterni che avrebbero dovuto mettere il teatro nelle condizioni di ben funzionare. Abbiamo indicato solo alcune delle gare che il teatro ha espletato negli ultimi tempi, ce ne sono anche altre e, alla luce anche delle risposte che il Governo ci darà, valuteremo se presentare ulteriori interpellanze proprio per far luce su tutto quello che sta accadendo.
In realtà, c'è un fatto complessivo di una gestione - ripeto - che non soddisfa l'esigenza di un teatro e di una struttura come questa. Parlo di alcune gare in particolare. C'è stata innanzitutto una gara per l'affidamento del servizio, in un'unica gara d'appalto, di trasporto e pulizia. Capite bene che sono due gare completamente diverse, cioè la pulizia di un teatro è una cosa e il trasporto non riguarda il trasporto dei rifiuti raccolti in teatro, ma il trasporto delle scene e delle strutture teatrali, che nulla ha a che vedere con il servizio di pulizia. Ebbene, se andate a Pag. 74guardare nel bando di gara, così come abbiamo segnalato, emerge una quasi individuazione, o meglio, una limitazione molto forte della possibilità di partecipare alla gara di ditte specializzate, perché delle due l'una: o sei specializzato nella raccolta dei rifiuti o sei specializzato nei trasporti, non parliamo di piccole cose, ma di un servizio prestato - ripeto - al terzo teatro d'Europa.
E poi altre cose lasciano perplessi: nel momento in cui nel bando di gara si chiede, per partecipare, un fatturato, normalmente si fa cifra tonda (ad esempio, negli anni precedenti, per dare garanzia di una società o di una ditta che sia comunque all'altezza della situazione, si mette una cifra come 1 milione di euro, 2 milioni di euro, 100 mila euro). Nel bando invece è scritto esattamente che per la partecipazione si deve avere un fatturato negli anni precedenti pari a 2.270.000 euro - cioè quasi bisognava scrivere il nome e cognome -, 1.200.000 euro per le attività di pulizia e 1.700.000 per l'attività di facchinaggio. Noi riteniamo che non è così che si fa un bando di gara.
Ci sono altre gare che sono state aggiudicate, come la gara per l'accoglienza, dove destano perplessità i criteri adottati nella scelta del contraente - anche questo abbiamo chiesto nella nostra interpellanza -, della ditta che dovrà svolgere i lavori, il servizio di accoglienza, il servizio di portierato - teniamo presente che il Teatro Massimo ha un personale qualificato che non credo abbia necessità di avere sostegno per il servizio di portierato, che invece si è preferito appaltare all'esterno -, e tra l'altro non si è puntato a un criterio di economicità, ma si sono lasciati degli elementi discrezionali molto forti perché 17 punti su 60 sono attribuiti per servizi aggiuntivi.
Ci torna notizia che tra i servizi aggiuntivi forniti ci sia per esempio, nel caso di una ditta che sia risultata aggiudicataria, il fornire i fiori per allestire il palco. Devo dire francamente che non mi pare che sia questo un criterio idoneo per assegnare una gara ad un soggetto anziché ad un altro. Se dobbiamo parlare di trasparenza, deve essere tale, se dobbiamo parlare di economicità, verifichiamo l'economicità a pari condizioni.
Ne cito un altro e mi fermo, perché aspetto la risposta del Governo, che riguarda l'affidamento del servizio bar.
Sembra una cosa banale: non è il servizio di affidamento di un bar che viene aperto soltanto in costanza degli spettacoli, ma di un bar aperto al pubblico - parliamo di uno dei teatri più belli d'Europa, al centro di Palermo - affidato ad una ditta, tra l'altro a trattativa privata, quando ci doveva essere un appalto-concorso a livello nazionale o internazionale e grandi società e grandi ditte potevano avere interesse a gestire quel bar. Ebbene, si tratta di un bar aperto al pubblico al di fuori dell'orario di spettacolo. Sostanzialmente, per capirci, si sta aprendo un bar al centro di Palermo, nella più bella piazza di Palermo, che viene affidato a trattativa privata ad un valore complessivo di 30 mila euro l'anno. Qualche perplessità rimane evidentemente.
Un'ulteriore perplessità è data da un fatto: di tutte queste gare, almeno per quanto è di nostra conoscenza, nessuna ha avuto seguito. Sostanzialmente le gare sono state espletate e sono state di fatto individuate le ditte aggiudicatarie, ma nessuna di queste ha iniziato i lavori. Pare anzi - non so se il Governo ne sia a conoscenza - che per il caso, ad esempio, della gara sull'accoglienza il consiglio del teatro abbia addirittura deliberato il non affidamento, dopo aver espletato una gara.
Probabilmente noi abbiamo sollevato il problema e qualcuno si è preoccupato a questo punto. Non viene aggiudicata la gara e si dice che si procederà al non affidamento - qui parlo da avvocato, da operatore del diritto - dando origine certamente ad un contenzioso. Credo che in un'ipotesi del genere, quando si fa una gara con un bando pubblico e c'è un aggiudicatario che vuole iniziare i lavori e si rinuncia all'aggiudicazione, da nessun giudice si potrà aver ragione e si sarà costretti pure - oltre al danno la beffa - a pagare i danni alla ditta che non ha potuto fare i lavori. Pag. 75
Un'ultima cosa e concludo, nell'attesa della risposta del sottosegretario, per quanto riguarda i criteri di individuazione delle commissioni di gara, perché anche lì c'è un tema. C'è una normativa che prevede che, se la gara d'appalto viene fatta per un importo superiore al milione di euro, si deve scegliere la commissione in un albo preventivamente costituito; nel caso in cui invece la gara di appalto è per un importo inferiore si possono scegliere i commissari di gara discrezionalmente.
Ebbene, per esempio, nella prima gara di cui ho parlato, cioè quella che riguardava il trasporto e la pulizia, la gara viene ripartita in quattro anni, facendo di fatto scendere il valore della gara annuale, quindi senza utilizzare come soggetti che dovevano esaminare le proposte, quindi come commissione di gara, soggetti scelti da un apposito albo, ma soggetti scelti discrezionalmente dalla direzione del teatro.
Credo che ce ne sia veramente tanto di materiale per determinare una grande preoccupazione. C'è un corpo di ballo - cito l'ultima cosa - che in questo momento è in grande allarme, perché dovrebbe essere composto da trentuno elementi e ce ne sono soltanto sei effettivi, e nel frattempo comunque continuano ad arrivare i fondi da parte dello Stato, i fondi del FUS, per finanziare l'attività.
Quindi, vi è carenza gestionale, carenza nell'attività di affidamento dei servizi esterni, anche perché riteniamo che in molti casi forse si poteva utilizzare il personale interno estremamente qualificato e con esperienza, anziché accedere a servizi esterni. Quindi, riteniamo che si metta veramente in crisi l'attività del più grande teatro italiano probabilmente, del terzo teatro d'Europa, e veramente credo che si faccia un danno e ci si faccia beffa della cultura.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, riferisco in merito all'interpellanza urgente degli onorevoli Messina e Donadi, relativa alla regolarità delle procedure di gara per l'affidamento di lavori e servizi da parte della fondazione Teatro Massimo di Palermo.
Occorre precisare che la vigilanza demandata dalla legge al Ministero per i beni e le attività culturali, e per esso alla Direzione generale dello spettacolo dal vivo, non interferisce con l'autonoma attività economica della fondazione, a meno che essa non configuri un'alterazione dell'equilibrio di bilancio dello stesso ente o violazione di legge.
La direzione generale vigilante non può, in prima battuta, avere contezza di tutti i singoli atti di gestione di un teatro, essendo invece il collegio dei revisori dei conti, quale organo interno di controllo, il soggetto deputato al compito di primo e minuto vaglio degli atti.
Premesso quanto sopra si riferisce al riguardo, secondo gli elementi forniti dalla fondazione. L'affidamento congiunto dei servizi di trasporto, facchinaggio e pulizia rappresenta una pratica diffusissima presso gli operatori economici pubblici e privati ed è volta ad ottimizzare i costi e centralizzare su un'unica azienda appaltatrice lo svolgimento del servizio. Altrettanto largamente diffusa è la presenza di società cosiddette «multiservizi» in grado di garantire l'espletamento del servizio integrato.
Nel caso in parola, poi, non si tratta di un nuovo affidamento, ma del rinnovo del servizio integrato di trasporto, facchinaggio e pulizia già in precedenza bandito e affidato con la medesima procedura e attualmente in regime di prorogatio. La gara per il rinnovo del servizio è stata indetta nella forma del cosidetto «accordo quadro», prevedendo un termine di durata (quattro anni) in linea con quanto previsto dall'articolo 59, comma 9, del codice degli appalti.
La composizione della commissione giudicatrice prevista dal bando di gara è stata fissata in ossequio a quanto previsto dall'articolo 84, comma 8, del codice degli appalti. Il ricorso ai commissari esterni, Pag. 76come noto, rappresenta un meccanismo del tutto residuale, attivabile solo nel caso in cui all'interno della stazione appaltante non vi siano in organico adeguate professionalità. La scelta è stata inoltre dettata dall'esigenza di evitare l'ulteriore esborso finanziario per il ricorso a commissari esterni, avendo in organico risorse professionali del tutto idonee a formare le commissioni giudicatrici.
In relazione ai requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi richiesti nel bando di gara, gli stessi sono stati fissati nel rigoroso rispetto di quanto previsto dagli articoli 41 e 42 del codice degli appalti. In particolare, per quanto concerne la capacità economico-finanziaria che i partecipanti alla gara devono dimostrare, è stato richiesto il possesso di un fatturato complessivo nel triennio per un importo del tutto congruo rispetto all'importo a base d'asta del servizio, pari ad euro 1.510.000. Sul punto, appare utile evidenziare che il parametro previsto dal già menzionato articolo 41 del codice degli appalti per determinare il requisito economico-finanziario, fatturato nel triennio di partecipazione, nella gran parte dei casi viene rappresentato da un multiplo dell'importo a base d'asta che varia da due a quattro volte. Nella specie, invece, il fatturato richiesto rappresenta molto meno del doppio dell'importo del servizio a base d'asta.
A ciò si aggiunga che l'impresa partecipante, nell'ipotesi in cui non possieda integralmente il requisito richiesto in sede di gara, può, comunque, partecipare sotto forma di raggruppamento temporaneo di imprese o ricorrere all'istituto dell'avvalimento.
Anche i servizi di accoglienza e portierato banditi dalla fondazione rappresentano meri rinnovi di precedenti affidamenti esterni giunti a naturale scadenza.
I bandi di gara sono stati predisposti secondo le determinazioni dell'organo decisionale della fondazione e nel rigoroso rispetto delle prescrizioni del codice degli appalti. Il servizio di caffetteria e bookshop è stato bandito ed affidato oltre un anno fa e nessun gestore nazionale ed internazionale ha chiesto di essere invitato alla gara. La gara è stata svolta secondo quanto previsto dall'articolo 30 del codice degli appalti.
Le gare richiamate sono già state affidate o bandite a seguito del regolare svolgimento delle procedure di gara e nulla è stato eccepito dai partecipanti o da potenziali controinteressati in merito alla piena legittimità delle stesse, che hanno, pertanto, spiegato definitivamente i propri effetti, ottenendo, peraltro, significative economie di spesa e un deciso miglioramento dell'efficienza e della qualità dei servizi commessi in appalto.
Per quanto sopra esposto, preciso nuovamente che la direzione generale vigilante del Ministero per i beni e le attività culturali si è riservata, comunque, anche attraverso l'azione in loco del collegio dei revisori dei conti, di verificare i fatti sopra descritti e di valutarne la rispondenza a criteri di legittimità ed opportunità.
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Essere soddisfatti credo sia impossibile per la risposta che il Governo ha ritenuto di fornire. Sostanzialmente è un «lavarsi le mani» rispetto a quello che è stato evidenziato perché, come ha detto il sottosegretario Cecchi, la vigilanza non interferisce sull'autonomia del teatro tranne nell'ipotesi di conclamata violazione di legge. Però, signor sottosegretario, vi sono fondi pubblici in ballo. Vi è la gestione di fondi pubblici in ballo. Non si può fare finta e dire «noi non possiamo interferire». Voi dovete andare a guardare. È quello che vi chiediamo. Paradossalmente vi è la richiesta da parte di una forza politica, da parte di un gruppo parlamentare, di andare a guardare, per favore. Voi dite che non lo potete fare e vi dovete appellare a quello che viene detto dal teatro e dal collegio dei revisori. Francamente, ci sembra un po' poco, ci sembra un'azione inefficiente ed inefficace. Parliamo di tanti soldi e parliamo della cultura italiana. Pag. 77
Obiettivamente, nelle sue risposte - fornitele ovviamente dal teatro e dalla fondazione, così come lei ha, giustamente, evidenziato - prendiamo per buono quello che il teatro ci vuole dire perché lei ha detto che non poteva vigilare perché non ha interferito. Per cui questo è quello che il teatro ci ha voluto dire rispetto a queste gare e non mi pare che il Governo abbia ritenuto di dire «nonostante tutto vogliamo andare a vedere meglio». Credo che questo sia l'impegno che dovete prendere. Andate a vedere, è questo quello che vi chiediamo.
Lei dice, riguardo al trasporto e alla pulizia, che sono tutte proroghe di gare. Va bene, e allora? Se nel passato è stato fatto male, cosa si fa? Continuiamo a fare male perché noi non ce ne possiamo occupare? Vi sono fondi pubblici in ballo, signor sottosegretario. E la commissione? Noi andiamo a prendere i portieri con appalto esterno nonostante vi sia il personale, l'accoglienza con appalto esterno nonostante vi siano le maschere del teatro che hanno un'esperienza notevole - lo dico obiettivamente -, dopodiché i commissari ce li abbiamo dentro, guarda caso, e utilizziamo una parte di un articolo di legge secondo cui se i commissari li hai all'interno non devi andare a prenderli fuori. Quando dobbiamo fare trasparenza, mettiamo da parte l'interesse di carattere generale. Questo è quello che è stato fatto.
La base d'asta dell'appalto è di 2,070 milioni di euro. Una moltiplicazione qualsiasi avrebbe portato ad un dato diverso. È estremamente preciso. Non vi siete chiesti perché vi è una base d'asta così precisa? Qualche dubbio viene. Credo che una vigilanza ulteriore vada fatta.
Aggiungo, per ultimo - non mi va di dilungarmi - che il Governo dovrebbe decidere di mettere mano alle questioni in cui si amministra denaro pubblico, e in questo caso non solo si amministra denaro pubblico, ma si fa cultura nel nostro Paese. Per quanto riguarda, ad esempio, il corpo di ballo, da trentuno persone sono rimaste in sei e nei prossimi due anni altre cinque andranno in pensione, quindi il teatro avrà un corpo di ballo composto da una persona. Però gli appalti sono veloci, allegri e stimolanti.
Cito un ultimo fatto, quello del bar. Lei mi ha risposto, sottosegretario, che nessuna società o ditta - chiamiamola come vogliamo - di interesse nazionale ha fatto richiesta. Sottosegretario, ma hanno fatto una trattativa privata, il che significa che chi fa la trattativa privata chiama le ditte che vuole. Non vi poteva essere una richiesta perché, non so, la Perugina o il Cipriani di Venezia nemmeno hanno saputo che vi era una gara perché hanno fatto una trattativa privata. È assurdo. Ripeto, va bene tutto, ma farsi prendere in giro è un po' troppo. Che mi si risponda che nessuno ha fatto richiesta a livello nazionale su una trattativa privata fatta a Palermo e giocata in casa francamente è un po' troppo, almeno per il mio livello di sopportazione. Un limite me lo pongo pure io.
Quindi, tutte queste cose, sottosegretario, mi lasciano ovviamente insoddisfatto e lasciano inalterata una mala gestio che noi verifichiamo, tra l'altro non supportata da un'attività - e lei in questo è un tecnico - culturale importante.
Sprecate, fate delle gare in maniera opinabile, però il Teatro sta vivendo una stagione straordinaria. Non è così. Allora andate un poco a guardare. Se voi volete andare a guardare - e credo che abbiate tutti i poteri per farlo - staremo a vedere cosa è successo al Teatro. Se non volete andare a guardare, signor sottosegretario, c'è qualche responsabilità, se mala gestio c'è all'interno del Teatro e per tutti gli appalti che fino ad oggi sono stati fatti.
Non è un caso, la risposta che non le hanno dato dalla fondazione è la seguente: tutte le gare sono state aggiudicate, ma non appaltate. Di tutte queste, di cui abbiamo parlato, non ce n'è una che si è messa in moto. Stanno ancora andando in regime di prorogatio e quella del bar - l'ha detto la stessa fondazione - l'hanno fatta un anno fa. E perché non c'è il bar? Evidentemente c'è qualche problema.
Allora, credo che vi siano tutti gli estremi per un intervento che noi vi chie Pag. 78diamo con forza, tutti gli estremi per intervenire e fare luce. In caso contrario, mi dispiace dirlo, signor sottosegretario, il Governo sarà complice di quella che è la mala gestio del Teatro Massimo di Palermo.
(Orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione del servizio di recapito di Poste italiane con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 2-01633)
PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01633, concernente orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione del servizio di recapito di Poste italiane con particolare riferimento alla regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
SILVIA VELO. Signor Presidente, nell'aprile scorso Poste Italiane ha annunciato alle organizzazioni sindacali un piano di ristrutturazione e riorganizzazione, che prevedrebbe una diversa distribuzione dei territori affidati ai portalettere, con un loro ampliamento e quindi con una conseguente riduzione del numero dei portalettere, la chiusura di numerosi uffici postali, ma anche la chiusura di alcuni centri di smistamento territoriale.
Per i sindacati questo piano di riorganizzazione prevedrebbe per il 2012 nelle regioni interessate (Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Basilicata) l'esubero di 1.765 lavoratori, con conseguente perdita del posto di lavoro, e per il 2013, con l'estensione di questo piano a tutto il territorio nazionale, l'esubero di 10-12 mila unità e la chiusura di 2 mila uffici postali. A questo si aggiungerebbe la riduzione del 50 per cento dei servizi affidati all'esterno in appalto e, quindi, la perdita di un migliaio di posti di lavoro da parte dei lavoratori di quelle aziende.
Tutto questo nonostante Poste Italiane abbia lodevolmente registrato bilanci positivi, con una chiusura in utile di 846 milioni nel 2011 e si collochi di gran lunga al primo posto, in termini di efficienza, tra gli analoghi operatori internazionali.
Questo progetto riorganizzativo naturalmente tiene conto di una tendenza che non è solo italiana, ma analoga in tutta Europa e anche negli Stati Uniti, cioè quella della riduzione della posta ordinaria. Tuttavia, a nostro avviso, per questa riduzione l'azienda ad oggi non ha messo in campo scelte strategiche, innovative e di lungo periodo, in modo da trasformarsi in un moderno operatore di logistica, come oggi l'evoluzione del settore richiederebbe.
D'altra parte già oggi sono evidenti le carenze del servizio. Sono ormai noti a tutti, alle cronache locali e nazionali i ritardi nella consegna, le mancate consegne. I sindaci quotidianamente segnalano insieme ai cittadini questi disservizi, ma anche i colleghi parlamentari - io sono componente della Commissione trasporti e telecomunicazioni - in tantissime occasioni hanno avanzato atti di sindacato ispettivo sulla questione.
In Toscana in particolare - e noi come parlamentari toscani a guisa di esempio l'abbiamo inserita nell'interpellanza urgente - la lista degli uffici a rischio chiusura è lunghissima. Peraltro si tratta, in Toscana e non solo, nella maggior parte dei casi, anzi, sostanzialmente in tutti i casi, di uffici collocati in località minori, in montagna, in territori in cui il disagio si moltiplicherebbe perché sono territori con popolazione anziana, che hanno difficoltà ad essere serviti dal servizio di trasporto pubblico locale e spesso anche non adeguatamente raggiunti dalla banda larga e che, quindi, hanno impossibilità di accedere anche ai servizi online.
Segnalo anche la rilevanza della decisione di chiudere il CMP di Pisa, un centro operativo di smistamento che è stato oggetto, nel 2010, di investimenti imponenti, sia in strutture che in apparecchiature, perché su questo centro erano stati concentrati da Poste altri centri di smistamento, in particolar modo quelli di Livorno e di Lucca. Oggi, a tre anni di distanza da quell'investimento, si decide di trasferire tutto a Firenze, mettendo in Pag. 79seria difficoltà i lavoratori che erano stati spostati già due anni fa e che oggi vengono ulteriormente allontanati da casa, ma anche mettendo a rischio l'efficienza della distribuzione, perché già oggi, come ho avuto modo già di dire, ci sono numerosi disservizi ed inefficienze.
Segnalo che ormai è consolidato il fatto che il sabato non si consegni più la posta nonostante questo non sia mai entrato in una revisione dell'accordo di programma fra Poste Spa e Stato. Pertanto noi esprimiamo una grande preoccupazione che tiene insieme le preoccupazioni dei sindacati e dei lavoratori coinvolti - ricordo che i lavoratori di Poste Spa non usufruiscono di forme di ammortizzatori sociali - ed insieme coincidono con quelle delle comunità locali colpite. In Toscana ho partecipato a numerose iniziative in cui la cittadinanza, soprattutto anziana, vede nell'ufficio postale un luogo ancora presente di rappresentanza dello Stato.
Allora in questa interpellanza chiediamo al Governo di intervenire - perché il Governo è al tempo stesso proprietario dell'azienda e concessionario del servizio - e chiediamo se esso ritenga questo piano di riorganizzazione compatibile con gli obiettivi del contratto di programma e con il principio dell'universalità del servizio.
Segnalo in questo senso quella che, secondo me, è una grave incongruità del contratto di programma, che prevede la presenza almeno di un ufficio postale per ogni comune e che finisce per penalizzare le regioni come la nostra, piuttosto grandi - la Toscana ha duecentottanta comuni rispetto a regioni di analoghe dimensioni, in cui i comuni sono un migliaio o anche più - e che quindi hanno, come dire, nonostante una rete di comuni piccolissimi, maggiore garanzia di un mantenimento del presidio delle poste. Chiediamo innanzitutto se il Governo giudica compatibile questo piano di riorganizzazione e ristrutturazione con il contratto di programma con le Poste; chiediamo, inoltre, cosa intenda fare per scongiurare l'aggravarsi della situazione e se intenda favorire, visto che si tratta di un'azienda, ancorché società per azioni, di proprietà dello Stato, del Ministero dell'economia e delle finanze, l'apertura di un tavolo di confronto che coinvolga le organizzazioni sindacali e gli enti locali interessati a questo percorso di riorganizzazione, avendo ben presente, a nostro avviso, che va inserito in una ridefinizione complessiva dell'accordo di programma e del perimetro del servizio universale.
Sulla Toscana in particolare poi chiediamo, dal momento che abbiamo preso questa iniziativa come parlamentari toscani del Partito democratico - ma al riguardo c'è l'iniziativa dei sindaci, dell'Uncem e della regione, del Presidente Rossi -, un'iniziativa specifica perché la Toscana risulta essere una delle zone più colpite e perché su di essa si concentra la chiusura del CMP di Pisa, la chiusura preannunciata o comunque probabile, possibile di un numero altissimo di uffici postali, centosettantatré, e si annuncia una ridefinizione delle aree assegnate ai portalettere che può peggiorare ulteriormente un servizio che soffre già ora di molti disagi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza in questione premetto che tanto il riordino del settore di recapito postale quanto il riassetto della rete territoriale degli uffici postali rientrano nel più ampio piano strategico di riorganizzazione aziendale che la società Poste Italiane sta realizzando in adeguamento della propria attività di impresa alle sostanziali innovazioni del mercato postale indotte dalle prescrizioni europee che ne prevedano la piena liberalizzazione (la direttiva. 2008/06/CE recepita con decreto legislativo n. 58 del 2011), nonché dall'evoluzione del processo di digitalizzazione delle comunicazioni, anch'esso di derivazione comunitaria, comportante la progressiva riduzione dei tradizionali volumi postali. In tale contesto per quanto attiene alla ristrutturazione del Pag. 80settore del recapito, si osserva che la stessa ha avuto avvio già a partire dal corrente anno nell'ambito delle cinque regioni indicate dagli onorevoli interpellanti: Piemonte, Marche, Basilicata, Toscana, Emilia Romagna (quest'ultima poi successivamente stralciata quale territorio colpito da emergenza sismica).
Secondo quanto rappresentato a questo Ministero da parte di Poste Italiane sono state adottate opportune cautele per ridurre ogni impatto negativo dell'iniziativa tanto sotto il profilo occupazionale quanto sotto quello dell'efficienza e della qualità del servizio. Circa il primo aspetto il gestore del servizio universale ha infatti evidenziato che la nuova pianificazione del servizio recapiti è stata preceduta da un ampio confronto con le organizzazioni sindacali seguendo lo stesso iter procedurale adottato in occasione della precedente riorganizzazione aziendale risalente all'anno 2006. La società ha precisato di avere illustrato a tali organizzazioni le nuove linee di intervento contemplate dal piano di riorganizzazione e le relative ricadute per il personale con particolare riguardo alle regioni interessate alla sua attuazione sin dal 2012, cioè le regioni che ho testé menzionato.
La società ha reso noto che la prevista riduzione delle zone di recapito in tali regioni (da 9.766 a 8.356) produrrà un'eccedenza complessiva di personale pari a 1.591 unità, buona parte delle quali collocate nella sola regione Toscana. In questa ultima regione - come è noto alle stesse organizzazioni sindacali - le riduzioni riguardano: 479 risorse nell'intero settore del recapito; 130 risorse, cioè da 245 a 115 presso il Centro di meccanizzazione postale di Pisa. A tali contrazioni, oltre a far riscontro un incremento della dotazione del Centro di meccanizzazione postale di Firenze (dagli attuali 556 dipendenti a 605) non seguirà comunque secondo quanto espressamente assicurato alcun licenziamento, avendo la società previsto la ricollocazione del personale in altre strutture territoriali sia mediante percorsi pianificati di formazione e riqualificazione, sia mediante la valorizzazione delle opportunità offerte dai processi di mobilità.
Per quanto attiene alle preoccupazioni espresse in ordine alla salvaguardia dell'efficienza e della qualità del servizio la società ha precisato di aver predisposto, già nelle realtà territoriali interessate all'avvio del piano di riorganizzazione, azioni volte al miglioramento della produttività attraverso la rimodulazione della quantità di corrispondenza affidata a ciascun portalettere e la conseguente riduzione del numero delle zone di recapito. Con specifico riguardo alla nuova organizzazione del recapito in Toscana, cui è conseguita una riduzione delle zone da 2.492 a 2066, la società ha precisato di aver differenziato territorialmente anche le lavorazioni della corrispondenza concentrando presso il Centro di meccanizzazione ed il Centro di distribuzione di Pisa quelle della posta con recapito previste in un giorno oltre quello di impostazione, e presso le strutture omologhe di Firenze le attività di smistamento della posta con recapito previsto in tre giorni oltre quello di impostazione.
Tale nuova ripartizione del lavoro sarebbe finalizzata, secondo la società, ad ottenere standard di qualità elevati ed omogenei nell'intera regione, come pure a razionalizzare l'utilizzo delle strutture di Pisa e di Firenze, anche dal punto di vista del migliore impiego delle risorse di automazione, con contestuale incremento dell'efficacia e dell'efficienza del servizio. È superfluo aggiungere che il Ministero, attraverso le sue articolazioni territoriali, continuerà a monitorare che la realizzazione di tale progetto si collochi con coerenza nel mantenimento degli standard di qualità previsti nel contratto di programma. Lo stesso Ministero, inoltre, pur rispettando e riconoscendo l'autonomia che necessariamente deve esistere nelle relazioni tra le organizzazioni sindacali e il management aziendale, provvederà, comunque, a richiedere all'azienda informazioni ai fini della verifica dello stato di implementazione del piano di interventi man mano che essi vengono realizzati. Pag. 81
Detto quanto sopra con riguardo al servizio di recapito e venendo poi al riassetto della rete degli uffici postali, la società Poste Italiane ha rappresentato che anche tale attività è da ricondurre al processo generale di riorganizzazione aziendale in atto, trovando espressione specifica nell'ambito del Piano attuativo degli interventi previsti per il 2012. Piano redatto, secondo quanto espressamente dichiarato da Poste Italiane, nel pieno rispetto dei criteri e dei vincoli di dislocazione degli uffici postali previsti dal decreto ministeriale 7 ottobre 2008 e ulteriormente specificati dal contratto di programma. Criteri e vincoli per i quali è obbligatorio assicurare la fruibilità e la continuità del servizio anche nelle realtà più disagiate. Anche tale piano attuativo, secondo quanto precisato da Poste Italiane, ha formato oggetto di disamina a livello nazionale con le organizzazioni sindacali, con le quali sono stati tra l'altro concordati successivi e ulteriori approfondimenti da effettuarsi a livello territoriale tuttora in via di svolgimento. Il medesimo piano è stato altresì comunicato all'autorità garante per il settore, come parimenti previsto dal contratto di programma, al fine di consentire a detta autorità di verificare l'effettiva aderenza della nuova dislocazione ai criteri di cui al menzionato decreto ministeriale 7 ottobre 2008.
In tale contesto, per la regione Toscana sono stati previsti, a titolo orientativo e subordinatamente agli esiti dei confronti in sede locale, 172 interventi di chiusura definitiva e 26 interventi di razionalizzazione, peraltro ad oggi attuati solo in minima parte perché hanno riguardato 13 chiusure. Contestualmente, per soddisfare le esigenze della clientela, è stato disposto il prolungamento dell'orario di apertura di altri uffici. A tali iniziative si sono aggiunte, sempre secondo quanto è stato comunicato da Poste Italiane, 3 chiusure cosiddette amministrative, intendendosi per tali quelle intese unicamente a formalizzare la cancellazione di uffici, di fatto già inattivi, per effetto di circostanze estranee alle decisioni del gestore, ad esempio ordini di chiusura per sfratto o inagibilità dei locali. Al riguardo, la società ha evidenziato che i dipendenti coinvolti in tali iniziative di chiusura troveranno utile ricollocazione, nel rispetto delle singole professionalità maturate, con un rafforzamento di quei presidi ove è maggiore la domanda di servizi da parte della clientela.
La stessa società ha altresì precisato che non si prevedono licenziamenti per il personale eventualmente coinvolto dal piano di chiusure o razionalizzazioni orarie degli uffici postali. Per completezza di informazione, faccio presente, sempre in merito al riassetto della rete della Toscana, che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che è il soggetto attualmente competente a vigilare sul settore postale, ha comunicato di aver assunto, su segnalazioni provenienti sia dal Consiglio regionale della Toscana, sia dall'ufficio del difensore civico della stessa regione, nonché da comitati di cittadini, talune iniziative specifiche di verifica presso Poste Italiane Spa.
Tali iniziative mirano ad ottenere più precise indicazioni non solo sul rispetto in concreto dei parametri previsti dalla normativa vigente in materia di servizio universale, ma soprattutto sul confronto preventivo attivato con gli interlocutori istituzionali ed associativi a livello locale e sui relativi esiti.
La predetta autorità ha inteso, in particolare, richiamare l'attenzione del gestore sull'indefettibilità e sull'effettività di tale confronto preventivo.
Dal canto suo il Ministero, così come richiesto dagli onorevoli interpellanti, non mancherà comunque di sensibilizzare ulteriormente l'AGCOM sull'importanza del confronto con le istituzioni locali a garanzia della clientela.
L'AGCOM dal canto suo ha assicurato che provvederà a vigilare attentamente sull'effettivo rispetto del principio di universalità del servizio, attraverso la verifica degli effetti del piano di riorganizzazione sotto il profilo della loro coerenza con i criteri relativi alla localizzazione dei punti di accesso e con i parametri di qualità del servizio. Pag. 82
Per quanto riguarda infine i possibili interventi da parte del Governo, non sembra percorribile l'ipotesi dell'istituzione di un tavolo di confronto allargato alle organizzazioni sindacali, perché la medesima non trova alcun apprezzabile aggancio normativo, anche in relazione all'attuale riparto delle competenze tra Ministero ed AGCOM, come sopra già indicato.
Il Ministero non mancherà, tuttavia, di adoperarsi, nell'ambito delle proprie attribuzioni istituzionali, per garantire il rispetto degli obiettivi generali di coesione sociale ed economica, ai quali il servizio postale è tenuto comunque ad ispirarsi.
PRESIDENTE. L'onorevole Velo, ha facoltà di replicare.
SILVIA VELO. Signor Presidente, inizio ringraziando il sottosegretario Vari, con cui ci siamo già confrontati in Commissione su questa questione, per la puntualità con cui ha relazionato, però non posso dichiararmi soddisfatta. Non posso dichiararmi soddisfatta direi né nel merito né nel metodo. Nel merito perché sostanzialmente il Governo conferma quanto annunciato da Poste italiane. Anzi - poi mi riserverò, se possibile, di leggere il testo in maniera più puntuale - rispetto alle 172 chiusure previste in Toscana, in realtà a suo tempo ci era stato detto che si trattava di uffici diseconomici che dovevano essere obbligatoriamente oggetto di comunicazione da parte di Poste italiane all'AGCOM; ma essere dichiarati uffici diseconomici non significa automaticamente: chiusura. Mi pare che invece che nella risposta del sottosegretario - ma spero di essermi sbagliata - si parli esplicitamente di chiusura, quindi è quasi peggio rispetto a quanto mi aspettassi.
Poi non sono soddisfatta nel metodo, perché noi abbiamo fatto un'interpellanza al Governo. Poste italiane le abbiamo già sentite in aula. Il piano di riorganizzazione e ristrutturazione è un atto pubblico, che è stato oggetto di comunicazione ai sindacati, di interviste sulla stampa e quant'altro. Quindi non era questo l'oggetto dell'interpellanza. L'oggetto dell'interpellanza era una richiesta al Governo rispetto a quali siano le strategie che intende mettere in campo. Infatti le Poste italiane sono un'azienda, una Spa, ma di proprietà dello Stato. Allora delle due l'una: o il Governo, che ne è proprietario, ha un ruolo nella definizione della strategia e degli indirizzi della società, oppure, se questo ruolo è demandato totalmente all'autonomia del management, allora decidiamo che non è più un'azienda da proteggere e da privilegiare in qualche modo. Io non sono per questa opzione, il Partito Democratico non è per questa opzione. Il PD è per l'unitarietà dell'azienda. Il PD valorizza il percorso che è stato fatto sull'apertura dei bancoposta, che hanno permesso all'azienda di crescere e di sostenere il servizio universale con gli utili che gli vengono da quel settore.
È evidente che l'azienda usufruisce di alcune protezioni: il successo del bancoposta è legato alla presenza capillare degli uffici postali; ci sono servizi di consegna della posta che non sono stati messi a gara e che sono riservati alle poste e sono quelli più redditizi, come gli atti giudiziari e quant'altro. Allora, delle due l'una: o lo Stato proprietario difende la propria azienda, ma ne dà anche gli indirizzi strategici, o viceversa - e non mi auguro questa seconda opzione -, si definisce il perimetro del servizio universale e si guarda chi è in grado di offrirlo alle migliori condizioni per lo Stato e per i cittadini.
Quindi - lo ripeto - non sono soddisfatta e ho voluto anche essere provocatoria nella mia replica, perché noi abbiamo chiesto al Governo quali iniziative intenda intraprendere, qual è il suo pensiero come proprietario unico dell'azienda rispetto a questo piano di riorganizzazione. Nell'illustrazione dell'interpellanza urgente ho suggerito - e c'è una risoluzione in merito presentata dal nostro gruppo a prima firma dell'onorevole Meta in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera - un percorso, Pag. 83che è quello di riaggiornare l'accordo di programma fra Stato e Poste e i perimetri del servizio universale.
Infatti, per noi non è sufficiente, in questo quadro, che il piano di riorganizzazione di Poste sia conforme a quanto previsto dall'accordo di programma. Se questo anche fosse - e su questo deve vigilare un soggetto terzo, come è l'Agcom -, al contempo, tuttavia, causa disservizi e disagi, che ci sono: ci sono oggi, c'erano ieri, documentati sui giornali, dai sindaci, dalle interrogazioni, quotidianamente. Ognuno di questi disagi e disservizi ha una spiegazione puntuale, ma messi tutti insieme rendono all'evidenza che il servizio di consegna di posta ordinaria sta decadendo nel nostro Paese, e questo è un disservizio che va a danno delle popolazioni più deboli.
Dunque, io mi auguro che questa interpellanza urgente e la replica che noi facciamo servano a far compiere un passo in avanti al Governo rispetto al ruolo che deve esercitare, da una parte, come proprietario dell'azienda e, dall'altra parte, come concessionario del servizio. Contemporaneamente - lo ripeto - vi è un'iniziativa avviata in questi giorni presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni proprio dal nostro capogruppo in quella Commissione, che impegna il Governo a ridefinire i perimetri del servizio universale e il rapporto con l'azienda pubblica. Noi riteniamo che questo sia improrogabile, altrimenti verremo travolti dagli eventi, e non è mai un bene essere travolti dagli eventi.
(Rinvio dell'interpellanza urgente Boccia - n. 2-01621)
PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra il presentatore ed il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Boccia n. 2-01621 è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 17,33).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, i sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):
«Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute» (5440) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 17 settembre 2012, alle 14:
1. - Discussione congiunta dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 (C. 5324).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325-A).
- Relatore: Calvisi.
2. - Discussione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-01123 in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel procedimento penale in corso di svolgimento a Palermo relativo alla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
3. - Discussione della proposta di legge:
S. 71-355-399-1119-1283 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: LEGNINI ed altri; PASTORE ed altri; MUGNAI; CARRARA ed altri; VALENTINO: Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 4041-A);
e delle abbinate proposte di legge: VITALI; GALATI; TORRISI e SISTO; DUILIO ed altri; MAGGIONI ed altri; GIAMMANCO ed altri (C. 541-2514-2608-3682-4139-4168).
- Relatore: Torrisi.
La seduta termina alle 17,35.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 5423 - em. 1.56 | 369 | 367 | 2 | 184 | 44 | 323 | 49 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.69 | 403 | 382 | 21 | 192 | 48 | 334 | 45 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.57 | 408 | 407 | 1 | 204 | 46 | 361 | 45 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.58 | 417 | 415 | 2 | 208 | 47 | 368 | 44 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.59 | 414 | 413 | 1 | 207 | 48 | 365 | 44 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.15 | 416 | 415 | 1 | 208 | 47 | 368 | 44 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.41 | 415 | 413 | 2 | 207 | 18 | 395 | 44 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.16 | 412 | 411 | 1 | 206 | 49 | 362 | 44 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.60 | 410 | 409 | 1 | 205 | 49 | 360 | 44 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.61 | 414 | 413 | 1 | 207 | 49 | 364 | 44 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.17 | 422 | 421 | 1 | 211 | 47 | 374 | 44 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.62 | 420 | 419 | 1 | 210 | 50 | 369 | 44 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.63 | 402 | 398 | 4 | 200 | 59 | 339 | 44 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.64 | 403 | 402 | 1 | 202 | 62 | 340 | 44 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.18 | 420 | 419 | 1 | 210 | 48 | 371 | 44 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.19 | 422 | 421 | 1 | 211 | 52 | 369 | 44 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.20 | 409 | 406 | 3 | 204 | 49 | 357 | 44 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.66 | 403 | 402 | 1 | 202 | 47 | 355 | 43 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.65 | 413 | 411 | 2 | 206 | 58 | 353 | 43 | Resp. |
20 | Nom. | em. 1.70 | 413 | 412 | 1 | 207 | 58 | 354 | 43 | Resp. |
21 | Nom. | em. 1.71 | 406 | 405 | 1 | 203 | 44 | 361 | 43 | Resp. |
22 | Nom. | em. 1.72 | 404 | 403 | 1 | 202 | 45 | 358 | 43 | Resp. |
23 | Nom. | em. 1.74 | 414 | 413 | 1 | 207 | 42 | 371 | 43 | Resp. |
24 | Nom. | articolo agg. 1.01 | 399 | 396 | 3 | 199 | 63 | 333 | 43 | Resp. |
25 | Nom. | em. 2.41 | 407 | 405 | 2 | 203 | 44 | 361 | 43 | Resp. |
26 | Nom. | articolo agg. 2.040 | 408 | 406 | 2 | 204 | 67 | 339 | 43 | Resp. |