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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 19 settembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 settembre 2012.

  Albonetti, Alessandri, Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cenni, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, De Girolamo, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Nucara, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Rigoni, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cenni, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, De Girolamo, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Leo, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Nucara, Palumbo, Pecorella, Pescante, Pisacane, Pisicchio, Rigoni, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 settembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FRASSINETTI: «Disposizioni per la valorizzazione culturale e il recupero del patrimonio urbanistico e architettonico del comune di Predappio» (5454);
   PAGLIA e DI BIAGIO: «Modifiche al decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146, in materia di riallineamento dei ruoli direttivi del Corpo di polizia penitenziaria al ruolo dei commissari della Polizia di Stato e al ruolo direttivo del Corpo forestale dello Stato, nonché istituzione del ruolo dirigenziale» (5455);
   DOZZO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'esistenza di trattative tra esponenti delle istituzioni e organizzazioni criminali negli anni 1992 e 1993 e sulla diffusione del contenuto di intercettazioni telefoniche relative alle indagini su tale oggetto» (5456).
  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge FERRANTI ed altri: «Modifiche al codice di procedura penale in materia di contumacia» (5330) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Samperi.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 18 settembre 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
   S. 2235. – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Induista Italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5457);
   S. 2236. – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Buddhista Italiana, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5458).
  Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   II Commissione (Giustizia):
  DI PIETRO ed altri: «Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell'accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso» (5338) Parere delle Commissioni I e XII.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro):
  PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Modificazioni al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, alla legge 4 marzo 2009, n. 15, al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, nonché ad altre disposizioni, in materia di lavoro pubblico per l'armonizzazione tra impiego pubblico e privato» (5396) Parere delle Commissioni V, VII, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di una proposta di modificazione al regolamento.

  In data 19 settembre 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di modificazione al regolamento d'iniziativa della Giunta per il regolamento:
   «Articoli 14, 15, 15-ter e 153-quater: Modifica della disciplina relativa ai contributi ai Gruppi» (doc. II, n. 24).

  Sarà stampata e distribuita.

Trasmissione dal Consiglio di Stato.

  Il presidente del Consiglio di Stato, con lettera in data 18 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 53-bis, comma 1, della legge 27 aprile 1982, n. 186, introdotto dall'articolo 20 della legge 21 luglio 2000, n. 205, il conto finanziario del Consiglio di Stato e dei tribunali amministrativi regionali, unitamente alla relativa relazione illustrativa, riferiti all'anno 2011.

  Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

  Il ministro dell'interno, con lettera in data 11 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero dell'interno, relativa all'anno 2011 (doc. CCVIII, n. 55).

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il Parlamento europeo, in data 12 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di regolamento del Parlamento europeo relativo alle modalità per l'esercizio del diritto d'inchiesta del Parlamento europeo e che abroga la decisione 95/167/CE/Euratom/CECA del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (P7–TA(2012)0219), che è assegnata, ai seni dell'articolo 127 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  La Commissione europea, in data 18 settembre 2012, ha trasmesso un nuovo testo della proposta di regolamento del Parlamento europeo e dei Consiglio concernente la sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, e che abroga la direttiva 2001/20/CE (COM(2012)369 final/2), che sostituisce il documento COM(2012)369 final, già assegnato, in data 18 luglio 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nonché alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

  La proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda il trattamento dei buoni («voucher») (COM(2012)206 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 14 maggio 2012, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà. Il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 18 settembre 2012.

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 18 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile: l'impegno dell'Europa verso la società civile nell'ambito delle relazioni esterne (COM(2012)492 final), assegnata, in data 13 settembre 2012, in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Progetto di relazione congiunta del Consiglio e della Commissione sull'attuazione di un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù per il 2012 (strategia dell'Unione europea per la gioventù 2010-2018) (COM(2012)495 final), assegnata, in data 11 settembre 2012, in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1342/2008 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, che istituisce un piano a lungo termine per gli stock di merluzzo bianco e le attività di pesca che sfruttano tali stock (COM(2012)498 final), assegnata, in data 13 settembre 2012, in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Ricerca e innovazione per la mobilità futura dell'Europa – Sviluppare una strategia europea nel campo della tecnologia dei trasporti (COM(2012)501 final), assegnata, in data 17 settembre 2012, in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Proposta di regolamento del Consiglio che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (COM(2012)511 final), assegnata, in data 13 settembre 2012, in sede primaria alla VI Commissione (Finanze) nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà;
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) n. 1093/2010 che istituisce l'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea) per quanto riguarda l'interazione di detto regolamento con il regolamento che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (COM(2012)512 final), assegnata, in data 13 settembre 2012, in sede primaria alla VI Commissione (Finanze) nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà.

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 14 e 17 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
   alla XI Commissione (Lavoro) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
    alla dottoressa Elisabetta Moffa, l'incarico di consulenza, studio e ricerca;
   alla XII Commissione (Affari sociali) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della salute:
    alla dottoressa Daniela Rodorigo, l'incarico di direttore della direzione generale dei rapporti europei e internazionali, nell'ambito del dipartimento della sanità pubblica e dell'innovazione;
   alla XIII Commissione (Agricoltura) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali:
    al dottor Francesco Saverio Abate, l'incarico di direttore della direzione generale della pesca, marittima e dell'acquacoltura, nell'ambito del dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare e della pesca;
    al dottor Felice Assenza, l'incarico di direttore della direzione generale delle politiche internazionali e dell'Unione europea, nell'ambito del dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale;
    al dottor Giuseppe Cacopardi, l'incarico di direttore della direzione generale dello sviluppo rurale, nell'ambito del dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale;
    al dottor Emilio Gatto, l'incarico di direttore della direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agroalimentari, nell'ambito del dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari;
    alla dottoressa Laura Marisa La Torre, l'incarico di direttore della direzione generale per il riconoscimento degli organismi di controllo e certificazione e tutela del consumatore, nell'ambito del dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI DOZZO ED ALTRI N. 1-01117, MESSINA ED ALTRI N. 1-01131, OLIVERI ED ALTRI N. 1-01135 E LO PRESTI ED ALTRI N. 1-01137 CONCERNENTI INIZIATIVE DI COMPETENZA IN RELAZIONE ALLA SITUAZIONE FINANZIARIA DELLA REGIONE SICILIANA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'aggravarsi della crisi economica, sia a livello internazionale che a livello nazionale, impone ai diversi livelli di Governo di tutti i Paesi di adottare politiche di razionalizzazione delle risorse pubbliche finalizzate alla riduzione dei deficit nazionali e al miglioramento dell'efficienza nel controllo e nella gestione delle risorse economiche;
    per quanto riguarda l'Italia le criticità maggiori, evidenziate più volte anche dai diversi organi dell'Unione europea, sono l'elevata incidenza della spesa pubblica, aumentata nel corso degli anni 2000-2012 per un importo complessivo di circa 250 miliardi di euro, e l'elevato debito pubblico, diretta conseguenza della mancanza di un efficiente controllo nella gestione delle risorse pubbliche, arrivato recentemente a superare la cifra di 1.966 miliardi di euro;
    l'azione intrapresa nel corso degli ultimi mesi da parte del Governo, e finalizzata ad abbassare i livelli di spesa pubblica, si è concentrata per lo più sugli enti locali e sulle regioni attraverso la finalizzazione di disposizioni che prevedono riduzioni di trasferimenti a favore di detti enti secondo un approccio lineare, ovvero non considerando gli enti che, nel corso degli anni, hanno adottato politiche di gestione finanziaria efficienti ed in grado di garantire spese di funzionamento inferiori alla media nazionale, senza, altresì, valutare adeguatamente come il concorso degli enti locali alla creazione del deficit dell'amministrazione pubblica nazionale sia molto inferiore rispetto a quello evidenziato dai livelli di governo centrale;
    tra i principali esempi di gestione inefficiente di denaro pubblico vi è senza dubbio il caso della Regione siciliana che, così come ampiamente dimostrato dall'ultima relazione della Corte dei conti sul rendiconto generale della regione stessa e relativa all'esercizio finanziario 2011, presenta valori di bilancio estremamente negativi;
    la citata relazione evidenzia, infatti, come l'ente regionale sia esposto finanziariamente per 5 miliardi e 247 milioni di euro, ancorché la spesa regionale complessiva sia incrementata di quasi 300 milioni di euro tra il 2010 ed il 2011, mentre le entrate, al netto dei prestiti, siano state pari a 15 miliardi e 587 milioni di euro, con un decremento del 13 per cento;
    le criticità maggiori si registrano sulle poste di bilancio relative ai residui attivi, laddove si evidenzia un ammontare pari ad oltre 15,3 miliardi di euro di cui 14 risalenti ad anni precedenti al 2001 e la cui esigibilità, a giudizio dalla stessa Corte dei conti, pare assai dubbia, e sulle spese di personale;
    il complesso del personale di ruolo della Regione siciliana, anche a seguito della recente stabilizzazione di 4.857 dipendenti, ammonta infatti alla cifra di 17.995 unità, al quale devono essere aggiunti il personale a tempo determinato, quantificato in 2.293 unità, e i 24.000 addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale;
    con un tale contingente di personale la Regione siciliana ha evidenziato una spesa per stipendi di personale a fine 2011, tra retribuzione, voci ad essa collegata ed oneri per il personale in quiescenza, ammontante a 1.724.166.000 euro;
    tale importo appare ancora più elevato se confrontato con le altre realtà italiane, come la regione Lombardia, che, pur contando un numero doppio di abitanti rispetto alla Regione siciliana, annovera circa 5.000 dipendenti a suo carico;
    le ingenti spese di personale della Regione siciliana, congiuntamente ad altre poste di bilancio, determinano un grave e preoccupante sbilanciamento della liquidità regionale laddove, a fronte dei soli 6 milioni di euro oggi giacenti presso il cassiere della Regione siciliana, vi sarebbero titoli per 1.339 milioni di euro, a cui si aggiungerebbero debiti presso la tesoreria per un importo di quasi 800 milioni di euro;
    la gestione inefficiente delle risorse economiche, operata nel corso degli anni dalla Regione siciliana, avrà senza dubbio gravi ripercussioni sull'economia regionale, attuale e futura, con riflessi molto negativi anche sull'intero sistema economico nazionale, in ragione della crescente tensione sui mercati finanziari, dove il valore dei titoli di Stato italiani potrebbe subire un ulteriore peggioramento a causa degli oneri conseguenti al dissesto finanziario della Regione siciliana;
    a seguito della situazione della Regione siciliana, il Governo, al fine di evitare un rischio default, avrebbe erogato 400 milioni di euro alla Regione siciliana, motivando invero lo stanziamento come decisione assunta precedentemente alla scoperta del medesimo rischio, senza tuttavia precisare dettagliatamente le motivazioni dell'operazione finanziaria, i termini e le modalità con le quali essa è stata finalizzata,

impegna il Governo:

   a chiarire se il trasferimento di 400 milioni di euro, recentemente erogato a favore della Regione siciliana, sia stato effettuato in ragione di accordi precedentemente assunti o conseguentemente al rischio default della stessa e, qualora fosse verificata quest'ultima ipotesi, ad assumere le iniziative di competenza affinché la Regione siciliana riversi detto importo nelle casse dell'erario;
   ad adottare le opportune iniziative al fine di sospendere in modo definitivo i trasferimenti di risorse a favore della Regione siciliana finalizzati al ripiano dell'attuale situazione finanziaria, predisponendo, altresì, con la regione stessa un piano di aggiustamento economico-finanziario, contenente misure di rientro, attraverso l'utilizzo di risorse proprie dell'ente, così da evitare il perdurare di politiche di risanamento basate esclusivamente sul principio della spesa storica.
(1-01117) «Dozzo, Maroni, Bossi, Fugatti, Fedriga, Lussana, Montagnoli, Fogliato, Volpi, Giancarlo Giorgetti, Alessandri, Dal Lago, Stefani, Caparini, Fava, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Follegot, Forcolin, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli».


   La Camera,
   premesso che:
    aspre sono state, nelle scorse settimane, le polemiche scatenate dall'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, sul rischio default della Regione siciliana e sulla sua crisi di liquidità, che gli erano stati segnalati dal vice presidente di Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello;
    la richiesta d'intervento da parte degli imprenditori era motivata da fatti eccezionali: «dall'insostenibile crisi finanziaria della regione ancora più evidenziata dall'incertezza legata alla vicenda del bilancio 2012; dall'assenza di strategie e politiche mirate al risanamento; dall'assenza di un'efficace programmazione per l'utilizzo dei fondi strutturali e delle poche risorse disponibili per arginare gli effetti della recessione; dalla consapevole preoccupazione che l'attuale classe politica continui a mostrare inadeguatezza e mancanza di responsabilità»;
    secondo gli industriali isolani, si è all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica, che non riguarda solo il governo Lombardo, e che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche;
    la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese, con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo;
    la stessa direzione generale per la politica regionale della Commissione europea aveva trasmesso una lettera a Palazzo dei Normanni, imputandole la mancanza di controlli sull'utilizzo dei fondi strutturali;
    la Regione siciliana, il cui statuto fu approvato con legge costituzionale, è, per le competenze di cui è titolare, per così dire, la «più speciale» fra le regioni a statuto speciale (come scrivono Floriana Cerniglia e Pasquale Hamel): solo la Sicilia è, infatti, intestataria della cosiddetta competenza esclusiva nelle materie di cui all'articolo 14 e 15 dello statuto; l'esercizio del potere legislativo trova solo il limite dei principi costituzionali e delle leggi di grande riforma;
    si tratta di competenze, dunque, molto ampie in materie decisive nella vita della regione. Il loro esercizio comporta un notevole impegno finanziario e lo stesso statuto ha previsto un regime di finanziamento adeguato;
    la regione è titolare di un proprio patrimonio, che è poi quello che lo Stato le ha trasferito, ma ha anche autonomia tributaria e, con l'eccezione delle imposte di produzione e delle lotterie e dei tabacchi, tutte le imposte esatte nel territorio siciliano sono riversate nelle casse della regione. A completamento del quadro, bisogna considerare l'articolo 38, concernente il fondo di solidarietà nazionale, che prevede un versamento annuo dallo Stato alla regione, il cui ammontare avrebbe dovuto compensare la minore entità dei redditi di lavoro in Sicilia rispetto alla media nazionale. Il parametro, che avrebbe dovuto regolare il versamento, si è rivelato di difficile calcolo ed è stato, quindi, contrattato anno su anno, portando nel tempo nelle casse della regione una quota rilevante di risorse. Negli ultimi anni è stato comunque via via ridotto;
    se a questo si aggiungono i fondi destinati a specifici scopi e quelli comunitari nel quadro delle politiche di coesione, appare chiaro che la Sicilia avrebbe potuto avere quanto necessario per assolvere la sua missione;
    i documenti ufficiali della regione stessa e la relazione della Corte dei conti del 29 giugno 2012 sul rendiconto generale della Regione siciliana per l'esercizio finanziario 2011, confermano, invece, che l'istituzione regionale siciliana non solo è afflitta da una contingente crisi di liquidità, ma che questa crisi può divenire cronica, considerato l'uso non prudente con cui sono state amministrate le risorse nel corso degli anni;
    come già detto, il 29 giugno 2012 la Corte dei conti ha trasmesso il giudizio di parificazione per l'esercizio finanziario 2011 e a premessa alla sua analisi dei saldi scrive «con i se non si fa la storia e non si fa nemmeno la contabilità», alludendo alla poca chiarezza di alcune voci contabili e, in particolare, di quella relativa ai residui attivi;
    la presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, Rita Arrigoni, ha parlato di un quadro «allarmante con un debito regionale in continua crescita che tra novembre e dicembre 2011 ha visto attivare nuovi prestiti per 818 milioni di euro, determinando una complessiva esposizione a fine anno per circa 5 miliardi e 300 milioni, un debito destinato a salire malgrado l'impugnativa del commissario dello Stato»;
    malgrado la crisi e le casse vuote, la Regione siciliana si distingue ancora una volta per gli elevati costi del personale: nel 2011 cinquantasei milioni di euro in più rispetto al 2010, che fanno lievitare i costi per le casse della regione fino ad un miliardo e 84 milioni di euro;
    secondo la relazione citata: «Il rendiconto generale relativo all'anno finanziario 2011 registra una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi. Così per il saldo netto da finanziare e per il ricorso al mercato, mentre crescono a dismisura le obbligazioni da onorare in esercizi futuri in corrispondenza con un volume di residui passivi cresciuti da 5 a 7 miliardi di euro»;
    per la magistratura contabile sarebbe «auspicabile un sostegno alla Sicilia da parte del Governo nazionale. Ciò varrebbe a dare nuovo, realistico impulso a quelle misure, pur previste da recenti iniziative regionali, che non hanno avuto risultati apprezzabili. Il che vale per il piano di riordino delle società regionali, per la riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, per la riduzione degli enti sanitari, nonché per le nuove regole sulla trasparenza, sulla semplificazione, l'efficienza, specialmente con le iniziative previste a contrasto della corruzione e della criminalità organizzata»;
    il bilancio della regione del 2012, che avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre 2011, è stato approvato nell'aprile 2012, con quattro mesi di ritardo. Peraltro – unico caso nella storia dell'autonomia siciliana – la manovra ha registrato oltre 80 norme impugnate dal commissario dello Stato;
    se si guarda anche ai dati relativi al bilancio di competenza della regione per l'esercizio finanziario 2012 si riscontrano ancora molte opacità e un peggioramento dei conti. Infatti, per il 2012 il totale delle entrate finali comprensive di accensione dei prestiti ammonta a 16 miliardi e 866 milioni di euro, ma poiché le spese finali comprensive del rimborso prestiti ammontano a 26 miliardi e 266 milioni di euro, la differenza – pari a 9 miliardi e 400 milioni di euro – viene coperta ancora una volta dalla «voce contabile tanto suggestiva quanto discutibile» (come ha scritto sempre la Corte dei conti) di «avanzo finanziario presunto» (questa stessa voce, nel bilancio di competenza per il 2011, era un valore più basso: 9.265.599 di euro);
    nel 2012, la necessità di reperire risorse continua, dunque, ad aumentare, nonostante le spese finali (senza considerare il rimborso dei prestiti) rispetto al 2011 siano calate (-5,1 per cento), ma in maniera inferiore alle entrate (al netto dell'accensione dei prestiti), che invece scendono del 6,7 per cento. Quindi, anche nel 2012, la crescita della spesa di competenza è più alta di quella delle entrate di competenza;
    un'altra incongruenza – ad esempio – si rileva osservando che, mentre la quota dei tributi erariali spettanti alla regione nel 2012 cala del 6,4 per cento, il gettito irap, invece, aumenta dello 0,6 per cento. E addirittura i tributi propri dovrebbero aumentare dell'1,7 per cento. Dati poco verosimili stante un calo stimato del prodotto interno lordo per il 2012 in Sicilia del 2,6 per cento;
    ma a volere indicare le criticità della gestione – scrivono gli autori già citati – si potrebbero riempire pagine intere: si tratta di primati negativi che s'inanellano l'uno dopo l'altro, a cominciare dall'espansione dell'area dell'occupazione pubblica improduttiva, portando oltre il limite delle compatibilità finanziarie i conti della regione. La Regione siciliana, che non brilla certo per efficienza delle sue strutture amministrative, ha il numero più alto di dipendenti pubblici, si parla di ben oltre 20 mila unità, ai quali si debbono aggiungere soggetti che a vario titolo percepiscono dalla regione un reddito mensile e che ammonterebbero a circa 140 mila unità. Un esercito nel quale sono compresi circa 28 mila forestali, quanti ve ne sono in tutto il resto del Paese, che gestiscono non sempre bene il purtroppo modesto patrimonio boschivo dell'isola;
    si deve innanzitutto azzerare da subito l'inutile pletora di consulenti che gravano sulle casse della regione, anche perché la Regione siciliana può contare su oltre 1800 dirigenti e certamente non ha alcun bisogno di consulenti nominati a spese dei cittadini;
    è paradossale che in questa situazione, sia pure dimissionario, l'attuale presidente della giunta siciliana continui in queste settimane a fare nomine;
    in Sicilia continuano a manifestarsi segnali di inarrestabile declino. Anche nel 2011 l'economia siciliana ha risentito della fase ciclica negativa che ha causato un rilevante calo del prodotto interno lordo;
    ben poco è stato fatto per avviare un reale processo di sviluppo, a cominciare dal necessario adeguamento delle infrastrutture. A questa lista, si aggiungono altri primati: un tasso di disoccupazione stabilmente tra i più alti tra le regioni italiane, un prodotto interno lordo pro capite che è tra i più bassi, il tutto condito da una qualità nell'offerta dei beni e servizi pubblici più bassa di altre aree del Paese;
    di tutto ciò, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono responsabili politicamente i partiti che, anche nelle scorse legislature, hanno contribuito alla creazione di questo stato della finanza pubblica regionale e quelli che, col loro silenzio, non hanno fatto nulla per arrestarne gli effetti ed invertirne la rotta;
    appare incredibile che proprio la Regione siciliana – così bisognosa di interventi di sostegno alla propria economia – rischi di perdere per carenze istruttorie 1,6 miliardi di euro, tra fondi dell'Unione europea e cofinanziamento nazionale, se non spesi entro il 2013;
    poco credibile è risultata la difesa d'ufficio dell'operato della giunta regionale da parte del presidente Lombardo tesa a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale;
    il giudizio durissimo della Corte dei conti, che fa capire quanto la Regione siciliana sia oggi distante da quella immaginata dai padri dello statuto e dell'autonomia, sancisce la difficoltà strutturale della Sicilia a riformarsi eliminando sprechi e inefficienze e impone a tutti – forze politiche, forze sociali e cittadini – uno sforzo comune per rinnovare la classe dirigente regionale e avviare, insieme allo Stato, un processo di risanamento e sviluppo;
    per questo le prossime elezioni regionali rappresentano un punto di non ritorno: o le forze politiche e gli elettori riusciranno a dar vita a una nuova classe dirigente, staccata dal sistema di potere che si è consolidato negli anni, oppure si andrà verso il default;
    serve per l'isola un accordo tra Stato e regione per il risanamento dei conti, una sorta di Maastricht siciliana che impedisca all'isola di sprofondare definitivamente. E, in parallelo, va avviata un'azione a largo raggio per rilanciare uno sviluppo sostenibile per l'isola basato sull'innovazione, il turismo, l'agricoltura e le energie rinnovabili, attuando, attraverso uno snellimento delle procedure nel rispetto delle leggi, una politica a «burocrazia zero» a favore delle attività imprenditoriali,

impegna il Governo:

   a concordare con la prossima giunta regionale una tabella di marcia di rientro dal debito e di azzeramento del deficit che, evitando la logica dei tagli lineari, delinei viceversa una severa revisione delle spese e un'azione che deve condurre a ridurre gli sprechi, eliminare le consulenze esterne e riorganizzare la macchina burocratica;
   a concordare con la giunta regionale meccanismi periodici di controllo e di rendicontazione dei progressi conseguiti ed a valutare, alla luce di tale rendicontazione, le modalità dell'erogazione dei trasferimenti dovuti alla regione;
   contemporaneamente, ad assumere e/o a rendere esecutive e ad accelerare tutte le iniziative disponibili per il rilancio dell'economia e dell'occupazione in Sicilia;
   ad erogare alla regione gli indennizzi previsti per l'attività di estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi, dando attuazione a quanto previsto dallo statuto regionale, posto che in Sicilia sono ubicati tre stabilimenti petrolchimici e cinque raffinerie, diversi pozzi a seguito della scoperta di giacimenti di petrolio greggio, il gasdotto italo-algerino, che rifornisce prevalentemente l'Italia continentale nonché diversi Paesi europei, attraversa l'isola, mentre è recente la scoperta da parte di Eni ed Edison di alcuni giacimenti di metano al largo della costa fra Agrigento e Gela (tutte insieme queste risorse energetiche costituiscono circa il 60 per cento del consumo nazionale);
   ad adottare ogni iniziativa di propria competenza affinché tutti i partiti non candidino alle prossime elezioni regionali i soggetti imputati o condannati per ogni tipo di reato e, in particolar modo, per reati contro la pubblica amministrazione e relativi alla collusione con la mafia e la criminalità organizzata.
(1-01131) «Messina, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».


   La Camera,
   premesso che:
    aspre sono state, nelle scorse settimane, le polemiche scatenate dall'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, sul rischio default della Regione siciliana e sulla sua crisi di liquidità, che gli erano stati segnalati dal vice presidente di Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello;
    la richiesta d'intervento da parte degli imprenditori era motivata da fatti eccezionali: «dall'insostenibile crisi finanziaria della regione ancora più evidenziata dall'incertezza legata alla vicenda del bilancio 2012; dall'assenza di strategie e politiche mirate al risanamento; dall'assenza di un'efficace programmazione per l'utilizzo dei fondi strutturali e delle poche risorse disponibili per arginare gli effetti della recessione; dalla consapevole preoccupazione che l'attuale classe politica continui a mostrare inadeguatezza e mancanza di responsabilità»;
    secondo gli industriali isolani, si è all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica, che non riguarda solo il governo Lombardo, e che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche;
    la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese, con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo;
    la stessa direzione generale per la politica regionale della Commissione europea aveva trasmesso una lettera a Palazzo dei Normanni, imputandole la mancanza di controlli sull'utilizzo dei fondi strutturali;
    la Regione siciliana, il cui statuto fu approvato con legge costituzionale, è, per le competenze di cui è titolare, per così dire, la «più speciale» fra le regioni a statuto speciale (come scrivono Floriana Cerniglia e Pasquale Hamel): solo la Sicilia è, infatti, intestataria della cosiddetta competenza esclusiva nelle materie di cui all'articolo 14 e 15 dello statuto; l'esercizio del potere legislativo trova solo il limite dei principi costituzionali e delle leggi di grande riforma;
    si tratta di competenze, dunque, molto ampie in materie decisive nella vita della regione. Il loro esercizio comporta un notevole impegno finanziario e lo stesso statuto ha previsto un regime di finanziamento adeguato;
    la regione è titolare di un proprio patrimonio, che è poi quello che lo Stato le ha trasferito, ma ha anche autonomia tributaria e, con l'eccezione delle imposte di produzione e delle lotterie e dei tabacchi, tutte le imposte esatte nel territorio siciliano sono riversate nelle casse della regione. A completamento del quadro, bisogna considerare l'articolo 38, concernente il fondo di solidarietà nazionale, che prevede un versamento annuo dallo Stato alla regione, il cui ammontare avrebbe dovuto compensare la minore entità dei redditi di lavoro in Sicilia rispetto alla media nazionale. Il parametro, che avrebbe dovuto regolare il versamento, si è rivelato di difficile calcolo ed è stato, quindi, contrattato anno su anno, portando nel tempo nelle casse della regione una quota rilevante di risorse. Negli ultimi anni è stato comunque via via ridotto;
    se a questo si aggiungono i fondi destinati a specifici scopi e quelli comunitari nel quadro delle politiche di coesione, appare chiaro che la Sicilia avrebbe potuto avere quanto necessario per assolvere la sua missione;
    i documenti ufficiali della regione stessa e la relazione della Corte dei conti del 29 giugno 2012 sul rendiconto generale della Regione siciliana per l'esercizio finanziario 2011, confermano, invece, che l'istituzione regionale siciliana non solo è afflitta da una contingente crisi di liquidità, ma che questa crisi può divenire cronica, considerato l'uso non prudente con cui sono state amministrate le risorse nel corso degli anni;
    come già detto, il 29 giugno 2012 la Corte dei conti ha trasmesso il giudizio di parificazione per l'esercizio finanziario 2011 e a premessa alla sua analisi dei saldi scrive «con i se non si fa la storia e non si fa nemmeno la contabilità», alludendo alla poca chiarezza di alcune voci contabili e, in particolare, di quella relativa ai residui attivi;
    la presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, Rita Arrigoni, ha parlato di un quadro «allarmante con un debito regionale in continua crescita che tra novembre e dicembre 2011 ha visto attivare nuovi prestiti per 818 milioni di euro, determinando una complessiva esposizione a fine anno per circa 5 miliardi e 300 milioni, un debito destinato a salire malgrado l'impugnativa del commissario dello Stato»;
    malgrado la crisi e le casse vuote, la Regione siciliana si distingue ancora una volta per gli elevati costi del personale: nel 2011 cinquantasei milioni di euro in più rispetto al 2010, che fanno lievitare i costi per le casse della regione fino ad un miliardo e 84 milioni di euro;
    secondo la relazione citata: «Il rendiconto generale relativo all'anno finanziario 2011 registra una situazione di notevole, preoccupante deterioramento: tutti o quasi i saldi fondamentali di bilancio presentano valori negativi. Così per il saldo netto da finanziare e per il ricorso al mercato, mentre crescono a dismisura le obbligazioni da onorare in esercizi futuri in corrispondenza con un volume di residui passivi cresciuti da 5 a 7 miliardi di euro»;
    per la magistratura contabile sarebbe «auspicabile un sostegno alla Sicilia da parte del Governo nazionale. Ciò varrebbe a dare nuovo, realistico impulso a quelle misure, pur previste da recenti iniziative regionali, che non hanno avuto risultati apprezzabili. Il che vale per il piano di riordino delle società regionali, per la riorganizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, per la riduzione degli enti sanitari, nonché per le nuove regole sulla trasparenza, sulla semplificazione, l'efficienza, specialmente con le iniziative previste a contrasto della corruzione e della criminalità organizzata»;
    il bilancio della regione del 2012, che avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre 2011, è stato approvato nell'aprile 2012, con quattro mesi di ritardo. Peraltro – unico caso nella storia dell'autonomia siciliana – la manovra ha registrato oltre 80 norme impugnate dal commissario dello Stato;
    se si guarda anche ai dati relativi al bilancio di competenza della regione per l'esercizio finanziario 2012 si riscontrano ancora molte opacità e un peggioramento dei conti. Infatti, per il 2012 il totale delle entrate finali comprensive di accensione dei prestiti ammonta a 16 miliardi e 866 milioni di euro, ma poiché le spese finali comprensive del rimborso prestiti ammontano a 26 miliardi e 266 milioni di euro, la differenza – pari a 9 miliardi e 400 milioni di euro – viene coperta ancora una volta dalla «voce contabile tanto suggestiva quanto discutibile» (come ha scritto sempre la Corte dei conti) di «avanzo finanziario presunto» (questa stessa voce, nel bilancio di competenza per il 2011, era un valore più basso: 9.265.599 di euro);
    nel 2012, la necessità di reperire risorse continua, dunque, ad aumentare, nonostante le spese finali (senza considerare il rimborso dei prestiti) rispetto al 2011 siano calate (-5,1 per cento), ma in maniera inferiore alle entrate (al netto dell'accensione dei prestiti), che invece scendono del 6,7 per cento. Quindi, anche nel 2012, la crescita della spesa di competenza è più alta di quella delle entrate di competenza;
    un'altra incongruenza – ad esempio – si rileva osservando che, mentre la quota dei tributi erariali spettanti alla regione nel 2012 cala del 6,4 per cento, il gettito irap, invece, aumenta dello 0,6 per cento. E addirittura i tributi propri dovrebbero aumentare dell'1,7 per cento. Dati poco verosimili stante un calo stimato del prodotto interno lordo per il 2012 in Sicilia del 2,6 per cento;
    ma a volere indicare le criticità della gestione – scrivono gli autori già citati – si potrebbero riempire pagine intere: si tratta di primati negativi che s'inanellano l'uno dopo l'altro, a cominciare dall'espansione dell'area dell'occupazione pubblica improduttiva, portando oltre il limite delle compatibilità finanziarie i conti della regione. La Regione siciliana, che non brilla certo per efficienza delle sue strutture amministrative, ha il numero più alto di dipendenti pubblici, si parla di ben oltre 20 mila unità, ai quali si debbono aggiungere soggetti che a vario titolo percepiscono dalla regione un reddito mensile e che ammonterebbero a circa 140 mila unità. Un esercito nel quale sono compresi circa 28 mila forestali, quanti ve ne sono in tutto il resto del Paese, che gestiscono non sempre bene il purtroppo modesto patrimonio boschivo dell'isola;
    si deve innanzitutto azzerare da subito l'inutile pletora di consulenti che gravano sulle casse della regione, anche perché la Regione siciliana può contare su oltre 1800 dirigenti e certamente non ha alcun bisogno di consulenti nominati a spese dei cittadini;
    è paradossale che in questa situazione, sia pure dimissionario, l'attuale presidente della giunta siciliana continui in queste settimane a fare nomine;
    in Sicilia continuano a manifestarsi segnali di inarrestabile declino. Anche nel 2011 l'economia siciliana ha risentito della fase ciclica negativa che ha causato un rilevante calo del prodotto interno lordo;
    ben poco è stato fatto per avviare un reale processo di sviluppo, a cominciare dal necessario adeguamento delle infrastrutture. A questa lista, si aggiungono altri primati: un tasso di disoccupazione stabilmente tra i più alti tra le regioni italiane, un prodotto interno lordo pro capite che è tra i più bassi, il tutto condito da una qualità nell'offerta dei beni e servizi pubblici più bassa di altre aree del Paese;
    di tutto ciò, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono responsabili politicamente i partiti che, anche nelle scorse legislature, hanno contribuito alla creazione di questo stato della finanza pubblica regionale e quelli che, col loro silenzio, non hanno fatto nulla per arrestarne gli effetti ed invertirne la rotta;
    appare incredibile che proprio la Regione siciliana – così bisognosa di interventi di sostegno alla propria economia – rischi di perdere per carenze istruttorie 1,6 miliardi di euro, tra fondi dell'Unione europea e cofinanziamento nazionale, se non spesi entro il 2013;
    poco credibile è risultata la difesa d'ufficio dell'operato della giunta regionale da parte del presidente Lombardo tesa a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale;
    il giudizio durissimo della Corte dei conti, che fa capire quanto la Regione siciliana sia oggi distante da quella immaginata dai padri dello statuto e dell'autonomia, sancisce la difficoltà strutturale della Sicilia a riformarsi eliminando sprechi e inefficienze e impone a tutti – forze politiche, forze sociali e cittadini – uno sforzo comune per rinnovare la classe dirigente regionale e avviare, insieme allo Stato, un processo di risanamento e sviluppo;
    per questo le prossime elezioni regionali rappresentano un punto di non ritorno: o le forze politiche e gli elettori riusciranno a dar vita a una nuova classe dirigente, staccata dal sistema di potere che si è consolidato negli anni, oppure si andrà verso il default;
    serve per l'isola un accordo tra Stato e regione per il risanamento dei conti, una sorta di Maastricht siciliana che impedisca all'isola di sprofondare definitivamente. E, in parallelo, va avviata un'azione a largo raggio per rilanciare uno sviluppo sostenibile per l'isola basato sull'innovazione, il turismo, l'agricoltura e le energie rinnovabili, attuando, attraverso uno snellimento delle procedure nel rispetto delle leggi, una politica a «burocrazia zero» a favore delle attività imprenditoriali,

impegna il Governo:

   a concordare con la prossima giunta regionale una tabella di marcia di rientro dal debito e di azzeramento del deficit che, evitando la logica dei tagli lineari, delinei viceversa una severa revisione delle spese e un'azione che deve condurre a ridurre gli sprechi, eliminare le consulenze esterne e riorganizzare la macchina burocratica;
   a concordare con la giunta regionale meccanismi periodici di controllo e di rendicontazione dei progressi conseguiti ed a valutare, alla luce di tale rendicontazione, le modalità dell'erogazione dei trasferimenti dovuti alla regione;
   contemporaneamente, ad assumere e/o a rendere esecutive e ad accelerare tutte le iniziative disponibili per il rilancio dell'economia e dell'occupazione in Sicilia;
   ad adottare ogni iniziativa di propria competenza affinché tutti i partiti non candidino alle prossime elezioni regionali i soggetti imputati o condannati per ogni tipo di reato e, in particolar modo, per reati contro la pubblica amministrazione e relativi alla collusione con la mafia e la criminalità organizzata.
(1-01131)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Messina, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».


   La Camera,
   premesso che:
    nel luglio 2012 è stata avviata una improvvisa e ben orchestrata campagna che, ai firmatari del presente atto di indirizzo, appare diffamatoria ai danni della Regione siciliana, con la quale veniva lanciato un allarme assolutamente non documentato sulla situazione finanziaria e su un imminente rischio default;
    tali accuse, che hanno trovato sponda in un consolidato antisicilianismo e antiautonomismo di precisi ambienti politici nazionali, hanno consapevolmente disinformato rispetto alla reale situazione dei conti della Regione siciliana, peraltro certificati dalla Corte dei conti attraverso l'approvazione del rendiconto finanziario del 2011;
    lo stesso Governo, attraverso note formali e dichiarazioni di diversi suoi componenti, smentiva del tutto le illazioni relative ad un rischio default;
    tutto ciò, che ha comportato ricadute dannose compromettendo gravemente l'immagine della Sicilia e creando allarme nei mercati finanziari, ha determinato anche pesanti danni di tipo economico, rischiando di compromettere lo stato dei saldi finanziari e di inficiare le iniziative che il governo regionale ha varato per garantire gli equilibri di bilancio ed il contenimento dei costi degli apparati amministrativi, attraverso l'avvio di un processo di revisione e di modernizzazione dell'amministrazione regionale, grazie al quale si possono conseguire ineludibili risparmi di spesa;
    il Governo ha recentemente assicurato il trasferimento nelle casse della Regione siciliana di soli 400 milioni di euro, come rimborso di anticipazioni di fondi per le aree sottoutilizzate, e di 240 milioni di euro da destinare alla spesa sanitaria, a fronte di un credito complessivo vantato dalla stessa Regione siciliana nei confronti dello Stato pari ad un miliardo di euro;
    il suddetto trasferimento ha, quindi, rappresentato solo una parziale restituzione di importi dovuti (fondi per le aree sottoutilizzate, crediti sanitari e fondi europei), e non, come qualcuno in ignoranza o malafede ha sostenuto, un indebito aiuto finanziario;
    la Regione siciliana vanta nei confronti dello Stato consistenti crediti ai quali va aggiunta la mancata definizione del contenzioso tra Stato e Regione siciliana relativamente all'attuazione dell'articolo 38 dello statuto regionale;
    alcuni dati possono essere utili per riportare verità relativamente alla situazione economica della Regione Siciliana:
     a) il bilancio di previsione 2012 della Regione siciliana è di 27 miliardi di euro, di cui solo 1,6 miliardi di euro è destinato al pagamento di stipendi e salari. La spesa corrente prevista è di poco più di 15 miliardi di euro (ridotta di circa 5 miliardi di euro rispetto al 2008); quella in conto capitale di 11 miliardi di euro circa;
     b) a valori deflazionati rispetto al 2001 la spesa corrente è passata da 15,1 miliardi di euro a 11,7 miliardi di euro, con un decremento effettivo di circa 3,1 miliardi di euro. A valori nominali, la spesa corrente 2001 era di 15,5 miliardi di euro ed nel 2012 è di 15,0 miliardi di euro;
     c) analogamente la spesa in conto capitale è passata rispettivamente da 5,9 miliardi di euro nel 2001 a 8,5 miliardi di euro nel 2012. A valori nominali la spesa in conto capitale nel 2001 era di 6 miliardi di euro circa ed nel 2012 è di 10,9 miliardi di euro;
     d) i residui attivi al 31 dicembre 2011 erano pari a 15.730.351.000 euro, di cui 10.898.000.000 euro ascrivibili a somme non riscosse dallo Stato e dall'Unione europea. In particolare, si tratta di 2.040.264.000 euro per sanzioni tributarie accertate dagli uffici finanziari dello Stato e non incassate, 1.526.321.000 euro per trasferimenti non incassati dallo Stato sostanzialmente riferibili alla quota del fondo sanitario, 7.332.029.000 euro per trasferimenti in conto capitale dallo Stato e dall'Unione europea ad oggi non incassati, ma anticipati dalla Regione siciliana;
     e) lo stock di debito della Regione siciliana al 30 giugno 2012 è 5.247.016.053 euro, di cui 1.472.292.000 euro contratti dal 2009 ad oggi;
     f) in rapporto al bilancio della Regione siciliana, l'indebitamento è pari al 19,43 per cento. Il rapporto debito pubblico Regione siciliana/prodotto interno lordo Sicilia è del 6 per cento circa, assai inferiore a quello di altre regioni italiane e certamente non paragonabile a quello dello Stato;
    le difficoltà di liquidità sono generate sistematicamente dal fatto che la Regione siciliana è costretta ad anticipare rilevanti importi sul fondo sostegno al reddito e sui fondi strutturali, al fine dell'avanzamento della spesa nazionale e comunitaria, con ritardi notevoli nella monetizzazione da parte dello Stato e dell'Unione europea. In particolare, la tensione finanziaria di cassa è ascrivibile principalmente alle seguenti circostanze:
     a) programma attuativo regionale del fondo aree sottoutilizzate 2007-2013: a fronte di un programma di oltre 3.684.000.000 euro, sono stati effettuati pagamenti da parte della Regione siciliana per oltre 790 milioni di euro, le somme spettanti dallo Stato sono circa 884 milioni di euro, ne sono stati incassati solo 488 milioni di euro e non sono stati versati oltre 396 milioni di euro, quasi integralmente anticipati dalla Regione siciliana;
     b) fondi strutturali 2007-2013: il quadro è ancora più rilevante. Al 16 luglio 2012 sul fondo sociale europeo sono stati effettuati pagamenti certificati dalla Regione siciliana per circa 347 milioni di euro, di cui rimborsati dall'Unione europea e dallo Stato soltanto per circa 80 milioni. Il disavanzo di cassa in questo caso è di circa euro 266 milioni;
     c) per il fondo europeo di sviluppo regionale sono stati effettuati pagamenti certificati dalla Regione siciliana per circa 673 milioni di euro, di cui rimborsati dall'Unione europea e dallo Stato soltanto per circa 452 milioni di euro. Il disavanzo di cassa in questo caso è di circa 221 milioni di euro;
     d) a questi macro elementi di illiquidità si aggiungono le anticipazioni ai comuni connesse all'emergenza finanziaria e sanitaria del settore rifiuti;
    la campagna orchestrata contro la Regione siciliana è stata, quindi, con tutta evidenza priva di ogni fondamento e determinata esclusivamente da pregiudizi antisicilianisti e antiautonomisti che allignano in parte dalla classe politica italiana e da una campagna elettorale di fatto già avviata,

impegna il Governo:

   ad assicurare, per quanto di competenza, il pieno rispetto dell'autonomia speciale e delle prerogative costituzionali della Regione siciliana;
   a versare con urgenza nelle casse della Regione siciliana quanto anticipato dalla stessa per conto dello Stato e ad impegnarsi a risolvere lo storico contenzioso relativo all'articolo 38 dello statuto regionale siciliano.
(1-01135) «Oliveri, Commercio, Lombardo, Brugger».


   La Camera,

impegna il Governo:

   ad assicurare, per quanto di competenza, il pieno rispetto dell'autonomia speciale e delle prerogative costituzionali della regione siciliana;
   a versare con urgenza nelle casse della regione siciliana quanto anticipato dalla stessa per conto dello Stato secondo le risultanze che emergeranno dai lavori del tavolo tecnico stabilito tra il Governo e la regione Sicilia.
(1-01135)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Oliveri, Commercio, Lombardo, Brugger».


   La Camera,
   premesso che:
    pur essendo la situazione critica come quella delle altre regioni meridionali e del Paese tutto, non c’è rischio default per la Sicilia;
    il bilancio della Regione siciliana è stato in attivo nel 2010 e nel 2011 e la Regione siciliana ha conti solidi, una finanza sostenibile e un debito che ha onorato il 30 giugno 2012, pagando la rata del mutuo che incide per il 7 per cento del prodotto interno lordo regionale;
    la Regione siciliana è in grado di pagare gli stipendi del personale e, quindi, non risponde al vero la mancata corresponsione degli emolumenti;
    il governo regionale ha compiuto scelte gravose e coraggiose in questa legislatura: dalla cancellazione dell'affare tangentistico-mafioso dei termovalorizzatori al blocco della costruzione del rigassificatore nel bel mezzo di una raffineria, dallo stop imposto all'affare dell'eolico, che ha deturpato il paesaggio a tutto vantaggio degli speculatori, alla riduzione della costo della sanità, dal blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione alla riduzione da 34 a una dozzina delle società partecipate;
    esiste, invece, una criticità temporale legata alla liquidità: un fattore causato dalla riduzione delle entrate tributarie e dai crediti che la Regione siciliana vanta, alcuni anche con lo Stato;
    la Sicilia sconta un handicap storico sul fronte dei trasferimenti dello Stato in suo favore, dovuto soprattutto all'annoso contenzioso sull'articolo 38 dello statuto regionale;
    nel periodo che va dal 1985 al 1989 i trasferimenti medi annui erano di circa 1.800 milioni di euro; le risorse, con il susseguirsi degli anni, sono confluite nelle casse regionali sempre più parcellizzate, tanto da raggiungere la soglia minima di 404 mila euro nel 1998; dal 1999 le risorse si azzerano, per quattro anni di seguito, influendo notevolmente sui valori medi annui, che dal 1990 al 2010 si sono ridotti di circa un sesto, fermandosi a 268 milioni di euro;
    il Governo, dopo l'incontro avvenuto nel mese di luglio 2012 tra il presidente della Regione siciliana ed il Presidente del Consiglio dei ministri, ha disposto il trasferimento di 240 milioni di euro per il settore della sanità, risorse queste da non collegare ai 400 milioni di euro che il Governo ha già deciso di erogare e non al fine di evitare un default che non esiste;
    dopo le notizie infondate che sono state fatte circolare circa il rischio di un default della Sicilia, e che ancora vengono surrettiziamente diffuse, è opportuno che il Governo regionale ed il Governo nazionale avviino una collaborazione forte perché lo Stato sappia ciò che fa la Regione siciliana e perché la Regione siciliana si avvalga della collaborazione dello Stato;
    ciò può avvenire, innanzitutto, attraverso l'applicazione dell'articoli 21 dello statuto della Regione siciliana, in forza del quale il presidente della regione «col rango di Ministro partecipa al Consiglio dei ministri con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione»;
    già, in collaborazione con il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, si è impressa un'accelerazione per l'impiego dei fondi strutturali;
    si auspica una forte collaborazione anche con gli altri dicasteri, anche al fine di concludere l’iter dei provvedimenti del federalismo fiscale;
    in quest'ottica, merita un plauso la scelta del Presidente del Consiglio dei ministri Monti di istituire un Ministero per la coesione territoriale, in quanto evidentemente finalizzato ad attuare tutti quegli interventi per il riequilibrio economico e sociale, a differenza di quanto avvenuto nel passato Governo;
    bisogna acquisire la consapevolezza che il riavvio di una crescita dell'economia italiana passa anche, se non soprattutto, per la riattivazione di energie inutilizzate, soprattutto i giovani qualificati e le donne presenti in misura principale nelle regioni del Mezzogiorno;
    la risorsa principale su cui puntare per riavviare l'economia italiana deve essere rappresentata dal capitale umano delle nuove generazioni e delle donne, risorse oggi largamente sottoutilizzate, specialmente nel Mezzogiorno;
    l'ottica dalla quale partire è, quindi, quella di fare del Sud il protagonista della rinascita, in virtù del fatto che esso è, oggi, materialmente l'area a massima vocazione ove può realizzarsi questa necessaria inversione di tendenza,

impegna il Governo:

   a dare attuazione all'articolo 21 dello statuto della Regione siciliana, invitando costantemente al Consiglio dei ministri il presidente della Regione siciliana quando sono all'ordine del giorno provvedimenti e materie relativi alla regione;
   ad instaurare una stretta collaborazione tra il Governo nazionale e quello della Regione siciliana al fine di assumere una strategia finalizzata alla ripresa economica, con la consapevolezza che la Sicilia ed il Sud rappresentano una leva importante della strategia complessiva di rilancio e riposizionamento dell'intera economia italiana.
(1-01137) «Lo Presti, Briguglio, Granata, Barbaro, Bocchino, Bongiorno, Consolo, Giorgio Conte, Della Vedova, Di Biagio, Divella, Galli, Lamorte, Menia, Moroni, Muro, Angela Napoli, Paglia, Patarino, Perina, Proietti Cosimi, Raisi, Ruben, Scanderebech, Toto».


   La Camera,
   premesso che:
    pur essendo la situazione critica come quella delle altre regioni meridionali e del Paese tutto, non c’è rischio default per la Sicilia;
    il bilancio della Regione siciliana è stato in attivo nel 2010 e nel 2011 e la Regione siciliana ha conti solidi, una finanza sostenibile e un debito che ha onorato il 30 giugno 2012, pagando la rata del mutuo che incide per il 7 per cento del prodotto interno lordo regionale;
    la Regione siciliana è in grado di pagare gli stipendi del personale e, quindi, non risponde al vero la mancata corresponsione degli emolumenti;
    il governo regionale ha compiuto scelte gravose e coraggiose in questa legislatura: dalla cancellazione dell'affare tangentistico-mafioso dei termovalorizzatori al blocco della costruzione del rigassificatore nel bel mezzo di una raffineria, dallo stop imposto all'affare dell'eolico, che ha deturpato il paesaggio a tutto vantaggio degli speculatori, alla riduzione della costo della sanità, dal blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione alla riduzione da 34 a una dozzina delle società partecipate;
    esiste, invece, una criticità temporale legata alla liquidità: un fattore causato dalla riduzione delle entrate tributarie e dai crediti che la Regione siciliana vanta, alcuni anche con lo Stato;
    la Sicilia sconta un handicap storico sul fronte dei trasferimenti dello Stato in suo favore, dovuto soprattutto all'annoso contenzioso sull'articolo 38 dello statuto regionale;
    nel periodo che va dal 1985 al 1989 i trasferimenti medi annui erano di circa 1.800 milioni di euro; le risorse, con il susseguirsi degli anni, sono confluite nelle casse regionali sempre più parcellizzate, tanto da raggiungere la soglia minima di 404 mila euro nel 1998; dal 1999 le risorse si azzerano, per quattro anni di seguito, influendo notevolmente sui valori medi annui, che dal 1990 al 2010 si sono ridotti di circa un sesto, fermandosi a 268 milioni di euro;
    il Governo, dopo l'incontro avvenuto nel mese di luglio 2012 tra il presidente della Regione siciliana ed il Presidente del Consiglio dei ministri, ha disposto il trasferimento di 240 milioni di euro per il settore della sanità, risorse queste da non collegare ai 400 milioni di euro che il Governo ha già deciso di erogare e non al fine di evitare un default che non esiste;
    dopo le notizie infondate che sono state fatte circolare circa il rischio di un default della Sicilia, e che ancora vengono surrettiziamente diffuse, è opportuno che il Governo regionale ed il Governo nazionale avviino una collaborazione forte perché lo Stato sappia ciò che fa la Regione siciliana e perché la Regione siciliana si avvalga della collaborazione dello Stato;
    ciò può avvenire, innanzitutto, attraverso l'applicazione dell'articoli 21 dello statuto della Regione siciliana, in forza del quale il presidente della regione «col rango di Ministro partecipa al Consiglio dei ministri con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione»;
    già, in collaborazione con il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, si è impressa un'accelerazione per l'impiego dei fondi strutturali;
    si auspica una forte collaborazione anche con gli altri dicasteri, anche al fine di concludere l’iter dei provvedimenti del federalismo fiscale;
    in quest'ottica, merita un plauso la scelta del Presidente del Consiglio dei ministri Monti di istituire un Ministero per la coesione territoriale, in quanto evidentemente finalizzato ad attuare tutti quegli interventi per il riequilibrio economico e sociale, a differenza di quanto avvenuto nel passato Governo;
    bisogna acquisire la consapevolezza che il riavvio di una crescita dell'economia italiana passa anche, se non soprattutto, per la riattivazione di energie inutilizzate, soprattutto i giovani qualificati e le donne presenti in misura principale nelle regioni del Mezzogiorno;
    la risorsa principale su cui puntare per riavviare l'economia italiana deve essere rappresentata dal capitale umano delle nuove generazioni e delle donne, risorse oggi largamente sottoutilizzate, specialmente nel Mezzogiorno;
    l'ottica dalla quale partire è, quindi, quella di fare del Sud il protagonista della rinascita, in virtù del fatto che esso è, oggi, materialmente l'area a massima vocazione ove può realizzarsi questa necessaria inversione di tendenza,

impegna il Governo

ad instaurare una stretta collaborazione tra il Governo nazionale e quello della Regione siciliana al fine di assumere una strategia finalizzata alla ripresa economica, con la consapevolezza che la Sicilia ed il Sud rappresentano una leva importante della strategia complessiva di rilancio e riposizionamento dell'intera economia italiana.
(1-01137)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Lo Presti, Briguglio, Granata, Barbaro, Bocchino, Bongiorno, Consolo, Giorgio Conte, Della Vedova, Di Biagio, Divella, Galli, Lamorte, Menia, Moroni, Muro, Angela Napoli, Paglia, Patarino, Perina, Proietti Cosimi, Raisi, Ruben, Scanderebech, Toto».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti in ordine al pagamento dei crediti IVA annunciato a maggio 2012 dall'Agenzia delle entrate – 3-02477

   GALLETTI, CICCANTI, TASSONE, OCCHIUTO, COMPAGNON, VOLONTÈ, RAO, NARO, ANNA TERESA FORMISANO, RUGGERI, POLI e DELFINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia registra tempi di pagamento dei crediti iva vantati con l'erario molto superiori rispetto a partner europei come Germania, Francia e Belgio, che saldano i loro crediti entro sessanta giorni;
   questa situazione pone le imprese italiane in una chiara situazione di svantaggio concorrenziale rispetto ai competitor stranieri;
   il 4 maggio 2012 una nota dell'Agenzia dell'entrate annunciava lo sblocco di 2,2 miliardi di euro di rimborsi iva, di cui avrebbero beneficiato almeno undicimila partite iva;
   lo sblocco delle risorse da parte della Ragioneria generale dello Stato sarebbe avvenuto in due tranche: la prima, di 400 milioni di euro, entro pochi giorni dal comunicato stesso; la seconda di 1,8 miliardi di euro entro la metà del mese di maggio 2012;
   secondo una recente stima le imprese italiane sarebbero creditrici dello Stato per circa 5 miliardi di euro e l'annuncio dell'Agenzia delle entrate è stato accolto con favore, tenuto conto del disagio attuale dei soggetti creditori, alle prese con la caduta di domanda a causa della recessione e la carenza di liquidità –:
   se il pagamento dei crediti iva annunciato a maggio 2012 dall'Agenzia delle entrate sia stato effettuato e a quanto ammonterebbe il totale dei crediti maturati o in via di maturazione, per i quali sarebbe opportuno già prevedere adeguati stanziamenti. (3-02477)


Elementi e iniziative in relazione ai rischi derivanti dalla sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari prevista dal decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109 – 3-02478

   DOZZO, MARONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. — Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere — premesso che:
   il decreto legislativo 16 luglio 2012, n. 109, adottato dall'attuale Governo e recante «Attuazione della direttiva 2009/52/CE che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare», prevede, all'articolo 5, una disposizione transitoria finalizzata a consentire una sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari;
   in particolare. si prevede che: «I datori di lavoro italiani o cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea, ovvero i datori di lavoro stranieri in possesso del titolo di soggiorno previsto dall'articolo 9 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni ed integrazioni, che, alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo occupano irregolarmente alle proprie dipendenze da almeno tre mesi, e continuano ad occuparli alla data di presentazione della dichiarazione di cui al presente comma, lavoratori stranieri presenti nel territorio nazionale in modo ininterrotto almeno dalla data del 31 dicembre 2011, o precedentemente, possono dichiarare la sussistenza del rapporto di lavoro allo sportello unico per l'immigrazione»;
   la sanatoria in atto è censurabile sotto molti profili, a cominciare dal fatto che è stata inserita nelle pieghe di un decreto legislativo di recepimento di una direttiva comunitaria, diretta a combattere l'impiego di lavoratori stranieri il cui soggiorno sia irregolare;
   è noto, altresì, che l'effetto annuncio delle sanatorie di questo tipo è quello di trasmettere ai potenziali migranti l'idea che, una volta giunti nel territorio del nostro Paese da clandestini, si possa comunque confidare sulla tolleranza da parte delle autorità e alla fine si potrà ottenere il permesso di soggiorno, al pari di quanti abbiano, invece, osservato scrupolosamente le regole;
   non è un caso, peraltro, che le false illusioni trasmesse dalla sanatoria in atto siano tra le concause che stanno alimentando il ritorno massiccio di sbarchi sulle coste italiane;
   per come è stata concepita, la sanatoria in atto costituisce una totale rinuncia a governare il fenomeno dell'immigrazione nel nostro Paese, consentendo proprio di regolarizzare tutte quelle persone che erano rimaste fuori dagli ingressi regolari stabiliti dai precedenti «decreti flussi», emanati sulla base delle effettive potenzialità di assorbimento del mercato del lavoro italiano, peraltro oggi ulteriormente ridotte per effetto della crisi economica;
   il risultato sarà verosimilmente quello di regolarizzare come colf o badanti una gran massa di persone che poi rimarranno sul territorio italiano, magari a svolgere attività illecite connesse alla contraffazione commerciale, allo spaccio di stupefacenti, alla prostituzione, come purtroppo viene spesso confermato dalle cronache, che ci riferiscono di stranieri dediti stabilmente, come spesso testimoniato dalla presenza di precedenti penali o di polizia, alle attività citate, ma spesso in possesso di permessi di soggiorno come collaboratori domestici, ottenuti nel corso di procedure di sanatoria;
   tali previsioni sono suffragate anche dai requisiti richiesti per sanare le badanti e i collaboratori domestici, che sono più accessibili, rispetto agli altri casi, sia sotto il profilo delle soglie di reddito del datore di lavoro, sia per quanto attiene all'ammissione del part time;
   il costo di tale regolarizzazione appare piuttosto modesto, se si considera che la dichiarazione di emersione è presentata previo pagamento di un contributo forfettario di 1.000 euro per ciascun lavoratore, al quale si aggiungeranno le somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale, pari ad almeno sei mesi;
   anche sotto il profilo da ultimo citato si può immaginare facilmente che i pagamenti verranno effettuati con riferimento al solo periodo minimo richiesto e che la corresponsione della retribuzione sarà probabilmente fittizia, giacché la prova dovrà essere fornita con una semplice autocertificazione;
   la finalità di emersione di retribuzioni corrisposte in «nero» sarà facilmente frustrata dal fatto che, nella migliore delle ipotesi, quando, cioè, non si tratti di mere simulazioni di rapporti inesistenti, emergeranno solo le retribuzioni corrispondenti alle soglie minime, mentre continueranno ad essere corrisposti in «nero» la maggior parte dei compensi;
   si appalesa in maniera esemplare in questa sanatoria, a giudizio degli interroganti, la distanza del «Governo dei tecnici» dalla realtà vissuta quotidianamente dai cittadini, che suggerirebbe provvedimenti di segno opposto, diretti a salvaguardare le nostre realtà produttive e i lavoratori italiani, spesso lesi anche da forme di dumping sociale che provvedimenti come quelli in esame finiscono con l'assecondare –:
   se siano state valutate le controindicazioni, sopra riportate, della sanatoria in corso, anche alla luce del particolare periodo di crisi occupazionale in atto, e quali iniziative si intendano assumere per evitare che i rischi illustrati in premessa possano avverarsi. (3-02478)


Iniziative per calmierare il prezzo dei carburanti, anche tramite la riduzione delle accise statali – 3-02479

   GRASSANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere — premesso che:
   dal conto nazionale delle infrastrutture e dei trasporti 2010-2011 del Ministero si evince che la spesa per il mantenimento delle auto, negli ultimi 20 anni, è più che raddoppiata, passando da 47,8 miliardi a 103,7 miliardi di euro;
   di tale spesa, quella per i carburanti, ammonta a quasi la metà ed il costo, sempre negli ultimi 20 anni, è aumentato del 170 per cento;
   gli italiani hanno speso per benzina e gasolio oltre 41 miliardi di euro nel 2010, mentre nel 1990 ne spendevano poco più di 15 miliardi;
   il prezzo dei carburanti ha come riferimento l'andamento del prezzo del petrolio;
   il prezzo del petrolio negli ultimi dieci anni è triplicato, passando da 30 dollari al barile del 2002 ai circa 95 dollari del giugno 2012, con un picco nel 2008 di circa 140 dollari al barile;
   tale andamento del prezzo è determinato dai quantitativi di produzione del greggio e dalle tensioni politiche tra Paesi consumatori e Paesi produttori;
   il prezzo al 30 agosto 2012 della benzina verde oscilla tra gli euro 1,82 e gli euro 1,929 ed il prezzo del diesel tra gli euro 1,701 e gli euro 1,819, con un riferimento del prezzo del petrolio di 95,45 dollari al barile;
   nel 2008 quando il prezzo del petrolio toccò il picco massimo di 146 dollari al barile, la benzina super costava circa 1,5 euro al litro;
   nella composizione del prezzo finale dei carburanti incide in maniera preponderante il peso delle accise che vengono incassate dallo Stato centrale e dell'iva;
   questo aumento dei prezzi dei carburanti incide in maniera devastante sui costi agricoli, rendendo il comparto poco concorrenziale in Europa e nel mondo;
   l'aumento incide anche sui costi alimentari, considerando che un pasto per giungere sulla tavola delle famiglie percorre mediamente circa 2.000 chilometri, causando un ulteriore aggravio ai bilanci domestici –:
   se e quali iniziative si intendano mettere in atto al fine di calmierare il prezzo dei carburanti, valutando anche la riduzione del peso delle accise statali.
(3-02479)


Iniziative per la modifica della normativa vigente in materia di limiti antitrust relativi alla proprietà dei mezzi di informazione, al fine di evitare ulteriori processi di concentrazione – 3-02480

   DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI e MONAI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere — premesso che:
   secondo notizie non smentite il gruppo Mediaset avrebbe comunicato con lettera formale al gruppo Telecom Italia spa il suo interesse all'acquisto della rete televisiva La7;
   tale notizia ha fatto seguito a precedenti voci, anche esse non smentite, circa un interesse della società Mediaset, che possiede e gestisce le infrastrutture di telecomunicazione del gruppo, all'acquisto delle infrastrutture di comunicazione di La7;
   ad avviso degli interroganti, ove queste operazioni di acquisizione dovessero essere concluse, risulterebbe azzerato quel poco di pluralismo televisivo attualmente esistente in Italia, venendosi a creare le condizioni per concentrare in modo definitivo nelle mani della famiglia dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, il controllo della quasi totalità dei canali televisivi nazionali in chiaro;
   inoltre, l'assenza di una norma, che definisca in modo chiaro ed incontrovertibile la disciplina dell'incompatibilità tra la titolarità di cariche di Governo e la proprietà di reti televisive, potrebbe rischiare di aggravare quel conflitto di interessi che da sempre colloca l'Italia tra i gradini più bassi della classifica internazionale sulla libertà ed il pluralismo dell'informazione;
   al riguardo si rammenta che, circa un anno fa, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella sua segnalazione del 1o marzo 2011, aveva ricordato che la presenza di rilevanti partecipazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in più di una rete televisiva nazionale rende questa materia particolarmente sensibile sotto il profilo del conflitto di interessi (legge n. 215 del 2004);
   la protezione del pluralismo informativo, come noto, rappresenta uno dei principi fondamentali dell'Unione europea (articolo 11, comma secondo, dalla Carta europea dei diritti fondamentali) e, in forza di ciò, la giurisprudenza della Corte di giustizia europea ha riconosciuto il diritto degli Stati membri a mantenere una legislazione speciale in materia, più restrittiva del diritto della concorrenza;
   la cosidetta legge Gasparri (legge n. 112 del 2004), poi modificata dal testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, ha riformato il sistema radiotelevisivo italiano tutelando, ad avviso degli interroganti, in modo evidente gli interessi economici del gruppo Mediaset. Detta legge ha, infatti, introdotto il «sistema integrato delle comunicazioni» (sic), definito come «il settore economico che comprende le seguenti attività: stampa quotidiana e periodica; editoria annuaristica ed elettronica anche per il tramite di internet; radio e televisione; cinema; pubblicità esterna; iniziative di comunicazione di prodotti e servizi; sponsorizzazioni»;
   l'estensione illimitata del sistema integrato delle comunicazioni rende sostanzialmente inefficace il limite giuridico legato al concetto di posizione dominante, definita come la posizione di un soggetto che sia titolare di autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento dei programmi televisivi o più del 20 per cento dei programmi radiofonici irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal medesimo piano, oppure consegua ricavi superiori al 20 per cento dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni;
   alla luce di quanto previsto da tale norma, il limite antitrust del 20 per cento del sistema integrato delle comunicazioni potrebbe consentire al gruppo Mediaset di acquisire la televisione del gruppo Telecom (segnatamente La7), senza superare i limiti stabiliti dalla citata «legge Gasparri»;
   infatti, dall'ultima relazione al Parlamento presentata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni emerge chiaramente come nessuno dei soggetti che operano nel sistema integrato delle comunicazioni ha superato, nel 2009, il limite dei ricavi (20 per cento del totale) stabilito dalla legge e, più in dettaglio, le imprese che fanno riferimento al gruppo Fininvest(Mediaset e Arnoldo Mondadori editore) raggiungono il 13,34 per cento, seguite da Rai con l'11,80 per cento e dal gruppo Newscorporation con l'11,58 per cento – costituito da Sky Italia (11,32 per cento) e Fox international channels Italy (0,26 per cento);
   appare quanto mai urgente modificare le norme della «legge Gasparri» che definiscono il sistema integrato delle comunicazioni, stabilendo una chiara separazione dei differenti mercati in inclusi nel sistema integrato delle comunicazioni ed introducendo nuove norme che prevedano chiare soglie per individuare una posizione dominante, al fine di proteggere la concorrenza ed il pluralismo;
   rispetto all'operazione di acquisizione di La7 da parte di Mediaset esistono dei limiti ben precisi, che in alcuni casi potrebbero impedire la definizione dell'operazione, ma in altri no. Il primo è quello imposto dalla Commissione europea e prevede che con il digitale terrestre ogni soggetto non possieda più di cinque multiplex, così invece Mediaset più La7 arriverebbero a otto. Più incerti sono invece i limiti del sistema integrato delle comunicazioni previsto dalla «legge Gasparri», che consentirebbe persino una simile acquisizione. Infine, esiste un terzo limite del 20 per cento sul totale dei programmi televisivi per ogni soggetto e, in questo caso, la somma tra quelli di Mediaset e de La7 potrebbe, di fatto, superare il tetto;
   purtuttavia, ad avviso degli interroganti, anche il limite fissato dalla legge sul numero dei canali irradiabili da parte di un medesimo operatore televisivo potrebbe essere messo in discussione, come in passato è accaduto con talune discutibili interpretazioni formulate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, quando nel 2009 ha ritenuto che Mediaset non avesse sforato il tetto del 20 per cento dei programmi televisivi nazionali previsto dalla «legge Gasparri» (i canali Premium e l'offerta a pagamento di Cologno Monzese non sono stati ritenuti veri e propri canali televisivi ma servizi della società dell'informazione). Inoltre, ad avviso degli interroganti, il limite alla raccolta pubblicitaria è stato vanificato dalla «legge Gasparri», che ha escluso una parte del mercato pubblicitario dall'insieme dei mercati che costituiscono il sistema integrato delle comunicazioni;
   non appare ad oggi chiaro se il limite di 5 multiplex stabilito per coloro che partecipano alla gara per l'assegnazione delle ulteriori frequenze sarà realmente rispettato, come pure se saranno osservati i labili limiti antitrust previsti dalla normativa nazionale;
   tenuto conto infine che nel nostro Paese su materie di rilevante importanza afferenti al pluralismo dell'informazione, il Governo è intervenuto sino ad oggi con ben trentadue provvedimenti normativi e spesso attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza –:
   se il Governo, al fine di evitare ulteriori lesioni del principio del pluralismo e nuove distorsioni al principio della concorrenza nel settore radiotelevisivo, non ritenga necessario adottare immediate iniziative normative urgenti per modificare radicalmente la «legge Gasparri» in modo da stabilire seri e chiari limiti antitrust che impediscano in modo definitivo ulteriori processi di concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione, definendo, altresì, una normativa chiara ed efficace in materia di conflitto di interessi.
(3-02480)


Iniziative di competenza per il recupero e la messa in sicurezza del territorio di Lipari in relazione ai danni provocati da recenti eccezionali precipitazioni – 3-02481

   BRIGUGLIO e DI BIAGIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere — premesso che:
   il 14 settembre 2012 l'isola di Lipari è stata colpita da un violento nubifragio che ne ha trasformato le strade in fiumi di fango e il mare in un pantano pieno dei detriti scivolati da valle verso la costa;
   il nubifragio, abbattutosi in poche ore, ma con particolare violenza, ha scaricato una «bomba» d'acqua, provocando smottamenti e allagamenti con ingenti danni alle abitazioni e a numerose sedi di attività produttive, stimati per circa 30 milioni di euro, anche se i dirigenti della Protezione civile sono al lavoro per redigere un bilancio definitivo;
   il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, ha chiesto lo stato di calamità naturale al Governo Monti, alla Protezione civile e al Governo regionale;
   la situazione sta rientrando nella normalità grazie al pronto intervento dell'amministrazione comunale di Lipari, della Protezione civile di Messina e del Corpo forestale, che hanno messo in campo uomini e mezzi insieme alla popolazione locale;
   infatti, come dichiarato dal responsabile della Protezione civile di Messina, Bruno Manfrè, in quarantotto ore sono state eliminate tutte le situazioni critiche, tanto che non ne hanno risentito né l'accoglienza turistica, né, in particolare, le strutture recettive e commerciali;
   tuttavia, bisogna effettuare tutte le verifiche per valutare la fragilità del territorio e attivare le giuste misure di prevenzione, realizzando quelle opere strutturali che consentano di prevenire altri fenomeni analoghi per il futuro –:
   se il Governo non intenda adottare in tempi brevi iniziative di competenza per garantire il recupero e la messa in sicurezza del territorio, realizzando quelle opere strutturali che consentano di prevenire o fare fronte a fenomeni analoghi. (3-02481)


Chiarimenti in merito al ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, in materia di liberalizzazioni – 3-02482

   LULLI, MARAN, BOCCIA, COLANINNO, FADDA, FRONER, MARCHIONI, MARTELLA, MASTROMAURO, PELUFFO, PORTAS, SANGA, SCARPETTI, FEDERICO TESTA, VICO, ZUNINO, QUARTIANI e GIACHETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere — premesso che:
   a sei mesi di distanza dalla conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività (cosiddetto «decreto crescitalia»), molte delle misure rischiano di restare sulla carta: delle norme attuative previste dal decreto-legge, solo 11 sono state effettivamente emanate, mentre ancora 42 mancano all'appello, tanto che il Governo ha istituito un'apposita task force per la redazione del cronoprogramma delle misure da realizzare;
   se da un lato è positivo che la misura più importante, in termini di impatto economico, ossia la separazione della Snam rete gas dall’Eni, sia stata resa operativa nei tempi previsti, dall'altro va registrato che la seconda in ordine di importanza, l'istituzione dell'Autorità per i trasporti, è ancora ferma quando doveva essere operativa già dal mese di maggio 2012;
   si sta accumulando ritardo anche per l'ampliamento del numero di farmacie, così che dovrà passare ancora del tempo prima che ne aprano di nuove, le quali saranno comunque molte meno delle 5.000 a suo tempo stimate dal Governo;
   nel frattempo, in assenza di una vera concorrenza con il canale delle parafarmacie, non c’è traccia di sconti sui medicinali dispensati dalle farmacie convenzionate con il servizio sanitario nazionale, come invece previsto dal decreto-legge;
   anche per vedere aumentare il numero dei notai in servizio dovrà passare altro tempo, poiché non si hanno notizie né del decreto di revisione in aumento della pianta organica, né sullo stato dei posti messi a bando negli ultimi due anni per coprire le numerose sedi vacanti;
   in materia di carburanti, spetterà al Ministero dello sviluppo economico definire con decreto le nuove tipologie contrattuali per rendere più autonomi dalle compagnie petrolifere i rivenditori di carburante: le rispettive associazioni di rappresentanza non hanno trovato un'intesa, anche per una limitata incisività delle disposizioni legislative finalizzate a portare più concorrenza nella filiera petrolifera;
   situazione simile in campo assicurativo, dove l'operatività delle norme che avrebbero potuto comportare un contenimento dei premi della responsabilità civile auto ha trovato la ferma resistenza delle compagnie, stando a quanto dichiarato al Senato della Repubblica qualche settimana fa dal presidente dell'Isvap, ossia l'autorità che ha in corso di adozione le norme tecniche applicative e che nel frattempo il decreto-legge sulla spending review ha trasformato in Ivass;
   nonostante le nuove disposizioni, ad oggi non è cambiato nulla per quanto riguarda i costi delle transazioni elettroniche di moneta, né per gli esercenti né per i consumatori, essendo ancora inapplicato l'articolo 27 del citato decreto-legge n. 1 del 2012, che già aveva prorogato al 1o giugno 2012 il termine per definire le regole generali di riduzione delle commissioni per transazioni effettuate con carte di pagamento;
   per quanto concerne le professioni, si è ancora in attesa del varo definitivo del regolamento che dovrebbe disciplinare le società tra professionisti;
   in sostanza, con i provvedimenti legislativi sin qui approvati si è soltanto iniziato un percorso di effettiva liberalizzazione, tuttavia si rischia di mantenere lo status quo precedente a causa di rinvii e disapplicazioni, senza fornire alcun contributo concreto per la crescita economica e il sostegno alle nuove generazioni –:
   quali siano le ragioni del ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi delle norme in materia di liberalizzazioni, anche al fine di provvedere ad una loro sollecita approvazione. (3-02482)


Intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di impugnazione della legge recentemente approvata dal consiglio provinciale di Bolzano in materia di toponomastica – 3-02483

   HOLZMANN. — Al Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport. — Per sapere — premesso che:
   da anni in Alto Adige si chiede, da parte degli ambienti più oltranzisti, la cancellazione di gran parte della toponomastica di lingua italiana;
   attualmente i toponimi di lingua italiana sono 8.500, a fronte di circa 120.000 di lingua tedesca, ed è evidente il tentativo strisciante di cancellare i nomi italiani;
   sui sentieri di montagna la segnaletica, ad esempio, è quasi ovunque esclusivamente in lingua tedesca, persino i cartelli che segnalano i pericoli sono monolingui;
   negli ultimi anni sono stati «inventati» centinaia di toponimi per denominare strade forestali, sentieri, bacini montani, piccoli corsi d'acqua con nomi intraducibili, ovviamente in lingua tedesca;
   sabato 15 settembre 2012 il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato una legge che porterà alla cancellazione di migliaia di toponimi di lingua italiana;
   l'approvazione è avvenuta nonostante la manifesta volontà contraria della maggioranza dei consiglieri di lingua italiana;
   lo statuto di autonomia per il Trentino-Alto Adige prevede chiaramente che la toponomastica debba essere bilingue, quindi la legge provinciale recentemente approvata sarebbe una palese violazione della normativa di rango superiore sulla base del principio della gerarchia delle fonti;
   la legge provinciale furbescamente delega alle comunità comprensoriali (tutte a maggioranza tedesca) il compito di indicare i toponimi che verrebbero poi decisi da un comitato di sei membri (nominati dalla giunta e dal consiglio provinciale, quindi a maggioranza tedesca), nel quale gli italiani sarebbero solamente due, e si spianerebbe la strada, quindi, alla cancellazione pressoché totale dei toponimi di lingua italiana dell'Alto Adige –:
   se il Governo intenda immediatamente impugnare la legge provinciale dinnanzi alla Corte costituzionale per palese violazione dei vincoli di bilinguismo previsti dallo statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige. (3-02483)


Iniziative per lo sviluppo della previdenza complementare, anche in relazione alla prossima presentazione del disegno di legge di stabilità – 3-02484

   MOFFA, CALEARO CIMAN, CATONE, CESARIO, D'ANNA, GIANNI, LEHNER, MARMO, MILO, MOFFA, MOTTOLA, ORSINI, PIONATI, PISACANE, POLIDORI, RAZZI, ROMANO, RUVOLO, SCILIPOTI, SILIQUINI, STASI e TADDEI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere — premesso che:
   la riforma della previdenza di primo pilastro, resasi necessaria per contenere gli squilibri di finanza pubblica, non può non richiamare l'attenzione anche sulla previdenza complementare che, dopo una fase di sviluppo registrata nel 2007 (anno di avvio dell'operatività della riforma di cui al decreto legislativo n. 252 del 2005), ha rallentato i propri ritmi di crescita sia per la scarsa consapevolezza del problema pensionistico, sia per il prolungato periodo di recessione economica che ha fatto diminuire la fiducia sulla sua efficacia;
   la previdenza complementare rappresenta un importante strumento di politica economica per il ruolo di stabilizzatore sociale che può svolgere e sarebbe poco lungimirante trascurarne il potenziamento.
   al giugno 2012 gli iscritti ai fondi pensione erano circa 5,7 milioni, con un tasso di incremento rispetto al dicembre 2011 del 2,9 per cento. Essi rappresentano soltanto poco più del 20 per cento del totale degli occupati. È, pertanto, evidente che non è ancora diffusa la percezione che la previdenza complementare è una necessità;
   per rilanciare lo sviluppo è fondamentale rafforzare la fiducia dei cittadini, sia con un'intensa attività di comunicazione finanziaria e previdenziale, sia attenuando gli effetti negativi dell'elevata volatilità dei mercati, favorendo, invece, l'adeguatezza e la stabilità dei loro rendimenti nel tempo, anche attraverso la messa a punto di specifici prodotti di investimento;
   prodotti di investimento che potrebbero rivelarsi efficaci ai fini delle necessarie politiche di sviluppo di cui il Paese avverte l'urgenza; in particolare, tali prodotti potrebbero essere collegati a iniziative della pubblica amministrazione, centrale o periferica, volte alla realizzazione di infrastrutture, opere di pubblica utilità o anche alla capitalizzazione delle piccole e medie imprese, originando ricadute positive anche sull'occupazione e sulla crescita economica del Paese;
   il patrimonio disponibile per gli investimenti dei fondi pensione è di 95 miliardi di euro, ai quali potrebbero aggiungersi circa 45 miliardi di euro delle casse professionali di previdenza;
   nello sviluppo dei fondi complementari è fondamentale il ruolo dello Stato, che può, peraltro, limitarsi esclusivamente a quello di garante di questa tipologia di investimenti dei fondi pensione, del capitale investito e di una quota dei rendimenti attesi;
   a tal fine, potrebbero anche essere utilizzati i fondi di garanzia già esistenti, quali, ad esempio, il «fondo di garanzia delle opere pubbliche», che potrebbe estendere la sua copertura in favore dei progetti finanziati con le risorse del risparmio previdenziale, e il «fondo di garanzia per il credito alle piccole medie imprese», che potrebbe in parte destinarsi anche a operazioni di capitalizzazione di piccole e medie imprese, finanziate con risorse dei fondi pensione;
   la XI Commissione, lavoro pubblico e privato, della Camera dei deputati ha svolto, nei primi mesi del 2010, un ciclo di audizioni informali sulle problematiche relative alla gestione e all'andamento dei fondi pensione e della previdenza complementare, al termine delle quali è stata approvata la risoluzione n. 8-00072, a prima firma del deputato Antonino Foti, che impegna l'Esecutivo ad «investire fortemente sulle potenzialità del sistema dei fondi pensione, in particolare valutando l'opportunità di sostenere eventuali iniziative organizzative, promozionali e di informazione anche su impulso degli enti e delle strutture interessate, dirette a mettere a sistema i fondi medesimi»; la stessa Commissione lavoro pubblico e privato ha più volte sollecitato, anche tramite opportune proposte emendative, la stabilizzazione di una struttura organizzativa, aperta al coinvolgimento e alla partecipazione di tutti i soggetti a vario titolo interessati, diretta a promuovere il coordinamento delle diverse iniziative e la messa a sistema delle più opportune attività atte a sostenere lo sviluppo dei fondi pensioni –:
   se il Governo non ritenga improcrastinabile portare a compimento tale percorso, anche mediante l'inserimento di adeguate proposte normative per lo sviluppo dei fondi complementari nell'ambito della prossima legge di stabilità. (3-02484)


DISEGNO DI LEGGE: RENDICONTO GENERALE DELL'AMMINISTRAZIONE DELLO STATO PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2011 (A.C. 5324)

A.C. 5324 – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

TITOLO I

RENDICONTO GENERALE DELLO STATO

Capo I

CONTO DEL BILANCIO

Art. 1.
(Entrate).

  1. Le entrate tributarie, extratributarie, per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, nonché per accensione di prestiti, accertate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 750.164.528.321,83.
  2. I residui attivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 229.789.633.112,97, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  3. I residui attivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 215.206.861.011,45 così risultanti:

Somme versate   Somme rimaste da versare Somme rimaste da riscuotere Totale  
(in euro)
Accertamenti 661.663.351.097,30 19.215.918.941,37 69.285.258.283,16 750.164.528.321,83
Residui attivi dell'esercizio 2010 19.416.256.604,86 11.449.071.470,08 115.256.612.316,84 146.121.940.391,78
215.206.861.011,45

A.C. 5324 – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Spese).

  1. Le spese correnti, in conto capitale e per rimborso di passività finanziarie, impegnate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 706.957.178.165,72.
  2. I residui passivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 108.276.042.343,97, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  3. I residui passivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 93.148.942.467,69, così risultanti:

Somme pagate   Somme rimaste da pagare Totale  
(in euro)
Impegni 656.969.119.944,06 49.988.058.221,66 706.957.178.165,72
Residui passivi dell'esercizio 2010 48.418.195.555,62 43.160.884.246,03 91.579.079.801,65
93.148.942.467,69

A.C. 5324 – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Avanzo della gestione di competenza).

  1. L'avanzo della gestione di competenza dell'esercizio finanziario 2011, di euro 43.207.350.156,11, risulta stabilito come segue:

(in euro)

Entrate tributarie 452.731.044.154,86
Entrate extratributarie 65.697.904.500,18
Entrate provenienti dall'alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e dalla riscossione di crediti 3.313.450.801,21
Accensione di prestiti 228.422.128.865,58
Totale entrate 750.164.528.321,83
Spese correnti 472.319.774.149,69
Spese in conto capitale 48.502.102.476,93
Rimborso di passività finanziarie 186.135.301.539,10
Totale spese 706.957.178.165,72
Avanzo della gestione di competenza 43.207.350.156,11

A.C. 5324 – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Situazione finanziaria).

  1. Il disavanzo finanziario del conto del Tesoro alla fine dell'esercizio 2011, di euro 160.585.022.834,47, risulta stabilito come segue:

(in euro)

Avanzo della gestione di competenza  43.207.350.156,11
Disavanzo finanziario del conto del Tesoro dell'esercizio 2010  204.336.700.765,34
Diminuzione nei residui attivi lasciati dall'esercizio 2010:
  Accertati:
al 1o gennaio 2011  229.789.633.112,97
al 31 dicembre 2011  215.206.861.011,45
14.582.772.101,52
Diminuzione nei residui passivi lasciati dall'esercizio 2010:
  Accertati:
al 1o gennaio 2011 108.276.042.343,97
al 31 dicembre 2011  93.148.942.467,69
15.127.099.876,28
Disavanzo al 31 dicembre 2010 203.792.372.990,58
Disavanzo finanziario al 31 dicembre 2011 160.585.022.834,47

A.C. 5324 – Articolo 5

ARTICOLO 5 E RELATIVI ALLEGATO N. 1 E ALLEGATO N. 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 5.
(Allegati).

  1. Sono approvati l'Allegato n. 1, annesso alla presente legge, previsto dall'articolo 28, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nonché l'Allegato n. 2, relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo per l'esercizio 2011 rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa, relative alle unità di voto degli stati di previsione della spesa dei Ministeri.

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Capo II

CONTO GENERALE DEL PATRIMONIO

A.C. 5324 – Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 6.
(Risultati generali della gestione patrimoniale).

  1. La situazione patrimoniale dell'Amministrazione dello Stato, al 31 dicembre 2011, resta stabilita come segue:

(in euro)

Attività
Attività finanziarie    545.750.175.628,21
Attività non finanziarie prodotte  270.833.385.107,44
Attività non finanziarie non prodotte  4.135.269.419,89
820.718.830.155,54
Passività
Passività finanziarie  2.343.938.849.419,52
2.343.938.849.419,52
Eccedenza passiva al 31 dicembre 2011  1.523.220.019.263,98

A.C. 5324 – Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

TITOLO II

AMMINISTRAZIONI E AZIENDE AUTONOME

Art. 7.
(Istituto agronomico per l'Oltremare).

  1. Le entrate correnti del bilancio dell'Istituto agronomico per l'Oltremare, accertate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite dal conto consuntivo dell'Istituto stesso, allegato al conto consuntivo del Ministero degli affari esteri, in euro 3.288.578,61.
  2. I residui attivi determinati alla chiusura dell'esercizio 2010, pari a euro 127.371, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  3. I residui attivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 124.713, così risultanti:

Somme versate Somme rimaste da riscuotere Totale
(in euro)
Accertamenti  3.234.085,61 54.493,00 3.288.578,61
Residui attivi dell'esercizio 2010  57.151,00 70.220,00 127.371,00
124.713,00

  4. Le spese correnti e in conto capitale del bilancio dell'Istituto agronomico per l'Oltremare, impegnate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 3.288.576.
  5. I residui passivi determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 risultano stabiliti in euro 7.300.979,51 e non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  6. I residui passivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 6.325.469,98, così risultanti:

Somme pagate Somme rimaste da pagare Totale
(in euro)
Impegni 1.922.276,72 1.366.299,28 3.288.576,00
Residui passivi dell'esercizio 2010  2.341.803,98 4.959.170,70 7.300.974,68
6.325.469,98

A.C. 5324 – Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 8.
(Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato).

  1. Le entrate correnti, in conto capitale e per accensione di prestiti del bilancio dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, comprese quelle delle gestioni speciali e autonome, accertate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite nel conto consuntivo dell'Amministrazione stessa, allegato al conto consuntivo del Ministero dell'economia e delle finanze, in euro 15.988.781.262,71.
  2. I residui attivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 1.732.636.508,75, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  3. I residui attivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 2.314.924.643,75, così risultanti:

Somme versate   Somme rimaste da versare Somme rimaste da riscuotere Totale  
(in euro)
Accertamenti 13.675.571.457,36 40.096.691,86 2.273.113.113,49 15.988.781.262,71
Residui attivi dell'esercizio 2010 1.730.921.670,35 1.714.838,40 1.732.636.508,75
2.314.924.643,75

  4. Le spese correnti e in conto capitale e per rimborso di passività finanziarie del bilancio dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, comprese quelle delle gestioni speciali e autonome, impegnate nell'esercizio 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 15.988.781.262,71.
  5. I residui passivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 2.380.913.349,68, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  6. I residui passivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 3.187.919.174,84, così risultanti:

Somme pagate   Somme rimaste da pagare Totale  
(in euro)
Impegni 12.874.398.142,43 3.114.383.120,28 15.988.781.262,71
Residui passivi dell'esercizio 2010 2.307.377.295,12 73.536.054,56 2.380.913.349,68
3.187.919.174,84

  7. Il riassunto generale dei risultati delle entrate e delle spese dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, di competenza dell'esercizio 2011, risulta così stabilito:

(in euro)
Entrate (escluse le gestioni speciali) 1.093.758.905,16
Entrate delle gestioni speciali 14.895.022.357,55
15.988.781.262,71
Spese (escluse le gestioni speciali) 1.093.758.905,16
Spese delle gestioni speciali 14.895.022.357,55
15.988.781.262,71

  8. La situazione finanziaria dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, alla fine dell'esercizio 2011, risulta come appresso:

(in euro)
Entrate dell'esercizio 2011 15.988.781.262,71
Spese dell'esercizio 2011 15.988.781.262,71
Saldo della gestione di competenza

A.C. 5324 – Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 9.
(Archivi notarili).

  1. L'avanzo della gestione del bilancio degli Archivi notarili, per l'esercizio finanziario 2011, risulta stabilito come segue:

(in euro)
Entrate 303.770.315,11
Spese 272.563.715,21
Avanzo di gestione 31.206.599,90

A.C. 5324 – Articolo 10

ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 10.
(Fondo edifici di culto).

  1. Le entrate correnti e in conto capitale del bilancio del Fondo edifici di culto, accertate nell'esercizio finanziario 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite dal conto consuntivo del Fondo stesso, allegato al conto consuntivo del Ministero dell'interno, in euro 11.573.165,71.
  2. I residui attivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 5.188.287,13, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  3. I residui attivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 1.510.466,42, così risultanti:

Somme versate Somme rimaste da versare Somme rimaste da riscuotere Totale
(in euro)
Accertamenti 10.300.695,25 0 1.272.470,46 11.573.165,71
Residui attivi dell'esercizio 2010 4.942.157,63 0 237.995,96 5.180.153,59
1.510.466,42

  4. Le spese correnti e in conto capitale del Fondo edifici di culto, impegnate nell'esercizio 2011 per la competenza propria dell'esercizio, risultano stabilite in euro 11.849.364,93.
  5. I residui passivi, determinati alla chiusura dell'esercizio 2010 in euro 12.399.206,30, non hanno subìto modifiche nel corso della gestione 2011.
  6. I residui passivi al 31 dicembre 2011 ammontano complessivamente a euro 12.347.797,01, così risultanti:

Somme pagate Somme rimaste da pagare Totale
(in euro)
Impegni 2.178.780,08 9.670.584,85 11.849.364,93
Residui passivi dell'esercizio 2010 5.403.936,84 2.677.212,16 8.081.149,00
12.347.797,01

  7. La situazione finanziaria dell'amministrazione del Fondo edifici di culto, alla fine dell'esercizio 2011, risulta come appresso:

(in euro)
Entrate dell'esercizio 2011 11.573.165,71
Spese dell'esercizio 2011 11.849.364,93
Saldo passivo della gestione di competenza 276.199,22
Saldo attivo dell'esercizio 2010 2.424.185,97
Diminuzione nei residui attivi lasciati dall'esercizio 2010:
  Accertati:
al 1o gennaio 2011 5.188.287,13
al 31 dicembre 2011 5.180.153,59
8.133,54
Diminuzione nei residui passivi lasciati dall'esercizio 2010:
  Accertati:
al 1o gennaio 2011 12.399.206,30
al 31 dicembre 2011 8.081.149,00
4.318.057,30
Saldo effettivo dell'esercizio 2010 6.734.109,73
Saldo attivo al 31 dicembre 2011 6.457.910,51

A.C. 5324 – Articolo 11

ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

TITOLO III

APPROVAZIONE DEI RENDICONTI

Art. 11.
(Rendiconti).

  1. Il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato e i rendiconti delle Amministrazioni e delle Aziende autonome per l'esercizio 2011 sono approvati nelle risultanze di cui ai precedenti articoli.