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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 20 settembre 2012

TESTO AGGIORNATO AL 1° OTTOBRE 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 20 settembre 2012.

  Albonetti, Alessandri, Antonione, Barbieri, Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Bruno, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cenni, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Lamorte, Leo, Leone, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Mussolini, Nucara, Palagiano, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Rigoni, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 19 settembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   RIA ed altri: «Disposizioni concernenti la determinazione delle sezioni distaccate dei tribunali per assicurare l'omogeneità nella ripartizione delle circoscrizioni giudiziarie» (5459);
   CAVALLARO: «Istituzione di punti franchi nei porti di Ancona e di Livorno e nei loro retroporti, interporti e zone produttive connesse» (5460);
   CRAXI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno comunemente definito “Tangentopoli”, sui suoi effetti, sugli attentati mafiosi del 1992 e 1993 e sull'esistenza di trattative tra esponenti delle istituzioni e organizzazioni criminali a seguito dei medesimi» (5461);
   GARAGNANI ed altri: «Disposizioni concernenti l'insegnamento della lingua latina negli istituti di istruzione secondaria superiore» (5462);
   MOFFA: «Modifica dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 479, concernente l'ordinamento e la struttura organizzativa degli enti pubblici previdenziali» (5463);
   VASSALLO: «Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, e altre disposizioni concernenti l'indennità spettante ai membri del Parlamento e le risorse ad essi conferite per lo svolgimento del mandato rappresentativo» (5464).

  Saranno stampate e distribuite.

Trasmissioni dal Senato.

  In data 19 settembre 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza le seguenti proposte di legge:
   S. 3086. – Senatori PETERLINI ed altri: «Ratifica ed esecuzione del Protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi del 1991 nell'ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000» (approvato dal Senato) (5465);
   S. 3354. – Senatori MARCENARO ed altri: «Ratifica ed esecuzione del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, fatto a New York il 18 dicembre 2002» (approvato dal Senato) (5466).

  Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  S. 2235. – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1o Commissione permanente del Senato) (5457) Parere delle Commissioni II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.
  S. 2236. – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Buddhista italiana, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1o Commissione permanente del Senato) (5458) Parere delle Commissioni II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.

   VI Commissione (Finanze):
  SANTAGATA e PORTAS: «Introduzione di un'agevolazione fiscale per le erogazioni liberali effettuate in favore del Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato» (5411) Parere delle Commissioni I e V.

Trasmissione dal ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 17 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10 della legge 28 agosto 1997, n. 285, la relazione – riferita all'anno 2010 – sullo stato di attuazione della citata legge n. 285 del 1997, recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza (doc. CLXIII, n. 5).

  Questo documento è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 19 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione del protocollo concordato tra l'Unione europea e la Repubblica del Madagascar che fissa le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria previste dall'accordo di partenariato nel settore della pesca in vigore tra le due Parti (COM(2012)505 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sulla valutazione intermedia del programma Erasmus Mundus II (2009-2013) (COM(2012)515 final), che è assegnata in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo relativa ai lavori svolti dal Forum congiunto dell'Unione europea sui prezzi di trasferimento nel periodo dal luglio 2010 al giugno 2012 e alle proposte collegate 1. Relazione sulle piccole e medie imprese e sui prezzi di trasferimento e 2. Relazione sugli accordi di ripartizione dei costi per i servizi che non producono beni immateriali (BI) (COM(2012)516 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un protocollo all'Accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Armenia, dall'altra, riguardante un accordo quadro tra l'Unione europea e la Repubblica di Armenia sui princìpi generali della partecipazione della Repubblica di Armenia ai programmi dell'Unione (COM(2012)518 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Progetto di bilancio rettificativo n. 5 al bilancio generale 2012 – Stato generale delle entrate – Stato delle spese per sezione – Sezione III – Commissione (COM(2012)536 final) e Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (COM(2012)538 final), che sono assegnati in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER L'ASSESTAMENTO DEL BILANCIO DELLO STATO E DEI BILANCI DELLE AMMINISTRAZIONI AUTONOME PER L'ANNO FINANZIARIO 2012 (A.C. 5325-A)

A.C. 5325-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 ED ANNESSE TABELLE DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Disposizioni generali).

  1. Nello stato di previsione dell'entrata, negli stati di previsione dei Ministeri e nei bilanci delle Amministrazioni autonome, approvati con legge 12 novembre 2011, n. 184, sono introdotte, per l'anno finanziario 2012, le variazioni di cui alle annesse tabelle.

LE TABELLE RECANTI LE VARIAZIONI ALLO STATO DI PREVISIONE DELL'ENTRATA E AGLI STATI DI PREVISIONE DELLA SPESA, CON GLI ELENCHI AD ESSE ALLEGATI, SONO STATE APPROVATE NEL TESTO PROPOSTO DAL GOVERNO, CON LE SEGUENTI MODIFICAZIONI (1)

 (1) Sono di seguito riportate esclusivamente le voci per le quali la Commissione ha approvato modificazioni e integrazioni alle variazioni proposte dal Governo.
 Le parti modificate sono stampate in neretto; tra parentesi e in corsivo sono riportate le cifre corrispondenti nel testo del Governo.
 Per le restanti parti delle tabelle, nel testo del Governo, si rinvia all'Atto Camera n. 5325.

TABELLA N. 2

MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
(in euro)

Unità di voto Variazioni
Codice Missione Programma alla previsione di competenza alla autorizzazione di cassa
25 Fondi da ripartire (33)
25.1 Fondi da assegnare (33.1) – 56.778.767
(– 105.545.289)
– 56.778.950
(– 105.545.472)
25.2 Fondi di riserva e speciali (33.2) 51.233.478
(100.000.000)
51.233.478
(100.000.000)

TABELLA N. 6

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
(in euro)

Unità di voto Variazioni
Codice Missione Programma alla previsione di competenza alla autorizzazione di cassa
1 L'Italia in Europa e nel mondo (4)
1.5 Integrazione europea (4.7) 646.000
(–)
1.350.709
(704.709)
1.8 Presenza dello Stato all'estero tramite le strutture diplomatico-consolari (4.12) – 346.000
(300.000)
1.874.000
(2.520.000)

TABELLA N. 8

MINISTERO DELL'INTERNO
(in euro)

Unità di voto Variazioni
Codice Missione Programma alla previsione di competenza alla autorizzazione di cassa
5 Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti (27)
5.1 Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale (27.2) 5.127.821
(1.977.821)
5.217.343
(2.067.343)
6 Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche (32)
6.2 Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza (32.3) – 4.672.542
(– 1.872.542)
– 73.304
(2.726.696)
7 Fondi da ripartire (33)
7.1 Fondi da assegnare (33.1) 2.843.866
(3.193.866)
188.866
(538.866)

A.C. 5325-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e disposizioni relative).

  1. All'articolo 2, comma 3, della legge 12 novembre 2011, n. 184, le parole: «26.500 milioni» sono sostituite dalle seguenti: «50.000 milioni».
  2. All'articolo 2, comma 7, della legge 12 novembre 2011, n. 184, le parole: «1.200 milioni» sono sostituite dalle seguenti: «1.300 milioni».
  3. Il comma 27 dell'articolo 2 della legge 12 novembre 2011, n. 184, è sostituito dal seguente:
  «27. In relazione alle necessità derivanti dall'andamento dei mercati finanziari e dalla gestione del debito statale, il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad effettuare, con propri decreti, variazioni compensative, in termini di competenza e di cassa, tra gli stanziamenti dei capitoli 2214, 2215, 2216, 2217, 2219, 2220, 2221, 2222, 2263 e tra gli stanziamenti dei capitoli 2242 e 2247 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2012, allocati nel programma “Oneri per il servizio del debito statale”. Per le medesime necessità il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad effettuare, con propri decreti, variazioni compensative, in termini di competenza e di cassa, tra gli stanziamenti dei capitoli 9502, 9523, 9537, 9539, 9540, 9541 e 9590 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2012, allocati nel programma “Rimborsi del debito statale”».

A.C. 5325-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Stato di previsione del Ministero dell'interno e disposizioni relative).

  1. All'articolo 8 della legge 12 novembre 2011, n. 184, dopo il comma 10 è aggiunto il seguente:
  «10-bis. Al fine di reperire le risorse occorrenti per il finanziamento dei programmi di rimpatrio volontario e assistito verso il Paese di origine o di provenienza di cittadini di Paesi terzi, ai sensi dell'articolo 14-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, su proposta del Ministro dell'interno, le occorrenti variazioni compensative di bilancio, anche tra missioni e programmi diversi, allo stato di previsione del Ministero dell'interno».

A.C. 5325-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Modifica all'articolo 17 della legge 12 novembre 2011, n. 184).

  1. All'articolo 17 della legge 12 novembre 2011, n. 184, dopo il comma 20 è aggiunto il seguente:
  «20-bis. Le risorse finanziarie iscritte nei fondi per il finanziamento di assegni una tantum in favore del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco di cui all'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, sono ripartite con decreti del Ministro competente».

A.C. 5325-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    a decorrere dal 2013, i contributi statali previsti nel bilancio dello Stato a favore dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – Sezione Italiana e dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra Onlus hanno subito una pesante decurtazione;
    in particolare, le risorse a favore dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – Sezione Italiana, iscritte nel capitolo 4401 dello stato di previsione del Ministero della salute, sono state dimezzate rispetto a quanto previsto nel 2012, passando da 1,8 milioni di euro per l'anno corrente a 900 mila euro a decorrere dal 2013, mentre il contributo annuo specifico per l'Associazione nazionale vittime civili di guerra Onlus, iscritto nel capitolo 2310 dello stato di previsione del Ministero dell'interno, è stato ridotto fin quasi ad azzerarle (appena 50 mila euro) sin dal corrente esercizio che per gli anni successivi. Inoltre il contributo iscritto nel capitolo 2309 dello stato di previsione del Ministero dell'Interno, in favore delle Associazioni combattentistiche da quest'ultimo vigilate, tra cui la predetta Associazione, è stato drasticamente ridotto per l'anno corrente, mentre non è ancora stata impegnata alcuna somma per il prossimo triennio;
    l'approvazione degli identici emendamenti Ciccanti Tab.8.2 e Marinello Tab. 8.4, nonché degli identici emendamenti Ciccanti Tab. 8.1 e Marinello Tab. 8.3, ha consentito di porre rimedio alle carenze di fondi già previste per il corrente anno con riferimento all'Associazione nazionale vittime civili di guerra e alle associazioni combattentistiche sottoposte alla vigilanza del Ministero dell'interno, ma occorre intervenire per ripristinare i fondi anche per gli anni successivi sia per le predette Associazioni sia per l'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – Sezione Italiana,

impegna il Governo:

   con riferimento all'esercizio in corso, a dare attuazione alle identiche proposte emendative Ciccanti Tab. 8.1 e Marinello Tab. 8.3, integrando gli stanziamenti di cassa e di competenza a favore delle associazioni combattentistiche sottoposte alla vigilanza del Ministero dell'interno, di cui al capitolo 2309 dello stato di previsione del Ministero dell'interno con 2, 8 milioni di euro, nonché alle identiche proposte emendative Ciccanti Tab.8.2 e Marinello Tab. 8.4, integrando gli stanziamenti di competenza e di cassa per l'anno 2012 del capitolo 2310 dello stato di previsione del medesimo Ministero dell'interno con 350 mila euro, relativi all'Associazione nazionale vittime civili di guerra Onlus;
   ad adottare, nell'ambito della prossima sessione di bilancio, idonee iniziative normative volte ripristinare l'entità dei contributi statali per il triennio 2013-2015 in favore dell'Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – Sezione Italiana, dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra Onlus e delle associazioni combattentistiche sottoposte alla vigilanza del Ministero dell'interno almeno in misura pari ai livelli precedenti rispetto ai recenti tagli lineari.
9/5325-A/1Marinello, Gioacchino Alfano, Ciccanti.


   La Camera,
   premesso che:
    i consistenti tagli alle risorse destinate ai settori dell'istruzione, dell'università e ricerca e della cultura appaiono di gran lunga superiori a quelli destinati ad altri settori, come per esempio il settore della difesa, con riduzioni tanto più penalizzanti in quanto riguardanti settori strategici per la crescita del Paese;
    l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel corso del triennio 2009-2011 registra una diminuzione, che risulta più marcata nel 2011 (-4 per cento). In particolare, nel 2011 si registra una riduzione delle previsioni definitive di competenza relative alla spesa corrente (-4,2 per cento), pari a circa il doppio di quella registrata nel 2010 (-2,1 per cento);
    per quanto riguarda l'istruzione, il bilancio del settore dell'istruzione stessa, nel corso del 2011, il Rendiconto registra un decremento di 2.270 milioni di euro in termini di competenza (4.180,1 rispetto al 2009) e di 3.597,7 milioni di euro in termini di cassa (5.502,7 rispetto al 2009). Se si considera che con l'assestamento 2012 la previsione di competenza, di cui alla legge 12 novembre 2011, n 184, si assesta a 52.959,9 milioni e quella di cassa a 53.941,9 milioni, le riduzioni di spesa rispetto al 2009 risultano rispettivamente di 5.349,7 e di 7.566 milioni, e di queste riduzioni oltre il 90 per cento riguarda il bilancio dell'istruzione;
    per quanto attiene all'università le risorse trasferite agli atenei che, con particolare riferimento al Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), registrano un nuovo decremento, nonché un forte irrigidimento delle risorse assegnate per il funzionamento delle università che lascia presumere, come la stessa Relazione della Corte dei Conti evidenzia, un preoccupante incremento del rapporto FFO-assegni fissi nel 2011 che, attesa la mancata conferma dei correttivi quale quello di destinare all'FFO stesso una quota progressivamente crescente alla corresponsione degli assegni fissi al personale, rischia di superare il 90 per cento nella maggioranza degli atenei; inoltre, a causa del completo esaurimento delle risorse destinate all'edilizia universitaria, gli atenei hanno dovuto fare ricorso allo stesso FFO per la copertura di parte degli interventi edilizi avviati;
    in materia di ricerca, la Corte dei conti evidenzia che le misure avviate per raggiungere nel 2020 un livello di spesa pari all'1,53 per cento del PIL (obiettivo modesto rispetto all'obiettivo europeo del 3 per cento, ma coerente con i vincoli di finanza pubblica) si snodano attraverso un miglioramento dell'efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca nel quadro degli orientamenti strategici fissati nel PNR, nella più efficace utilizzazione dei fondi messi a disposizione dall'Unione europea e in azioni dirette ad incentivare gli investimenti soprattutto delle piccole e medie imprese. In relazione al primo aspetto, peraltro, sempre meno significativa appare la quota di risorse destinata al Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), la cui gestione contabile continua ad evidenziare criticità ascrivibili, da un lato, ai tempi fisiologicamente lunghi di completamento dei progetti di ricerca e, dall'altro, alla complessità delle procedure di presentazione, valutazione e finanziamento dei progetti;
    in riferimento al Ministero per i beni e le attività culturali, l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero nel corso del triennio 2009-2011 presenta una consistente riduzione nel 2010 (-7,3 per cento), rispetto all'anno precedente e un leggero aumento nel 2011 (0,7 per cento). In particolare, nel 2011 è rimasta pressoché invariata la spesa corrente, dopo una leggera variazione in diminuzione registrata nel 2010, mentre sono aumentate la spesa in conto capitale (3,2 per cento) ed il rimborso delle passività finanziarie (5,7 per cento). La variazione di tale ultima voce è positiva (4,8 per cento) anche nel 2010 rispetto all'anno precedente, a differenza della spesa in conto capitale per la quale nel 2010 si è registrata una diminuzione del 2,7 per cento;
    per quanto riguarda il programma «Sostegno all'editoria», iscritto nell'ambito dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, ai capitoli n. 1501, che reca le somme, anche pregresse, da corrispondere alle concessionarie dei servizi di telecomunicazioni per rimborsi delle agevolazioni tariffarie per le imprese editrici, n. 2183, relativo al Fondo interventi per l'editoria, e n. 7442, relativo al Fondo per gli investimenti del dipartimento dell'editoria, la somma degli stanziamenti iniziali dei predetti capitoli riportati nella legge di bilancio per il 2011 era pari, sia in conto competenza che in conto cassa, a euro 327,6 milioni. Nel corso dell'anno si è avuta una variazione degli stanziamenti in diminuzione di euro 13,4 milioni in conto competenza e di euro 3,4 milioni in conto cassa,

impegna il Governo:

   a porre in essere, contro un'attuale politica prevalentemente delle emergenze, una politica di programmazione non di riduzione della spesa che va a penalizzare i settori indicati, ma, al contrario, di investimento nei medesimi, anche perseguendo nuove forme e nuovi modi di reperimento delle risorse, affinché si possa efficacemente:
    a) contrastare la dispersione scolastica;
    b) attuare la messa in sicurezza degli edifici scolastici e lo sviluppo dell'edilizia scolastica;
    c) sostenere il diritto allo studio sia nella scuola che nell'università;
    d) investire nella ricerca;
    e) investire nella cultura tutta.
9/5325-A/2Zazzera, Di Giuseppe, Mura, Borghesi.


   La Camera,
   premesso che:
    i consistenti tagli alle risorse destinate ai settori dell'istruzione, dell'università e ricerca e della cultura appaiono di gran lunga superiori a quelli destinati ad altri settori, come per esempio il settore della difesa, con riduzioni tanto più penalizzanti in quanto riguardanti settori strategici per la crescita del Paese;
    l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel corso del triennio 2009-2011 registra una diminuzione, che risulta più marcata nel 2011 (-4 per cento). In particolare, nel 2011 si registra una riduzione delle previsioni definitive di competenza relative alla spesa corrente (-4,2 per cento), pari a circa il doppio di quella registrata nel 2010 (-2,1 per cento);
    per quanto riguarda l'istruzione, il bilancio del settore dell'istruzione stessa, nel corso del 2011, il Rendiconto registra un decremento di 2.270 milioni di euro in termini di competenza (4.180,1 rispetto al 2009) e di 3.597,7 milioni di euro in termini di cassa (5.502,7 rispetto al 2009). Se si considera che con l'assestamento 2012 la previsione di competenza, di cui alla legge 12 novembre 2011, n 184, si assesta a 52.959,9 milioni e quella di cassa a 53.941,9 milioni, le riduzioni di spesa rispetto al 2009 risultano rispettivamente di 5.349,7 e di 7.566 milioni, e di queste riduzioni oltre il 90 per cento riguarda il bilancio dell'istruzione;
    per quanto attiene all'università le risorse trasferite agli atenei che, con particolare riferimento al Fondo per il finanziamento ordinario (FFO), registrano un nuovo decremento, nonché un forte irrigidimento delle risorse assegnate per il funzionamento delle università che lascia presumere, come la stessa Relazione della Corte dei Conti evidenzia, un preoccupante incremento del rapporto FFO-assegni fissi nel 2011 che, attesa la mancata conferma dei correttivi quale quello di destinare all'FFO stesso una quota progressivamente crescente alla corresponsione degli assegni fissi al personale, rischia di superare il 90 per cento nella maggioranza degli atenei; inoltre, a causa del completo esaurimento delle risorse destinate all'edilizia universitaria, gli atenei hanno dovuto fare ricorso allo stesso FFO per la copertura di parte degli interventi edilizi avviati;
    in materia di ricerca, la Corte dei conti evidenzia che le misure avviate per raggiungere nel 2020 un livello di spesa pari all'1,53 per cento del PIL (obiettivo modesto rispetto all'obiettivo europeo del 3 per cento, ma coerente con i vincoli di finanza pubblica) si snodano attraverso un miglioramento dell'efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca nel quadro degli orientamenti strategici fissati nel PNR, nella più efficace utilizzazione dei fondi messi a disposizione dall'Unione europea e in azioni dirette ad incentivare gli investimenti soprattutto delle piccole e medie imprese. In relazione al primo aspetto, peraltro, sempre meno significativa appare la quota di risorse destinata al Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), la cui gestione contabile continua ad evidenziare criticità ascrivibili, da un lato, ai tempi fisiologicamente lunghi di completamento dei progetti di ricerca e, dall'altro, alla complessità delle procedure di presentazione, valutazione e finanziamento dei progetti;
    in riferimento al Ministero per i beni e le attività culturali, l'andamento delle risorse per competenza assegnate al Ministero nel corso del triennio 2009-2011 presenta una consistente riduzione nel 2010 (-7,3 per cento), rispetto all'anno precedente e un leggero aumento nel 2011 (0,7 per cento). In particolare, nel 2011 è rimasta pressoché invariata la spesa corrente, dopo una leggera variazione in diminuzione registrata nel 2010, mentre sono aumentate la spesa in conto capitale (3,2 per cento) ed il rimborso delle passività finanziarie (5,7 per cento). La variazione di tale ultima voce è positiva (4,8 per cento) anche nel 2010 rispetto all'anno precedente, a differenza della spesa in conto capitale per la quale nel 2010 si è registrata una diminuzione del 2,7 per cento;
    per quanto riguarda il programma «Sostegno all'editoria», iscritto nell'ambito dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, ai capitoli n. 1501, che reca le somme, anche pregresse, da corrispondere alle concessionarie dei servizi di telecomunicazioni per rimborsi delle agevolazioni tariffarie per le imprese editrici, n. 2183, relativo al Fondo interventi per l'editoria, e n. 7442, relativo al Fondo per gli investimenti del dipartimento dell'editoria, la somma degli stanziamenti iniziali dei predetti capitoli riportati nella legge di bilancio per il 2011 era pari, sia in conto competenza che in conto cassa, a euro 327,6 milioni. Nel corso dell'anno si è avuta una variazione degli stanziamenti in diminuzione di euro 13,4 milioni in conto competenza e di euro 3,4 milioni in conto cassa,

impegna il Governo:

   nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, a porre in essere, contro un'attuale politica prevalentemente delle emergenze, una politica di programmazione non di riduzione della spesa che va a penalizzare i settori indicati, ma, al contrario, di investimento nei medesimi, anche perseguendo nuove forme e nuovi modi di reperimento delle risorse, affinché si possa efficacemente:
    a) contrastare la dispersione scolastica;
    b) attuare la messa in sicurezza degli edifici scolastici e lo sviluppo dell'edilizia scolastica;
    c) sostenere il diritto allo studio sia nella scuola che nell'università;
    d) investire nella ricerca;
    e) investire nella cultura tutta.
9/5325-A/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Zazzera, Di Giuseppe, Mura, Borghesi.


   La Camera,
   premesso che:
    le alluvioni e le frane che, con conseguenze troppo spesso drammatiche, colpiscono con sempre maggiore frequenza il territorio del nostro Paese, ripropongono il tema della fragilità del nostro territorio e la sua ormai improcrastinabile messa in sicurezza;
    gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto sono ormai tali che gli eventi estremi in Italia hanno subito un aumento esponenziale, passando da uno circa ogni 15 anni prima degli anni ’90, a 4-5 l'anno;
    secondo i dati forniti dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dal 1996 al 2008 in Italia sono stati spesi più di 27 miliardi di euro per dissesto idrogeologico e terremoti, oltre al fatto che 6 milioni di italiani abitano nei 29.500 chilometri quadrati del territorio considerati ad elevato rischio idrogeologico, e ben 1.260.000 sono gli edifici a rischio frane e alluvioni. Di questi sono 6.000 le scuole e 531 gli ospedali;
    il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimato in circa 40 miliardi di euro;
    si continua a rincorrere le emergenze e le calamità, e a contare i danni e troppo spesso purtroppo le numerose vittime, stanziando ogni volta ingenti risorse economiche necessarie per ricostruire le zone colpite;
    il disegno di legge n. 5325 in esame, concernente l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, provvede ad incrementare le previsioni iniziali della missione 18 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente – che sconta comunque una diminuzione rispetto al precedente esercizio, e una più drastica riduzione se confrontata con le risorse ad essa assegnate nei precedenti anni. E ciò vale in particolare per il programma 18.12 – Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche – comprensivo anche dei capitoli di spesa riguardanti la tutela del rischio idrogeologico,

impegna il Governo

a destinare, già dalla prossima sessione di bilancio, maggiori risorse per la prevenzione del rischio idrogeologico e la messa in sicurezza del nostro territorio.
9/5325-A/3Piffari, Borghesi, Mura, Cimadoro, Monai.


   La Camera,
   premesso che:
    le alluvioni e le frane che, con conseguenze troppo spesso drammatiche, colpiscono con sempre maggiore frequenza il territorio del nostro Paese, ripropongono il tema della fragilità del nostro territorio e la sua ormai improcrastinabile messa in sicurezza;
    gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto sono ormai tali che gli eventi estremi in Italia hanno subito un aumento esponenziale, passando da uno circa ogni 15 anni prima degli anni ’90, a 4-5 l'anno;
    secondo i dati forniti dal Consiglio Nazionale dei Geologi, dal 1996 al 2008 in Italia sono stati spesi più di 27 miliardi di euro per dissesto idrogeologico e terremoti, oltre al fatto che 6 milioni di italiani abitano nei 29.500 chilometri quadrati del territorio considerati ad elevato rischio idrogeologico, e ben 1.260.000 sono gli edifici a rischio frane e alluvioni. Di questi sono 6.000 le scuole e 531 gli ospedali;
    il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimato in circa 40 miliardi di euro;
    si continua a rincorrere le emergenze e le calamità, e a contare i danni e troppo spesso purtroppo le numerose vittime, stanziando ogni volta ingenti risorse economiche necessarie per ricostruire le zone colpite;
    il disegno di legge n. 5325 in esame, concernente l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012, provvede ad incrementare le previsioni iniziali della missione 18 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente – che sconta comunque una diminuzione rispetto al precedente esercizio, e una più drastica riduzione se confrontata con le risorse ad essa assegnate nei precedenti anni. E ciò vale in particolare per il programma 18.12 – Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche – comprensivo anche dei capitoli di spesa riguardanti la tutela del rischio idrogeologico,

impegna il Governo

nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, a destinare, già dalla prossima sessione di bilancio, maggiori risorse per la prevenzione del rischio idrogeologico e la messa in sicurezza del nostro territorio.
9/5325-A/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Piffari, Borghesi, Mura, Cimadoro, Monai.


   La Camera,
   premesso che:
    l'aumento delle entrate complessive, sia in termini di competenza sia in termini di cassa, proposto dal provvedimento, rappresenta la risultante di un incremento delle entrate derivanti da emissioni di titoli di Stato, a fronte di una diminuzione delle entrate tributarie pari a 5,3 miliardi, e di una riduzione delle entrate extratributarie pari a circa 328 milioni;
    nel complesso, le variazioni proposte dal disegno di legge comportano un limitato peggioramento dell'avanzo primario ed un peggioramento del ricorso al mercato, pari a circa 11 miliardi di euro, legato più che altro all'incremento, per oltre 8 miliardi, dei rimborsi di buoni postali fruttiferi, di BTP, CCT e CTZ;
    le variazioni proposte dal disegno di legge incorporano nei conti pubblici le prime conseguenze della crisi dei debiti sovrani dell'area dell'euro, la quale ha comportato un aggravio, per alcuni Paesi, tra i quali l'Italia, degli oneri per il servizio del debito pubblico, a causa dell'ampliamento del differenziale di rendimento (spread) con i titoli pubblici tedeschi;
    l'allargamento dello spread è dovuto, oltre alle condizioni strutturali di debolezza che storicamente caratterizzano le finanze pubbliche italiane (si consideri l'elevato ammontare del debito pubblico e il basso tasso di crescita dell'economia), all'effetto di contagio che, alla luce della più generale crisi economico-finanziaria in cui è coinvolta l'intera Unione europea e della latitanza di una vera e propria politica economica comune e delle manovre recessive dei Governi Berlusconi e Monti, inducono i mercati a colpire i titoli di debito dei Paesi percepiti dagli investitori come più vulnerabili;
    le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento per quanto attiene alle entrate tributarie sono finalizzate ad allineare le previsioni di bilancio 2012 al quadro macro-economico per il 2012 ed a recepire gli effetti derivanti dal decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto-legge «salva Italia») e dal decreto-legge n. 16 del 2012 (recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento), nonché ad allinearsi all'andamento del gettito tributario, ma risultano ancora del tutto inadeguate rispetto al reale andamento dell'economia del nostro Paese (ad agosto il dato drammatico dell'ISTAT è che siamo, per quanto concerne il Pil, a meno 2,6 per cento);
    il bilancio dello stesso Governo Monti è fallimentare. In nove mesi lo stock del debito pubblico italiano è cresciuto da 1,897 miliardi di euro a 1.996 miliardi, dal 120 per cento al 123 per cento del Pil. La recessione prosegue malgrado – sarebbe meglio dire «a causa di» – tutti i sacrifici che hanno gravato su lavoratori e lavoratrici, famiglie e pensionati. Lo spread si è abbassato solo grazie all'intervento della BCE;
    basti pensare che a dicembre del 2011 il Governo prevedeva per il 2012 una diminuzione del Pil dello 0,4 per cento. Ma secondo l'Istat il Pil italiano nel secondo trimestre del 2012 è diminuito del 2,6 per cento, i consumi durevoli e gli investimenti del 10 per cento. La recessione affonda l'economia ma anche i conti pubblici;
    il Governo non solo non ha previsto la dimensione della recessione, ma in gran parte l'ha causata. Le manovre di tasse e tagli, infatti, hanno prodotto una riduzione del Pil di un punto percentuale. Lo certifica nel suo ultimo bollettino (luglio 2012) la Banca d'Italia (e lo ha ammesso persino il Presidente del Consiglio dei ministri). La cura ha dunque fatto molto più male della malattia;
    dopo i 145 miliardi recuperati con le due manovre d'emergenze estive del precedente Governo, datate 2011, i «tecnici» hanno tagliato la spesa e tassato gli italiani per 63,2 miliardi (tra manovra «Salva Italia» e «Spending review»). Le manovre hanno complessivamente causato una riduzione del reddito del Paese di circa 16 miliardi, rendendo così più difficili da raggiungere gli obiettivi per i quali tagli e tasse erano stati escogitati;
    le previsioni di entrata relative all'IRPEF, all'IRES, all'IVA ed all'imposta sostitutiva sui contratti di locazione (cosiddetta «cedolare secca»), registrano un decremento, cui fanno riscontro le variazioni in aumento delle previsioni concernenti la nuova IMU erariale e l'imposta di bollo, e i proventi di lotterie e lotto;
    le piccole e medie imprese che rappresentano il nerbo del nostro sistema produttivo sono particolarmente colpite dalla crisi ma anche dall'elevata pressione fiscale;
    la pressione fiscale ha raggiunto, dopo i provvedimenti dei governi Berlusconi e Monti, la ragguardevole percentuale del 45,2 per cento, una delle più alte al mondo,

impegna il Governo

a prendere le opportune iniziative, anche in riferimento ai prossimi documenti di bilancio, al fine di diminuire e riequilibrare la pressione fiscale a favore del lavoro dipendente, delle pensioni, e delle piccole, piccolissime e medie imprese che oggi attraversano un particolare momento di crisi.
9/5325-A/4Barbato, Messina.


   La Camera,
   premesso che:
    l'istituto dell'assestamento di bilancio è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente;
    sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente: l'entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto;
    con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione:
     a) per quanto riguarda le entrate, all'eventuale revisione delle stime del gettito. Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall'evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall'applicazione della normativa vigente;
     b) per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;
     c) per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento (in termini di cassa), alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente;
    la disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all'articolo 33 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante la legge di contabilità e finanza pubblica;
    rispetto alla precedente normativa, che limitava le variazioni di spesa al rispetto della legislazione sostanziale vigente (nel senso che non potevano essere modificati, in sede di assestamento, stanziamenti di spesa direttamente determinati da norme vigenti), ai fini della formazione delle previsioni assestate di spesa va considerata la disposizione in materia di flessibilità di bilancio, contenuta al comma 3 dell'articolo 33 della attuale legge di contabilità, il quale prevede la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d'anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità;
    la circolare del Ministero dell'economia n. 17 del 7 maggio 2012, sull'assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, prevede, inoltre, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 potranno essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi di missioni diverse,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre ulteriori iniziative, anche normative, volte a prevedere adeguati trasferimenti al Fondo delle Politiche sociali previsto dall'articolo 20 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di permettere un adeguato ed ottimale funzionamento dello stesso visto il rilevante ruolo che svolge nel permettere alle regioni e agli enti locali di poter compiere le proprie funzioni in ambito sociale.
9/5325-A/5Miotto, Sbrollini, Bossa, Murer, Lenzi, Burtone, Livia Turco, Bucchino, Grassi, D'Incecco, Argentin, Pedoto, Sarubbi.


   La Camera,
   premesso che:
    l'istituto dell'assestamento di bilancio è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente;
    sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all'esercizio precedente: l'entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto;
    con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione:
     a) per quanto riguarda le entrate, all'eventuale revisione delle stime del gettito. Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall'evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall'applicazione della normativa vigente;
     b) per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;
     c) per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento (in termini di cassa), alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente;
    la disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all'articolo 33 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante la legge di contabilità e finanza pubblica;
    rispetto alla precedente normativa, che limitava le variazioni di spesa al rispetto della legislazione sostanziale vigente (nel senso che non potevano essere modificati, in sede di assestamento, stanziamenti di spesa direttamente determinati da norme vigenti), ai fini della formazione delle previsioni assestate di spesa va considerata la disposizione in materia di flessibilità di bilancio, contenuta al comma 3 dell'articolo 33 della attuale legge di contabilità, il quale prevede la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d'anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità;
    la circolare del Ministero dell'economia n. 17 del 7 maggio 2012, sull'assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, prevede, inoltre, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 potranno essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi di missioni diverse,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di predisporre ulteriori iniziative, anche normative, volte a prevedere adeguati trasferimenti al Fondo delle Politiche sociali previsto dall'articolo 20 della legge 8 novembre 2000, n. 328, al fine di permettere un adeguato ed ottimale funzionamento dello stesso visto il rilevante ruolo che svolge nel permettere alle regioni e agli enti locali di poter compiere le proprie funzioni in ambito sociale.
9/5325-A/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Miotto, Sbrollini, Bossa, Murer, Lenzi, Burtone, Livia Turco, Bucchino, Grassi, D'Incecco, Argentin, Pedoto, Sarubbi.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente approvazione della riforma del mercato del lavoro ha posto in alcune pubbliche amministrazioni il problema dell'equo compenso previsto dalla novella legislativa;
    l'articolo 1, commi 34-36 della legge 28 giugno 2012, n. 92, in previsione della stesura e approvazione di linee guida concordate tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Conferenza Stato-regioni relativamente ai tirocini formativi, preannuncia l'introduzione di un obbligo a riconoscere a ciascun tirocinante/stagista una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta; ma, al comma 36, dispone che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
    questo provvedimento, come riportato da diversi organi di stampa (Repubblica.it, la Repubblica degli Stagisti), ha suscitato una reazione da parte del Ministero degli affari esteri che avrebbe sospeso il programma Mae-Crui attraverso cui da anni ospita (senza prevedere alcun rimborso) studenti e neolaureati presso le proprie sedi diplomatiche;
    il Ministero degli affari esteri ha poi ripristinato le partenze previste a settembre 2012 per i circa 550 vincitori del II bando 2012. Con comunicato del 10 luglio 2012 i Ministeri degli affari esteri e del lavoro e delle politiche sociali hanno infatti fatto sapere che «Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 34 e 35, della legge n. 92/2012 non sono di immediata applicazione e fissano alcuni obiettivi di principio che troveranno piena applicazione solo in seguito all'adozione in sede di Conferenza Stato-Regioni di linee-guida», e che pertanto la misure dell'indennità non avrebbero trovato applicazione «nei confronti dei tirocini del programma Mae-Crui attivati prima dell'adozione delle richiamate linee-guida»;
    coinvolgendo complessivamente ogni anno il programma di tirocini Mae-Crui circa 1800 partecipanti, la testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti ha calcolato che per garantire 500 euro al mese a tutti gli stagisti Mae-Crui in forza presso la Farnesina e altre località europee, e 1000 euro al mese a tutti coloro che vengono assegnati a destinazioni extraeuropee, servirebbero tra i 3 milioni e 500 mila e i 4 milioni di euro;
    a questo proposito, la disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato, prevista dall'articolo 33 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante la legge di contabilità e finanza pubblica, rispetto alla precedente normativa, che limitava le variazioni di spesa al rispetto della legislazione sostanziale vigente (nel senso che non potevano essere modificati, in sede di assestamento, stanziamenti di spesa direttamente determinati da norme vigenti), ai fini della formazione delle previsioni assestate di spesa, considera la disposizione in materia di flessibilità di bilancio, contenuta al comma 3 dell'articolo 33 della attuale legge di contabilità, il quale prevede la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d'anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità;
    la circolare del Ministero dell'economia n. 17 del 7 maggio 2012, sull'assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, ha, inoltre, previsto, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 possano essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi di missioni diverse,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative, anche normative, volte a prevedere, nell'attivazione dei futuri stage MAE-CRUI, che hanno registrato un crescente successo tra i giovani laureati italiani come strumento di formazione e internazionalizzazione, e in accordo alle sopracitate disposizioni, delle somme, anche forfettarie, a titolo di rimborso spese e/o indennità, da attingere, a risorse invariate, dagli stanziamenti rimodulabili e al netto degli impegni presi delle missioni con obiettivi coerenti del bilancio del Ministero degli affari esteri.
9/5325-A/6Madia.


   La Camera,
   premesso che:
    la recente approvazione della riforma del mercato del lavoro ha posto in alcune pubbliche amministrazioni il problema dell'equo compenso previsto dalla novella legislativa;
    l'articolo 1, commi 34-36 della legge 28 giugno 2012, n. 92, in previsione della stesura e approvazione di linee guida concordate tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Conferenza Stato-regioni relativamente ai tirocini formativi, preannuncia l'introduzione di un obbligo a riconoscere a ciascun tirocinante/stagista una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta; ma, al comma 36, dispone che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
    questo provvedimento, come riportato da diversi organi di stampa (Repubblica.it, la Repubblica degli Stagisti), ha suscitato una reazione da parte del Ministero degli affari esteri che avrebbe sospeso il programma Mae-Crui attraverso cui da anni ospita (senza prevedere alcun rimborso) studenti e neolaureati presso le proprie sedi diplomatiche;
    il Ministero degli affari esteri ha poi ripristinato le partenze previste a settembre 2012 per i circa 550 vincitori del II bando 2012. Con comunicato del 10 luglio 2012 i Ministeri degli affari esteri e del lavoro e delle politiche sociali hanno infatti fatto sapere che «Le disposizioni di cui all'articolo 1, commi 34 e 35, della legge n. 92/2012 non sono di immediata applicazione e fissano alcuni obiettivi di principio che troveranno piena applicazione solo in seguito all'adozione in sede di Conferenza Stato-Regioni di linee-guida», e che pertanto la misure dell'indennità non avrebbero trovato applicazione «nei confronti dei tirocini del programma Mae-Crui attivati prima dell'adozione delle richiamate linee-guida»;
    coinvolgendo complessivamente ogni anno il programma di tirocini Mae-Crui circa 1800 partecipanti, la testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti ha calcolato che per garantire 500 euro al mese a tutti gli stagisti Mae-Crui in forza presso la Farnesina e altre località europee, e 1000 euro al mese a tutti coloro che vengono assegnati a destinazioni extraeuropee, servirebbero tra i 3 milioni e 500 mila e i 4 milioni di euro;
    a questo proposito, la disciplina dell'istituto dell'assestamento del bilancio dello Stato, prevista dall'articolo 33 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante la legge di contabilità e finanza pubblica, rispetto alla precedente normativa, che limitava le variazioni di spesa al rispetto della legislazione sostanziale vigente (nel senso che non potevano essere modificati, in sede di assestamento, stanziamenti di spesa direttamente determinati da norme vigenti), ai fini della formazione delle previsioni assestate di spesa, considera la disposizione in materia di flessibilità di bilancio, contenuta al comma 3 dell'articolo 33 della attuale legge di contabilità, il quale prevede la possibilità di effettuare variazioni compensative, in corso d'anno, tra programmi della stessa missione, ivi comprese le spese predeterminate per legge, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti, secondo le modalità indicate dall'articolo 23, comma 3, della legge di contabilità;
    la circolare del Ministero dell'economia n. 17 del 7 maggio 2012, sull'assestamento del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, ha, inoltre, previsto, tenuto conto di quanto disposto in tema di flessibilità di bilancio, dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che per il biennio 2012-2013 possano essere valutate e accolte in sede di assestamento anche proposte di rimodulazione di risorse tra programmi di missioni diverse,

impegna il Governo

nel rispetto degli equilibri di finanza, ad adottare ulteriori iniziative, anche normative, volte a prevedere, nell'attivazione dei futuri stage MAE-CRUI, che hanno registrato un crescente successo tra i giovani laureati italiani come strumento di formazione e internazionalizzazione, e in accordo alle sopracitate disposizioni, delle somme, anche forfettarie, a titolo di rimborso spese e/o indennità, da attingere, a risorse invariate, dagli stanziamenti rimodulabili e al netto degli impegni presi delle missioni con obiettivi coerenti del bilancio del Ministero degli affari esteri.
9/5325-A/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Madia.


   La Camera,
   rilevata l'ulteriore riduzione dell'incidenza percentuale dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri sul volume delle spese finali del bilancio dello Stato;
   affermata l'esigenza che sia salvaguardata la piena funzionalità della rappresentanza dell'Italia nel mondo, sia sotto il profilo dell'azione diplomatica che dei servizi resi alle collettività italiane residenti all'estero;
   ribadita la specificità e infungibilità delle funzioni e delle competenze attribuite all'Amministrazione degli affari esteri e in particolare alla sua rete estera;
   ribadita l'esigenza che la programmazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo non possa prescindere dalla possibilità di utilizzo dei fondi anche al di là della scadenza contabile annuale, in modo tale da non pregiudicarne l'effettività e l'efficacia;
   auspicato che il patrimonio storico-culturale rappresentato dall'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente sia comunque tutelato e valorizzato ai fini della proiezione internazionale dell'Italia, a conclusione del processo di liquidazione coatta amministrativa in corso;
   constatato che gli importi che avrebbero dovuto essere destinati all'insegnamento all'estero della lingua italiana, in luogo dello svolgimento delle elezioni dei COMITES e del CGIE, sono stati solo parzialmente trasferiti a tale finalità,

impegna il Governo

nell'ambito dei documenti di bilancio relativi al triennio 2013-2015, a recuperare risorse aggiuntive al fine di incrementare fondi necessari per garantire il pieno ripristino dell'utilizzo della lingua italiana nelle sedi europee.
9/5325-A/7Evangelisti, Borghesi, Mura.


   La Camera,
   rilevata l'ulteriore riduzione dell'incidenza percentuale dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri sul volume delle spese finali del bilancio dello Stato;
   affermata l'esigenza che sia salvaguardata la piena funzionalità della rappresentanza dell'Italia nel mondo, sia sotto il profilo dell'azione diplomatica che dei servizi resi alle collettività italiane residenti all'estero;
   ribadita la specificità e infungibilità delle funzioni e delle competenze attribuite all'Amministrazione degli affari esteri e in particolare alla sua rete estera;
   ribadita l'esigenza che la programmazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo non possa prescindere dalla possibilità di utilizzo dei fondi anche al di là della scadenza contabile annuale, in modo tale da non pregiudicarne l'effettività e l'efficacia;
   auspicato che il patrimonio storico-culturale rappresentato dall'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente sia comunque tutelato e valorizzato ai fini della proiezione internazionale dell'Italia, a conclusione del processo di liquidazione coatta amministrativa in corso;
   constatato che gli importi che avrebbero dovuto essere destinati all'insegnamento all'estero della lingua italiana, in luogo dello svolgimento delle elezioni dei COMITES e del CGIE, sono stati solo parzialmente trasferiti a tale finalità,

impegna il Governo

nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, nell'ambito dei documenti di bilancio relativi al triennio 2013-2015, a recuperare risorse aggiuntive al fine di incrementare fondi necessari per garantire il pieno ripristino dell'utilizzo della lingua italiana nelle sedi europee.
9/5325-A/7. (Testo modificato nel corso della seduta) Evangelisti, Borghesi, Mura.


   La Camera,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di reperire nuove risorse utili a finanziare i programmi di rimpatrio volontario ed assistito verso il Paese di origine o di provenienza di cittadini di Paesi terzi, ai sensi dell'articolo 14-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni.
9/5325-A/8Scilipoti.


   La Camera,

impegna il Governo

a verificare la possibilità, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di reperire nuove risorse utili a finanziare i programmi di rimpatrio volontario ed assistito verso il Paese di origine o di provenienza di cittadini di Paesi terzi, ai sensi dell'articolo 14-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni.
9/5325-A/8. (Testo modificato nel corso della seduta) Scilipoti.


   La Camera,
   premesso che:
    anche sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2011 si ripercuotono gli effetti negativi sull'economia e sulla finanza pubblica causati dalla crisi finanziaria ed economica che coinvolge l'intera economia mondiale ed in particolare l'economia europea, in un contesto nel quale perdura la fase recessiva aggravata dalle manovre dei Governi Berlusconi e Monti, e non si vede ancora nessuna prospettiva di ripresa economica;
    la gestione di bilancio in termini di cassa segnala una riduzione di circa 1,6 miliardi dei versamenti rispetto al dato previsionale definitivo, a causa di una riduzione delle entrate tributarie rispetto alle previsioni pari a 8,3 miliardi;
    le entrate complessive sono diminuite nel 2011 sia rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, sia in rapporto al prodotto interno lordo (PIL), passando da un valore del 49,7 per cento nel 2010 ad un valore del 46,6 per cento nel 2011;
    con riferimento alla gestione delle entrate tributarie, si è registrato nel 2011, rispetto al dato relativo al 2010, un moderato aumento del gettito IRPEF (+0,8 per cento), ed un più significativo incremento del gettito dell'IVA (+3,5 per cento), legato soprattutto all'incremento rispetto al 2010 delle entrate dell'accisa sugli oli minerali (+5,9 per cento), nonché un notevole incremento del gettito del gioco del lotto (+30,2 per cento);
    per quanto riguarda il raffronto con le previsioni definitive di competenza, si registrano invece riduzioni con riferimento al gettito IRPEF (- 4,5 miliardi), alle imposte sostitutive ricorrenti (- 3 miliardi), alle imposte di bollo e registro (- 1 miliardo), ed alle lotterie (- 500 milioni), mentre aumentano le entrate derivanti dall'IRES (+ 1,7 miliardi), dall'IVA (+ 1,3 miliardi), dalle accise (+ 1,2 miliardi), dalle imposte sostitutive non ricorrenti (+ 4,5 miliardi) e dal lotto (+ 800 milioni);
    sull'andamento dell'IVA e delle accise ha inciso soprattutto l'intonazione fortemente rialzista del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, legata sia alla crescita della domanda in alcuni grandi Paesi in via di sviluppo sia ad altre componenti di carattere geopolitico, nonché il particolare e penalizzante meccanismo tributario in vigore nel nostro Paese sui carburanti;
    nel comparto dei tabacchi lavorati si è registrato, nel 2011, un positivo andamento delle entrate erariali, con un incremento del 3,2 per cento rispetto all'anno precedente, dovuto agli aumenti delle accise introdotti dalle misure dei Governi Berlusconi e Monti;
    mentre i residui passivi sostanzialmente sono rimasti invariati nel tempo, i residui attivi negli ultimi anni sono pressoché raddoppiati: sono passati da 100 miliardi a 215 miliardi nel giro di cinque o sei anni;
    i residui attivi sono entrate non incassate; si tratta cioè prevalentemente di tasse che il Governo non è stato in grado di incassare: è, dunque, possibile che una larga parte di questi residui attivi non si riuscirà mai ad incassarla, con il risultato, alla fine, poiché quelle tasse non sono certo quelle che pagano i lavoratori dipendenti, i lavoratori a reddito fisso a cui vengono detratte immediatamente, che si tratti ancora una volta di tasse che vanno ad alimentare il circuito dell'evasione;
    il peso fiscale sarà ancora più forte sempre sui soliti. Infatti, se andiamo a vedere bene, le entrate sul reddito calano, e ciò che va ad aumentare sono le tasse nuove come l'IMU, ma soprattutto (questo è un altro dato drammatico per i consumatori e per i cittadini) sono le entrate derivanti dalle accise sui carburanti e sugli oli minerali che sono passate nel giro di quattro anni da 20 miliardi a 25 miliardi: una crescita di un quarto dovuta alle accise;
    non si può rinviare oltre l'avvio delle misure necessarie per contrastare questi incredibili aumenti, disponendo la realizzazione della cosiddetta «accisa mobile», che contribuirebbe a un calmieramento del costo dei carburanti. In sostanza, il Governo dovrebbe decidere di bloccare l'aumento delle entrate fiscali derivanti in modo automatico dall'aumento del prezzo dei prodotti petroliferi, salvaguardando l'IVA che è un'imposta europea. Lo Stato non diminuirebbe le entrate per questo ma le fermerebbe al livello scelto, evitando solo di moltiplicare gli aumenti dei prodotti petroliferi per effetto delle imposte,

impegna il Governo:

   ad accertare l'entità del recupero di gettito tributario dovuto al contrasto all'evasione e all'elusione fiscali;
   ad adottare le conseguenti iniziative, anche normative, volte a:
    a) destinare il gettito così recuperato alla diminuzione del carico fiscale a favore del lavoro dipendente e delle piccole e medie imprese;
    b) disporre la reintroduzione della cosiddetta «accisa mobile», che contribuirebbe a un calmieramento del costo dei carburanti.
9/5325-A/9Borghesi, Messina, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    anche sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2011 si ripercuotono gli effetti negativi sull'economia e sulla finanza pubblica causati dalla crisi finanziaria ed economica che coinvolge l'intera economia mondiale ed in particolare l'economia europea, in un contesto nel quale perdura la fase recessiva aggravata dalle manovre dei Governi Berlusconi e Monti, e non si vede ancora nessuna prospettiva di ripresa economica;
    la gestione di bilancio in termini di cassa segnala una riduzione di circa 1,6 miliardi dei versamenti rispetto al dato previsionale definitivo, a causa di una riduzione delle entrate tributarie rispetto alle previsioni pari a 8,3 miliardi;
    le entrate complessive sono diminuite nel 2011 sia rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, sia in rapporto al prodotto interno lordo (PIL), passando da un valore del 49,7 per cento nel 2010 ad un valore del 46,6 per cento nel 2011;
    con riferimento alla gestione delle entrate tributarie, si è registrato nel 2011, rispetto al dato relativo al 2010, un moderato aumento del gettito IRPEF (+0,8 per cento), ed un più significativo incremento del gettito dell'IVA (+3,5 per cento), legato soprattutto all'incremento rispetto al 2010 delle entrate dell'accisa sugli oli minerali (+5,9 per cento), nonché un notevole incremento del gettito del gioco del lotto (+30,2 per cento);
    per quanto riguarda il raffronto con le previsioni definitive di competenza, si registrano invece riduzioni con riferimento al gettito IRPEF (- 4,5 miliardi), alle imposte sostitutive ricorrenti (- 3 miliardi), alle imposte di bollo e registro (- 1 miliardo), ed alle lotterie (- 500 milioni), mentre aumentano le entrate derivanti dall'IRES (+ 1,7 miliardi), dall'IVA (+ 1,3 miliardi), dalle accise (+ 1,2 miliardi), dalle imposte sostitutive non ricorrenti (+ 4,5 miliardi) e dal lotto (+ 800 milioni);
    sull'andamento dell'IVA e delle accise ha inciso soprattutto l'intonazione fortemente rialzista del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, legata sia alla crescita della domanda in alcuni grandi Paesi in via di sviluppo sia ad altre componenti di carattere geopolitico, nonché il particolare e penalizzante meccanismo tributario in vigore nel nostro Paese sui carburanti;
    nel comparto dei tabacchi lavorati si è registrato, nel 2011, un positivo andamento delle entrate erariali, con un incremento del 3,2 per cento rispetto all'anno precedente, dovuto agli aumenti delle accise introdotti dalle misure dei Governi Berlusconi e Monti;
    mentre i residui passivi sostanzialmente sono rimasti invariati nel tempo, i residui attivi negli ultimi anni sono pressoché raddoppiati: sono passati da 100 miliardi a 215 miliardi nel giro di cinque o sei anni;
    i residui attivi sono entrate non incassate; si tratta cioè prevalentemente di tasse che il Governo non è stato in grado di incassare: è, dunque, possibile che una larga parte di questi residui attivi non si riuscirà mai ad incassarla, con il risultato, alla fine, poiché quelle tasse non sono certo quelle che pagano i lavoratori dipendenti, i lavoratori a reddito fisso a cui vengono detratte immediatamente, che si tratti ancora una volta di tasse che vanno ad alimentare il circuito dell'evasione;
    il peso fiscale sarà ancora più forte sempre sui soliti. Infatti, se andiamo a vedere bene, le entrate sul reddito calano, e ciò che va ad aumentare sono le tasse nuove come l'IMU, ma soprattutto (questo è un altro dato drammatico per i consumatori e per i cittadini) sono le entrate derivanti dalle accise sui carburanti e sugli oli minerali che sono passate nel giro di quattro anni da 20 miliardi a 25 miliardi: una crescita di un quarto dovuta alle accise;
    non si può rinviare oltre l'avvio delle misure necessarie per contrastare questi incredibili aumenti, disponendo la realizzazione della cosiddetta «accisa mobile», che contribuirebbe a un calmieramento del costo dei carburanti. In sostanza, il Governo dovrebbe decidere di bloccare l'aumento delle entrate fiscali derivanti in modo automatico dall'aumento del prezzo dei prodotti petroliferi, salvaguardando l'IVA che è un'imposta europea. Lo Stato non diminuirebbe le entrate per questo ma le fermerebbe al livello scelto, evitando solo di moltiplicare gli aumenti dei prodotti petroliferi per effetto delle imposte,

impegna il Governo:

   nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, ad accertare l'entità del recupero di gettito tributario dovuto al contrasto all'evasione e all'elusione fiscali;
   ad adottare le conseguenti iniziative, anche normative, volte a:
    a) destinare il gettito così recuperato alla diminuzione del carico fiscale a favore del lavoro dipendente e delle piccole e medie imprese;
    b) disporre la reintroduzione della cosiddetta «accisa mobile», che contribuirebbe a un calmieramento del costo dei carburanti.
9/5325-A/9. (Testo modificato nel corso della seduta) Borghesi, Messina, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    la Nota integrativa al rendiconto, con riguardo al conto consuntivo del Ministero della difesa, evidenzia un dato critico. Infatti, nel 2011, come anche negli anni precedenti, vi è stata un'ulteriore erosione della disponibilità nel settore dell'operatività (consumi intermedi) pari a 545 milioni di euro. Trattandosi della categoria di spesa che assicura la pronta disponibilità di personale e mezzi, la formazione e l'addestramento, e la manutenzione di mezzi ed equipaggiamenti, la Nota integrativa esplicitamente afferma che la suddetta contrazione sta avendo ripercussioni sempre più critiche sulle capacità esprimibili dello strumento militare nel suo complesso e che tale situazione, se protratta nel tempo, porterebbe al default funzionale dello strumento militare;
    per quanto concerne il disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato, le variazioni complessive ammontano a +882,68 milioni di euro per le previsioni di competenza (di cui 806,68 milioni per atto amministrativo e 76 milioni di euro per variazioni proposte dal disegno di legge) e a +1.304,09 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa (di cui 943,20 milioni di euro per atto amministrativo e 360,89 milioni di euro per variazioni proposte dal disegno di legge);
    la Corte dei conti, nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2011, nella parte relativa alle iniziative intraprese dal Ministero della difesa nel corso di tale anno, si sofferma in particolare su una serie di attività. Sono presi in esame gli stati di avanzamento di alcuni dei più rilevanti programmi d'arma, quali il JSF (Joint Strike Fighter), il programma per gli elicotteri NH-90 – per il quale si è reso necessario una ripianificazione dei programmi di spesa originari, di fatto slittati al periodo 2014-2019 – nonché il programma FREMM. Sui costi di quest'ultimo la Corte fa presente che «gli attuali stanziamenti, non consentirebbero il prosieguo del programma secondo le tempistiche di produzione previste. Saranno quindi necessarie ulteriori risorse, a partire dal 2013, per i restanti 1.008,1 milioni»;
    l'acquisto dei 90 cacciabombardieri F-35 Jsf ad oggi comporterebbe una spesa di circa 12 miliardi di euro e il costo complessivo del programma è già raddoppiato dal 2001 per apportare le modifiche necessarie e a quanto pare non ancora sufficienti;
    com’è noto, poi, dall'ultimo rapporto della Corte dei conti statunitense sul programma F-35 Joint Strike Fighter, i nuovi cacciabombardieri sono gravemente difettosi e richiederanno modifiche progettuali che ne faranno lievitare ulteriormente i costi;
    è stata diffusa una nota critica della Corte dei Conti sul Programma FREMM per il quale le risorse attualmente stanziate non sono sufficienti;
    al momento la nostra flotta di aerei militari conta una cinquantina di nuovissimi Eurofighter, destinati a diventare 96, una sessantina di Amx, una settantina di Tornado aggiornati, quindici F-16 americani in affitto e sedici Harder a decollo verticale sulle due portaerei della Marina con programmi di aggiornamento fino al 2025,

impegna il Governo

nell'ambito dei documenti di bilancio relativi al triennio 2013-2015, a diminuire ulteriormente le risorse destinate ai programmi di armamento, con particolare riferimento al Programma F-35 Jsf e al Programma FREMM, e destinare i risparmi ottenuti nel settore dell'operatività garantendo e assicurando nel tempo la pronta disponibilità di personale e mezzi, la formazione e l'addestramento, e la manutenzione di mezzi ed equipaggiamenti già esistenti.
9/5325-A/10Di Stanislao.


   La Camera,
   premesso che:
    la Nota integrativa al rendiconto, con riguardo al conto consuntivo del Ministero della difesa, evidenzia un dato critico. Infatti, nel 2011, come anche negli anni precedenti, vi è stata un'ulteriore erosione della disponibilità nel settore dell'operatività (consumi intermedi) pari a 545 milioni di euro. Trattandosi della categoria di spesa che assicura la pronta disponibilità di personale e mezzi, la formazione e l'addestramento, e la manutenzione di mezzi ed equipaggiamenti, la Nota integrativa esplicitamente afferma che la suddetta contrazione sta avendo ripercussioni sempre più critiche sulle capacità esprimibili dello strumento militare nel suo complesso e che tale situazione, se protratta nel tempo, porterebbe al default funzionale dello strumento militare;
    per quanto concerne il disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato, le variazioni complessive ammontano a +882,68 milioni di euro per le previsioni di competenza (di cui 806,68 milioni per atto amministrativo e 76 milioni di euro per variazioni proposte dal disegno di legge) e a +1.304,09 milioni di euro per le autorizzazioni di cassa (di cui 943,20 milioni di euro per atto amministrativo e 360,89 milioni di euro per variazioni proposte dal disegno di legge);
    la Corte dei conti, nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2011, nella parte relativa alle iniziative intraprese dal Ministero della difesa nel corso di tale anno, si sofferma in particolare su una serie di attività. Sono presi in esame gli stati di avanzamento di alcuni dei più rilevanti programmi d'arma, quali il JSF (Joint Strike Fighter), il programma per gli elicotteri NH-90 – per il quale si è reso necessario una ripianificazione dei programmi di spesa originari, di fatto slittati al periodo 2014-2019 – nonché il programma FREMM. Sui costi di quest'ultimo la Corte fa presente che «gli attuali stanziamenti, non consentirebbero il prosieguo del programma secondo le tempistiche di produzione previste. Saranno quindi necessarie ulteriori risorse, a partire dal 2013, per i restanti 1.008,1 milioni»;
    l'acquisto dei 90 cacciabombardieri F-35 Jsf ad oggi comporterebbe una spesa di circa 12 miliardi di euro e il costo complessivo del programma è già raddoppiato dal 2001 per apportare le modifiche necessarie e a quanto pare non ancora sufficienti;
    com’è noto, poi, dall'ultimo rapporto della Corte dei conti statunitense sul programma F-35 Joint Strike Fighter, i nuovi cacciabombardieri sono gravemente difettosi e richiederanno modifiche progettuali che ne faranno lievitare ulteriormente i costi;
    è stata diffusa una nota critica della Corte dei Conti sul Programma FREMM per il quale le risorse attualmente stanziate non sono sufficienti;
    al momento la nostra flotta di aerei militari conta una cinquantina di nuovissimi Eurofighter, destinati a diventare 96, una sessantina di Amx, una settantina di Tornado aggiornati, quindici F-16 americani in affitto e sedici Harder a decollo verticale sulle due portaerei della Marina con programmi di aggiornamento fino al 2025,

impegna il Governo

a valutare la possibilità, nell'ambito dei documenti di bilancio relativi al triennio 2013-2015, di diminuire ulteriormente le risorse destinate ai programmi di armamento, con particolare riferimento al Programma F-35 Jsf e al Programma FREMM, e destinare i risparmi ottenuti nel settore dell'operatività garantendo e assicurando nel tempo la pronta disponibilità di personale e mezzi, la formazione e l'addestramento, e la manutenzione di mezzi ed equipaggiamenti già esistenti.
9/5325-A/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Stanislao.


   La Camera,
   premesso che:
    la spesa primaria destinata dallo Stato per la protezione dell'ambiente e l'uso e gestione delle risorse naturali ammonta nel 2011 a circa 6 miliardi di euro, pari all'1,1 per cento della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato;
    dai dati disponibili emerge una riduzione di circa 2,3 miliardi di euro (circa il 27 per cento) rispetto all'esercizio finanziario 2010;
    analizzando, in particolare, le spese finali per missioni, al netto della missione «Debito pubblico» (che rappresenta oltre il 36 per cento della spesa complessiva dello Stato nel 2011), si registra, rispetto all'anno precedente, una forte contrazione della spesa nei settori compresi, in particolare, nella missione «Casa e assetto urbanistico» e «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente»;
    tali riduzioni, al di là dei singoli dati assestati, sono preoccupanti in quanto riguardano settori importanti per il nostro Paese;
    il problema del dissesto idrogeologico del territorio, infatti, riguarda vaste zone del nostro Paese per cui è fondamentale che la difesa complessiva dell'ambiente diventi un obiettivo strategico e prioritario nell'agenda dell'esecutivo, attraverso l'adozione di provvedimenti incisivi che consentano soluzioni condivise per la gestione del territorio e per il monitoraggio costante delle situazioni a rischio;
    i progressivi tagli degli stanziamenti e l'inefficacia dei cosiddetti «Piani casa» del governo precedente hanno, di fatto, aggravato la crisi del settore delle costruzioni per cui è fondamentale adottare misure incisive volte a determinare una significativa ripresa di tale importante comparto economico;
    a ciò si aggiunge, come ha rilevato anche la Corte dei Conti, una bassa capacità di spesa del Ministero dell'ambiente e gli effetti negativi prodotti, in particolare, dai ritardi e dalle mancanze registrate soprattutto nei settori della messa in sicurezza del territorio, della bonifica dei siti inquinati e della tracciabilità dei rifiuti,

impegna il Governo:

   ad avviare tempestivamente idonee iniziative volte a rafforzare l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa finalizzata alla spesa del Ministero dell'ambiente, anche alla luce delle criticità evidenziate in premessa ed, in particolare, a rilanciare ed avviare una seria ed efficace azione in materia di «politiche abitative»;
   a valutare l'opportunità di incrementare, già a partire dalla prossima legge di bilancio e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le risorse destinate, in particolare, alla tutela del rischio idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio.
9/5325-A/11Scanderebech, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    la spesa primaria destinata dallo Stato per la protezione dell'ambiente e l'uso e gestione delle risorse naturali ammonta nel 2011 a circa 6 miliardi di euro, pari all'1,1 per cento della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato;
    dai dati disponibili emerge una riduzione di circa 2,3 miliardi di euro (circa il 27 per cento) rispetto all'esercizio finanziario 2010;
    analizzando, in particolare, le spese finali per missioni, al netto della missione «Debito pubblico» (che rappresenta oltre il 36 per cento della spesa complessiva dello Stato nel 2011), si registra, rispetto all'anno precedente, una forte contrazione della spesa nei settori compresi, in particolare, nella missione «Casa e assetto urbanistico» e «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente»;
    tali riduzioni, al di là dei singoli dati assestati, sono preoccupanti in quanto riguardano settori importanti per il nostro Paese;
    il problema del dissesto idrogeologico del territorio, infatti, riguarda vaste zone del nostro Paese per cui è fondamentale che la difesa complessiva dell'ambiente diventi un obiettivo strategico e prioritario nell'agenda dell'esecutivo, attraverso l'adozione di provvedimenti incisivi che consentano soluzioni condivise per la gestione del territorio e per il monitoraggio costante delle situazioni a rischio;
    i progressivi tagli degli stanziamenti e l'inefficacia dei cosiddetti «Piani casa» del governo precedente hanno, di fatto, aggravato la crisi del settore delle costruzioni per cui è fondamentale adottare misure incisive volte a determinare una significativa ripresa di tale importante comparto economico;
    a ciò si aggiunge, come ha rilevato anche la Corte dei Conti, una bassa capacità di spesa del Ministero dell'ambiente e gli effetti negativi prodotti, in particolare, dai ritardi e dalle mancanze registrate soprattutto nei settori della messa in sicurezza del territorio, della bonifica dei siti inquinati e della tracciabilità dei rifiuti,

impegna il Governo:

   ad avviare tempestivamente, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, idonee iniziative volte a rafforzare l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa finalizzata alla spesa del Ministero dell'ambiente, anche alla luce delle criticità evidenziate in premessa ed, in particolare, a rilanciare ed avviare una seria ed efficace azione in materia di «politiche abitative»;
   a valutare l'opportunità di incrementare, già a partire dalla prossima legge di bilancio e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le risorse destinate, in particolare, alla tutela del rischio idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio.
9/5325-A/11. (Testo modificato nel corso della seduta) Scanderebech, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    da un confronto dei dati relativi alle uscite di parte corrente per l'esercizio finanziario 2011 con quelli dell'anno precedente, emerge una sostanziale riduzione, pari al 13,4 per cento, degli impegni di spesa relativi ai trasferimenti a famiglie ed istituzioni sociali private (passando da 4.562 a 3.949 milioni di euro), con un'incidenza percentuale sul bilancio dello Stato di appena lo 0,8 per cento;
    gli ultimi dati diffusi dall'Istat non sono incoraggianti: nel secondo trimestre del 2012, il prodotto interno lordo (PIL) è diminuito dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011; i settori di attività più penalizzati risultano essere l'agricoltura (-1,9 per cento), l'industria (- 1,6 per cento) e i servizi (-0,5 per cento); la domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto un punto percentuale alla crescita del PIL (-0,6 i consumi delle famiglie e –0,4 gli investimenti fissi lordi);
    tali dati hanno inciso profondamente, sull'economia reale del Paese, determinando un crollo significativo del potere d'acquisto e, conseguentemente, della spesa delle famiglie (- 10,1 per cento per l'acquisto di beni durevoli, – 3,5 per cento per quelli di beni non durevoli e – 1,1 per cento per gli acquisti di servizi), il che ha contribuito ad aggravare la fase di recessione in atto;
    analizzando, in particolare, le spese finali per missioni, al netto della missione «Debito pubblico» (che rappresenta oltre il 36 per cento della spesa complessiva dello Stato nel 2011), si registra, rispetto all'anno precedente, una forte contrazione della spesa nei settori compresi nella missione «Istruzione scolastica» e «Istruzione universitaria», che si riducono rispettivamente del 2,8 per cento e del 5,5, per cento: secondo un recente rapporto dell'OCSE, l'Italia si trova addirittura al penultimo posto tra i Paesi industrializzati per la spesa in istruzione (a fronte di una media del 13 per cento della spesa totale);
    tali riduzioni, oltre ai numerosi tagli alle risorse destinate alla ricerca e alla cultura e al di là dei singoli dati assestati, sono estremamente penalizzanti in quanto riguardano, nel complesso, settori strategici per la crescita e la competitività del nostro Paese,

impegna il Governo:

   ad introdurre, già a partire dai prossimi provvedimenti in materia, misure concrete ed efficaci di sostegno alla domanda interna volte, in particolare, a rafforzare la capacità di spesa delle famiglie e ad aumentare i consumi;
   a valutare l'opportunità di incrementare, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le risorse destinate all'istruzione, alla tutela dei beni culturali, alla ricerca e all'innovazione, al fine di allineare il nostro Paese agli standard europei.
9/5325-A/12Patarino, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    da un confronto dei dati relativi alle uscite di parte corrente per l'esercizio finanziario 2011 con quelli dell'anno precedente, emerge una sostanziale riduzione, pari al 13,4 per cento, degli impegni di spesa relativi ai trasferimenti a famiglie ed istituzioni sociali private (passando da 4.562 a 3.949 milioni di euro), con un'incidenza percentuale sul bilancio dello Stato di appena lo 0,8 per cento;
    gli ultimi dati diffusi dall'Istat non sono incoraggianti: nel secondo trimestre del 2012, il prodotto interno lordo (PIL) è diminuito dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011; i settori di attività più penalizzati risultano essere l'agricoltura (-1,9 per cento), l'industria (- 1,6 per cento) e i servizi (-0,5 per cento); la domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto un punto percentuale alla crescita del PIL (-0,6 i consumi delle famiglie e –0,4 gli investimenti fissi lordi);
    tali dati hanno inciso profondamente, sull'economia reale del Paese, determinando un crollo significativo del potere d'acquisto e, conseguentemente, della spesa delle famiglie (- 10,1 per cento per l'acquisto di beni durevoli, – 3,5 per cento per quelli di beni non durevoli e – 1,1 per cento per gli acquisti di servizi), il che ha contribuito ad aggravare la fase di recessione in atto;
    analizzando, in particolare, le spese finali per missioni, al netto della missione «Debito pubblico» (che rappresenta oltre il 36 per cento della spesa complessiva dello Stato nel 2011), si registra, rispetto all'anno precedente, una forte contrazione della spesa nei settori compresi nella missione «Istruzione scolastica» e «Istruzione universitaria», che si riducono rispettivamente del 2,8 per cento e del 5,5, per cento: secondo un recente rapporto dell'OCSE, l'Italia si trova addirittura al penultimo posto tra i Paesi industrializzati per la spesa in istruzione (a fronte di una media del 13 per cento della spesa totale);
    tali riduzioni, oltre ai numerosi tagli alle risorse destinate alla ricerca e alla cultura e al di là dei singoli dati assestati, sono estremamente penalizzanti in quanto riguardano, nel complesso, settori strategici per la crescita e la competitività del nostro Paese,

impegna il Governo:

   ad introdurre, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, già a partire dai prossimi provvedimenti in materia, misure concrete ed efficaci di sostegno alla domanda interna volte, in particolare, a rafforzare la capacità di spesa delle famiglie e ad aumentare i consumi;
   a valutare l'opportunità di incrementare, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le risorse destinate all'istruzione, alla tutela dei beni culturali, alla ricerca e all'innovazione, al fine di allineare il nostro Paese agli standard europei.
9/5325-A/12. (Testo modificato nel corso della seduta) Patarino, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità per il 2012), ha previsto la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo in capo al personale della Direzione investigativa antimafia che ha subito consistenti riduzioni, pari al 64 per cento, per l'anno 2012, e 57 per cento, a decorrere dal 2013;
    a conferma delle notevoli criticità che la suindicata modifica normativa ha arrecato al personale della direzione si sottolinea il fatto che il trattamento economico accessorio, in quanto voce accessoria della retribuzione del personale della Direzione investigativa antimafia fa parte della base retributiva che concorre alla determinazione dell'importo della pensione ai sensi dell'articolo 2, comma 9, della legge 8 agosto 1995, n. 355;
    a ciò va aggiunto il fatto che gli stessi operatori della Direzione investigativa antimafia sono già stati colpiti dalle disposizioni previste dall'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, che prevede gli stipendi bloccati fino al 31 dicembre 2014, nessun riconoscimento stipendiale relativo al compimento dell'anzianità di servizio (cosiddetto assegno di funzione), nessun riconoscimento stipendiale per avanzamento di grado, riduzione del premio produttività e contempla ulteriori tagli sugli straordinari e sulla tredicesima;
    secondo quanto diramato dalla stampa, a seguito di quanto disposto dalla spending review sarebbero state decurtate ulteriori risorse al trattamento economico accessorio, configurato erroneamente nel documento di programmazione economica del Dipartimento di pubblica sicurezza come «costi di funzionamento», quindi potenzialmente soggetti a decurtazioni,

impegna il Governo

a predisporre ogni ulteriore iniziativa normativa volta ad incrementare le risorse a favore del personale del comparto della pubblica sicurezza e della Direzione investigativa antimafia, rivedendo quanto disposto dal suindicato documento di programmazione del Ministero dell'interno.
9/5325-A/13Giorgio Conte, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità per il 2012), ha previsto la decurtazione del trattamento economico aggiuntivo in capo al personale della Direzione investigativa antimafia che ha subito consistenti riduzioni, pari al 64 per cento, per l'anno 2012, e 57 per cento, a decorrere dal 2013;
    a conferma delle notevoli criticità che la suindicata modifica normativa ha arrecato al personale della direzione si sottolinea il fatto che il trattamento economico accessorio, in quanto voce accessoria della retribuzione del personale della Direzione investigativa antimafia fa parte della base retributiva che concorre alla determinazione dell'importo della pensione ai sensi dell'articolo 2, comma 9, della legge 8 agosto 1995, n. 355;
    a ciò va aggiunto il fatto che gli stessi operatori della Direzione investigativa antimafia sono già stati colpiti dalle disposizioni previste dall'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, che prevede gli stipendi bloccati fino al 31 dicembre 2014, nessun riconoscimento stipendiale relativo al compimento dell'anzianità di servizio (cosiddetto assegno di funzione), nessun riconoscimento stipendiale per avanzamento di grado, riduzione del premio produttività e contempla ulteriori tagli sugli straordinari e sulla tredicesima;
    secondo quanto diramato dalla stampa, a seguito di quanto disposto dalla spending review sarebbero state decurtate ulteriori risorse al trattamento economico accessorio, configurato erroneamente nel documento di programmazione economica del Dipartimento di pubblica sicurezza come «costi di funzionamento», quindi potenzialmente soggetti a decurtazioni,

impegna il Governo

a predisporre, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, ogni ulteriore iniziativa normativa volta ad incrementare le risorse a favore del personale del comparto della pubblica sicurezza e della Direzione investigativa antimafia, rivedendo quanto disposto dal suindicato documento di programmazione del Ministero dell'interno.
9/5325-A/13. (Testo modificato nel corso della seduta) Giorgio Conte, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (c.d. spending review), ha bloccato le dinamiche di riadeguamento retributivo previste nei confronti del personale a contratto dipendente del Ministero degli affari esteri ed in servizio in numerosi Paesi esteri;
    le risorse destinate al suddetto riadeguamento rientravano nelle previsioni iniziali di bilancio del Mae;
    i riadeguamenti erano stati previsti dall'amministrazione – dopo svariati solleciti parlamentari e l'attività delle organizzazioni sindacali – per alcuni Paesi come l'India, il Giappone, il Brasile e la Federazione Russa, e la decorrenza sarebbe stata dal 1o luglio 2012;
    malgrado le previsioni iniziali, i provvedimenti che li avrebbero resi esecutivi non sono stati firmati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge in questione;
    la mancata entrata in vigore dei provvedimenti di riadeguamento retributivo a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni del citato provvedimento lasciano emergere una sorta di vulnus democratico, poiché è stata legittimata normativamente una decennale inadempienza;
    le dinamiche di riadeguamento, sebbene previste dalla normativa risultano bloccate da oltre dieci anni, tanto da legittimare la permanenza del nostro personale presso alcune sedi in una condizione di «povertà» (basti pensare per esempio che un impiegato a contratto a legge locale in India con riadeguamento bloccato arriva a percepire l'equivalente di poco più di 270 euro);
    sebbene il Mae abbia continuato a giustificare il mancato riadeguamento come effetto di «assenza di risorse» risulta che le risorse a bilancio destinate in origine al riadeguamento siano confluite in un tesoretto che ora il Mae avrebbe «sacrificato» nelle disposizioni della Spending review;
    considerando che le riduzioni di cui al comma 24 dell'articolo 14 del citato provvedimento di spending review riguardano risorse decurtate dal tesoretto destinato al riadeguamento degli stipendi degli impiegati a contratto, sarebbe auspicabile che queste invece venissero detratte dal capitolo di bilancio per le Indennità di Servizio Estero (ISE) del personale in servizio all'estero di cui all'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, che si presenta come un capitolo cospicuo e mai veramente «intaccato»;
    malgrado le suddette disposizioni – che hanno previsto di fatto un blocco delle assunzioni di personale operativo presso le strutture consolari – risulta che il Mae, derogando alla stessa normativa, abbia deliberato l'assunzione di personale locale presso la nostra ambasciata in Cina per far fronte alle rinnovate esigenze operative della struttura;
    la suddetta deroga evidenzia la possibilità che dinanzi a situazioni particolarmente critiche – come la condizione stipendiale svantaggiata di molti contrattisti a legge locale – l'amministrazione possa rendere esecutivi i provvedimenti di riadeguamento salariale già predisposti;
    nell'ambito della discussione sul citato provvedimento di spending review il Governo si è impegnato a modificare lo stesso provvedimento al fine di procedere agli adeguamenti retributivi necessari e normativamente previsti;
    la categoria professionale operativa nelle strutture del Mae, maggiormente penalizzata dalle misure del provvedimento in esame, e dalle disposizioni di provvedimenti affini per materia, resta quella degli impiegati a contratto della rete Mae,

impegna il Governo

ad avviare ogni possibile iniziativa normativa volta a reperire risorse adeguate a riconoscere gli opportuni e già predisposti adeguamenti salariali al personale a contratto a legge locale operativo presso le sedi estere della rete diplomatico-consolare italiana.
9/5325-A/14Di Biagio, Menia.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (c.d. spending review), ha bloccato le dinamiche di riadeguamento retributivo previste nei confronti del personale a contratto dipendente del Ministero degli affari esteri ed in servizio in numerosi Paesi esteri;
    le risorse destinate al suddetto riadeguamento rientravano nelle previsioni iniziali di bilancio del Mae;
    i riadeguamenti erano stati previsti dall'amministrazione – dopo svariati solleciti parlamentari e l'attività delle organizzazioni sindacali – per alcuni Paesi come l'India, il Giappone, il Brasile e la Federazione Russa, e la decorrenza sarebbe stata dal 1o luglio 2012;
    malgrado le previsioni iniziali, i provvedimenti che li avrebbero resi esecutivi non sono stati firmati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge in questione;
    la mancata entrata in vigore dei provvedimenti di riadeguamento retributivo a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni del citato provvedimento lasciano emergere una sorta di vulnus democratico, poiché è stata legittimata normativamente una decennale inadempienza;
    le dinamiche di riadeguamento, sebbene previste dalla normativa risultano bloccate da oltre dieci anni, tanto da legittimare la permanenza del nostro personale presso alcune sedi in una condizione di «povertà» (basti pensare per esempio che un impiegato a contratto a legge locale in India con riadeguamento bloccato arriva a percepire l'equivalente di poco più di 270 euro);
    sebbene il Mae abbia continuato a giustificare il mancato riadeguamento come effetto di «assenza di risorse» risulta che le risorse a bilancio destinate in origine al riadeguamento siano confluite in un tesoretto che ora il Mae avrebbe «sacrificato» nelle disposizioni della Spending review;
    considerando che le riduzioni di cui al comma 24 dell'articolo 14 del citato provvedimento di spending review riguardano risorse decurtate dal tesoretto destinato al riadeguamento degli stipendi degli impiegati a contratto, sarebbe auspicabile che queste invece venissero detratte dal capitolo di bilancio per le Indennità di Servizio Estero (ISE) del personale in servizio all'estero di cui all'articolo 171 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, che si presenta come un capitolo cospicuo e mai veramente «intaccato»;
    malgrado le suddette disposizioni – che hanno previsto di fatto un blocco delle assunzioni di personale operativo presso le strutture consolari – risulta che il Mae, derogando alla stessa normativa, abbia deliberato l'assunzione di personale locale presso la nostra ambasciata in Cina per far fronte alle rinnovate esigenze operative della struttura;
    la suddetta deroga evidenzia la possibilità che dinanzi a situazioni particolarmente critiche – come la condizione stipendiale svantaggiata di molti contrattisti a legge locale – l'amministrazione possa rendere esecutivi i provvedimenti di riadeguamento salariale già predisposti;
    nell'ambito della discussione sul citato provvedimento di spending review il Governo si è impegnato a modificare lo stesso provvedimento al fine di procedere agli adeguamenti retributivi necessari e normativamente previsti;
    la categoria professionale operativa nelle strutture del Mae, maggiormente penalizzata dalle misure del provvedimento in esame, e dalle disposizioni di provvedimenti affini per materia, resta quella degli impiegati a contratto della rete Mae,

impegna il Governo

nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, ad avviare ogni possibile iniziativa normativa volta a reperire risorse adeguate a riconoscere gli opportuni e già predisposti adeguamenti salariali al personale a contratto a legge locale operativo presso le sedi estere della rete diplomatico-consolare italiana.
9/5325-A/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Biagio, Menia.


   La Camera,
   premesso che:
    il presente disegno di legge, al capitolo 2790 della stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze concernente «devoluzione alle regioni a statuto speciali del gettito di entrate erariali ad esse spettanti in quota fissa e variabile», punto 2, nella voce relativa alla regione Sardegna, modifica il bilancio di previsione del 2012 andando oltre le variazioni in dipendenza di atti amministrativi intervenuti nel corso dell'anno poiché, nella gestione di competenza, attribuisce alla stessa 1.383 milioni e nella gestione di cassa 1.009 milioni in più rispetto agli stanziamenti assegnati alla regione Sardegna per la stessa voce nel 2011;
    tali stanziamenti sia per la competenza sia per la cassa sono finalizzati ad attribuire alla regione le entrate previste dal nuovo ordinamento finanziario di cui all'articolo 8 della legge costituzionale n. 3 del 1948 come modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006; in particolare, essi si riferiscono a debiti maturati dallo Stato nei confronti della regione Sardegna per le annualità 2010, 2011 e 2012;
    questa disposizione riconosce finalmente il diritto della regione all'attribuzione delle entrate previste dal nuovo ordinamento finanziario, diritto che avrebbe dovuto essere riconosciuto già a partire dal 2010 ma rimasto sinora inattuato;
    il mancato adeguamento del bilancio statale è sempre stato motivato, così risulta dalle risposte date dal Governo ai numerosi atti di sindacato ispettivo svolti in Parlamento e dalle dichiarazioni rese al consiglio regionale della Sardegna dalla giunta regionale, con le difficoltà intervenute nella esatta quantificazione delle spettanze e con la mancata approvazione di norme di attuazione del nuovo ordinamento finanziario che individuassero i criteri per la determinazione a regime delle stesse. Tale mancato adeguamento, inoltre, non ha consentito di dar seguito alla richiesta della regione Sardegna – in considerazione dell'aumento del livello di entrate conseguente alla modifica statutaria – di ottenere un parallelo innalzamento del tetto di spesa stabilito dal patto di stabilità interno, tuttora facente riferimento ai livelli di spesa del 2005;
    tale scenario di riferimento dovrebbe però essere parzialmente superato alla luce di due pronunce della Corte costituzionale intervenute nel primo semestre del 2012 che assumono che la riforma delle entrate debba ritenersi a regime dal 1° gennaio 2010, con ogni conseguenza che si è autorizzati a trarre sul piano delle quantificazioni delle fonti di entrata, così come determinato con legge regionale, sul conseguente credito maturato in favore della regione Sardegna e sulle regole da porre a fondamento del patto di stabilità;
    la Corte costituzionale, infatti, con la prima sentenza, la n. 99 del 20 aprile 2012, ha ritenuto inammissibile il ricorso dello Stato circa la possibilità della regione di iscrivere nel proprio bilancio di previsione «in assenza dell'adeguamento delle relative norme di attuazione... gli accertamenti delle compartecipazioni regionali ai tributi erariali... effettuati anche sulla base degli indicatori disponibili, relativi ai gettiti tributari». La Corte ha spiegato che il ricorrente, cioè il Governo, «omette di argomentare le ragioni per le quali alla regione non dovrebbe spettare il potere di quantificare l'ammontare delle compartecipazioni ai tributi erariali al fine di redigere il bilancio di previsione... Neppure il ricorrente spiega quali norme di attuazione si renderebbero necessarie per dare applicazione al nuovo articolo 8 dello statuto, che determina la quota di tributi da trasferire alla regione in riferimento a ciascuna amministrazione;
    con la seconda sentenza, la n. 118 del 7 maggio 2012, la Corte nel dichiarare la inammissibilità del conflitto di attribuzione promosso dalla regione Sardegna sul patto di stabilità interno (nello specifico, il conflitto era volto a conseguire l'annullamento della nota del MEF datata 7 giugno 2011, avente ad oggetto il patto di stabilità interno per il 2011 – proposta di accordo per la regione Sardegna, con la quale si respingeva la proposta di accordo presentata dalla regione Sardegna) dichiarava però alcune cose importanti sulla necessità di revisione del patto di stabilità interno. In particolare la Corte precisava che il contenuto dell'accordo sul patto di stabilità deve essere compatibile con il rispetto degli obiettivi del patto... contemporaneamente deve essere conforme e congruente con le norme statutarie della regione, ed in particolare, con l'articolo 8 dello statuto modificato dall'articolo 1, comma 834 della legge 27 dicembre 2006 n. 296. Ne consegue che l’«equilibrio di bilancio... non potrà che realizzarsi all'interno dello spazio delimitato, in modo compensativo, dalle maggiore risorse regionali risultanti dalla entrata in vigore dell'articolo 8 dello statuto...»,

impegna il Governo

   a dare corso nel 2012 al trasferimento delle risorse alla regione Sardegna delle spettanze previsto nel presente disegno di legge di assestamento anche a prescindere dalla approvazione delle norme di attuazione dell'articolo 8 dello statuto sardo salvo rideterminazione e conguaglio a seguito dell'emanazione delle predette norme di attuazione;
   ad approvare al più presto le norme di attuazione del presente articolo, licenziate dalla commissione paritetica Stato regione, al fine di superare le difficoltà intervenute nella quantificazione specifica delle spettanze e per individuare i criteri per la determinazione a regime delle stesse;
   ad aprire un tavolo di confronto con la regione Sardegna al fine di acquisire elementi per giungere alle necessarie modifiche del patto di stabilità interno coerenti con il nuovo regime di entrate;
   a prevedere nel bilancio di previsione 2013 stanziamenti adeguati nel corrispondente capitolo di compartecipazione al gettito di entrate erariali dello Stato, al regime previsto dal nuovo ordinamento finanziario di cui all'articolo 8 della legge costituzionale n. 3 del 1948 come modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006.
9/5325-A/15Calvisi, Fadda, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru.


   La Camera,
   premesso che:
    il presente disegno di legge, al capitolo 2790 della stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze concernente «devoluzione alle regioni a statuto speciali del gettito di entrate erariali ad esse spettanti in quota fissa e variabile», punto 2, nella voce relativa alla regione Sardegna, modifica il bilancio di previsione del 2012 andando oltre le variazioni in dipendenza di atti amministrativi intervenuti nel corso dell'anno poiché, nella gestione di competenza, attribuisce alla stessa 1.383 milioni e nella gestione di cassa 1.009 milioni in più rispetto agli stanziamenti assegnati alla regione Sardegna per la stessa voce nel 2011;
    tali stanziamenti sia per la competenza sia per la cassa sono finalizzati ad attribuire alla regione le entrate previste dal nuovo ordinamento finanziario di cui all'articolo 8 della legge costituzionale n. 3 del 1948 come modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006; in particolare, essi si riferiscono a debiti maturati dallo Stato nei confronti della regione Sardegna per le annualità 2010, 2011 e 2012;
    questa disposizione riconosce finalmente il diritto della regione all'attribuzione delle entrate previste dal nuovo ordinamento finanziario, diritto che avrebbe dovuto essere riconosciuto già a partire dal 2010 ma rimasto sinora inattuato;
    il mancato adeguamento del bilancio statale è sempre stato motivato, così risulta dalle risposte date dal Governo ai numerosi atti di sindacato ispettivo svolti in Parlamento e dalle dichiarazioni rese al consiglio regionale della Sardegna dalla giunta regionale, con le difficoltà intervenute nella esatta quantificazione delle spettanze e con la mancata approvazione di norme di attuazione del nuovo ordinamento finanziario che individuassero i criteri per la determinazione a regime delle stesse. Tale mancato adeguamento, inoltre, non ha consentito di dar seguito alla richiesta della regione Sardegna – in considerazione dell'aumento del livello di entrate conseguente alla modifica statutaria – di ottenere un parallelo innalzamento del tetto di spesa stabilito dal patto di stabilità interno, tuttora facente riferimento ai livelli di spesa del 2005;
    tale scenario di riferimento dovrebbe però essere parzialmente superato alla luce di due pronunce della Corte costituzionale intervenute nel primo semestre del 2012 che assumono che la riforma delle entrate debba ritenersi a regime dal 1° gennaio 2010, con ogni conseguenza che si è autorizzati a trarre sul piano delle quantificazioni delle fonti di entrata, così come determinato con legge regionale, sul conseguente credito maturato in favore della regione Sardegna e sulle regole da porre a fondamento del patto di stabilità;
    la Corte costituzionale, infatti, con la prima sentenza, la n. 99 del 20 aprile 2012, ha ritenuto inammissibile il ricorso dello Stato circa la possibilità della regione di iscrivere nel proprio bilancio di previsione «in assenza dell'adeguamento delle relative norme di attuazione... gli accertamenti delle compartecipazioni regionali ai tributi erariali... effettuati anche sulla base degli indicatori disponibili, relativi ai gettiti tributari». La Corte ha spiegato che il ricorrente, cioè il Governo, «omette di argomentare le ragioni per le quali alla regione non dovrebbe spettare il potere di quantificare l'ammontare delle compartecipazioni ai tributi erariali al fine di redigere il bilancio di previsione... Neppure il ricorrente spiega quali norme di attuazione si renderebbero necessarie per dare applicazione al nuovo articolo 8 dello statuto, che determina la quota di tributi da trasferire alla regione in riferimento a ciascuna amministrazione;
    con la seconda sentenza, la n. 118 del 7 maggio 2012, la Corte nel dichiarare la inammissibilità del conflitto di attribuzione promosso dalla regione Sardegna sul patto di stabilità interno (nello specifico, il conflitto era volto a conseguire l'annullamento della nota del MEF datata 7 giugno 2011, avente ad oggetto il patto di stabilità interno per il 2011 – proposta di accordo per la regione Sardegna, con la quale si respingeva la proposta di accordo presentata dalla regione Sardegna) dichiarava però alcune cose importanti sulla necessità di revisione del patto di stabilità interno. In particolare la Corte precisava che il contenuto dell'accordo sul patto di stabilità deve essere compatibile con il rispetto degli obiettivi del patto... contemporaneamente deve essere conforme e congruente con le norme statutarie della regione, ed in particolare, con l'articolo 8 dello statuto modificato dall'articolo 1, comma 834 della legge 27 dicembre 2006 n. 296. Ne consegue che l’«equilibrio di bilancio... non potrà che realizzarsi all'interno dello spazio delimitato, in modo compensativo, dalle maggiore risorse regionali risultanti dalla entrata in vigore dell'articolo 8 dello statuto...»,

impegna il Governo

   nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, a dare corso nel 2012 al trasferimento delle risorse alla regione Sardegna delle spettanze previste nel presente disegno di legge di assestamento anche a prescindere dalla approvazione delle norme di attuazione dell'articolo 8 dello statuto sardo salvo rideterminazione e conguaglio a seguito dell'emanazione delle predette norme di attuazione;
   ad approvare al più presto le norme di attuazione del presente articolo, licenziate dalla commissione paritetica Stato regione, al fine di superare le difficoltà intervenute nella quantificazione specifica delle spettanze e per individuare i criteri per la determinazione a regime delle stesse;
   ad aprire un tavolo di confronto con la regione Sardegna al fine di acquisire elementi per giungere alle necessarie modifiche del patto di stabilità interno coerenti con il nuovo regime di entrate;
   a prevedere nel bilancio di previsione 2013 stanziamenti adeguati nel corrispondente capitolo di compartecipazione al gettito di entrate erariali dello Stato, al regime previsto dal nuovo ordinamento finanziario di cui all'articolo 8 della legge costituzionale n. 3 del 1948 come modificato dall'articolo 1, comma 834, della legge n. 296 del 2006.
9/5325-A/15. (Testo modificato nel corso della seduta) Calvisi, Fadda, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru.


INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti in merito all'attuazione degli obiettivi di cui alla dichiarazione di Tripoli sottoscritta dal Governo italiano e da quello libico – 2-01663

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   l'ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, J. Christopher Stevens, tre funzionari americani e una decina di poliziotti libici sono stati uccisi martedì 11 settembre 2012 sera durante l'attacco al consolato di Bengasi, perpetrato da esponenti di una milizia islamica, che ha rivendicato l'assalto e il saccheggio del consolato stesso;
   l'azione è iniziata in serata, intorno alle 21,30, quando una folla armata di lanciarazzi e armi automatiche ha preso d'assalto l'edificio, dandolo poi alle fiamme. Gli assalitori hanno poi issato la bandiera nera islamica al posto di quella americana; gli scontri sono andati avanti per diverse ore e vi avrebbero preso parte diversi membri della milizia islamica Ansar al-Sharia, che ha rivendicato l'attacco spiegando che si è trattato di una vendetta per l'uccisione di Abu Yahya al-Libi, cittadino libico e numero due di al-Qaeda;
   tale ipotesi è sostenuta anche dal fatto che una bomba fu fatta esplodere nelle vicinanze del consolato Usa a Bengasi dopo che a giugno 2012 Washington aveva annunciato l'uccisione di Abu Yahya al-Libi;
   martedì 11 settembre 2012 sera è stata attaccata da dimostranti anche l'ambasciata americana al Cairo, a causa di un film su Maometto, prodotto da egiziani copti negli Stati Uniti, considerato blasfemo e offensivo per l'Islam e che ha causato rimostranze anche a Tunisi, in Afghanistan (dove i talebani hanno invocato la guerra santa contro gli Stati Uniti) e in Iran;
   il Sottosegretario libico agli interni, Wanis al-Sharif, ha dichiarato che «gli Stati Uniti avrebbero dovuto ritirare il loro personale diplomatico in Libia quando la notizia della produzione di un film “blasfemo” sul profeta Maometto ha cominciato a diffondersi e nonostante ci fosse già stato un incidente simile quando Abu Yahya al-Libi è stato ucciso. Sarebbe stato necessario che prendessero precauzioni, è una loro colpa che non le abbiano prese»;
   all'ipotesi che collega l'attacco all'uscita del film su Maometto si riferisce anche il Vaticano, il cui portavoce, padre Lombardi, ha dichiarato come le «ingiustificate offese e provocazioni» hanno scatenato ancora una volta episodi di «violenza inaccettabile». «Il rispetto profondo per le credenze, i testi, i grandi personaggi e i simboli delle diverse religioni è una premessa essenziale della convivenza pacifica dei popoli». «Le conseguenze gravissime delle ingiustificate offese e provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani – ha aggiunto – sono ancora una volta evidenti in questi giorni, per le reazioni che suscitano, anche con risultati tragici, che a loro volta approfondiscono tensione ed odio, scatenando una violenza inaccettabile»;
   le autorità libiche hanno, tuttavia, accusato anche i sostenitori dell'ex regime di Muammar Gheddafi, i quali sarebbero in collera per l'arresto di Abdullah al-Senussi, ex capo dell’intelligence libica ai tempi del dittatore ed estradato in Libia la scorsa settimana dalle autorità mauritane, oltre alla rete di al-Qaeda per l'attacco contro il consolato statunitense a Bengasi;
   ferme condanne all'atto terroristico sono state espresse da Capi di Stato e di Governo, dalle Nazioni Unite, la Nato e l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton;
   il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, precisando che «non ci sono giustificazioni» per quanto accaduto, ha dichiarato che l'attacco contro il consolato americano di Bengasi è stato portato a termine «da un gruppo di dimensioni ridotte e barbaro»;
   il Presidente americano Barack Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti «lavoreranno con le autorità libiche per individuare e assicurare alla giustizia “gli assassini” autori dell'attacco all'ambasciata Usa in Libia», inviando al contempo 200 marine e due navi da guerra per rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche di Tripoli e Bengasi;
   le autorità libiche hanno disposto lo stato d'allerta per le forze di polizia del Paese, che a Tripoli sono state già dispiegate in vista dell'elezione del Primo ministro da parte dell'Assemblea nazionale della Libia, prevista per il 12 settembre 2012, e che è stata inizialmente annullata per motivi di sicurezza; il 13 settembre 2012 l'Assemblea nazionale libica ha eletto l'ex vice Premier Mustafa Abu Shagour (ha cominciato la sua carriera come accademico negli Stati Uniti prima di ritornare in Libia nel 2011) come nuovo Primo ministro per un periodo di transizione di 18 mesi;
   la Libia ha votato il 7 luglio 2012 nel solco di una tradizione moderata, mettendo da parte le ideologie, per eleggere un Governo rappresentativo che portasse sicurezza e ricostruisse la nazione, per creare una nuova costituzione e diventare un modello di governo democratico in quella che si può definire una «politica» a maggioranza islamica;
   la sicurezza è uno dei problemi fondamentali che il nuovo Governo deve affrontare, considerando le molte armi ancora in mano alle milizie e il fatto che tali milizie non siano state ancora smantellate;
   in occasione della visita del Governo italiano a Tripoli, il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Premier libico, Abdel Rahim Al Kib, hanno firmato un «patto» di amicizia, la «Tripoli declaration», in cui le due parti hanno concordato di valutare e costruire i loro rapporti, a partire dagli «accordi già sottoscritti fra loro, andando avanti con la realizzazione delle varie attività attraverso commissioni tecniche specializzate nei vari settori» di interesse reciproco;
   il documento è ispirato «alle vittorie della rivoluzione del 17 febbraio» e, ricordando «i martiri che hanno sacrificato le loro vite per permettere libertà e dignità al popolo libico», riafferma «la speranza dei libici di costruire un nuovo Stato basato sulla democrazia, sui diritti umani e sulla promozione della pace regionale e internazionale, della sicurezza e dello sviluppo»;
   in tale sede l'Italia si è impegnata ad aiutare le autorità libiche a proteggere i confini del Paese nordafricano e le sue strutture petrolifere, raggiungendo una prima intesa per quanto riguarda i crediti legittimi da parte di enti libici verso la penisola e viceversa; è stato, inoltre, sottoscritto un accordo per la pesca che prevede una cooperazione economica, tecnica e scientifica fra i due Paesi anche per la lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici e la cantieristica navale; nell'ambito della sicurezza il Ministro della difesa ha annunciato, sempre in tale sede, la firma di un accordo di cooperazione che prevede la formazione in Italia di 250-300 libici (non solo fra i militari) e l'invio di 100 addestratori in Libia; si è poi definito l'ulteriore contributo italiano alla stabilizzazione del Paese, a partire dalla sicurezza, il controllo delle frontiere, la formazione ed il reintegro dei miliziani, il disarmo e la messa in sicurezza degli ordigni chimici e convenzionali, la collaborazione bilaterale sulla quantificazione gestione dei flussi migratori e la cooperazione sanitaria –:
   se e come il Governo intenda realizzare gli obiettivi di cui alla dichiarazione di Tripoli, in particolare sul versante della sicurezza, vista la situazione riportata in premessa.
(2-01663) «Pianetta, Renato Farina, Corsaro, Crolla, Boniver, Osvaldo Napoli, Malgieri, Angeli, Biancofiore, Picchi, Porcu, Bernardo, Rosso, Formichella, Dell'Elce, Torrisi, Sisto, Cassinelli, Contento, Savino, Ventucci, D'Alessandro, Nizzi, Toccafondi, Bertolini, Landolfi».


Chiarimenti circa l'ammontare delle risorse derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici alle imprese – 2-01621

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il Consiglio dei ministri del 30 aprile 2012 ha conferito al professor Francesco Giavazzi l'incarico di fornire al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico analisi e raccomandazioni sul tema dei contributi pubblici alle imprese;
   secondo il comunicato stampa del Consiglio dei ministri, le risorse ricavabili degli interventi dovranno consentire di realizzare gli obiettivi di finanza pubblica, indicati nel Documento di economia e finanza, e favorire l'alleggerimento della pressione fiscale sui cittadini;
   a quanto si apprende da fonti di stampa, il 23 giugno 2012 il professor Giavazzi ha trasmesso al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico la versione finale del rapporto contenente «Analisi e raccomandazioni sul tema di contributi pubblici alle imprese»;
   sempre secondo anticipazioni fornite dagli organi di comunicazione, incrociando diverse stime e dati, il rapporto stima in un valore pari a circa 10 miliardi di euro annui l'ammontare dei contributi eliminabili nel lungo periodo, considerando esclusivamente i contributi alle imprese in senso stretto ed eliminando dall'oggetto del rapporto sia gli incentivi finanziabili con fondi europei sia quelli diretti a compensare l'adempimento di obblighi di servizio pubblico (trasporto, sanità, istruzione);
   tuttavia, alcune voci che in linea di principio sono eliminabili prevedono impegni pluriennali delle amministrazioni, i quali dovranno esaurirsi prima di poter essere eliminati, pertanto non sarebbe possibile stimare la quota di spesa immediatamente liberabile;
   il rapporto, inoltre, conterrebbe anche uno schema di decreto-legge abrogativo di norme agevolative, alcune delle quali puntualmente elencate, mentre per altre si rinvia a successivi regolamenti;
   le norme elencate corrispondono largamente a quelle espressamente abrogate dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, che prevede il riversamento delle risorse da esse rivenienti all'entrata del bilancio dello Stato e la riassegnazione alla contabilità speciale del Fondo per la crescita sostenibile, istituito dall'articolo 23 del medesimo decreto legge;
   secondo la relazione tecnica «gran parte delle disposizioni inserite nell'elenco, sebbene tuttora formalmente vigenti, sono di fatto da lungo tempo non operative e, pertanto, essendosi conclusi i relativi procedimenti amministrativi, non vi sono stanziamenti di risorse finanziarie né vi è la necessità di erogare somme, salvi gli effetti dei contenziosi pendenti. Nondimeno, alcune delle leggi abrogande presentano tuttora un'attività di gestione connessa a procedimenti in essere che proseguirà, regolata dalle norme abrogate e dalle disposizioni di semplificazione introdotte dal decreto»; tuttavia, si consente «il reimpiego delle economie rivenienti da interventi agevolativi in via di esaurimento o abrogati dal presente decreto allo scopo di finanziare nuovi interventi in ambiti strategici della politica di incentivazione dell'attività imprenditoriale»;
   in sostanza, sempre secondo la relazione tecnica del decreto-legge n. 83 del 2012, il nuovo fondo avrà una consistenza iniziale pari solo «alle disponibilità presenti sul FIT, al netto degli impegni, alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge: si tratta, attualmente, di circa 300 milioni di euro»;
   in sostanza, il rapporto consegnato dal professor Giavazzi e la relazione tecnica allegata al cosiddetto «decreto sviluppo», offrono un'immagine molto diversa tra loro delle risorse reperibili nel bilancio dello Stato e, quindi, mobilitabili per altri obiettivi, in particolare per sostenere nel modo migliore l'attività economica –:
   quale sia effettivamente l'ammontare delle possibili risorse derivanti dall'eliminazione dei contributi pubblici alle imprese e se non si ritenga opportuno trasmettere alle Camere il rapporto elaborato dal professor Giavazzi.
(2-01621) «Boccia, Albonetti, Bocci, Calvisi, Marco Carra, Colaninno, Gianni Farina, Ferranti, Fiorio, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ghizzoni, Giacomelli, Ginefra, Iannuzzi, Levi, Marchioni, Merloni, Meta, Orlando, Peluffo, Rubinato, Sani, Tocci, Touadi, Vaccaro, Vassallo, Zaccaria, Zamparutti, Zunino».


Tempi e modalità dell'erogazione delle risorse messe a disposizione dallo Stato per il risarcimento dei danni ai privati a seguito dell'alluvione del 7 novembre 2011 a Marina di Campo, sull'Isola d'Elba – 2-01653 e 2-01654

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   sono passati 11 mesi da quando, il 7 novembre 2011, Marina di Campo, sull'Isola d'Elba, è stata colpita da una devastante alluvione che ha danneggiato gravemente il territorio, con strade allagate, infrastrutture idriche inutilizzabili, abitazioni private pesantemente compromesse e tutto il sistema dell'impresa turistica da ripristinare celermente per non compromettere l'economia della zona a forte vocazione turistica;
   l'intervento immediato del presidente della regione Toscana, in qualità di commissario straordinario per l'emergenza, Enrico Rossi, attraverso l'utilizzo di dieci milioni di euro dalle risorse del bilancio regionale, ha consentito di gestire l'emergenza mediante interventi di ripristino delle condizioni di sicurezza e di riduzione del rischio idrogeologico, avviando, altresì, i necessari lavori per consentire il rientro in casa dei cittadini e per la ripresa dell'attività economica delle imprese;
   il Governo si è reso disponibile stanziando 3 milioni di euro per il risarcimento dei danni ai privati mediante l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 4015 del marzo 2012, anche a seguito delle pressioni esercitate dalla regione Toscana e degli enti locali interessati;
   delle suddette risorse – comunque insufficienti a coprire i danni subiti dai cittadini – ad oggi se ne è persa traccia, mentre gli abitanti di Marina di Campo hanno dovuto accendere prestiti bancari per ricostruire le abitazioni e far ripartire le attività turistiche della zona, nell'attesa di un pronto intervento da parte del Governo, che inspiegabilmente non arriva;
   la situazione sembrerebbe ad un punto di svolta decisivo, poiché, da notizie di stampa, si apprende che è in preparazione a Firenze un incontro delle istituzioni presso la Protezione civile regionale nel corso del quale si conosceranno le entità finanziarie effettive messe a disposizione dallo Stato a favore delle popolazioni dell'Isola d'Elba colpite dall'alluvione del 7 novembre 2011; la regione potrà così stabilire le regole in base alle quali procedere al risarcimento –:
   per quale motivo i tre milioni di euro messi a disposizione dallo Stato per il risarcimento dei danni ai privati a seguito dell'alluvione del 7 novembre 2011 a Marina di Campo non siano stati ancora erogati dopo 11 mesi dall'evento;
   se il Governo confermi la disponibilità delle suddette risorse e quale sarà il percorso per l'assegnazione delle stesse.
(2-01653) «Velo, Sani, Pierdomenico Martino, Margiotta, Schirru, Giorgio Merlo, Cuperlo, Braga, Gnecchi, Sbrollini, Pes, Gatti, Levi, Albonetti, Marchioni, Boffa, Duilio, Marchignoli, Miglioli, Fluvi, Ferrari, Cavallaro, Tenaglia, Ferranti, Zampa, Ginefra, Rosato, Samperi, Ghizzoni, Capodicasa, De Micheli, Marco Carra».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il 7 novembre 2011, oltre 10 mesi or sono, il centro abitato di Marina di Campo - Isola d'Elba – è stato colpito da una devastante inondazione, che ha causato danni ingenti alla proprietà pubblica ed a quelle private. Spiagge, strade, infrastrutture sono state spazzate via, al pari di edifici, con la conseguenza che 105 famiglie e 300 imprese hanno dovuto abbandonare l'abitazione e la sede;
   la popolazione ha reagito in mezzo al fango ed ai rifiuti senza che vi siano stati, al momento, risarcimenti ai privati ed alle imprese, a differenza di quanto accaduto nel caso di eventi alluvionali che, nello stesso periodo, hanno colpito la Lunigiana e la costa ligure;
   gli unici aiuti finanziari pervenuti sono quelli attraverso il commissario, nominato dalla Protezione civile, nella figura del presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, che ha attinto risorse dal bilancio regionale, coprendo, insieme al comune di Campo nell'Elba, gli oneri per una ricostruzione delle infrastrutture pubbliche, ma non i danni alle famiglie ed alle imprese –:
   quale sia il motivo dei mancati risarcimenti ai singoli cittadini ed alle imprese, a maggior ragione tenendo conto degli aiuti forniti nelle altre sopra citate aree, diverse dall'Isola d'Elba, colpite da analoghi eventi;
   quali siano i criteri attraverso i quali queste risorse finalizzate agli indennizzi vengono riconosciute ed i tempi di assegnazione, che al momento risultano eccessivamente lunghi.
(2-01654) «Bosi, Toccafondi, Velo, Bonciani, Galletti».


Chiarimenti sulla stima del gettito dell'Imu per i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e orientamenti in merito alla rimodulazione dei tagli dei trasferimenti a tali comuni – 2-01662

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il 6 agosto 2012 il Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato sul portale del federalismo fiscale stime relative, tra le altre, all'aggiornamento del gettito annuale dell'imu sulla base dei versamenti in acconto di giugno 2012;
   a giudizio di molti comuni le stime pubblicate non sembrerebbero in alcun modo confortate dagli incassi contabilizzati con la prima rata di giugno, essendo, in molti casi, più del doppio di quest'ultima;
   in una nota di chiarimento, il Ministero afferma che la stima è operata tenendo in considerazione la circostanza che alcuni contribuenti hanno optato per il versamento in tre rate dell'imu sull'abitazione principale. Inoltre, per i versamenti relativi ai fabbricati rurali la prima rata è versata nella misura del 30 per cento dell'imposta. Infine, si devono considerare i versamenti relativi ad alcune fattispecie impositive ai fini imu, riguardanti, in particolare, i contribuenti ancora mancanti, gli immobili cosiddetti «fantasma» non dichiarati in catasto, i fabbricati rurali da accatastare entro novembre e gli immobili di proprietà del comune;
   a fronte di queste nuove stime basate su previsioni, a giudizio degli interpellanti alquanto aleatorie, reale e certo è stato il nuovo aggiornamento della riduzione ai trasferimenti, che ha interessato, in particolare, il fondo sperimentale di riequilibrio;
   proprio nel momento in cui l'Istat comunica una caduta del prodotto interno lordo rispetto al secondo trimestre del 2011 pari al 2,6 per cento (in precedenza era -2,5 per cento) si operano ulteriori tagli su enti che potrebbero essere, invece, un necessario volano per lo sviluppo;
   ancora più grave e allarmante è il caso dei comuni interessati dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, cui il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 1o giugno 2012 ha sospeso il pagamento dell'imu al 30 settembre 2012, sospensione successivamente prorogata fino al 30 novembre 2012;
   in considerazione di questa sospensione, sulla base dei versamenti in acconto di giugno, il Ministero dell'economia e delle finanze ha, in alcuni casi, persino triplicato le stime di gettito dell'imu sull'abitazione principale con conseguente e proporzionale taglio dei trasferimenti, probabilmente ipotizzando che molti contribuenti residenti nei comuni colpiti dal sisma avessero usufruito della possibilità di sospensione;
   si prenda, ad esempio, la situazione del comune di Minerbio in provincia di Bologna, uno dei cento comuni terremotati. Il Ministro dell'economia e delle finanze aveva inizialmente stimato un gettito imu 2012 pari a 2.178.883 euro. Durante l'estate tali previsioni sono state riviste a 4.863.657 euro (più che raddoppiate) e sono stati di conseguenza aggiornati i tagli ai trasferimenti per recuperare il maggior gettito previsto: il fondo sperimentale di riequilibrio, pari ad euro 443.247,05, viene recuperato per euro 156.839,98 (quota ancora da incassare), il fondo sviluppo investimenti viene recuperato per euro 23.547,37 (quota ancora da incassare); inoltre, viene incrementato il taglio aggiuntivo ai trasferimenti ex articolo 28, commi 7 e 9, del decreto-legge n. 201 del 2011, che passa da euro 268.551 a euro 597.466;
   infine, viene quantificato l'importo che l'ente è tenuto a restituire per incapienza di risorse per 2.604.598,23 euro, che saranno trattenuti dall'Agenzia delle entrate in sede di versamenti imu;
   mentre la stima iniziale di 2.178.883 euro poteva essere tutto sommato ragionevole (forse solo un po’ ottimistica), quella di 4.863.657 è, ad avviso degli interpellanti, fuori di ogni comprensione ed incide su un bilancio con una spesa corrente a bilancio attualmente di 7,2 milioni di euro;
   ci si chiede come sia possibile che ad un comune, che deve far fronte a spese urgenti ed aggiuntive a fronte di un grave evento quale il terremoto, si chiedano oltre due milioni di euro;
   l'impressione è che la fedeltà fiscale degli emiliano-romagnoli, confermata dalle ultime indagini, si riveli un boomerang: tutti i sindaci e i parlamentari delle zone terremotate hanno sollecitato i proprietari di case non colpite a pagare l'imu per permettere ai comuni di ripartire il prima possibile;
   si è trattato di un consiglio, ad avviso degli interpellanti, sbagliato, poiché fedeltà fiscale e solidarietà non rientrano nei conti e hanno finito per penalizzare gli stessi comuni già provati dal sisma –:
   se non ritenga sovrastimato il gettito dell'imu, in particolare quello relativo all'abitazione principale, per i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e se intenda riconsiderare i tagli ai trasferimenti, alla luce delle note difficoltà finanziarie che si trovano, loro malgrado, ad affrontare.
(2-01662) «Lenzi, Miglioli, Santagata, La Forgia, Causi, Marchi, Marchignoli, Marchioni, Marco Carra, Albini, Vassallo, Motta, Benamati, Amici, Servodio, Morassut, Fluvi, Pizzetti, Gozi, Zampa, Arturo Mario Luigi Parisi, De Pasquale, Lolli, Tocci, Picierno, Cardinale, Losacco, Burtone, Beltrandi, Ventura, Colaninno, Lulli, Zunino, Bersani, De Micheli, Ghizzoni, Bossa, Castagnetti, D'Incecco».


Elementi ed iniziative in merito agli effetti sulla finanza pubblica della mancata riscossione delle sanzioni relative alle quote latte – 2-01668

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni, dal 1996 al 2009, la mancata riscossione delle sanzioni relative alle quote latte ha rappresentato per il bilancio dello Stato, e quindi per i contribuenti stessi, un onere gravoso, pari ad oltre 1,5 miliardi di euro;
   con riferimento alle tredici campagne lattiero-casearie dal 1995/1996 al 2007/2008, l'onere che il Paese ha sopportato, in conseguenza degli esuberi produttivi riscontrati nelle campagne medesime, è stato pari a 2.492 milioni di euro versati alla Commissione europea, che, come precisa la Corte dei conti, «rappresentano una perdita netta e irrecuperabile per l'economia italiana, perdita che avrebbe dovuto gravare sui produttori eccedentari, ma invece è stata finora finanziata in gran parte con i fondi pubblici»;
   in ordine alle medesime campagne, il predetto importo, imputato ai produttori in questione per 2.226 milioni di euro, è stato riscosso per 301 milioni di euro, restando ancora da riscuotere 1.925 milioni di euro; tale importo decresce a 1.871 milioni di euro nel 2009, ultimo anno finora relazionato dalla Corte dei conti;
   nel corso delle campagne 2010/2011, a seguito di ulteriori adesioni alle rateizzazioni, l'importo ancora dovuto dai produttori eccedentari risulterebbe superiore a 1,5 miliardi di euro;
   la perdita netta complessiva del contribuente italiano ammonterebbe ad oltre 4 miliardi di euro, stando alle stime della Corte dei conti;
   ad oggi non è stata data attuazione all'articolo 8-septies, comma 2, del decreto-legge n. 5 del 2009, norma di perequazione verso i produttori che si sono messi in regola rispetto a coloro che hanno beneficiato di quote integrative a titolo gratuito, a causa della mancata attivazione e dotazione, prevista «in misura non inferiore a 45 milioni di euro per l'anno 2009», del relativo fondo;
   la mancata effettiva riscossione del prelievo non rateizzato costituisce un'ulteriore sperequazione nei confronti di coloro che rispettano le regole, a vantaggio di chi sostanzialmente non ne riconosce la valenza;
   inoltre, ad oggi non è stata data attuazione all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, che dovrebbe dare disposizioni attuative in materia di riscossioni;
   la Commissione agricoltura della Camera dei deputati il 18 luglio 2012 ha approvato, con parere favorevole del Governo, la risoluzione n. 8-00194, all'esito del dibattito sulle risoluzioni Delfino 7-00860, Zucchi 7-00912, Beccalossi 7-00920 e Biava 7-00934; la citata risoluzione impegna l'Esecutivo «a riscuotere le somme ancora dovute con la massima efficacia mediante Equitalia spa, in qualità di incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi»;
   le gravi difficoltà in cui versa attualmente la finanza pubblica e le pesanti distorsioni generate alla competitività dal comportamento scorretto dei produttori eccedentari, a scapito di quanti, con enormi sacrifici, si sono messi in regola, richiedono un intervento urgente per dare piena attuazione alla legge e ripristinare pari opportunità per tutti i produttori, nonché credibilità per l'intera filiera –:
   se e come siano state contabilizzate nel bilancio dello Stato le somme versate all'Unione europea per le campagne da quella del 1995/1996 a quella del 2001/2002, di cui alla decisione del Consiglio del 16 luglio 2003, pari a circa 1.400 milioni di euro;
   se e come siano state contabilizzate nel bilancio dello Stato le somme trattenute annualmente dall'Unione europea per le campagne da quella del 2003/2004 a quella del 2008/2009, pari a circa 1.150 milioni di euro, ovvero se siano rimaste non contabilizzate ad alimentare lo scoperto del fondo di rotazione per il pagamento degli aiuti comunitari;
   quale sia, concretamente, l'impatto sulla finanza pubblica derivante dalla mancata riscossione dei prelievi supplementari dovuti dai produttori eccedentari, essendo del tutto insostenibile mantenere a carico dello Stato, e quindi della collettività, gli oneri derivanti dal comportamento contra legem di alcuni ben individuati operatori del settore lattiero-caseario;
   conseguentemente, vista la gravità e l'urgenza della questione, quali iniziative tempestive ed efficaci il Governo intenda adottare per attuare l'impegno assunto con la risoluzione approvata il 18 luglio 2012.
(2-01668) «Delfino, Adornato, Binetti, Bonciani, Bosi, Calgaro, Capitanio Santolini, Carlucci, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Dionisi, D'Ippolito Vitale, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».


Iniziative per la corretta interpretazione delle disposizioni relative all'aumento del contributo integrativo per gli iscritti alle casse e agli enti di previdenza obbligatoria – 2-01645

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   l'articolo 1 della legge 12 luglio 2011, n. 133, nel modificare il comma 3 dell'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, ha consentito, anche alle casse ed enti di previdenza obbligatoria che adottano il sistema di calcolo contributivo per la determinazione delle prestazioni pensionistiche, di programmare l'aumento del contributo integrativo dall'attuale misura del 2 per cento fino ad un massimo del 5 per cento, così sostanzialmente equiparando la disciplina delle stesse con quella delle casse ed enti di previdenza che trovano privatizzate la loro regolamentazione nel decreto legislativo n. 509 del 1994;
   la ratio legis è evidente se si considera che il legislatore – nella consapevolezza dell'inadeguatezza delle prestazioni pensionistiche calcolate con il sistema contributivo – ha inteso riconoscere la facoltà alle casse ed enti di previdenza di cui al decreto legislativo n. 103 del 1996 e a quelli di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, sempreché questi ultimi abbiano riformato il criterio di calcolo delle prestazioni secondo il criterio di calcolo delle prestazioni proprie del sistema contributivo, di destinare parte del contributo integrativo all'incremento dei montanti individuali, così da migliorare immediatamente le pensioni dei liberi professionisti;
   la potenziale criticità sulle conseguenze che la ridistribuzione di una quota del contributo integrativo avrebbe potuto comportare, in termini di equilibrio patrimoniale e quindi, di sostenibilità futura per le singole casse e gli enti di previdenza, è stata attentamente valutata tanto in sede di proposizione del disegno di legge che in sede di analisi del testo in Commissione bilancio al Senato della Repubblica. E, infatti, già nel testo originario del disegno di legge era previsto che le delibere assunte dalle singole casse ed enti di previdenza in tema di richiesta di aumento e ridistribuzione del contributo integrativo siano sottoposte all'approvazione dei Ministeri vigilanti, che valutano la sostenibilità della gestione complessiva e le implicazioni in termini di adeguatezza delle prestazioni;
   la V Commissione bilancio del Senato della Repubblica, poi, nel sottolineare la preoccupazione circa il «rischio che all'aumento della contribuzione corrisponda un incremento eccessivo delle prestazioni che alteri l'equilibrio economico e finanziario delle casse professionali», ha ritenuto opportuno «introdurre una clausola che commisuri eventuali prestazioni previdenziali aggiuntive ai maggiori contributi, garantendo l'equilibrio finanziario delle casse professionali», così emendando il testo del disegno di legge in approvazione con la specificazione «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica garantendo l'equilibrio economico, patrimoniale e finanziario delle stesse» (seduta del 2 marzo 2011). L'inciso in esame è l'espressione dell'attenzione del legislatore affinché non si creino squilibri di bilancio delle casse ed enti di previdenza dei liberi professionisti, che renderebbero necessario un intervento integrativo dello Stato, con conseguenti «maggiori oneri per la finanza pubblica»;
   il relatore del progetto di legge in Senato, nel presentare lo stesso all'Assemblea, ha evidenziato, tra le altre, l'avvenuto recepimento delle modifiche «non sostanziali cui la Commissione bilancio ha condizionato il parere favorevole». Nella discussione parlamentare, pertanto, non si sarebbe mai potuto pensare che dall'emendamento proposto dalla Commissione bilancio potessero derivare effetti «sostanziali», apparendo, invece, chiaro che esso mirava solo a ribadire il principio della sostenibilità anche di lungo periodo della gestione previdenziale;
   i Ministeri vigilanti, nell'approvare le delibere di modifica dei regolamenti previdenziali, adottate dalle singole casse ed enti di previdenza che hanno inteso adeguare la propria disciplina con la facoltà riconosciuta dalla legge n. 133 del 2011, hanno condizionato l'efficacia delle singole deliberazioni all'inserimento di una specificazione che limita il diritto del libero professionista di poter richiedere la contribuzione integrativa nella misura maggiore rispetto all'attuale 2 per cento nei confronti della pubblica amministrazione. L'interpretazione che i Ministeri vigilanti danno della norma e, in particolare, l'autonoma estrapolazione dal testo legislativo dell'inciso «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» e l'altrettanto autonoma interpretazione restrittiva secondo cui il legislatore avrebbe inteso sottrarre la pubblica amministrazione dall'aumento del contributo integrativo contraddicono, ad avviso degli interpellanti, la ratio legis che è quella di garantire pensioni più adeguate mediante l'aumento reale dei versamenti contributivi e smentisce nei fatti la reale volontà espressa dall'Assemblea e dalla stessa Commissione che ha proposto l'inciso emendativo;
   una simile interpretazione, poi, se confermata, si risolverebbe nell'imposizione di un differenziato sistema di contribuzione, in base al quale i professionisti che prestano la loro opera nei confronti dei clienti privati applicherebbero il contributo integrativo nella più elevata misura stabilita dalla cassa o ente di previdenza (con conseguente aumento dei loro montanti contributivi e, quindi, della loro futura pensione), mentre i professionisti che fatturano a pubbliche amministrazioni dovrebbero continuare ad applicare il contributo integrativo nella misura attuale del 2 per cento, con la conseguenza che i loro montanti e le loro pensioni sarebbero inferiori;
   di una simile differenziazione non vi è traccia nella norma di legge, che al contrario – nella sua formulazione letterale letta nella sua interezza «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica garantendo l'equilibrio economico, patrimoniale e finanziario delle stesse» – altro non significa che il modo in cui si devono evitare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica consiste nel garantire l'equilibrio di bilancio delle singole casse ed enti di previdenza;
   gli stessi Ministeri vigilanti, poi, non hanno eccepito alcunché rispetto all'interpretazione restrittiva dell'applicabilità della maggiore aliquota del contributo integrativo verso la pubblica amministrazione ad altra cassa di previdenza, quale quella dei dottori commercialisti che, seppur privatizzata ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, adotta il criterio di calcolo delle prestazioni secondo le regole del sistema contributivo, così sostanzialmente differenziando situazioni identiche entrambe disciplinate dalla stessa legge n. 133 del 2011 –:
   se il Governo intenda consentire ai liberi professionisti che prestano la loro opera nei confronti delle pubbliche amministrazioni di applicare l'aliquota del contributo integrativo nella misura maggiore deliberata dalle singole casse ed enti di previdenza, dal momento che l'inoperatività dell'aumento dello stesso contributo si porrebbe al di fuori della logica del sistema ed in più avrebbe l'effetto di incidere in modo irrazionale sul trattamento pensionistico dei professionisti che svolgono la loro opera in misura prevalente con le pubbliche amministrazioni, discriminandoli – senza che vi sia una giustificazione razionale e, perciò, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione – rispetto a coloro che hanno, invece, una clientela prevalentemente privata;
   se il Governo, anche alla luce di quello che appare agli interpellanti un evidente contrasto dell'interpretazione assunta dai Ministeri vigilanti rispetto alla chiara volontà del legislatore e alla stessa ratio della legge 12 luglio 2011, n. 133, intenda tempestivamente comunicare alle casse ed enti di previdenza dei liberi professionisti quale debba essere l'operatività della norma e, quindi, in quale misura debba essere applicata l'aliquota del contributo integrativo rispetto alle pubbliche amministrazioni, anche al fine di prevenire potenziali contenziosi che vedrebbero coinvolti immediatamente e direttamente le singole casse e i singoli enti di previdenza.
(2-01645) «Lo Presti, Della Vedova».


Problematiche riguardanti la realizzazione di un deposito temporaneo di scorie radioattive nel territorio di Saluggia (Vercelli) – 2-01655

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   nel territorio del comune di Saluggia sono depositate attualmente e da molti anni l'85 per cento delle scorie nucleari a vari livelli di radioattività, tra le quali molte ad alto livello, presenti in Italia;
   Sogin è la società costituita nel 1999, nell'ambito della riforma del sistema elettrico nazionale e ha come missione lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi;
   Sogin è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera secondo gli indirizzi strategici formulati dal Ministero dello sviluppo economico; le sue risorse finanziarie derivano in buona parte da una componente della tariffa elettrica, la sua gestione finanziaria è assoggettata al controllo della Corte dei conti;
   a Sogin sono state conferite le quattro centrali nucleari italiane di Trino, Caorso, Latina e Garigliano di Sessa Aurunca;
   la commissione tecnica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare incaricata di svolgere la valutazione d'impatto ambientale sull'impianto Cemex ed il collegato deposito D3, situati nel territorio di Saluggia e destinati alla cementificazione e allo stoccaggio provvisorio delle scorie nucleari ivi collocate, con proprio atto n. 11 del 17 marzo 2008 ha dato parere positivo circa la compatibilità ambientale del progetto in esame, subordinatamente al rispetto delle prescrizioni espresse nei rispettivi pareri espressi dal Ministero per i beni e le attività culturali e dalla regione Piemonte, compreso il vincolo della non idoneità del sito di Saluggia a configurarsi come sito definitivo di stoccaggio dei rifiuti radioattivi (richiamato nella deliberazione della giunta regionale del Piemonte n. 192351 del 13 marzo 2006). Il relativo decreto è stato emanato in data 29 settembre 2008;
   nel periodo di tempo tra il 2009 fino ad oggi, nulla è stato fatto per individuare un sito unico e per ottemperare a quanto previsto dalla commissione tecnica di cui al precedente punto;
   in data 8 novembre 2011, l'amministratore delegato di Sogin, Giuseppe Nucci, ha presentato la tempistica per la conclusione degli impianti di bonifica che secondo lo stesso amministratore delegato si concluderanno nel 2025, precisando che «a Saluggia sarà realizzato il deposito temporaneo, denominato D2 (...) che garantirà la massima sicurezza nello stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi già presenti nel sito e di quelli che saranno prodotti dal decommissioning dell'impianto, in vista del loro successivo trasferimento al deposito nazionale». Specificando che «al termine del decommissioning il deposito temporaneo verrà demolito»;
   per terminare le attività di decommissioning e arrivare al «prato verde» dei siti occorrono 4,8 miliardi di euro, comprensivi dei costi di trasferimento dei rifiuti al futuro deposito nazionale, di cui dal 2010 il nuovo contesto normativo ha affidato a Sogin realizzazione e gestione;
   il D2 sarà pronto nel 2012, entro luglio, verrà riempito di materiale radioattivo; lo ospiterà per dodici anni ed entro il 2025 sarà vuotato, perché tutto il suo contenuto verrà trasferito al deposito nazionale, e smantellato;
   l'articolo pubblicato martedì 15 novembre 2011, a firma di Umberto Lorini, su La Gazzetta, pagina 5, considera i costi del deposito temporaneo che dovrà ospitare per dodici anni (sarebbero 13, ma si contano sei mesi per riempirlo e altri sei per svuotarlo) 4.300 metri cubi di rifiuti radioattivi che già stanno a Saluggia pari a circa 15,7 milioni di euro;
   secondo il giornalista Lorini «spalmando i costi sui prossimi 12 anni, Sogin (...) spenderà a Saluggia almeno 3.000 euro (il conto è fatto per difetto) per “conservare temporaneamente” rifiuti radioattivi in un capannone temporaneo (in un luogo inidoneo, eccetera). E li spenderà solo perché Sogin stessa, nonostante sia un suo compito definito dalla legge, non ha ancora costruito il deposito nazionale. Non avendo il definitivo, costruisce – a Saluggia e negli altri siti – depositi temporanei»;
   il giornalista Lorini, nel medesimo articolo, evidenzia il timore più volte manifestato e, a vario titolo, da cittadini, associazioni di riferimento e istituzioni, compresi gli interpellanti, che in realtà il deposito D2 non sarà temporaneo e lo smantellamento, in realtà, sarà solo una finzione per gestire nell'immediato una vicenda che da troppi anni viene governata male con gravi pregiudizi per i cittadini del territorio;
   con diversi atti di indirizzo e, in particolar modo, due ordini del giorno 9/01441-ter-C/072 e 9/01441-ter-A/016, presentati dal primo firmatario della presente interpellanza, si è più volte evidenziata la necessità di individuare prioritariamente un sito unico nazionale di stoccaggio dei rifiuti nucleari ad alta radioattività, tenendo conto a tale scopo della non idoneità del sito di Saluggia, anche in considerazione della dispendiosità dell'impresa di bonifica che ha carattere temporaneo –:
   come si giustifichi la scelta di non individuare in modo prioritario e in tempi stringenti la localizzazione del deposito unico nazionale e se si intenda contestualmente verificare, per quanto di competenza, se la decisione, invece, di costruire il D2 possa costituire un danno per l'erario.
(2-01655) «Bobba, Fabbri, Giorgio Merlo, Lovelli, Bratti, Esposito, Muro, Baretta, Vaccaro, Benamati, Fogliardi, Nicco, Marco Carra, Mosella, Sanga, Livia Turco, Gatti, Marini, Gianni Farina, De Torre, Sarubbi, Mariani, Verini, Bordo, Martella, Bocci, Boccuzzi, Grassi, Trappolino, Calvisi, Capano, Bernardini, Maurizio Turco, Codurelli, Cambursano, Concia, Fioroni, Cilluffo, Motta, Damiano, Melandri, Touadi, Melis, Narducci, Servodio, Gnecchi, Rossomando, Realacci, Madia, Cenni, De Pasquale».


Elementi e iniziative in relazione a visite in carcere a boss mafiosi effettuate da un parlamentare nazionale e da una parlamentare europea – 2-01648

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   il 9 agosto 2012 Il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di Giovanni Bianconi intitolato «Il tour in cella dei politici per far pentire i boss»;
   l'articolo in questione dà notizia della visita effettuata il 26 maggio 2012 da parte del parlamentare del Partito democratico Giuseppe Lumia e della parlamentare europea dell'Italia dei Valori Sonia Alfano a Bernardo Provenzano, presso il carcere di Parma;
   il 4 luglio 2012 (dopo che al detenuto in questione, ristretto al 41-bis, «era stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini per l'omicidio Lima e la trattativa Stato-mafia») gli onorevoli Lumia ed Alfano hanno incontrato di nuovo Provenzano alla presenza (prevista dalla legge) dei «responsabili della polizia penitenziaria, che hanno redatto una relazione inviata alla direzione generale delle carceri, alle procure di Palermo e Caltanissetta, nonché alla direzione nazionale antimafia»;
   gli agenti di custodia «hanno annotato che buona parte del dialogo tra il padrino e l'eurodeputata Sonia Alfano (presidente della Commissione speciale sulla criminalità organizzata di Strasburgo) si è svolta in dialetto siciliano», verosimilmente al fine di rendere meno comprensibile a terzi il contenuto del colloquio stesso;
   nello stesso mese gli onorevoli Lumia ed Alfano avevano incontrato in carcere anche Filippo Graviano, Francesco Bidognetti ed Antonino Cinà;
   tali visite «ispettive», secondo i due onorevoli, erano finalizzate a sollecitare il pentimento di detenuti in regime di 41-bis;
   nell'articolo in questione si sostiene, correttamente, come: «Di norma i ”colloqui investigativi” con i detenuti per saggiarne la disponibilità al ”pentimento” spettano al procuratore nazionale antimafia, alla polizia giudiziaria o ai magistrati autorizzati dal Ministro della giustizia; i rappresentanti degli organi elettivi, invece, possono entrare nelle carceri per verificare le condizioni di detenzione»;
   nello stesso articolo si rivela che: «Dal contenuto delle relazioni su questi due colloqui, però, emerge che il senatore e l'eurodeputata hanno parlato di molto altro»;
   la parlamentare europea Sonia Alfano «ha promesso una nuova visita e Cinà se n’è mostrato lieto»;
   le rivelazioni contenute nell'articolo di Giovanni Bianconi su Il Corriere della Sera sollecitano riflessioni fortemente negative su una vicenda decisamente sconcertante ed inquietante –:
   se il Ministro interpellato, nell'ambito delle sue competenze, sia a conoscenza dei fatti rivelati da Il Corriere della Sera e quali siano i suoi orientamenti merito;
   per quali ragioni le visite non siano state interrotte quando i colloqui debordavano da quanto previsto dalla legge;
   quali iniziative abbia posto in essere il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria rispetto alle direzioni carcerarie;
   quali siano i provvedimenti che intenda porre in essere relativamente a quanto è avvenuto ed al fine di scongiurare il ripetersi di simili «trattative» private effettuate in dispregio alla legge;
   se il Ministro interpellato non ritenga di dover chiarire in termini esaustivi i contorni di una vicenda sicuramente preoccupante e quali iniziative intenda, eventualmente, assumere, al fine di scongiurare il ripetersi di analoghi, deprecabili comportamenti.
(2-01648) «Cicchitto, Corsaro, Costa, Mantovano».


Elementi in merito ad un recente bollettino meteo diramato dalla Protezione civile della regione Toscana – 2-01657

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   a quanto risulta agli interpellanti, nella notte fra il 30 e 31 agosto 2012, è accaduta una cosa che ha decisamente del paradossale ad Aulla (Massa Carrara) e che non può essere sottovalutata per la gravità della questione: è stato diramato, da parte della Protezione civile Toscana, un bollettino meteo che, pur annunciando solamente lievi precipitazioni, ha scatenato il caos tra l'amministrazione e la cittadinanza aullese;
   a seguito dell'annuncio di perturbazioni da parte della Protezione civile, pensando di «giocare d'anticipo», il sindaco di Aulla, Roberto Simoncini, ha ritenuto di procedere con una sorta di preallarme, non supportato da alcuna ordinanza, dicendo oralmente al personale comunale di avvisare telefonicamente i cittadini di Aulla del presumibile pericolo derivante dai pochi millimetri d'acqua in arrivo, invitandoli a spostare la macchina lontano dal greto del fiume;
   si è diffuso il panico tra la popolazione, che temeva una nuova esondazione del Magra, dal momento che sono stati «allarmati» anche gli abitanti di quelle frazioni site ben 200 metri al di sopra del letto del fiume, tra l'altro visibilmente in secca;
   è quanto mai spiacevole che, anche alla luce dell'incapacità manifestata nella gestione degli eventi, quelli sì davvero alluvionali, del 2011, si sia ritenuto di procurare un allarme tra la popolazione, ad avviso degli interpellanti senza un reale problema di pubblica incolumità, cosa che peraltro, a parere degli interpellanti, potrebbe assumere rilievo penale, considerato che oltretutto si tratta di una popolazione profondamente segnata dall'alluvione che ha colpito la Lunigiana e le Cinque Terre;
   si tratta di un «al lupo, al lupo» al contrario, dal momento che durante l'alluvione dell'ottobre 2011 nulla fu fatto, ed invece a fine agosto 2012 si è ritenuto di allertare la popolazione inutilmente, senza prendere provvedimenti per la realizzazione delle opere necessarie a mettere in sicurezza la città di Aulla, visto che la pulizia dell'alveo è stata fatta subito dopo la tragedia ed in questo momento alle porte di un nuovo inverno la vegetazione è più rigogliosa di prima;
   tutto questo avviene anche per il fatto che, nonostante i tanti proclami dell'amministrazione regionale, il commissario governativo per le opere non sia intervenuto in modo adeguato ed incisivo, né nell'alveo, né sugli argini del Magra, facendo persistere il pericolo sull'intero territorio –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa, al fine di fare immediata e doverosa chiarezza su quanto accaduto, precisando, soprattutto, se il prefetto fosse a conoscenza di un reale rischio per la pubblica incolumità e se sia conforme alla normativa vigente e alla prassi l'allarme posto in essere dal sindaco di Aulla senza una comunicazione alla prefettura ed un'ordinanza, anche quale segno di comprensione e rispetto nei confronti delle popolazioni colpite dall'alluvione già profondamente segnate e scosse dalla catastrofe dell'ottobre 2011;
   se non si ritenga opportuno rivedere la struttura commissariale governativa in carica, allo stato, ad avviso degli interpellanti, incapace di mettere in sicurezza l'alveo e gli argini del fiume, che versano ancora in gravi condizioni.
(2-01657) «Barani, Fucci, Luciano Rossi, Tortoli, Stradella, De Corato, Mussolini, Mazzoni, Bocciardo, Abelli, Palumbo, Armosino, Di Virgilio, Mancuso, Girlanda, De Luca, Gioacchino Alfano, Massimo Parisi, De Nichilo Rizzoli, Repetti, Cazzola, Mannucci, Murgia, Minardo, Ciccioli, Castellani, D'Anna, Ceroni, Toccafondi, Scapagnini, Porcu, Mazzuca, Garofalo, Di Cagno Abbrescia, Cassinelli, Formichella, Ascierto, D'Alessandro, Scandroglio, Polidori, Giro».


Tempi per la deliberazione dello stato di emergenza nel territorio di Lipari e per l'emanazione della relativa ordinanza della Protezione civile – 2-01667

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   la scorsa settimana le isole Eolie sono state interessate da eccezionali fenomeni temporaleschi;
   in particolare, nella giornata di sabato 15 settembre 2012 precipitazioni violentissime si sono abbattute sull'isola di Lipari nella quale in meno di tre ore sono caduti circa settanta millimetri di pioggia ed un fiume di fango si è riversato lungo le strade, allagando abitazioni, scuole e locali commerciali e provocando spavento nei cittadini e nei turisti dell'isola, nonché notevoli danni economici anche alle attività turistiche, delle quali vive prevalentemente l'isola, proprio nell'ultimo scorcio della stagione estiva;
   si tratta dell'ennesimo eccezionale nubifragio che colpisce zone del territorio della provincia di Messina dopo i fenomeni alluvionali che hanno cagionato tragiche conseguenze nel 2009 nelle località di Giampilieri, Molino, Altolia Briga, Pezzolo, Santa Margherita Marina e nei comuni di Scaletta Zanclea e Itala ed ancora nel novembre del 2011 in diversi comuni della zona tirrenica;
   tali accadimenti mostrano in tutta la loro evidenza l'attuale vulnerabilità dei territori siciliani che richiede, nell'immediato, un'efficace e tempestiva gestione dell'emergenza a Lipari e la messa in sicurezza delle località Annunziata, Ponte, Valle, Canneto, Calandra, esposte ad un rischio maggiore, nonché una pianificazione e il riordino degli strumenti della prevenzione finalizzati ad attutire il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico accompagnati dall'indispensabile stanziamento di adeguate risorse finanziarie per la messa in atto di interventi per la tutela del territorio;
   in base ad una prima ricognizione si stimano circa 30 milioni di euro di danni provocati dall'eccezionale nubifragio ed in queste ore i dirigenti della Protezione civile stanno provvedendo a stilare un bilancio definitivo –:
   quali siano i tempi previsti per la deliberazione dello stato di emergenza nel territorio di Lipari da parte del Consiglio dei ministri e per la successiva emanazione della relativa ordinanza da parte del Capo del dipartimento della Protezione civile finalizzata alla messa in atto degli interventi di soccorso alla popolazione e di ogni altra necessaria ed indifferibile attività diretta al superamento dell'emergenza e alla mitigazione del rischio.
(2-01667) «Garofalo, Germanà, Gibiino, Prestigiacomo, Vignali, Antonino Foti, Vincenzo Antonio Fontana, Giammanco, Catanoso, Lorenzin, Lisi, Bertolini, Biancofiore, Marinello, Antonio Martino, Ghiglia, Ravetto, Moles, Nizzi, Misuraca, Pagano, Landolfi, Biasotti, Saltamartini, Garagnani, Romele, Berardi, Pizzolante, Tommaso Foti, Valducci, Aracri».