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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 8 ottobre 2012

TESTO AGGIORNATO AL 16 OTTOBRE 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 ottobre 2012.

  Albonetti, Alessandri, Bergamini, Bindi, Bosi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Leone, Lupi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Rigoni, Stefani, Tenaglia, Valducci, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 4 ottobre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   BENAMATI ed altri: «Delega al Governo per l'adozione del Piano antisismico nazionale» (5512);
   OSVALDO NAPOLI: «Modifiche agli articoli 8 della legge 18 aprile 1975, n. 110, e 251 del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, concernenti i requisiti per il rilascio delle autorizzazioni di polizia in materia di armi e per la prestazione di servizio armato presso enti pubblici o privati» (5513);
   SCILIPOTI: «Modifica all'articolo 11 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, in materia di requisiti formali dell'accordo e della proposta di conciliazione nell'ambito del procedimento di mediazione per le controversie civili e commerciali» (5514);
   CAPARINI ed altri: «Disposizioni concernenti la riduzione del numero dei componenti dei consigli regionali e dell'importo degli emolumenti ad essi attribuiti» (5515).
  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  VASSALLO ed altri: «Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, e altre disposizioni concernenti l'indennità spettante ai membri del Parlamento e le risorse conferite ad essi e ai gruppi parlamentari per lo svolgimento del mandato rappresentativo. Norme generali sulle indennità e sulle risorse conferite ai consiglieri e ai gruppi consiliari delle regioni. Delega al Governo per il riordino della disciplina riguardante i trattamenti economici dei componenti di organi costituzionali e altre autorità, organi ed enti pubblici» (5501) Parere delle Commissioni II, V, VI, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   II Commissione (Giustizia):
  PISICCHIO ed altri: «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alle leggi 8 febbraio 1948, n. 47, e 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante, nonché di istituzione del Giuri per la correttezza dell'informazione» (5482) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e IX.
   III Commissione (Affari esteri):
  PIANETTA e CASSINELLI: «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador in materia di cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 18 novembre 2009 e a Quito il 20 novembre 2009» (5429) Parere delle Commissioni I, II, IV, V e X.
   IV Commissione (Difesa):
  VILLECCO CALIPARI ed altri: «Norme concernenti l'impiego di manodopera civile qualificata da parte dei reparti del Genio campale» (5308) Parere delle Commissioni I, V, VIII e XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento).
   IX Commissione (Trasporti):
  GIORGIO MERLO ed altri: «Istituzione dell'imposta per il servizio pubblico generale radiotelevisivo e disposizioni per il recupero dell'evasione del canone di abbonamento alle radioaudizioni, previsto dal regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880» (5431) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X e XII.
   XII Commissione (Affari sociali):
  DE POLI ed altri: «Disciplina dell'affido per l'integrazione familiare e sociale delle persone anziane» (5408) Parere delle Commissioni I, II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  COLOMBO ed altri: «Disposizioni concernenti l'impiego delle terapie del dolore nella fase terminale della vita» (5436) Parere delle Commissioni I e II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento).
   Commissioni riunite VI (Finanze) e XI (Lavoro):
  MAZZOCCHI ed altri: «Disposizioni per l'accelerazione della ripresa economica mediante la temporanea riduzione degli oneri contributivi e dell'imposta sui redditi di lavoro dipendente in favore dei lavoratori del settore privato» (5302) Parere delle Commissioni I, V e X.

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 8 ottobre 2012, ha inviato un documento contenente le valutazioni e le osservazioni dell'Associazione nazionale dei comuni di Italia sul disegno di legge concernente «Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute» (Atto Camera n. 5440).

  Tale documento è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettera in data 24 settembre 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Gemmano (Rimini) e Viareggio (Lucca).
  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 4 ottobre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 111/2005 del Consiglio recante norme per il controllo del commercio dei precursori di droghe tra la Comunità e i paesi terzi (COM(2012)521 final), assegnata, in data 1o ottobre 2012, in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 273/2004 relativo ai precursori di droghe (COM(2012)548 final), assegnata, in data 1o ottobre 2012, in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa (COM(2012)529 final), assegnata, in data 2 ottobre 2012, in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Valorizzare i settori culturali e creativi per favorire la crescita e l'occupazione nell'Unione europea (COM(2012)537 final), assegnata, in data 2 ottobre 2012, in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Dispositivi medici e dispositivi medico-diagnostici in vitro sicuri, efficaci e innovativi a vantaggio dei pazienti, dei consumatori e degli operatori sanitari (COM(2012)540 final), assegnata, in data 2 ottobre 2012, in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali).

  La Commissione europea, in data 4 e 5 ottobre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Corte dei conti – Bilancio definitivo dell'8o, 9o e 10o Fondo europeo di sviluppo per l'esercizio 2011 (COM(2012)435 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale riguardante le revisioni contabili interne effettuate nel 2011 presentata all'autorità competente per il discarico (articolo 86, paragrafo 4, del regolamento finanziario) (COM(2012)563 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Corte dei conti – Conti consolidati annuali dell'Unione europea – Esercizio 2011, parti I e II (COM(2012)436 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Comunicazione di una nomina ministeriale.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 4 ottobre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Rossana Rummo, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di direttore ad interim della direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d'autore, nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali.
  Tale comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VII Commissione (Cultura).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI DOZZO ED ALTRI N. 1-01146, MISITI ED ALTRI N. 1-01158, ANIELLO FORMISANO ED ALTRI N. 1-01159, OSSORIO ED ALTRI N. 1-01162 E FITTO ED ALTRI N. 1-01164 CONCERNENTI CRITERI DI RIPARTO DELLE RISORSE DEL FONDO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    le recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, che a distanza di dieci mesi dal suo insediamento ha riconosciuto il fatto che l'operato del suo Governo ha contribuito ad aggravare la crisi economica in atto nel Paese, fanno presagire che l'inizio della nuova stagione autunnale sarà tristemente segnato dalla chiusura delle fabbriche e dalla perdita dei posti di lavoro;
    la mancanza di provvedimenti di sostegno alle imprese, fatta eccezione per quelli adottati a solo vantaggio delle aree site nel Mezzogiorno, dalle misure di rilancio delle aree di crisi industriale nel Meridione, con il decreto-legge per la crescita, al recente decreto-legge per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, e, più in generale, la mancanza di una seria ed organica politica di rilancio del sistema industriale del Paese hanno messo in crisi le imprese, al Sud come al Nord, molte di queste già al collasso finanziario, a causa della difficoltà di accesso al credito bancario, dell'elevata tassazione, la più alta in Europa, e dei molti oneri burocratici, a cui si aggiunge il fenomeno ancora non superato dei forti ritardi nel pagamento delle forniture da parte dei soggetti della pubblica amministrazione;
    le conseguenze di questa crisi sono inevitabilmente ricadute sul mondo dell'occupazione, generando uno scenario sconfortante per il futuro. Sono circa 180 mila i lavoratori coinvolti nei 150 tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico, mentre a rischio sono i posti di lavoro di 30 mila persone. Si tratta di aziende strategiche per l'economia italiana che operano su tutto il territorio nazionale in settori diversi ed è, quindi, inaccettabile che il Governo continui ad operare con la logica di creare un canale privilegiato di sostegno al Sud, quando nella realtà la crisi non vede distinzioni e tocca indistintamente le imprese del Nord come quelle del Sud;
    il fondo per le aree sottoutilizzate, oggi denominato fondo per lo sviluppo e la coesione, è stato ristrutturato con le disposizioni contenute nei decreti-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009;
    con il decreto-legge n. 112 del 2008 è stata attuata una ricognizione delle risorse disponibili, al fine di rendere più trasparente ed efficiente il loro impiego; in particolare, con l'articolo 6-quinquies nel nuovo fondo infrastrutture per il finanziamento di interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale sono state convogliate tutte le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate assegnate dal Cipe per il periodo 2007-2013;
    con il successivo decreto-legge n. 185 del 2008 le risorse nazionali destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate sono state riprogrammate allo scopo di conseguire obiettivi di rilancio dell'economia italiana, già compromessa dalla crisi internazionale. A tal fine sono stati creati tre fondi settoriali, ossia: fondo sociale per l'occupazione e la formazione, il fondo infrastrutture e il fondo strategico per il Paese, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il sostegno dell'economia reale;
    la programmazione delle risorse per il periodo 2007-2013 è stata adottata dal Cipe con delibera n. 166 del 21 dicembre 2007, che evidenziava un ammontare pari a 64,379 miliardi di euro;
    successivamente, a decorrere dall'anno 2008 fino ad oggi, le risorse suddette hanno subito una serie di decurtazioni, a causa della necessità di reperire risorse destinate al riequilibrio dei saldi di finanza pubblica;
    in ogni caso, la ripartizione delle risorse, aggiornate con successive delibere del Cipe, è stata effettuata nel rispetto del criterio di riparto che assegna l'85 per cento delle medesime al Mezzogiorno ed il restante 15 per cento al Centro-Nord;
    il suddetto criterio di riparto è stato adottato a seguito dell'accordo sancito in conferenza unificata Stato-regioni nel maggio 1999 ed è stato utilizzato per tutte le successive ripartizioni effettuate dal Cipe a decorrere dall'anno 2000 ad oggi. La motivazione di base era la concentrazione degli squilibri economici e sociali nell'area del Mezzogiorno;
    dal 1999 ad oggi, con l'avvento della grave recessione che ha coinvolto l'intera area euro e, in particolare, l'Italia, appare evidente che le motivazioni alla base della suddetta ripartizione a favore del Mezzogiorno devono essere rivalutate alla luce della grave crisi in cui versano tutte le aziende italiane, soprattutto piccole e medie imprese, che sono in procinto di chiudere, con gravi ripercussioni sul tasso di disoccupazione;
    oggi appare prioritario, più che sviluppare aree del Paese ancora depresse, assicurare la continuità produttiva e la sopravvivenza delle aziende esistenti, unica soluzione per poter consentire la crescita del prodotto interno lordo, o quanto meno scongiurare il trend di decrescita del medesimo, che, dalle ultime stime, è in calo tra il 2 fino al 2,4 per cento;
    anche per il 2013 è prevista una tendenza al ribasso, con una crescita non superiore allo 0,5 per cento,

impegna il Governo

ad intraprendere le necessarie iniziative affinché siano quanto prima adottati nuovi criteri di riparto delle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione, ai fini di una più cospicua assegnazione delle risorse in esso contenute al sistema produttivo del Nord e del Centro-Nord, nonché al fine di garantire la sopravvivenza delle imprese ed il loro rafforzamento per il rilancio dell'economia, scongiurando in tal modo il loro fallimento.
(1-01146) «Dozzo, Maroni, Bossi, Fava, Fugatti, Lussana, Fedriga, Montagnoli, Fogliato, Volpi, Dal Lago, Alessandri, Stefani, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Follegot, Forcolin, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Martini, Meroni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli».
(25 settembre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    la legge 27 dicembre 2002, n. 289, legge finanziaria per il 2003, all'articolo 61, recita: «A decorrere dall'anno 2003 è istituito il Fondo per le aree sottoutilizzate, coincidenti con l'ambito territoriale delle aree depresse di cui alla legge 30 giugno 1998, n. 208, al quale confluiscono le risorse disponibili autorizzate dalle disposizioni legislative, comunque evidenziate contabilmente in modo autonomo, con finalità di riequilibrio economico e sociale»;
    il fondo per le aree sottoutilizzate (ora fondo per lo sviluppo e la coesione) è considerato dalla legge strumento di finanziamento, con risorse aggiuntive nazionali, delle politiche di sviluppo per le aree sottoutilizzate del Paese, finalizzato a garantire una maggiore concentrazione delle risorse nelle aree dove è più elevata la sottoutilizzazione del potenziale produttivo e vige uno svantaggio competitivo accumulato e prospettico;
    nel fondo di cui all'articolo 61 della legge finanziaria per il 2003, sono confluite le risorse relative all'intervento straordinario nel Mezzogiorno e all'intervento ordinario nelle aree depresse (di cui alla legge n. 64 del 1986 e alla legge n. 208 del 1998, articolo 1, comma 1, come integrata dall'articolo 73 della legge n. 488 del 2001), nonché altre risorse disponibili autorizzate da disposizioni legislative con finalità di riequilibrio economico e sociale e cioè il fondo per lo sviluppo e la coesione, quindi, compensa i territori dove operava la Cassa per il Mezzogiorno prima della sua soppressione;
    dunque, il fondo per lo sviluppo e la coesione, per definizione e per sua stessa natura, deve essere impiegato unicamente per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate;
    tuttavia, nel recente passato larga parte di tali fondi è stata impiegata per fini diversi rispetto a quelli originari, che per il Cnel ammonta a 28 miliardi di euro, in precedenza destinati al Sud con il rapporto 85/15 per cento;
    secondo una ricerca di Svimez, negli ultimi quattro anni l'industria al Sud ha perso 147 mila unità, pari a una riduzione del 15,5 per cento che corrisponde al triplo del resto del Paese, determinando una nuova migrazione degli abitanti verso il Nord;
    la descrizione della crisi occupazionale meridionale che ne fanno gli istituti specializzati dimostra che la crisi al Sud ha degli effetti molto più gravi rispetto al Centro-Nord, tanto da raggiungere percentuali di disoccupazione per i giovani e le donne di oltre il 50 per cento;
    per affrontare adeguatamente la grave situazione sopra esposta e ridurre il dualismo economico italiano, è necessario che al Sud siano sostenuti sia gli investimenti strategici, relativi alla ricerca e all'innovazione, sia qualificati interventi infrastrutturali volti a una ripresa dell'economia meridionale, attraverso una maggiore funzionalità nella pubblica amministrazione e un efficiente utilizzo del fondo per lo sviluppo e la coesione per le aree sottoutilizzate, che rappresentano uno strumento indispensabile per riequilibrare la realtà economica e sociale italiana,

impegna il Governo

a far sì che siano rispettati i contenuti e le finalità della legge 27 dicembre 2002, n. 289, che non sono stati intaccati dalle successive modifiche normative, utilizzando le risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione unicamente nelle aree definite «sottoutilizzate» ma, nella sostanza, coincidenti con il territorio ex Cassa per il Mezzogiorno.
(1-01158) «Misiti, Miccichè, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Pittelli, Pugliese, Soglia, Stagno d'Alcontres, Terranova».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    a decorrere dal 2003, le risorse destinate agli interventi nelle aree sottoutilizzate del Paese sono concentrate in un fondo di carattere generale (fondo per le aree sottoutilizzate), ai sensi della legge n. 289 del 2002. Nel fondo sono iscritte tutte le risorse finanziarie aggiuntive nazionali, destinate a finalità di riequilibrio economico e sociale, nonché a incentivi e investimenti pubblici;
    per quanto concerne il riparto delle risorse, l'articolo 61, comma 3, della legge n. 289 del 2002 attribuisce al Cipe il compito di ripartire, con proprie deliberazioni, la dotazione del fondo per le aree sottoutilizzate tra gli interventi in esso compresi;
    il quadro strategico nazionale del 2007 prevedeva una politica regionale di sviluppo destinata in modo specifico ai territori con squilibri economici e sociali. Poi è scoppiata la crisi. E per il Sud si sono ridotte non solo le risorse aggiuntive, ma anche quelle ordinarie, rendendo difficile quell'inversione di tendenza indicata dalle proiezioni programmatiche del Governo;
    come chiarito in un recente articolo dei professori Mario Centorrino e Pietro David pubblicato dal sito lavoce.info, per accelerare i tassi di crescita delle regioni meridionali, nel 2007, in coincidenza con il ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013, si stabilì di adottare una strategia di sviluppo che, per la prima volta, vedeva confluire nella stessa programmazione tutte le risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate: fondi comunitari, quote di cofinanziamento nazionale e risorse aggiuntive nazionali. In totale, 124,7 miliardi di euro (60,3 di fondi strutturali e 64,4 di fondi per le aree sottoutilizzate), che nei successivi sette anni dovevano finanziare un'unica strategia di sviluppo per il Mezzogiorno, indicata nel quadro strategico nazionale;
    un documento, questo, nato dal processo partenariale che ha coinvolto comuni, province, regioni e amministrazioni centrali nella definizione di scelte strategiche, priorità di intervento e modalità attuative della spesa per lo sviluppo. Tale approccio, definito politica regionale unitaria, aveva come «precondizioni per la sua stessa efficacia» l'intenzionalità dell'obiettivo territoriale e l'aggiuntività delle risorse;
    in sostanza, a differenza delle politiche ordinarie, che sono di regola orizzontali, la politica regionale di sviluppo sarebbe dovuta risultare destinata specificatamente a quei territori che presentavano squilibri economici e sociali. E per essere efficace, cioè per raggiungere l'obiettivo di ridurre i divari, le risorse impiegate avrebbero avuto carattere di distinzione e aggiuntività rispetto a quelle ordinarie;
    in base a queste «precondizioni» la ripartizione delle spese in conto capitale della politica regionale unitaria (la spesa aggiuntiva) avrebbe dovuto essere l'85 per cento per il Sud e il 15 per cento per il Centro-Nord, in modo che la quota totale delle spese in conto capitale (ordinarie più aggiuntive) per il Mezzogiorno sul totale nazionale avrebbe dovuto crescere fino al 45 per cento;
    se questo era l'impianto strategico nel 2007, la crisi economica ha modificato tutta l'impostazione finanziaria della politica regionale unitaria. La percentuale di spesa in conto capitale nelle regioni meridionali, sul totale nazionale, evidenzia come dal 2009 questa strategia sia sostanzialmente compromessa. La quota di spesa in conto capitale per il Sud è diminuita dal 35,4 del 2009 al 31,2 per cento del 2011. In valore assoluto si è passati dai 22,4 miliardi di euro investiti nelle regioni meridionali nel 2009 ai 15,1 miliardi di euro del 2011;
    a ridursi sono state non solo le risorse aggiuntive nazionali (il fondo per le aree sottoutilizzate), utilizzate in chiave anticiclica per altri interventi su tutto il territorio nazionale, ma anche le risorse ordinarie, la cui quota destinata al Mezzogiorno sul totale è passata dal 26,8 per cento del 2009 al 18,8 per cento del 2011, contravvenendo ad una delle «precondizioni» essenziali della politica regionale unitaria;
    anche il rapporto Svimez 2012 sull'economia del Mezzogiorno, presentato a Roma il 26 settembre 2012, sottolinea come negli ultimi anni la strategia complessiva volta al riequilibrio economico, sociale e territoriale delle regioni meridionali sia completamente venuta meno, «essendo le risorse ordinarie un vero e proprio buco nero nello sviluppo del Mezzogiorno»;
    in sostanza, come nel precedente ciclo di programmazione, le risorse aggiuntive stanno sostituendo i tagli di quelle ordinarie, compromettendo, di fatto, l'efficacia della politica regionale unitaria;
    nel corso del 2008 sono intervenute alcune disposizioni che hanno inciso in maniera significativa sulla programmazione delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate:
     a) con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, articoli 6-quater e 6-quinquies, è stata impostata una strategia di razionalizzazione delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate, volta, da un lato, alla ricognizione delle risorse disponibili sul fondo per le aree sottoutilizzate e, dall'altro, alla concentrazione delle risorse stesse a favore di settori e di interventi considerati di rilevanza strategica nazionale;
     b) con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, all'articolo 18, ponendosi in linea di continuità rispetto a quanto disposto dal decreto-legge n. 112 del 2008, si sono previste la riprogrammazione e la concentrazione delle risorse nazionali disponibili destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate su obiettivi considerati prioritari per il rilancio dell'economia italiana. A tal fine sono stati costituiti tre fondi settoriali:
      1) fondo sociale per l'occupazione e la formazione;
      2) fondo infrastrutture;
      3) fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale;
    ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88, attuativo della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, il fondo per le aree sottoutilizzate ha assunto la denominazione di «fondo per lo sviluppo e la coesione»;
    per il periodo di programmazione 2007-2013 le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate sono state fissate dall'articolo 1, comma 863, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), per un importo complessivo pari a 64,379 miliardi di euro. Nel corso dell'anno 2008 sono state apportate numerose riduzioni a carico delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate, in attuazione di alcune disposizioni legislative adottate nel corso dell'anno, per un importo complessivo pari a 12,9 miliardi di euro. Altre decurtazioni delle risorse di tale fondo sono intervenute anche successivamente;
    il rapporto Svimez 2012 già citato asserisce che oggi ci vogliono quattro secoli per recuperare il gap che divide il Mezzogiorno dal Settentrione. Il rapporto parla di «desertificazione industriale». La disoccupazione tocca il 25 per cento, più del doppio rispetto a quella del Centro-Nord;
    nel 2012, il prodotto interno lordo è sceso ancora del 3,5 per cento, i consumi del 3,8 per cento e gli investimenti del 13,5 per cento. Negli ultimi quattro anni, dal 2007 al 2011, sono 147 mila i posti di lavoro persi al Sud, il triplo dei dati del Centro-Nord. In questa situazione dal 2000 al 2010 oltre un milione e 350 mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno, aggravandone l'impoverimento;
    una situazione di grave e progressivo impoverimento che richiederebbe piani di emergenza ed investimenti pubblici;
    lo stesso intervento straordinario, quando c’è stato, in anni ormai lontani, era la semplice sostituzione di quello ordinario che non c'era mai stato. Era un investimento che non mirava a ridurre le differenze, ma a dare fondi ai potenti meridionali, in modo che potessero mantenere il loro potere e continuare a fare gli interessi settentrionali;
    anche i Governi di centrodestra degli ultimi vent'anni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, hanno trascurato il Sud per compiacere la Lega. Non c’è, dunque, da stupirsi che i vecchi divari si siano allargati;
    il Meridione sconta oggi, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, il combinato disposto della peggior crisi dal dopoguerra e dell'impostazione leghista della compagine berlusconiana, che l'ha colpito sistematicamente nella convinzione che le realtà settentrionali ne avrebbero tratto giovamento. Oggi si vede con nettezza che è vero il contrario: senza politiche di coesione territoriali tutto il sistema-Paese soffre;
    la crescita dell'economia italiana è, infatti, strettamente legata allo sviluppo delle regioni meridionali e al recupero dei divari territoriali in termini di prodotto interno lordo, occupazione e infrastrutture. Con un Mezzogiorno a bassi livelli di produzione, anche se il Centro-Nord crescesse a tassi «europei», il prodotto interno lordo nazionale rimarrebbe sempre intorno alla sua media degli ultimi dieci anni: poco sopra lo zero (0,2 per cento),

impegna il Governo:

   ad intraprendere le necessarie iniziative affinché siano mantenuti ed effettivamente realizzati gli attuali criteri di riparto delle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione;
   ad assegnare nel più breve tempo possibile alle amministrazioni destinatarie le risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione ed a garantire che l'utilizzo di tali risorse sia oggetto di costante monitoraggio e valutazione al fine di accelerare il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
(1-01159) «Aniello Formisano, Messina, Palagiano, Palomba, Di Giuseppe, Di Stanislao, Barbato, Zazzera, Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Cimadoro, Favia, Monai, Mura, Paladini, Piffari, Porcino, Rota».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    il fondo per le aree sottoutilizzate (ora fondo per lo sviluppo e la coesione) è stato istituito con la legge n. 289 del 2002. La sua stessa istituzione rispondeva all'esigenza di sostenere politiche attive di sviluppo delle aree appunto sottoutilizzate;
    appare evidente e necessario sottolineare che nella sua stessa definizione si dovrebbe cogliere il suo autentico senso politico. Si dice, infatti, «aree sottoutilizzate», aree cioè in difficoltà perché male governate o non governate nella maniera più adeguata, in modo insomma da non permettere lo sviluppo delle potenzialità effettive di queste aree;
    in tale definizione, non si sa quanto volontaria, si riassume una buona dose della ormai annosa questione meridionale;
    in effetti, all'atto pratico, il fondo per lo sviluppo e la coesione rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare, lo strumento principale di governo della politica regionale nazionale, in particolare per permettere la realizzazione degli investimenti necessari nelle aree, appunto, sottoutilizzate del Paese;
    le risorse finanziarie messe a disposizione del fondo per lo sviluppo e la coesione non rappresentano, però, solo un semplice strumento finanziario e un sostegno economico settoriale, in quanto sono, invece, anche un importante strumento di raccordo delle politiche regionali con le scelte e gli indirizzi della comunità europea. L'affermazione di una strategia unitaria nella programmazione degli interventi, che avviene proprio grazie all'utilizzo «locale» di tali risorse, permette, infatti, di sviluppare una politica regionale coerente con i principi e le regole comunitarie consentendo, al contempo, una maggiore capacità di spesa in conto capitale, una condizione questa necessaria per soddisfare anche quel principio di addizionalità che l'Italia è chiamata a rispettare con l'Unione europea;
    il fondo per lo sviluppo e la coesione è stato oggetto, nel tempo, di diversi interventi normativi:
     a) la legge 24 dicembre 2003, n. 350, (legge finanziaria per il 2004), ha affidato al fondo per le aree sottoutilizzate l'obiettivo di accelerare la spesa in conto capitale, includendolo tra i criteri che presiedono alla rimodulazione delle risorse. In quell'occasione si è stabilito che, per gli interventi infrastrutturali, la loro attuazione potesse avvenire esclusivamente secondo quanto stabilito dalle procedure previste dagli accordi di programma quadro, con priorità per gli interventi nei settori della sicurezza, dei trasporti, della ricerca, dell'acqua e del rischio idrogeologico;
     b) la legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha destinato al fondo per le aree sottoutilizzate, in virtù di una programmazione settennale, 64 miliardi di euro, specificando che l'85 per cento di quelle risorse fosse destinato a favore del Mezzogiorno;
     c) con il decreto-legge n. 185 del 2008 le risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate sono state riprogrammate e sono stati creati tre fondi settoriali, quello sociale per l'occupazione e la formazione, quello per le infrastrutture, e quello strategico per il Paese;
     d) conseguentemente, la programmazione delle risorse per il periodo 2007-2013 è stata poi adottata dal Cipe con delibera 21 dicembre 2007, n. 166, che, come detto, evidenziava un ammontare pari a 64,379 miliardi di euro;
     e) a decorrere dall'anno 2008 fino ad oggi, le risorse sopra citate hanno subito una serie costante di decurtazioni, principalmente per reperire le risorse necessarie al riequilibrio dei saldi di finanza pubblica;
     f) ai sensi del decreto legislativo n. 88 del 2011 (Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali), attuativo della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, il fondo per le aree sottoutilizzate ha assunto la denominazione di fondo per lo sviluppo e la coesione;
    il fondo per lo sviluppo e la coesione è finalizzato, riconoscendo un'intrinseca unità programmatica, ad un insieme di interventi rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese;
    dal quadro descritto appare evidente che anche la semplice ipotesi di non utilizzare più tali risorse a favore della aree meridionali del nostro Paese, o, comunque, utilizzarle principalmente in altre aree geografiche d'Italia, significa non aver compreso lo spirito stesso dello strumento. Non aver compreso che si tratta di un mezzo fondamentale per l'affermazione di una politica comune europea. Non aver compreso che il ritardo del meridione d'Italia è chiaramente una questione nazionale, dalla quale dipende la competitività dell'intero sistema Italia, e, quindi, la possibilità per tutti i cittadini italiani, anche quelli residenti nelle regioni settentrionali, di mantenere livelli di vita adeguati nei prossimi anni. Significa, in buona sostanza, non aver compreso l'attuale fase storica che si sta vivendo;
    un approccio localistico nell'utilizzo di tali risorse risponde, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, esclusivamente ad una visione ristretta, miope e antistorica;
    i danni prodotti dalla «moda del federalismo irresponsabile», oggi sono tutti drammaticamente sotto gli occhi. Si sono creati centri di spesa fuori da ogni controllo. Il risultato è stato: minori servizi e più tasse per tutti i cittadini italiani;
    pensare ancora il nostro Paese diviso e voler aumentare le distanze tra le sue aree geografiche appare davvero futile e dannoso. È venuto il momento della responsabilità, non è più il tempo di proclami separatisti, di chimere antinazionali, l'Italia è una e deve essere sempre più coesa se davvero si vuole affrontare, nell'interesse di tutti i suoi cittadini, la sfida europea;
    è necessario investire maggiori risorse in tutte le aree sottoutilizzate a cominciare proprio da quelle meridionali;
    bisogna legare tali investimenti alla possibilità che le forze produttive più avanzate del Paese possano investire nel Meridione, e fare in modo che le aziende del Nord trovino sempre più vantaggioso investire nel Sud. Anche per quest'azione è venuto il tempo della responsabilità e si ritiene che in questa chiave vada letto il decreto-legge sugli enti locali che il Governo ha deciso recentemente di emanare. Non è più accettabile sprecare, non è più pensabile utilizzare male le risorse disponibili;
    in questo senso, appaiono davvero preoccupanti i dati più recenti relativi allo stato di utilizzo delle risorse relative al periodo di programmazione che si è concluso nel 2007. Dati allarmanti che mettono in evidenza la permanenza di ritardi ed inefficienze, nonché la capacità di spesa da parte delle regioni, in particolare, di quelle meridionali. Diversi provvedimenti normativi hanno più volte sottolineato l'opportunità e riconosciuto la possibilità dell'utilizzo di risorse giacenti sul fondo per lo sviluppo e la coesione che ancora non sono state utilizzate,

impegna il Governo:

   a confermare i principi generali di riparto delle citate risorse tra Mezzogiorno e Centro-Nord (rispettivamente 85 e 15 per cento);
   a ribadire, per le risorse destinate agli investimenti pubblici in infrastrutture, il criterio di distribuzione tra amministrazioni centrali e regioni (pari rispettivamente al 20 e all'80 per cento);
   a porre in essere tutte le misure ritenute idonee a garantire il più sollecito ed efficiente uso delle risorse di cui al fondo per lo sviluppo e la coesione, utilizzando tutti gli strumenti in suo possesso affinché le regioni si mostrino all'altezza dei loro compiti e delle loro responsabilità;
   a prevedere, nell'annunciato progetto di revisione costituzionale relativo alla ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, meccanismi che permettano allo Stato di intervenire direttamente nella gestione e utilizzo delle risorse finanziarie disponibili, in caso di mancato utilizzo da parte delle regioni inadempienti;
   a garantire che le risorse disponibili siano orientate alla finalità della riduzione del divario economico tra le diverse aree del Paese.
(1-01162) «Ossorio, Nucara, Mario Pepe (Misto-R-A), Brugger».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    il fondo per le aree sottoutilizzate, istituito con la legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria per il 2003), rappresenta lo strumento principale di governo della politica regionale nazionale per la realizzazione degli investimenti nelle aree sottoutilizzate del Paese;
    la strategia unitaria nella programmazione degli interventi e la flessibilità nell'allocazione delle risorse permettono di impostare una politica regionale nazionale coerente con i principi e le regole comunitarie e di conseguire una maggiore capacità di spesa in conto capitale, condizione essenziale per soddisfare anche il principio di addizionalità, scaturente dagli impegni assunti dall'Italia con l'Unione europea;
    la legge 27 dicembre 2006, n. 296, attribuiva alla programmazione settennale del fondo per le aree sottoutilizzate, su base programmatica settennale, 64 miliardi di euro da destinare ad interventi, per l'85 per cento in favore del Mezzogiorno, anche attraverso il cofinanziamento e i programmi a valere sui fondi strutturali 2007-2013;
    i maggiori provvedimenti finanziari e di politica economica in chiave anticrisi emanati a partire dal 2008 sono stati finanziati attraverso la riduzione di oltre 28 miliardi di euro di risorse relative al fondo per le aree sottoutilizzate;
    l'articolo 6-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha inserito nel nostro ordinamento i principi generali di riparto delle risorse tra Mezzogiorno e Centro-Nord (rispettivamente 85 e 15 per cento);
    nel corso del 2010 è stato costruito un proficuo rapporto di cooperazione istituzionale rafforzata tra il Governo e le regioni che ha consentito di avviare a realizzazione il piano nazionale per il Sud, approvato il 26 novembre 2010, e di accelerare l'attuazione dei programmi cofinanziati 2007-2013, scongiurando il rischio di disimpegno delle risorse comunitarie al 31 dicembre 2011;
    il decreto legislativo n. 88 del 2011, in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali (articolo 119, comma quinto, della Costituzione), ha:
     a) ridefinito la finalizzazione del fondo per le aree sottoutilizzate, che ha assunto la denominazione di fondo per lo sviluppo e la coesione;
     b) introdotto nuove regole di responsabilizzazione dei soggetti pubblici titolari dell'utilizzo di tali risorse;
     c) previsto, per accelerare la realizzazione degli interventi e garantire la qualità degli investimenti, il «contratto istituzionale di sviluppo», che destina le risorse aggiuntive e definisce responsabilità, tempi e regole di realizzazione degli interventi programmati, le sanzioni per eventuali inadempienze e le condizioni per l'attivazione di poteri sostitutivi;
    la delibera Cipe n. 62 del 3 agosto 2011, registrata alla Corte dei conti il 21 dicembre 2011 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre 2011, ha disposto il finanziamento, a valere sulle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza regionale, di interventi prontamente cantierabili riguardanti le grandi opere strategiche nazionali e regionali ferroviarie e viarie, essenziali per ricucire Nord e Sud del Paese. In particolare, la citata delibera assegna 1,6 miliardi di euro a favore di interventi strategici nazionali e 5,8 miliardi di euro a favore di 128 infrastrutture di rilievo interregionale e regionale, riguardanti non soltanto strade e ferrovie ma anche schemi idrici, porti e interporti, aree d'insediamento produttivo, banda larga;
    la delibera Cipe n. 78 del 30 settembre 2011, registrata alla Corte dei conti il 9 gennaio 2012 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 21 gennaio 2012, e successivamente modificata dalla delibera 20 gennaio 2012, registrata alla Corte dei conti il 17 aprile 2012 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 23 aprile 2012, ha approvato un programma di investimenti nel sistema universitario delle regioni del Mezzogiorno che assegna, a valere sulle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza regionale, 1.027 milioni di euro, di cui circa 84 milioni di euro a favore di due poli di ricerca di eccellenza in Calabria/Sicilia e Puglia e 943 milioni di euro in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia, per il finanziamento di infrastrutture quali laboratori didattici e di ricerca, biblioteche, mense, attrezzature tecnologiche e informatiche, case dello studente, ristrutturazioni e nuove costruzioni di edifici universitari;
    la delibera Cipe n. 8 del 20 gennaio 2012, registrata alla Corte dei conti il 17 aprile 2012 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 25 maggio 2012, ha assegnato circa 750 milioni di euro, a carico della programmazione regionale del fondo per lo sviluppo e la coesione, per il completo finanziamento degli interventi rientranti in specifici accordi di programma già sottoscritti tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le singole regioni del Mezzogiorno per il contrasto del rischio idrogeologico relativo a frane e versanti;
    la delibera Cipe n. 41 del 23 marzo 2012, registrata alla Corte dei conti il 7 giugno 2012 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 15 giugno 2012, ha previsto che, ai fini dell'attuazione degli interventi previsti nelle delibere CIPE n. 62 del 2011 e n. 78 del 2011, si procede attraverso lo strumento dei contratti istituzionali di sviluppo, nelle ipotesi nelle quali i soggetti attuatori siano costituiti da concessionari di pubblici servizi di rilevanza nazionale; in tutti gli altri casi si procede mediante la stipula di specifici accordi di programma quadro;
    il Cipe, in data 3 agosto 2012, ha programmato le risorse residue, oltre 4 miliardi di euro del fondo per lo sviluppo e la coesione a favore delle regioni meridionali, assegnandole alle seguenti sei categorie prioritarie di intervento: promozione d'impresa (circa 943 milioni di euro); sanità (oltre 717 milioni di euro); riqualificazione urbana (oltre 400 milioni di euro); sostegno alle scuole e alle università (circa 191 milioni di euro); altre infrastrutture (oltre 468 milioni di euro); assistenza tecnica/azioni di sistema (36 milioni di euro); copertura debito sanitario della Regione siciliana (oltre 358 milioni di euro), interventi nel settore delle bonifiche e del completamento del servizio idrico integrato (1 miliardo di euro),

impegna il Governo:

   a confermare i principi generali di riparto delle risorse tra Mezzogiorno e Centro-Nord (rispettivamente 85 e 15 per cento), già affermati dall'articolo 6-quater del decreto-legge n. 112 del 2008;
   a stipulare, nel più breve tempo possibile, i contratti istituzionali di sviluppo o gli accordi di programma quadro, al fine di mettere a disposizione delle amministrazioni regionali le risorse per avviare concretamente le opere e dare un impulso molto importante all'economia del Mezzogiorno.
(1-01164) «Fitto, Gioacchino Alfano, Marinello, Aracu, Baccini, Ceroni, Girlanda, Mantovano, Marsilio, Toccafondi, Traversa».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


MOZIONI FIANO ED ALTRI N. 1-01140, DI PIETRO ED ALTRI N. 1-01147, DI BIAGIO ED ALTRI N. 1-01157, GALLETTI ED ALTRI N. 1-01160, GIDONI ED ALTRI N. 1-01161 E MANTOVANO ED ALTRI N. 1-01163 CONCERNENTI INIZIATIVE PER GARANTIRE ADEGUATE RISORSE AI COMPARTI DELLA SICUREZZA, DELLA DIFESA E DEL SOCCORSO PUBBLICO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ASSUNZIONE DI NUOVO PERSONALE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    le mafie, giovandosi della crisi di liquidità dovuta alla negativa congiuntura economica, stanno sviluppando ancor più il proprio profilo criminale nelle realtà di tutto il Paese secondo una logica predatoria, come ben evidenziato nella relazione al Parlamento del 2011 dai servizi di sicurezza e informazione;
    soggetti e gruppi di matrice eversiva sfruttano il disagio sociale, conseguente alla crisi economica che sta investendo il nostro Paese, per innalzare il livello di scontro con le istituzioni, come, peraltro, dimostrato dall'attentato compiuto a Genova, nel mese di maggio 2012, ai danni dell'ingegner Roberto Adinolfi, dirigente Ansaldo, e dalle precedenti campagne di invio di pacchi e lettere bomba;
    centinaia di uomini sono impegnati quotidianamente in Val di Susa per assicurare la tutela dei cantieri finalizzati alla realizzazione di una linea ferroviaria di alta velocità sulla tratta Torino-Lione;
    migliaia di donne e uomini delle forze dell'ordine sono impegnati quotidianamente per garantire l'ordine pubblico nelle centinaia di manifestazioni di protesta o di disagio connesse alla crisi economica che si svolgono in tutta Italia, come, per esempio, nell'ultima manifestazione di lavoratori dell’Alcoa a Roma;
    migliaia di donne e uomini del soccorso pubblico sono quotidianamente impegnati nelle emergenze grandi e piccole del nostro Paese, con professionalità e abnegazione eccezionali ed in condizione di grandissime ristrettezze materiali;
    il blocco delle assunzioni previsto dall'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 95 del 2012 determinerà una riduzione in tutti i Corpi dello Stato appartenenti ai comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico;
    nelle sole forze del comparto sicurezza questo significherà la diminuzione di oltre 18.000 unità nel triennio, con ricadute negative anche sull'innalzamento dell'età media delle donne e degli uomini delle forze dell'ordine;
    la lotta alle mafie, la garanzia dell'ordine pubblico, la capacità e la possibilità di intervento rapido per il soccorso pubblico e la promozione della legalità equivalgono ad un investimento per aumentare la competitività, la crescita e lo sviluppo economico del Paese, nonché la sicurezza dei cittadini, che è precondizione per il mantenimento della fiducia nelle istituzioni;
    i commi 1 e 21 dell'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevedono per il triennio 2011-2013, rispettivamente, il divieto di superare il trattamento economico ordinariamente spettante per l'anno 2010, anche con riferimento all'assegno funzionale, al trattamento economico superiore correlato all'anzianità di servizio senza demerito, compresa quella nella qualifica o nel grado, agli incrementi stipendiali parametrali non connessi a promozioni, previsti per il personale delle forze di polizia ed armate, e il congelamento degli effetti economici delle progressioni di carriere, dei meccanismi retributivi per classi e scatti e degli adeguamenti annuali per il personale dirigente delle forze di polizia e delle stesse Forze armate;
    il legislatore, tenendo conto della specificità del comparto della sicurezza e della difesa e del soccorso pubblico, in sede di conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, ha istituito, all'articolo 8, comma 11-bis, un fondo di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, destinato al finanziamento di misure perequative per il personale delle forze di polizia e delle Forze armate, interessato alle disposizioni del blocco del trattamento economico di cui ai citati comma 1 e 21 dell'articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78;
    dopo ripetute manifestazioni sindacali, il legislatore ha previsto, con l'articolo 1 del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2011, n. 74, l'incremento del citato fondo di 115 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2011-2012 e 2013, ed ha esteso la destinazione del medesimo fondo al finanziamento di assegni una tantum, in favore del personale interessato alla corresponsione delle relative indennità, bloccate dall'articolo 9, commi 1 e 21, del decreto-legge n. 78 del 2010;
    l'istituzione del citato fondo è finalizzata, come emerge anche dal dibattito parlamentare relativo ai due decreti-legge sopra richiamati e dagli impegni assunti dal Governo, ad assicurare al personale interessato una compensazione economica conseguente agli effetti relativi all'applicazione del congelamento di alcuni elementi retributivi, di cui ai citati commi 1 e 21 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010;
    i fondi disponibili per l'anno 2011 sono stati sufficienti per assecondare tutte le esigenze del personale, che ha maturato i requisiti per la corresponsione delle indennità cosiddette «congelate» nello stesso anno 2011, mentre le somme disponibili del sopra citato fondo sono del tutto insufficienti per gli anni 2012 e 2013;
    in merito, in sede di conversione del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, il legislatore, all'articolo 1, comma 2, per reperire le somme necessarie al soddisfacimento delle esigenze, ha previsto espressamente l'impiego delle risorse utilizzabili del fondo unico per la giustizia;
    nella versione originaria della legge di stabilità per il 2012 (legge 12 novembre 2011, n. 183) fu prevista l'abrogazione del trattamento economico accessorio per il personale della direzione investigativa antimafia;
    dopo una seria azione di protesta di detto personale, il Parlamento, mostrando di aver ben compreso i gravi effetti sulla funzionalità della struttura investigativa, accolse parzialmente le istanze del personale, non cancellando il trattamento accessorio, ma riducendo di circa il 65 per cento lo stanziamento per il 2012;
    in nessun altro contesto si è mai operato un taglio così forte sugli stipendi, tanto è vero che il personale in servizio presso gli uffici dei vari corpi di polizia continuano a percepire indennità specifiche in ragione dell'appartenenza ai medesimi uffici;
    in attuazione del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, che ha previsto per il Ministero dell'interno una riduzione di spesa, per il 2013 e per gli anni successivi, di 131 milioni di euro, è stato inopinatamente disposto un ulteriore taglio al trattamento economico accessorio del personale della direzione investigativa antimafia di circa 2 milioni di euro, nonostante la consistente decurtazione operata sullo stesso emolumento nel 2011;
    per fare ciò è stato necessario modificare la scheda del piano di formazione del relativo capitolo 2673 da «spesa obbligatoria», in quanto rientrante nella categoria dei redditi da lavoro dipendente, come correttamente riportato nella scheda del capitolo 2673 del 2012, a «spesa non obbligatoria»;
    successivamente, a seguito dell'interessamento del Ministro dell'interno, è stata reintegrata la somma di 2 milioni di euro, ma è stata mantenuta la dizione «onere giuridicamente non obbligatorio»,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per reperire i fondi necessari a garantire l'assunzione di nuovo personale nei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico, sbloccando totalmente il limite previsto dal blocco del turn over al 20 per cento per il triennio 2012/2014;
   ad attribuire priorità all'utilizzo per il 2012 e il 2013 delle risorse disponibili sul fondo unico per la giustizia, per incrementare il fondo di cui all'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010, destinato alla corresponsione di assegni una tantum ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, al personale delle Forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché ad avviare le procedure amministrativo-contabili per la corresponsione del medesimo assegno una tantum relativo all'anno 2012;
   a classificare il trattamento economico aggiuntivo per il personale della direzione investigativa antimafia nella sua formulazione originaria di «spesa avente carattere obbligatorio», trattandosi di redditi assimilabili a quelli da lavoro dipendente, e a reintegrare la somma destinata al pagamento dello stesso pari a quelle stanziate fino alla data del 31 dicembre 2011.
(1-01140)
(Nuova formulazione) «Fiano, Rosato, Arturo Mario Luigi Parisi, Naccarato, Bressa, Minniti, Villecco Calipari, Recchia, Touadi, Orlando, D'Alema, Tullo, Franceschini, Rossomando, Peluffo, Laganà Fortugno, Esposito, Garavini, Veltroni, Codurelli».
(13 settembre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    la perdurante congiuntura economica, le tensioni sociali che essa innesca – i tavoli di crisi aziendale aperti al Ministero dello sviluppo economico, dal Sud al Nord, coinvolgono 180 mila lavoratori – l'emergenza criminalità in varie città, da Napoli a Milano, i riflessi sull'Italia dell'assalto al consolato americano di Bengasi, con l'uccisione dell'ambasciatore americano in Libia, questione gravissima apertasi ed estesasi in poche ore ad altri Paesi della medesima area geografica e politica, costituiscono ulteriori, primari e rilevanti problemi per l'ordine pubblico;
    si è riunito nei giorni scorsi il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Ministro dell'interno, cui hanno preso parte il Sottosegretario De Stefano, i vertici delle forze di polizia e dei servizi segreti, il capo di stato maggiore della difesa, ed i componenti hanno esaminato le varie minacce – elencate nell’incipit del presente atto di indirizzo – che turbano e aggravano le condizioni del territorio nazionale;
    gli organi della stampa hanno riportato alcune considerazioni dei componenti del Comitato, come «la necessità di tenere alto il livello di attenzione attraverso una strategia che si fondi anche sul dialogo con tutte le parti interessate»; è da segnalare, nel caso di specie, che tra le vertenze che preoccupano maggiormente, anche per il contesto sociale in cui maturano, figurerebbero l’Alcoa di Portovesme, l’Ilva di Taranto e la Gesip di Palermo;
    non è chiaro come l'alta considerazione verso le forze dell'ordine e della sicurezza, oltre all'estrema necessità del loro apporto, possano sposarsi con i tagli arrecati ai comparti dalla cosiddetta spending review – senso e scopo principali della quale sono la revisione dei criteri di spesa, la razionalizzazione e la conseguente ottimizzazione delle risorse finanziarie;
    l'intero comparto sicurezza è oggetto di tagli che si susseguono dall'avvio della XVI legislatura, in dicotomico rapporto con l'accrescersi delle emergenze e in stridente contrasto con i proponimenti del precedente Governo in ordine alla priorità dell'ordine pubblico e della sicurezza per il territorio e per i cittadini; ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non sembra esservi soluzione di continuità con riguardo alle scelte compiute con la spending review dal Governo attualmente in carica;
    ai tagli alla sicurezza, inoltre, si contrappone, ad esempio, il rifinanziamento del progetto «strade sicure» – che ha visto protagonista l'Esercito – che si è rivelato costoso e fallimentare e che non può considerarsi una soluzione al blocco degli arruolamenti delle forze della sicurezza;
    altro esempio calzante è offerto dall'analisi condotta dallo stato maggiore dell'Arma dei carabinieri sui tagli da applicare in relazione ad essa: turn over bloccato per l'80 per cento, che in termini pratici consentirà il ricambio del personale tra pensionamento, in uscita, ed arruolamento, in entrata, solo per il 20 per cento; su 1.000 carabinieri che si collocano in quiescenza ne saranno arruolati solo 200; il turn over dell'Arma dei carabinieri all'anno corrisponde a 2.290 carabinieri in uscita e con il blocco del turn over il rientro sarà solo di 464 unità annue; il blocco riguarderà gli anni dal 2012 al 2014, mentre nel 2015 il blocco del turn over passerà dall'80 per cento al 50 per cento; i tagli comportano un'ulteriore sofferenza a livello operativo, una condizione di organico molto al di sotto delle necessità, il venire meno del 15 per cento del personale effettivo nei piccoli reparti; i tagli si abbatteranno, naturalmente, come una scure sulle assunzioni derivanti dai concorsi, di tutti i livelli e tipologie funzionali, dagli allievi ai marescialli, ai ruoli tecnico-logistici ufficiali, ai vice brigadieri, agli appuntati scelti;
    a tutt'oggi gli emolumenti assegnati alle forze dell'ordine risultano al di sotto di quanto sarebbe loro dovuto e, in forza del decreto-legge n. 78 del 2010 – che non ha riconosciuto, né rispettato le relative specificità –, è stato disposto il blocco stipendiale, il quale, in combinato disposto con il blocco del turn over, comporterà un aggravio di lavoro per tutti gli addetti, i quali dovranno continuare a garantire gli stessi standard lavorativi;
    è opportuno sottolineare la continua erosione, e dunque l'esiguità, delle risorse del fondo unico per la giustizia, nonché, a dispetto di quanto dichiarato dal Governo, il mancato ristoro economico di quanto dovuto ai comparti interessati quale «assegno una tantum», nonché la devoluzione della riduzione delle risorse per le missioni all'estero in favore dei medesimi comparti, al fine di risarcirli dei nocumenti economici derivanti dal blocco del tetto stipendiale (di cui al decreto-legge n. 78 del 2010) e dalle disposizioni del provvedimento in merito al riordino delle carriere,

impegna il Governo:

   a garantire, attraverso il reperimento delle necessarie risorse finanziarie, le assunzioni nei comparti dell'ordine pubblico e della sicurezza, assumendo iniziative per esonerarli totalmente dall'applicazione del blocco del turn over per gli anni dal 2012 al 2015;
   a garantire che le risorse del fondo unico per la giustizia siano effettivamente destinate al comparto della sicurezza;
   ad assumere iniziative per reperire le risorse necessarie per il completo risarcimento dei danni economici derivanti da quanto indicato nell'ultimo capoverso della premessa del presente atto di indirizzo.
(1-01147) «Di Pietro, Favia, Donadi, Paladini».
(25 settembre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    il perdurare della grave congiuntura economico-finanziaria, internazionale e nazionale, ha reso necessario, anche da parte del nostro Paese, un impegno stringente e determinato nel senso di un maggiore contenimento e un'effettiva razionalizzazione della spesa pubblica;
    nel complessivo processo di revisione attivato, numerosi sono stati gli interventi che hanno inciso pesantemente anche sul delicato settore della difesa, dell'ordine pubblico e della sicurezza;
    nel corso degli ultimi anni (a partire già dal Governo precedente), sono stati effettuati drastici «tagli» alle risorse destinate, tra l'altro, all'ammodernamento del parco auto-motoveicoli, alla manutenzione delle infrastrutture, all'adeguamento dell'impiantistica nonché all'acquisizione dei beni e servizi necessari (come carburanti, attrezzature, cancelleria, equipaggiamenti e pulizie);
    in particolare, nel recente decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante «disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, le principali misure previste al riguardo sono sostanzialmente finalizzate a realizzare: consistenti risparmi mediante la riduzione delle spese per acquisto di beni e servizi, la diminuzione dei contributi erogati all'Agenzia industrie difesa, la riduzione delle dotazioni organiche e degli oneri per la professionalizzazione delle Forze armate, per il personale, per la cosiddetta «mini-naja» nonché il ridimensionamento della dotazione di alcuni fondi, tra cui quello relativo al finanziamento delle missioni di pace per il 2012;
    tali provvedimenti rischiano, per molti aspetti, di compromettere seriamente l'operatività, l'efficienza, la funzionalità e la professionalità delle Forze armate italiane e di polizia, con evidenti ricadute sull'intero «sistema» sicurezza;
    le disposizioni che, nell'attuale contesto socio-economico, destano maggiore preoccupazione sono quelle di cui all'articolo 14, commi 1 e 2, che, in materia di assunzioni da parte delle pubbliche amministrazioni, prorogano di un anno i limiti stabiliti con riferimento al 2013, al 2014 e al 2015 estendendoli, altresì, ai corpi di polizia e ai vigili del fuoco;
    il comma 2, in particolare, modifica l'articolo 66, comma 9-bis, del decreto legge n. 112 del 2008, al fine di prevedere, per i corpi di polizia e dei vigili del fuoco, che: per il 2010 e 2011 (e non più «a decorrere dal 2010») le facoltà assunzionali siano limitate nell'ambito di un contingente di personale complessivamente corrispondente a una spesa pari a quella del personale cessato dal servizio nel corso dell'anno precedente e per un numero di unità non superiore a quelle cessate dal servizio nel corso dell'anno precedente; il ricambio del turn over sia limitato al 20 per cento nel triennio 2012-2014, al 50 per cento nel 2015 e al 100 per cento solo a decorrere dal 2016;
    tale misura, come ha evidenziato, altresì, la IV Commissione (Difesa) durante l'esame in sede consultiva, determina un effetto negativo sia, in generale, sulla funzionalità delle forze di polizia, compresa l'Arma dei carabinieri, sia sull'effettiva «possibilità per le amministrazioni cui fanno capo le Forze di polizia ad ordinamento militare o civile di assumere, in via definitiva, i volontari di truppa in ferma prefissata quadriennale, al termine di tale ferma»;
    le percentuali del turn over previste determinano, per l'Arma dei carabinieri, una contrazione effettiva stimata in circa 6.500 unità nel periodo 2012-2016, oltre all'impossibilità, per circa 2.500 volontari in ferma prefissata quadriennale, di essere immessi nelle carriere iniziali delle forze di polizia, provocando, di fatto, un'intollerabile lesione delle legittime aspettative di tanti giovani vincitori di concorso;
    per quanto concerne il concorso indetto, nel mese di febbraio 2012, dal comando generale dell'Arma dei carabinieri per il reclutamento di 1.886 allievi carabinieri effettivi, nella Gazzetta Ufficiale del 2 ottobre 2012, n. 77, è stato pubblicato l'avviso relativo alla riduzione dei posti del concorso da 1.886 a 375 unità, così ripartite: n. 216 da immettere direttamente nell'Arma dei carabinieri; n. 159 da immettere nell'Arma dei carabinieri a conclusione della ferma di quattro anni quale volontario nelle Forze armate;
    a tali criticità va ad aggiungersi quanto disposto dall'articolo 2199, comma 4, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, che riproduce l'articolo 16 della legge 23 agosto 2004, n. 226, abrogata dallo stesso codice, secondo il quale i concorrenti per il ruolo degli agenti e assistenti della polizia di Stato, giudicati idonei e utilmente collocati nelle graduatorie di merito, vengono suddivisi in due cosiddette aliquote: una parte, corrispondente al 55 per cento, è immessa direttamente nelle carriere iniziali, la restante – pari al 45 per cento – viene immessa nelle carriere iniziali dopo avere prestato servizio nelle Forze armate in qualità di volontario in ferma prefissata quadriennale;
    il comma 6 dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dispone, in particolare, che i criteri e le modalità per l'ammissione dei concorrenti alla ferma prefissata quadriennale, la relativa ripartizione tra le singole Forze armate e le modalità di incorporazione sono stabiliti con decreto del Ministro della difesa sulla base delle esigenze numeriche e funzionali delle Forze armate, rimandando, di fatto, tali dinamiche di ammissione alle disponibilità dell'amministrazione e, quindi, ad un principio di discrezionalità amministrativa;
    malgrado la sussistenza di una seconda aliquota in tutti i concorsi, a partire dal 2006, sono stati comunque banditi nuovi concorsi che hanno determinato l'incremento delle unità di personale rientranti nella cosiddetta seconda aliquota: dal 2006 al 2011 sono stati banditi quattro concorsi per una domanda di reclutamento pari a 6.814 unità di personale;
    nonostante le evidenti e più volte ribadite esigenze di incremento delle risorse umane e strumentali in capo al Ministero dell'interno, paradossalmente, al momento, risultano inoperativi circa 1.700 vincitori di concorso, collocati nella cosiddetta seconda aliquota e non più transitati dall'Esercito alla polizia di Stato, sebbene titolari di una priorità di inserimento;
    la mancata transizione degli idonei verso il corpo della polizia di Stato, unita alla ciclica indizione di nuovi e onerosi concorsi, si configura come un paradosso: da un lato, l'amministrazione attraverso nuovi concorsi dichiara di aver bisogno di nuovi operatori, dall'altro, relega ad una condizione di transizione coloro che hanno già superato il medesimo concorso, con conseguente dispendio di risorse da parte dell'erario;
    il Ministro dell'interno, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea del 26 settembre 2012 (n. 3-02489), ha precisato «che sono allo studio misure per ridurre l'impatto dei limiti alle assunzioni, anche con riferimento agli idonei dei concorsi rientranti nella seconda aliquota che dovranno, tuttavia, tener conto dei conseguenti profili di carattere economico e finanziario», rassicurando ulteriormente che «qualsiasi progetto di riorganizzazione non potrà mai comportare la riduzione degli standard dei livelli di sicurezza né, più in generale, un arretramento dello Stato sul fronte dell'ordine e della sicurezza pubblica, la cui tutela costituisce obiettivo primario e indefettibile del Governo»;
    d'altra parte, lo spirito del provvedimento di spending review, che è quello dell'invarianza dei servizi resi ai cittadini, postula di per sé una non compressione nell'erogazione dei servizi ai cittadini, per cui, in quest'ottica, la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica dovrebbe costituire un obiettivo primario e imprescindibile del Governo;
    è indispensabile, pertanto, operare un adeguato bilanciamento tra le attuali e stringenti esigenze di riduzione della spesa pubblica e quelle, altrettanto prioritarie, di tutela e di implementazione della sicurezza dei cittadini, soprattutto in considerazione delle nuove emergenze;
    il Sottosegretario di Stato per l'interno, De Stefano, intervenendo al Senato nella discussione su mozioni vertenti su analoga materia, ha assicurato che il Governo si è fatto carico delle numerose perplessità evidenziate anche dagli operatori del settore e si sta muovendo al fine di introdurre quei correttivi necessari a superare gli effetti negativi della prevista riduzione del turnover per le forze di polizia;
    in particolare, si starebbe lavorando ad una proposta di modifica normativa che innalzerebbe la percentuale del turnover secondo un principio di gradualità per ciascuno degli anni considerati, passando dal 20 per cento del 2012 al 50 per cento per il triennio 2013-2015, al 70 per cento per il biennio 2016-2017 e al 100 per cento a decorrere dal 2018;
    secondo recenti dati forniti dal Ministero dell'interno, inoltre, le risorse del fondo unico per la giustizia, al 31 luglio 2012, ammonterebbero a circa 1 miliardo e 381 milioni di euro, di cui circa 112,5 milioni di euro sono stati riassegnati al Ministero dell'interno;
    l'articolo 2 del decreto-legge 16 ottobre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181, stabilisce, al comma 7, che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabilite le quote delle risorse intestate «Fondo unico giustizia» da destinare mediante riassegnazione: a) in misura non inferiore ad un terzo, al Ministero dell'interno per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico; b) in misura non inferiore ad un terzo, al Ministero della giustizia per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali; c) all'entrata del bilancio dello Stato; al comma 7-bis, che le quote minime delle risorse di cui alle lettere a) e b) del comma 7 possono essere modificate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in caso di urgenti necessità, derivanti da circostanze gravi ed eccezionali, del Ministero dell'interno o del Ministero della giustizia;
    il Ministro dell'interno, a margine di un convegno a Como, il 22 settembre 2012, ha dichiarato, tra l'altro, che, in questo particolare periodo emergenziale dal punto di vista sociale, economico ed internazionale (considerata, altresì, l'alta instabilità dei Paesi del Medio Oriente), anche «la disoccupazione può diventare un problema di ordine pubblico», per cui è necessario implementare e ottimizzare la capacità operativa delle forze dell'ordine impegnate sul territorio, garantendo le condizioni, anche economiche, necessarie a garantire capacità di intervento efficaci e tempestive, in relazione alle molteplici e talvolta contemporanee necessità operative,

impegna il Governo:

   a tener conto delle criticità evidenziate in premessa e ad assumere iniziative per introdurre tempestivamente, già a partire dal prossimo disegno di legge di stabilità, le necessarie misure volte, in particolare, ad attenuare i tagli al turn over per le assunzioni da parte delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, introducendo un innalzamento del limite previsto, per il triennio 2012-2014, dalla percentuale del 20 per cento almeno al 50 per cento e valutando la necessità di un ripristino al 100 per cento in tempi adeguati e funzionali alle effettive esigenze operative;
   ad assicurare che un'adeguata e consistente quota delle risorse del fondo unico per la giustizia sia effettivamente destinata al comparto dell'ordine e della sicurezza pubblica, al fine di garantirne una piena ed efficace funzionalità.
(1-01157) «Di Biagio, Paglia, Briguglio, Giorgio Conte, Della Vedova, Granata, Lo Presti, Angela Napoli, Perina».
(4 ottobre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 66, comma 9-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», in materia di turn over prevedeva che: «A decorrere dall'anno 2010 i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco possono procedere, secondo le modalità di cui al comma 10, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente a una spesa pari a quella relativa al personale cessato dal servizio nel corso dell'anno precedente e per un numero di unità non superiore a quelle cessate dal servizio nel corso dell'anno precedente»;
    tale disposizione, per esigenze di contenimento della spesa pubblica, è stata modificata dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario», cosiddetta spending review, che, all'articolo 14, comma 2, ha limitato ai soli anni 2010 e 2011, per i corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, la possibilità di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente a una spesa pari a quella relativa al personale cessato dal servizio nel corso dell'anno precedente e per un numero di unità non superiore a quelle cessate dal servizio nel corso dell'anno precedente e stabilito, invece, che la predetta facoltà assunzionale è fissata nella misura del 20 per cento per il triennio 2012-2014, del 50 per cento nell'anno 2015 e del 100 per cento solo a decorrere dall'anno 2016;
    in buona sostanza, con la modifica all'articolo 66 del decreto-legge n. 112 del 2008, introdotta dalla cosiddetta spending review, si riduce il turn over, per i corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dall'attuale percentuale del 100 per cento al 20 per cento nel triennio 2012-2014 e al 50 per cento nell'anno 2015, ripristinandolo completamente solo a decorrere dall'anno 2016;
    questo rischia di compromettere seriamente la funzionalità delle strutture dedicate alla tutela dell'ordine pubblico, della sicurezza e dell'incolumità dei cittadini;
    infatti, tale contrazione si aggiunge alle manifeste carenze di organico da più parti denunciate. Si conterebbe, infatti, ad esempio, una perdita pesante che ammonta a circa 6.000 poliziotti che si andrebbero ad aggiungere alla già esistente carenza di circa 15.000 unità: dunque, circa oltre 20.000 poliziotti in meno rispetto all'organico previsto, nell'arco di 4 anni;
    per di più, dopo tre anni di flessione, il 2011 ha registrato un aumento del 5,4 per cento dei reati; i furti e i borseggi sono saliti rispettivamente del 20 e del 16 per cento, ciò anche a causa della crisi che fa aumentare i reati predatori; la corruzione costa all'Italia tra il 2 e il 4 per cento del prodotto interno lordo; oltre a ciò, l'economia sommersa nel nostro Paese è pari al 21 per cento del prodotto interno lordo, per un valore, quindi, di 340 miliardi di euro, e l'evasione fiscale nel primo semestre 2012 è cresciuta del 14,1 per cento in media nazionale, con una punta del 14,9 per cento al Nord. Questi fenomeni, tra gli altri, poco rassicuranti, che minano lo sviluppo del Paese e gravano sulle casse dello Stato, meriterebbero, al contrario, un incremento delle risorse umane e strumentali ai fini di un loro efficace contrasto;
    oltre al contrasto della criminalità e alla lotta alle mafie, che vedono impegnati quotidianamente migliaia di uomini e donne delle forze dell'ordine, in questi mesi il personale del comparto sicurezza e del soccorso pubblico è stato sempre più impegnato a garantire l'ordine pubblico nel corso di manifestazioni di protesta (vedi Alcoa) o, come nel caso dei cantieri dell'alta velocità in Val Susa a garantire l'incolumità fisica degli operai e l'integrità delle attrezzature;
    al contrario, la contrazione del turn over comporterà la necessità di ridimensionare le dotazioni organiche dei Corpi di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, incidendo sull'efficienza delle strutture operative direttamente destinate al controllo del territorio, al contrasto della criminalità organizzata e comune, alla lotta all'evasione fiscale, alla tutela dell'ambiente e della salute, al soccorso e alla salvaguardia delle vite umane;
    inoltre, questa contrazione frustra le legittime aspettative di tutti quei giovani che hanno dedicato tempo e impegno nella formazione ai fini di superare concorsi già espletati (si cita, a mero titolo esemplificativo, il concorso a 490 posti allievo maresciallo dell'Arma dei carabinieri bandito nel settembre 2011 e conclusosi nel giugno 2012), e che potrebbero essere quella linfa utile e all'altezza di rinnovare la lotta alla criminalità, comune e organizzata, interna e internazionale; in particolare, si evidenzia l'impossibilità di assumere i volontari di truppa in ferma prefissata quadriennale (VFP4) e annuale (VFP1) delle Forze armate al termine di tali ferme;
    si segnala, altresì, che a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, gli emolumenti assegnati alle forze dell'ordine hanno subito un blocco solo parzialmente bilanciato dalle misure perequative connesse al riconoscimento della specificità del comparto sicurezza e assegnate al fondo istituito dal medesimo decreto (articolo 8, comma 11-bis), che non dispone comunque delle risorse necessarie per gli anni 2012 e 2013;
    se, da un lato, quindi, è necessario concorrere al risanamento della finanza pubblica attraverso una radicale revisione della spesa generale ai fini di aumentarne l'efficacia e l'efficienza, dall'altro lato, questa esigenza va contemperata con il rispetto di principi costituzionalmente riconosciuti e con la garanzia della funzionalità di strumenti a difesa della sicurezza, dell'ordine pubblico e dell'incolumità dei cittadini, onde evitare che i costi della possibile riduzione della qualità del vivere civile e dell'immaginabile rischio del diffondersi della criminalità, comune e organizzata, non siano più elevati di quanto lo siano i risparmi quantificati con la riduzione del turn over,

impegna il Governo:

   ad assumere, quanto prima, iniziative affinché nei prossimi provvedimenti legislativi sia trovato un giusto contemperamento tra le esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica e di funzionalità delle strutture impiegate nella difesa dell'ordine pubblico, della sicurezza e dell'incolumità pubblica, promuovendo specifiche modifiche alle disposizioni che stabiliscono la drastica contrazione del turn over per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e prevedendo il ripristino immediato del turn over al 100 per cento o, in subordine, l'aumento dal 20 al 50 per cento per il triennio 2012-2014 e il reintegro al 100 per cento a decorrere dall'anno 2015, al fine di salvaguardare principi costituzionalmente riconosciuti, di non inficiare la lotta alla criminalità comune e organizzata, interna e internazionale, e rispettare le legittime aspettative di chi ha investito tempo e risorse nella formazione ai fini di servire il proprio Stato;
   ad assumere iniziative per incrementare le risorse da destinare al fondo di cui all'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010.
(1-01160) «Galletti, Tassone, Libè, Mantini, Compagnon, Rao, Ciccanti, Naro, Volontè, Bosi, Delfino».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    si osserva con preoccupazione il protrarsi della recessione economica internazionale e l'affiorare di inquietanti focolai di crisi nel Mediterraneo, specificamente legati alle ricadute della cosiddetta «Primavera araba», ma anche a circostanze del tutto indipendenti, come i gravi incidenti verificatisi in Nord Africa e Medio Oriente in seguito alla pubblicazione di un film ritenuto blasfemo dai musulmani;
    tali fenomeni sono suscettibili di produrre ricadute significative anche sulla sicurezza interna del nostro Paese, che già risente di antiche problematiche, come la sussistenza di una criminalità organizzata che detta legge in rilevanti porzioni del territorio nazionale e sta cercando di allargare la propria influenza anche al di là delle regioni di proprio tradizionale insediamento;
    si sottolineano le croniche insufficienze di personale che si riscontrano nel settore del soccorso tecnico urgente, a dispetto del periodico verificarsi nel nostro Paese di calamità naturali di varia natura, stagionali (come gli incendi estivi e le alluvioni determinate dal maltempo) o geologiche (terremoti), che consiglierebbero di investire nel potenziamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sostenendone anche la componente volontaria, anziché ridurne la consistenza;
    pur comprendendo le ragioni di bilancio che hanno suggerito al Governo la decisione di varare piani ambiziosi di riduzione della spesa pubblica, si manifestano dubbi, sulla base delle ragioni sopra esposte, circa l'opportunità di contrarre il personale delle forze dell'ordine e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il cui turn over avverrà, a legislazione vigente, fino al 2014 soltanto nella misura del 20 per cento e nel 2015 comunque della metà, per tornare al 100 per cento solo successivamente;
    si evidenzia che il 25 febbraio 2012 il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha indetto un concorso per il reclutamento di 1.886 allievi carabinieri effettivi, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto-legge 15 marzo 2010, n. 66, recante il codice dell'ordinamento militare, ai volontari delle Forze armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo;
    la contrazione del turn over determinata dall'approvazione della cosiddetta spendingreview comporta sensibili riduzioni nei posti che verranno posti a concorso dalle forze dell'ordine e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco nei prossimi anni, se non addirittura l'annullamento puro e semplice delle procedure concorsuali in programma a breve e medio termine;
    si richiama a questo proposito l'attenzione sull'avviso pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 2 ottobre 2012, relativo alla riduzione del numero dei posti messi a concorso dall'Arma dei carabinieri il 25 febbraio 2012 dalle originarie 1.886 a 375 unità, così ripartite: 216 da immettere direttamente e 159 da incorporare a conclusione della ferma di quattro anni quale volontario nelle Forze armate;
    queste procedure concorsuali determinano in ogni caso legittime aspirazioni in coloro che vi si sottopongono, partecipando a selezioni che spesso implicano la sopportazione di sacrifici ed oneri economici significativi;
    si esprime preoccupazione per le conseguenze che quanto precede minaccia di provocare in assenza di opportuni correttivi, sotto molteplici punti di vista, giacché la drastica decurtazione del turn over nelle forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco è destinata ad elevare l'età media del personale in servizio in tempi di minacce nuove e crescenti; inoltre, mortifica le legittime aspettative insorte in chi ha già visto riconosciuta la propria idoneità per i posti messi a concorso, generando i presupposti di una futura ondata di ricorsi giudiziari avverso le decisioni che le amministrazioni interessate assumeranno e, soprattutto, mina alla radice la credibilità del regime di incentivi che dal 2004 assicura il gettito dei militari volontari arruolati dalle Forze armate;
    si stigmatizza la circostanza che i provvedimenti di riduzione del turn over rischiano di pregiudicare il rispetto da parte dello Stato dell'obbligazione contratta con i giovani che hanno liberamente scelto di servirlo volontariamente in armi, spesso in teatri ad alto rischio, come l'Afghanistan, l'Iraq ed il Libano;
    si rileva come sul punto il Governo abbia già accolto un atto di indirizzo recentemente presentato al Senato della Repubblica, in cui la gran parte di questi effetti è esplicitamente menzionata e che non casualmente prospetta l'innalzamento almeno alla soglia del 50 per cento del turn over nelle Forze di polizia;
    occorre rimarcare come l'urgenza della questione abbia trovato conferma nella circostanza di aver costituito l'oggetto di un'interrogazione a risposta immediata nella Commissione difesa della Camera dei deputati, presentata il 1o ottobre 2012 ed illustrata il giorno successivo,

impegna il Governo:

   a rivedere rapidamente le proprie valutazioni circa la riduzione del turn over praticato sul personale in uscita dalle forze dell'ordine e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, assicurando, altresì, ai militari volontari cessati senza demerito dal servizio prestato nelle Forze armate meccanismi alternativi di scivolo nella pubblica amministrazione, paragonabili a quelli che si prevede di introdurre a favore delle categorie del personale militare in uscita dall'amministrazione della difesa per effetto della spending review, o compensazioni che siano comunque in grado di conservare al volontariato militare la sua attuale competitività sul mercato del lavoro;
   con riferimento al concorso indetto il 25 febbraio 2012 dall'Arma dei carabinieri, a mantenere aperta e valida la graduatoria a profitto di tutti gli originari 1.886 aspiranti carabinieri che risulteranno idonei vincitori, in luogo dei 375 ora previsti, fino al suo totale assorbimento.
(1-01161) «Gidoni, Chiappori, Molgora, Vanalli, Meroni, Pastore, Volpi, Bragantini, Fugatti, Lussana, Fedriga, Montagnoli, Fogliato».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


   La Camera,
   premesso che:
    col decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, il Governo ha adottato misure di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica, che prevedono anche riduzioni nell'acquisto di beni e servizi (articolo 1, comma 21) e blocco parziale del turn over del personale per le amministrazioni pubbliche (articolo 14, comma 2);
    la ratio a base dell'intervento normativo è fondata sulla necessità, da tutti condivisa, di ridurre la spesa pubblica, inducendo ciascuna amministrazione, centrale e territoriale, a eliminare spese inutili o superflue e a disporre in modo più oculato delle risorse disponibili. L'esame degli esiti di tale intervento nel settore della sicurezza ha fatto, tuttavia, emergere gravi ricadute, alle quali è necessario porre rimedio, senza far venir meno l'insieme dell'impianto riformatore;
    a seguito della contrazione del turn over per le assunzioni da parte dei Corpi di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è stato stabilito che l'attuale percentuale del 100 per cento di ricambio scenda al 20 per cento nel triennio 2012-2014 e al 50 per cento nell'anno 2015. Il ripristino del completo turn over è previsto solo a decorrere dall'anno 2016. L'incidenza della spending review sui mezzi è altrettanto penalizzante: ha dilatato il ritardo nei pagamenti delle locazioni degli immobili adibiti a presidi di polizia, ha determinato un sostanziale blocco dell'avvio di nuovi presidi e costringe a una riduzione dei servizi per la difficoltà di garantire il ricambio degli automezzi o di altri strumenti necessari per il lavoro. L'entità della riduzione delle spese per beni e servizi prevista dal citato decreto-legge per l'anno in corso è, con riferimento al Ministero dell'interno, di 131 milioni di euro annui a partire dal 2013 e per gli anni successivi;
    se vi è un settore che non può in questo momento tollerare decrementi di organici e di mezzi, esso è proprio quello della sicurezza. Non solo per una ragione formale, normativamente sancita da qualche anno, costituita dalla sua specificità nell'ambito del pubblico impiego, ma anche per un dato sostanziale, su cui si fonda quel riconoscimento: in tempo di crisi ciascuno dei fronti che appartiene alla competenza dei Corpi di polizia vede accentuate le esigenze, e quindi la necessità, di disporre di uomini e di mezzi per dare risposte serie, concrete ed equilibrate;
    quanto al profilo della criminalità, sia quella di tipo mafioso, sia quella priva di tale connotazione, la crisi economica e finanziaria ha moltiplicato le attività di usura e di estorsione, oltre che l'illecito reimpiego di denaro; la criminalità da strada ha fatto registrare negli ultimi mesi un sensibile aumento di furti e di rapine, anche per somme di entità limitata;
    il calo dell'occupazione, per le condizioni drammatiche nelle quali versano aziende di ogni dimensione, si traduce spesso in manifestazioni di piazza, in ordine alle quali va garantito l'equilibrio fra il diritto, costituzionalmente sancito, a esprimere la protesta e il mantenimento dell'ordine pubblico, a sua volta correlato ad altri diritti costituzionali; il contesto di tensione sociale causato dalla crisi favorisce attività di tipo antagonistico, se non eversive, e ciò richiede attenzione e dedizione costanti, sul fronte della prevenzione e dell'investigazione; antagonismo ed eversione prendono di mira importanti opere pubbliche, come la tav in Val di Susa, con notevole sforzo di contenimento, che grava per intero sul sistema sicurezza. Il lavoro delle forze di polizia continua a essere impegnativo anche quanto all'immigrazione clandestina e al contestuale soccorso prestato con generosità a chi, tentando l'ingresso irregolare in Italia, rischia la vita. Né vanno trascurati compiti non sempre adeguatamente valutati, ma ciò nonostante impegnativi e pericolosi, come i servizi di sicurezza stradale. Per concludere: in tempo di crisi, ai Corpi di polizia viene chiesto di più, sia per quantità che per qualità di lavoro; a tale maggiore impiego non può corrispondere una diminuzione degli organici e una riduzione dei mezzi;
    del comparto devono ritenersi parte integrante le varie articolazioni del soccorso pubblico, inprimis i vigili del fuoco, per i quali va richiamato lo stesso riferimento alla specificità nell'ambito del pubblico impiego: il gran numero di emergenze naturali e ambientali vede chi vi è dedicato spendersi con professionalità e senza limiti, in condizione di ristrettezze sempre più significative;
    la misura di riduzione del turn over comporta un forzato e stabile cambiamento dell'organico, non concordato né con le organizzazioni sindacali, né con le rappresentanze. Il ripristino del turn over a partire dal 2016 non potrà più riequilibrare il gap determinatosi nel precedente quadriennio. Nell'immediatezza, unitamente agli effetti negativi prima illustrati, si sono manifestate inaccettabili distorsioni, a cominciare da quelle che riguarda il concorso, già espletato, per l'assunzione di circa 1.900 carabinieri: dopo aver superato le prove ed essere stati dichiarati vincitori di concorso, solo ai primi 211 partecipanti è stata garantita l'immissione in servizio, mentre agli altri 1.650 è stata conferita una pressoché inutile idoneità;
    a maggior ragione, le forze di polizia a ordinamento militare e civile, a causa dell'entità delle riduzioni del turn over, si trovano nell'impossibilità di assumere i volontari di truppa in ferma prefissata quadriennale (vfp4) e annuale (vfp1) delle Forze armate al termine di tali ferme, come previsto dalla legge istitutiva del modello professionale delle medesime Forze armate per i vincitori degli appositi concorsi;
    questa situazione comporterà, anche qui, la lesione delle legittime aspettative dei singoli interessati vincitori di concorso, specie se si considera che la loro mancata assunzione nei tempi previsti renderà necessario prevedere la preclusione definitiva della possibilità di essere assunti per coloro che dovessero nel frattempo superare i limiti di età stabiliti per l'accesso alle carriere iniziali delle forze di polizia. A essa si sommano ulteriori effetti negativi in ordine alla funzionalità delle stesse forze di polizia, in quanto esse si troveranno, all'atto del ripristino del turn over, a dover assorbire l'elevato contingente di volontari che non è stato possibile assumere nel periodo in questione, composto di personale che avrà raggiunto una maggiore anzianità anagrafica, specie per i volontari di truppa in ferma prefissata quadriennale (vfp4) in gran parte superiore ai 30 anni di età;
    l'equilibrio fra le esigenze di riduzione della spesa pubblica e il mantenimento degli standard di sicurezza può ben essere assicurato, fra l'altro, attingendo dalle risorse del fondo unico per la giustizia, istituito nel settembre 2008 e alimentato dal cash e dai titoli monetizzabili sottratti con sequestri e confische dalla disponibilità delle organizzazioni di tipo mafioso. Tale fondo è per legge destinato per il 49 per cento all'incremento delle risorse del Ministero dell'interno e per il 49 per cento a quello della giustizia. In data 1o agosto 2012, all'avvio dell'esame in Commissione bilancio, tesoro e programmazione alla Camera dei deputati dell’iter di conversione del decreto-legge n. 95 del 2012, il rappresentante del Governo ha chiarito quale sia la disponibilità del fondo unico per la giustizia, in base a una nota trasmessa dalla Ragioneria generale dello Stato: alla data del 31 dicembre 2011 le risorse in questione ammontano a 2.212,88 milioni di euro, di cui 1.065,52 milioni di euro riportati da conti correnti e depositi a risparmio. In data 7 agosto 2012, la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a utilizzare queste risorse, come la legge prescrive, per fare fronte alle emergenze dei settori della giustizia e della sicurezza,

impegna il Governo:

   ad adottare, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere finanziario, a cominciare dalla legge di stabilità, misure correttive per:
    a) elevare il limite del turn over per le assunzioni da parte delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, previsto per il triennio 2012-2014, dal 20 per cento quanto meno al 50 per cento e ripristinare l'intero turn over a decorrere dal 2015;
    b) garantire l'assunzione dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso per l'assunzione nelle stesse forze di polizia al termine di anni di servizio prestati meritoriamente;
    c) immettere in servizio tutti i 1.886 vincitori del concorso per allievi carabinieri;
    d) coprire le spese essenziali riguardante la logistica e i mezzi del settore, superando le attuali difficoltà relative al pagamento dei canoni locativi degli immobili adibiti a presidi;
    e) utilizzare, sia pure per una parte delle predette esigenze, le risorse del fondo unico per la giustizia.
(1-01163) «Mantovano, Cirielli, Cicu, Baldelli, Santelli, Ascierto, Barba, Cannella, De Angelis, Gregorio Fontana, Mazzoni, Sammarco, Speciale, Moles, Laffranco».
(8 ottobre 2012)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).