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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 3 dicembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 3 dicembre 2012.

  Albonetti, Alessandri, Bergamini, Bindi, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Aniello Formisano, Franceschini, Ghiglia, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Leone, Lupi, Margiotta, Martini, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Pistelli, Rigoni, Stefani, Stucchi, Valducci.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 29 novembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MOLGORA e MONTAGNOLI: «Modifica dell'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157, concernente l'esercizio delle deroghe previste dall'articolo 9 della direttiva  2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, in materia di conservazione degli uccelli selvatici» (5611);
   PAGANO: «Disposizioni per il contenimento della spesa sanitaria mediante la definizione di limiti di spesa relativi all'attività di prescrizione di farmaci ed esami clinici effettuata dai medici di medicina generale» (5612).

  In data 30 novembre è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   SBROLLINI ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011, e altre disposizioni per il contrasto della violenza e delle discriminazioni per motivazioni riferite al sesso o all'orientamento sessuale nonché per la promozione della soggettività femminile» (5615).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di legge d'iniziativa regionale.

  In data 29 novembre 2012 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL MOLISE: «Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi» (5614).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge GIANCARLO GIORGETTI ed altri: «Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione» (5603) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Simonetti.

Trasmissione dal Senato.

  In data 29 novembre 2012 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente progetto di legge:
   S. 2794-2997. – Senatori MARCUCCI ed altri; DISEGNO DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: «Modifica della disciplina transitoria del conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore di beni culturali» (approvato, in un testo unificato, dalla 7a Commissione permanente del Senato) (5613).

  Sarà stampato e distribuito.

Annunzio della pendenza di procedimenti giudiziari ai fini di deliberazioni in materia d'insindacabilità.

  Con lettera pervenuta in data 29 novembre 2012, il deputato Furio Colombo ha rappresentato alla Presidenza – allegando la relativa documentazione – che sono pendenti nei suoi confronti due distinti procedimenti civili rispettivamente presso il tribunale di Grosseto (atto di citazione del dottor Leonardo Marras) e presso il tribunale di Milano (atto di citazione del dottor Carlo Alessandro Puri Negri) per fatti che, a suo avviso, concernono opinioni espresse nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

  In data 30 novembre 2012 – ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003 – dal giudice di pace di Roma – sezioni penali, sono pervenuti, unitamente alla comunicazione che il procedimento è stato sospeso, atti relativi ad un procedimento penale (il n. 1334/12 RG GdP – n. 169/11 RG PM) nei confronti dei deputati Carlo Nola, Barbara Saltamartini e Fabio Rampelli, affinché la Camera deliberi se i fatti per i quali si procede concernano o meno opinioni espresse o voti dati da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

  Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni. Copia dell'ordinanza di trasmissione da parte del giudice di pace di Roma sarà stampata e distribuita (doc. IV-ter, n. 25).

Trasmissione da Ministeri.

  I Ministeri competenti hanno dato comunicazione dei decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio autorizzate ai sensi delle sottoindicate disposizioni legislative:
   articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279;
   articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289;
   articolo 1, commi 182 e 350, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
   articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Tali comunicazioni sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni competenti per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 29 novembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 – «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» (COM(2012)710 final) e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2012)397 final), che, in data 30 novembre 2012, sono stati assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea). La predetta proposta di decisione è stata altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 30 novembre 2012.

  La Commissione europea, in data 29 e 30 novembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE, Euratom) n. 966/2012 per quanto concerne il finanziamento dei partiti politici europei (COM(2012)712 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una strategia marittima per il Mare Adriatico e il Mar Ionio (COM(2012)713 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
   Relazione della Commissione – 29a relazione annuale sul controllo dell'applicazione del diritto dell'Unione europea (2011) (COM(2012)714 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Relazione della Commissione al Consiglio – Relazione di valutazione sulla rete europea di prevenzione della criminalità (COM(2012)717 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);

  Comunicazione della Commissione – Analisi annuale della crescita 2013 (COM(2012)750 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);

  Comunicazione della Commissione – Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita – Avvio del dibattito europeo (COM(2012)777 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 29 novembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Ripensare l'istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici (COM(2012)669 final), assegnata, in data 27 novembre 2012, in sede primaria alla VII Commissione (Cultura);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla valutazione delle finanze dell'Unione in base ai risultati conseguiti (COM(2012)675 final), assegnata, in data 22 novembre 2012, in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di risoluzioni dell'Assemblea parlamentare della NATO.

  Il presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO ha inviato i testi delle risoluzioni, approvate da quel consesso nel corso della sessione annuale, svoltasi a Praga dal 9 al 12 novembre 2012, che sono assegnate, a norma dell'articolo 125, comma 1, del regolamento, alle sottoindicate Commissioni nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
   Risoluzione n. 393 – La transizione democratica in Medio Oriente e nel Nord Africa (doc. XII-quater, n. 27) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione n. 394 – Il futuro della democrazia nel vicinato orientale (doc. XII-quater, n. 28) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione n. 395 – Afghanistan: assicurare la riuscita del processo di transizione (doc. XII-quater, n. 29) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   Risoluzione n. 396 – Opportunità economiche, vincoli ambientali e questioni di sicurezza nell'Artico (doc. XII-quater, n. 30) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e VIII (Ambiente);
   Risoluzione n. 397 – Le implicazioni della crisi dell'euro in materia di difesa e sicurezza (doc. XII-quater, n. 31) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   Risoluzione n. 398 – La NATO post-Chicago (doc. XII-quater, n. 32) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   Risoluzione n. 399 – Sviluppi della situazione in Siria: implicazioni per la sicurezza della regione e oltre (doc. XII-quater, n. 33) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione n. 400 – Il programma nucleare iraniano (doc. XII-quater, n. 34) – alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

  Nel mese di novembre 2012 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

  Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI DI STANISLAO ED ALTRI N. 1-01030, RUGGHIA ED ALTRI N. 1-01203, DOZZO ED ALTRI N. 1-01204 E MISITI ED ALTRI N. 1-01205 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA TUTELA DI MILITARI E CIVILI IN RELAZIONE ALLE GRAVI CONSEGUENZE DERIVANTI DALL'ESPOSIZIONE AD URANIO IMPOVERITO

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    la Commissione difesa della Camera dei deputati, nel corso della seduta dell'11 aprile 2012, ha unanimemente approvato la risoluzione n. 8-00171 a prima firma Di Stanislao, sulle problematiche connesse ai gravi danni alla salute subiti dal personale militare in Italia e all'estero conseguenti all'esposizione all'uranio impoverito, dimostrando estremo interesse e, al contempo, preoccupazione, per le numerose problematiche connesse alla tematica in questione;
    l'approvazione del richiamato atto di indirizzo e le conseguenti iniziative che il Governo dovrà intraprendere, in virtù degli impegni assunti, rappresentano un risultato politico importante, affinché, al più presto e senza riserve, vengano chiariti i dubbi che, ancora oggi, esistono su questa materia, accertate le responsabilità ed individuate le procedure e gli strumenti più efficaci per una futura prevenzione. È importante, quindi, che prosegua a livello parlamentare, con serietà ed urgenza, il dibattito su tale argomento e siano forniti ulteriori indirizzi al Governo su questa materia;
    le questioni aperte sono complesse ed attengono a profili diversi, dalla sicurezza e protezione del personale esposto all'uranio impoverito, al tema dei risarcimenti, troppo spesso negati ai militari che hanno contratto gravi patologie in conseguenza dell'esposizione all'uranio impoverito, ai profili scientifici e normativi della questione;
    secondo quanto riferito dall'Anavafaf, l'Associazione nazionale italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti, i casi accertati di militari contaminati da uranio impoverito e altri agenti patogeni sono 3.761, di cui 698 riguardanti personale militare che ha preso parte alle missioni militari all'estero e 3.063 riguardanti personale militare che non ha mai effettuato attività fuori area. Si tratta di dati drammatici, anche in considerazione del fatto che si tratta di dati parziali perché riferiti ad un periodo di tempo limitato, dal 1991 al 2012, e riguardanti solamente il personale militare in servizio, mentre è escluso tutto il personale militare in congedo che ha lasciato il servizio ed il personale civile;
    il fenomeno dell'uranio impoverito non è limitato all'Italia che si è occupata del fenomeno solo dopo il primo caso verificatosi in Bosnia (il caso del militare Salvatore Vacca, nel 1999), più di mezzo secolo dopo che, della problematica, si sono occupati ampiamente gli Stati Uniti e altri Paesi, soprattutto anglosassoni;
    alcuni militari italiani impegnati nella missione Ibis in Somalia hanno fatto presente di aver visto militari americani che adottavano tute e maschere ed altri ancora hanno riferito in merito alla presenza di carri armati Abrams dotati di armamento e armature all'uranio impoverito. Tale circostanza è riscontrabile anche nella sentenza del tribunale civile di Firenze del 17 gennaio 2009, dove si legge che «al di là delle raccomandazioni che erano e dovevano essere note al Ministero della difesa, il fatto che ai militari americani fosse imposta l'adozione di particolari protezioni, anche in mancanza di ulteriori conoscenze, doveva allertare le autorità italiane. Deve concludersi che, nel caso in discorso, vi sia stato un atteggiamento non commendevole e non ispirato ai principi di cautela e di responsabilità da parte del Ministero della difesa, consistito nell'aver ignorato le informazioni in suo possesso, già da lungo tempo, circa la presenza di uranio impoverito nelle aree interessate dalla missione e i pericoli per la salute dei soldati collegati all'utilizzo di tale metallo, nel non aver impiegato tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei propri militari e nell'aver ignorato le cautele adottate da altri paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l'adozione di tali misure di prevenzione fosse stata più volte segnalata dai militari italiani»;
    su questi fatti sarebbe utile conoscere, nei limiti stabiliti dalla natura di tali atti, le informazioni in possesso dei servizi segreti e dei comandanti delle diverse missioni, con particolare riferimento alla missione Ibis in Somalia, anche perché tali informazioni non risultano acquisite neppure dalle commissioni d'inchiesta che, nel corso degli anni, sono state costituite su questo tema, sebbene tali organismi possono procedere alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e gli stessi limiti dell'autorità giudiziaria ed acquisire copia di atti e documenti relativi a procedimenti o inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti (articolo 4 della delibera istitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni);
    da un punto di vista normativo l'Italia è intervenuta tardi, in maniera poco efficace ed efficiente. Le prime norme di protezione giunte ai nostri reparti furono quelle emanate dalla Kfor (la forza multilaterale nei Balcani) il 22 novembre 1999 in Bosnia. Queste norme precisavano chiaramente i pericoli dell'uranio impoverito che vennero riassunti nelle cosiddette «regole d'oro» che recitavano: «rimani lontano da carri/mezzi bruciati e da edifici colpiti da missili da crociera. Se lavori entro 500 metri di raggio da un veicolo o costruzione distrutti indossa protezioni per le vie respiratorie»;
    per quanto riguarda, poi, il tema dei risarcimenti da riconoscere al personale militare colpito da gravi patologie conseguenti all'esposizione ad uranio impoverito, l'Anavafaf, che da molto tempo si occupa del tema in questione, ha posto in evidenza come in molti casi gli organi della difesa hanno negato qualsiasi forma di risarcimento, in quanto le patologie non sono risultate dipendenti da causa di servizio, sebbene commissioni di verifica abbiano espresso valutazioni contrastanti;
    suscita, poi, perplessità il fatto che in sede di travaso delle disposizioni della legge n. 308 del 1981 nel codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, non si sia provveduto ad includere il personale militare in servizio permanente tra i beneficiari della speciale indennità di cui all'articolo 6 della richiamata legge n. 308 del 1981;
    a livello scientifico, nel 2000, è stata istituita la commissione «Mandelli» con il compito di condurre un'analisi osservazionale retrospettiva di tipo caso-controllo sui reduci del teatro operativo balcanico. Lo stesso professor Mandelli, in un articolo pubblicato a firma congiunta con il professor Mele sulla rivista «Epidemiologia» dell'ottobre 2001, ha scritto che non si può escludere che l'uranio impoverito sia stato la causa dei linfomi di Hodgkin e il professor Grandolfo della commissione stessa, in un'intervista resa ad un quotidiano, ha affermato che non si può escludere che l'uranio sia letale;
    sempre a livello scientifico è stato, inoltre, evidenziato come i vaccini somministrati ai soldati italiani non possono essere considerati l'unica causa delle malattie e che le nanoparticelle di metalli pesanti, sebbene nocive per la salute, non sarebbero letali. Ulteriori informazioni sui possibili danni provocati dall'uranio impoverito sono contenuti in uno studio di due scienziati americani, di fama internazionale, Marion Fulk e Leuren Moret, i quali precisano che il rischio dell'uranio impoverito riguarda tre diverse componenti così tipizzate: a) agente chimico; b) agente radiologico; c) agente di particolato (cioè di particelle);
    la problematica non riguarda solamente il personale impegnato nelle missioni militari, ma anche il personale in destinazione fissa ed il personale che presta servizio nei poligoni militari o risiede nelle vicinanze di quei siti;
    nei poligoni si svolgono, infatti, diverse attività, legate all'addestramento delle truppe, alle esercitazioni, alla sperimentazione degli armamenti e alla ricerca. In particolare, il poligono del Salto di Quirra ospita regolarmente sia la sperimentazione di armamenti, sia le attività dimostrative da parte delle aziende produttrici;
    è ormai noto, ad esempio, il problema dell'inquinamento legato alle attività militari svolte nel poligono di Quirra, dove sembra che i contaminanti potrebbero essersi annidati nel vasto sistema di grotte sottostanti l'area militare. Sebbene tale problematica sia stata sollevata da diverso tempo, non risulta approntato alcun piano investigativo per vagliare l'ipotesi. Il semplice prelevamento di campioni di acque dalle sorgenti potrebbe fornire valori falsamente confortanti se non si procederà all'analisi dei sedimenti depositatisi all'interno delle grotte. Il sistema di cavità di Is Angurtidorgius consta di oltre 11 chilometri di gallerie solcate da un fiume e con numerosi laghi che costituiscono una riserva idrica di notevole valore;
    i calcari si comportano come una sorta di gigantesca spugna che assorbe, senza filtrarla, qualunque sostanza rilasciata in superficie e, se non si procederà alla ricerca degli inquinanti nei depositi sedimentari delle grotte, si correrà il rischio che le persone continuino ad ammalarsi per cause «misteriose». Peraltro, i tempi di transito degli inquinanti all'interno del sistema di cavità non possono essere determinati con certezza in virtù delle numerose variabili che ne governano il passaggio;
    anche nella frazione di Quirra esiste un sistema di cavità, indipendente da quello dell'altopiano, in cui potrebbe essersi riversata una frazione delle sostanze dannose provenienti dal poligono. Se ciò risultasse vero, i tempi di permanenza degli inquinanti nel sottosuolo potrebbero dilatarsi a dismisura;
    come risulta dal «Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari o militari della regione Sardegna» nel Salto di Quirra è riscontrabile una percentuale di mielomi e leucemie superiore alle attese statistiche e, nell'insieme, un quadro di maggiore esposizione relativa ad alcune particolari patologie riconducibili a fattori ambientali. Il rapporto, mettendo insieme competenze mediche e statistiche di diversi centri italiani, presenta una valutazione epidemiologica sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da attività industriali, minerarie o militari. I risultati mostrano un'indubbia maggiore incidenza di certe patologie nelle aree interessate da attività militari;
    recentemente c’è stata una svolta nell'inchiesta sul poligono di Quirra con il ritrovamento nei corpi dei pastori riesumati di torio radioattivo. Secondo la procura, nel poligono vi sarebbe una compromissione ambientale a causa della presenza, come indicato in uno dei provvedimenti di sequestro delle aree, di torio 232, elemento altamente radioattivo, che può provocare gravi danni alla salute degli uomini e degli animali anche dopo molti anni. L'area interessata è di circa 75 mila metri quadri. Gli esami fatti eseguire nel corso delle indagini dalla procura avrebbero evidenziato anche alte concentrazioni di antimonio, piombo e cadmio, metalli tossici molto pericolosi per la salute umana e animale;
    anche il poligono di Teulada insiste in parte su una zona carsica e, da più parti, si osserva che le attività dei poligoni in zone carsiche possono produrre effetti deleteri per la salute a parecchi chilometri di distanza, in aree apparentemente protette;
    sotto questa luce le vittime delle attività dei poligoni, purtroppo, potrebbero aumentare;
    analoghe problematiche riguardano il poligono di Capo Frasca utilizzato per esercitazioni militari, sia italiane che straniere. Alcune ricerche dimostrerebbero che, nelle comunità limitrofe all'area del poligono, sarebbero in crescita i tumori e linfomi della tiroide; a Capo Frasca risulta esserci un pozzo artesiano e pare che anche i militari segnalino da anni tale problematica. Quest'ultima questione ha suscitato una polemica emersa anche nella stampa locale. Sul quotidiano L'Unione Sarda del 18 dicembre 2011 si legge che «il Comandante ha negato la presenza dei tre pozzi artesiani denunciati da anni dai militari in servizio a Capo Frasca»;
    sempre con riferimento a Capo Frasca la stampa locale ha dato risalto al caso di Giovanni Madeddu, maresciallo, che, tra il 1968 e il 1987, ha lavorato presso quel poligono con l'incarico di armiere nelle guerre simulate che in quegli anni venivano ospitate nel poligono. Madeddu ha un linfoma diffuso a grandi cellule;
    altre persone che hanno operato nell'area di Quirra sono state colpite da un simile tumore;
    il quotidiano La Nuova Sardegna ha intervistato il maresciallo Madeddu, il quale ha riferito che a Capo Frasca non è stata mai effettuata una vera bonifica del territorio, sebbene in quel luogo sono stati lasciati per venti-trent'anni i residui delle esercitazioni delle Forze armate di tutto il mondo. Ricorda, soprattutto, una radura, dove si accumulavano i proiettili. Quando pioveva si creavano dei pantani e l'acqua poi filtrava nel terreno. La stessa acqua che poi – attraverso un sistema di pozzi artesiani – veniva utilizzata per ogni uso nel poligono o nei vicini poderi. E in diversi casi l'asl ha rilevato anomalie e impedito che venisse utilizzata per scopi alimentari;
    nel poligono di Capo Frasca, inoltre, capi di bestiame si sono venuti a trovare nella zona dei mitragliamenti e sono stati colpiti dai proiettili realizzati con metalli pesanti e, quindi, dalle nanoparticelle degli stessi. Il bestiame colpito è stato poi macellato e cucinato. Al riguardo, andrebbe verificata se l'attività di macelleria era stata autorizzata o meno e se le asl abbiano effettuato i dovuti controlli;
    di recente, anche il comune di Arbus ha chiesto all'assessorato regionale della sanità un nuovo impegno per accelerare al massimo l'avvio delle indagini epidemiologiche sui residenti in aree militari della Sardegna;
    risulta, inoltre, che nei poligoni è stato impiegato personale non specializzato nei compiti di «sgombra-bossoli» che ha operato a mani nude e senza maschere,

impegna il Governo:

   ad assumere ogni iniziativa di propria competenza affinché venga colmato il vuoto normativo creatosi a seguito della mancata previsione, nel codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, della speciale elargizione già stabilita all'articolo 1 della legge n. 308 del 1981, in favore del personale militare che, a causa di servizio o durante il periodo di servizio, avesse subito un evento dannoso che ne avesse determinato una menomazione dell'integrità fisica;
   a verificare il motivo per il quale, come accertato dal tribunale civile di Firenze nella sentenza del gennaio del 2009, non sono state adottate le necessarie misure per tutelare la salute dei militari italiani impegnati nella missione Ibis in Somalia e sono state ignorate le cautele adottate da altri Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l'adozione di tali misure di prevenzione fosse stata più volte segnalata dai militari italiani;
   a chiarire perché non sono mai state adottate misure di protezione adeguate nei poligoni e a dichiarare quali siano state le precauzioni messe in atto per tutelare i militari ed i civili dai rischi per la salute e per l'ambiente;
   a verificare e a chiarire se la resistenza dei carri armati prodotti in Italia sia stata mai testata contro i proiettili all'uranio impoverito;
   a verificare quanti sono i casi di persone ammalatesi nelle missioni all'estero, riguardanti non solo militari in servizio ma anche militari in congedo e persone civili facenti capo a varie istituzioni come la Presidenza del Consiglio dei ministri, le organizzazioni di volontariato onlus, i Ministeri degli affari esteri, dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, della giustizia e delle politiche agricole, alimentari e forestali ed anche quanti sono i casi di militari e civili impiegati in Italia, nei poligoni, depositi, officine, a partire dal 1970, tenendo conto che il primo caso sospetto nei poligoni, di cui si è avuta notizia, è del 1997 (il caso di Lorenzo Michelini);
   a verificare e a chiarire in quali poligoni in Italia sono stati usati missili Milan e in che numero, tenuto conto dell'inchiesta recente del poligono di Quirra dalla quale è emersa la presenza di tracce di torio nei cadaveri dei pastori da attribuire probabilmente a questi missili, il cui impiego è stato accertato nel poligono di Teulada;
   ad adottare tutte le necessarie disposizioni in ambito militare per individuare la presenza di torio nei territori in cui sono stati impiegati i missili Milan, a disporre, di conseguenza, misure di bonifica e ad evitare ulteriori rischi da contaminazione;
   a rendere noti i controlli a cui è sottoposto il personale di ditte civili eventualmente impiegato nei poligoni;
   a rendere note le caratteristiche delle apparecchiature usate per il controllo della sicurezza dell'ambiente e, in particolare, le capacità di queste apparecchiature di rivelare l'esistenza di particelle (nano o micro particelle) di metalli pesanti (di cui sono fatti i proiettili impiegati nei test e nelle esercitazioni);
   a valutare la possibilità di abolire le operazioni di brillamento periodicamente effettuate nei poligoni, perché la nube di polvere che si genera nel brillamento e che si rideposita sul terreno può avere effetti inquinanti, facendo sì che il materiale di scarto dei poligoni sia sistemato sotto terra, in appropriati depositi bunker;
   a valutare la possibilità di assumere iniziative per vietare alle ditte straniere di operare nei poligoni italiani, salvo casi eccezionali in cui la sperimentazione possa essere di grande importanza per interessi nazionali e, in questi casi eccezionali, proibendo agli enti di avvalersi di autocertificazione (in quanto impediscono i controlli sul loro operato);
   ad esaminare i documenti relativi ai test che sono stati eseguiti almeno negli ultimi venti anni previa desecretazione della documentazione stessa;
   ad avviare ogni possibile verifica atta ad escludere categoricamente la possibilità che molti dei soldati italiani siano deceduti per mancanza di cure adatte alla loro contaminazione radioattiva interna non riconosciuta, così come accaduto per il soldato Acaries.
(1-01030) «Di Stanislao, Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Leoluca Orlando, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».


   La Camera,
   premesso che:
    con deliberazione del Senato della Repubblica del 16 marzo 2010 è stata istituita una Commissione parlamentare d'inchiesta «Sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni»;
    la stessa questione era già stata oggetto di inchieste svolte nella XIV e nella XV legislatura, ma si può di certo affermare che negli ultimi anni essa si è palesata in tutta la sua complessità e drammaticità, anche per effetto dell'accavallarsi di notizie circa situazioni di grave degrado ambientale e di rischio sanitario nelle aree dove insistono i poligoni e le aree addestrative militari e per il crescente allarme sociale che si è conseguentemente determinato;
    un ulteriore stimolo ad un serio approfondimento è venuto dall'avvio, all'inizio del 2011, di un'inchiesta giudiziaria da parte della procura della Repubblica di Lanusei, relativamente alla situazione del poligono interforze di Salto di Quirra, che ha portato al temporaneo sequestro preventivo di tutta l'area di terra del poligono stesso. L'inchiesta giudiziaria si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio per 20 persone, con capi di imputazione che vanno dall'omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, all'omissione di atti di ufficio per motivi di igiene e sanità;
    la gravità della situazione emerge anche dai dati depositati in Parlamento il 22 febbraio 2012, dal responsabile dell'Osservatorio epidemiologico della difesa, secondo il quale, per il personale militare, su un totale di 3.761 casi di malattie neoplastiche diagnosticate negli anni compresi tra il 1991 e il 21 febbraio 2012, 698 casi riguardavano il personale che aveva preso parte a missioni all'estero, mentre 3.063 casi riguardavano personale mai uscito dal territorio nazionale nel periodo in cui aveva prestato il suo servizio. I decessi sono complessivamente 479, tra i quali 96 di essi si sono verificati per persone che hanno operato in missioni all'estero e 383 per persone che sono rimaste in patria;
    si è, quindi, di fronte ad una situazione che si trascina ormai da più di quindici anni aggravata anche da consistenti dubbi sulla possibilità che una serie di vaccinazioni alle quali sono stati sottoposti militari successivamente inviati in operazioni fuori area potrebbero aver influito sulla insorgenza di patologie, tumorali o di altro tipo, e comunque di particolare gravità,

impegna il Governo:

   ad avviare con la massima tempestività le operazioni di bonifica nei poligoni militari sui quali è già stata condotta la propedeutica attività di caratterizzazione dei luoghi contaminati;
   a reperire a tal fine le risorse finanziare necessarie a condurre le operazioni di bonifica e a consentire in tal modo anche utilizzi alternativi delle stesse aree bonificate, coinvolgendo nel reperimento dei fondi il Ministero dello sviluppo economico, quello della salute, quello della coesione territoriale e quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, aggiungendo le risorse rese disponibili da questi ministeri a quelle già stanziate dal Ministero della difesa per l'anno 2013;
   ad assumere le necessarie iniziative, anche normative, per riconoscere il diritto al risarcimento alle persone colpite da gravi patologie in relazione al servizio svolto in condizioni di possibile contaminazione;
   a fornire ai competenti organi parlamentari una relazione analitica sulle vaccinazioni cui è stato sottoposto il personale militare;
   a dotare ogni militare di una tessera sanitaria digitale sulla quale vengano obbligatoriamente inserite le terapie e le vaccinazioni a cui è sottoposto da parte dal servizio sanitario militare.
(1-01203)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga) «Rugghia, Villecco Calipari, Schirru, Garofani, Giacomelli, Gianni Farina, Fioroni, Forcieri, La Forgia, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Recchia, Rosato, Rigoni, Vico».
(3 dicembre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    va sottolineata la sollecitudine e la sensibilità dimostrate dal Parlamento nei confronti dell'anomala ondata di patologie abbattutasi sui giovani militari italiani, ricondotta per comodità al concetto di «sindrome da esposizione all'uranio impoverito»;
    l'uranio impoverito è utilizzato in una serie di applicazioni civili e militari in ragione delle sue peculiarità di resistenza e leggerezza, oltreché di economicità in quanto prodotto di scarto della produzione di energia elettronucleare;
    la scelta di utilizzarlo nella produzione di munizioni e protezioni – fatta in epoche in cui non sussistevano particolari sospetti concernenti la sua tossicità – non ha nulla a che fare con la presunta volontà di produrre armi non convenzionali dal punto di vista degli effetti, ma soltanto con l'obiettiva convenienza dal punto di vista del suo rapporto costo/efficacia;
    le conclusioni alle quali sono giunte le differenti inchieste condotte dall'amministrazione e dal Parlamento hanno finora privilegiato la tesi del concorso di una pluralità di cause all'insorgenza delle patologie ricondotte comunemente alla «sindrome da uranio impoverito», senza, peraltro, escludere la tossicità e pericolosità di quest'ultimo;
    risulta, in particolare, che abbia sposato la tesi dell'eziologia multi causale la relazione elaborata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale militare italiano impiegato nelle missioni internazionali di pace, sulle condizioni della conservazione e sull'eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle esercitazioni militari sul territorio nazionale, istituita durante la XIV legislatura dal Senato della Repubblica, approvata il 1° marzo 2006;
    i sospetti si addensano su una perniciosa combinazione di fattori, quali i cicli intensivi di vaccinazioni ai quali è sottoposto il personale militare italiano in vista del rischieramento all'estero sui teatri di crisi, l'impiego di solventi pericolosi nelle operazioni di pulizia e manutenzione delle armi in dotazione e l'esposizione effettiva ad agenti contaminanti emanati da proiettili o corazzature contenenti uranio impoverito, in Italia ed all'estero;
    l'insorgenza delle patologie connesse alla cosiddetta «sindrome da uranio impoverito» è, comunque, addebitabile ad attività svolte in ragione dell'esercizio della professione militare e perciò sussistono tutti i presupposti per il riconoscimento della causa di servizio a coloro che ne siano colpiti;
    in ragione di quanto precede, sussiste un obbligo dello Stato di assicurare ogni possibile sostegno ai militari che contraggano malattie assimilabili alla «sindrome da uranio impoverito», anche dopo la loro eventuale cessazione dal servizio;
    in attesa di evidenze conclusive ulteriori, si impone, in ogni caso, il rafforzamento delle misure di precauzione, diluendo i cicli di vaccinazione, ad esempio, verificando la tossicità dei solventi impiegati nella manutenzione delle armi ed emanando nuove direttive circa l'atteggiamento da tenere nei poligoni e sui teatri di crisi, specialmente in presenza di relitti di mezzi distrutti con l'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito o, comunque, di carcasse di veicoli protetti da corazzature impieganti il medesimo materiale;
    va considerato, inoltre, il crescente livello di allarme sociale nelle regioni sul cui territorio si trovano i poligoni impiegati dalle Forze armate italiane ed alleate, in ragione di una serie di morti sospette tra i civili residenti nelle aree adiacenti, delle anomale patologie affiorate tra gli animali allevati nelle medesime zone e del probabile impiego in esercitazione di proiettili contenenti uranio impoverito, la cui effettiva pericolosità rimane allo stato tuttora da accertare ma non può certamente essere esclusa;
    va tenuto conto delle risultanze delle inchieste promosse dalla magistratura in relazione alle aree adiacenti ai poligoni di Frasca e Salto di Quirra e del voto con il quale, il 30 maggio 2012, la Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni, istituita dal Senato della Repubblica, ha approvato all'unanimità la proposta di una progressiva riduzione dei poligoni di Capo Frasca e di Capo Teulada e la concentrazione di tutte le attività sostenibili nel poligono interforze di Salto di Quirra;
    sussiste, quindi, la necessità di valutare l'opportunità di procedere ad una meticolosa azione di bonifica dei siti potenzialmente gravemente inquinati, in Sardegna ma anche nelle altre regioni del territorio nazionale,

impegna il Governo:

   a riconoscere la causa di servizio ed ogni possibile supporto nelle cure ai militari che contraggano la «sindrome da uranio impoverito», inclusi quelli cessati dal servizio, nonché alle famiglie che li sostengono;
   a rinnovare gli sforzi tesi all'accertamento dell'eziologia della sindrome e del contributo assoluto e relativo che danno alla sua insorgenza i più probabili fattori, senza alcuna preclusione;
   ad intensificare la cooperazione scientifica internazionale con i Paesi amici ed alleati che stiano sperimentando l'insorgenza del medesimo fenomeno;
   ad adottare, infine, le misure precauzionali al momento ritenute più adeguate a contenere l'esposizione dei militari ai fattori di rischio, considerando, altresì, i pericoli obbiettivamente gravanti sui civili che risiedono in prossimità di poligoni appartenenti alle Forze armate e valutando l'opportunità di procedere ad una bonifica adeguata dei siti di cui sia sospettato o possibile l'inquinamento, dentro e fuori la Sardegna.
(1-01204)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga) «Dozzo, Maroni, Bossi, Gidoni, Chiappori, Molgora, Lussana, Fogliato, Montagnoli, Fedriga, Fugatti, Volpi, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dussin, Fabi, Fava, Follegot, Forcolin, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Martini, Meroni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Roberto Simonetti, Stefano Stefani, Giacomo Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli».
(3 dicembre 2012)


   La Camera,
   premesso che:
    in Italia si è iniziato a parlare di uranio impoverito e di soldati vittime di cancro e leucemie a partire dalla fine degli anni ’90;
    sono state diverse le occasioni in cui il Parlamento ha ritenuto doveroso fare chiarezza sui tanti casi di morte o malattia che hanno colpito nel corso degli ultimi decenni il personale militare e civile delle pubbliche amministrazioni, negli enti, nei reparti delle Forze armate e delle forze di polizia. Tuttavia, le discussioni e le intenzioni espresse non si sono mai concretizzate in atti parlamentari;
    i dati forniti dall'Anavafaf, l'Associazione nazionale italiana assistenza vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti, sono particolarmente gravi; i casi accertati di militari contaminati da uranio impoverito e altri agenti patogeni sono 3.761, di cui 698 riguardanti personale militare che ha preso parte alle missioni militari all'estero e 3.063 riguardanti personale militare che non ha mai effettuato attività fuori area. Si tratta di una cifra approssimativa, in quanto i dati sono riferiti ad un periodo di tempo limitato, dal 1991 al 2012, e nonostante risulti essere molto elevata, è riduttiva rispetto alla realtà, in quanto sono stati conteggiati solo i soldati in servizio. Scarsissima attenzione (anzi nulla, specie per quanto riguarda i risarcimenti) è stata data ai casi di malformazioni alla nascita di bambini venuti alla luce dopo che il padre aveva prestato servizio militare;
    approvato il decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, i vertici delle Forze armate sono stati deresponsabilizzati per quanto riguarda le vittime dell'uranio impoverito;
    non è da escludere che i soldati italiani, per molti anni, si sono trovati in missione a contatto con particelle di uranio impoverito senza aver ricevuto informazioni sui rischi o sulle misure antinfortunistiche;
    gli Stati Uniti, dopo la prima guerra del Golfo del 1991, adottarono delle norme di protezione rigidissime;
    molti ritengono che il Ministero della difesa avrebbe ignorato le informazioni in suo possesso, circa la presenza di uranio impoverito nelle aree interessate dalla missione e i pericoli per la salute dei soldati, in quanto non avrebbe adottato misure di prevenzione,

impegna il Governo:

   a intraprendere iniziative volte a colmare il vuoto normativo venutosi a creare a seguito delle lacune del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, in favore dei militari impegnati nell'assolvimento dell'ordinario servizio in patria e nelle missioni internazionali di pace;
   a chiarire le motivazioni per le quali non sono state adottate misure per la salvaguardia e tutela della salute dei militari italiani impegnati nella missione Ibis in Somalia e le ragioni per cui sono state ignorate le misure di prevenzione adottate da altri Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante la segnalazione dei soldati italiani;
   a verificare quanti sono effettivamente i casi di persone ammalatesi nelle missioni all'estero, sia militari in servizio che in congedo, inclusi i civili impegnati nell'attività militare, nonché a stabilire quanti sono i casi di militari e civili impiegati in Italia, nei poligoni, depositi, officine, esposti a uranio impoverito e poi ammalatisi;
   a rendere noti i controlli a cui è sottoposto il personale di ditte civili impiegato nei poligoni e le caratteristiche delle apparecchiature usate per il controllo della sicurezza dell'ambiente e, in particolare, le capacità di queste apparecchiature di rivelare l'esistenza di nano e micro particelle di metalli pesanti cancerogeni.
(1-01205) (Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga) «Misiti, Fallica, Grimaldi, Iapicca, Miccichè, Pittelli, Pugliese, Soglia, Stagno D'Alcontres, Terranova».