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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 730 di giovedì 6 dicembre 2012

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16,15.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 dicembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Castagnetti, Gregorio Fontana, Lamorte e Lusetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 5520-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5520-B)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, convertire in legge il provvedimento sul taglio dei costi della politica locale, oltre a dare segnali concreti nella diminuzione degli eccessi e degli sprechi della politica, significa oggi confermare e ribadire con forza l'adesione alla complessa e virtuosa attività del Governo, finora svolta. Noi liberaldemocratici abbiamo apprezzato i cardini su cui si Pag. 2sono basate le politiche dell'Esecutivo finalizzate a salvare il Paese, mettendo in sicurezza i conti pubblici, contrastando l'evasione, riducendo la spesa pubblica e varando misure per la crescita, calibrate su innovazione e produttività. Il giudizio favorevole nei confronti dell'azione del Governo, che, oggi, noi liberaldemocratici rinnoviamo, è stato condiviso e affermato più volte dalle massime istituzioni europee ed internazionali.
Per questi motivi, riteniamo che quanto avvenuto oggi al Senato sia stato di estrema gravità, se è vero, come è vero, che far mancare un'estesa maggioranza nei confronti di un provvedimento così importante e articolato, sia stato un grave vulnus per quella politica della responsabilità di cui tanti, in quest'Aula, si sono finora resi interpreti. E non basta. Creare dubbi sulla stabilità politica del nostro Esecutivo, significa far male al Paese. Mentre stiamo parlando, infatti, un primo amaro risultato lo abbiamo già conseguito, se pensiamo che lo spread, che ultimamente aveva fatto registrare incoraggianti segnali di discesa, ha ripreso subito a salire e la Borsa di Milano, in questo momento, è la peggiore d'Europa.
Signor Presidente, noi liberaldemocratici affidiamo al voto di fiducia di oggi il nostro chiaro messaggio rivolto al Governo, di continuare con ancora più forza e determinazione a lavorare per rimuovere il Paese dalle secche della crisi e dell'irresponsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà, per tre minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, i repubblicani, fin dall'inizio della legislatura, hanno votato la fiducia al Governo in carica, continueranno a votarla e, oggi, la voteranno convintamente sul provvedimento in esame, anche se, a nostro avviso, esso potrebbe essere migliorato; ma, come si dice, spesso, il meglio è nemico del bene. L'abbiamo fatto convintamente e continueremo a farlo fino alla fine della legislatura, anche alla luce degli avvenimenti e delle voci che ci arrivano dal Senato. Non ci sono alternative, anche se sarebbe bene per tutti, per la democrazia italiana, per il Paese, che le alternative ci fossero: avremmo tutti la possibilità di scegliere. Lo auspichiamo per il bene del Paese.
Noi voteremo la fiducia a Monti - la nostra fiducia al Governo, in tal caso, sarebbe solo al Presidente del Consiglio Monti -, ma a molti dei Ministri in carica noi la negheremmo. Per esempio, la negheremmo al Ministro Passera, che da Ministro tecnico in carica si intromette in questioni interne di partiti, che pure gli hanno consentito di sedere a Palazzo Chigi, tra i Ministri, sotto la guida del Presidente Monti.
Per esempio, la negheremmo al Ministro Terzi di Sant'Agata, dopo il balletto di cambiamenti sull'ingresso all'ONU dell'Autorità nazionale palestinese, anche se come osservatore, e cogliamo l'occasione per chiedere al Governo, e a lei signor Presidente della Camera, di invitare il Governo, nel caso specifico il Ministro Terzi, a venire a riferire alla Camera sul perché del cambiamento di decisione e per sapere se c'è stato qualche partito della maggioranza, se c'è stato il Governo o se ci sono stati altri personaggi della politica italiana, che hanno influito sulla decisione finale.
Noi crediamo che il Governo Monti, oggettivamente, per limiti di età, per limiti di fine legislatura, si avvicini alla fine; auspichiamo, per il bene del Paese, un Governo a guida Monti e con ministri indicati formalmente dalle forze parlamentari, così potremo individuare le responsabilità dei singoli ministri e delle singole decisioni ministeriali; per ora si tratta di ministri indicati sottobanco dai partiti e quindi irresponsabili, gli uni e gli altri, di fronte al Paese. Noi voteremo la questione di fiducia a questo Governo, e la voteremo con l'augurio di poterla votare, prossimamente, a un Governo a guida Monti composto da ministri indicati dalle forze politiche e parlamentari.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signori ministri e onorevoli colleghi; torna alla Camera, con un significativo nucleo di modifiche apportate dal Senato - modifiche che tuttavia vanno considerate migliorative e coerenti con la filosofia del provvedimento - il disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla revisione delle regole di spesa negli enti locali, che rappresenta il precipitato sul piano degli enti locali dell'azione complessiva che il Governo sta compiendo sul piano della razionalizzazione della spesa pubblica. In questo quadro, dunque, vanno valutati gli interventi innovativi introdotti dal Senato, come quelli relativi alla procedura per il riequilibrio finanziario pluriennale attraverso il Fondo di rotazione per la stabilità negli enti locali, all'imposizione dell'IMU anche agli immobili delle fondazioni bancarie o ai nuovi interventi per le zone terremotate. L'intervento di razionalizzazione della spesa pubblica è volto a migliorarne l'efficienza adoperando un modello di analisi e valutazione diretta a comprendere, prima ancora che il quantum, il quomodo e il come la spesa viene effettuata per poter efficacemente agire su quanto viene speso; questo metodo virtuoso, dunque, rappresenta la cifra dell'esperienza del Governo Monti. Una cifra che vorremmo acquisire alla mentalità e al modo di agire della nuova politica.
Onorevoli colleghi, siamo alle ultime battute di questa travagliata legislatura, nata solo quattro anni e mezzo fa, e che sono tuttavia lontani anni luce dal contesto nuovo in cui l'Italia e le Assemblee parlamentari si trovano ad agire. Lo spartiacque, non c'è dubbio, è stato il Governo Monti che, al netto dei suoi meriti sul piano della restituzione di credibilità all'Italia nel contesto internazionale - valore questo assai concreto oltre che gratificante - ha introdotto parole e stili nel dibattito pubblico che erano caduti in desuetudine, ha concorso a costruire una semantica politica nuova in cui moderazione, sobrietà e rigore hanno assunto un significato condiviso. Questo sarà un lascito fondamentale nella nuova stagione, quando la politica andrà a riprendere, come è doveroso che sia, il suo ruolo e le sue responsabilità di fronte al Paese, costruendo il cammino della ripresa e dello sviluppo che questo Governo ha reso possibili.
Nel dichiarare, allora, il nostro voto positivo alla questione di fiducia posta sul provvedimento vogliamo, ancora una volta, rammentare alla politica che questa esperienza del Governo Monti si è svolta a suo beneficio e che farà bene a condividere la lezione di stile che esso ha impartito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà per tre minuti.

FABIO GAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente dei Liberali per l'Italia voterà convintamente questa questione di fiducia per due ragioni, una di merito e una politica. Nel merito, dopo gli scandali emersi nella regione Lazio, ma non solo, che molto male hanno fatto a tutta la politica italiana, questo decreto rappresenta la risposta più rapida e più coerente alla necessità di una maggiore trasparenza e sobrietà nella conduzione dell'attività politica.
Questo sforzo, purtroppo, non è stato, a nostro avviso, sufficientemente sottolineato nel racconto dei media di questi giorni, e quindi oggi è anche l'occasione per ribadire la qualità del lavoro che è stato effettuato a suo tempo dalla Commissione della Camera dei deputati, che noi intendiamo qui sottolineare con forza. La ragione politica, ora ben più importante, deriva dalla decisione odierna del Popolo della Libertà di astenersi al Senato nel voto di fiducia sul decreto «sviluppo», ed anche oggi, come si sente, alla Camera, in questo voto di fiducia. Con questa decisione, se sarà confermata anche qui alla Camera, si scaricano quindi sul Paese le tensioni e le indecisioni che ormai da Pag. 4mesi attanagliano quel partito. Con questa decisione oggi si sta consumando un fatto grave e dannoso, che condanniamo senza riserve, ribadendo il nostro sostegno al Governo, ma anche affermando la necessità di una reazione forte e compatta da parte di tutti coloro che hanno realmente a cuore gli interessi generali del nostro Paese. Per questo obiettivo noi siamo e saremo sempre disponibili, proprio perché veniamo da quell'area di centrodestra e quindi conosciamo bene i meccanismi che l'attanagliano e la bloccano. Oggi c'è la necessità di passare, signor Presidente del Consiglio, da quella che lei ha definito la strana maggioranza ad una vera maggioranza politica che sostenga questo Governo, consenta di concludere positivamente questa travagliata e difficile legislatura, creando finalmente le condizioni per far nascere una nuova fase, che chiuda definitivamente con un passato ormai pieno solo di macerie. A lei, Presidente Monti, spetta di valutare i passi che saranno più opportuni per raggiungere questo obiettivo. Noi, in ogni caso, la sosterremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori intendiamo innanzitutto denunciare l'anomalia del ricorso continuo e costante al voto di fiducia. In meno di un anno siamo arrivati quasi a cinquanta voti di fiducia. Ci hanno insegnato a scuola che il voto di fiducia il Governo lo chiede proprio per verificare se ha una maggioranza che appoggia il suo operare. Fino ad oggi c'era una maggioranza bulgara in questo Parlamento, e quindi il voto di fiducia non è stato un voto per verificare la fiducia che il Governo ha, ma semplicemente un voto per bypassare il ruolo, la funzione, la responsabilità e gli impegni che la Costituzione assegnano al Parlamento. Il Parlamento quest'anno è stato svuotato delle sue funzioni, perché poi qui si viene soltanto ad alzare la mano per dire: «sto con il Governo Monti» o «sto contro il Governo Monti», senza poter entrare nel merito del provvedimento, perché ogni volta si pone la fiducia. Ciò per ben cinquanta volte. Oggi è avvenuto un fatto più grave ancora, però: oggi, l'uso del voto di fiducia da parte del PdL viene fatto non in funzione di una valutazione politica, tecnica, ma soltanto come una forma di ricatto. Questa volta lo voglio dire. Una forma di ricatto per arrivare ad altre ragioni, che il Governo evidentemente non vuol dare. Allora, io, che per un anno intero di questo Governo e come unica forza politica che per cinque anni ha fatto sempre opposizione in Parlamento, oggi mi appello al Governo affinché non ceda all'ennesimo ricatto del centrodestra. Il centrodestra oggi fa finta di non votare e dice che non vota perché non condivide la politica economica; ma non perché non la condivide, quelle stesse politiche economiche per cinque anni le ha votate, ma perché in questo scampolo di legislatura sta cercando di ottenere qualche altra cosa dal Governo, che in uno scatto di dignità questo Governo non gli vuole dare. Primo: la legge sull'incandidabilità, signor Presidente. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Questa è la verità!
Il Governo sta cercando di dire: la prossima volta che si va a votare, facciamo in modo che i cittadini possano votare delle persone che non vanno a Montecitorio per non andare a San Vittore, ma vanno a Montecitorio per servire i cittadini.
E purtroppo, proprio per questa ragione, gli viene messo il bastone fra le ruote da questa finta maggioranza che, questo anno, ha detto che lo appoggiava, semplicemente perché non voleva andare alle elezioni e ha votato dei provvedimenti che non avrebbe mai votato, se non avesse dovuto votare per 50 volte la fiducia.
Questa è l'anomalia costituzionale e democratica di questo Paese ed io denuncio fortemente l'abuso che si sta facendo in questo momento - anzi, il ricatto politico parlamentare che il PdL sta facendo Pag. 5in questo momento - nei confronti del Governo e (non spetta a me dirlo), anche nei confronti dei suoi partner di maggioranza, i quali - mi riferisco al PD in particolare - con coerenza e per loro scelta (noi abbiamo fatto un'altra scelta, legittima anche questa, e ci verrà riconosciuta, ossia di non condividere nel merito i provvedimenti del Governo Monti), lo hanno condiviso e lo stanno sostenendo.
Invece il PdL lo condivide se in cambio ottiene qualcosa, così come è successo sulla legge anticorruzione, perché la legge anticorruzione, che doveva essere approvata (gli stessi esponenti del PD hanno detto che si aspettavano molto di più e lo stesso Ministro Severino ha detto si aspettavano molto di più), è stata approvata al ribasso proprio perché il PdL aveva bisogno di avere una finta legge anticorruzione, tanto è vero che siamo passati dal sessantanovesimo posto al settantaduesimo posto nella graduatoria di Transparency International, cioè siamo dopo il Ghana e quindi aspiriamo a diventare come il Ghana nella trasparenza degli atti pubblici.
Denuncio, quindi, questo comportamento e anche per un'altra ragione quel che sta avvenendo oggi. La verità è un'altra: questo Popolo della Libertà non vuole cambiare la legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo è il tema, ed è questo l'appello che noi rivolgiamo al Presidente della Repubblica, che già cento volte ha avuto modo di dire che non si può tornare alle elezioni con questa stessa legge elettorale, perché è una legge elettorale che, bene che vada, permette di sbagliare - e io ne so qualcosa -, male che vada permette di compravendere deputati e senatori e trasforma quest'Aula in un mercato delle vacche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora è necessario cambiare la legge elettorale per fare in modo: primo, che vi sia rappresentatività; secondo, che vi sia governabilità; terzo, che, il giorno delle elezioni, vi sia la certezza che i cittadini danno il loro voto, sapendo che, una volta dato il loro voto, sapranno chi governa, con quale programma e con quale coalizione. È questo l'impegno che l'Italia dei Valori ha preso con gli elettori quando, insieme a tanti altri componenti del comitato referendario, abbiamo raccolto un milione e 200 mila firme per permettere tutto ciò, e ancora invano.
Ma vi è anche un'altra ragione per cui oggi siamo in questa situazione di stallo, ed è la verità: il PdL non vuole l'election day..., vuole l'election day, scusate. Vuole cioè l'election day semplicemente perché vuole in un solo giorno fare delle elezioni per evitare di essere contato prima e far vedere quanto poco conta dopo quel che ha combinato nel Lazio, nel Molise e in Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), dove tre governatori si sono dovuti dimettere proprio perché avevano violato le regole del gioco anche nelle candidature, anche nelle elezioni.
Quando ci troviamo in un Paese in cui si violano le regole del gioco per vincere le elezioni, truccando le regole del gioco, non siamo in un Paese democratico, siamo in un paese truffaldino, siamo in una democrazia truffaldina. Questa è la verità, e allora io mi appello ancora una volta al Governo Monti. Noi non condividiamo, signori del Governo, il vostro operato e per 50 volte vi abbiamo negato la nostra fiducia. Ve l'abbiamo negata per un motivo molto semplice: perché riteniamo che i vostri provvedimenti, che dovevano essere dettati da rigore, equità e sviluppo, in realtà, si siano tradotti finora solo in provvedimenti di rigore e solo nei confronti della fascia sociale più debole e più indifesa di questo Paese, e anche più onesta.
Noi non condividiamo i vostri provvedimenti perché hanno portato più recessione e più disoccupazione, soprattutto giovanile. Hanno portato cioè una situazione ancora peggiore.
Ecco perché noi vediamo come stanno i fatti; e qui è stata votata la legge di stabilità nei giorni scorsi, in cui si è fatto credere che finalmente i conti sono stati fatti quadrare, ma nello stesso tempo i sindaci minacciano di dimettersi in massa, le regioni di sollevare conflitto di attribuzione Pag. 6innanzi alla Corte costituzionale, e abbiamo un giorno sì e un giorno pure scioperi a tutti i livelli nel Paese. C'è un Paese in rivolta che, da un momento all'altro, dalla protesta arriva alla rivolta forte. È per questa ragione che noi abbiamo bisogno di un Governo politico scelto dal popolo.
È per questa ragione che faccio un invito al Presidente Monti: prenda atto che non ha più una maggioranza e che potrebbe averla soltanto se si sottoponesse al ricatto che gli stanno ponendo, e oggi stesso, uscendo da qui, vada dal Presidente della Repubblica e rimetta il suo mandato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Lo rimetta e non ceda a questo ricatto! Glielo dice uno che si è opposto a questo Governo: non ceda a questo ricatto, ma vada dal Presidente della Repubblica e dica al Presidente della Repubblica che, in realtà, i provvedimenti che vuole porre in essere sono condizionati da una maggioranza una parte della quale - il PdL nello specifico - è «ricattatrice».

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. E il Presidente della Repubblica convochi tutti quanti noi per vedere se c'è la possibilità di ricomporre uno scampolo di legislatura almeno per fare la legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Altrimenti domani mattina andiamo al voto e diamo ai cittadini la possibilità di scegliere chi deve governarci e soprattutto chi deve andare a casa a cominciare dagli incandidabili, dagli impresentabili e da coloro che truccano le carte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il gruppo di Popolo e Territorio, nel corso di quest'ultimo anno, ha avuto ripetutamente modo di ricordare al Governo che occorreva uscire dalla politica dei «pannicelli caldi» e da quella serie di pezze che si andavano a mettere laddove era necessaria, invece, una radicale riforma dello Stato, dei compiti, delle funzioni e delle attribuzioni da dare sempre allo stesso. È strano che da un parterre de rois, fatto di eminenti docenti, che quasi tutti si richiamano al pensiero liberale, non sia fino ad ora venuto un solo provvedimento - uno solo - che affronti i nodi veri della radicale riforma di cui la nazione ha bisogno.
Io non faccio come il mio amico e collega Di Pietro che si diverte a scimmiottare Tiresia, Calcante che tra i veggenti era il più noto in quanto le cose gli erano «conte, che furono, sono o saranno». Non so per quale motivo il PdL non voterà la fiducia e francamente mi interessa poco, perché basterà sapere che questo Governo, che abusa ripetutamente di questo istituto parlamentare, la merita in maniera inversamente proporzionale al numero delle volte che in questo anno ha chiesto la fiducia.
Eppure, il provvedimento in esame contiene una serie di pannicelli che oggettivamente sono opportuni, ma sono opportuni per una politica contingente di piccolo cabotaggio. Inserisce il controllo finalmente della Corte dei conti sui bilanci del Servizio sanitario nazionale che costa agli italiani circa 115 o 120 miliardi di euro all'anno, ma non inserisce all'interno di questo sistema alcun indicatore e alcuna parametrazione oggettiva ed esterna al sistema stesso per misurarne efficienza, qualità ed economicità.
Tiene ancora a galla il sistema Stato-centrico, confondendo la pubblicità del Servizio sanitario con la statalità della gestione dello stesso, che è la prima e vera causa del debito e della lievitazione dei costi del sistema sanitario. È di questi giorni il provvedimento assunto dalla regione Toscana che, piena di debiti e allo scopo di non dichiararsi fra le regioni non già benchmark, così come era stato fin qui paventato, ma tra le regioni che hanno Pag. 7bisogno di un piano di rientro dal debito, azzera completamente la spesa destinata al privato accreditato perché deve rifondere, nella voragine della gestione statale del suo comparto, una quantità di denaro e, quindi, ha bisogno di predare e di depauperare quella parte più efficiente e più competitiva che viene pagata a tariffa a fronte di un analogo comparto che ancora oggi è pagato a piè di lista e che non possiede bilanci analitici per calcolare il costo delle prestazioni.
Questo provvedimento tende ad incidere sui costi della politica regionale e fa benissimo, anche se dobbiamo dire che questo argomento, che è stato molte volte strumentalizzato, è anch'esso un argomento marginale perché si è fatto credere al popolo italiano che il vero sperpero di denaro venisse dall'improntitudine, dalla sciatteria e dalla disonestà dei politici, quando quel fenomeno, pur deprecabile, è solamente una goccia d'acqua nel mare dei debiti che lo Stato-Leviatano continua a produrre.
Vengo a fatti concreti, voi avete pochi mesi fa prodotto l'incorporazione dell'INPDAP nell'INPS, tanto per parlare di un altro aspetto del Welfare State, e l'INPS aveva circa 41 miliardi di attivo. Sapete qual è il frutto dell'incorporazione fatta dell'INPDAP nell'INPS? Che entrambe chiuderanno con 8,7 miliardi di passivo come risultato di esercizio dell'anno 2012. Ci siamo mangiati la bellezza di 50 miliardi di euro. Questo sembra un argomento che non interessa a nessuno, perché qui il vero problema è masturbarsi mentalmente su quello che accade nel Popolo della Libertà, se Berlusconi torna o non torna, perché qui dentro la faccia tosta e la memoria corta non mancano a nessuno, men che meno a quelli che erano gli zelatori e le vestali che si indignavano per ogni sussulto del Governo Berlusconi e che oggi imperterriti tacciono rispetto alla catastrofe economica che dopo un anno noi andiamo a registrare negli indici oggettivi che l'ISTAT ci dà sia per quanto riguarda l'aumento del debito, sia per quanto riguarda il peggioramento della qualità della vita.
Questo provvedimento contiene un altro pannicello caldo, quello di andare a indicare e definire con correttezza l'uso che i gruppi politici regionali devono fare del finanziamento pubblico ai partiti. Parecchia gente qui con un po' di faccia tosta nei talk show serali fa l'anti-casta e poi viene qui ed offre la sua presenza ed il suo contributo a quest'Aula, che è sede delle istituzioni parlamentari. Chi ci parlerà mai di quanto costa il pubblico impiego in Italia, di quali elementi di liberalità siano stati inseriti in un comparto che consuma circa 400 miliardi di euro all'anno?
Si tratta di uno Stato che pretende di continuare a pagare i sui dipendenti con la sola giornata di presenza. Quali sono i criteri di liberalizzazione? Quale criterio di concorrenza, quale criterio di rilevazione della produttività, dell'efficienza e del merito voi avete proposto? Quindi, questa è, ancora una volta, la politica politicante, la politica di chi la mattina indica il cielo ed il pomeriggio guarda il dito. Allora, non abbiamo l'illusione, men che meno la superbia, di ritenere di essere più intelligenti degli altri, ma forse riteniamo che la politica debba servire a qualcun altro e debba servire a qualcos'altro. Invece, qui dentro, noi assistiamo, in una confusione terminologica e valoriale, all'agire e al dire che conviene in quel particolare momento. Un grande politico amava dire che, quando la politica perde ogni riferimento ideale, diventa un sordido mestiere ed io credo, signori, che se mestieranti sono qui dentro, noi ci vogliamo affrancare da questa condizione.
Non voteremo la fiducia a questo Governo. Ci asterremo, perché questo Governo non è né di stampo liberale, né di stampo tecnocratico, né di stampo efficientista. È un Governo che continua a mantenere il sacco dello statalismo, degli statalisti e di coloro che hanno portato le finanze italiane ad un debito pubblico di 2 mila miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

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BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, esponenti del Governo, oggi il Popolo della Libertà ha scelto la strategia del «tanto peggio, tanto meglio» e ha finora ottenuto quello che voleva: il disordine istituzionale, il panico sui mercati e l'incertezza circa l'approvazione del bilancio dello Stato, tenuto in ostaggio per ragioni politiche e in attesa di fissare il prezzo del riscatto. È una scelta evidentemente calcolata, dai rischi però incalcolabili. L'incertezza, la diffidenza dei partner europei e degli investitori internazionali sono il veleno che il Governo Monti ha debellato e che voi oggi cercate di rimettere in circolo.
I regimi in crisi, dominati dall'inimicizia e sull'orlo della guerra civile, per sopravvivere scelgono un nemico esterno e dichiarano guerra. Il Popolo della Libertà sceglie oggi Monti come nemico esterno, quello stesso Monti che i leader di quel partito, Alfano e Berlusconi, hanno, a giorni alterni, consacrato come leader naturale dei moderati italiani (cosa ci sia di moderato in quello a cui assistiamo oggi da parte del Popolo della Libertà credo di non essere il solo a chiederselo). Indicate Monti, in qualche modo, come il nuovo nemico del popolo. Nelle scelte del Popolo della Libertà, oltre a non esservi alcuna responsabilità, non vi è alcuna coerenza politica e alcuna verità.
Oggi, ad esempio, dovremmo votare la fiducia e noi voteremo la fiducia ad un provvedimento a cui voi avete espresso il consenso due giorni fa al Senato. Comprendiamo l'obiettivo: una rottura traumatica della legislatura a pochi giorni dalla sua fine naturale, nel tentativo patetico e puerile di scaricare sul Governo in carica il destino di una vera e probabilmente soprattutto presunta impopolarità, e di dissociare il vostro destino di maggioranza da quelle decisioni che fino ad oggi avete sostenuto ed approvato; quelle decisioni che sono arrivate grazie al Governo Monti un anno fa, perché l'Italia era in assenza di alternative. Ma l'Italia sa che quei sacrifici, da cui oggi voi cercate inutilmente di dissociarvi, erano i sacrifici dovuti a dieci anni di stallo del processo riformatore.
Leggo sulle agenzie di stampa che la decisione dell'astensione sarebbe stata presa dal PdL come critica alla politica economica del Governo. Troppo facile, cari colleghi del PdL, per chi è stato la responsabilità delle cause, dichiararsi irresponsabile dell'effetto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e del deputato Letta). Troppo semplice, onorevole Berlusconi, essere contro le manovre imposte dall'Esecutivo, dopo averle concordate e sottoscritte da Presidente del Consiglio in sede europea. Troppo comodo essere contro le tasse e i tagli dopo essere stati responsabili dei problemi che quelle tasse e quei tagli devono rimediare.
Noi sappiamo che il Governo Monti ha restituito credito e affidabilità all'Italia e alle sue istituzioni. Vogliamo, anche in questa occasione e su questo provvedimento, ribadire il nostro sostegno e il nostro impegno, certi che quello che serve all'Italia è la prosecuzione esattamente di questa stagione di serietà e di riforme. Il momento è difficile per il Paese, ma sarebbe drammatico e senza speranza se in soli dodici mesi il Governo Monti, non di rado superando le resistenze parlamentari, non avesse dimostrato che l'Italia fosse in grado, senza alcun commissariamento, di centrare gli obiettivi di finanza pubblica, di riformare le pensioni, di modernizzare il mercato del lavoro, di ripartire sulle liberalizzazioni, di affrontare la vera e propria piaga della corruzione, di lottare contro l'evasione fiscale, di iniziare un lavoro serio di revisione della spesa pubblica, di affrontare il tema dei costi della politica - è il provvedimento di oggi, che voi non votate -, di ridurre il numero delle province, di riprendere il cammino delle misure per la crescita. Voi vi apprestate a protestare contro le tasse di Monti. Ricorderemo agli italiani che, per metà, sono tasse di Berlusconi, dall'IVA alla nuova tassa sui rifiuti - lo dico anche ai colleghi della Lega - e, per l'altra metà, Pag. 9sono le tasse che servono a coprire i buchi che avete lasciato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Oggi il destino dell'Italia si gioca in Europa. Oggi - non era drammaticamente così fino a un anno fa - l'Italia è di nuovo un attore delle decisioni e non è più nemmeno un alibi per le difficili decisioni di politica monetaria; decisioni positive che la BCE di Mario Draghi ha potuto prendere perché un grande Paese come l'Italia, grande economicamente, allora, non politicamente, si era rimesso in carreggiata. Oggi è tornato affidabile. A chi dice che lo spread è merito degli interventi della Banca centrale europea chiedo: pensate che con l'Italia di un anno fa Mario Draghi avrebbe potuto dire «compreremo illimitatamente titoli del debito pubblico di Spagna e Italia»? Non l'avrebbe mai fatto! Questo lo sapete e questo lo sanno gli italiani.
Siamo sicuri, signor Presidente, che il Presidente del Consiglio e il Capo dello Stato sapranno gestire questa congiuntura delicatissima, con grande sensibilità istituzionale e attenzione agli interessi generali del Paese. Il primo problema che hanno dinanzi è di scongiurare la sciagura della mancata approvazione della legge di bilancio, su cui attendiamo una parola chiara e, soprattutto, definitiva dai colleghi del PdL. Il secondo problema è quello di gestire l'ingorgo di scadenze elettorali in modo razionale. Il terzo problema, forse minimale - ma per noi non lo è -, è capire se è possibile condurre in porto, non so ancora bene con quali mezzi e con quali tecnicalità, la nuova disciplina in materia di incandidabilità (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), che dia concreta attuazione alle norme contenute nella legge «anticorruzione».
Non penso invece, onorevoli colleghi, né pensiamo, noi di Futuro e Libertà, che a questo punto esista un problema di ricompattamento della maggioranza e di apertura dell'ennesimo tavolo negoziale con il PdL. Il PdL ha fatto la sua scelta e occorre semplicemente prenderne atto. Non sarebbe serio oggi ripartire con le trattative e offrire ulteriori occasioni e pretesti al PdL per dichiararsi insoddisfatto.
Per intanto, signor Presidente, in attesa di sviluppi che saranno evidentemente ad horas, vogliamo ribadire il nostro sostegno, la nostra fiducia ma, soprattutto, il nostro ringraziamento e, sono sicuro, di milioni di italiani nei confronti del Governo Monti per quello che ha fatto fin qui (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, credo che vi siano dei momenti, nella vita di questo Parlamento, in cui è importante che i gruppi parlamentari si assumano la responsabilità di parole chiare, semplici e comprensibili.
Noi che amiamo il Parlamento e che lo frequentiamo da anni sentiamo anche, se mi consentite, la sacralità di un momento di questo tipo, perché in queste ore stanno accadendo cose molto gravi e molto significative per la vita delle nostre istituzioni. Consentitemi, però, inizialmente di dire una parola sul decreto-legge per il quale esprimeremo la fiducia al Governo, decreto-legge che riguarda la riduzione dei costi della politica, il controllo sulla gestione dei fondi dei gruppi regionali e che provvede a tagliare per il 30 per cento i membri delle giunte, i consiglieri regionali, i compensi dei presidenti e dei consiglieri, i contributi dei gruppi consiliari. Mai più finanziamenti milionari, ma un massimo di 5 mila euro l'anno per ogni consigliere. Si interviene poi sui vitalizi, si impediscono cumuli di indennità, si riduce l'indennità di fine mandato e si attribuisce alla Corte dei conti la funzione di controllo dei bilanci dei gruppi.
Gli italiani sappiano che questo decreto-legge ha questo contenuto e se i fatti, prima ancora che le parole, hanno un valore, questo è un decreto-legge che contribuisce a cercare di spezzare il clima di disaffezione che allontana i cittadini dalle Pag. 10istituzioni ed è doveroso, secondo noi, assolutamente doveroso che ci sia il voto di noi parlamentari. Sono cose giuste, quasi scontate per un Paese normale, ma noi non siamo un Paese normale. I fatti di queste ultime ore lo dimostrano. In questi mesi questo Governo ha portato il Paese fuori dal baratro e non nel baratro, come qualcuno, falsificando la realtà, sostiene (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Non starò a citarvi gli andamenti degli spread, i commenti delle istituzioni economiche mondiali ed europee. Basta un solo dato: un anno fa rischiavamo di non pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici ed eravamo un problema per la stabilità europea. Non eravamo in grado di adempiere agli impegni e ai protocolli europei sottoscritti dal Governo Berlusconi. Oggi siamo elemento di stabilità, finanziaria ed economica e, nonostante la crisi faccia ancora soffrire famiglie, lavoratori e imprese, abbiamo gettato le basi per una politica che certamente dovrà essere impostata da qui in poi sulla crescita, e i primi segnali si colgono nella legge di stabilità, che dobbiamo approvare prima della fine dell'anno. Certo, i principali protagonisti di questa gigantesca rivoluzione politica sono stati gli italiani, che con i loro sacrifici si sono assunti la responsabilità di salvare il Paese, ma è difficile non cogliere nella guida del Presidente del Consiglio un salto di mentalità e di comportamenti che noi attendevamo da tempo.
Questa mattina, inopinatamente, nell'Aula del Senato il gruppo maggioritario del Popolo della Libertà ha tolto la fiducia al Governo, astenendosi nelle votazioni. Ogni commento sarebbe persino superfluo. Parlamentari che fino a poche ore prima esprimevano nei corridoi, nel Transatlantico, sui giornali e in Aula stessa fiducia a Monti e chiedevano un profondo rinnovamento del centrodestra italiano, si sono piegati ai diktat del presidente Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Le ragioni di questo voltafaccia non mi sono chiare e comunque è inutile fare dietrologia. Poco importa se con questo cambiamento di linea si sia voluta affondare la legge elettorale per evitare il rischio che fossero i cittadini a scegliere i propri parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) o che si sia solamente voluto lanciare un messaggio al Governo sul tema dell'incandidabilità dei condannati (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Peraltro, colleghi, il Governo sta intervenendo in attuazione di una delega precisa del Parlamento, con limiti ben precisati e da tutti votati. Ricorderò che vi è, addirittura, un ordine del giorno dell'Aula che impegna il Governo a provvedere prima delle prossime elezioni politiche. Il Governo, cioè, in queste ore sta solo e semplicemente adempiendo a un atto dovuto, nulla di più e nulla di meno.
Oggi, onorevoli colleghi, è il momento della dignità e noi chiediamo ai moderati, perché ve ne sono, ve ne sono di persone serie elette nelle file del PdL, di farsi sentire. La folle idea di capovolgere i termini della questione è un espediente che tutti gli italiani capiranno. Siamo ai soliti giochi di prestigio di chi sceglie di allontanare il suo partito dalle scelte del Partito Popolare Europeo e di tutta l'Europa, che vede in questo Governo l'unica salvezza per l'Italia.
L'IdV, l'onorevole Di Pietro, i colleghi della Lega, che parleranno dopo di me, con coerenza, fin dall'inizio si sono opposti a questo Governo. Non posso certo prendermela con chi interverrà dopo di me, perché, fin dal primo giorno, i colleghi della Lega hanno contestato questo Governo. Ma nelle scelte avventuristiche del PdL io credo che vi sia qualcosa di più, che va evidenziato per chi ha la passione della politica. Si decreta la fine di ogni idea di cambiamento per questo partito, restato, purtroppo, intimamente connesso e legato alla metodologia dell'atto fondativo del «predellino» da cui ha preso origine. A questo punto a cosa servirà che Pag. 11vi sia la candidatura del presidente Berlusconi o che, con grande atto di generosità, egli voglia accettare che qualcun altro venga presentato come candidato per le prossime elezioni? Quale sarà la differenza? Se la sostanza è questa politica, se Berlusconi o qualcun altro, che differenza farà, se la linea è quella definita in queste ore?
A noi spetta, con quella parte della società civile che dimostrerà coraggio e serietà, la scelta di dare rappresentanza politica ai tanti italiani che non vogliono rassegnarsi al populismo e alla demagogia, e lo dico a tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, anche a chi, dal fronte della sinistra, ha in queste ore fatto una grande iniziativa politica come quella delle primarie: anch'essi dovranno sentire la responsabilità delle scelte drammatiche che il Paese sta vivendo in queste ore e della necessità di non disperdere quel senso di destino comune che ha accumulato nel voto attorno al Governo parti così distanti dell'Aula.
Mi auguro - lo dico con sincerità, perché stimo tanti colleghi del PdL - che vi sia qualche sussulto di dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intanto premetto che mi dispiace un po' non vedere il Premier Monti qui, oggi, perché è vero che siamo in presenza dell'ennesima fiducia - ormai ne abbiamo affrontate tantissime con questo Governo -, però mi sembra che la situazione sia un po' cambiata, oggi. Ormai questo Governo non ha più la maggioranza, si è dimostrato al Senato. Dunque, chiedo al signor Giarda di andare a riferire al Premier Monti di non prendere un brutto vizio della politica italiana, quello di attaccarsi alla cadrega con le unghie e con i denti, fino alla fine. Non avete più la maggioranza, andate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Per quanto riguarda questo provvedimento, voglio fare proprio un inciso, anche perché questo è un voto di fiducia, e quindi si dà la fiducia o meno all'operato del Governo complessivamente: è vero, vi è stato un testo migliorato in Commissione, siamo riusciti a fare qualcosa per ridurre i costi della politica, quei costi della politica che erano diventati altissimi grazie a quei politicanti che sono qui da tantissimi anni, che sono quei parlamentari che sono qui da 10 o 15 anni, che vengono dalla «prima Repubblica», che hanno distrutto questo Paese, ma, sempre in questo decreto-legge, si sono trovati i soldi da dare ai comuni sciolti per mafia e che sono andati in dissesto finanziario.
Togliamo i soldi per i fondi per il dissesto idrogeologico, che servirebbero e sono molto necessari, per darli a chi? A quei comuni che sono stati sciolti per mafia, una cosa gravissima, a mio avviso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non si è voluto intervenire, per l'ennesima volta, sull'IMU per quegli immobili dati in comodato gratuito ai propri figli o familiari fino al primo grado, su questo non si è voluto intervenire e si è voluto di nuovo andare a colpire la classe media e i cittadini, quelli che hanno sessanta, settanta anni, che hanno fatto i sacrifici per tutta la vita, quelli che vengono prima della mia generazione, che non sono andati in vacanza, che hanno fatto tantissimi straordinari, magari, prima con i soldi della pensione e del TFR, sono riusciti a fare una piccola bifamiliare, e noi andiamo a tassare quella casa come se fosse una casa di lusso, senza contare che, invece, la danno per i loro figli, per le loro figlie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questa è una cosa indegna!
Siete riusciti a trovare delle briciole per i terremotati. Per altri terremotati di altre popolazioni di questo Stato si sono trovati i soldi, anche se i terremoti sono stati trenta o quarant'anni fa, per un terremoto che è successo pochissimo tempo fa, alla Pag. 12popolazione dell'Emilia e della Romagna non si è dato praticamente niente, non avete voluto dare una mano a questi cittadini, a questi cittadini che si sono sempre comportati bene, che hanno sempre pagato le tasse, che hanno reso ricco questo Stato malgrado tutti gli sperperi dei politicanti della prima Repubblica, di tutti quei politici che hanno mangiato l'inverosimile, che hanno depauperato la ricchezza di questo Stato, perché se c'è una crisi così grave è perché c'è un debito pubblico creato negli anni Ottanta che è veramente spaventoso! Abbiamo tantissimi dipendenti pubblici, soprattutto in alcune regioni, che non servono a niente, sono solo un costo, ed è per questo che siamo in difficoltà.
Questo Governo in questo anno cosa ha fatto? È riuscito a sanare questa situazione? No, è riuscito ad aumentare semplicemente le tasse. Non ci vuole un professore della Bocconi, ma neanche un misero laureato in economia di Verona, come il sottoscritto, basta un semplice ragioniere che capisce che in un periodo di crisi, e di crisi economica, bisogna rilanciare i consumi, bisogna rilanciare gli investimenti, non bisogna deprimere ancora i consumi e far sì che la crisi si aggravi ancora di più. È una legge economica vecchissima.
Dunque, veramente siete riusciti ad aumentare le tasse, siete riusciti ad aumentare i disoccupati. Invece di risolvere questi problemi, continuate a tentare di risolvere i problemi delle banche, dei vostri amici, dei vostri padroni, di chi vi ha messo lì a governarci! Di questo dovete rendere conto a questo Stato.
Per quanto riguarda i compensi delle pubblica amministrazione, eravamo riusciti a mettere una norma saggia, di mettere un tetto, un limite, non tanto, un limite che, abbiamo visto, è più che decoroso, a 300 mila euro l'anno; neanche un mese fa non si sapeva ancora quali fossero i dirigenti di questo Stato, i dipendenti di questo Stato, che prendono più di 300 mila euro! Dopo un anno di studio e di lavoro! Ma volete prenderci in giro? È possibile che uno Stato non sappia quanto paga i suoi dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Mi sembra veramente di essere in un altro mondo, ma forse semplicemente non volete che si sappia questo dato, non volete andare ad intervenire su questa gravissima problematica, perché molti di voi vengono da quel mondo, da quel mondo di boiardi di Stato, di burocrati che sono stati strapagati e che purtroppo, per troppo tempo, avete fatto solo il danno di questo Stato, di uno Stato centralista che ha creato tantissimi danni. Siete riusciti a dire che è il federalismo che ha fatto il danno a questo Stato, un federalismo che non c'è ancora! Come è possibile che il federalismo che non c'è abbia già creato la distruzione di questo Stato?
È veramente paradossale. È uno Stato centrale che ha fallito, è uno Stato centrale che è stato parassitario ed ha distrutto tutte le buone energie delle varie popolazioni che compongono questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per quanto riguarda altre tematiche, vediamo che questo Governo non è intervenuto in modo deciso, non è voluto andare a tagliare i dipendenti di questo Stato, non ha voluto finalmente liberare quelle energie positive degli imprenditori, dei piccoli imprenditori e degli artigiani che ci sono in questo Paese. Invece voi avete continuamente fatto semplicemente un'opera di tassazione continua, di terrorismo fiscale. Per tutti questi motivi la Lega Nord ribadirà, per l'ennesima volta, un voto di sfiducia a questo Governo.
Signor Giarda, ricordi al Premier Monti che si renda conto che non c'è più la maggioranza e che vada, stasera stessa, al Colle a rimettere il suo mandato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Così finalmente ritorniamo a votare ed a dare la parola ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

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DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, avevamo pensato che questa dichiarazione di voto sul decreto enti locali, costi della politica, terremoto avvenisse in una giornata tranquilla. Il collega Marchi avrebbe rivendicato per il nostro gruppo il lavoro di miglioramento del decreto che è stato fatto, come abbiamo sempre fatto sugli altri provvedimenti dalla nascita del Governo Monti, un lavoro parlamentare di miglioramento delle proposte di Governo.
Invece questo giro di dichiarazioni di voto avviene in una di quelle giornate che, da un giorno in cui compiere un piccolo, faticoso passo verso l'uscita dalla crisi, è stato trasformato in un giorno convulso, colmo di rischi per il Paese e colmo di rischi per gli italiani, per colpa di un gesto - vorrei definirlo così - insieme incomprensibile e irresponsabile del PdL, un gesto incomprensibile.
Ascolteremo il presidente Cicchitto, ma davvero, mai, mai, nella storia del Parlamento è capitato di vedere un grande partito togliere la fiducia ad un Governo senza nessuna spiegazione, senza nessuna parola, né di politica né di contenuti. L'intervento del presidente Gasparri al Senato è stato imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Probabilmente è arrivato un ordine durante la notte. Non una parola per dire perché si toglie la fiducia al Governo.
Io non posso credere che il pretesto per questa crisi sia la frase di un Ministro, del Ministro Passera, che come tutte le persone ha il diritto di esprimere delle opinioni. È talmente un pretesto che non è possibile credere che sia questa la spiegazione. Non voglio credere che la motivazione di questo passaggio sia bloccare il decreto del Governo sulle incandidabilità, un atto giusto, un atto dovuto che siamo convinti, presto, in queste ore, il Governo approverà e che applica una norma che voi stessi avete votato nella legge delega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E non voglio neanche credere che questo passo verso la crisi sia per tenersi al crepuscolo, tenersi la comodità della nomina nelle liste bloccate del «porcellum», dopo fiumi e fiumi di facili parole spese sulle preferenze che volevate a tutti i costi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È allora un gesto incomprensibile ed irresponsabile. State scaricando i vostri problemi interni sugli italiani, e questo non si fa mai. Non si fa mai, perché in queste ore, pericolosamente, al mondo, che ci guarda con tanta attenzione e che ha guardato con tanta attenzione gli sforzi che gli italiani hanno fatto dolorosamente in quest'anno, stiamo dando un pericolosissimo segnale di instabilità e di incertezza. Basta vedere l'andamento dello spread nella giornata, proprio seguendo le dinamiche orarie di questa giornata o l'andamento della borsa.
E allora questo è stato fatto invece rispetto al completamento di un percorso ordinato e civile che noi volevamo, e che noi ancora vorremmo, per portare a termine questa legislatura alla scadenza naturale, mostrando un Paese responsabile, un Paese capace, di fronte al mondo, di sostenere un Governo anche durante una campagna elettorale in cui saremo avversari. Un Parlamento capace di completare l'agenda, ovvero la legge di stabilità, i decreti e le riforme - domani è all'ordine del giorno quella sullo strumento militare - che aspettano una approvazione, un Parlamento capace di approvare una legge elettorale che restituisca il diritto degli elettori di scegliersi gli eletti e che insieme garantisca la governabilità. E poi? E poi la parola agli italiani, la fine della transizione, la fine di questo periodo di governo tecnico ed il ritorno alla fisiologia democratica: chi vince governa e chi perde va all'opposizione. È irresponsabile mandare in fumo tutto questo e noi vogliamo che sia chiaro di fronte a tutti, chi ci sta trascinando in questa situazione.
In un Paese normale dovrebbe essere sempre così, ma soprattutto doveva essere così in un Paese dentro la crisi come siamo noi. Le divisioni sono divisioni normali tra progressisti e tra conservatori, tra destra e sinistra. Voi, contro il vostro stesso interesse, state trasmettendo l'idea al Paese che la divisione sia tra responsabilità e irresponsabilità (Applausi dei Pag. 14deputati del gruppo Partito Democratico). Noi sapevamo come voi, più di voi, che è difficile il sostegno ad un Governo che ha il compito di approvare misure rigorose, dolorose, socialmente difficili, ma il Partito Democratico ha scelto dal primo giorno di sostenere il Governo Monti in Parlamento e di spiegare al Paese il perché su ogni singola scelta. E fatemelo dire: il risultato delle primarie nostre, in termini di risultato ed in termini di partecipazione, ci ha detto che questa è la strada giusta e che gli italiani l'hanno capita. Sostenere, spiegare e al stesso tempo dire con chiarezza cosa faremo di diverso se vinceremo le prossime elezioni: più equità, più giustizia sociale, più tutela delle fasce deboli e poi, voglio dirlo, anche più coraggio nel fare le riforme, anche le più difficili, che si scontreranno contro interessi corporativi e protettivi ma che sono indispensabili per il Paese e che non possono essere più rinviate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per questo noi oggi facciamo lo stesso gesto di responsabilità, in modo diverso, che abbiamo fatto 13 mesi fa, un minuto dopo la caduta del Governo Berlusconi, quando abbiamo messo l'interesse del Paese davanti all'interesse del nostro partito. Avremmo avuto in quel momento la certezza di vincere le elezioni subito, ma le avremmo vinte in un Paese sprofondato nel baratro in cui il Governo Berlusconi lo aveva portato, invece abbiamo scelto di far nascere il Governo Monti. Tredici mesi dopo lo stesso senso di responsabilità significa mettere nelle mani del Capo dello Stato, della sua saggezza, la gestione di un momento così difficile, in cui davanti a tutte le priorità dobbiamo mettere l'immagine del nostro Paese, il non consumare questo faticoso recupero di credibilità fatto grazie ai dolorosi sacrifici di ogni singolo italiano. Questo è anche il senso delle parole del Presidente Finocchiaro al Senato, quando ha detto che bisogna rimettere la decisione al Colle. Ovviamente nessuna richiesta di dimissioni ma l'affidamento di questo passaggio al Presidente della Repubblica che pochi minuti fa ha detto: evitiamo una conclusione convulsa nella legislatura. E noi rispondiamo che, per quello che ci riguarda, siamo pronti ad evitare una conclusione convulsa della legislatura. Se il Presidente della Repubblica troverà le condizioni per proseguire ulteriormente fino alla scadenza naturale, noi saremo qua, con la nostra forza e con la nostra lealtà. Se valuterà che non ci sono più le condizioni per proseguire, anche in questa crisi noi siamo pronti a garantire l'approvazione dei provvedimenti che dovranno essere approvati, la legge di stabilità e la conversione di decreti. Poi? Poi tutti davanti agli italiani ed ognuno di noi, ognuno dei nostri partiti andrà davanti agli italiani con il bilancio di quello che ha fatto o ho voluto fare o di quello che non ha fatto o non ha voluto fare per il proprio Paese. E il popolo sovrano deciderà (Applausi prolungati dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio anch'io le mie congratulazioni all'onorevole Bersani che ha vinto le primarie e mi associo quindi all'applauso che è stato fatto. Detto questo, signor Presidente, credo che uno dei tratti non solo della democrazia parlamentare, ma della democrazia tout court, sia la libertà del consenso ma anche del dissenso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e voglio dire che questa libertà del dissenso, quando c'è stato il Governo Berlusconi, è stata larghissimamente esercitata in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Aggiungo anche, a proposito di alcune battute polemiche che sono state fatte, che non è certamente un povero untorello come il Ministro Passera a determinare la nostra presa di posizione, ma qualcosa di molto più serio e consistente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È il dissenso, che oramai arriva al suo punto terminale, nei confronti della politica economica di questo Governo. Questa, onorevole Franceschini, Pag. 15è la ragione seria, non inventata, non immotivata, per cui abbiamo deciso di fare un bilancio e di dire che questo bilancio al termine di quest'anno è un bilancio di carattere negativo.
Tre erano gli obiettivi di questo Governo, o almeno i suoi slogan: rigore, crescita, equità. Per quello che riguarda il rigore ce n'è stato in un modo straordinario ed eccezionale. Diamo atto al Governo di essere andato al di là anche di quello che era richiesto dalla logica economica dell'Italia e del quadro internazionale. Crescita zero, equità zero, questo è il bilancio che noi facciamo di questo Governo. Rileviamo anche che ci siamo trovati di fronte ad una politica unilaterale con un aumento della pressione fiscale del 45 per cento formale e del 55 per cento sostanziale, accompagnata da tagli così profondi alla spesa degli enti locali, di regioni e di comuni, che i riflessi si vedranno, anche sulla pelle dei cittadini, e accentuata anche da quella operazione assolutamente sadica che è stata l'IMU.
Poi vedo che si parla ulteriormente di patrimoniale, ma con l'IMU è stata fatta una patrimoniale selvaggia, che ha colpito il patrimonio edilizio del nostro Paese, che ha colpito l'80 per cento delle famiglie, che ha determinato una ferita profonda nel tessuto sociale di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Allora, onorevole Franceschini, le parole possono stare al vento, ma le cifre sono molto eloquenti: PIL meno 2,4 per cento; produzione industriale meno 4,8 per cento; consumi meno 3,2 per cento; inflazione più 3 per cento; disoccupazione più 10,8 per cento, con livelli sudamericani per quello che riguarda la disoccupazione giovanile, 35-36 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Allora voglio dire, ad un certo punto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ogni partito fa i conti con la sua base sociale; noi facciamo i conti con quello che per esempio è scritto oggi su Il Sole 24 Ore, facciamo i conti con la rivolta che è in corso da parte di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, liberi professionisti, che ci dicono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) che la misura è arrivata, che hanno un livello di reazione e di rifiuto che o riusciamo ad interpretare politicamente, oppure andrà tutto a vantaggio di Grillo e di altre forze extraparlamentari.
Questa è la ragione seria e di fondo per cui noi prendiamo le distanze dall'attuale Governo. Né si vengano a trarre ragioni per quanto riguarda la giustizia. In primo luogo, vi ricordo che il Governo e la maggioranza sono inadempienti rispetto ad un'intesa che era stata firmata anche dai segretari dei partiti, che diceva che bisognava procedere su tre punti: l'anticorruzione, le intercettazioni e la responsabilità civile dei giudici. Ebbene, noi in questa Camera dei deputati abbiamo assistito ad un boicottaggio sistematico per quello che ha riguardato il tema delle intercettazioni.
Per quanto riguarda l'anticorruzione, ricordo all'onorevole Franceschini che l'abbiamo approvata, che il riferimento che lui ha fatto è contenuto in una legge delega, che rispetto a questa legge delega, poi, il Governo predisporrà non un decreto-legge, ma un decreto legislativo, che arriverà alla Camera, e con riferimento al quale la Camera ha soltanto un potere facoltativo. Pertanto, le vostre illazioni le rimandiamo al mittente, perché sono destituite totalmente di fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Aggiungiamo anche che siamo interessati all'approvazione di una legge elettorale rispetto alla quale voi state facendo il gioco delle tre carte (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico), perché puntate su un premio di maggioranza che faccia sì che un partito o una coalizione che abbia il 30 per cento oltrepassi il 50 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). Questo non ve lo possiamo dare, ma siamo disponibili a un'operazione seria su questo terreno. Pag. 16
Di conseguenza, onorevoli colleghi, per senso di responsabilità, e non per irresponsabilità, noi al Senato, oggi, abbiamo votato in modo tale che la legge di stabilità vada avanti; anche in questo Parlamento, oggi, in questa occasione, ci asterremo in modo tale che non manchi il numero legale. Quanto ai vostri «bu» e alle vostre interruzioni, francamente, fanno parte della logica di questo confronto, che sarà un confronto duro e serrato in Parlamento e anche nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni - Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Vi sono alcuni colleghi che intendono prendere la parola a titolo personale. Sono interventi in dissenso dal gruppo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente come lei ha ricordato, intervengo a titolo strettamente personale, ma voterò la fiducia in dissenso dal gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), facendo appello anch'io alla libertà del dissenso, oltre alla libertà del consenso, che ho sempre manifestato nei confronti della linea di condotta del mio gruppo fino ad oggi.
Anche perché, signor Presidente, mi pare di capire - e questo mi delude - che la decisione di astensione del mio gruppo non sia solo un incidente di percorso di una maggioranza, che, a mio avviso, ha bene operato nell'ultimo anno riuscendo a svolgere un ruolo nonostante i vincoli della crisi e dell'emergenza. Mi pare che ci sia sotto una strategia molto più determinata, molto più importante, che conduce ad un'interruzione anticipata della legislatura. E questo rafforza la mia decisione di votare a favore del Governo in dissenso dal gruppo. Infatti, signor Presidente, io non posso, in coscienza, tradire le mie convinzioni.
Nel corso dell'anno che abbiamo alle spalle non ho sempre votato a favore del Governo ma si trattava di dissensi di merito su aspetti e contenuti attinenti a singoli provvedimenti; faccio il caso, per esempio, della legge Fornero perché in quel caso ho votato contro la questione di fiducia ad alcuni articoli, prima che la Camera li correggesse all'interno del provvedimento sullo sviluppo, benché ne fossi il relatore. Questo ha suonato un po' anche a disdoro nei miei confronti perché il gruppo mi ha rimproverato del fatto che un relatore, anche se ero un «relatore vuoto» perché non abbiamo cambiato neanche una virgola in quella circostanza, questa cosa non la doveva fare.
Allo stesso modo, voglio qui esprimere un disappunto molto grave - e mi dispiace che tra le cose che il mio gruppo rimprovera il Governo non ci sia questo aspetto - sul voto all'ONU sulla Palestina. Sinceramente mi sembrava che sottolineare la grave inadempienza del Governo, il grave oltraggio del Governo al Parlamento fatto cambiando la linea di politica estera su una questione così delicata, senza nemmeno sentire il parere della Commissione esteri (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) ma facendo qualche telefonata, magari, a qualche segretario di partito, fosse un elemento molto più forte, molto più robusto e anche molto più convincente del voto sull'election day.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIANO CAZZOLA. Tuttavia, signor Presidente, il voto di oggi per me assume, al pari di quello del 14 dicembre 2010, un significato politico troppo importante, perché incide sulla vita di un Governo che, a mio avviso, ha ben meritato guadagnandosi il diritto di arrivare a fine legislatura.
Concludo, avendo detto tutto quanto fosse sufficiente dire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto in dissenso Pag. 17dal mio gruppo perché, sin dall'inizio, ho sempre detto a voce alta che questo Governo non poteva rappresentare gli italiani al Parlamento, e ne ho spiegato le motivazioni. Oggi mi aspettavo, all'interno di questo Parlamento, e in modo particolare da parte dei parlamentari che stanno a sinistra, una discussione sul perché del voto sulla questione di fiducia; invece, si è parlato di tutt'altro argomento, si è parlato di Popolo della Libertà, si è parlato di Berlusconi, si è parlato di tanti altri argomenti che avevano poca attinenza con il voto sulla questione di fiducia che il Governo ci ha chiesto. Faccio una riflessione ad alta voce e la faccio perché ci sono illustri maestri della politica, che stanno nei banchi della sinistra e che ne sanno molto più di me, che votano in continuazione le questioni di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) delegando un Governo e non partecipando alla discussione degli argomenti messi all'ordine del giorno per costruire dei provvedimenti più forti e più seri nell'interesse della collettività. La mia riflessione ad alta voce non vuole essere offensiva nei confronti di nessuno e mi accingo a concludere. Quando qualche giorno fa è stato eletto Bersani, tutti abbiamo detto: bene, ci sono state delle primarie, il popolo di centrosinistra ha voluto Bersani segretario e lo indica a candidato Premier; nel momento in cui all'interno del centrodestra c'è qualcuno che dice che potrebbe esserci la possibilità di un ritorno del presidente Berlusconi, tutti si alzano per dire: non è possibile! Allora se le persone e i cittadini che votano la sinistra e il centrosinistra possono votare con tranquillità, e noi accettiamo la riflessione di questi uomini, perché loro debbono, in continuazione, cercare di dire l'incontrario e di delegittimare ciò che è normale in politica?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, è un momento per me abbastanza difficile, anche sotto il profilo personale, perché oggi siamo chiamati, certamente, a votare la questione di fiducia su un provvedimento, è già stato detto, che io stesso avevo già votato e che abbiamo addirittura migliorato nei passaggi parlamentari con emendamenti del nostro gruppo che sono stati accolti dal Governo. Mi è stato chiesto di astenermi per un indicato dissenso generale sulla politica economica del Governo Monti, che il presidente Cicchitto ha bene indicato ed illustrato.
Non ritengo che si dovesse fare, anzitutto su questo provvedimento, che, ripeto, è già stato votato non solo da me, ma dalla maggioranza di noi, ma non condivido l'impostazione generale. Sono 12 anni di esperienza parlamentare ed è questa per me la prima volta che dissento dal gruppo a cui appartengo e ho appartenuto.
Ritenni un anno fa che si dovesse plaudire al passo indietro del Governo di cui ho avuto l'onore di far parte e sono gratissimo a chi mi ha offerto quella straordinaria opportunità, e sono convinto ancora oggi dell'importanza della decisione di responsabilità del Presidente Berlusconi di porre l'interesse del Paese davanti all'interesse di parte, del suo e del nostro partito. Ritengo ancora oggi, in coerenza a quanto pensavo un anno fa, che gli ideali e i valori del popolarismo europeo ci impongano di continuare a sostenere il Governo Monti, pur con le critiche legittime, con i molti emendamenti da noi proposti, in parte accolti, e con quelli che proporremo, sempre guardando all'interesse del Paese.
E credo sia anche grazie al senso di responsabilità del nostro gruppo, da novembre 2011 ad oggi, che importanti passi avanti sono stati compiuti e non sta certo a me individuare la parte «mezza piena» dopo che il presidente Cicchitto ha individuato la parte «mezza vuota». Non mi sento oggi di cambiare idea. Come ho sempre rispettato i colleghi del PdL che molte volte hanno negato la loro fiducia, oggi sono io che non mi sento di seguire l'indicazione del gruppo perché preferisco esercitare, fino in fondo, la mia profonda convinzione per una visione europea ed Pag. 18europeista e di forte interesse nazionale dell'Italia, che mi impedisce di contribuire, anche in parte, ad alimentare una fase di instabilità e di rischio grave per il nostro Paese in questa fase finale della legislatura. Ecco perché voterò la fiducia al Governo Monti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, colleghi, a titolo, anche da parte mia, assolutamente personale, vorrei dire che faccio parte della maggioranza che fino ad oggi ha sostenuto il Governo Monti. Non sempre ho condiviso singoli provvedimenti varati da questo Governo e in qualche caso il dissenso è stato così marcato da impedirmi di votare la fiducia (è accaduto per il decreto cosiddetto svuotacarceri), ma su questo provvedimento, sul merito di questo provvedimento, non trovo una sola ragione per non votare a favore.
Un voto che non riguarda la politica economica del Governo nel suo insieme, che avrà certamente altri momenti per essere svolta, ma riguarda uno specifico, seppur ampio e articolato, provvedimento che taglia i costi della politica, che fissa un sistema di controlli più stringente, che nel passaggio parlamentare è stato arricchito e migliorato anche con i nostri emendamenti, gli emendamenti del gruppo del PdL. Non entro nel merito delle considerazioni del presidente Cicchitto, che ho ascoltato e che rispetto, come ritengo che rispetto meriti il Governo precedente per qualche improvvisazione di qualche Ministro del Governo attuale, ma non comprendo perché sullo stesso provvedimento su cui mi è stato chiesto e ho dato consapevolmente e in piena condivisione un voto a favore appena 20 giorni fa, oggi dovrei votare contro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Malgieri. Ne ha facoltà.

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto mi esimono dal motivare il dissenso del mio voto rispetto a quello espresso dal gruppo per bocca del presidente Cicchitto. Sono le stesse ragioni che ha espresso testé l'onorevole Alfredo Mantovano. Reputo alquanto bizzarro - mi perdonino i colleghi del gruppo se utilizzo questo termine - il fatto di dover votare in maniera difforme da come ci è stato chiesto di votare soltanto qualche settimana fa. Reputo anch'io l'azione del Governo piuttosto contraddittoria e zigzagante.
Talvolta mi sono astenuto, non ho partecipato al voto, non ho fatto clamore per alcuni provvedimenti che non condividevo, ma questa volta non mi sento davvero di condividere l'atteggiamento che non mi è stato, peraltro, signor Presidente, spiegato né dal mio gruppo, né dal partito al quale ho appartenuto, cioè il Popolo della Libertà.
Per questo motivo io darò il mio voto di fiducia, come l'ho sempre dato a questo Governo, considerando che - nei limiti del possibile - questo Governo ha ben operato, dunque io voterò a favore, come ho fatto in tante altre occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5520-B)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, Pag. 19sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatta motivata richiesta.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Milo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 17,45)

(Segue la chiama)
(Commenti)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ho assunto la Presidenza adesso. Ho trovato i preiscritti e non ce ne saranno più. Quelli che sono stati preiscritti rimangono. Tra l'altro, chiedo scusa colleghi, ai fini anche della celerità e dell'ordine si prepari già chi deve votare, senza attendere qualche minuto prima della votazione.
(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 18,55)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 5520-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa.

Presenti 498
Votanti 358
Astenuti 140
Maggioranza 180
Hanno risposto 281
Hanno risposto no 77.
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio Pag. 20
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Frattini Franco
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda Pag. 21
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Mariani Raffaella
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Paglia Gianfranco
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisicchio Pino
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Sant'Agata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario Pag. 22
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tocci Walter
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Allasia Stefano
Armosino Maria Teresa
Barbato Francesco
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Cimadoro Gabriele
Crosetto Guido
Crosio Jonny
D'Amico Claudio
Dell'Elce Giovanni
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Giuseppe Anita
Dima Giovanni
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Forcolin Gianluca
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Laboccetta Amedeo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Mazzocchi Antonio
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna Pag. 23
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Palagiano Antonio
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Togni Renato Walter
Traversa Michele
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Biasotti Sandro
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Carfagna Maria Rosaria
Cassinelli Roberto
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Colucci Francesco
Contento Manlio
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Crimi Rocco
D'Alessandro Luca
De Camillis Sabrina
De Girolamo Nunzia
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Faenzi Monica
Farina Renato
Fitto Raffaele
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Formisano Aniello
Foti Antonino
Fucci Benedetto Francesco
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Giorgetti Alberto
Giro Francesco Maria
Gottardo Isidoro
Holzmann Giorgio
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Mazzuca Giancarlo Pag. 24
Meloni Giorgia
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murgia Bruno
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Orsini Andrea
Paladini Giovanni
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Massimo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Porcino Gaetano
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Rampelli Fabio
Repetti Manuela
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Saglia Stefano
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Simeoni Giorgio
Speciale Roberto
Taddei Vincenzo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Valentini Valentino
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Vignali Raffaello
Vito Elio

Sono in missione:
Alessandri Angelo
Boniver Margherita
Bratti Alessandro
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Castagnetti Pierluigi
Cirielli Edmondo
Commercio Roberto Mario Sergio
Conte Gianfranco
Crolla Simone Andrea
Dal Lago Manuela
D'Ippolito Vitale Ida
Foti Tommaso
Ghiglia Agostino
Grassano Maurizio
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Lamorte Donato
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Lusetti Renzo
Margiotta Salvatore
Martini Francesca
Martino Antonio
Merlo Ricardo Antonio
Migliori Riccardo
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Pecorella Gaetano
Picchi Guglielmo
Pistelli Lapo
Razzi Antonio
Romani Paolo
Stefani Stefano
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Valducci Mario
Vitali Luigi
Volontè Luca

Pag. 25

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vedo quella videata e noto che i «sì» sono 281. Generalmente, signor Presidente, su un voto di fiducia si raggiungeva la quota minima, che è di 316 voti. Da 281 a 316 ne mancano di voti! Questo è un segnale politico ben preciso, signor Presidente: questo Governo non è riuscito ad avere la maggioranza di quest'Aula.
Quindi, penso che, da questo punto di vista, se è vero com'è vero che questo non è un Governo tecnico, ma un Governo politico, visto che ormai parecchi ministri si sono candidati per le prossime elezioni, credo che la cosa migliore e la cosa anche più degna di un Governo che non ha più la maggioranza sia quella di andare dal Presidente della Repubblica e rimettere il mandato nelle sue mani. Infatti, se non fosse così, veramente creeremmo un vulnus democratico di un Governo non eletto dai cittadini, di un Governo che non ha più la maggioranza e di un Governo che, se non fa questa scelta, se Monti non fa questa scelta, sarebbe un Governo del tutto delegittimato.
Signor Presidente, mi affido quindi a lei affinché si faccia interprete della nostra richiesta - non so dove sia il Presidente Monti: sarà da qualche parte, non lo so - perché veramente stiamo vivendo un momento molto particolare della nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, sono certo che i rappresentanti del Governo presenti faranno conoscere al Presidente del Consiglio la sua richiesta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,10).

ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con emozione intervengo per ricordare la tragedia alla Thyssen di Torino. Oggi cade il quinto anniversario da quel giorno, una delle pagine più nere nella storia del nostro Paese. Sette uomini, alcuni di loro poco più che ragazzi, hanno perso la vita lavorando.
Cade in questa tragica esperienza il mito dei luoghi: il luogo di lavoro, che dovrebbe rappresentare il mezzo per realizzare i sogni, le aspettative, le speranze, cancella per sempre ogni ambizione. Dicono che il tempo, nel suo trascorrere, allevia le pene e le rende meno insopportabili. Alcuni momenti della nostra vita aprono spazi che il solo tempo, nel suo avanzare, non può colmare.
Nella disperazione abbiamo tentato di aggrapparci all'illusione che si potesse tornare indietro, che tutto potesse cambiare, ma le cicatrici sono lì anche per ricordare che il passato è esistito. Nella sua assurdità, la tragedia della Thyssen ha riportato l'attenzione verso un mondo un tempo protagonista nel nostro Paese: il mondo degli operai. Spesso viviamo gravi amnesie: soltanto le grandi notizie ci colpiscono, il resto quasi non conta.
La fabbrica ti assorbe, ti appartiene e senti di appartenerle. Ingranaggi e rulli che girano e tu giri con loro; l'orgoglio dell'appartenenza, quando questo ti è permesso. Lo stesso orgoglio che è appartenuto anche ad Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe, i miei sette colleghi, sette amici hanno lasciato i loro sogni nelle fredde mura della fabbrica, un tempo amorevole madre, trasformata, quella notte, in spietata matrigna (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Boccuzzi. L'applauso di tutti i colleghi presenti, a cui idealmente mi associo, credo sia la riprova più bella del senso profondo delle sue parole e della necessità di ricordare il sacrificio di quei lavoratori.

Pag. 26

Si riprende la discussione (ore 19,15).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5520-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5520-B).
Avverto che l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5520-B/23 è stato ritirato dalla presentatrice.
Constato l'assenza dell'onorevole Mario Pepe (PD), che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5520-B/6. Si intende che vi abbia rinunciato.
Constato l'assenza dell'onorevole Negro, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5520-B/39. Si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5520-B/33.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, in questo decreto si è molto parlato di terremoto. Vi è stata una nota positiva, un intervento da parte della Commissione bilancio, trasversale ai vari gruppi, per chiedere un po' della «busta paga pesante», cioè di poter trattenere, almeno per il momento, una parte dei soldi per i lavoratori dipendenti.
Purtroppo, in tema sia di «busta paga pesante», sia dei danni indiretti, il Senato non è riuscito a completare l'opera. Mi riferisco a tutta una serie di interventi che sono stati previsti per gli altri terremoti, per i quali si stabiliva il rimborso del 100 per cento dei danni diretti, per esempio delle abitazioni e di altro. Per la prima volta abbiamo innovato, ahimè tragicamente, contro le popolazioni dell'Emilia-Romagna. Alla fine, tra interventi primari e secondari di sgravi non arriviamo a più dell'80 per cento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 19,20)

MASSIMO POLLEDRI. Questo ha portato una parte dei sindaci - gran parte ovviamente di sinistra - ad assumere una posizione molto critica e ha portato delle prese di posizione molto dure, credo di lunedì scorso, del presidente Errani e addirittura della Camusso, che minacciavano di venire a Roma e portare in qualche modo una dura protesta. Queste proteste, esibite sul territorio anche con fiaccolate da parte di alcuni deputati del PD, si sono risolte in un'assunzione, qui a Roma, di grande responsabilità, con la decadenza degli emendamenti presentati al Senato, mentre invece alla Camera si è detto che per responsabilità non si poteva cambiare niente. Quindi, ciò che viene esibito, la faccia dura mostrata sul territorio, si ricompone in una ritirata tranquilla e ordinata in quel di Roma.
Il sottosegretario ha avuto la bontà di riferirci che vi è un impegno da parte del Governo, nell'ambito della legge sulla stabilità, di ricomposizione, quindi un'ennesima promessa, un'ennesima promessa sulle «buste paga pesanti» e sui danni indiretti. Non sappiamo se questo Governo onorerà questo impegno. Con questo ordine del giorno, che ovviamente vuole essere un piccolo strumento, si richiede quanto meno da subito un impegno diretto a favore delle scuole che sono ancora danneggiate, quindi un impegno per la ricostruzione nella messa a disposizione dei fondi per potersi attivare affinché i nostri figli terremotati possano rientrare in scuole sicure anche per il prossimo futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5520-B/14.

FABIO MERONI. Signor Presidente, do lettura dell'ordine del giorno.
«La Camera, in occasione della conversione in legge del decreto legge del 10 ottobre 2012, n. 174, premesso che l'articolo 3 apporta una serie di modifiche alla disciplina contenuta nel decreto legislativo del 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, recante il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, in particolare modifica l'articolo Pag. 27243-bis - procedura di riequilibrio finanziario pluriennale - specificando una serie di condizioni per il ricorso alla procedura, con deliberazione consiliare, di riequilibrio finanziario pluriennale, impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere come condizione per l'accesso al Fondo di rotazione di cui all'articolo 243-ter, che l'ente adotti, oltre alle misure di riequilibrio della parte corrente del bilancio già previste nel testo in esame, anche la rinuncia, ovvero la drastica riduzione, al ricorso di consulenze esterne».
Signor Presidente, non è la prima volta che noi abbiamo perlomeno discusso in materia di rifiuti. Sappiamo che alcuni comuni si sono avvalsi, e si avvalgono ancora oggi, di consulenze esterne per milioni di euro, se non di centinaia di migliaia, ogni ente locale, per poi arrivare alla semplice soluzione che la cosa migliore da fare è quella di mandarli in giro con le navi in mezza Europa o, al massimo, chiedere la disponibilità alle regioni virtuose del Nord, che hanno già provveduto a smaltire e stanno smaltendo i loro rifiuti in modo esemplare, perché si facciano carico di questo problema.
Allora, un comune che riceve questa possibilità di partecipare al Fondo di rotazione è meglio che cominci a tagliare drasticamente queste consulenze, che non portano a nessun obiettivo vero, e cerchino di valorizzare molto di più le capacità e le competenze interne ai singoli enti locali per far sì che non si sperperino soldi pubblici in consulenze che non portano nessun beneficio.
Questo è il senso dell'ordine del giorno. Spero che perlomeno i parlamentari possano dare voto favorevole a un ordine del giorno come sempre di buonsenso, presentato dal gruppo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5520-B/38.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, l'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011 prevede l'applicazione dell'imposta municipale propria anche agli immobili censiti come abitazione principale. Sappiamo tutti che l'IMU è stata, e soprattutto sarà, una mazzata micidiale per le tasche, già prosciugate, dei nostri cittadini. Dunque, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi a stabilire, attraverso altre iniziative normative, che tutte le unità pertinenziali iscritte in catasto, e fino ad un massimo di tre, possano essere considerate unitariamente all'unità ad uso abitativo.
In altri termini, noi vogliamo fare un passo avanti ed almeno cercare di alleviare la batosta, che colpirà la nostra popolazione su un bene primario, quale quello della casa, e di alleviare gli effetti negativi di questa proposta, eliminando la base imponibile, cioè considerando le unità pertinenziali tutt'uno - a fini fiscali evidentemente - con l'abitazione principale, abitazione che non è semplicemente un bene, come può essere ovviamente una casa di lusso o una macchina di lusso, ma è semplicemente un bene essenziale alla vita, soprattutto per quelle categorie di persone (vedove, vedovi, pensionati, persone disoccupate), che vedono nella casa l'unica loro possibilità per sopravvivere.
Ebbene, questo Governo, che è stato così generoso con le banche, che è stato così indifferente ai megastipendi della pubblica amministrazione, che è stato così disattento verso tante altre fonti di gettito - che potevano essere molto meglio sfruttate o potevano essere recuperate - sarà inflessibile anche con questa fascia di popolazione, la quale - lo sappiamo già e le cronache ce lo dicono - molto spesso viene privata della casa. Infatti, a causa della tassazione, in concomitanza con difficoltà economiche proprie, in concomitanza con difficoltà della loro famiglia che non può aiutarli, queste persone si vedono private del bene prezioso della casa e, quindi, costrette, come si dice, ad andare a vivere sotto i ponti. Magari non sarà così: magari dovranno tornare in famiglia, magari dovranno vendere quel poco che hanno per pagare le tasse o forse dovranno Pag. 28indebitarsi ancora una volta con le banche per pagare le tasse, il che mi pare una cosa francamente assurda.
Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo, almeno su questa piccola cosa, di mettersi una mano sulla coscienza e pensare alla mano sui portafogli che dovranno metterci, per pagare le tasse sulle pertinenze e sulla casa, i poveri cittadini che nella loro casa hanno l'unico bene principale per vivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, ci sono delle agenzie di stampa che dicono che la FIAT Industrial starebbe per cedere l'azienda Irisbus di Valle Ufita ad un gruppo che fa capo ad un imprenditore...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pugliese, ma non attiene comunque agli ordini del giorno.

MARCO PUGLIESE. Sicuramente, però volevo chiedere a lei, Presidente Leone, se si può fare portavoce di questa Assemblea presso il Ministero affinché sia verificata la veridicità di queste notizie che, lo ripeto, riguardano 700 lavoratori di questa provincia.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5520-B/1, purché sia riformulato nel senso di premettere al dispositivo le parole «a valutare l'opportunità» ed espungendo la scadenza «fino a giugno del 2013». Per il resto può rimanere così, anche perché posso approfittare, anzi, di questa occasione per dire che il Governo sta definendo un emendamento da presentare alla legge di stabilità, secondo gli impegni assunti anche in sede di Commissione nel corso dell'esame di questo provvedimento, esattamente sui due temi sollevati, e cioè quello delle buste pesanti e quello del danno indiretto. Per la verità con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas stiamo concordando anche una misura relativa alla rateizzazione delle tariffe energetiche intanto scadute e all'adozione di tariffe con benefici e con agevolazioni per quelle non ancora in scadenza. Quindi, il pacchetto complessivo, così come era stato sollevato sia nell'Aula del Senato che qui nelle Commissioni riunite nel corso dell'esame, verrà affrontato attraverso queste due strade, dell'emendamento alla legge di stabilità, e di questa misura dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantovano n. 9/5520-B/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/5520-B/3, purché sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «modifiche legislative», l'inciso «fatte salve le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marco Carra n. 9/5520-B/4, purché sia riformulato, espungendo il riferimento alle cifre, come segue: «ad attivarsi affinché siano destinati al risarcimento dei danni arrecati dal sisma alla filiera dei formaggi DOP, contributi a valere sulle risorse del Fondo» eccetera.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Rigoni n. 9/5520-B/5, l'ordine del giorno Faenzi n. 9/5520-B/7, che è praticamente uguale e l'ordine del giorno Garofalo n. 9/5520-B/50 che è uguale sia pure per territorio diverso, purché riformulati premettendo al dispositivo le parole «a valutare l'opportunità di» (già contenute nell'ordine del giorno Rigoni n. 9/5520-B/5), e riportando comunque il dispositivo a quello dell'ordine del giorno Rigoni n. 9/5520-B/5, che contiene tutte e due le misure di cautela, cioè la previsione del rispetto dei vincoli di finanza pubblica e il riferimento a valutare l'opportunità.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5520-B/6 e Nastri n. 9/5520-B/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Minardo n. 9/5520-B/9, purché riformulato Pag. 29nel senso di premettere al dispositivo le parole «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/5520-B/10, con riformulazione ovvero espungendo l'ultimo periodo dopo la virgola, cioè le parole «con l'obiettivo finale di prevedere la stabilizzazione definitiva del suddetto personale».

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Consiglio n. 9/5520-B/11, Pini n. 9/5520-B/12, Rivolta n. 9/5520-B/13, Meroni n. 9/5520-B/14, Volpi n. 9/5520-B/15, Vanalli n. 9/5520-B/16, Maggioni n. 9/5520-B/17, Grimoldi n. 9/5520-B/18, Di Vizia n. 9/5520-B/19, Molgora n. 9/5520-B/20, Goisis n. 9/5520-B/21 e Rondini n. 9/5520-B/22.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5520-B/23 è stato ritirato. Qual è il parere sull'ordine del giorno Munerato n. 9/5520-B/24?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/5520-B/24 e approfitto di questo parere per dire ai presentatori della Lega che questa serie di ordini del giorno è identica a quella presentata in prima lettura, alla quale abbiamo già dato parere contrario, mi riferisco a questa serie. Qualora non fosse così quando andiamo in sede di esame fatelo notare e potremmo valutare diversamente.

PRESIDENTE. Fin dove arriviamo con i contrari, scusate?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche sull'ordine del giorno Fogliato n. 9/5520-B/25 il Governo esprime parere contrario, mentre l'ordine del giorno Caparini n. 9/5520-B/26 si può accogliere con riformulazione.

PRESIDENTE. Qual è la riformulazione?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Anzi, è già contenuta quindi si può accogliere così come è. L'avremmo messa diversamente, la cosa, ma può andare così.

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno Callegari n. 9/5520-B/27?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Callegari n. 9/5520-B/27 purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo, dopo la parola «opportunità» aggiungere l'inciso «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno Pastore n. 9/5520-B/28?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Pastore n. 9/5520-B/28 purché siano aggiunte le parole «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica». Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Bonino n. 9/5520-B/29 (avevamo già dato parere favorevole in prima lettura e quindi lo confermiamo).

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno Togni n. 9/5520-B/30?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine Togni n. 9/5520-B/30.

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/5520-B/31?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Avevamo già dato parere favorevole, quindi il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/5520-B/31. Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/5520-B/32 (avevamo già dato parere favorevole), mentre accetta l'ordine Pag. 30del giorno Polledri n. 9/5520-B/33, purché sia riformulato nel senso di inserire le parole: «a valutare l'opportunità».

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/5520-B/34?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/5520-B/34, purché sia riformulato nel seguente modo: nel dispositivo, eliminare la parola «normative». Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Simonetti n. 9/5520-B/35, mentre accetta l'ordine del giorno Crosio n. 9/5520-B/36, purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo, sostituire il periodo «a consentire, attraverso ulteriori iniziative normative» con le parole: «a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di adottare ulteriori iniziative che consentano».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5520-B/37 purché riformulato nel seguente modo: nel dispositivo sostituire le parole «a prevedere da subito una» con le parole «a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di una revisione dei parametri».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Paolini n. 9/5520-B/38, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di stabilire, attraverso ulteriori iniziative normative, quali unità pertinenziali iscritte in catasto possano essere considerate unitamente all'unità ad uso abitativo (quindi togliendo anche la parte «fino ad un massimo di tre unità»)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Negro n. 9/5520-B/39.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Buonanno n. 9/5520-B/40.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5520-B/41, mentre accetta i successivi ordini del giorno Gidoni n. 9/5520-B/42 e Lanzarin n. 9/5520-B/43, a condizione che i rispettivi dispositivi, che sono identici, siano riformulati nel senso di impegnare il Governo: «ad introdurre adeguate sanzioni qualora, al termine del periodo massimo di 10 anni, gli enti locali non abbiano ancora ultimato la restituzione dell'anticipazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/5520-B/44, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «a prevedere forme di pubblicità del monitoraggio del Fondo ai fini dell'attribuzione di eventuali responsabilità».

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Desiderati n. 9/5520-B/45.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Fabi n. 9/5520-B/46, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a precisare altresì come», con le parole: «a valutare l'opportunità di integrare le dotazioni del Fondo di riequilibrio qualora esse non fossero sufficienti a garantire la corretta compensazione», e così via, e di espungere, infine, le parole: «entro il 30 aprile 2013».

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/5520-B/47, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5520-B/48, a condizione che il secondo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «adottare, per quanto di sua competenza, le iniziative atte ad uniformare gli specifici requisiti per l'ottenimento del vitalizio in armonia con il sistema contributivo e l'età pensionabile vigenti nel nostro ordinamento». Praticamente, la riformulazione consiste nell'aggiungere, dopo le parole: «iniziative, anche legislative», le parole: «atte ad uniformare», cancellando, poi, le parole da: «atte Pag. 31ad introdurre», fino a: «conformarsi». Il Governo, inoltre, propone come condizione del suo parere favorevole l'espunzione del terzo capoverso del dispositivo, che per noi è inapplicabile, come è noto, anche perché entrerebbe attraverso una misura retroattiva in materia di competenza diretta delle regioni: non possiamo prevederla con una normativa indiretta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/5520-B/49, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare, alla luce delle considerazioni svolte in premessa, gli effetti applicativi della normativa richiamata», espungendo la restante parte del periodo. Non possiamo accogliere la parte in cui ci si chiede di ripristinare la norma originaria.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garofalo n. 9/5520-B/50, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di», e il rispetto dei vincoli di finanza pubblica.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo, a questo punto, l'esame del disegno di legge, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo un'altra volta per chiedere l'applicazione sostanziale dell'articolo 134 del Regolamento, inerente alle risposte alle nostre interrogazioni. Sarà l'ultima volta che lo faccio nell'Aula. Lo abbiamo chiesto al Presidente della Camera il quale ha avuto il merito di ristabilire la legalità formale di questo articolo 134 che secondo la prassi era diventato desueto, però è ancora scritto lì; il Presidente ha letto l'articolo e giustamente ha detto che va applicato così com'è scritto.
Ci sono alcuni presidenti di Commissione che continuano a intendere il loro mandato come un mandato privatistico e assoluto rispetto alle nostre regole. Allora, siccome la legislatura sta finendo e i Governi hanno lasciato indietro centinaia di interrogazioni alle quali per anni non hanno dato risposta mentre dovevano rispondere, secondo il Regolamento, entro 20 giorni, le chiedo, signor Presidente, di chiedere al Presidente Fini che, dopo aver risollecitato, per l'ennesima volta, i presidenti di alcune Commissioni a dare una conseguenza e un'applicazione concreta a questo articolo, di prendere provvedimenti e di obbligarli a iscrivere all'ordine del giorno delle prossime sedute delle Commissioni lo svolgimento di interrogazioni, già a risposta scritta e trasformate, ai sensi dell'articolo 134, in interrogazioni a risposta in Commissione, e a dare, quindi, le risposte nel più breve tempo possibile. Il Governo è già pronto, è abbastanza incredibile che alcuni presidenti di alcune Commissioni parlamentari vengano meno a questo loro dovere e obbligo.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco questo suo ultimo «avvertimento» sarà trasmesso alla Presidenza della Camera.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di progetti di legge (ore 19,38).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, dei seguenti progetti di legge, dei quali la sotto indicata Commissione, cui erano stati assegnati in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla I Commissione (Affari costituzionali):
Veltroni ed altri: «Istituzione del "Giorno della memoria dei bambini di Bullenhuser Damm" in ricordo dei venti bambini ebrei della scuola di Bullenhuser Pag. 32Damm, utilizzati in esperimenti medici nel campo di sterminio di Neuengamme» (4195) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo);
S. 2235. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5457);
S. 2236. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Buddhista Italiana, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione » (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5458).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 7 dicembre 2012, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 5520-B).
- Relatori: Ferrari, per la I Commissione; Moroni, per la V Commissione.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa dei progetti di legge nn. 4195, 5457 e 5458.

PROGETTI DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla I Commissione (Affari costituzionali):
VELTRONI ed altri: «Istituzione del "Giorno della memoria dei bambini di Bullenhuser Damm" in ricordo dei venti bambini ebrei della scuola di Bullenhuser Damm, utilizzati in esperimenti medici nel campo di sterminio di Neuengamme» (4195).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo);

S. 2235. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5457);
S. 2236. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione Buddhista Italiana, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (5458).

La seduta termina alle 19,40.