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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 19 dicembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 dicembre 2012.

  Albonetti, Bindi, Bongiorno, Boniver, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Aniello Formisano, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lamorte, Leo, Leone, Lombardo, Lupi, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 dicembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   LA LOGGIA ed altri: «Norme per il contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana» (5658);
   CONTENTO: «Disposizioni per la tutela del consumatore nell'ambito del mercato dell'energia elettrica e del gas» (5659);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE FARINA COSCIONI ed altri: «Modifica all'articolo 9 della Costituzione in materia di diritto alla tutela dell'ambiente» (5660);
   D'AMICO: «Soppressione temporanea della barriera di esazione di Agrate della tangenziale est di Milano» (5661);
   FARINA COSCIONI ed altri: «Disciplina della pratica dell'eutanasia su richiesta del paziente nei casi di malattia grave e incurabile» (5662);
   PILI: «Modifica all'articolo 1 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e altre disposizioni concernenti l'estensione delle convenzioni stipulate dalla società CONSIP Spa ai servizi di ristoro mediante distributori automatici e la determinazione dei relativi canoni di concessione» (5663);
   MANTINI ed altri: «Istituzione e disciplina dell'Istituto per la storia politica della Repubblica italiana» (5664);
   BARBATO: «Disposizioni concernenti la trasparenza nella gestione dei servizi pubblici essenziali» (5665);
   CIRIELLI: «Modifiche all'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, e all'articolo 380 del codice di procedura penale, concernenti il delitto di travisamento in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico» (5666).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 18 dicembre 2012 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal ministro degli affari esteri:
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012» (5667).

  Sarà stampato e distribuito.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge MAZZUCA ed altri: «Disposizioni per la prevenzione e la cura del morbo di Parkinson» (5591) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Costa.

Trasmissione dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

  Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, con lettera in data 19 dicembre 2012, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 febbraio 2009, n. 6 – la relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse.
  Il predetto documento sarà stampato e distribuito (doc. XXIII, n. 15).

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettera in data 12 dicembre 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con cui è autorizzato l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dal Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d'autore, a valere sui contributi concessi per l'anno 2010, rispettivamente per ulteriori lavori di messa in sicurezza della Biblioteca nazionale marciana di Venezia e per lavori di manutenzione della Biblioteca statale di Trieste.

  Tale comunicazione è stata trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 17 dicembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità portuale di Livorno, per gli esercizi dal 2007 al 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, prima comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 487).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

  La Corte dei conti – sezione del controllo sugli enti – con lettera in data 17 dicembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità portuale di Venezia, per gli esercizi 2010 e 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 488).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal ministro della salute.

  Il ministro della salute, con lettera in data 11 dicembre 2012, ha trasmesso ai sensi dell'articolo 8, terzo comma, della legge 23 dicembre 1978, n. 833, la relazione sullo stato sanitario del Paese, relativa all'anno 2011 (doc. L, n. 3).

  Questo documento è trasmesso alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 dicembre 2012, ha comunicato che è stata attivata, ai sensi della legge 21 giugno 1986, n. 317, come modificata dal decreto legislativo 23 novembre 2000, n. 427, la procedura di informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche di cui alla direttiva 98/34/CE, e successive modificazioni, in ordine alla proposta di legge S. 2642 – Senatori Izzo ed altri, recante nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini «cuoio», «pelle» e «pelliccia» e di quelli da essi derivanti o loro sinonimi (approvata dal Senato) (5584).

  La predetta comunicazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 19 dicembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché Commissioni sottoindicate:
   n. 85/2012 del 3 agosto 2012, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001) – Autostrada A12 Livorno-Civitavecchia. Tratta Tarquinia-San Pietro in Palazzi (Cecina) – Lotti 2, 3, 5A, 6B. Approvazione progetto definitivo» – alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 119/2012 del 26 ottobre 2012, concernente «Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e il Consorzio Prokemia. Rettifica della delibera n. 67/2011» – alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 18 dicembre 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti atti:
   Riforma della PAC: Relazione della presidenza sull'andamento dei lavori (dicembre 2012) (documento n. 17592/12), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Raccomandazione della Commissione del 6.12.2012 sulla pianificazione fiscale aggressiva (C(2012)8806 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).

  Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, in data 13 dicembre 2012, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Piano d'azione per rafforzare la lotta alla frode fiscale e all'evasione fiscale (COM(2012)722 final), assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Rafforzare la cooperazione in materia di applicazione della legge nell'Unione europea: il modello europeo di scambio di informazioni (EIXM) (COM(2012)735 final), assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia).

  La Commissione europea, in data 18 e 19 dicembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio a norma dell'articolo 184, punto 5, del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio concernente l'attuazione del programma europeo «Frutta nelle scuole» (COM(2012)768 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva 2006/48/CE al microcredito (COM(2012)769 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione dello strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare – Seconda relazione – Programmi d'azione annuali 2010 e 2011 (COM(2012)771 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'esercizio dei diritti dell'Unione per l'applicazione e il rispetto delle norme commerciali internazionali (COM(2012)773 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);

  Relazione della Commissione – Relazione annuale (2010-2011) sull'applicazione del regolamento (CE) n. 953/2003 del Consiglio, del 26 maggio 2003, inteso ad evitare la diversione verso l'Unione europea di taluni medicinali essenziali (COM(2012)775 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);

  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma dell'Unione per il sostegno di attività specifiche nel campo dell'informativa finanziaria e della revisione contabile per il periodo 2014-2020 (COM(2012)782 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 19 dicembre 2012.

Trasmissione dalla Corte dei conti europea.

  Il presidente della Corte dei conti europea, con lettera in data 30 ottobre 2012, ha trasmesso la relazione speciale n. 18 del 2012 concernente assistenza dell'Unione europea al Kosovo in relazione allo stato di diritto.

  Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri), alla V Commissione (Bilancio) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea.

  Il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 17 dicembre 2012, ha trasmesso la seguente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, adottata a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che è inviata, ai sensi dell'articolo 127-bis del regolamento, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
  Causa C-430/11: sentenza della Corte (prima sezione) del 6 dicembre 2012. Procedimento penale a carico di Md Sagor. Domanda di pronuncia pregiudiziale: tribunale di Rovigo-Italia. Spazio di libertà, sicurezza e giustizia – Direttiva 2008/115/CE – Norme e procedure comuni in materia di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare – Normativa nazionale che prevede un'ammenda sostituibile con un'espulsione o con un obbligo di permanenza domiciliare (doc. LXXXIX, n. 174).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 14 e 17 dicembre 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vibo Valentia e dei consigli comunali di Bagnara di Romagna (Ravenna), Polinago (Modena), Lignana (Vercelli), Belmonte in Sabina (Rieti), Vallata (Avellino) e Bonifati (Cosenza).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 3 DICEMBRE 2012, N. 207, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI A TUTELA DELLA SALUTE, DELL'AMBIENTE E DEI LIVELLI DI OCCUPAZIONE, IN CASO DI CRISI DI STABILIMENTI INDUSTRIALI DI INTERESSE STRATEGICO NAZIONALE (A.C. 5617-A/R)

A.C. 5617-A/R – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    la tutela dei lavoratori è sancita ed è imprescindibile ai sensi del contratto collettivo nazionale del lavoro e del codice del lavoro, confermata dall'articolo 36 della Costituzione e dall'articolo 2087 del codice civile;
    il provvedimento in esame prevede l'emanazione di una legge ordinaria per disciplinare i criteri di ammissibilità e prorogabilità dell'attività lavorativa degli stabilimenti d'interesse strategico nazionale e, nello specifico, lo stabilimento dell'ILVA Spa,

impegna il Governo

   a valutare la possibilità, anche attraverso altri provvedimenti legislativi, di:
    a) aprire delle finestre di pre-pensionamento destinate ai lavoratori subordinati che abbiano maturato gli anni contributivi necessari, ai sensi della «legge Fornero», ovvero che abbiano compiuto il sessantesimo anno di età;
    b) includere tutti i lavori subordinati, ai quali non fa riferimento la lettera a), nella cosiddetta categoria degli esodati che non abbiano compiuto all'atto della cessazione lavorativa il sessantesimo anno di età, ovvero che non abbiano maturato gli anni contributivi necessari, ai sensi della «legge Fornero»;
    c) istituire un fondo a scopo tutelativo, con risorse derivanti da dismissione e/o smantellamento dei beni appartenenti all'ILVA Spa, procedimento che avverrà al termine dei trentasei mesi previsti dall'articolo 1, comma 1, con il quale vengano tutelate le quote dei componenti del Consiglio di amministrazione del capitale sociale e si impegnino gli stessi a versare, a conclusione del procedimento di dismissione, una quota pari al 10 per cento della stessa a titolo di proroga del termine previsto e necessario a concludere la vendita, per una scadenza inderogabile di sei mesi.
9/5617-AR/1Scilipoti.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto in esame è volto ad assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva in presenza di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, qualora vi sia un'assoluta necessità di salvaguardia dell'occupazione e della produzione e a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale, secondo le procedure e i termini ivi indicati, al fine di assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili;
    la difesa di salute e ambiente non può essere separata dalla tutela del lavoro. L'Ilva di Taranto pone oggi in modo chiaro la contraddizione tra salute e lavoro come un ricatto imposto a lavoratori e abitanti delle città. Questo ricatto è ulteriormente aggravato dalla crisi che rende la disoccupazione un timore concreto per chi lavora;
    quella di Taranto, in onda in questi giorni, è una storia enorme: di diritti violati, di malattia e di morte, dell'ennesima richiesta di scegliere tra lavoro e salute;
    la scorsa settimana il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto e disposto misure cautelari per alcuni indagati nell'inchiesta per disastro ambientale. Nel provvedimento, è scritto che «chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza»;
    il Gip di Taranto ha detto no al piano proposto dall'Ilva che intendeva mantenere in parziale attività l'impianto e no anche al progetto di risanamento del valore di 400 milioni, già bocciato in precedenza dalla Procura. «Non c’è spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme da stanziare. I beni in gioco, salute, vita ed ambiente, ma anche diritto ad un lavoro dignitoso e non pregiudizievole per la salute, la sicurezza e la libertà di alcun essere umano, lavoratore compreso, non ammettono mercanteggiamenti» ha dichiarato il Gip, Patrizia Todisco;
    anche Confindustria dichiara che la chiusura dell'Ilva rappresenta una preoccupazione per molti. «Anche in un momento di estrema criticità l'obiettivo dell'azienda è chiaro: rispettare gli impegni per la salute dei cittadini e difendere un presidio fondamentale per l'intera economia del Paese. Questo impegno, che si sta già traducendo in interventi concreti, può e deve essere attuato nel più breve tempo possibile, compiendo ogni sforzo per garantire la continuità produttiva»;
    l'Ilva rappresenta per l'Italia, nonostante le criticità espresse, una parte importante del tessuto produttivo nazionale, fonte di guadagno e quindi motore dell'economia. La società, peraltro si è dichiarata pronta ad investire somme mai raggiunte prima per l'adeguamento delle strutture agli obiettivi ambientali richiesti e con 4 anni di anticipo rispetto a quanto richiesto dall'Europa per gli impianti siderurgici, dichiara Confindustria;
    la chiusura di uno stabilimento siderurgico tra i più importanti d'Europa sta dividendo la popolazione tra chi, a prescindere dalla sicurezza, difende il posto di lavoro, chi al primo posto mette la necessità di un ambiente salubre in cui vivere e lavorare e chi, in bilico tra la necessità di uno stipendio e di condizioni di vita ottimali non riesce ancora a ipotizzare una soluzione al problema;
    il mesotelioma è una neoplasia che origina dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo: pleura, peritoneo, pericardio, cavità vaginale dei testicoli. La quasi totalità dei casi attualmente rilevati del tumore si riferisce a mesotelioma pleurico, ed è correlata all'esposizione alle fibre aerodisperse dell'amianto (asbesto), con una latenza temporale particolarmente elevata – 15-45 anni – e un decorso di 1-2 anni. Il mesotelioma maligno è una forma rara di cancro che ha origine nel mesotelio, la membrana che riveste e protegge la maggior parte degli organi interni del corpo. Il mesotelio è costituito da due strati, uno che circonda l'organo stesso, e l'altro che forma un rivestimento a sacco interno ad esso. Tra questi due strati si produce normalmente una piccola quantità di liquido, per lubrificare i movimenti degli organi protetti. Quando le normali cellule del mesotelio vanno fuori controllo e si moltiplicano rapidamente, si parla di mesotelioma. La forma più comune di mesotelioma è il mesotelioma «pleurico», che si genera nel rivestimento dei polmoni. Altre forme sono il mesotelioma «peritoneale», che riguarda il rivestimento della cavità addominale, e il mesotelioma «pericardiaco», che riguarda il rivestimento del cuore;
    l'esposizione può essere lavorativa, per gli operatori impegnati nella produzione e nell'utilizzo industriale di amianto e derivati, o paraoccupazionale, per l'uso dei relativi manufatti. L'esposizione può essere anche non professionale, cioè correlata all'uso dei manufatti per scopi non lavorativi e naturale, nei rari casi di esposizione in locazioni geologiche a polveri di origine naturale, non di cava. L'incidenza di questa neoplasia appare in crescita in tutto il mondo con circa 2,2 casi per milione di abitanti;
    essendo fortemente correlata all'uso industriale dell'amianto, attualmente vietato da 20 anni (1992) ed in fase di eliminazione in alcuni paesi, ed essendo la patologia ad alta latenza temporale (il periodo di incubazione è di circa 30 anni), si prevede un livello costante di incidentalità della malattia in Italia fino al 2020 (cioè circa 30 anni dopo il 1992), ed una successiva decrescita;
    il mesotelioma è quasi sempre provocato dall'esposizione alla fibra di amianto. Molte persone vi sono state esposte nella vita militare; altre a causa del loro lavoro; altri ancora, secondariamente, attraverso il contatto con gli operai esposti. A causa della sua latenza, il cancro potrebbe non manifestarsi per 20-50 anni, e oltre, dopo l'esposizione;
    secondo le informazioni dell'Istituto finlandese per la salute sul luogo di lavoro, Helsinki, Finlandia, si prevede che l'incidenza del mesotelioma nell'Europa occidentale raggiungerà il picco tra il 2010 e il 2020. Di seguito vengono fornite le statistiche sull'incidenza, attualmente disponibili, paese per paese,

impegna il Governo:

   ad investire nell'attività di ricerca per la prevenzione del mesotelioma e per la sua diagnosi precoce e a diffondere la cultura di prevenzione e cura negli ambienti a rischio e nei loro dintorni, con particolare attenzione al quartiere Tamburi di Taranto;
   ad adottare linee di trattamento facilitate per questi pazienti, che attualmente – in tempi di crisi – non possono attendere «neppure un giorno» per fare approfondimenti diagnostici e meno ancora per ottenere trattamenti di radioterapia efficace.
9/5617-AR/2Binetti, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Calgaro, Poli, Ruggeri.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto in esame è volto ad assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva in presenza di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, qualora vi sia un'assoluta necessità di salvaguardia dell'occupazione e della produzione e a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale, secondo le procedure e i termini ivi indicati, al fine di assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili;
    la difesa di salute e ambiente non può essere separata dalla tutela del lavoro. L'Ilva di Taranto pone oggi in modo chiaro la contraddizione tra salute e lavoro come un ricatto imposto a lavoratori e abitanti delle città. Questo ricatto è ulteriormente aggravato dalla crisi che rende la disoccupazione un timore concreto per chi lavora;
    quella di Taranto, in onda in questi giorni, è una storia enorme: di diritti violati, di malattia e di morte, dell'ennesima richiesta di scegliere tra lavoro e salute;
    la scorsa settimana il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto e disposto misure cautelari per alcuni indagati nell'inchiesta per disastro ambientale. Nel provvedimento, è scritto che «chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza»;
    il Gip di Taranto ha detto no al piano proposto dall'Ilva che intendeva mantenere in parziale attività l'impianto e no anche al progetto di risanamento del valore di 400 milioni, già bocciato in precedenza dalla Procura. «Non c’è spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme da stanziare. I beni in gioco, salute, vita ed ambiente, ma anche diritto ad un lavoro dignitoso e non pregiudizievole per la salute, la sicurezza e la libertà di alcun essere umano, lavoratore compreso, non ammettono mercanteggiamenti» ha dichiarato il Gip, Patrizia Todisco;
    anche Confindustria dichiara che la chiusura dell'Ilva rappresenta una preoccupazione per molti. «Anche in un momento di estrema criticità l'obiettivo dell'azienda è chiaro: rispettare gli impegni per la salute dei cittadini e difendere un presidio fondamentale per l'intera economia del Paese. Questo impegno, che si sta già traducendo in interventi concreti, può e deve essere attuato nel più breve tempo possibile, compiendo ogni sforzo per garantire la continuità produttiva»;
    l'Ilva rappresenta per l'Italia, nonostante le criticità espresse, una parte importante del tessuto produttivo nazionale, fonte di guadagno e quindi motore dell'economia. La società, peraltro si è dichiarata pronta ad investire somme mai raggiunte prima per l'adeguamento delle strutture agli obiettivi ambientali richiesti e con 4 anni di anticipo rispetto a quanto richiesto dall'Europa per gli impianti siderurgici, dichiara Confindustria;
    la chiusura di uno stabilimento siderurgico tra i più importanti d'Europa sta dividendo la popolazione tra chi, a prescindere dalla sicurezza, difende il posto di lavoro, chi al primo posto mette la necessità di un ambiente salubre in cui vivere e lavorare e chi, in bilico tra la necessità di uno stipendio e di condizioni di vita ottimali non riesce ancora a ipotizzare una soluzione al problema;
    il mesotelioma è una neoplasia che origina dal mesotelio, lo strato di cellule che riveste le cavità sierose del corpo: pleura, peritoneo, pericardio, cavità vaginale dei testicoli. La quasi totalità dei casi attualmente rilevati del tumore si riferisce a mesotelioma pleurico, ed è correlata all'esposizione alle fibre aerodisperse dell'amianto (asbesto), con una latenza temporale particolarmente elevata – 15-45 anni – e un decorso di 1-2 anni. Il mesotelioma maligno è una forma rara di cancro che ha origine nel mesotelio, la membrana che riveste e protegge la maggior parte degli organi interni del corpo. Il mesotelio è costituito da due strati, uno che circonda l'organo stesso, e l'altro che forma un rivestimento a sacco interno ad esso. Tra questi due strati si produce normalmente una piccola quantità di liquido, per lubrificare i movimenti degli organi protetti. Quando le normali cellule del mesotelio vanno fuori controllo e si moltiplicano rapidamente, si parla di mesotelioma. La forma più comune di mesotelioma è il mesotelioma «pleurico», che si genera nel rivestimento dei polmoni. Altre forme sono il mesotelioma «peritoneale», che riguarda il rivestimento della cavità addominale, e il mesotelioma «pericardiaco», che riguarda il rivestimento del cuore;
    l'esposizione può essere lavorativa, per gli operatori impegnati nella produzione e nell'utilizzo industriale di amianto e derivati, o paraoccupazionale, per l'uso dei relativi manufatti. L'esposizione può essere anche non professionale, cioè correlata all'uso dei manufatti per scopi non lavorativi e naturale, nei rari casi di esposizione in locazioni geologiche a polveri di origine naturale, non di cava. L'incidenza di questa neoplasia appare in crescita in tutto il mondo con circa 2,2 casi per milione di abitanti;
    essendo fortemente correlata all'uso industriale dell'amianto, attualmente vietato da 20 anni (1992) ed in fase di eliminazione in alcuni paesi, ed essendo la patologia ad alta latenza temporale (il periodo di incubazione è di circa 30 anni), si prevede un livello costante di incidentalità della malattia in Italia fino al 2020 (cioè circa 30 anni dopo il 1992), ed una successiva decrescita;
    il mesotelioma è quasi sempre provocato dall'esposizione alla fibra di amianto. Molte persone vi sono state esposte nella vita militare; altre a causa del loro lavoro; altri ancora, secondariamente, attraverso il contatto con gli operai esposti. A causa della sua latenza, il cancro potrebbe non manifestarsi per 20-50 anni, e oltre, dopo l'esposizione;
    secondo le informazioni dell'Istituto finlandese per la salute sul luogo di lavoro, Helsinki, Finlandia, si prevede che l'incidenza del mesotelioma nell'Europa occidentale raggiungerà il picco tra il 2010 e il 2020. Di seguito vengono fornite le statistiche sull'incidenza, attualmente disponibili, paese per paese,

impegna il Governo:

   a sviluppare l'attività di ricerca per la prevenzione del mesotelioma e per la sua diagnosi precoce e a diffondere la cultura di prevenzione e cura negli ambienti a rischio e nei loro dintorni, con particolare attenzione al quartiere Tamburi di Taranto;
   a promuovere l'attuazione di linee di trattamento facilitate per questi pazienti, che attualmente – in tempi di crisi – non possono attendere «neppure un giorno» per fare approfondimenti diagnostici e meno ancora per ottenere trattamenti di radioterapia efficace.
9/5617-AR/2. (Testo modificato nel corso della seduta) Binetti, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Calgaro, Poli, Ruggeri.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti volte a disciplinare – in via generale, agli articoli 1 e 2, e con specifico riguardo allo stabilimento ILVA di Taranto, agli articoli 3 e 4 – l'operatività degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale;
    al fine di salvaguardarne i livelli occupazionali e produttivi, infatti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può autorizzare la prosecuzione dell'attività in sede di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA), per un tempo non superiore a trentasei mesi e a condizione che vengano adempiute le prescrizioni dirette ad assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute, secondo le migliori tecniche disponibili;
    l'articolo 3, al comma 4, in particolare, prevede, ai fini del monitoraggio dell'esecuzione delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA, la nomina, per un periodo non superiore a tre anni, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro della salute, di un Garante di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza, incaricato di vigilare sull'attuazione delle disposizioni del decreto;
    il Politecnico di Bari da anni, oramai, si conferma l'università statale italiana d'eccellenza nella ricerca scientifica;
    nel recente rapporto SIR 2012 World Report (Scimago institutions rankings), la più autorevole classifica delle istituzioni di ricerca nel mondo, che ha valutato 3.290 pubblicazioni scientifiche raccolte nel periodo 2006-2010, misurandone non solo la quantità ma la qualità, attraverso il cosiddetto «impatto normalizzato» (relazione tra l'impatto scientifico delle pubblicazioni considerate e la media mondiale per ogni ambito di ricerca), il Politecnico si è aggiudicato il primo posto in Italia tra gli atenei statali, con un indice dell'1,70 per cento (in ulteriore netto aumento rispetto al valore di 1,55 per cento del 2011) a fronte di un valore dell'1,30 per cento dei Politecnici di Torino e Milano: tale dato significa che i risultati scientifici conseguiti hanno superato del 70 per cento la media mondiale nelle rispettive discipline;
    sempre secondo tale rapporto, il Politecnico di Bari ha fatto registrare il valore più alto, in Italia, del parametro «tasso d'eccellenza» che misura la percentuale di lavori che rientrano nel 10 per cento più citato nella bibliografia internazionale (19,6 per cento, a fronte del 16,0 per cento del Politecnico di Milano e del 15,2 per cento di Torino),

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di valorizzare adeguatamente, nell'ambito della procedura di selezione del Garante, il vasto e qualificato «patrimonio umano» costituito dai docenti e dai ricercatori del Politecnico di Bari, anche eventualmente prevedendo una loro consultazione ai fini dell'individuazione del soggetto da proporre per la nomina.
9/5617-AR/3Patarino.


   La Camera,
   attesa la natura straordinaria ed innovativa del provvedimento in esame, giustificata, in concreto, dalla situazione dello stabilimento siderurgico «Ilva s.p.a.» di Taranto;
   ricordato come le situazioni che si intendono disciplinare in via generale ed astratta coinvolgano interessi rilevanti in campo ambientale e della salute oltre che industriale;
   ritenuto corretto avviare un monitoraggio degli effetti del provvedimento anche allo scopo di correggerne i risultati o migliorarne, in futuro, le relative disposizioni;
   ravvisata l'utilità di tanto anche con riferimento alla valutazione del danno sanitario (articolo 1-bis) e al rapporto previsto dalle nuove disposizioni;
   considerata la rilevanza che rivestiranno i criteri metodologici per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario anche in considerazione del fatto che non risulta «validato» alcun «registro dei tumori regionale» con riferimento alla regione Puglia, almeno secondo quanto risulta dall'associazione italiana registro tumori (AIRTUM) e alle procedure normalmente seguite allo scopo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, in vista dell'adozione del decreto che stabilisce i criteri metodologici per la reazione del rapporto di valutazione del danno sanitario, di avvalersi anche dell'esperienza dell'associazione italiana registro tumori (AIRTUM) o, comunque, del contributo della commissione oncologica nazionale in cui la stessa risulta rappresentata.
9/5617-AR/4Contento.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo delle bonifiche dei siti inquinati rappresenta uno dei maggiori e gravi problemi ambientali, e conseguentemente uno dei più importanti aspetti delle politiche ambientali, sia per la sua valenza di necessaria tutela ambientale e sanitaria, sia per le sue ricadute sociali e produttive;
    la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare ad effetti negativi sulla salute dell'uomo, degli animali, e sugli ecosistemi;
    attualmente nel nostro Paese vi sono circa 15.000 siti di interesse regionale e 57 siti d'interesse nazionale, che corrispondono a circa il 3 per cento dell'intero territorio italiano e a oltre 330 mila ettari di aree a mare;
    i siti di interesse nazionale (SIN), rappresentano le zone maggiormente inquinate del nostro Paese, con un impatto rilevante sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ambientale, le cui procedure di bonifica sono attribuite al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    all'interno dei 57 siti di interesse nazionale, ricadono le più importanti aree industriali della penisola, tra cui: i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Priolo, Gela; le aree urbane e industriali di Taranto, Napoli orientale, Trieste, Piombino, La Spezia, Brescia, Mantova;
    la bonifica dei siti d'interesse nazionale stenta fortemente a decollare, tanto che di questi siti finora nessuno ha potuto certificare l'avvenuta completa bonifica e quindi la possibilità di avvio di un recupero completo dell'area;
    per ciascuno di tali siti il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare esamina e approva i progetti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica dei suoli e della falda; finanzia e realizza interventi di bonifica in aree pubbliche attraverso lo strumento dell'accordo di programma; gestisce il contenzioso amministrativo, civile e penale e stipula atti transattivi con i privati in materia di bonifica e danno ambientale;
    al fatto che praticamente ancora in nessun sito d'interesse nazionale si sia potuta certificare la conclusione definitiva degli interventi di bonifica e ripristino certamente contribuiscono la farraginosità delle attuali procedure, la loro centralizzazione, la carenza di risorse finanziarie e i numerosi contenziosi conseguenti anche al fatto che all'interno di ciascun sito d'interesse nazionale ricadono interessi e proprietà sia di soggetti pubblici che privati;
    la legge prescrive che i lavori di bonifica debbano essere a carico degli effettivi responsabili, secondo il condiviso principio comunitario per il quale «chi inquina paga». Troppo spesso per cercare di non farsi carico degli oneri di bonifica dei luoghi, si assiste a lunghi contenziosi e ricorsi ai competenti tribunali amministrativi regionali da parte dei soggetti privati che contestano le determinazioni e gli stessi decreti decisi in sede di conferenza di servizi, qualora questi ultimi impongano ai medesimi soggetti privati l'onere della messa in sicurezza e del ripristino dei luoghi,

impegna il Governo:

   a riconsiderare il ruolo dell'intervento pubblico nell'ambito dei siti di interesse nazionale, valutando la possibilità di assegnare la gestione dell’iter di bonifica dei siti di interesse nazionale in capo alle regioni o ai comuni, garantendo in ogni caso ai Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e agli enti tecnici nazionali il compito di supportare, verificare e indirizzare il procedimento;
   a valutare l'opportunità di predisporre delle semplificazioni e degli snellimenti nell’iter amministrativo nei procedimenti di bonifica e di recupero dei terreni dei siti di interesse nazionale, controbilanciando dette semplificazioni nelle procedure amministrative, con una necessaria intensificazione dei controlli ambientali in tutte le fasi relative al processo di bonifica dei siti;
   a garantire l'adeguatezza delle strutture dell'Ispra, alla luce del fondamentale e ineludibile supporto di tale ente nelle attività direttamente e indirettamente riconducibili all'attività di messa in sicurezza dei siti inquinati e di bonifica delle aree;
   ad attivarsi per garantire la massima trasparenza e le informazioni ai cittadini sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale, nonché le informazioni utili a ricostruire l’iter di bonifica e di recupero delle aree interessate, considerato che un ruolo fondamentale in questo senso lo dovrebbe svolgere il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche tramite il suo sito istituzionale.
9/5617-AR/5Borghesi, Vatinno, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    il capitolo delle bonifiche dei siti inquinati rappresenta uno dei maggiori e gravi problemi ambientali, e conseguentemente uno dei più importanti aspetti delle politiche ambientali, sia per la sua valenza di necessaria tutela ambientale e sanitaria, sia per le sue ricadute sociali e produttive;
    la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare ad effetti negativi sulla salute dell'uomo, degli animali, e sugli ecosistemi;
    attualmente nel nostro Paese vi sono circa 15.000 siti di interesse regionale e 57 siti d'interesse nazionale, che corrispondono a circa il 3 per cento dell'intero territorio italiano e a oltre 330 mila ettari di aree a mare;
    i siti di interesse nazionale (SIN), rappresentano le zone maggiormente inquinate del nostro Paese, con un impatto rilevante sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ambientale, le cui procedure di bonifica sono attribuite al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    all'interno dei 57 siti di interesse nazionale, ricadono le più importanti aree industriali della penisola, tra cui: i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Priolo, Gela; le aree urbane e industriali di Taranto, Napoli orientale, Trieste, Piombino, La Spezia, Brescia, Mantova;
    la bonifica dei siti d'interesse nazionale stenta fortemente a decollare, tanto che di questi siti finora nessuno ha potuto certificare l'avvenuta completa bonifica e quindi la possibilità di avvio di un recupero completo dell'area;
    per ciascuno di tali siti il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare esamina e approva i progetti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica dei suoli e della falda; finanzia e realizza interventi di bonifica in aree pubbliche attraverso lo strumento dell'accordo di programma; gestisce il contenzioso amministrativo, civile e penale e stipula atti transattivi con i privati in materia di bonifica e danno ambientale;
    al fatto che praticamente ancora in nessun sito d'interesse nazionale si sia potuta certificare la conclusione definitiva degli interventi di bonifica e ripristino certamente contribuiscono la farraginosità delle attuali procedure, la loro centralizzazione, la carenza di risorse finanziarie e i numerosi contenziosi conseguenti anche al fatto che all'interno di ciascun sito d'interesse nazionale ricadono interessi e proprietà sia di soggetti pubblici che privati;
    la legge prescrive che i lavori di bonifica debbano essere a carico degli effettivi responsabili, secondo il condiviso principio comunitario per il quale «chi inquina paga». Troppo spesso per cercare di non farsi carico degli oneri di bonifica dei luoghi, si assiste a lunghi contenziosi e ricorsi ai competenti tribunali amministrativi regionali da parte dei soggetti privati che contestano le determinazioni e gli stessi decreti decisi in sede di conferenza di servizi, qualora questi ultimi impongano ai medesimi soggetti privati l'onere della messa in sicurezza e del ripristino dei luoghi,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di predisporre delle semplificazioni e degli snellimenti nell’iter amministrativo nei procedimenti di bonifica e di recupero dei terreni dei siti di interesse nazionale, controbilanciando dette semplificazioni nelle procedure amministrative, con una necessaria intensificazione dei controlli ambientali in tutte le fasi relative al processo di bonifica dei siti;
   a promuovere iniziative per il miglior utilizzo delle strutture dell'Ispra, alla luce del fondamentale e ineludibile supporto di tale ente nelle attività direttamente e indirettamente riconducibili all'attività di messa in sicurezza dei siti inquinati e di bonifica delle aree;
   ad attivarsi per garantire la massima trasparenza e le informazioni ai cittadini sullo stato di avanzamento del risanamento ambientale, nonché le informazioni utili a ricostruire l’iter di bonifica e di recupero delle aree interessate, considerato che un ruolo fondamentale in questo senso lo dovrebbe svolgere il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche tramite il suo sito istituzionale.
9/5617-AR/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Borghesi, Vatinno, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto in esame, consente, per legge, la riapertura dell'impianto siderurgico dell'Ilva, di fatto posto sotto sequestro con provvedimento dell'autorità giudiziaria per tutelare la salute dei cittadini e a seguito di acclarato «disastro ambientale», vincolando però la produzione al rispetto delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale e al suo relativo cronoprogramma;
    l'Ilva è la più grande acciaieria d'Europa. Produce circa 10 milioni di tonnellate l'anno di acciaio (un terzo del fabbisogno di acciaio italiano) e dà lavoro a 12 mila lavoratori diretti (40 mila con l'indotto). Costruito nel 1961 quando l'allora Italsider era un'azienda pubblica, l'immenso stabilimento nel 1995 è stato ceduto al gruppo privato Riva, che in questi anni lo ha riportato a una gestione in profitto;
    nel 2010, secondo le perizie del tribunale e le dichiarazioni dell'Ilva, sono state immesse nell'ambiente circostante 4.159 tonnellate di polveri, 11 mila di diossido d'azoto e anidride solforosa, tantissima anidride carbonica, e quantità di arsenico, cromo, cadmio, nichel, diossine, piombo e molti altri materiali;
    l'azione della magistratura è scattata il 26 luglio 2012 con il sequestro dell’«area a caldo» dello stabilimento, e proseguita il 26 novembre con quello delle «aree a freddo». Le accuse a carico dell'Ilva, dei suoi proprietari e dirigenti, sono di «disastro ambientale doloso e colposo». Secondo l'ordinanza del 26 luglio, l'azienda ha disperso «sostanze nocive nell'ambiente» provocando «malattia e morte». Pur conoscendo gli effetti delle emissioni, si è continuato a inquinare «con coscienza e volontà per la logica del profitto»;
    attualmente sono 149, tra cittadini ed enti, i soggetti che hanno promosso una causa civile all'Ilva per i danni subiti dall'inquinamento e il conseguente deprezzamento subito da abitazioni e proprietà;
    una stima dell'associazione ambientalista Peacelink, quantifica il danno complessivo alla città e al suo ecosistema in sei miliardi di euro, che si andrebbero a sommare ai 700 milioni già chiesti dal comune;
    a questo aggiungiamo le risorse necessarie – valutate in circa 3,5-4 miliardi di euro – per rispettare quanto richiesto dal provvedimento di riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre scorso, in termini di disinquinamento, risanamento degli impianti e bonifica delle aree inquinate;
    il provvedimento in esame prevede in realtà sanzioni deboli e troppo poco «stringenti» per la proprietà dell'Ilva in caso di mancato rispetto delle prescrizioni imposte dall'AIA, e anche l'eventuale ricorso all'amministrazione straordinaria non è automatico, ma si prevede solamente che in caso di inadempienze, il Garante può eventualmente proporre «idonee misure, ivi compresa l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria». Insomma interventi troppo blandi, laddove sarebbe invece indispensabile imporre idonee misure affinché sia la famiglia Riva a farsi carico di tutte le spese necessarie per le bonifiche, e per mettere a norma la società Ilva;

impegna il Governo

ad attivare tutte le iniziative, anche di carattere legislativo, volte a garantire che la proprietà dell'Ilva stanzi tutte le risorse necessarie alla bonifica delle aree, al risanamento ambientale e alla riqualificazione degli impianti degli stabilimenti di Taranto secondo le previste prescrizioni dell'Aia.
9/5617-AR/6Zazzera, Vatinno, Cimadoro, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame consente, per legge, la riapertura dello stabilimento siderurgico dell'Ilva, di fatto posto sotto sequestro con provvedimento dell'autorità giudiziaria per tutelare la salute dei cittadini, vincolando però la produzione al rispetto delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale;
    la mancata osservanza da parte della proprietà dell'Ilva delle prescrizioni contenute nell'Autorizzazione Integrata Ambientale, è punita con una sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento dell'ultimo fatturato;
    accanto alla suddetta sanzione amministrativa, il decreto in esame prevede chi in caso di inadempienze, il Garante può eventualmente arrivare a proporre «idonee misure, ivi compresa l'eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria». Una disposizione in realtà troppo blanda se si vuole realmente metter in condizione la famiglia Riva, proprietaria dello stabilimento dell'Ilva, di rispettare tutte le prescrizioni previste dall'AIA, e di impegnare tutti gli oltre 3,5 miliardi di euro necessari per le attività di risanamento degli impianti e per la bonifica delle aree inquinate;
    risulta probabilmente necessario prevedere anche la possibilità, in caso di indisponibilità della medesima proprietà a investire le risorse necessarie ad attuare le prescrizioni contenute nell'AIA, che tali somme possano essere richieste dall'amministratore straordinario eventualmente nominato, al Fondo strategico italiano SpA, istituito presso la Cassa depositi e prestiti a fronte di quote azionarie della società proprietaria dello stabilimento,

impegna il Governo

a prevedere con propria iniziativa legislativa, in caso di indisponibilità della proprietà della società Ilva a investire le risorse necessarie ad attuare le prescrizioni contenute nell'AIA, la possibilità che le risorse finanziarie occorrenti possano essere richieste dall'amministratore straordinario, qualora nominato, al Fondo strategico italiano SpA, istituito presso la Cassa depositi e prestiti, a fronte di quote azionarie della società Ilva. Quote azionarie che potranno essere acquistate o riacquistate dalla società proprietaria una volta adempiute tutte le prescrizioni previste dall'AIA.
9/5617-AR/7Cimadoro, Vatinno, Zazzera, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    nel nostro Paese, ci sono diciotto impianti industriali, alcuni di grandi dimensioni, che per l'Unione Europea sono «fuorilegge». Questi impianti non hanno ancora ottenuto l'Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale, che deve essere rilasciata dalla Commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata – IPPC del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Una certificazione dal 2005 obbligatoria per il controllo degli inquinanti prodotti dagli stabilimenti industriali;
    non hanno l'Aia le centrali termoelettriche di Porto Torres, Vado Ligure, Mirafiori e La Spezia, l'impianto di produzione di acido solforico del nuovo polo di Portoscuso, lo stabilimento di Piombino delle acciaierie Lucchini, l'impianto chimico Versalis di Priolo (gruppo Eni) e quello della Tessenderlo a Verbania;
    la lista delle istruttorie ancora aperta è riportata dossier «Mal'Aria» di Legambiente, che mette nero su bianco lo stato dell'arte delle autorizzazioni Aia, i certificati che integrano in un unico documento i vari permessi preesistenti al 2005, con la finalità di ridurre, controllare e monitorare gli inquinanti prodotti. Secondo la direttiva europea 96/61/CE dovevano essere tutte rilasciate entro il 30 ottobre del 2007. Ma l'Italia è in forte ritardo;
    non ha ancora l'Autorizzazione integrata ambientale la raffineria di Gela, la vera «altra Ilva» d'Italia, su cui la procura siciliana indaga da circa un decennio per varie ipotesi di inquinamento ambientale;
    relativamente alla raffineria di Gela, i dati ministeriali, risalenti al 2010, indicano che la medesima raffineria risulta essere l'impianto primo in Italia per immissioni in atmosfera di inquinanti quali ossido di zolfo (16.700 tonnellate, il doppio della raffineria di Augusta della Esso, che in questa classifica è seconda), benzene (26,5 tonnellate), mercurio (237 kg), oltre a cromo, ossido di azoto, arsenico, monossido di carbonio e nichel;
    come riportato da un articolo pubblicato da «La Repubblica» del 29 novembre scorso, al 22 ottobre di quest'anno, «160 provvedimenti Aia nazionali giacevano in fase istruttoria alla Commissione Ippc del Ministero (formata da 23 soggetti tra cui docenti universitari, magistrati, fisici, ingegneri, geologi e chimici), a fronte di 153 autorizzazioni già concesse. Tra le pratiche ancora da chiudere ci sono 121 aggiornamenti, 4 riesami, 13 rinnovi e soprattutto 18 impianti esistenti senza Aia, e che quindi non rispettano gli standard di esercizio ed emissione previsti dall'Ue»,

impegna il Governo

ad attivarsi al fine di superare l'inaccettabile situazione esposta in premessa, che vede almeno diciotto impianti industriali di grandi dimensioni, a maggiore capacità di inquinamento, che continuano a produrre seppure in assenza della necessaria Autorizzazione integrata ambientale, con evidenti insostenibili rischi per l'ambiente e la salute pubblica.
9/5617-AR/8Vatinno, Cimadoro, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    in provvedimento in esame pone fine all'ennesimo scontro tra potere giudiziario e potere esecutivo; se da un lato la magistratura bene ha fatto a sequestrare impianti che stanno danneggiando l'ambiente circostante e la salute dei cittadini di Taranto, dall'altro va affermato con forza che il Governo ha tutto il diritto ed il dovere di introdurre misure finalizzate a salvaguardare i livelli occupazionali e produttivi degli stabilimenti qualificati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri «di interesse strategico nazionale»;
    sconcerta, in questa vicenda, il tentativo dei magistrati di impedire l'attuazione del decreto-legge in esame;
    sconcerta anche una sorta di timore del Governo nel ribaltare le decisioni della magistratura, laddove per esempio, nel testo originale si dice che «i provvedimenti di sequestro non impediscono (..) l'esercizio dell'attività d'impresa»: il Comitato per la legislazione ha correttamente osservato che ciò può produrre dubbi interpretativi e che una dizione migliore potrebbe essere «l'efficacia dei provvedimenti di sequestro è sospesa»;
    più volte nel corso di questa legislatura ormai al termine, la magistratura, spesso con atti delle Corti supreme, non si è limitata ad applicare la legge ma l'ha sconfessata o l'ha interpretata alterandola, ne ha spostato i termini applicativi, talvolta con gravi impatti di finanza pubblica, modificando quanto stabilito dal Parlamento e alterando o annullando gli obiettivi politici, di valenza generale, del Governo;
    senza voler affermare che in tal modo la magistratura si sia resa «parte politica» a sé stante o si sia alleata con l'uno o con l'altro degli schieramenti politici, ma chiarendo con forza che Parlamento e Governo tutelano gli interessi generali e stabiliscono gli obiettivi di sviluppo economico e sociale del Paese,

impegna il Governo

   ad introdurre disposizioni, anche nell'ambito della gerarchia delle fonti giuridiche, che stabiliscono:
    1) che gli atti della magistratura che hanno rilevanti impatti di finanza pubblica o sugli interessi strategici nazionali o sulla organizzazione generale della società, possono essere annullati o sospesi dal Governo e riconsiderati in ambito parlamentare;
    2) che in sede di interpretazione delle leggi il Parlamento possa riconsiderare e chiarire quanto affermato negli atti emanati dalle Corti.
9/5617-AR/9Marinello.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3-bis prevede un Piano sanitario straordinario in favore del territorio della provincia di Taranto, sospendendo per il quadriennio 2012-2015 l'applicazione di alcune disposizioni limitative contenute nel piano di rientro e di riqualificazione del sistema sanitario della regione Puglia;
    tali disposizioni creano discriminazioni nei confronti di altre realtà territoriali sul territorio nazionale,

impegna il Governo

a riconoscere per il futuro, attraverso ulteriori iniziative normative, le stesse disposizioni previste dall'articolo 3-bis anche alle altre aree sul territorio nazionale interessate da stabilimenti industriali dichiarati di interesse nazionale.
9/5617-AR/10Fava.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3-bis prevede un Piano sanitario straordinario in favore del territorio della provincia di Taranto, sospendendo per il quadriennio 2012-2015 l'applicazione di alcune disposizioni limitative contenute nel piano di rientro e di riqualificazione del sistema sanitario della regione Puglia;
    tali disposizioni creano discriminazioni nei confronti di altre realtà territoriali sul territorio nazionale,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di riconoscere per il futuro, attraverso ulteriori iniziative normative, le stesse disposizioni previste dall'articolo 3-bis anche alle altre aree sul territorio nazionale interessate da stabilimenti industriali dichiarati di interesse nazionale.
9/5617-AR/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Fava.


   La Camera,
   premesso che:
    sia il presente decreto-legge, sia il precedente decreto-legge n. 129 del 2012, prevedono interventi per la bonifica e la messa in sicurezza del sito industriale di Taranto,

impegna il Governo

nell'ambito delle misure di attuazione del presente decreto-legge e del decreto-legge n. 129 del 2012, e delle attività di bonifica e messa in sicurezza ivi previsti di utilizzare tutte le tecnologie disponibili, anche quelle più innovative.
9/5617-AR/11Meroni.


   La Camera,
   premesso che:
    sia il presente decreto-legge, sia il precedente decreto-legge n. 129 del 2012, prevedono interventi per la bonifica e la messa in sicurezza del sito industriale di Taranto,

impegna il Governo

nell'ambito delle misure di attuazione del presente decreto-legge e del decreto-legge n. 129 del 2012, e delle attività di bonifica e messa in sicurezza ivi previsti, a valutare la possibilità di utilizzare tutte le tecnologie disponibili, anche quelle più innovative.
9/5617-AR/11. (Testo modificato nel corso della seduta) Meroni.


   La Camera,
   premesso che:
    sia il presente decreto-legge, sia il precedente decreto-legge n. 129 del 2012, assegnano al sito industriale di Taranto risorse statali precedentemente destinate a interventi in favore dell'ambiente sul territorio nazionale e ad interventi contro il rischio idrogeologico,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni citate in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a provvedere quanto prima al reintegro delle risorse sottratte agli interventi di carattere ambientale e contro il rischio idrogeologico dal presente decreto-legge e dal decreto-legge n. 129 del 2012.
9/5617-AR/12Lanzarin.


   La Camera,
   preso atto delle finalità che il provvedimento in esame persegue,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per la bonifica dei territori interessati dalla Ferriera di Servola, in vista della prossima dismissione dei relativi impianti.
9/5617-AR/13Fedriga.


   La Camera,
   premesso che,
    il decreto-legge in esame consente, per legge, la riapertura dell'impianto siderurgico dell'Ilva, di fatto posto sotto sequestro con provvedimento dell'autorità giudiziaria per tutelare la salute dei cittadini e a seguito di acclarato «disastro ambientale», vincolando però la produzione al rispetto delle prescrizioni contenute nell'Autorizzazione Integrata Ambientale e al relativo crono programma;
    le drammatiche conseguenze che la chiusura dello stabilimento dell'Ilva avrebbe sulla produzione e sull'occupazione non possono essere trascurate, ma il contesto e il fine non possono giustificare ogni possibile mezzo, pena, ad avviso del presentatore, la stessa dissoluzione della legalità costituzionale;
    il provvedimento in questione potrebbe costituire, sempre ad avviso del presentatore, un terribile precedente a disposizione di chiunque, un domani, ritenesse di poterlo utilizzare per esigenze altrettanto meritevoli di considerazione;
    sarebbe stato opportuno che le disposizioni del decreto fossero state ristrette esclusivamente a casi eccezionali, definendo in maniera esatta un sito di interesse nazionale e introducendo la tutela della salute, con la valutazione del danno sanitario e aumentando le garanzie fideiussorie al fine di assicurare la riparazione dei danni. È necessario il coinvolgimento del Ministero della salute nella gestione dell'emergenza;
    le associazioni ambientaliste hanno chiesto la chiusura dell'altoforno 5, quello che dà luogo alla maggior produzione di acciaio all'interno del siderurgico di Taranto, considerando il 2014 una scadenza troppo lunga; procedere alla copertura dei parchi minerari, entro 36 mesi è un intervallo di tempo che non risponde all'urgenza sanitaria, ambientale e giudiziaria, perché c’è un sequestro in corso che chiede delle cose molto precise che devono essere risolte in tempi brevi. Inoltre denunciano la mancanza di una previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile difformità, ad avviso del presentatore, con le prescrizioni della magistratura;
    attualmente sono 149, tra cittadini ed enti, i soggetti che hanno promosso una causa civile all'Ilva per i danni subiti dall'inquinamento e il deprezzamento subito da abitazioni e proprietà;
    una stima dell'associazione ambientalista PeaceLink, quantifica il danno complessivo alla città e al suo ecosistema in sei miliardi di euro, che si andrebbero a sommare ai 700 milioni già chiesti dal Comune;
    tutto ciò potrebbe assumere la forma della class action supportata dal riconoscimento del danno di fronte ad un tribunale civile dopo gli esiti dell'incidente probatorio già concluso nell'inchiesta penale che ha «cristallizzato» come prova il nesso tra danno alla salute e all'ambiente e le emissioni di fumi e polveri nocive per responsabilità dell'Ilva,

impegna il Governo:

   a limitare, per il futuro, l'emanazione di provvedimenti come quello in esame a casi eccezionali al fine di evitare che diventi reale la possibilità di scavalcare le disposizioni della magistratura per garantire la produzione;
   ad investire anche sui presidi sanitari di cura e prevenzione e sulle misure di salvaguardia per la popolazione esposta per garantire in primo luogo la tutela della salute dell'uomo e dell'ambiente e ad accelerare l'adeguamento degli impianti alle indicazioni dell'Aia, salvaguardando l'occupazione.
9/5617-AR/14Di Stanislao, Barbato.


   La Camera,
   premesso che,
    il decreto-legge in esame consente, per legge, la riapertura dell'impianto siderurgico dell'Ilva, di fatto posto sotto sequestro con provvedimento dell'autorità giudiziaria per tutelare la salute dei cittadini e a seguito di acclarato «disastro ambientale», vincolando però la produzione al rispetto delle prescrizioni contenute nell'Autorizzazione Integrata Ambientale e al relativo crono programma;
    le drammatiche conseguenze che la chiusura dello stabilimento dell'Ilva avrebbe sulla produzione e sull'occupazione non possono essere trascurate, ma il contesto e il fine non possono giustificare ogni possibile mezzo, pena, ad avviso del presentatore, la stessa dissoluzione della legalità costituzionale;
    il provvedimento in questione potrebbe costituire, sempre ad avviso del presentatore, un terribile precedente a disposizione di chiunque, un domani, ritenesse di poterlo utilizzare per esigenze altrettanto meritevoli di considerazione;
    sarebbe stato opportuno che le disposizioni del decreto fossero state ristrette esclusivamente a casi eccezionali, definendo in maniera esatta un sito di interesse nazionale e introducendo la tutela della salute, con la valutazione del danno sanitario e aumentando le garanzie fideiussorie al fine di assicurare la riparazione dei danni. È necessario il coinvolgimento del Ministero della salute nella gestione dell'emergenza;
    le associazioni ambientaliste hanno chiesto la chiusura dell'altoforno 5, quello che dà luogo alla maggior produzione di acciaio all'interno del siderurgico di Taranto, considerando il 2014 una scadenza troppo lunga; procedere alla copertura dei parchi minerari, entro 36 mesi è un intervallo di tempo che non risponde all'urgenza sanitaria, ambientale e giudiziaria, perché c’è un sequestro in corso che chiede delle cose molto precise che devono essere risolte in tempi brevi. Inoltre denunciano la mancanza di una previsione di chiusura immediata di alcune batterie delle cokerie e di alcuni altiforni, in evidente e inaccettabile difformità, ad avviso del presentatore, con le prescrizioni della magistratura;
    attualmente sono 149, tra cittadini ed enti, i soggetti che hanno promosso una causa civile all'Ilva per i danni subiti dall'inquinamento e il deprezzamento subito da abitazioni e proprietà;
    una stima dell'associazione ambientalista PeaceLink, quantifica il danno complessivo alla città e al suo ecosistema in sei miliardi di euro, che si andrebbero a sommare ai 700 milioni già chiesti dal Comune;
    tutto ciò potrebbe assumere la forma della class action supportata dal riconoscimento del danno di fronte ad un tribunale civile dopo gli esiti dell'incidente probatorio già concluso nell'inchiesta penale che ha «cristallizzato» come prova il nesso tra danno alla salute e all'ambiente e le emissioni di fumi e polveri nocive per responsabilità dell'Ilva,

impegna il Governo:

   ad applicare con la dovuta attenzione il provvedimento in esame;
   a promuovere investimenti anche sui presidi sanitari di cura e prevenzione e sulle misure di salvaguardia per la popolazione esposta per garantire in primo luogo la tutela della salute dell'uomo e dell'ambiente e ad attuare l'adeguamento degli impianti previsti dall'Aia, salvaguardando l'occupazione.
9/5617-AR/14. (Testo modificato nel corso della seduta) Di Stanislao, Barbato.


   La Camera,
   premesso che:
    con il Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale, in attuazione della legge n. 426 del 1998, il Governo ha provveduto all'individuazione degli interventi giudicati, per le loro caratteristiche, di interesse nazionale ed ammessi a beneficiare del concorso pubblico di finanziamenti per la loro realizzazione;
    il Sito di interesse nazionale (SIN) di Massa Carrara, istituito con la citata legge n. 426 del 1998 e perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente del 21 dicembre 1999, è stato caratterizzato, soprattutto nel passato, dalla presenza di importanti attività produttive, in particolare nel campo chimico (Farmaplant, Enichem, Coka Apuania ma anche Italcementi, Dalmine, Eaton e molte altre) con forte impatto ambientale, per lo più dismesse da anni;
    tale zona include sia aree la cui destinazione è storicamente legata ad attività industriali potenzialmente inquinanti, sia aree limitrofe potenzialmente esposte ad inquinamento per un totale di circa 19 chilometri quadrati a terra e circa 16 chilometri quadrati a mare;
    nel citato decreto attuativo del 1999 sono state individuate poi, all'interno del perimetro, le aree da sottoporre ad interventi di caratterizzazione e, in caso di inquinamento, ad attività di messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale e monitoraggio;
    il Consiglio regionale ha recentemente approvato all'unanimità una mozione che sollecita una nuova governance regionale per la bonifica di ex siti industriali di interesse nazionale con un impegno stringente riguardo al sito di Massa Carrara al fine di risolvere una situazione di stallo che impedisce da tempo l'insediamento di nuove aziende;
    il presente provvedimento è volto ad assicurare la tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e pertanto sarebbe auspicabile ed opportuno riconsiderare, alla luce di quanto espresso in premessa, anche una riqualificazione della provincia di Massa Carrara, riconosciuta area a forte declino industriale secondo i parametri previsti dal regolamento CEE 2081/93,

impegna il Governo

a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di prevedere in analogia con il presente decreto recante disposizioni a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, nonché del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 ottobre 2012, n. 171, interventi e risorse utili a superare il disagio ambientale delle aree di bonifica di Massa-Carrara al fine di renderle quanto prima disponibili a nuovi insediamenti industriali.
9/5617-AR/15Rigoni.


   La Camera

impegna il Governo

a predisporre, entro i primi sei mesi del 2013, sulla base di una intesa istituzionale tra Ministero della salute, Ministero dell'ambiente, Istituto superiore di sanità e Regione Basilicata, un monitoraggio di durata quinquennale dello stato di salute dei cittadini residenti nei comuni ricompresi nella Valle del Basento.
9/5617-AR/16Burtone.


   La Camera

impegna il Governo

a valutare la possibilità di predisporre, entro i primi sei mesi del 2013, sulla base di una intesa istituzionale tra Ministero della salute, Ministero dell'ambiente, Istituto superiore di sanità e Regione Basilicata, un monitoraggio di durata quinquennale dello stato di salute dei cittadini residenti nei comuni ricompresi nella Valle del Basento.
9/5617-AR/16. (Testo modificato nel corso della seduta) Burtone.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3-bis del provvedimento, introdotto nel corso dell'esame da parte da parte delle commissioni competenti, reca norme sul piano sanitario straordinario in favore del territorio della provincia di Taranto;
    in tale ambito, al fine di contrastare le criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nel territorio della provincia di Taranto, per il quadriennio 2012-2015, vengono sospese, in riferimento all'azienda sanitaria locale di Taranto, l'applicazione:
     a) delle disposizioni relative alla limitazione del turn-over e al rispetto del vincolo di cui all'articolo 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e alla limitazione di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni;
     b) delle disposizioni limitative dei posti letto, di cui al Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale 2010-2012, sottoscritto dalla regione Puglia;
     c) delle disposizioni limitative degli accordi contrattuali con le strutture accreditate di cui al Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale 2010-2012, sottoscritto dalla regione Puglia;
    in applicazione del decreto-legge in esame, come modificato dalla Camera dei deputati, apparirebbe necessario che ove in futuro si dovessero riconoscere ulteriori stabilimenti di interesse strategico nazionale con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, anche per le aree ove sono presenti tali eventuali stabilimenti si possano applicare le predette norme sospensive di cui all'articolo 3-bis,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a garantire, per il futuro, l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 3-bis del provvedimento in esame, come introdotto dal Parlamento, a tutte le aree interessate dagli stabilimenti di interesse strategico nazionale, sulla base delle criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nei relativi territori.
9/5617-AR/17Montagnoli.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3-bis del provvedimento, introdotto nel corso dell'esame da parte da parte delle commissioni competenti, reca norme sul piano sanitario straordinario in favore del territorio della provincia di Taranto;
    in tale ambito, al fine di contrastare le criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nel territorio della provincia di Taranto, per il quadriennio 2012-2015, vengono sospese, in riferimento all'azienda sanitaria locale di Taranto, l'applicazione:
     a) delle disposizioni relative alla limitazione del turn-over e al rispetto del vincolo di cui all'articolo 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e alla limitazione di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni;
     b) delle disposizioni limitative dei posti letto, di cui al Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale 2010-2012, sottoscritto dalla regione Puglia;
     c) delle disposizioni limitative degli accordi contrattuali con le strutture accreditate di cui al Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema sanitario regionale 2010-2012, sottoscritto dalla regione Puglia;
    in applicazione del decreto-legge in esame, come modificato dalla Camera dei deputati, apparirebbe necessario che ove in futuro si dovessero riconoscere ulteriori stabilimenti di interesse strategico nazionale con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, anche per le aree ove sono presenti tali eventuali stabilimenti si possano applicare le predette norme sospensive di cui all'articolo 3-bis,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative normative volte a garantire, per il futuro, l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 3-bis del provvedimento in esame, come introdotto dal Parlamento, a tutte le aree interessate dagli stabilimenti di interesse strategico nazionale, sulla base delle criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nei relativi territori.
9/5617-AR/17. (Testo modificato nel corso della seduta) Montagnoli.