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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 624 di giovedì 19 aprile 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 8,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Ippolito Vitale, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Gregorio Fontana, Franceschini, Garavini, Genovese, Granata, Lusetti, Marchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Misiti, Moffa, Mussolini, Angela Napoli, Nucara, Andrea Orlando, Palumbo, Paolini, Piccolo, Razzi, Stucchi, Tenaglia, Valducci, Veltroni e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (A.C. 5109-A/R) (ore 8,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento.
Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articolo aggiuntivo, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalla Commissione (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, il testo approvato dal Senato, le modificazioni apportate dalla Commissione e le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A della seduta del 18 aprile 2012 - A.C. 5109-A/R).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

Pag. 2

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, i Repubblicani voteranno la fiducia chiesta dal Governo su questo provvedimento. Lo facciamo però con la condizione che le misure adottate con il decreto-legge che abbiamo esaminato in questi giorni siano da considerarsi solo come un primo passo sulla strada della semplificazione.
Egregio Presidente, lei lo sa bene, bisogna fare di più e crediamo sia necessario anche ampliare e diversificare la direzione degli interventi. Il rigore, da solo, non basta. Nella giornata di ieri abbiamo appreso con soddisfazione dal Governo che sono state sbloccate alcune risorse per permettere i pagamenti della pubblica amministrazione. Su questo tema i Repubblicani si sono impegnati in quest'Aula e continueranno a farlo, presentando una specifica interpellanza e poi inviando al Presidente del Consiglio una lettera sull'argomento, perché siamo convinti che la pubblica amministrazione debba rappresentare uno strumento strategico per promuovere la ripresa e lo sviluppo del nostro Paese.
Il ruolo della pubblica amministrazione è fondamentale, soprattutto nel Mezzogiorno. Garantire i pagamenti è la condizione essenziale per la ripresa di un po' di economia, serve a cominciare a pensare, quindi, alla ripresa, a dare ossigeno all'economia. I livelli di pressione fiscale a cui sono sottoposti gli italiani hanno raggiunto un livello di guardia insopportabile e oggi sarebbe necessario, invece, ricominciare a ridurlo.
È da irresponsabili promettere, è vero, un rapido calo della pressione fiscale. È però necessario intervenire già da adesso per evitare che possa continuare ad aumentare, perché certamente il rigore resta importante, ma livelli di pressione fiscale troppo elevati rappresentano il primo grande ostacolo a quella ripresa che invece va perseguita e ricercata. È da tenere presente che l'Italia sopporta uno degli indici di pressione fiscale più alta d'Europa e che a sopportarla è principalmente il ceto medio, che si impoverisce sempre di più. Bisogna, dunque, ampliare la diversificazione. In particolare, va armonizzata la spesa pubblica, intervenendo con decisione, senza generalizzare e in modo selettivo, ma focalizzando l'azione del Governo su questo argomento.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ossorio.

GIUSEPPE OSSORIO. La pressione fiscale - e mi avvio a concludere, signor Presidente - deve essere anche meglio distribuita. Lo ripetiamo perché oggi, come è stato detto, è a carico principalmente del ceto medio, delle famiglie e dei dipendenti della pubblica amministrazione. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, rappresentante del Governo, il nostro obiettivo è quello di continuare a pungolare questo Governo in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, siamo a quindici. Con la fiducia di questa mattina, infatti, siamo a quindici posizioni di questioni di fiducia in quasi altrettanti provvedimenti, che però - diciamolo - di fiducia agli italiani ne hanno offerta e data davvero poca. Chiedete e vi date fiducia, colleghi del Governo e colleghi della maggioranza, come quelli che urlano nel buio perché hanno paura e adesso voi cominciate ad aver paura del buio delle vostre idee e di ideone davvero non se ne vede neanche l'ombra. Questo decreto (che oggi chiamate di semplificazione tributaria, dopo i cosiddetti «salva Italia» e «cresci Italia», e che potremo chiamate «tassa l'Italia») norma l'IMU, la tassa sulla casa degli italiani e introduce nuove piccole tasse, per non farsi proprio mancare nulla.
Già l'IMU: una tassa infernale, ha denunciato quel rivoluzionario del presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, Pag. 3che determinerà un calo del valore delle nostre case di circa il 20 per cento. C'è anche da riconoscere un fatto: che siete coerenti. Questa è la vostra coerente linea di politica economica dal carattere strettamente recessivo ed è il motivo che ci porta ad esprimere un giudizio negativo sul contenuto di questo decreto e, di conseguenza, a votare anche contro la questione di fiducia che avete posto.
Anche in vista dell'avvio della sessione di bilancio, che inizia con la presentazione del Documento di finanza pubblica della prossima settimana, sarà bene tracciare un sintetico bilancio dei risultati di questa vostra, coerente, politica economica, per provare a far capire meglio il senso del nostro voto contrario. Cito il Fondo monetario internazionale, che dice alcune cose un pochino diverse da quelle che voi avete asserito sulla stampa e in televisione. Intanto, il pareggio di bilancio verrà rinviato dal 2013 al 2017, mentre il debito, invece di diminuire, passerà dal 120 al 123,4 per cento nel corso dell'anno. In quest'anno il PIL diminuirà - sottolineo, diminuirà - di quasi il 2 per cento. La disoccupazione salirà dal 2,5 al 10 per cento nel 2013. Il reddito delle famiglie nel 2011 - lo ha calcolato la Banca d'Italia - è diminuito rispetto al 2008 del 5 per cento, con le ripercussioni che si possono immaginare sui consumi.
La pressione fiscale, dopo il picco dell'anno scorso, quest'anno resisterà con la punta massima del 45,1 per cento. Dopo il taglio delle pensioni, dopo l'aumento delle accise e dell'IVA - tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente, ma pesano in misura maggiore sui ceti popolari - introducete l'IMU sulla casa, avete fatto una finta liberalizzazione, siete intervenuti sul mercato del lavoro per togliere diritti ai lavoratori senza aggiungere un solo posto del lavoro e perfino l'amico emiro del Qatar, che è venuto qui la scorsa settimana, Presidente Monti, vi ha ricordato che il problema degli investimenti stranieri in Italia non è certo l'articolo 18, ma la corruzione e la burocrazia, contro le quali non state facendo nulla.
Si dice che questo Governo abbia ridotto lo spread con i bund tedeschi. Anche a questo proposito si può fare un po' di verità e provare a ragionarne. È vero: se andiamo a vedere c'è stata una diminuzione dopo una fase iniziale in cui tutto era rimasto fermo, ma oggi si è tornati quasi vicino a quota 400 punti. Cosa è accaduto? È colpa della Spagna? È colpa della Marcegaglia che ce l'ha con la Fornero? Niente di tutto ciò. Il ragionamento si può collegare alle iniziative della Banca centrale europea: il vero deus ex machina - se c'è - dell'iniziale calo dello spread dei BTP non è Mario Monti, ma è Mario Draghi, l'altro cosiddetto «super Mario», che ha inondato di liquidità i mercati finanziari, prestando alle banche europee più di 1.000 miliardi di euro a un tasso dell'1 per cento. I 150 miliardi prestati alle banche italiane hanno consentito a queste ultime, oltre che di sistemare i propri bilanci, di acquistare titoli di Stato, ma è l'effetto di questo oceano di liquidità, che ora si sta esaurendo, e lo spread torna a salire.
Sottolineo che nel frattempo l'economia reale, quella delle famiglie e delle imprese, non ha visto un euro. Il credito è praticamente bloccato o è a costi esosi. Abbiamo letto che adesso vi sarà un accordo tra le banche e il Governo per fornire alle imprese 5 miliardi di euro di credito, 5 miliardi! Ma sapete cosa sono 5 miliardi? Significa esattamente lo 0,3 per cento - lo ripeto, lo 0,3 per cento - della somma ottenuta in prestito dagli istituti di credito italiani da parte della Banca centrale europea.
Dunque, sacrifici sì, ma a senso unico, a carico dei meno abbienti, a carico dei ceti popolari, mentre il debito rimane inchiodato, anzi, cresce. La disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. Un bel risultato, non c'è che dire. I problemi li avete solo rinviati e vi è il rischio che il peggio debba ancora arrivare, sì, perché si è instaurata nel nostro Paese e a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che determinano recessione, che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL Pag. 4che, a sua volta, diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese, per far fronte alla disoccupazione crescente.
Volete rendervi conto che così non se ne esce? Le semplificazioni e le cosiddette liberalizzazioni, dove per lo più vi siete accaniti sulle lobby meno forti, lasciando in pace banche, assicurazioni, professioni garantite e l'attacco ai diritti dei lavoratori secondo i vostri stessi dati, riportati nel Documento di economia e finanza, avranno effetti molto ridimensionati rispetto a quelli «sparati» dal professor Monti, che pronosticava una crescita indotta, da qui al 2020, del 10 per cento del PIL. Sembrava di ascoltare il cavaliere Berlusconi, quando prometteva un milione di posti di lavoro. Invece, adesso si vede che l'effetto previsto nello stesso arco di tempo - fino al 2020 - è ridimensionato a un aumento del 2,4 per cento, con un impatto medio annuo dello 0,3 per cento. Ma il primo a non crederci è proprio quel Fondo monetario internazionale che prevede per il 2012 un arretramento del PIL dell'1,9 per cento. Quindi - lo ripeto ancora una volta -, il provvedimento oggi al nostro esame è coerente con la vostra linea di intervento, che è recessiva e che scarica i costi e i sacrifici soltanto sui ceti popolari.
Il provvedimento in esame presenta persino profili di incostituzionalità. Infatti, sull'IMU l'articolo 4 del provvedimento affida ad una fonte di rango secondario - i successivi decreti del Presidente del Consiglio - la modifica, ad esempio, dell'aliquota da applicare ai fabbricati agricoli rurali e ai terreni agricoli. Ma l'articolo 23 della Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge». Quindi, vi è una funzione garantistica della riserva di legge. Inoltre, avete infilato dentro questioni che non hanno alcun senso in questo provvedimento: il termovalorizzatore di Acerra, le regole del Patto di stabilità interno, le assunzioni da parte degli enti locali, l'assegnazione di incarichi dirigenziali. Meno male che il Presidente Napolitano recentemente aveva stigmatizzato l'utilizzato di decreti omnibus.
Tutti i commentatori, tuttavia, si sono soffermati sul pasticcio dell'IMU. Non voglio infierire, ma si era persino giunti a imporre il pagamento dell'IMU ai vecchietti ricoverati presso le case di cura e si è in parte rimediato lasciando la scelta, se tassare o meno questa malattia e la vecchiaia, ai comuni. Naturalmente, non si toccano le fondazioni bancarie. Per fortuna è stata almeno tolta l'ignobile tassa sulle borse di studio, ma solo per il momento. L'avete detto: incombe la minaccia di un suo inserimento nella prossima delega fiscale, ma vigileremo. Sulle misure per contrastare la lotta all'evasione, al di là di qualche blitz spettacolare che dura lo spazio di un giorno, siete molto, molto timidi. E non si deve continuare a prendere in giro le persone asserendo, ad esempio, di aver recuperato miliardi di euro, dieci-quindici. Questo accade ogni anno e per metà è il risultato degli incroci telematici.
Quello che, invece, non avete voluto fare è accogliere il nostro emendamento per reintrodurre il falso in bilancio. Vi scandalizzate per il caso Lusi, vi scandalizzate per il caso Belsito ma non introducete di nuovo il falso in bilancio e, forse, in qualche caso bisognerebbe anche aggiungere la circonvenzione di incapace. C'è, con questo vostro provvedimento, anche il rischio che aumentino le tasse locali, a partire dalle aliquote dell'IRAP.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Ho concluso, signor Presidente. Tra le cose positive - dobbiamo riconoscerlo - vi è l'abolizione del cosiddetto beauty contest, l'asta per le frequenze televisive. Ma reggerete? Già oggi Berlusconi ha mandato l'avviso: non partecipa al pranzo con Mario Monti. È un primo segnale e dovete fare attenzione.
Avete pasticciato con le pensioni, basti guardare al problema degli esodati, che all'inizio non avete neanche preso in considerazione, perché sfuggiva alle vostre teorizzazioni, fatte a tavolino. Verrebbe da dire, dopo tutti questi pasticci, che qui ci Pag. 5vorrebbe un Governo di tecnici, ma di tecnici veri.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, deve concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho concluso, signor Presidente, sto leggendo l'ultima riga.
In attesa che domenica si voti in Francia, devo dire che si deve arrivare al più presto ad elezioni politiche anche in Italia. Il vostro bilancio è sostanzialmente fallimentare: prendetene atto!
Per questo noi votiamo «no» alla vostra richiesta di fiducia. È ora di tornare a dare la parola ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Signor Presidente, ho parlato dieci minuti e venticinque secondi.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, infatti è così. Non è colpa mia, se sono dieci minuti e non dieci minuti e venticinque secondi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, intervengo per annunciare, a nome del gruppo di Popolo e Territorio, il voto di fiducia al Governo che ovviamente continua nella pratica di porre la questione di fiducia per poter speditamente raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, ancorché ci sia consentito di dire che, di questi obiettivi, solo pochi sembrano essere stati raggiunti e ancora di meno sembrano quelli che in una prospettiva di medio termine possono esserlo.
Possiamo qui dentro criticare tutto quello che il Governo propone - la critica è il sale della democrazia - e credo che, in un concetto autenticamente liberale, non conti chi governa, ma conta come poter controllare chi governa e come poter assoggettare ad una critica continua coloro che detengono il potere.
Dico questo perché noi dovremmo oggi commentare un decreto fiscale che contiene un'altra sfilza di tasse, di imposizioni, di tassazioni sulla casa e sugli aerotaxi - non so quanti siano in Italia coloro che usano l'aerotaxi - e di tassazioni che riguardano altri aspetti della vita quotidiana come la limitazione dell'uso del contante, in un Paese che quest'anno raggiungerà un carico fiscale del 46 per cento e che giustamente continua a porsi il problema di come inasprire la lotta e fronteggiare l'evasione fiscale, ma non si rende conto che uno Stato che chiede il 46 per cento dei redditi onestamente proposti e onestamente guadagnati è uno Stato criminogeno di per sé. L'evasione altro non è che il feedback di una tassazione molto spesso immotivata, molto spesso aspra e certamente di un regime fiscale che altro non fa che chiedere ai cittadini di lavorare per poter pagare i balzelli che questo stesso Stato impone loro.
Siamo quindi lontani dalla visione liberale della società, da un Governo che si è detto aperto a fare riforme epocali - di merito e di sistema - dello Stato italiano. Siamo ancora lontani da un'economia sociale di mercato che sia degna di questo nome, se è vero che il mercato è la libertà dei cittadini, dei produttori e dei consumatori di ricchezza di poter perseguire autonomamente i loro interessi.
Invece noi abbiamo uno Stato che continua ad interferire e ad intervenire pesantemente sia nelle attività produttive, sia nelle attività imprenditoriali, sia sulla vita stessa dei cittadini. Quindi ci troviamo di fronte - mi spiace dirlo - alla reiterazione e alla prosecuzione di una politica statalista, di una politica che ormai è vecchia di cinquant'anni, in una Nazione che è certamente democratica (perché elegge i propri rappresentanti attraverso libere elezioni), ma possiamo certamente dire che questa non è una Nazione in cui la liberalità e il liberalismo sono stati mai applicati.
Credo, quindi, che più che soffermarmi sui contenuti del decreto-legge fiscale - cosa che farà il mio capogruppo Moffa nella tarda mattinata qualora si dovrà esprimere nel merito - dobbiamo assumerci l'onere di esprimerci seppur come gruppo di ridotte dimensioni, ma che non Pag. 6rinuncia ad articolare il proprio pensiero e la propria critica, non tanto rispetto ai provvedimenti in quanto tali, quanto rispetto al fatto che questi provvedimenti sono dei pannicelli caldi, delle aspirine che hanno pretenziosamente la volontà di poter guarire un ammalato grave.
Noi non facciamo altro in nome della revisione liberale dello Stato e del riscatto dei cittadini soggiogati dalle tasse e delle imprese, alle quali non vengono dati né maggiori crediti né agevolazioni di sorta affinché la ripresa produttiva possa portarci fuori dalle secche della recessione in cui siamo piombati (il Governo ha stimato circa il 2 per cento in meno, con una previsione per il 2013 dello 0,5 per cento in meno, siamo cioè nel pantano greco). Non siamo la Grecia, perché abbiamo una struttura industriale e imprenditoriale nonché una ricchezza privata che è di cinque volte superiore al nostro debito pubblico. Quindi non faremo la fine della Grecia, ma ciò non perché ci troviamo al cospetto di un Governo che affronta i nodi della profonda revisione e ristrutturazione dello Stato, ma ad un Governo che continua nella politica della tassazione e del socialismo reale e che non tocca, per convenienze di carattere clientelare, assistenziale e sociale, i gangli che la classe politica non ha potuto e non ha voluto toccare fino a questo momento. Allora, a cosa serve il Governo dei professori e dei tecnici, se i professori non fanno i professori e i tecnici non fanno i tecnici?
Vi abbiamo detto di utilizzare la Cassa depositi e prestiti attraverso un sistema di expertise per valutare il valore degli immobili e dei beni posseduti dallo Stato e di anticipare attraverso la Cassa depositi e prestiti l'80 o il 70 per cento del valore nominale di questi immobili, tanto da trasferire tali risorse ai comuni che, per mera compensazione e partita di giro, avrebbero potuto pagare i loro debiti nei confronti della Cassa depositi e prestiti, liberando risorse liquide del bilancio per sostenere i servizi e le imprese municipalizzate.
Vi abbiamo detto che deve finire lo Stato pervasivo, lo Stato-imprenditore e che bisogna vendere le partecipazioni statali.
Bisogna smetterla di sostenere le industrie decotte, di usare il vecchio sistema di privatizzare gli utili e di pubblicizzare le perdite attraverso l'uso indiscriminato della cassa integrazione, sia da parte dei privati che degli enti parastatali.
Vi abbiamo detto che bisogna svendere le quote di partecipazione nelle società come l'ENI, le Poste, la Cassa depositi e prestiti, le Ferrovie, cioè procedere a quell'opera di risanamento dell'economia per arrivare a sconfiggere la mala pianta e la mala bestia del debito pubblico, che, attenzione - concludo, signor Presidente -, non è il figlio della cattiva politica, è il figlio della politica dello sperpero e dell'assistenzialismo di cui godono gli italiani, non la casta dei parlamentari!
Quindi, nel fare questa affermazione con un minimo di coraggio e certamente con avvedutezza, manifestiamo l'intenzione di votare la fiducia a questo Governo, ma in modo critico, perché quello che questo Governo fa è certamente insufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, di questi tempi parlare di disposizioni tese alla semplificazione tributaria e all'efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento rappresenta un'ambizione da troppo tempo attesa.
L'eccesso di burocrazia, le moltiplicazioni dei procedimenti di accertamento e la confusione normativa in materia tributaria e fiscale non sono una caratteristica di cui andare fieri, né tanto meno rappresentano una condizione piacevole per un Paese che ambisce a collocarsi a fatica oltre l'empasse economico del momento.
L'imperativo è scrollarsi di dosso i limiti e i vincoli che non hanno consentito alla macchina Paese di fare grossi passi Pag. 7avanti. Ed eccoci qui con un provvedimento corposo, ricco di sfumature, ma non certo privo di lacune. Ci aspettiamo di più e questo non lo possiamo negare in questa sede. Non lo possiamo negare ai tanti cittadini che attendevano in queste disposizioni norme tese a rendere la quotidianità più semplice, a rendere quell'imposta meno onerosa e l'aliquota più gestibile.
Ma i conti pubblici non concedono deroghe e questo lo sappiamo, ma sappiamo anche che nessuno concede deroghe alle famiglie italiane. Non saranno le banche né tanto meno le agenzie delle entrate, ma i piccoli passi strutturali in questo provvedimento non sono un traguardo trascurabile, almeno in questo momento.
Il lavoro della Commissione finanze è stato complesso, articolato e ricco di confronti, a volte aspri e a volte costruttivi, perché l'esigenza era proprio quella di creare uno strumento di risanamento sociale prima ancora che economico e finanziario. Tutto questo in tempi quasi record, che forse mal si conciliavano con l'esigenza di approfondimento e di analisi che disposizioni di questo tipo meritano.
Non ci troviamo di certo davanti ad un quadro normativo risolutivo e completo. Potremmo quasi definirla una «ritinteggiata» in attesa della «ristrutturazione», che forse avverrà con la delega fiscale, ma piccoli passi in avanti sono stati fatti con il riconoscimento di semplificazioni e facilitazioni sia per le imprese che per i contribuenti ed interventi tesi ad alleggerire disposizioni altrimenti difficili da gestire, in primis la tanto famigerata IMU (sembra che non si parli d'altro). Le rateizzazioni per il riconoscimento delle agevolazioni per particolari categorie, come per determinate aree, rappresentano un atto di pragmatismo, ma alcuni nodi restano lì in attesa che qualcuno li sciolga.
L'articolo 4 ha introdotto la discrezionalità del comune nella qualificazione come abitazione principale dell'unità immobiliare per disabili e anziani residenti presso case di cura, così come per i cittadini italiani residenti oltre confine. Al danno però si aggiunge anche la beffa, considerato che alla luce delle determinazioni della Commissione bilancio, se i comuni opteranno per l'agevolazione su questi soggetti, dovranno farsi carico della differenza, poiché niente potrà pesare ulteriormente sull'erario. Non ci vuole poi tanto ad immaginare quale sarà la scelta degli amministratori locali.
Avevamo chiesto semplificazioni sulla applicazione di una legge, la n. 75 del 1993, ma ci viene risposto che per far cassa ci si può anche dimenticare che questa legge esiste. Dunque, chi non vive in un immobile che la legge considera prima casa deve pagare di più, come se fosse uno dei tanti privilegi di cui se ne potrebbe fare anche a meno. In questo non vi è efficientamento e non vi è semplificazione, vi è solo una norma disattesa.
Certamente la discrezionalità del comune rappresenta già qualcosa in più rispetto all'originale formulazione della norma, che letteralmente chiudeva la porta in faccia a queste due categorie: un timido risultato, ma un nodo ancora serrato che - lo chiederemo con un ordine del giorno - il Governo deve impegnarsi in quest'Aula a sciogliere.
L'IMU, per quanto possa rappresentare una imposta necessaria per sanare le casse vuote degli enti locali, rappresenta una zavorra complessa da gestire per le famiglie italiane, soprattutto quelle che non potranno contare su detrazioni, e la confusione che ancora avvolge l'applicazione dell'imposta certamente non aiuta. Se si voleva togliere dalla testa degli italiani qualche pensiero, di certo con l'articolo 4 siamo andati nella direzione opposta. Bisogna tenere conto che questa imposta comporterà un effetto importante sul mercato immobiliare, su quello edilizio e sui vari indotti. E dunque, dietro uno strumento di risanamento dei conti pubblici, si nasconde inevitabilmente l'insidia di un empasse di settore, ma di certo credo che il Governo ne sia consapevole.
Proprio in questa prospettiva crediamo che il Governo debba impegnarsi a riassorbire la faglia che separa la società civile dai drammi che la condizionano e dalle difficoltà che ne scandiscono i tratti. Pag. 8
Abbiamo corretto quanto inserito al Senato sulle borse di studio. Abbiamo lavorato sodo in Commissione per eliminare la tassazione dell'IRPEF sugli assegni degli specializzandi e degli studenti in generale. Abbiamo sempre creduto nel principio di equità, sia sul versante degli oneri, sia sul versante degli onori, purché siano rispettati dei principi basilari come l'impossibilità di equiparare una borsa di studio ad uno stipendio.
E se per principio di equità vogliamo parlare, non possiamo certamente dimenticare l'emendamento last minute in materia di frequenze televisive, attraverso l'azzeramento del famigerato beauty contest, la tanto attesa assegnazione delle frequenze mediante pubblica gara indetta. FLI ne parla da mesi e non possiamo non commentare in positivo questo ottenimento.
Gli effetti finanziari di questa misura sono rilevanti, e le risorse eccedenti e gli indennizzi saranno destinati al fondo per l'innovazione tecnologica. Apprezziamo tutto ciò e auspichiamo che il Governo tenga posizione. L'abbiamo ripetuto più volte. L'articolo 53 della nostra Carta costituzionale dispone che tutti siano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva ed è questo che dovrebbe essere il principio ispiratore di qualsiasi iniziativa normativa, amministrativa e politica. Noi continuiamo a credere che questo possa essere un traguardo, che però al momento è ancora lontano e che non può prescindere da una conoscenza reale da parte del legislatore del riflesso che quanto da lui definito ha sul singolo cittadino utente e contribuente.
Immergersi completamente nella società civile, comprenderne le ansie e le paure, istanze e sollecitazioni, rappresenta un presupposto imprescindibile e noi consigliamo questa occasione per invitare ancora una volta il Governo a fare questo, per rendere realmente esecutivo il dettato costituzionale e creare un canale di collegamento tra Stato e cittadini, che non si interrompa ciclicamente davanti a provvedimenti frettolosi, norme varate a tempo di record e contraddizioni normative messe a punto per fare cassa.
Noi fin dal primo istante abbiamo voluto credere in questo Governo, abbiamo sperato che si potesse chiudere la porta definitivamente ai personalismi, agli eccessi ed alle derive, per mettere al centro di tutto almeno una volta gli italiani. Il nostro è un auspicio e siamo certi che le disposizioni di questo provvedimento almeno possono essere una semplice premessa per qualcosa di più reale e più coraggioso che il nostro Paese si aspetta: lo stesso coraggio che, signor Presidente, le abbiamo dimostrato fin dal primo momento. Non tradisca la nostra fiducia. Per questa ragione evidenziamo il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole dell'UdC alla questione di fiducia posta dal Governo, testimoniando ancora una volta con il nostro voto, quindi, il sostegno leale al Governo Monti.
Eppure la situazione del Paese e gli sforzi ai quali il Governo sta costringendo i cittadini renderebbero più facile assecondare le ragioni di malessere, come spesso si è limitata a fare la politica negli anni passati. Noi, invece, riteniamo che proprio la gravità delle condizioni attuali del Paese imponga di non parlare alla pancia degli elettori, di non cedere alla tentazione populistica di captare qualche benevolenza tra l'elettorato, chiedendo l'impossibile, sapendo di non poterlo ottenere.
Oggi approveremo questo provvedimento che anche noi abbiamo contribuito a migliorare nell'esame in Commissione. Mi riferisco, per esempio, agli emendamenti dell'onorevole Galletti sull'IMU per gli agricoltori o sulla possibilità di rendere l'IMU più sostenibile per le famiglie. Pag. 9
Sappiamo, però, che si tratta di un intervento, quello contenuto nel decreto-legge che si converte oggi, di manutenzione e che spetterà poi alla delega fiscale introdurre quelle innovazioni riformatrici attese dai cittadini e che consentirebbero al nostro Paese di adeguare il proprio sistema fiscale ai livelli e agli standard europei.
Anche la discussione, però, che abbiamo svolto qui, nelle Commissioni e fuori di esse, sulle semplificazioni fiscali, si è svolta avendo sullo sfondo il tema delle riforme per la crescita e delle strade da percorrere per uscire dalla recessione che sta bruciando ogni giorno migliaia di posti di lavoro. È colpa del Governo se non c'è crescita? Qualcuno, anche tra le forze di opposizione, l'ha sostenuto più volte nelle ultime settimane, anche quelli che negli ultimi undici anni hanno governato nove anni e, forse, avrebbero più responsabilità di un Governo che è in carica soltanto da qualche mese.
L'opposizione l'ha ripetuto continuamente dimenticando che, proprio grazie a questo Governo e all'atto di responsabilità compiuto dai partiti che qualche mese fa ne hanno costituito la maggioranza, il nostro Paese ha potuto evitare il default che avrebbe avuto conseguenze ancora più dolorose, molto più dolorose di quelle che stiamo vivendo. Basta guardare a quanto sta accadendo in Grecia per rendersene conto. È colpa del Governo oppure è colpa, come pensiamo noi, del fatto che per troppi anni sono state rimandate quelle riforme che costituiscono il terreno sul quale coltivare la crescita?
È evidente: le riforme di oggi, anche quelle proposte e approvate negli ultimi mesi, sono le riforme annunciate e mai realizzate in passato e non producono effetti di breve periodo. Nell'attualità ci hanno consentito soltanto di recuperare un po' della fiducia perduta nei mercati, risparmiando così risorse importanti sulla spesa per gli interessi sul debito. Vorrei segnalarvi che, se oggi noi pagassimo i nostri interessi sul debito sovrano ai livelli che eravamo costretti a pagare prima di questo Governo, oggi la pressione fiscale, che è già insostenibile, saremmo costretti a farla diventare ancora più insostenibile e non avremmo nemmeno le risorse necessarie per evitare una manovra correttiva dei conti. Se questa manovra si eviterà, sarà proprio perché abbiamo contenuto gli interessi sul debito.
È evidente, però, che resta ancora moltissimo da fare per fronteggiare una crisi che questa volta è più grave delle altre. Gli economisti dicono che l'andamento ciclico dell'economia insegna che ogni crisi prima o poi passa. C'è una crisi e poi dopo qualche anno è fisiologico e naturale che ci sia la ripresa. Credo, però, che questa crisi sia diversa, passerà quando avremo saputo ripensare completamente il nostro modo di vivere, quando avremo capito che assicurarsi i servizi e i benefici finanziandoli a debito significa chiedere ai figli di pagarli in futuro, quando avremo capito che la strada per ridurre in maniera consistente la spesa pubblica, invece di aumentare la pressione fiscale, passa per la riduzione del perimetro dello Stato e che la vera spending review consiste nel capire quali spese e quali servizi oggi siano ancora sostenibili in termini di finanza pubblica.
Questa crisi passerà quando l'Europa sarà più forte sui mercati. Non si limiterà ad essere follower, a seguire il corso dei mercati, così come ora sta facendo, ma sarà capace di orientare le scelte dei mercati. Oggi non è così. Oggi, se anche l'Europa si convincesse a modificare le proprie regole, escludendo dal computo del debito la spesa per infrastrutture, per esempio, e noi decidessimo di fare crescita a debito, avremmo poi il problema di non poter collocare l'aumento del debito sul mercato a tassi sostenibili.
Quello che accade oggi però - l'arretratezza della nostra economia, il nostro difetto di leadership in Europa - non accade per un incidente della storia, né per responsabilità del Governo.
La crisi del 2008, e quella subito successiva dei debiti sovrani, è una crisi che ha trovato il nostro Paese in un'arretratezza tale da non saperla né poterla fronteggiare per le responsabilità della politica Pag. 10negli anni passati. Oggi proprio i partiti si trovano davanti ad un bivio: possono scegliere di inseguire ancora il passato, di contrapporsi in maniera antica, magari facendosi condizionare dalle reciproche golden share - da un lato quella della FIOM e dall'altro quella delle corporazioni - oppure possono scegliere il futuro, riformandosi, diventando organismi capaci di assicurare il funzionamento della democrazia, costando evidentemente di meno e incoraggiando le riforme, cercando di lavorare insieme per costruire un Paese che possa uscire insieme da una crisi che altrimenti non riuscirà a superare. Ebbene, onorevole Presidente, signori del Governo, a questo bivio, dovendo scegliere tra il passato e il futuro, scegliamo il futuro, e per questo sosteniamo il Governo anche attraverso questo voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Leggendo il titolo di questo provvedimento, che si chiama di «semplificazioni tributarie», francamente, signor Presidente, viene un po' da ridere. Infatti non sappiamo quali siano queste semplificazioni tributarie, quando tra qualche settimana i cittadini dovranno compilarsi il bollettino per pagare l'IMU, dovranno calcolare, secondo modalità che ancora non si capiscono, quanto devono pagare di IMU, dovranno valutare il numero di rate che dovranno pagare per l'IMU, dovranno stare attenti se si tratterà della prima casa o della seconda casa e per capire quante rate devono pagare. Si chiama di «semplificazioni tributarie», questo provvedimento, ma è l'opposto delle semplificazioni tributarie. Non lo diciamo noi: andate a leggervi l'articolo in prima pagina sul Corriere della Sera di ieri, che praticamente afferma che questo provvedimento anziché essere di semplificazione tributaria è di confusione tributaria. Dunque ci chiediamo in che modo stiamo prendendo in giro i cittadini: infatti la parte centrale di questo provvedimento è l'IMU, dove state creando una confusione tributaria. Tutto il resto che avete messo in campo è un insieme di quattro palliativi per arrivare ad avere un provvedimento di 13-14 articoli e poter dire alla gente che si è fatto un provvedimento di semplificazione tributaria.
Ma al di là di questo, che non è una cosa di poco conto, ieri abbiamo sentito che il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che nel 2013 l'Italia non raggiungerà il pareggio di bilancio. Crediamo che il Presidente Monti debba iniziare a preoccuparsi perché, appena entrato in carica, aveva messo in piedi il decreto-legge cosiddetto «salva-Italia», da 30 miliardi di euro. Ci avevano detto che se non avessimo tagliato le pensioni di anzianità il Paese non sarebbe stato in linea con quanto ci chiedeva l'Europa. Avevano detto che bisognava fare le liberalizzazioni. Ci avevano detto che bisognava fare sacrifici, che bisognava stringere la cinghia, e allora è arrivata l'IMU, che i cittadini andranno a pagare, sono arrivate le accise sulla benzina, è arrivata l'addizionale regionale dell'IRPEF, che è passata dallo 0,9 all'1,23 per cento, e poi arriverà all'IVA, che dal 1o ottobre aumenterà di due punti, dal 21 al 23 per cento. Ci avevano detto: fatto questo, scavalliamo e il Paese si salva. Benissimo, abbiamo visto che nel 2013, a causa della manovra, che è recessiva perché aumentano le tasse, la gente ha meno soldi da spendere e consuma meno, il PIL cala e, alla fine, il pareggio di bilancio non lo si raggiunge. È un circolo vizioso, recessivo, una spirale recessiva nella quale il nostro Paese è entrato e ci è entrato con le scelte politiche, economiche e fiscali di questo Governo. Noi sull'IMU abbiamo avanzato proposte che andavano nella direzione di agevolare le categorie meno abbienti. Abbiamo proposto il cosiddetto prelievo di solidarietà sui redditi oltre i 90 mila euro di natura privata.
Avrebbe portato nelle casse dello Stato circa tre miliardi: sarebbero stati proprio quei tre miliardi che sarebbero serviti per andare a coprire l'IMU sulla prima casa. Pag. 11Crediamo che sarebbe stato più equo far pagare e far fare sacrifici a chi incassa più di 90.000 euro in un anno, rispetto a chi ha fatto sacrifici per una vita, si è costruito una casa utilizzando i propri risparmi, e adesso gliela andate a tassare in modo anche pesante, perché con la revisione degli estimi catastali che c'è già dentro, e che poi si farà anche all'interno della delega fiscale, quello che si pagherà di IMU andrà ancora ad aumentare.
Nella delega fiscale avevate promesso che ci sarebbe stato il cosiddetto fondo per la riduzione delle tasse sulle categorie più deboli, sulle categorie meno abbienti. Lo avete dichiarato e osannato ai quattro venti, questo fondo per la diminuzione delle imposte per le fasce più deboli, però anche stavolta all'interno della delega fiscale questo fondo non c'è. Allora è inutile che continuiamo a creare aspettative nei nostri cittadini, è inutile che continuiamo a creare momenti in cui si dice: va bene, forse questo è l'ultimo sacrificio e poi andremo verso la fase della ripresa. Crediamo che con manovre di questo tipo si stia seguendo esattamente il percorso che ha fatto la Grecia, perché la Grecia, proprio facendo manovre recessive di questo tipo si è incartata all'interno della spirale recessiva ed è quello che noi purtroppo, anzi che voi purtroppo, con queste scelte di Governo, state facendo.
Poi c'è la questione dell'IMU agricola, una cosa imbarazzante. Quest'Aula ha approvato ordini del giorno a destra e a manca nelle scorse settimane; per ogni provvedimento che arrivava c'era un ordine del giorno sull'IMU agricola, interventi da tutte le parti per tutelare il settore agricolo che è un settore primario su cui dobbiamo intervenire, servono risorse perché l'IMU agricola non si deve pagare, ci sono stati voti all'unanimità, col tabellone verde là quando si trattava di votare gli ordini del giorno sull'IMU agricola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), comunicati stampa che fiorivano a destra e a manca sull'IMU agricola: «salvata l'IMU agricola, il Governo interverrà». Bene, poi arriviamo in Commissione e l'unico emendamento che viene discusso sull'IMU agricola è quello della Lega Nord Padania e voi l'avete bocciato. Questo è il dato. Allora è inutile che veniate in Aula a prendere in giro la gente con quegli ordini del giorno: signor Presidente, lei lo sa, un ordine del giorno non si nega più a nessuno qua ormai; ormai per gli ordini del giorno è come andare al bar (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non prendete in giro la gente ed il settore agricolo, che sta soffrendo per questa crisi che sta vivendo e che soffrirà per quanto voi farete pagare con l'IMU agricola nelle prossime settimane.
Poi c'è anche la partita di Equitalia: nel provvedimento in esame qualcosa è stato inserito per cercare di alleggerire la stretta che Equitalia fa sui contribuenti e su chi è interessato dalle cartelle che vengono inviate da Equitalia. Qualcosa all'interno del provvedimento in esame c'è. Noi abbiamo chiesto qualcosa di più, francamente, e ci è stato detto che verrà fatto nella delega fiscale. Va bene, staremo a guardare, vedremo, però abbiamo introdotto un concetto con un emendamento, che ovviamente è stato bocciato: infatti abbiamo sentito il direttore dell'Agenzia delle entrate Befera, dire che vuole dare il bollino blu ai contribuenti onesti. In altre parole egli dice: a chi è in regola nel rapporto con l'Agenzia delle entrate, con la Guardia di finanza e con il fisco in generale, noi Agenzia delle entrate daremo un bollino e diremo di metterlo fuori dal negozio, dall'esercizio commerciale, così chi entra sa che chi lo espone è un contribuente onesto. L'idea è innovativa. Benissimo, noi diciamo: diamo il bollino blu anche alle sedi di Equitalia però (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), alle sue sezioni distaccate sul territorio che dimostrano di avere un rapporto con i contribuenti corretto e preciso. Infatti sappiamo che sono tanti i contribuenti che hanno problemi nel rapporto con Equitalia: tra questi vi sono sicuramente anche gli evasori, e questa è una partita, però c'è anche gente che dalle azioni di Equitalia viene indubbiamente pressata. Pag. 12
Signor Presidente, questi sono alcuni degli argomenti per cui la Lega, sia in Commissione sia, oggi, in Aula - anche se avete deciso di porre la questione di fiducia, come, ormai, è prassi -, voterà contro questo provvedimento, cercando, ancora una volta, magari nei prossimi provvedimenti, di modificare gli errori che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà la fiducia al Governo, e lo farà guardando al merito del provvedimento in esame, il quale, anche se è andato agli onori della stampa solo per alcuni dettagli o aggiunte di percorso, è pienamente conforme al suo titolo, contenendo soprattutto norme di semplificazione del sistema fiscale. Vuole promuovere un fisco più certo, anche sotto il profilo del contrasto all'evasione, ma al tempo stesso più semplice. Fa manutenzione di tante norme, una manutenzione che è essa stessa simbolo del riformismo necessario all'Italia. Non fa solo le grandi riforme di sistema, ma un faticoso lavoro quotidiano per dare maggiore efficacia all'amministrazione e per ridurre i costi degli adempimenti per i cittadini e per le imprese; un faticoso lavoro quotidiano di cui va dato atto a chi, nel Governo, riveste responsabilità in materia di politiche fiscali.
Cito soltanto i titoli. Sul piano della semplificazione: maggiore accessibilità alla rateazione dei debiti tributari; riduzione dei divieti a carico dei contribuenti ammessi a rateazione; norme di salvaguardia per i contribuenti che abbiano effettuato tardivamente adempimenti e comunicazioni; modifica dei limiti di pignorabilità, nonché nuova soglia per i procedimenti immobiliari; aumento della soglia al di sotto della quale non si effettua la riscossione dei crediti tributari; limiti alle operazioni da comunicare sui Paesi black list; modifiche della disciplina delle controversie doganali; aumento delle soglie per i pagamenti in contanti dei turisti.
Sul piano della lotta all'evasione: responsabilità solidale sui versamenti fiscali e contributivi fra committenti e subappaltatori; ripristino in nuove forme dell'elenco clienti-fornitori; tracciabilità delle operazioni finanziarie dei concessionari dei giochi; estensione degli obblighi di istanza...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Causi. Onorevole Maroni, benvenuto, ma sta parlando l'onorevole Causi. Le chiedo una cortesia e un po' di attenzione. Prego, onorevole Causi.

MARCO CAUSI. ...estensione degli obblighi di istanza preventiva per la compensazione dei crediti Iva; aumento dei controlli nel settore degli enti non commerciali; potenziamento dell'accertamento in materia doganale; estensione dei requisiti antimafia per i concessionari dei giochi; estensione, sempre in questo settore, delle motivazioni di esclusione dalle gare; rafforzamento delle sanzioni amministrative in materia di accise, di catasto e di trasferimento di denaro all'estero.
E ancora, grazie alle modifiche introdotte prima al Senato e poi alla Camera: esenzione dall'IMU per i fabbricati colpiti dal terremoto de L'Aquila e ancora non agibili; salvaguardia della normativa vigente sulla tassazione delle borse di studio; nuove norme per consentire la cessione pro solvendo dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in modo da favorirne la bancabilità; sblocco di alcune poste di bilancio centrali e locali per il pagamento dei crediti commerciali; rimodulazione delle accise sull'energia a vantaggio delle piccole e medie imprese; misure per una vera asta per l'assegnazione delle frequenze televisive, con richiami a normative antitrust, peraltro, già recepite dal precedente Governo.
L'altro capitolo del decreto-legge riguarda l'IMU, la nuova imposta sul possesso degli immobili, chiamata «municipale», ma, in realtà, cogestita da Stato e Pag. 13Comuni. Fin dalla sua introduzione, nel decreto-legge «salva Italia» di dicembre, il Partito Democratico espresse un giudizio in tre punti.
Primo, bene ha fatto il Governo a puntare sulle imposte patrimoniali (sugli immobili, ma anche sulle attività finanziarie e sui beni di lusso), perché la struttura del sistema fiscale italiano è distorta, per lo scarso peso di questo tipo di imposte e perché esse contribuiscono, anche quando sono reali e ad aliquota proporzionale, a rafforzare il grado di progressività dell'intero sistema.
Oggi, aggiungiamo che è necessario ridurre il grado di allarme che si sta diffondendo intorno all'IMU relativa alle abitazioni principali, e invitiamo il Governo a lavorare presto e meglio sul piano dell'informazione istituzionale ai cittadini. La nuova IMU sulla prima casa verrà pagata - grazie alle detrazioni - soltanto dalla metà della famiglie proprietarie della casa di abitazione, e per queste varrà in media poco meno di 300 euro all'anno, un valore inferiore a quello vigente per analoghe imposte negli altri Paesi europei. La possibilità di rateizzarla in tre pagamenti, introdotta durante i lavori parlamentari, è un motivo in più per operare, sul piano dell'informazione istituzionale, affinché si riduca la preoccupazione sull'impatto di questa imposta.
Secondo, fin da dicembre avvertimmo il Governo che l'inevitabile fretta con cui fu costruita la manovra fiscale, lasciava numerose questioni aperte. Alcune vengono risolte in questo decreto-legge, e di ciò diamo atto positivamente: immobili pubblici, case popolari, immobili agricoli. Onorevole Fugatti, abbiamo ridotto i coefficienti di valutazione e abbiamo eliminato l'IMU per quanto riguarda i beni strumentali dell'agricoltura. Altre questioni, però, restano aperte, soprattutto quella dei canoni concordati e, più in generale, quella relativa al fatto che la transizione dal vecchio al nuovo regime è più favorevole per gli immobili che restano a disposizione del proprietario, piuttosto che per quelli affittati. Noi crediamo che sarà necessario tornare su questo punto.
Terzo, l'introduzione dell'IMU ha aperto il tema della stabilizzazione a regime del sistema della finanza comunale e della riscrittura del relativo decreto emanato un anno fa, nell'alveo della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, tuttora vigente.
Non si tratta di un mero problema tecnico. La rivisitazione e il completamento dei decreti di attuazione della legge n. 42 del 5 maggio 2009, mettono il Governo di fronte a scelte non più rinviabili. Si tratta non solo di ripensare i sistemi di perequazione della finanza comunale, ma anche di considerare i comuni come una risorsa e non come un problema, e di coinvolgerli pienamente nell'azione di Governo, a partire dal confronto sui dati delle basi imponibili, fino ai provvedimenti - che noi auspichiamo - per il sostegno alla crescita economica. E si tratta di lavorare su molti temi di attuazione della legge n. 42 del 2009, che il precedente Governo aveva abbandonato a se stessi, che attendono risposte e che non possono essere accantonati. Ad esempio, i fabbisogni standard per comuni e province. E poi, la costruzione dell'apparato «livelli essenziali - obiettivi di servizio - costi standard» per i settori diversi dalla sanità, ossia per l'assistenza e l'istruzione.
La spending review sulla spesa centrale non sarà sufficiente a definire strategie a medio termine per il contenimento della spesa pubblica, se non si completa il lavoro sui costi e i fabbisogni standard della spesa locale, e se, quindi, non si mette a punto l'apparato di valutazione della spesa decentrata, anche ai fini di un corretto funzionamento della perequazione.
Chiediamo al Governo di decidere: se ritiene, proponga al Parlamento modifiche della legge n. 42 del 2009 e prosegua nella riforma del sistema della finanza regionale e locale attraverso i decreti di attuazione di quella legge; se è di altro avviso, allora si inseriscano nella delega fiscale, norme per il coordinamento fra riforma fiscale e assetto della finanza regionale e locale. Pag. 14L'unica scelta che non è possibile, a quattro mesi dal decreto-legge «salva Italia», è l'incertezza.
Si vede bene allora, partendo dall'esempio dell'IMU, che i provvedimenti di emergenza assunti a dicembre, dovranno trovare una cornice di medio periodo dentro la quale offrire al Paese un progetto, una speranza di riforma e di uscita dalla gravissima crisi in cui ci troviamo. Ne discuteremo con il Documento di economia e finanza, con il programma nazionale di riforma, con il programma di stabilità, con la delega fiscale. Ma è chiaro che c'è molto da fare per restituire speranza al Paese. Molto potrebbe fare l'Europa, orientando le sue politiche sulla crescita. E molto dovrà essere fatto, nell'interesse nazionale, dall'Italia, dando attenzione al lavoro, all'equità e all'innovazione.
Serve la massima coesione nazionale per superare un'emergenza che è, purtroppo, ben lungi dall'essere terminata. Serve un grande scatto di orgoglio e di volontà da parte dell'intera comunità nazionale e delle sue classi dirigenti. Serve una vera solidarietà verso chi è colpito dalla crisi, e su questo andranno misurate le riforme del mercato del lavoro e i provvedimenti per lo sviluppo. Servono trasparenza e rigore nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni democratiche, nelle organizzazioni politiche. Serve il superamento di ogni conflitto d'interesse.
Oggi votiamo la fiducia al Governo su un importante decreto-legge, ma deve esserci chiaro che il lavoro da fare per salvare l'Italia è ancora lungo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, signori membri del Governo, il decreto-legge sulla semplificazione fiscale è un provvedimento particolarmente importante che si pone in linea, almeno teoricamente, con una impostazione economica autenticamente liberale e che si inquadra nell'ambito dei vari provvedimenti varati dal Governo Monti per risanare i conti pubblici e avviare la ripresa economica e produttiva.
Va però sottolineato che, a tale riguardo, l'obiettivo del risanamento della finanza pubblica è stato perseguito, finora, dal Governo tecnico soprattutto con inasprimenti fiscali e, molto meno, con tagli di spesa.
L'unica vera riduzione di spesa strutturale è stata la riforma del sistema pensionistico; tutto questo ha determinato un aumento della pressione fiscale, peraltro già elevata, il che rappresenta un obiettivo ostacolo per la ripresa economica e dell'occupazione.
Appare necessario correggere la rotta perché una pressione fiscale troppo elevata non può che essere un freno agli investimenti e allo sviluppo.
L'azione del Governo deve essere, quindi, indirizzata maggiormente sul versante del taglio della spesa pubblica, ovviamente di quella improduttiva, sia a livello centrale, che regionale, che locale.
Rispetto all'obiettivo delle semplificazioni fiscali, premettendo che questa è una condizione imprescindibile per rendere più vicino agli standard europei il funzionamento del sistema Italia e migliorare la qualità della vita dei cittadini, appare necessario, però, porsi due domande: quelle a cui punta il Governo sono contenute, tutte, in questo decreto-legge e in quello appena tramutato in legge sulle semplificazioni burocratiche? I vari provvedimenti che il Governo sta mettendo in campo, rispondono ad un vero e proprio progetto per il rilancio del Paese?
Sono questi due interrogativi necessari, alla luce della consapevolezza che le semplificazioni, così come il taglio delle spese improduttive, devono essere provvedimenti strutturali, finalizzati a recuperare lo spazio finanziario necessario per ridurre - e sottolineo per ridurre - il carico fiscale sui cittadini e sulle imprese. Questo al fine Pag. 15di riavviare la domanda interna e soprattutto di rendere più competitive le nostre imprese sui mercati mondiali.
Si tenga presente che nel 2012 la pressione fiscale toccherà il livello record del 45 per cento e, secondo alcuni, questo limite verrà anche superato. Siamo di fronte a uno degli indici più alti d'Europa che, oltretutto, rappresenta, davvero, un record nel nostro Paese.
A ciò si aggiunge il fatto che i salari dei lavoratori italiani sono tra i più bassi d'Europa. Evidentemente, come detto, queste condizioni non possono, certamente, essere la base su cui fondare la necessaria ripresa.
Va ricordato, poi, che le misure adottate fino ad ora dal Governo tecnico si sono riverberate, in particolare, sul ceto medio della popolazione italiana, su tutta quella fascia di cittadini, lavoratori dipendenti, pubblici e privati che vive del proprio stipendio.
Così come particolarmente colpite risultano essere le piccole e medie imprese, messe di fronte a una crisi drammatica di credito, a continui ritardi nei pagamenti da parte dalle pubbliche amministrazioni e sottoposte, anch'esse, ad un carico fiscale difficilmente sopportabile. Un settore, quello a cui mi riferisco delle piccole e medie imprese, gravato, poi, da carichi burocratici troppo spesso pesanti, per cui diventa difficile, in Italia, non solo aprire una attività, ma anche mantenerla aperta.
Secondo i dati diffusi dalla CGIA di Mestre, se nel 2004 le aziende che non superavano i cinque anni di apertura erano il 45,4 per cento del totale, cinque anni dopo la percentuale sale al 49,6 per cento. Sempre la CGIA di Mestre rileva che il 58 per cento dei nuovi posti di lavoro è creato dalle imprese con meno di dieci addetti e che, come risulta dai dati ISTAT, il 60 per cento dei giovani italiani neoassunti nel 2011, è stato assorbito da micro imprese con meno di quindici addetti.
Di fronte a questo scenario, e alla luce del fatto che dopo questi diversi provvedimenti adottati dal Governo il debito pubblico non sta calando, ritorna il secondo degli interrogativi posti: qual è il progetto per il Paese che si vuole perseguire? È sufficiente il rigore? È stato ben calibrato e distribuito?
Alla luce di queste considerazioni e di questa consapevolezza, come Popolo della Libertà, siamo intervenuti in materia di IMU, con la consapevolezza che la sua rateizzazione può rappresentare un alleggerimento per molte famiglie italiane, con la convinzione che questa imposta resti culturalmente iniqua, e che superata la fase acuta della crisi si debba fare in modo che venga definitivamente eliminata.
Restiamo convinti, infatti, che la prima casa non può rappresentare una fonte di reddito, perché rappresenta il luogo primario dove si svolge la vita familiare, il luogo degli affetti, della vita più cara e più intima di ognuno di noi.
Siamo, quindi, di fronte ad un provvedimento complesso, assai articolato, ma non sufficiente per rispondere al primo degli interrogativi posti, perché rappresenta solo un elemento di contorno rispetto a quella che è, o meglio dovrebbe essere, la politica in campo fiscale di questo Governo.
Lo sosteniamo perché è certamente utile allentare la morsa sui contribuenti, consentendo loro un maggiore respiro, soprattutto attraverso maggiori possibilità di rateizzazione dei debiti fiscali e limitando i poteri di pignoramento degli immobili da parte dell'amministrazione finanziaria.
Ma quello che è necessario è una più drastica semplificazione dell'insieme delle imposte che gravano su cittadini ed imprese, i quali non devono essere chiamati ad affrontare nel corso dell'anno troppi adempimenti di natura fiscale e parafiscale, questo sia per non essere vessati inutilmente come cittadini e come imprese con adempimenti che rappresentano, obiettivamente, costi aggiuntivi, sia per rendere chiaramente intelligibile ai contribuenti qual è la vera pressione che grava su di loro. Pag. 16
Sappiamo responsabilmente che ridurre la pressione fiscale oggi non pare realisticamente possibile, ma è necessario intervenire sulla spesa pubblica diminuendola, anche per evitare il rischio di un suo ulteriore aumento, che sarebbe, per i cittadini italiani, davvero insopportabile.
Sosteniamo, quindi, - e mi avvio alla conclusione - il decreto fiscale votando la fiducia, perché contribuisce a completare gli interventi necessari a fronteggiare il quadro emergenziale, ma restiamo convinti che sia giunto il momento di pensare a formulare proposte articolate e condivise - e sottolineo condivise - che vadano nella direzione della crescita e dello sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà, per due minuti.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ho ascoltato con grande interesse quanto è stato detto all'interno di quest'Aula. Tutti concordano che su questo provvedimento è importante intervenire, e intervenire in modo giusto e corretto, nell'interesse del Paese, però non riesco a capire come mai i parlamentari, in quest'Aula, accettino di votare la fiducia senza rendersi conto che il ricorso al voto di fiducia significa la morte del dibattito e non poter dare quel giusto contributo che dovrebbe essere dato nell'interesse del Paese.
Ritengo che questa votazione della fiducia non doveva essere posta all'ordine del giorno né che i parlamentari dovrebbero votarla. Pertanto, in dissenso con il gruppo parlamentare che mi rappresenta all'interno di quest'Aula, esprimerò voto contrario. Non sono d'accordo per il voto di fiducia, perché ritengo che il voto di fiducia porti alla morte della democrazia parlamentare e non al dibattito, ma soltanto ad un appiattimento di alcune logiche, che non sono le logiche dell'interesse del popolo e della collettività.
Perciò pregherei i colleghi parlamentari che questo intervento da parte del Governo, che chiede il voto di fiducia, sia l'ultimo e che questo Governo - che a mio giudizio è illegittimo e io non lo riconosco - faccia in modo che sia l'ultimo voto di fiducia; mi auguro che i parlamentari si ribellino, perché l'organo preposto a dibattere tutti questi argomenti e discutere bene i disegni di legge del Governo è il Parlamento e, conseguentemente, non siamo più disponibili ad accettare i voti di fiducia che vengono proposti dal Governo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Tullo.
Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.
Chiedo la cortesia a tutti i colleghi deputati, poiché sanno che è prevista la ripresa televisiva diretta alle ore 12 e vi è la necessità di procedere celermente nei nostri lavori, di volersi preparare sin d'ora a votare e a farlo celermente, aiutandoci Pag. 17così nelle operazioni di voto sulla questione di fiducia.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 5109-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 540
Votanti 530
Astenuti 10
Maggioranza 266
Hanno risposto 459
Hanno risposto no 71
(La Camera approva).

Sono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Armosino Maria Teresa
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria Pag. 18
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco Pag. 19
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario Pag. 20
Milo Antonio
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Miserotti Lino
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pescante Mario
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio Pag. 21
Santelli Jole
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soro Antonello
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Volontè Luca
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Beccalossi Viviana
Bianconi Maurizio
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni Pag. 22
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Maggioni Marco
Martini Francesca
Meroni Fabio
Molgora Daniele
Molteni Laura
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Pisacane Michele
Porcino Gaetano
Rainieri Fabio
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Aracri Francesco
Bergamini Deborah
Brugger Siegfried
Castiello Giuseppina
Iannarilli Antonello
Moles Giuseppe
Nola Carlo
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Zeller Karl

Sono in missione:

Boniver Margherita
Buonfiglio Antonio
Cirielli Edmondo
Fallica Giuseppe
Granata Benedetto Fabio
Grassano Maurizio
Iannaccone Arturo
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Lussana Carolina
Martino Antonio
Migliori Riccardo
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Orlando Leoluca
Pecorella Gaetano
Razzi Antonio
Stefani Stefano
Tenaglia Lanfranco
Vitali Luigi

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5 del Regolamento.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per cortesia, mi dice quanti sono i voti a favore?

PRESIDENTE. Lo ripeto: 459 hanno votato a favore, 71 hanno votato contro e 10 si sono astenuti.

Pag. 23

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5109-A/R).
L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5109-AR/30.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare è il n. 9/5109-AR/30, che porta la firma Scilipoti. Questo ordine del giorno parla dell'ex ICI e della tassa sulla prima casa, che oggi si chiama IMU.
Visto che non abbiamo altre possibilità di intervenire in questa Aula se non esclusivamente attraverso gli ordini del giorno, perché non ci è consentito di intervenire a favore dei cittadini italiani attraverso gli emendamenti e quanto previsto dalle norme all'interno di questo Parlamento, allora cerchiamo attraverso degli ordini del giorno... Se il sottosegretario mi segue... Signor sottosegretario, le chiedo scusa.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, il sottosegretario la sta seguendo.

DOMENICO SCILIPOTI. Siccome ritengo che il mio ordine del giorno lo conosca anche lei, sto intervenendo per cercare di spiegarlo al meglio e per dare la possibilità a questo mio ordine del giorno di ottenere almeno un impegno da parte del Governo su quello che ora segnalerò e che lei dovrebbe conoscere attraverso la lettura che avrà sicuramente fatto prima di venire in quest'Aula.
Questo ordine del giorno non fa altro che richiamare l'attenzione del Governo su situazioni poco felici che stanno attraversando i nostri amici concittadini italiani con riferimento alla tassa sulla prima casa. Questo ordine del giorno richiama l'attenzione del Governo e chiede un impegno a valutare la possibilità, attraverso successivi provvedimenti legislativi, di esentare dal pagamento IMU alcune categorie. Le categorie che stiamo citando sono quelle più a rischio, che hanno grandi difficoltà oggi come oggi. Sono i pensionati che hanno un reddito inferiore a 1.200 euro, sono le famiglie monoreddito o con reddito cumulativo inferiore a 20 mila euro annui e le famiglie con persone disabili al 100 per cento all'interno delle proprie case e delle proprie abitazioni.
Questo ordine del giorno chiede al Governo di impegnarsi a valutare la possibilità che, attraverso successivi provvedimenti legislativi, come dicevo prima, queste categorie possano essere esentate.
Mi auguro che il Governo possa prendere coscienza di quanto detto in quest'Aula e, attraverso un'attenta visione di questo ordine del giorno, possa esprimere parere favorevole per impegnarsi per un futuro che non si prevede roseo per gli italiani e le famiglie italiane, ma quanto meno questo impegno minimo da parte del Governo su questo ordine del giorno potrebbe far sperare in bene per piccole cose.

PRESIDENTE. L'onorevole Beccalossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5109-AR/12.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo per dire che il gruppo del PdL insieme ai gruppi del Pd, dell'UdC (e in particolare all'onorevole Ruvolo) ha presentato un ordine del giorno relativo all'IMU agricola. Mi preme sottolineare come questo provvedimento preoccupa molto il mondo agricolo perché, andando a bypassare un po' quanto previsto dall'articolo 23 della Costituzione, il decreto-legge «salva Italia» aveva previsto un gettito per quanto riguarda l'IMU agricola tra i 220 e i 230 milioni di euro. I dati delle organizzazioni agricole prevedono invece un gettito per quanto riguarda questa nuova tassa di oltre un miliardo di euro. È chiaro che questo problema preoccupa moltissimo il mondo del quale la Commissione agricoltura si occupa in maniera assolutamente bipartisan.
Per questo motivo, insieme abbiamo presentato un ordine del giorno che sottolinea Pag. 24come ci siano delle discrasie di previsioni economiche e che dà mandato al Governo di verificare meglio i criteri di applicazione della stessa tassa, ipotizzando, laddove necessario, di spostare al primo semestre del 2013 il pagamento di questa nuova gabella (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARCO PUGLIESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Pugliese, per che cosa? Ha un ordine del giorno? Non le do la parola semplicemente perché interverrà eventualmente e successivamente qualora dovessimo votare.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, rubo un minuto in premessa per ringraziare il relatore e presidente della Commissione finanze, Gianfranco Conte, e associo ai ringraziamenti tutti i componenti della Commissione, e anche la Commissione bilancio per il proficuo, intenso e fattivo lavoro compiuto, che ha portato a significativi miglioramenti nell'opinione del Governo rispetto al testo presentato. È stato un lavoro intenso, proficuo e costruttivo. Il Governo deve dare atto anche alle opposizioni di un atteggiamento costruttivo durante i lavori. Era un provvedimento non sistemico, non di riforma, non di ampio respiro, un insieme di tante misure necessarie, ma non organicamente collegate. Non è un provvedimento con grandi ambizioni, aveva anzi l'umiltà dichiarata di porsi nell'ambito di un intervento di manutenzione. Questo aspetto è stato colto dal relatore, dai parlamentari nelle Commissioni e anche negli ordini del giorno sui quali il Governo è chiamato ad esprimere una valutazione.
Sono numerosi gli ordini del giorno, a testimoniare la forte sensibilità e interesse del Parlamento alle questioni di cui il provvedimento si è fatto carico. Vi è una vasta gamma di questioni toccate dagli ordini del giorno, ma c'è un minimo comune denominatore che mi sembra sia l'obiettivo di venire incontro alle esigenze di semplificazione e razionalizzazione esprimendo una forte attenzione alle tematiche sociali.
Questi ordini del giorno, visti dal punto di vista del Governo, si collocano su una gamma piuttosto ampia che va da una sintonia forte con gli orientamenti del Governo medesimo per la sua azione futura - mi riferisco, soprattutto, alla discussione di quello che sarà il contenuto della legge delega fiscale che presto, nelle prossime settimane, il Parlamento e, in particolare, questo ramo del Parlamento, affronterà - fino ad una serie di questioni sulle quali il Governo è meno in sintonia e sulle quali non ha comunque finora posto attenzione.
Tuttavia, ci sembra difficile trarre una linea netta di confine tra questi due estremi. Si tratta, comunque, di questioni che ad avviso del Governo meriterebbero tutte una valutazione. L'orientamento del Governo, quindi, in conclusione, è di accettare tutti gli ordini del giorno presentati purché siano riformulati, nella parte che impegna il Governo, in termini di impegno «a valutare l'opportunità di». Ciò trasversalmente su tutti gli ordini del giorno, sebbene alcuni già vanno in questo senso. Il parere, quindi, è favorevole purché siano tutti riformulati in termini di «valutare l'opportunità di».
Riguardo, in particolare, all'ordine del giorno Bernardo n. 9/5109-AR/125, il Governo concorda con il proponente perché siano soppresse le ultime tre righe.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bernardo n. 9/5109-AR/125 devono quindi intendersi soppresse le ultime tre righe; poi, successivamente, sentiremo se il proponente è d'accordo con questo parere del Governo.
Il Governo, quindi, ha accettato tutti gli ordini del giorno presentati a condizione che siano riformulati nel senso di inserire all'inizio del dispositivo le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di». Se non vi sono obiezioni, procederò in questo modo: poiché, come voi sapete, a mezzogiorno Pag. 25abbiamo la diretta televisiva, elencherò velocemente gli ordini del giorno presentati; chi ha osservazioni circa la riformulazione del Governo (per esempio l'onorevole Scilipoti ha già chiesto di parlare), nel senso di dire se è d'accordo o meno o vuole il voto, può chiedere la parola.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Giulietti n. 9/5109-AR/1, Froner n. 9/5109-AR/2, Siragusa n. 9/5109-AR/3, Burtone n. 9/5109-AR/4, Beltrandi n. 9/5109-AR/5, Morassut n. 9/5109-AR/6, Fontanelli n. 9/5109-AR/7, Albini n. 9/5109-AR/8, Marchi n. 9/5109-AR/9, Pagano n. 9/5109-AR/10, Antonio Pepe n. 9/5109-AR/11, Beccalossi n. 9/5109-AR/12, Distaso n. 9/5109-AR/13, Lombardo n. 9/5109-AR/14, Commercio n. 9/5109-AR/15, Bucchino n. 9/5109-AR/16, Fedi n. 9/5109-AR/17, Sarubbi n. 9/5109-AR/18, De Pasquale n. 9/5109-AR/19, Braga n. 9/5109-AR/20, Mariani n. 9/5109-AR/21, Tullo n. 9/5109-AR/22, Proietti Cosimi n. 9/5109-AR/23, Costa n. 9/5109-AR/24, Patarino n. 9/5109-AR/25, De Camillis n. 9/5109-AR/26, Compagnon n. 9/5109-AR/27, Cera n. 9/5109-AR/28 e Galletti n. 9/5109-AR/29, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5109-AR/30, accettato dal Governo, purché riformulato.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno impegna il Governo «a valutare la possibilità, attraverso successivi provvedimenti legislativi di esentare dal pagamento dell'IMU...». Che cosa significa, che viene accettato punto e basta? Oppure ci sono delle modifiche? Non ho capito.

PRESIDENTE. La Presidenza ha recepito che, come per tutti gli altri ordini del giorno, viene accettato il testo così com'è proposto con l'introduzione delle parole: «a valutare l'opportunità di». Chiedo, comunque, al rappresentante del Governo di chiarire il suo parere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esattamente così, chiediamo che si impegni il Governo «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Sta bene. Siccome, però, l'onorevole Scilipoti sostiene che nel suo ordine del giorno vi sia già contenuta l'indicazione «a valutare la possibilità», mi sembra che qui il parere è addirittura favorevole nel senso che non c'è neanche la riformulazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marmo n. 9/5109-AR/31, Gianni n. 9/5109-AR/32, Simonetti n. 9/5109-AR/33, Forcolin n. 9/5109-AR/34, Bitonci n. 9/5109-AR/35, Vanalli n. 9/5109-AR/36 e Bragantini n. 9/5109-AR/37, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno; Fedriga n. 9/5109-AR/38; Pastore n. 9/5109-AR/39; Montagnoli n. 9/5109-AR/40; Volpi n. 9/5109-AR/41; Cavallotto n. 9/5109-AR/42; Fabi n. 9 /5109-AR/43; Maggioni n. 9/5109-AR/44; Allasia n. 9/5109-AR/45; Buonanno n. 9/5109-AR/46; Rivolta n. 9/5109-AR/47; Chiappori n. 9/5109-AR/48; Follegot n. 9/5109-AR/49; Munerato n. 9/5109-AR/50; Grimoldi n. 9/5109-AR/51; Fugatti n. 9/5109-AR/52; Comaroli n. 9/5109-AR/53; Gidoni n. 9/5109-AR/54; Fava n. 9/5109-AR/55; Isidori n. 9/5109-AR/56; Goisis n. 9/5109-AR/57; Reguzzoni 9/5109-AR/58; Rondini n. 9/5109-AR/59; Rainieri n. 9/5109-AR/60; Crosio n. 9/5109-AR/61; Togni n. 9/5109-AR/62; Alessandri n. 9/5109-AR/63; Lanzarin n. 9/5109-AR/64; Torazzi n. 9/5109-AR/65; Meroni n. 9/5109-AR/66; Fogliato n. 9/5109-AR/67; Negro n. 9/5109-AR/68; Callegari n. 9/5109-AR/69; Caparini n. 9/5109-AR/70; Polledri n. 9/5109-AR/71; Consiglio n. 9/5109-AR/72; Stucchi n. 9/5109-AR/73; Giancarlo Giorgetti n. 9/5109-AR/74; Zeller n. 9/5109-AR/75; Nicco n. 9/5109-AR/76; Brugger n. 9/5109-AR/77; Tommaso Foti n. 9/5109-AR/ Pag. 2678; Lo Moro n. 9/5109-AR/79; Zamparutti n. 9/5109-AR/80; Bergamini n. 9/5109-AR/81; Graziano n. 9/5109-AR/82; Barbaro n. 9/5109-AR/83; Scanderebech n. 9/5109-AR/84; Paglia n. 9/5109-AR/85; Giorgio Conte n. 9/5109-AR/86; Menia n. 9/5109-AR/87; Di Biagio n. 9/5109-AR/88; Messina n. 9/5109-AR/89; Di Giuseppe n. 9/5109-AR/90; Di Stanislao n. 9/5109-AR/91; Di Pietro n. 9/5109-AR/92; Zazzera n. 9/5109-AR/93; Di Vizia n. 9/5109-AR/94; Paladini n. 9/5109-AR/95; Aniello Formisano n. 9/5109-AR/96; Piffari n. 9/5109-AR/97; Leoluca Orlando n. 9/5109-AR/98; Cimadoro n. 9/5109-AR/99; Mura n. 9/5109-AR/100; Monai n. 9/5109-AR/101; Porcino n. 9/5109-AR/102; Favia n. 9/5109-AR/103; Evangelisti n. 9/5109-AR/104; Donadi n. 9/5109-AR/105; Palomba n. 9/5109-AR/106; Borghesi n. 9/5109-AR/107; Palagiano n. 9/5109-AR/108; Rota n. 9/5109-AR/109; Barbato n. 9/5109-AR/110; Rubinato n. 9/5109-AR/111; Carella n. 9/5109-AR/112; Lovelli n. 9/5109-AR/113; Garavini n. 9/5109-AR/114; Narducci n. 9/5109-AR/115; Bocci n. 9/5109-AR/116; Causi n. 9/5109-AR/117; Sereni n. 9/5109-AR/118; Fogliardi n. 9/5109-AR/119; Berardi n. 9/5109-AR/120; Alberto Giorgetti n. 9/5109-AR/121; Bonciani n. 9/5109-AR/122; Romele n. 9/5109-AR/123; Savino n. 9/5109-AR/124, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/5109-AR/125, accettato dal Governo, purché riformulato.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, resta inteso dunque che, nella riformulazione proposta dal Governo, rimane il primo periodo del dispositivo e viene invece soppresso il secondo periodo. Pertanto la parte che riguarda l'IMU e l'una tantum rimane.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/5109-AR/125, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Garagnani n. 9/5109-AR/126; Mario Pepe (Misto-R-A) 9/5109-AR/127; Giammanco n. 9/5109-AR/128; Marinello n. 9/5109-AR/129; Pini n. 9/5109-AR/130; Bonino n. 9/5109-AR/131; Ventucci n. 9/5109-AR/132; Marchignoli n. 9/5109-AR/133; Del Tenno n. 9/5109-AR/134; Contento n. 9/5109-AR/135, accettati dal Governo, purché riformulati.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta, avranno inizio alle ore 12, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha disposto che lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto abbia luogo con ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, noi Liberal Democratici annunciamo il nostro voto favorevole al provvedimento odierno, un provvedimento di vera e propria manutenzione legislativa in materia fiscale, che non ha quindi la natura di una riforma fiscale in senso proprio, peraltro demandata alla cosiddetta delega fiscale, varata tre giorni fa dal Pag. 27Consiglio dei Ministri. Dopo una complessa gestazione in sede referente si è puntato sull'obiettivo di migliorare e rendere più chiari ed efficaci i rapporti fra i cittadini ed il fisco. Alcune disposizioni poi hanno sicuramente il pregio di rafforzare la lotta all'evasione fiscale, un tema a noi Liberal Democratici caro e quanto mai significativo in questo periodo di pesante crisi economica. Ma soprattutto quello odierno è un provvedimento fortemente connotato dall'articolo 4 in materia di IMU. Il Governo, prevedendone la rateizzazione, ha tentato di alleggerire il peso che il pagamento di tale imposta comporta per i cittadini, peso che comunque rimane rilevante. Al riguardo volevo sottolineare che avevamo anche presentato un emendamento in materia di dimore storiche per cercare di chiarire l'applicazione dell'IMU appunto per le dimore storiche. Sappiamo che esse costituiscono un vanto nazionale, fanno parte del nostro patrimonio storico-culturale, che è unico - pur appartenendo a privati - e che viene costituzionalmente garantito dall'articolo 9. Ebbene, noi, con l'emendamento in esame, cercavamo di far sì che vi fosse una norma di interpretazione autentica dell'articolo 9 del decreto legislativo del marzo 2011. Questo perché volevamo andare nella direzione di tutelare quello che sembra, ed è sicuramente, un settore che costituisce indubbiamente un volano per la crescita economica del nostro Paese. In questo il Governo ha fatto una parte. Noi ci auguriamo che per il futuro si completi l'operazione, e cioè che le pur lodevoli disposizioni che oggi sono presenti nel provvedimento, trovino però un seguito, affinché non vada disperso quel patrimonio che è comune a tutti noi. Annunciamo quindi il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, come deputati della Sudtiroler Volkspartei, noi abbiamo espresso un voto di astensione sulla questione di fiducia e ci asterremo anche nel voto finale sul decreto-legge in materia di semplificazioni tributarie. Il nostro giudizio è che nel provvedimento non prevalgano le ragioni di sostegno all'economia reale, che dovrebbero essere prioritarie in assenza di crescita e con una pressione fiscale ai suoi massimi livelli, mentre avrebbero dovuto essere più strutturali e dunque più efficaci le misure positive di riordino e di semplificazione. Giudichiamo invece di buonsenso le modifiche introdotte, che consentono ai cittadini di non essere esclusi dai benefici di natura fiscale a causa di una semplice violazione formale di obblighi di comunicazione. Valutiamo però negativamente l'aver consentito il pagamento in contanti esclusivamente ai cittadini non comunitari. È una discriminazione nei confronti dei cittadini comunitari e dei cittadini italiani che non ha ragione di essere, mentre sarebbe stato essenziale, in una situazione di crisi, come abbiamo sostenuto nei nostri emendamenti, evitare aggravi per le imprese attive nel turismo, specie nelle aree di confine con altri Paesi europei, ove non vigono questi divieti di pagamento in contanti. Non condividiamo inoltre la soppressione della norma introdotta al Senato che avrebbe esonerato tutte le borse di studio dall'IRPEF.
Consideriamo positive le correzioni in materia di immobili storici, anche se non ancora sufficienti, tuttavia resta la forte criticità nei confronti di questo intervento, con efficacia retroattiva in più parti. Per questi motivi, si spiega il nostro voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la componente dei Repubblicani- Azionisti voterà a favore del provvedimento all'esame dell'Assemblea, apprezzando alcuni punti, che riassumerò brevemente: la semplificazione degli adempimenti previsti a carico dei soggetti passivi di IVA in relazione alla comunicazione Pag. 28delle operazioni rilevanti soggette all'obbligo di fatturazione; la norma riguardante i poteri di accertamento dell'Agenzia delle entrate, che non potrà elaborare liste di contribuenti su segnalazione (un fatto veramente disdicevole); il miglioramento e la semplificazione del procedimento relativo alla chiusura delle partite IVA inattive. Abbiamo apprezzato i ridotti limiti di pignorabilità degli stipendi ai fini fiscali e la limitazione agli espropri immobiliari solo per i debiti fiscali superiori a 20 mila euro.
Vi sono, quindi, una serie di motivi per cui noi Repubblicani e Azionisti abbiamo apprezzato il provvedimento in oggetto. Tuttavia, fin da ora, vogliamo lasciare traccia al Governo di una nostra profonda preoccupazione, e sappiamo di interpretare una profonda incertezza del futuro da parte degli italiani: la pressione fiscale è al limite della sopportazione, signor Presidente. Apprezziamo la volontà del Governo espressa con un provvedimento - lo abbiamo detto - circa la semplificazione di alcuni procedimenti, tuttavia, il punto essenziale riguarda la necessità di ridurre altrettanto presto la pressione fiscale.
Lo ripetiamo, oggi, a futura memoria: l'obiettivo della riduzione e del risanamento della spesa pubblica non può più far leva sull'inasprimento fiscale, anche perché, finora, la pressione fiscale ha impoverito il ceto medio produttivo, i dipendenti pubblici e i dipendenti privati: essi sono fra i più poveri d'Europa. Inoltre, non vogliamo trascurare l'aspetto che riguarda l'inasprimento fiscale che è in atto e che ha raggiunto limiti eccessivi verso le imprese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE OSSORIO. Ecco perché, nell'apprezzare il provvedimento, vogliamo che nell'agenda del Governo sia inserito ed appuntato questo riferimento essenziale.
Noi crediamo che, se l'economia italiana potrà avere un rilancio, esso sarà legato essenzialmente alla riduzione fiscale. Poiché il Governo nei prossimi tempi dovrà affrontare questo tema, è essenziale ed importante che sappia, fin da ora, che la componente dei Repubblicani- Azionisti sarà vicina al Governo, a patto e condizione che su questo argomento ascolti anche i gruppi minori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la componente del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia, esprime un voto positivo alla conversione in legge del decreto-legge sulla semplificazione fiscale. È, in altri termini, un atto di fiducia nei confronti di questo Governo.
Non ci siamo mai nascosti la durezza e la profondità della crisi, che impone una svolta sui modelli di vita e dei consumi non solo degli italiani, ma, generalmente, del mondo occidentale. Qui emerge la necessità di riforme strutturali, profonde, improntate a efficienza, giustizia, trasparenza ed equilibrio dei pesi tra le generazioni.
Noi abbiamo anche apprezzato, in questi giorni, le iniziative annunciate dal Governo orientate ad una ripresa dello sviluppo, una ripresa difficile, ma assolutamente necessaria. Se non vogliamo avere una memoria breve, dobbiamo ricordare i mesi che ci siamo lasciati dietro le spalle: torniamo seriamente alla drammaticità del dibattito di dicembre e non dimentichiamo la superficialità di tante analisi dei due anni precedenti anche da parte di oppositori attuali del Governo.
Solo a dicembre c'era il rischio Grecia: un rischio - quello sì - drammatico. E la decisione dell'IMU è stata assunta a dicembre. Meravigliarsi ora dei suoi effetti è fare una cattiva politica. Giuste le precisazioni introdotte, ma era meglio evitare la discussione retorica e strumentale sul pagamento in tre rate. Se applicato, non vi sarà alcun vantaggio per il contribuente, in quanto a metà settembre dovrebbe già pagare, comunque, i due terzi, mentre è assicurata la messa in crisi dei sistemi Pag. 29informatici dei comuni, costruiti sull'acconto e sul conguaglio. Sarà necessario acquistare nuovi software.
Si prospetta ancora un anno di duri sacrifici, ma per chiederli al nostro Paese è necessaria una classe dirigente che sia all'altezza. Essa, per questo, deve avere un grande rigore morale. Colpisce in questi giorni l'inadeguata consapevolezza sulla crisi dei partiti e sull'impatto relativo al cosiddetto finanziamento pubblico. I casi Lusi, Belsito, lingotti, diamanti dimostrano che distanza c'è tra quello che offriamo e quello che dovremo mettere in campo. La questione, purtroppo, riguarda questi partiti e questa politica: in sintesi, la qualità più profonda del nostro sistema democratico.
E anche l'annuncio, il preannuncio di un'iniziativa di cooptazione o di cattura di Ministri del Governo attuale, appare come un errore perché avviene nel quadro non di una modifica dell'assetto politico, ma di una sua sostanziale conferma e irrigidimento. Penso che non sia il momento di tentare ulteriori furbizie. L'articolo 49 della Costituzione indica la strada maestra. I partiti o diventano case di vetro o muoiono. E dimezziamo da subito i rimborsi delle cosiddette spese elettorali. Altro che antipolitica, noi creiamo le condizioni per l'antipolitica.

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, la invito a concludere.

BRUNO TABACCI. Colpisce anche la pretesa arrogante di mantenere aree di vantaggi inaccettabili come l'assegnazione gratuita delle frequenze televisive. La nuova politica deve saper indicare una linea per il Paese di un rigore morale e civico inattaccabile, perché la pratica essa stessa. Per questo, i comportamenti devono essere conseguenti. Monti, da questo punto di vista, è stato ineccepibile e ha dato qualche segno che è stato certamente individuato anche fuori dall'Italia, ma non basta: l'aria deve diventare più respirabile anche per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente Buttiglione, signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, intervengo in nome e per conto della componente politica Misto-Grande Sud-PPA, per esprimere il nostro voto al decreto-legge A.C. 5109-A/R, oggi al nostro esame, che comprende norme in materia di semplificazione fiscale e tributaria.
La componente politica Grande Sud-PPA, dopo aver votato favorevolmente i decreti-legge sulle liberalizzazioni e sulle semplificazioni, ritiene altrettanto doveroso, a testimonianza del grande senso di responsabilità politica e per l'interesse del Paese, votare favorevolmente anche quest'oggi.
Signor Presidente Buttiglione, la pressione fiscale e tributaria italiana, con il suo 45 per cento, risulta oggi tra le più imponenti d'Europa. Di certo questo non ci fa onore nei confronti della Comunità europea, né nei confronti degli investitori, ma soprattutto non ci fa onore nei confronti degli italiani tutti. Per questo motivo il nostro auspicio, l'auspicio del movimento politico Grande Sud-PPA è che con questo decreto-legge di semplificazione fiscale si possano finalmente gettare le basi per una vera riforma fiscale, più forte e più equa, finalmente a favore dei contribuenti nei confronti dello Stato.
Con questo provvedimento governativo, sicuramente migliorato in sede di VI Commissione (Finanze) alla Camera dei deputati, è stato fatto tanto ed è nostro dovere politico e morale cercare di fare di più. Fondamentale è stato rateizzare il pagamento dell'imposta municipale unica sull'abitazione principale in due o tre rate, al fine di agevolare gli utenti, così come è stato altrettanto indispensabile sbloccare i fondi che spettano alle regioni per l'edilizia sanitaria e per il trasporto pubblico locale.
Tali cifre ammontano a un miliardo di euro. Altrettanto significativo è stato lo slittamento del termine dei pagamenti di Pag. 30stipendi e pensioni in contanti di importo superiore ai mille euro, da parte della pubblica amministrazione; slittamento fissato al primo luglio.
Tra i contenuti del decreto-legge, non ci ha convinto, invece, cari signori del Governo, il tema relativo alle frequenze TV. La mia componente politica non ha votato l'emendamento in Commissione in quanto, a nostro avviso, non vi è nessun nesso, nessuna logica, tra il decreto fiscale, oggi in esame, e il tema delle frequenze TV. Tuttavia, il sottosegretario Ceriani sa benissimo che la mia componente politica, Grande Sud, ha proposto al Governo di creare una commissione ad hoc che possa organizzare al meglio le gare per il sistema radio-televisivo nazionale.
Su tutto, indispensabile, in questo decreto-legge, è stato tutelare i giovani da ulteriori carichi fiscali; le borse di studio rimarranno esentasse, e grazie a un emendamento che porta la mia firma, approvato in Commissione, non si applicherà più l'imposta di registro e di bollo alle fideiussioni sui contratti di locazione stipulati per gli studenti universitari. Giovani studenti che dovranno rappresentare il futuro del nostro Paese, e la sua futura classe dirigente; giovani che non dobbiamo più chiamare né cervelli in fuga né, tanto meno, talenti in uscita, ma bensì, risorse indispensabili per il futuro del Paese.
Altresì è importante evidenziare che in questo decreto ci sono una serie di provvedimenti tesi a contrastare l'increscioso fenomeno dell'evasione fiscale. Signor Presidente, Grande Sud è una componente politica ottimista e non disfattista, è una componente politica realista e non demagoga e quindi vediamo di buon auspicio i recenti segnali di ripresa economica del Paese, quali il calo del debito pubblico e la discesa dello spread, pur restando ancora alte alcune tensioni e contraddizioni che affliggono il Paese. Mi riferisco, in particolare, al debito della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, al taglio degli incentivi sulle energie rinnovabili, che rischierebbe di far morire la green economy, al continuo aumento delle accise sui carburanti, che sta portando ad un abbassamento dei consumi e quindi all'inflazione, ai settori in crisi come l'industria, l'edilizia, l'agricoltura, la pesca e il commercio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, mi avvio alle conclusioni dicendo che l'obiettivo fondamentale per il Paese e per tutti gli italiani è quello di raggiungere, entro il 2013, il pareggio di bilancio e noi di Grande Sud, ribadendo il nostro voto a favore del decreto-legge in esame, lavoreremo e ci impegneremo con il Governo per raggiungere insieme questo importante traguardo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, dopo i decreti-legge «salva Italia» e «cresci Italia», arriva quello sulle «semplificazioni tributarie»; vi consigliamo un cambio di titolo; mettete il vero titolo: «nuove tasse per i soliti noti e recessione per i prossimi due anni», altro che «cresci Italia». Dall'alto delle vostre poltrone state uccidendo l'economia sana, le famiglie, state suicidando le imprese e gli imprenditori per favorire banche, petrolieri e assicuratori. State svuotando i portafogli degli italiani onesti. È giusto contrastare l'evasione - e noi siamo con voi nel contrasto all'evasione - ma questo va fatto con atti concreti, con atti veri, che ancora noi, oggi, non abbiamo visto. State assumendo i difetti della peggiore politica, promettete oggi per disattendere domani. Vogliamo parlare delle norme anticorruzione? Vogliamo parlare del fondo taglia tasse sbandierato un giorno e l'indomani ritirato? Vogliamo parlare delle società a un euro per i giovani che avrebbero dovuto mettere in moto l'economia? Dovrebbero essere o ricchi, i giovani da un euro, o premi Nobel perché provate ad accompagnarli in banca con un euro di capitale sociale a chiedere finanziamenti! Vedete Pag. 31come li ricevono, li manderanno via a calci (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Avete eliminato dal contesto sociale i disoccupati, non se ne parla più; ormai il problema italiano sono gli occupati che stanno per perdere il posto di lavoro. Vi occupate non di creare nuova occupazione ma di come licenziare meglio, e del problema dell'articolo 18. Siete andati in giro per il mondo; il Presidente è andato in giro dappertutto e ci è venuto a raccontare, distraendoci per colpire meglio, perché non si investe in Italia: non si investe perché c'è l'articolo 18. Noi riteniamo che l'articolo 18 sia una garanzia per i lavoratori onesti ma che non c'entra niente con gli investimenti.
Siate onesti anche voi, per una volta; il Presidente, lo dica: cosa gli hanno detto gli imprenditori all'estero? Gli hanno detto la verità, ossia che non investono in Italia perché vi è una burocrazia asfissiante, sulla quale voi non siete intervenuti; un costo dell'energia tra i più alti del mondo, sul quale non siete intervenuti, anzi, l'avete aumentato; un costo del lavoro che è il più elevato (attenzione, non lo stipendio dei lavoratori, che è tra i più bassi, ma il costo da pagare allo Stato per il lavoro); e da ultimo, le tasse.
Badate, le tassazioni italiane sono le più alte d'Europa: siamo al 48 per cento per le imprese, a fronte di una media europea del 23 per cento. Ma qual è quel pazzo di imprenditore che viene ad investire in queste condizioni in Italia? Altro che articolo 18! E voi litigate pure sul numero degli esodati. Sono 65 mila? Sono 130 mila? Sono lavoratori in grave difficoltà, perché hanno perso la pensione ed il posto di lavoro, e voi fate finta di non comprenderlo.
Ancora, ci minacciate quotidianamente con la questione della Grecia, fino a ieri in conferenza stampa. Basta! Lo stiamo già vivendo l'effetto Grecia in Italia, ditelo con chiarezza! In Grecia hanno abbassato gli stipendi lasciando invariati i costi. In Italia, cosa avete fatto? Avete lasciato gli stipendi invariati agli statali, dopo di che avete aumentato le tasse, l'IMU, la benzina e il costo dell'energia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Tutto ciò riducendo il potere di acquisto di ogni famiglia - attenzione, è un dato accertato - per 2467 euro. Capite bene: altro che incremento, altro che crescita! State tirando dalle tasche degli italiani gli ultimi spiccioli che rimangono. L'ultima è stata l'accisa eventuale per finanziare la Protezione civile. Ma volete smettere? È necessario un approccio diverso: andate a guardare gli abusi che sono avvenuti nella Protezione civile nell'era Bertolaso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Andate a guardare le modalità di appalto della Protezione civile: trattativa privata, negli ultimi anni, per 10 miliardi di euro.
Se faceste delle aste ed interveniste su questo - ciò vi chiediamo - risparmiereste tanti soldi e non vi sarebbe per niente bisogno di aumentare le accise del 10 per cento. Ma questo, purtroppo, non lo fate.
Il Presidente del Consiglio ha dichiarato, giusto ieri, che non avete ideone. Ma noi vogliamo piccole idee. Non le avete? Ve le diamo noi, delle piccole, buone idee, anche a costo zero, ma che servono per mettere in moto l'economia, non per puntare ad una recessione che voi avete conclamato fino a ieri: finanziare famiglie e imprese, questo è determinante.
Per questo, vi chiediamo: ma che fine hanno fatto i 256 miliardi di euro finanziati dalla BCE alle banche italiane? Abbiamo presentato due interrogazioni, una in Europa e una qui in Parlamento, per sapere che fine hanno fatto questi miliardi. Voi sapete che fine hanno fatto? Hanno comprato titoli di Stato? Hanno risolto i problemi dei loro bilanci? Se avessero investito solo il 25 per cento di tale somma - e su questo avreste dovuto vigilare -, questa sarebbe stata il doppio della manovra che ci state imponendo, per la quale la gente non ce la fa più ad andare avanti. Sarebbero stati 60 miliardi di euro, non da regalare, ma da investire sulle famiglie e sulle imprese.
E poi, pagateli i debiti dello Stato, anziché consentire alle imprese, con questo Pag. 32provvedimento che oggi andiamo ad approvare, di scontare in banca i propri crediti. Capite bene che già un imprenditore non ce la fa, e si deve presentare in banca con il credito certificato. Ma per quanto tempo dovrà anticipare? E a che tasso? Pagate i debiti tagliando la spesa pubblica, anziché dire di andare in banca a rafforzare, da un lato, le banche, e, dall'altro, ad indebolire ancora di più gli imprenditori.
Sul fisco, inoltre, un altro passaggio. Un fisco equo è un fisco che sa distinguere tra chi non vuole pagare le tasse e chi non può pagare le tasse. Voi questa distinzione non l'avete fatta, ma va fatta.
Avete prorogato agli scudati il termine per far rientrare i propri capitali. Attenzione, in Russia stanno facendo lo scudo fiscale: voi ci avete messo mano con l'1,5 per cento, mentre in Russia l'aliquota per lo scudo fiscale parte da un minimo del 9 ad un massimo del 20 per cento. Tutto ciò nella Russia di Putin, e noi in Italia siamo al 6,5 per cento! Avete prorogato il termine per far pagare gli scudati e non avete bloccato le procedure di Equitalia sulle prime case degli italiani che non ce la fanno a pagare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È questo il modo di essere equi? Aiutare chi non ce la fa, rateizzare, dare la possibilità di pagare e abbassare gli aggi di Equitalia, anche questo va fatto. In un momento di difficoltà, abbassiamoli gli aggi e non puntiamo ai guadagni assoluti.
Sull'IMU: siete talmente condizionati che avete fatto pagare gli anziani ricoverati in casa di cura e non le fondazioni bancarie. Ma vi pare normale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Avete fatto pagare sulle dimore storiche italiane, che sono patrimonio di cultura. Avete fatto pagare gli agricoltori. È stato approvato, anche stamattina, un ordine del giorno sull'esenzione dell'IMU agricola; ne sono stati approvati tre a mia prima firma, da questo Parlamento.
Eppure avete tassato stalle, fienili e beni strumentali, altro che aiutare l'agricoltura! Solo un milione di famiglie ci vive e solo 20 mila aziende hanno chiuso.
Beauty contest: ci avevamo sperato, lo devo dire con franchezza. Certo, il fatto che il presidente di Mediaset, Confalonieri, abbia impugnato al TAR, ci dice che stiamo sulla strada giusta, però è vero anche il contrario: attenzione alle fregature a latere. Il presidente Di Pietro ha presentato proprio questa mattina un'interrogazione parlamentare, perché non vorremmo che, nei centoventi giorni che servono ad Agcom come al Ministero per stabilire i criteri per le aste, ci sia una trattativa privata sottostante che elimini l'intervento della rinunzia e dello stop al beauty contest.
Già abbiamo qualche notizia; ve la diamo, così poi non vi svegliate e dite che non lo sapevate. Vuoi vedere che rendono inutile l'asta perché trasformano le frequenze, nel recepimento della direttiva n. 140 del 2009 dell'Unione europea che avete discusso in Consiglio dei Ministri il 6 aprile, dei videofonini, già assegnate gratuitamente, in frequenze per il digitale terrestre, sostanzialmente annullando l'utilità dell'asta?
Oppure penserete di ridurre del 50 per cento l'affitto dell'etere? O ancora: in base all'ultimo emendamento di ieri in Commissione i fondi provenienti dall'asta andranno in un fondo di rotazione a vantaggio della tecnologia e dell'innovazione, però - attenzione, ecco la fregatura - al netto del pagamento delle indennità che spettano a chi ha rinunziato al beauty contest. Vuoi vedere che alla fine chi partecipa all'asta sarà anche indennizzato e, quindi, i soldi che pagherà per il beauty contest li riprenderà come indennizzo e, alla fine, non pagherete assolutamente niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
È vero, il Presidente Monti ha chiesto che i partiti facciano anche loro la loro parte. È giusto: crediamo che la prima cosa che devono fare i partiti è rinunziare al finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi dell'Italia dei Valori lo abbiamo fatto concretamente, non con la leggina o con la proposta di «ABC» che alla fine è veramente Pag. 33elementare, ma che non molla la preda, perché lascia invariati i finanziamenti.
Noi abbiamo presentato, dicendo un secco «no» al finanziamento, un referendum e da domani inizieremo la raccolta delle firme per iniziativa popolare, ma abbiamo rinunziato anche all'ultima tranche che non daremo a disposizione di tutti - sia chiaro - perché poi se la prendono gli altri partiti, ma la daremo allo Stato con un vincolo di destinazione a favore dei più deboli e di chi ha più problemi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Presidente Monti - anche se non c'è - avete detto di voler fare dell'equità una bandiera, ma di equo, fino ad oggi, non abbiamo visto niente. Equità, Presidente, non è certo il contenuto di questo decreto-legge e gli italiani, purtroppo, se ne sono accorti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, Popolo e Territorio voterà a favore di questo decreto-legge sulla semplificazione tributaria e sul potenziamento delle procedure di accertamento. Cogliamo in questo provvedimento normativo alcuni aspetti positivi, come il riferimento alla riscossione che viene modificata, quanto al sistema della rateizzazione.
Vengono introdotte norme importanti che superano le difficoltà operative segnalate dagli operatori economici e si semplificano gli adempimenti previsti a carico dei soggetti passivi di IVA, si introducono facilitazioni per le imprese, per i contribuenti che attengono ai pagamenti in contanti, vengono semplificati obblighi di fatturazione e registrazione, si va verso una sorta di contabilità semplificata, in qualche modo vengono accentuate le misure di contrasto all'evasione e viene anche innovata la deducibilità fiscale dei cosiddetti costi da reato.
Insomma, c'è una serie di interventi che indubbiamente ha un elemento di positività. Si tratta di interventi però - consentitemi di dire - parziali rispetto al quadro complessivo di semplificazione tributaria che ci saremmo aspettati e c'è un argomento, in particolare, sul quale brevemente mi voglio soffermare e che non ci vede assolutamente in linea con le posizioni che sono state assunte dal Governo all'interno di questo provvedimento.
Ci riferiamo soprattutto all'IMU, una tassa che, per quanto mi riguarda, continuo a contrastare e a contestare perché è un balzello iniquo che colpisce la proprietà immobiliare e colpisce il cittadino.
Le conseguenze perniciose dell'IMU le avremo di qui a non molto quando, indipendentemente dalla rateizzazione, questo balzello graverà enormemente sul contribuente italiano e andrà a ledere quel sacrosanto principio della proprietà privata.
Aggiungo che mi auguro che davvero si possa perlomeno accettare quello che da qualche parte viene proposto, cioè il tentativo di consentire che questo balzello abbia una durata riferita soltanto al 2012 e possa definitivamente scomparire del 2013. Tra l'altro, è stato creato un vero e proprio pasticcio dal punto di vista della riduzione del suo impatto in termini di rateizzazione perché abbiamo scaricato sui comuni e sugli enti locali un'ulteriore responsabilità e un ulteriore intervento sostitutivo che oggi le finanze locali non sono in grado di garantire.
Detto questo, consentitemi però, colleghi e Presidente del Consiglio, di soffermarmi su altre questioni che in questi giorni stanno fortemente preoccupando gli italiani e che riguardano anche quello che è emerso dal documento economico e finanziario che è stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri.
Non ci aspettavamo granché da questo documento economico e finanziario sapendo che ormai siamo in una fase recessiva e che nessuno ha la bacchetta magica per uscire da questa situazione che rischia sostanzialmente di implodere nel nostro Paese. Tuttavia, ci saremmo aspettati Pag. 34dal Governo tecnico un qualcosa di più almeno sotto il profilo dell'indirizzo, per capire dove l'Italia possa cogliere le opportunità di crescita e di sviluppo.
Mentre noi parliamo abbiamo dati che sono assolutamente scoraggianti a livello interno e a livello europeo. Abbiamo un ISTAT che fotografa un Paese che è sempre più povero e ci dice che ormai i consumi stanno crollando e una fascia significativa del ceto medio sta ormai viaggiando verso un sistema di indigenza e di povertà assoluta. Abbiamo il Fondo monetario internazionale che ci dice che l'Italia è fuori target, ancora in deficit nel 2013 e, al di là di quelli che sono gli annunci che anche ieri sono stati fatti dal Governo, c'è un buco di 20 miliardi di euro che bisogna sanare per consentire di avere il pareggio di bilancio nel periodo che abbiamo prefissato con i nostri interventi finanziari.
C'è ancora uno spostamento sostanziale del carico tributario che continua a colpire il ceto produttivo, il sistema delle piccole e medie imprese. Come si fa a reggere a livello sociale, a livello economico e produttivo quando c'è un cuneo fiscale che è il più pesante in Europa e abbiamo una tassazione che ormai viaggia intorno al 45,1 per cento? Questo è il problema drammatico con la disoccupazione dilagante che aumenta in termini percentuali e che colpisce in maniera ancora più significativa l'occupazione giovanile.
Io mi auguro che ci possa essere qualche aggiustamento della riforma sul mercato del lavoro per consentire alle imprese di riprendersi e per evitare che ci sia un milione di disoccupati in più grazie a meccanismi distorsivi che rendono rigido quel mercato e non flessibile.
Ma, detto questo, io voglio richiamare il Governo su alcune proposte concrete che noi abbiamo voluto fare. Il Capo dello Stato, non più tardi di ieri, ha detto che il Governo deve fare interventi concreti. Noi ne abbiamo segnalati due in particolare, uno che riguarda la vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Abbiamo proposto di poter usare la Cassa depositi e prestiti come serbatoio per alimentare una liquidità nei confronti degli enti locali proprietari di immobili in modo da smobilitare risorse e far sì che gli enti, che pur debbono rispettare il Patto di stabilità, possano essere messi nelle condizioni di vendere il loro patrimonio.
Invece, leggiamo sui giornali che la Cassa depositi e prestiti sta per entrare nell'azionariato dell'Acea. Non è questo ciò che serve al Paese. Serve un utilizzo della Cassa depositi e prestiti per ricreare ricchezza e circuito produttivo.
Abbiamo bisogno di intervenire sui fondi pensione complementari. Noi abbiamo accettato con grande positività l'iniziativa del Ministro Passera che ha incominciato a discutere con noi sulla necessità di smobilitare quelle risorse.
Sono qualcosa come 85 miliardi, che possono rientrare nel circuito produttivo invece di finire per il 60 per cento ad alimentare la capacità di competizione dell'imprenditoria che è all'estero e che fa concorrenza a quella italiana, perché quei fondi in gran parte vengono utilizzati sul mercato finanziario estero e, quindi, comprimono e confliggono con la capacità di sviluppo della nostra economia.
Infine, voglio anche io soffermarmi brevemente su quella che è la questione politica fondamentale, perché ieri il Presidente del Consiglio ha richiamato i partiti politici a interrogarsi sul ruolo della politica e a interrogarsi su quello che devono fare per dare segnali positivi a un Paese scoraggiato, piagato e piegato. Rispetto ad un'antipolitica che ormai cavalca ogni dogmatismo, pur di distruggere il sistema politico e il sistema istituzionale, credo che sia arrivato il momento di battere un colpo. La politica si faccia sentire e non si faccia sentire attraverso l'inganno e la perpetrazione di quello che è un finanziamento pubblico dei partiti, che va cancellato. Questo lo vogliamo dire, in particolare, all'onorevole Casini, perché abbiamo letto ieri le sue dichiarazioni in merito al fatto che lui condivide la proposta ispirata dal professor Capaldo che, praticamente, trasforma il finanziamento pubblico in un finanziamento su basi Pag. 35volontarie, con la possibilità di defiscalizzazione per chi contribuisce alla vita del partito nel quale si riconosce.
Ebbene, noi abbiamo depositato quella proposta di legge di iniziativa popolare. È a disposizione di tutti i colleghi, dei 630 deputati. È lì, possono sottoscriverla e possiamo davvero raggiungere un risultato straordinario, che non solo cambia strutturalmente il finanziamento dei partiti, ma costringe tutti i partiti a ripensarsi, non solo adottando sistemi di trasparenza, ma anche ad essere nelle condizioni di rendersi più credibili, di rifondarsi con la democrazia interna, con la capacità di selezione della classe dirigente, con la capacità non di inseguire, onorevole Casini, come abbiamo letto stamane, il sogno di un nuovo contenitore nel quale si inseguono i tecnici del momento. La politica è qualcosa di diverso dalla tecnocrazia. Oggi i tecnici stanno lì e devono continuare a svolgere un ruolo super partes. Non è intelligente, istituzionalmente e politicamente, inseguirli. È sbagliato politicamente e non è intelligente sotto il profilo istituzionale. Se vogliamo che questo Governo faccia le riforme, che gli italiani si aspettano, dobbiamo metterlo nelle condizioni di essere davvero super partes e non essere tirato, per la giacca, da una parte e dall'altra.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Ma dobbiamo anche alzare il livello della capacità critica, perché la politica non può star qui a batter sempre le mani, ma deve avere il coraggio di confrontarsi sui contenuti, sui problemi seri. Noi abbiamo fatto delle proposte concrete. Aspettiamo una risposta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi deputati, signori del Governo, le criticità economiche e sociali del Paese sono drammatiche ed evidenti. A conferma di ciò, le previsioni del Documento di economia e finanza hanno chiarito che l'Italia non è ancora uscita dalla fase di crisi acuta, le cui conseguenze sul bilancio delle famiglie e delle imprese di certo non sono celate. Nelle previsioni, i fondamentali della nostra economia non sembrano destinati a migliorare, almeno nei prossimi due anni. Lungi da noi essere pessimisti ma, dati alla mano, la stagione dei sacrifici rischia di protrarsi ancora. Dunque, un quadro a tinte di certo non chiare ma che ci fornisce una base di partenza per inquadrare insieme lo strumento più adeguato per riportare il Paese in carreggiata. Almeno così si dovrebbe fare. In questo la pressione fiscale gioca un peso determinante. In Italia rischia di rimanere intorno al 45 per cento del PIL fino al 2015. L'avanzo primario, sebbene sia destinato a crescere, dovrà finanziare gli oneri di un indebitamento che la crisi dei debiti sovrani ha reso sempre più pesante.
Non è nostra intenzione additare il Governo come responsabile di misure impopolari e iniziative dolorose. Peccheremmo di una superficialità che non ci appartiene. Ma per salvare l'Italia qualcosa di arduo si dovrebbe pur fare. Ma sono i tempi e i modi a fare la differenza. Se guardiamo indietro, ci rendiamo conto cosa era l'Italia fino a un anno fa, come si è evoluta da novembre ad oggi e quali sono le prospettive future. Ci si rende conto che bisogna svoltare in fretta e con decisione.
Eravamo diventati qualcosa di simile alla Grecia - non me ne vogliano i greci, a cui va la mia solidarietà - e questo non possiamo dimenticarlo: un Paese destinato a fallire ed a scaricare il prezzo del fallimento innanzitutto sui cittadini più poveri, perché, quando le cose peggiorano è la base che risente del maggior peso. L'Italia si cullava nell'illusione di stare meglio degli altri, come ripetevano in maniera irresponsabile non pochi esponenti del Governo precedente. L'impasse greca è stata superata, ma non è lontana, di certo Pag. 36non siamo più «l'osservato speciale» per l'Eurozona, ma questa è una magra consolazione. Abbiamo oltrepassato la voragine, ma davanti a noi gli ostacoli si moltiplicano: una cosa è evitare il baratro, l'altra è ricominciare a correre.
La crescita è quella che ci manca, la fiducia dei cittadini e dei mercati le ricette per riaccendere il motore. Di certo, la partita della crescita non si gioca solo in casa: l'Europa deve avere un ruolo determinante in questo senso, magari attraverso una rinnovata governance dell'euro e delle relazioni economiche e finanziarie dell'eurozona, che consenta realmente di tenere unito un continente potenzialmente diviso dai tassi di crescita e di competitività.
Bisogna avere una visione lungimirante, senza la quale è impensabile rivedere ancora il ruolo ed il futuro dell'Italia. Il nostro Paese è un malato sotto antibiotici, che deve continuare a prenderli finché non finisca l'infezione, ma perché l'infezione finisca non basta fare - come dice il Presidente Monti - i compiti a casa, bisogna avviare una cura più ampia che coinvolga tutti gli attori e più progetti.
Come forza politica che non ha subito, ma ha voluto e consentito - e sappiamo tutti a quale prezzo - la svolta politica rappresentata da questo Esecutivo, ci permettiamo di indicare la direzione di marcia che riteniamo che il Governo debba tenere, non solo per conservare il credito dell'opinione pubblica, ma per favorire quella ripresa che sola ci può mettere al riparo dei rischi del fallimento. Proviamo a spiegarci con alcuni esempi: dal 2000 al 2010 la Svezia, che è un Paese dalla robusta cultura sociale, ha ridotto la pressione fiscale di oltre 5 punti sul PIL e la spesa pubblica di 2 punti, in Italia nello stesso periodo la pressione fiscale è aumentata di un punto e la spesa pubblica di cinque: anche questo spiega la crescita svedese e l'affanno italiano. Ciò non significa che dobbiamo ridurre le tasse e la spesa pubblica domani e fare così un buco nei conti pubblici, ma che non dobbiamo considerare i livelli di tassazione e di spesa una variabile indipendente del nostro sistema economico: più le tasse sono alte, più l'economia è soffocata, più la spesa è alta e più è improduttiva.
Si continua a parlare poi del sommerso come del male assoluto: certo, ma nel contempo non dimentichiamo quanto questo sia legato alla corruzione e quanto influenzano l'andamento economico delle aziende i debiti commerciali pubblici e privati nella pubblica amministrazione che, secondo i dati del Ministro Passera, sfiorano i cento miliardi di euro. Un'azienda italiana su quattro ha ricevuto almeno una cartella esattoriale di Equitalia, ma un quarto di queste vanta crediti nei confronti della pubblica amministrazione. Questa situazione, in cui le imprese arrancano a pagare le tasse allo Stato e le regioni e gli enti locali arrancano a pagare i debiti ai creditori privati, non può essere solo risolta migliorando il sistema di accertamento e di riscossione fiscale. Va reso più efficiente e più giusto il modo in cui l'amministrazione pubblica paga i suoi fornitori. Non si può pensare che la salute economica del Paese dipenda dalla soluzione dell'evasione fiscale.
Inoltre, la crescita passa anche attraverso il superamento dell'intervento d'urgenza per ragionare sul lungo periodo, magari anche attraverso un riequilibrio della tassazione, che rischia di diventare realmente insostenibile.
Come ho già detto, ci vuole più coraggio, il coraggio di guardare avanti e di volerlo fare senza sovrastrutture e senza inutili condizionamenti. Noi questo coraggio lo abbiamo dimostrato e lo vogliamo ribadire in questa sede, perché mentre altri scommettevano sulla caduta dell'euro investendo su oro e diamanti e veicolavano capitali in Africa, noi abbiamo scommesso sul lei, Presidente Monti.
Abbiamo scommesso sulla possibilità che l'Italia si sarebbe rialzata sulle proprie gambe e avrebbe riacceso il motore. Noi siamo quelli che credono, siamo quelli che la mattina si svegliano con l'idea di poter rendere questo Paese un Paese migliore. La politica non è uguale, non siamo tutti uguali, ma in questo non possiamo essere soli, signor Presidente, accanto a noi ci Pag. 37deve essere anche lei; non ci deluda, i dietrofront, i tentennamenti, le contraddizioni sono qualcosa che appartiene ad altri Governi, ad altre esperienze, che ci auguriamo siano solo un ricordo lontano.
Noi ribadiamo il voto favorevole su questo provvedimento perché segna un passo avanti, sebbene parziale, rispetto all'obbiettivo di rendere più giusto, efficiente e trasparente il sistema fiscale. Il gruppo di Futuro e Libertà la invita quindi, signor Presidente del Consiglio, a rendere più esplicito non solo il cammino, ma anche la meta. L'Italia ha alle spalle dieci anni perduti, non può permettersene altri (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che votiamo oggi, il decreto-legge sulle semplificazioni fiscali, si inserisce in un quadro di ammodernamento del Paese che il Governo Monti, insieme a questo Parlamento, sta portando avanti da inizio legislatura. L'obiettivo di questo tassello di riforme è dichiarato fin dall'inizio: salvare l'Italia da una condizione economica drammatica in cui si trovava fino a pochi mesi fa - noi lo diciamo oggi con responsabilità -, crisi che ancora oggi non è certo superata.
Noi abbiamo sostenuto il Governo Monti sin dall'inizio, abbiamo votato con convinzione la manovra di dicembre, il cosiddetto «salva Italia», sapendo bene, colleghi, quali sacrifici avremmo chiesto ai cittadini. Con altrettanta chiarezza voglio dire che gli effetti del decreto «salva Italia» si concretizzeranno nel 2013 con aggravi fiscali forti per famiglie e imprese. Ci rendiamo ben conto delle responsabilità che ci siamo assunti nell'introdurre l'imposta sulla prima casa e nell'aumentare la tassazione delle imprese in un momento di difficoltà per il Paese, ma sappiamo che l'abbiamo fatto perché siamo consapevoli che l'alternativa a quei provvedimenti sarebbe stata solo una e sarebbe stata una situazione devastante per l'Italia. Se non avessimo, colleghi, approvato quei provvedimenti oggi l'Italia sarebbe nelle condizioni della Grecia, con la disoccupazione al 50 per cento, con una crisi fortissima per le imprese e lì sì con le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Questo non ce lo dobbiamo scordare.
Le opposizioni sostengono che quella manovra non è servita a nulla, ma io voglio rispondere a questa accusa con dei dati: l'IMU che abbiamo introdotto con il decreto «salva Italia» vale 9 miliardi di euro, dopo quel decreto-legge gli spread sui nostri titoli di Stato si sono ridotti prima di 300 punti, poi si sono assestati a meno 200 punti rispetto a dicembre. Il risparmio di costi per lo Stato dato dall'abbassamento del costo del debito vale oltre 10 miliardi di euro; vuole dire che quella manovra è servita ai conti dello Stato per oltre 20 miliardi di euro ed è questo il valore dei sacrifici che noi abbiamo chiesto ai cittadini italiani. Se non l'avessimo chiesto, oggi il Paese sarebbe in una condizione, lo ripeto, disperata (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Abbiamo compiuto questa scelta, lo ricordo a tutti, senza polemizzare con chi ha avuto più responsabilità di noi a creare quella situazione, anzi abbiamo apprezzato anche pubblicamente il senso di responsabilità del PD e del PdL ad appoggiare questo Esecutivo, Esecutivo da noi auspicato per anni e che sta dimostrando nei fatti di fare le cose che servono al Paese, ma con altrettanta determinazione siamo convinti che chi oggi attacca il Governo e la maggioranza che lo sostiene imputando a loro la responsabilità dei sacrifici richiesti agli italiani può stare tranquillo, non incasserà il dividendo sperato. Mi riferisco in particolare alla Lega, a quella Lega Nord di Governo e di opposizione, che quando noi chiedevamo ad alta voce le riforme importanti per questo Paese difendeva a spada tratta i furbetti delle quote-latte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). La situazione è imputabile in Pag. 38gran parte a quella politica, fatta di spot elettorali e non di cose concrete. Guardate, lo diciamo con responsabilità anche oggi, non è il tempo della demagogia fiscale.
Il percorso che abbiamo davanti è ancora lungo ed è ancora in salita. Oggi, se vogliamo far crescere l'Italia e l'Europa, lo strumento è un altro ed è solo uno e passa attraverso l'ammodernamento del sistema produttivo e del sistema Paese. Bisogna dirlo: le semplificazioni fiscali, insieme alle liberalizzazioni, alla riforma del fisco, alle riforme istituzionali e alla riduzione del numero dei parlamentari sono le uniche leve che abbiamo a disposizione oggi per combattere le crisi moderne.
Non voglio però eludere un tema, colleghi: la riforma dei partiti rientra a pieno titolo nel quadro di modernizzazione del Paese. Ricordatevi e ricordiamoci tutti che di populismo e demagogia si muore. I partiti sono indispensabili per assicurare la democrazia. Senza le risorse per il loro funzionamento solo i più ricchi in futuro si potranno permettere un partito. Sarebbe però altrettanto sbagliato ed inopportuno se la politica, in un momento in cui chiede sacrifici agli italiani, non fosse la prima a farli. Per questo stamattina il Presidente Casini ha depositato, a nome di tutto il gruppo parlamentare, una proposta di legge per azzerare gradualmente i rimborsi elettorali dello Stato ai partiti, sostituendoli con un meccanismo trasparente, che permetta ad ogni singolo cittadino di scegliere se e quale partito finanziare, godendo di un credito di imposta.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,55)

GIAN LUCA GALLETTI. Ma questo, colleghi, non sarebbe ancora sufficiente. Rimane il grandissimo problema della trasparenza e del controllo dei bilanci dei partiti. Per questo abbiamo deciso, insieme al PD e al PdL, di presentare, nei giorni scorsi, una proposta di legge sulla trasparenza e i controlli dei bilanci dei partiti. Noi non siamo mai stati giustizialisti e non lo diventeremo certo oggi. Non abbiamo agitato mai il cappio in Aula, come altri hanno fatto tempo fa, anzi ci auguriamo per la credibilità della politica intera che la Lega non resti vittima proprio di quel cappio che ha esibito in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Ma il controllo e la trasparenza dei bilanci l'UdC li vuole e li vuole subito, per dimostrare a tutti gli italiani che ha speso i soldi per la legittima attività politica, al contrario di altri che li hanno spesi per fini personali. Se qualcuno, sia chiaro, ostacolerà con ostruzionismi e furbizie regolamentari l'iter di approvazione di questa proposta di legge si dichiarerà automaticamente colpevole davanti agli italiani. Non basta un colpo di scopa per prendere in giro i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Le semplificazioni fiscali, insieme alla riforma del fisco approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, sono propedeutiche alla crescita. La crescita non si fa né con un provvedimento né in un giorno, ma si fa nel tempo, con un complesso di provvedimenti. Il problema dei sistemi fiscali non è, colleghi, solo la loro onerosità, ma è soprattutto la loro complessità e la poca trasparenza. Un sistema fiscale complicato e opaco favorisce gli evasori e penalizza i contribuenti onesti, un sistema fiscale complicato e opaco spaventa e preoccupa gli investitori stranieri e fa perdere occasioni importanti per lo sviluppo del Paese, un sistema fiscale complicato e opaco aumenta il lavoro nero e lo sfruttamento. In questo provvedimento ci sono norme agevolative che noi abbiamo richiesto con forza per l'agricoltura, forme di semplificazione per il pagamento dell'IMU e semplificazioni di adempimenti fiscali. Certo, non sono ancora sufficienti e un rilevante contributo verrà proprio dal provvedimento sulla fiscalità che esamineremo nei prossimi giorni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa crisi passerà quando avremo saputo ripensare completamente il nostro modo di vivere, quando avremo capito che Pag. 39assicurarsi beni e servizi oggi finanziandoli a debito significa chiedere ai figli di pagarli in futuro, quando avremo capito che la strada per ridurre consistentemente la spesa pubblica, invece di aumentare la pressione fiscale, passa per la riduzione del perimetro dello Stato, che la vera spending review consiste nel capire quali spese e quali servizi siano ancora sostenibili in termini di finanza pubblica. Questa crisi passerà quando l'Europa sarà più forte sui mercati e non si limiterà solo a seguire il corso, così come sta facendo, ma sarà capace di orientarne le scelte.
Questa crisi passerà quando la politica dimostrerà di avere abbandonato per sempre un Paese fatto di contrapposizioni e di protezioni di interessi particolari e saprà mettere al centro dei propri interessi il futuro dei più giovani e, soprattutto, gli interessi di tutti gli italiani.
Questa crisi passerà quando l'Italia avrà coraggiosamente portato a termine le riforme indispensabili per rendere questo Paese più competitivo, più moderno e più semplice.
Per questo votiamo a favore di questo provvedimento che si inserisce a pieno titolo nell'ammodernamento dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, membri del Governo, questo è un provvedimento che si intitola «semplificazioni tributarie». Se le semplificazioni tributarie sono come quelle che avete scritto voi, cambierei il titolo e metterei «complicazioni tributarie» perché avete complicato ulteriormente il sistema del nostro Paese. Perché? Facciamo l'esempio più semplice, più popolare e, ahimè, anche quello che sarà la grande stangata per i cittadini italiani: l'IMU.
Ancora oggi - parlo da sindaco - non so cosa devo fare con l'IMU rispetto ai miei cittadini perché voi non siete stati capaci di dirci che cosa esattamente volete. Avete deciso, all'ultimo momento, di non presentare la stangata a giugno e di rateizzare l'IMU in tre rate, come se il cittadino italiano avesse tre portafogli e, a seconda delle rate che deve pagare, paga di meno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Nella realtà, è una stangata bella e buona, dove voi del Governo - che siete venuti qui pomposamente dicendo, cinque mesi fa: «Noi veniamo a risolvere i problemi che voi non siete stati capaci di risolvere» -, dopo cinque mesi, siete riusciti a mettere quindici fiducie! In quest'Aula, c'era un'ipocrisia talmente grande, come c'è ancora oggi, per cui la gente si alzava e si lamentava perché non vi era una discussione democratica e perché non andava messa la fiducia su tutto. Voi siete arrivati qui e fate ben peggio del Governo precedente, ma, adesso, nessuno dice più niente! Potete mettere le fiducie anche tutti i giorni che intanto, da sinistra a destra, stanno tutti muti perché va bene così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Non va bene niente perché con l'IMU che voi avete messo - perché con un'idea «volpina» questa IMU l'avete ripresa da un provvedimento che noi avevamo pensato per il 2014 e cioè la vecchia ICI - fate pagare anche i fienili, le stalle! Avete adottato il provvedimento anche per chi è in casa di riposo e ha la sua casa! Andate a tassare anche loro! Non avete neanche previsto all'interno del provvedimento un aiuto per i portatori di handicap e poi venite qui a farci la morale! Viene la Fornero a piangere e non si degna neanche di pensare ai portatori di handicap (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Oppure, così come abbiamo visto, usate i sindaci per fare gli esattori per conto dello Stato, perché voi non dite neanche che il 50 per cento di quello che si raccoglierà, ovviamente, dovrà andare nelle casse dello Stato!
Poi, naturalmente, voi siete stati anche così bravi da fare una cosa molto elegante, cioè avete preso la tesoreria di tutti i Pag. 40comuni, di tutte le province e di tutte le regioni, ne avete fatto un solo blocco e l'avete portato a Roma! Altro che federalismo, altro che «ognuno può gestire i suoi soldi»! Avete fatto un'operazione che mi ricorda, quando ero bambino, l'Unione Sovietica di Breznev, cioè esattamente tutto in un solo posto perché decidete voi e noi, come dei bambini, dovremmo venire, ogni volta che dobbiamo spendere dei soldi come sindaci, a bussare alla porta e chiedervi, per cortesia, se ci date i soldini che sono i nostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! In più, perdiamo pure gli interessi con le banche perché voi difendete le banche, perché siete amici dei banchieri e perché fate provvedimenti per aiutare i banchieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
In più, ovviamente, quando si parla di banche... poi vi è un Ministro, Passera: mi auguro che vi sarà, un giorno o l'altro, l'apostrofo. Invece di Passera, passerà, perché lei come Ministro, in cinque mesi, non ha fatto niente altro che dire che vi erano delle idee, ma lei queste idee non le ha mai applicate (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

TERESA BELLANOVA. È un accento!

GIANLUCA BUONANNO. Posso andare avanti, signor Presidente?
Dopodiché, noi abbiamo fatto anche una proposta per quanto riguarda l'IMU, cioè, invece di andare a colpire la prima casa, invece di andare a colpire la gente che comunque ha lavorato una vita per avere una casa, la gente che fa fatica a pagare il mutuo, noi abbiamo proposto di andare a prendere i soldi - 3,5 miliardi di euro circa per la prima casa - da chi i soldi li ha! Chi ha un reddito dai 90 mila euro in su deve partecipare con una spesa più importante, per fare in modo che vi sia questo introito!
Quindi, cominciamo a far pagare i soldi a chi ha più soldi, non a chi ha meno soldi. Cominciamo a far pagare veramente le tasse a chi ha la possibilità di poterlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo mi fa pensare - dalle urla della sinistra - che mi dispiace che questa politica la facciamo noi della Lega perché loro ormai non sono più di sinistra, sono un oggetto non identificato come gli UFO (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo poi il risultato che questo Governo è arrivato e cosa ha fatto? Ha toccato le pensioni, ci siamo ritrovati gli esodati, e non sappiamo ancora oggi, tra INPS e Governo, chi è che ha ragione su quanti sono, ma nel frattempo questa gente ha perso il lavoro perché è rimasta a casa, pensando di andare in pensione, ma la pensione non ce l'ha e sono in un limbo. Mi piacerebbe che qualche componente del Governo fosse al posto di qualche esodato, e poi magari cambierebbe anche idea su come invece vive questa gente che non sa più dove stare e come campare.
Poi abbiamo un Presidente del Consiglio che dieci giorni fa è andato in Cina e ha detto: l'Italia ormai è uscita dalla crisi, abbiamo risolto gran parte dei problemi. Poi con il fuso orario è tornato in Italia e ci ha detto ieri e l'altro ieri: guardate che rischiamo ancora di fare la fine della Grecia, guardate che qui la situazione non va bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il signor Monti è quello che anche l'altro giorno davanti ad un gruppo di volontari ha detto: anch'io sono un volontario. A me hanno insegnato che chi fa il volontario non prende soldi, e uno che è senatore a vita il volontario non so dove lo vada a fare, e intanto fa anche il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dico al signor Monti che magari il fuso orario gli ha fatto cambiare un po' le dinamiche. E poi fa degli esempi secondo me terrificanti. Ieri ha detto che in Grecia ci sono stati più di 1.700 suicidi e in Italia questo non capiterà, come se la morte di un uomo che si suicida perché imprenditore e perché in difficoltà non abbia un valore come quello che c'è in Grecia. Adesso useremo anche lo spread per i suicidi, perché si parla di tutto ormai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi facciamo il confronto con la Pag. 41Grecia: abbiamo meno suicidi di voi quindi siamo più bravi, stiamo meglio.
Sono cose che la gente non riesce effettivamente a capire e non le deve capire, se non il fatto che questo Governo continua parlare ma non a fare i risultati. Se voi governanti veniste magari in Val Sesia dove sono io, vedrete come si sta in mezzo alla gente, quali sono i problemi, quali sono le difficoltà. Se volete aiutare le imprese, le imprese si aiutano quando si possono pagare le imprese quando svolgono il lavoro, e invece questo sistema che è stato inventato grazie anche al vostro contributo dice che le imprese, se non pagano le tasse nel giorno giusto, al momento giusto, vengono stangate dallo Stato, mentre lo Stato quando deve dare i soldi alle imprese dice: aspetta perché te li darò tra un po'. Complimenti! Il Ministro Passera ci aveva garantito qualche mese fa che aveva la sua «ideona» per pagarli con i titoli di Stato. Mi auguro, signor Ministro, che questa sua «ideona» arrivi veramente, e cioè che si riesca a pagare quei 60-70 miliardi che le imprese italiane aspettano dallo Stato, mentre lo Stato diventa brutto e cattivo con Befera ed Equitalia perché ti chiede fino all'ultimo centesimo, e se non paghi ti stanga con delle percentuali da usurai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È lo stesso Befera che ci dice: noi vogliamo fare il bollino blu (come se fosse la banana Chiquita) e lo mettiamo ai commercianti, nei negozi, perché quelli con il bollino blu sono quelli che pagano realmente le tasse. Io il bollino blu lo metterei sulla fronte di tanti funzionari di Equitalia che, quando parlano con il cittadino che gli paga lo stipendio, dovrebbero comportarsi in maniera corretta, dovrebbero instaurare un rapporto collaborativo. Invece, fanno tutti i saputelli e pensano sempre il «voglio, posso e comando». No, non siamo la Gestapo, noi vogliamo un'agenzia, Equitalia, che faccia le cose ma in maniera corretta senza essere denigratoria contro chi ha difficoltà a pagare le tasse. Certo, ci sono gli evasori fiscali. Bisogna colpirli senza paura, ci mancherebbe altro, ma c'è tanta gente che oggi non riesce a pagare le tasse non perché non ha voglia di farlo, ma perché è in difficoltà, perché c'è crisi, perché c'è un sistema che non funziona, perché voi non siete ancora riusciti a cambiare il famoso Patto di stabilità. Noi comuni, quelli sani, avremmo voglia di pagare di più le imprese, di fare più lavori, ma se non ci date il permesso per farlo non riusciremo mai ad andare avanti.
Poi c'è un'altra parte del Paese che invece continua a produrre, si, debiti. Perché se a noi chiedete sacrifici c'è un'altra parte del Paese che non è capace neanche di fare i bilanci della sanità, delle proprie ASL, perché non sanno neanche quanti debiti hanno, e chiedono sempre a Pantalone di pagare.
Il Nord, Piemonte, Lombardia e Veneto, le tre regioni messe insieme, «regalano» circa 70 miliardi di euro al resto del Paese ogni anno. Ma noi siamo stufi di pagare per gli altri; noi vorremmo che questo Paese venisse sistemato, come noi chiedevamo con il federalismo fiscale, cosa, invece, che non sta avvenendo. Voi, al contrario, siete bravi a dirci: mi raccomando, non spendete più del necessario. Ma proprio voi, quindici giorni fa, avete approvato una legge, votata dalla sinistra e dalla destra, senza copertura finanziaria e, poi, venite a dire a noi che cosa dobbiamo fare. Ripeto: senza copertura finanziaria. Oppure avete previsto il pareggio di bilancio nel 2013 e sapete già che non avverrà.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buonanno.

GIANLUCA BUONANNO. Chiudo con una piccola parentesi che è questa: noi gruppo della Lega Nord Padania viviamo un momento non facile, ma siamo qua a dire che lottiamo sempre, che siamo tanti, che ci sono tanti militanti e tanti amministratori con la voglia di portare avanti la questione del Nord e con l'orgoglio di combattere per fare in modo che il Nord abbia sempre la vittoria in tasca perché se lo merita e perché paga sempre anche per gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

Pag. 42

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a sentire i colleghi della Lega Nord Padania, per ultimo quello che abbiamo ascoltato, sembra che siano stati su Marte, che abbiano vissuto un'altra vita. Se siamo ridotti come siamo ridotti, se siamo costretti a prendere questi provvedimenti, se dobbiamo fare questo tipo di politica, è perché per otto anni negli ultimi dieci voi ci avete «sgovernato», avete ridotto l'Italia in una condizione tale per cui era indispensabile aprire una pagina nuova con un nuovo Governo, assumendosi le responsabilità che questo meritava (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È quello che il Partito Democratico ha fatto, proprio perché gli errori, le ingiustizie, le grandi incapacità che avete dimostrato in quegli otto anni ci hanno ridotto in queste condizioni. E venite a fare la predica; ma la predica a chi? Dovete farvela da soli, davanti allo specchio e dire che avete sbagliato tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dividendo il Paese, Nord contro Sud, italiani contro immigrati, quando era necessario fare coesione, quando era necessario riaprire ed affrontare la crisi per quello che era. L'avete negata e per questo siamo qui. Ed è per questo che il Partito Democratico si è assunto delle responsabilità che non gli competevano; il PD poteva fare un'altra scelta, andare alle elezioni, vincerle, ma noi non ci siamo sentiti di lasciare il Paese in una condizione disperata. Ci siamo assunti le nostre responsabilità e l'abbiamo fatto con senso di serietà come un grande partito che fa prevalere gli interessi del Paese rispetto agli interessi di parte, quello che dovrebbero fare tutti e che il PD ha fatto. È per questa ragione che siamo qui a convertire questo decreto-legge che viene dopo il «salva-Italia», che viene dopo le liberalizzazioni, che viene dopo tutta quella politica che serve a salvare il Paese, a risanare i conti e, insieme, ad avviare lo sviluppo, la crescita, il lavoro.
Noi abbiamo bisogno sicuramente di rigore, abbiamo bisogno di equità, abbiamo bisogno di crescita. Il rigore è facile, basta essere seri e il Governo lo sta facendo. L'equità è più difficile, è da costruire pezzo per pezzo, in un'Italia disuguale per ceti e per zone, ma questa è l'unica strada: costruire equità. Si costruisce con una politica seria, con una politica concertata con le grandi parti sociali, con una politica in cui vi sia partecipazione dei cittadini e dei lavoratori nell'impresa, con una politica che faccia coesione tra Nord e Sud per uscire dalla crisi. È chiaro che non tutto va bene; che le tasse sono alte lo sappiamo tutti, è inutile denunciarlo. Il problema vero, il problema che abbiamo davanti, è un altro, è come si fa ad abbassarle. E c'è un solo modo per abbassarle: fare una grande lotta contro l'evasione fiscale. Questa è l'unica strada maestra che è possibile percorrere.
Quello che non avete fatto voi negli ultimi otto anni, colleghi della Lega; negli ultimi dieci anni voi siete stati al Governo per otto anni. Abbiamo ereditato questa condizione: un Paese caratterizzato da tre «E»: evasione, elusione, erosione. Noi ne abbiamo una quarta che è quella che deve vincere, è quella che si chiama equità. Equità, equità! C'è una sola maniera: far pagare le tasse a chi non le paga, come ha detto il Presidente Napolitano. Fare in modo che si diffonda nel Paese quel senso civico indispensabile. Mettere in moto una politica che non dia tregua agli evasori: se prenderemo dagli evasori quello che oggi gli evasori non danno, potremo abbassare le tasse. Quella vecchia frase tanto nuova: pagare meno per pagare tutti. Infatti, questa è la strada maestra. Non ce n'è un'altra. Non è possibile percorrere altre scorciatoie nelle condizioni in cui ci troviamo. Ma per ottenere tutto questo abbiamo bisogno di strumenti e il decreto-legge «salva-Italia», prima e ora questo ce ne dà alcuni. Prima il decreto-legge «salva-Italia» rispetto alle banche che devono Pag. 43fornire tutti i conti dei loro clienti proprio per fare in modo che la lotta all'evasione si possa portare avanti. Ed ora aggiungiamo con il decreto-legge in esame l'obbligo di fornire clienti e fornitori perché questo dà un altro contributo e poi aumentiamo la tracciabilità. Sono queste le strade: meno contante circola, meno evasione c'è; meno lavoro nero c'è; meno lavoro sommerso c'è, meno corruzione c'è. Questa è la strada: bisogna fare di tutto perché si faccia la tracciabilità e si paghi con meno contante. L'Italia deve prendere questa strada. Con questo Governo la sta prendendo. Per questo ci siamo assunti le nostre responsabilità, al contrario di voi e dell'Italia dei Valori che fa bassa demagogia anche questa volta. Equità significa modificare l'IMU. Parliamo con grande franchezza: l'IMU è una tassa pesante ma indispensabile. Tuttavia, il 50 per cento degli italiani non pagherà l'IMU sulla prima casa. È inutile fare terrorismo: non la pagheranno perché le condizioni sono tali che portano a questo risultato con le agevolazioni e le detrazioni. Sulla restante metà, il pagamento medio sarà di 280 euro. L'IMU diventa pesante dalla seconda casa in su: la terza, la quarta, la decima casa. In quel caso è pesantissima (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questa è equità: finalmente una forma di patrimonio che si colpisce dopo molti anni di libertà di aver dato, come avete fatto voi, di più a chi aveva di più e nulla o niente a chi aveva nulla o niente. Ecco perché è indispensabile che facciamo un passo avanti e i comuni lo hanno proposto. Chiediamo al Governo di aprire questo tavolo con i comuni, con l'ANCI perché si possa fare un nuovo patto di stabilità anche tenendo conto dell'IMU e anche facendo in modo che si apra una stagione di nuovi investimenti, piccoli investimenti, che i comuni possono effettuare per dare lavoro. Equità vuol dire anche avere escluso L'Aquila dal pagamento dell'IMU perché equità significa non colpire zone già disastrate, già colpite pesantemente. Equità significa aver abbassato l'IMU al settore agricolo. Si può fare di più e faremo di più. Equità significa anche diminuire le accise sulle piccole imprese proprio per fare in modo che vi sia più sviluppo, il che è previsto in questo decreto-legge. Equità significa - cosa di cui non parlate - evitare anche questo cosiddetto beauty contest. Quando è necessario approvare un provvedimento discutibile si usa un termine inglese, beauty contest. In italiano significa che si davano le frequenze gratuite a chi ne era già titolare: questo è italiano. Con questo decreto-legge le frequenze vanno all'asta ed è una vecchia richiesta di tutto il centro-sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Italia dei Valori farebbe bene a valorizzarla e non a fare demagogia come ha fatto oggi proprio non affrontando questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Significa in sostanza ricavare da questo bene pubblico - le frequenze - delle risorse per fare investimenti, per determinare una nuova strada. Allora non di sole tasse noi dobbiamo vivere, ma di equità, di sviluppo e di lavoro. È per questa ragione che noi puntiamo molto, con la delega fiscale, alla riforma fiscale ed è per questa ragione che noi pensiamo che non di sole tasse dobbiamo vivere. Vi è stata una riforma delle pensioni che è tra le più avanzate d'Europa e noi la difendiamo, anche se è rimasto un problema irrisolto e il Governo lo deve risolvere: questo degli esodati. Anche il termine è sfortunato, come sono sfortunate queste persone. Nessuno può restare senza pensione e senza lavoro. Il Governo e lo Stato se ne devono fare carico come di un problema essenziale di giustizia e di serietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Partito Democratico si batterà con tutte le sue forze perché questi principi di equità, di serietà, di impegno e di crescita vengano messi al primo posto, per fare in modo che l'Italia svolti. L'Italia può svoltare: con noi sicuramente svolterà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casero. Ne ha facoltà.

Pag. 44

LUIGI CASERO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, le analisi economiche di questi ultimi giorni confermano un quadro macroeconomico chiaro, negativo e contraddistinto da dubbi e timori per il futuro dell'Italia e dell'Europa. Per permettere al nostro Paese di uscire da un naturale indirizzo di declino determinato da fattori di debolezza sia nazionali sia internazionali, è necessario che tutti - e sottolineo tutti - lavorino in un quadro realistico e che indirizzino la loro azione verso obiettivi unitari e ben definiti. Da queste considerazioni nasce la scelta di sostenere un Governo tecnico che, potendo superare molte delle debolezze dell'agire tradizionale della politica, naturalmente caratterizzata da un forte contrasto e da divisioni, possa favorire l'unione delle forze verso il raggiungimento di obiettivi necessari al futuro del Paese. In questo quadro ancora oggi noi abbiamo votato la fiducia al Governo Monti. È però fondamentale definire in modo ancora più ficcante l'azione del Governo, per permettere al Paese non solo di superare questa fase di difficoltà, ma di avere una prospettiva futura. Senza una prospettiva futura, sarà difficile uscire da questo momento negativo. Esiste quindi la necessità di mantenere, come obiettivo prioritario dell'azione di Governo, la stabilità finanziaria futura, la salvaguardia dei conti del Paese; però sappiamo tutti che senza un progetto di sviluppo futuro da integrare al rigore economico, la sopravvivenza sarà difficile. E per cercare di mantenere i nostri conti in ordine e favorire una politica di sviluppo, dobbiamo al più presto implementare l'azione di Governo con un'operazione che noi abbiamo definito dei tre «meno». In sintesi: meno tasse, meno spesa pubblica e meno debito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
La pressione fiscale toccherà nel 2012 il livello record del 45 per cento e forse questo limite verrà anche superato. Siamo di fronte ad uno degli indici più alti d'Europa, al vero elemento di freno dello sviluppo futuro. Se è vero che la crescita non si fa per decreto, noi siamo convinti che diversi decreti di riduzione delle tasse potranno favorire la crescita stessa. Chiediamo quindi al Governo di predisporre velocemente un progetto che preveda una riduzione della pressione fiscale verso le famiglie e verso le imprese. La pressione fiscale troppo alta non permette una politica di sviluppo e con questo sistema fiscale non possiamo pensare di far sviluppare in futuro il nostro Paese. Riteniamo quindi che la delega fiscale dovrebbe contenere una previsione di riduzione delle tasse, almeno nel medio periodo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Appena si reperiranno i fondi e le condizioni di bilancio lo permetteranno, si dovrà iniziare a detassare i redditi reinvestiti nelle attività imprenditoriali ed iniziare a detassare il lavoro (mi riferisco a tutti i tipi di lavoro: quello dipendente e quello indipendente) e solo così si potrà favorire lo sviluppo.
I fondi per ridurre la pressione fiscale dovranno essere reperiti, in buona parte, dalla riduzione della presenza dello Stato nell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e, dall'altra parte, da una più efficiente azione di recupero fiscale.
Apprezziamo molto il fatto che, in questo decreto-legge, il Governo abbia accettato la proposta del Popolo della Libertà, avanzata dal segretario nazionale del nostro partito, Angelino Alfano, di prevedere una rateizzazione dell'IMU sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Siamo molto preoccupati degli effetti sociali che potranno avere queste nuove tasse sugli italiani e, quindi, apprezziamo questo intervento. Allo stesso modo, apprezziamo il fatto che oggi sia stato accolto l'ordine del giorno del Popolo della Libertà che prevede di cercare di valutare l'opportunità di individuare le risorse per definire l'IMU sulla prima casa una tantum e non una tassa continuativa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Per reperire le risorse necessarie, chiediamo al Governo di dedicarsi in modo più approfondito a due temi: in primo luogo, il taglio della spesa pubblica improduttiva a partire dalla spending review. È ora che Pag. 45il cosiddetto piano Giarda venga presentato ed attuato e che si superino le resistenze, sia a livello dei singoli Ministeri che degli organi decentrati dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E con i primi risparmi ottenuti, noi chiediamo al Governo di non attuare l'aumento dell'IVA previsto per settembre, che determinerebbe, come voi sapete, un'ulteriore contrazione dei consumi e un ulteriore aumento della pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Inoltre, chiediamo di intervenire sul debito pubblico. Il Ministro Grilli, giustamente, sostiene come sia fondamentale far capire agli investitori internazionali che il deficit pubblico non esisterà più in futuro, ma non possiamo restare inerti di fronte alla montagna del debito pubblico italiano. Al più presto, è necessario che il Governo predisponga - e se il Governo non lo farà, il Popolo della Libertà presenterà un progetto al riguardo - una terapia antidebito, un grande progetto di abbattimento del debito pubblico che faccia dimagrire lo Stato e non faccia impoverire le imprese e i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Bisogna valorizzare e mettere sul mercato asset pubblici non strategici, evitando di chiedere altri sacrifici agli italiani, allargando gli spazi di mercato e riducendo la presenza pubblica, ancora oggi, eccessiva in economia. Le disponibilità immediate derivanti dal risparmio di spesa sugli interessi devono servire per iniziare a ridurre la pressione fiscale e per fare politica di sviluppo.
Inoltre, noi chiediamo che vi sia una più efficiente ed equa azione di recupero fiscale, che deve essere articolata fondamentalmente su cinque strumenti. In primo luogo, abbassare le tasse, perché con tasse più basse si riesce a recuperare sicuramente di più. In secondo luogo, semplificazione delle norme e delle procedure: anche noi, che siamo esperti della materia, spesso, facciamo fatica a comprendere il sistema fiscale italiano, figuratevi i contribuenti. In terzo luogo, rendere più efficienti e moderni gli uffici fiscali e le commissioni tributarie.
Ci sono altre due proposte che vogliamo fare. La prima: una forma di consulenza preventiva degli uffici finanziari a favore delle imprese. In termini tecnici, significa ruling: vuol dire che le imprese che vogliono investire devono sapere prima se la loro operazione è corretta, oppure no; è una cosa che ci chiedono le imprese straniere, attuiamola nella delega fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quinto punto: io penso che sia giunto il momento di introdurre in Italia il contrasto di interessi, cioè permettere di rendere scaricabili fatture e ricevute (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Capiamo che dal punto di vista della scienza delle finanze è una norma considerata grossolana, ma uno Stato che ha più di 100 miliardi di euro di evasione fiscale deve accettare norme grossolane per ridurre l'evasione fiscale. Il primo esempio è stato fatto con le ristrutturazioni edilizie: è andato molto bene, non si vede perché non si possa ripetere questo esperimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, noi riteniamo che il Governo si debba muovere su questa linea e, se saprà farlo, il nostro appoggio sarà sicuramente più forte e consolidato. È necessario ridare una speranza agli italiani. In questi giorni, abbiamo detto che ci troviamo in un tunnel molto buio: se non accendiamo una luce in fondo al tunnel, difficilmente, gli italiani potranno uscire da questa situazione. E la luce è la luce della riduzione della pressione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se questo Governo lavorerà su questo progetto, troverà il nostro consenso e, spero e penso, il consenso e la soddisfazione di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Prima di procedere alla votazione finale, vorrei segnalare che è presente in tribuna una delegazione di colleghe e colleghi parlamentari provenienti da ventuno Pag. 46Paesi per partecipare alla seconda Conferenza internazionale dei leader parlamentari progressisti, promossa dal Partito Democratico, che si terrà oggi e domani presso la Sala della Regina. Da parte della Presidenza e dei colleghi un cordiale saluto (Applausi).
Rivolgo, inoltre, un saluto altrettanto cordiale ai docenti e agli studenti del liceo scientifico Giotto Ulivi di Borgo San Lorenzo (Firenze), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5109-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5109-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miccichè.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3184 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento» (Approvato dal Senato) (5109-A/R):

Presenti 528
Votanti 514
Astenuti 14
Maggioranza 258
Hanno votato 445
Hanno votato no 69
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Centemero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Su un lutto del deputato Gianni Vernetti.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianni Vernetti è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per denunziare un fatto che, se confermato, sarebbe assai grave per una democrazia e che, anziché agganciare il nostro Paese alle grandi realtà dell'Europa democratica, ci relegherebbe a Paese paragonabile all'Ungheria di Orban.
Questa mattina su la Repubblica, l'Unità, il Corriere della Sera, Il Nuovo Corriere di Firenze e Il Fatto Quotidiano è riportata la seguente notizia: in pratica, il direttore de La Nazione - giornale edito in Toscana dalla metà dell'800 e il cui primo direttore fu Bettino Ricasoli -, Mauro Tedeschini, sarebbe stato rimosso e sostituito da Gabriele Canè, già direttore de Il Resto del Carlino e candidato alle elezioni regionali del 2000 per il centrodestra, in seguito a pressioni fatte sull'editore, che, come noto, è il petroliere Rissefer Monti. Pag. 47
Risulterebbe, in sostanza, che notizie pubblicate da La Nazione sulle vicende interne al Monte dei Paschi di Siena, non sarebbero risultate gradite al gruppo di controllo della banca stessa, e che questa abbia premuto con la proprietà del giornale per ottenere la rimozione del direttore.
Questo fatto farebbe seguito ad un precedente scontro della proprietà del giornale con la Menarini, la grande società farmaceutica, che non avrebbe, in passato, apprezzato i riflettori della cronaca. In tale occasione, il Cané si sarebbe dimostrato, invece, assai sensibile alle pressioni del gruppo Menarini e questo gli darebbe, oggi, titolo per ingraziarsi gruppi imprenditoriali e assicurare flussi pubblicitari in Toscana. La vicenda costituisce, dunque, un grave sintomo delle storture che affliggono il nostro sistema informativo. L'obiettivo primo delle testate giornalistiche in questa chiave distorta e malata, sarebbe, dunque, non quello di fare inchieste approfondite, riscontrate e scomode, ma quello di assicurarsi buone relazioni con i potentati. Quel che è più grave, è che tutto ciò si ripercuote sui singoli come lesione inaccettabile dei diritti di libertà, in barba alla funzione dei cronisti di essere il cane da guardia dell'opinione pubblica, come principio assodato nella civiltà contemporanea e anche nella giurisprudenza della nostra Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Quello che una democrazia non può accettare è il condizionamento della libera informazione e l'intimidazione dei giornalisti. Tutti ci scandalizzammo, giustamente, quando Indro Montanelli fu cacciato da il Giornale di Berlusconi, ma quello scandalo deve valere sempre, non solo se e quando se ne rende colpevole Berlusconi, altrimenti non servirebbe essercene liberati.
Pertanto, preannuncio un'interrogazione sull'accaduto al Presidente del Consiglio che vorrà interpellare su questo il Dipartimento per l'informazione e l'editoria.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione un evento gravissimo che abbiamo registrato in data odierna. I carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico, stamattina, hanno sequestrato la Biblioteca statale dei Girolamini di Napoli. Riguardo a questa biblioteca, che si trova all'interno di una struttura sacra, di un convento dove ci sono i frati Girolamini, è stato denunciato, alcuni giorni fa, su il Fatto Quotidiano, che erano scomparsi ben seimila libri antichi; in una «riedizione» è stata modificata la quantità del furto dicendo che sono millecinquecento i libri preziosi trafugati. La cosa più grave, e mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché è una persona molto sensibile ai temi della legalità e al perfetto funzionamento dello Stato e delle istituzioni, è come sia possibile che, alla direzione di questa biblioteca statale, ci sia una persona che è consigliere del Ministero dei beni e delle attività culturali - e che, quindi, percepisce anche denaro pubblico - e, tra l'altro, è incappato, precedentemente, in una inchiesta per ricettazione di un prezioso incunabolo; sempre questo direttore della biblioteca dei Girolomini di Napoli risulta, per di più, essere un uomo d'affari impegnato in alcune operazioni di importazioni di petrolio dall'Argentina, che vedevano interessati alcuni personaggi di primo ordine del Partito Democratico e dei berlusconiani.
Personalmente, signor Presidente, le voglio dire una cosa che, naturalmente, rimarrà agli atti: risulta che questo direttore di questa biblioteca statale sia un affarista perché domenica scorsa, a casa mia, a Napoli, è venuto un imprenditore energetico del nord, che mi ha detto che questo direttore della Girolomini, un anno e mezzo fa - andrò anche in procura - lo ha avvicinato, incontrandolo presso la sua industria al nord, e gli ha chiesto, per conto del senatore Dell'Utri, di acquisire questa importante industria energetica. Pag. 48
Insomma, vi era un'operazione di cui poi parlerò nei dettagli in altre circostanze, quando sarà più opportuno.
Ma in questa sede, signor Presidente, è importante che lei intervenga presso il Ministero, perché non è possibile che abbiamo nello Stato - perché quella è una biblioteca statale, sotto l'egida dello Stato - dei soggetti con questo profilo e con questo curriculum e, benché accompagnato da questo profilo politico (PD-PdL, per intenderci), non penso che ciò sia sufficiente per continuare a rivestire questo incarico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per associarmi ad una questione che ha posto l'onorevole Evangelisti e che le segnalo, perché credo che quando si difende la libertà di informazione non la si difenda solo per i propri amici e i propri vicini.
Ieri in Aula ho ricordato l'editto bulgaro come brutta pagina italiana, ma il fatto che il direttore Todeschini abbia posizioni assai distante dalle mie, e forse da molti di noi, non mi può creare un elemento di pregiudizio o di distrazione. È una questione delicatissima, perché vi è un direttore rimosso in pochi istanti, e l'elemento della polemica sollevata dalla redazione sono le inchieste condotte su alcuni grandi gruppi bancari e finanziari del Paese e della regione.
Non mi interessa il colore del direttore né il colore del grande gruppo. Si tratta di una questione molto delicata, perché in pochi minuti un direttore può essere rimosso per le sue inchieste.
Guardi che non è semplice, per chi conosce la nazione, che un'intera redazione, molto diversa, scioperi in segno di solidarietà per il proprio direttore. È qualcosa che va almeno segnalato, in quest'Aula.
Sicuramente presenteremo un'interrogazione, ma è fondamentale che la vicenda sia già sottoposta al sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, perché ciò apre una grande questione: i conflitti di interesse sono tanti, e sono pericolosi per l'articolo 21 della Costituzione. La mancanza di una disciplina, anche nel settore editoriale, di un'autonomia delle aziende editoriali è qualcosa che non riguarda quel direttore, ma riguarda ogni cittadino che è potenzialmente a rischio di vedersi sparire la propria cronaca o il proprio pezzo perché qualcuno, magari incappucciato, in senso letterale o simbolico, decide di porre fine ad un'esperienza.
Signor Presidente, mi pareva giusto segnalarlo, conoscendo anche la grande attenzione che lei ha per questi temi.

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione un problema che sta assumendo dimensioni molto preoccupanti a nord della provincia di Roma.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13,40)

PIETRO TIDEI. Molto tempo fa ho presentato un'interrogazione all'ex Ministro La Russa, per sapere se esisteva, allora, un protocollo di intesa tra l'allora Ministro La Russa ed il sindaco di Roma, Alemanno, in ordine al trasferimento della più grande discarica d'Europa - quella, appunto, di Malagrotta - da Roma al sito militare di Santa Lucia, tra il comune di Civitavecchia ed il comune limitrofo di Allumiere.
Siccome a questa interrogazione non è stato mai risposto - e presumo che quindi il protocollo esistesse davvero -; siccome il 30 aprile il Ministro Clini deciderà quale sarà il sito da destinare per il trasferimento della discarica di Malagrotta; siccome Pag. 49si legge costantemente sui giornali che il sito potrebbe essere soprattutto quello di Santa Lucia, nel comune di Civitavecchia, mi domando come sia possibile - se questo dovesse corrispondere al vero - che il Ministro possa scegliere tale sito, laddove Civitavecchia è il primo porto crocieristico del Mediterraneo, laddove vi è ivi in costruzione un impianto termale e laddove le caratteristiche del turismo sono le principali di quella città.
Inoltre, si va a fare una discarica - che poi sarebbe la più grande discarica d'Europa - all'interno del futuro Parco dei Monti della Tolfa, dove vi sono vincoli come il SIC e lo ZPF (zona a protezione speciale), quindi in una zona vincolata, tra due necropoli che sono patrimonio mondiale dell'umanità, quali quelle di Cerveteri e di Tarquinia.
Mi domando come sia possibile e come sarà possibile che si possa scegliere un sito che ha tutte queste caratteristiche ambientali, archeologiche e naturalistiche, e in modo particolare una città che aspira a diventare una città turistica, perché - ripeto - è il primo porto crocieristico del Mediterraneo.
Sarebbe una scelta assurda e incomprensibile, di cui porterebbe la responsabilità il sindaco Alemanno, l'allora Ministro La Russa e probabilmente l'attuale sindaco di Civitavecchia che contro questo non riesce assolutamente a muovere un dito e subisce passivamente la prepotenza del comune di Roma che, mentre prende i soldi di Roma Capitale, trasferisce l'immondizia nei territori circostanti.
Questo sarebbe grave e intollerabile da parte delle popolazioni locali che, lo ripeto, hanno già subito l'inquinamento dell'Enel, delle navi e, quindi, mi pare che adesso sarebbe veramente troppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUISA BOSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per due minuti.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, siamo talmente attenti alla vicenda della biblioteca dei Girolamini a Napoli, alla sua storia, alla sua quadreria e ai suoi libri, soprattutto ai libri, che oggi pomeriggio, alle 15, il Ministro dei beni culturali risponderà a una mia interpellanza e a quella dei miei colleghi del PD presentata ieri, prima ancora dell'arrivo dei carabinieri di oggi. Dispiace che l'onorevole Barbato arrivi in ritardo; magari può rimanere in Aula ed ascoltare la risposta del Ministro.

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, anch'io vorrei intervenire sulla vicenda della biblioteca dei Girolamini che è stata richiamata da alcuni colleghi prima. Sono contento di sapere che il Ministro oggi risponderà durante il sindacato ispettivo, perché si tratta di una vicenda veramente grave e anche con profili ed ombre che devono essere assolutamente fugati.
Infatti, parrebbe proprio che, al di là del danno che c'è stato (si parla di millecinquecento volumi trafugati e forse saranno di più) si aggiunge la beffa dell'avere, al vertice di questa importantissima struttura culturale italiana, una persona che non ha un curriculum adeguato e che addirittura ha dichiarato il falso, perché non è noto all'università di Verona, ma a quella di Siena, dove è stato soltanto studente e certamente non docente come dichiara.
Spero, pertanto, che il Governo, nell'intervento di oggi, vorrà prendere atto di questa situazione gravissima perché, se posso fare un paragone, dal quadro che si va delineando, è come se si fosse messo un pedofilo all'asilo.

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

UGO LISI. Signor Presidente, purtroppo, anche se in ritardo (meglio tardi Pag. 50che mai) vorrei, a nome non solo mio, ma di tantissimi colleghi con i quali ho parlato in questi giorni, ricordare quello che è accaduto nei giorni scorsi, vale a dire la morte di Piermario Morosini.
Stamane si è tenuto il funerale e questo atleta, al di là delle sue doti tecniche, ha insegnato tantissimo a ciascuno di noi, non sono quest'Aula, ma ai giovani e meno giovani che praticano lo sport: valori, un ragazzo umile, l'amore nei confronti della vita, nonostante tutto ciò che lui ha superato e gli ostacoli che hanno fatto della sua vita una vita difficile, come sicuramente sono stati la perdita dei genitori e del fratello.
Quindi, naturalmente, penso che sia doveroso da parte nostra ricordarlo anche in quest'Aula e che rimanga una traccia di una persona che magari non era conosciuta da moltissimi perché era un atleta (serie A, serie B, nazionale under 21), ma non era un fuoriclasse. Però anche dai non fuoriclasse ci possono essere grandi esempi, non solo per lo sport e per i giovani, ma anche di morale per il nostro Paese e per tutti i cittadini.

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che domani mattina alle ore 9 avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con l'intervento del Ministro dell'interno, sul trattamento riservato a due cittadini extracomunitari durante una operazione di rimpatrio.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbieri, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Bratti, Brugger, Caparini, Capitanio Santolini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Frassinetti, Giancarlo Giorgetti, Granata, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Mereu, Meta, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Monai, Nucara, Palumbo, Pionati, Pisicchio, Proietti Cosimi, Stucchi, Toto e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per tutelare il patrimonio storico e culturale della Biblioteca del monumento nazionale dei Girolamini di Napoli, con particolare riferimento all'idoneità dell'attuale direttore della biblioteca - n. 2-01455)

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01455, concernente iniziative per tutelare il patrimonio storico e culturale della Biblioteca del monumento nazionale dei Girolamini di Napoli, con particolare riferimento all'idoneità dell'attuale direttore della biblioteca (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUISA BOSSA. Signor Presidente, la Biblioteca del monumento nazionale dei Girolamini è la più antica biblioteca di Napoli, un'istituzione culturale statale con Pag. 51un'importantissima dotazione libraria. È stata aperta al pubblico nel 1586, è specializzata in filosofia e teologia cristiana, ed è parte del complesso della chiesa dei Girolamini. L'edificio che la ospita fu ridisegnato nel Settecento. Il suo status attuale di biblioteca statale è lo stesso fin dal Cinquecento, quando fu destinata alla frequentazione e consultazione pubblica. È nota, tra l'altro, per essere stata assiduamente frequentata da Giambattista Vico, le cui spoglie riposano nell'attigua chiesa.
Questa biblioteca custodisce circa 159 mila titoli, prevalentemente antichi, tra cui 120 incunaboli, 5.000 cinquecentine, numerosi manoscritti, di cui circa 6.500 riguardanti composizioni e opere musicali dal XVI al XIX secolo. Il patrimonio, poi, comprende anche ricchissimi fondi privati, fondi librari (18.000 volumi circa) e acquisizioni che i padri oratoriani portarono a termine proprio su consiglio di Giambattista Vico.
Il terremoto del 1980, come sappiamo, determinò l'utilizzo di locali come ricovero per sfollati. Da allora è iniziata un'epoca di abbandono. Secondo una stima approssimativa, uscita anche su tanti giornali importanti, anche per l'attenzione che gli studiosi hanno posto su questa biblioteca, tra il 1960 e il 2007 sarebbero spariti dalla biblioteca migliaia di volumi. Anzi, più di recente, l'attuale direttore della biblioteca, Marino Massimo De Caro, ha denunciato la scomparsa di 1500 volumi.
Chi ha visitato la biblioteca, che fino a questa mattina è stata chiusa al pubblico e poi sono arrivati i Carabinieri, come ella sa, denuncia di averla trovata in condizioni di totale abbandono. Da tutto ciò è scaturita una petizione indirizzata a lei, signor Ministro, con cui si denuncia «lo stranissimo e increscioso affare che riguarda l'attuale direzione della Biblioteca nazionale dei Girolamini a Napoli» e in cui si chiede «come sia possibile che la direzione dei Girolamini sia stata affidata a un uomo (Marino Massimo De Caro) che non ha i benché minimi titoli scientifici e la benché minima competenza professionale per onorare quel ruolo».
L'altro giorno anche il Corriere della Sera è tornato sul tema. Nell'articolo ci si chiede come sia possibile che a dirigere uno dei santuari della cultura italiana sia uno dei mediatori nell'affare del petrolio venezuelano, titolare di una libreria antiquaria a Verona, socio della libreria antiquaria a Buenos Aires (la «Imago Mundi») di Daniel Guido Pastore, che sappiamo essere coinvolto in Spagna in un'inchiesta su una serie di furti alla Biblioteca Nazionale di Madrid e alla Biblioteca di Saragozza.
È di stamattina la notizia che la biblioteca all'alba di oggi è stata sequestrata dai Carabinieri del nucleo del patrimonio artistico su disposizione della Procura di Napoli.
Alle 11 di oggi era prevista la conferenza stampa sull'apertura della biblioteca ai visitatori, che è stata annullata.
Allora noi le chiediamo, ed io le chiedo, signor Ministro, come intenda intervenire per garantire e tutelare l'immenso patrimonio storico e culturale di questa biblioteca, se esiste una stima dei danni e dei furti subiti dalla Biblioteca - con la scomparsa naturalmente di antichi e pregiatissimi libri -, quali sono le ragioni che l'hanno spinta, signor Ministro, a dare fiducia a questo signor De Caro per un ruolo di così straordinaria importanza, e se - e come - intende rispondere all'appello degli studiosi italiani rispetto alla necessità di una guida più autorevole e di un progetto di tutela della biblioteca.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, ha facoltà di rispondere.

LORENZO ORNAGHI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, con riferimento alla interpellanza presentata dall'onorevole Bossa e altri, con la quale gli onorevoli interpellanti, a seguito di denunce di studiosi e di articoli di giornali, sollecitano di conoscere come e se il Ministero sia intervenuto e intenda intervenire per garantire e tutelare il grande patrimonio storico e culturale della Biblioteca del monumento nazionale dei Girolamini Pag. 52di Napoli, chiedendo nel contempo informazioni rispetto alla nomina dell'attuale direttore della biblioteca, la mia risposta si articola in quattro punti.
Il primo punto attiene al regime che regola i rapporti tra il Ministero e le biblioteche annesse ai monumenti nazionali. Il secondo punto attiene alla disciplina delle nomine. Il terzo alla cronistoria della successione dei vertici della biblioteca ed infine il quarto punto concerne gli interventi in atto.
Quanto al primo punto, ossia allo specialissimo regime che regola le biblioteche annesse ai monumenti nazionali, il patrimonio artistico, monumentale e librario degli undici monumenti nazionali presenti sul territorio nazionale, tra cui quello dei Girolamini di Napoli, fino all'Unità d'Italia era proprietà della rispettiva Curia. Dopo l'unificazione dell'Italia, la legge n. 3096 del 1866 dichiarò l'obbligo per lo Stato italiano di conservare, dopo la soppressione degli ordini monastici, alcuni siti monumentali ecclesiastici, che furono esclusi sia da possibili vendite, sia dalla conversione ad altri usi. Il Regio Decreto del 7 luglio 1866, n. 3036, per la soppressione delle corporazioni religiose, stabilì, all'articolo 24, che: «I libri e i manoscritti, i documenti scientifici, gli archivi, i monumenti, gli oggetti d'arte o preziosi per antichità che si troveranno negli edifici appartenenti alle Case religiose e agli altri enti morali colpiti da questa o da precedenti leggi di soppressione, si devolveranno a pubbliche biblioteche».
L'ordinario funzionamento dei monumenti nazionali fu oggetto di un compromesso tra Stato e Santa Sede. In particolare, le attività di gestione furono affidate all'ordine religioso che da sempre aveva gestito i monumenti. La nomina del conservatore del monumento nazionale, proposto dall'ordine, doveva invece essere ratificata da parte dello Stato. Tuttora, la nomina del conservatore del monumento nazionale viene ratificata dalla Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee del mio Ministero.
Del tutto diversa, invece, è la situazione per quanto attiene alla eventuale nomina del direttore della biblioteca. Ciò vale in generale per le biblioteche dei monumenti nazionali e, nello specifico, per la Biblioteca del monumento nazionale dei Girolamini, come dirò subito.
Per quanto concerne il secondo punto, ai sensi dell'articolo 8 della convenzione rinnovata nel 2011-2012 tra il Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d'autore - e il monumento nazionale dei Girolamini per il funzionamento della biblioteca, approntata a norma della legge 2 dicembre 1980, n. 803, il conservatore può nominare tra i religiosi della comunità il direttore della biblioteca.
L'articolo 8 di tale convenzione così recita: «Il conservatore può nominare, tra i religiosi della comunità, il direttore della biblioteca, tale funzione riveste carattere onorifico e gratuito, e per il suo svolgimento non è comunque possibile corrispondere fondi erariali ad alcun titolo pervenuti alla biblioteca. Ferma restando ogni sua responsabilità relativa alla gestione amministrativa e contabile, all'amministrazione del personale e alla cura e custodia dei locali della biblioteca e di quanto in essi contenuto, il conservatore può delegare compiti e funzioni al direttore della biblioteca.
Il potere di firma degli atti a rilevanza esterna non è delegabile, salvo autorizzazione ministeriale» (fine dell'articolo 8). Dalla predetta convenzione si evince, dunque, l'esclusiva competenza del conservatore nella nomina del direttore della biblioteca, non essendo previsto per tale nomina, ad alcun titolo, l'intervento del Ministero.
Vengo ora a ricostruire i concreti avvicendamenti dei vertici della biblioteca. Il monumento nazionale dei Girolamini, fino al 12 maggio 2009, è stato gestito da padre Giovanni Ferrara, venuto a mancare nell'aprile del 2010, il quale dal 1971 ha svolto, presso la struttura, la funzione di direttore della biblioteca e che, alla morte nel 1984 del conservatore padre Ugo Oggè, Pag. 53ha assunto anche quella di conservatore del monumento nazionale, carica che già ricopriva come conservatore facente funzioni, considerato lo stato di malattia di padre Oggè.
In data 20 marzo 2009, il procuratore generale della Confederazione Oratoriana di San Filippo Neri, sacerdote dottor. Edoardo Aldo Cerrato, affidò l'incarico di conservatore del monumento nazionale dei Girolamini al padre Sandro Marsano che, a sua volta, nominò quale direttore della biblioteca il dottor Alberto Bianco, figura laica, ma appartenente alla Confederazione Oratoriana di San Filippo Neri.
In data 15 febbraio 2011 il conservatore Marsano ha comunicato alla direzione del Ministero le avvenute dimissioni da direttore della Biblioteca del Dottor Alberto Bianco.
In data primo giugno 2011, il conservatore della biblioteca Oratoriana ha comunicato alla direzione generale del Ministero che sarebbe stato nominato come direttore della biblioteca il signor Marino Massimo de Caro, il quale - cito puntualmente dalla lettera di comunicazione - «si è mostrato ben disposto a mettere a servizio, anche solo temporaneo, la sua professionale competenza al servizio della nostra biblioteca».
Il direttore generale del Ministero, dottor Maurizio Fallace, proprio perché il Ministero non ha alcuna competenza nella nomina del direttore della biblioteca, ha risposto, in data 2 giugno 2011, prendendo semplicemente atto di quanto comunicato e aggiungendo, cito, che «tenuto conto della mancanza di professionalità nell'ordine monastico e che da tempo la signoria vostra - il conservatore - svolge funzioni di direttore ad interim e nelle more del reperimento di un bibliotecario al quale conferire le titolarità in via definitiva, si prende atto e si resta in attesa di ricevere copia del provvedimento».
Nel momento della nomina a direttore della biblioteca, il signor Marino Massimo de Caro era consulente del Ministro pro tempore, con nomina in data 15 aprile 2011. Tale incarico è stato da me riconfermato in data 15 dicembre 2011. Aggiungo a margine che ho provveduto alla stragrande conferma dei precedenti consulenti, salvo omologare le indennità uguagliandole.
Con riferimento alle vicende in corso, informo la Camera che il signor Marino Massimo de Caro, con lettera del giorno 17 aprile ultimo scorso, si è autosospeso dall'incarico di consulente fino al completamento di ogni tipo di indagine.
La quarta parte è la più attuale. Prima ancora dell'appello, sottoscritto da numerosi esponenti della cultura e richiamato nell'interpellanza, il segretario generale del Ministero dispose, in data 23 febbraio 2012, una visita ispettiva. Interventi ispettivi erano stati effettuati, per le ragioni che dirò, anche in anni precedenti. Tra questi interventi annovero le ispezioni disposte dalla direzione generale e le richieste di informative ai conservatori pro tempore ai fini di verificare - questo era l'oggetto dell'ispezione - la sistemazione degli atti amministrativi, contabili e inventariali. Da tali interventi sono emersi, in sintesi, oltre alla non rendicontazione della contabilità speciale dal 1981 al 1994, la mancata compilazione e il mancato invio dei modelli 15 (ossia il prospetto riassuntivo delle variazioni intervenute nell'anno del materiale considerato immobile agli effetti dell'articolo 7 del Regolamento di contabilità generale dello Stato), omissioni che costituiscono una grave inadempienza da parte dell'Istituto, non solo per il controllo della corretta tenuta delle scritture inventariali, ma soprattutto per la custodia dei beni dello Stato.
Da ultimo, quest'oggi, come ricordava anche l'onorevole interpellante, sono stati comunicati il sequestro conservativo della Biblioteca, disposto dall'autorità giudiziaria napoletana, e la contestuale nomina del direttore della Biblioteca nazionale di Napoli, dottor Mauro Giancaspro, quale custode giudiziario. Tutto questo ci rassicura e attendiamo pertanto sereni l'esito delle indagini penali e amministrative, di cui terrò informato il Parlamento in maniera tempestiva.

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PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta tempestiva, peraltro mi auguro che ci sarà un'analoga risposta scritta in Commissione all'interrogazione che ho presentato, che propone anche altre domande. Sono parzialmente soddisfatta, anche per un elemento che lei non conosce, che è appena uscito sulle agenzie di stampa, cioè che il signor De Caro è ufficialmente indagato. È stata fatta una perquisizione nella sua casa e sono stati trovati diversi volumi e le inchieste della magistratura immagino che ne accerteranno la provenienza. Quindi, rispetto alla notizia che lei ci ha dato dell'autosospensione del signor De Caro, mi permetto di rilevare che un'autosospensione non è sufficiente, data la situazione, ma credo che sarebbe necessaria una revoca dell'incarico. Ciò anche perché, come recita un comunicato stampa del MIBAC, il signor Massimo De Caro è stato chiamato a collaborare con il Ministero per i beni e le attività culturali in qualità di consulente esperto per l'approfondimento delle tematiche relative alle relazioni con il sistema impresa nei settori della cultura, dell'editoria, nonché delle tematiche connesse all'attuazione della normativa concernente autorizzazione e costruzione all'esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e al loro concreto inserimento nel paesaggio. Ora io capisco tutto, ma la relazione e la compatibilità fra i libri, il petrolio, le fonti rinnovabili e quant'altro e il paesaggio, oggi è difficilmente immaginabile. Tuttavia, ormai tutto è possibile. Quindi, la persona in questione non ha i titoli. Credo che occorra anche accertare quello che dicono alcune testate nazionali, cioè che egli sia privo anche dei requisiti minimi di accesso ad alcuni incarichi, per esempio il titolo di laurea, per non parlare di quelli relativi a studi di biblioteconomia e di paleografia, perché andremmo troppo sul raffinato. Quindi, signor Ministro, sinceramente la inviterei, apprezzando molto la tempestività con cui si è agito per tutelare il bene inestimabile della Biblioteca dei Girolamini, a prestare complessivamente un'attenzione maggiore al tema delle consulenze, perché è evidente che tutto il lavoro importante che viene svolto e gli atti importanti che vengono fatti, rischiano di essere vanificati da un sistema di consulenze che non sempre sono trasparenti nelle loro motivazioni. Capisco che lei ha ereditato con un gentlemen agreement una serie di incarichi, e penso che sia arrivato anche il momento di fare una sorta di verifica complessiva. Quanto alla Biblioteca dei Girolamini, attendo di conoscere se sia vero quanto scritto da alcuni giornali della incuria complessiva, cioè se è vero che ci sono lattine di Coca Cola in giro - lei capisce che se cade una sola goccia di Coca Cola su un manoscritto del Cinquecento il disastro è irreparabile - se è vero che ci sono in giro le deiezioni canine, se sono infondate le notizie di stampa. Certo è che, con tutto il rispetto per la congregazione, che naturalmente ha la sua autonomia, essendo un patrimonio pubblico statale - aggiungo non solo pubblico, ma pubblico statale - credo che sia dovere anche della congregazione - mi permetto di aggiungere alle sue parole - assolvere ad una funzione pubblica, cioè mantenere, indipendentemente dai livelli delle direzioni, un livello di decoro e soprattutto di aprire finalmente al pubblico questo inestimabile tesoro. Come lei ha detto, non soltanto oggi è stata revocata la possibilità di visita al pubblico, ma sappiamo che le visite al pubblico erano possibili solo in alcune parti.
La verità è che questa biblioteca non è accessibile agli studiosi e questo non è, francamente, accettabile.
Detto questo, la ringrazio di nuovo e spero che vi saranno sviluppi positivi.

(Iniziative volte ad evitare fughe di notizie relative ad atti di indagine da parte delle procure - n. 2-01442)

PRESIDENTE. L'onorevole Lazzari ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 55n. 2-01442, concernente iniziative volte ad evitare fughe di notizie relative ad atti di indagine da parte delle procure (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, cercherò di riassumere rapidamente, per chi ci ascolta, la vicenda che abbiamo evidenziato con l'interpellanza urgente in oggetto.
Il collega deputato Luigi Vitali subisce una campagna diffamatoria da parte dei giornali per essere stato oggetto di un'indagine per corruzione e di un'archiviazione della stessa, con una strana motivazione secondo la quale, essendo egli deputato, non vi sarebbe stata la possibilità, per la magistratura inquirente, di intercettare il deputato stesso dal momento che vi sarebbe stato bisogno di chiedere l'autorizzazione alla Camera dei deputati.
Si tratta di una motivazione alquanto strana, che ha consentito ai giornali di orchestrare una campagna diffamatoria su un fatto inesistente e, soprattutto, con l'aggravante che il deputato in questione non sapeva nulla, non ha ricevuto niente, non ha avuto un atto, un documento, una comunicazione che gli consentisse di essere a conoscenza di ciò che leggeva sui giornali.
Brevemente, pongo alcune domande al Ministro, e, per esso, al sottosegretario, alle quali spero vi possa essere una risposta.
La prima è la più banale e, se mi consente, la più scherzosa. Che cosa farebbe il Ministro se apprendesse dai giornali che è stata archiviata un'indagine, per giunta per corruzione, sul suo conto senza che egli ne sapesse nulla, senza aver ricevuto mai alcun atto o documento?
In secondo luogo, è possibile per il magistrato inquirente consentire - utilizzo questo verbo perché, poi ognuno spiegherà le proprie ragioni - ai giornali di ricevere gli atti documentali di un'inchiesta senza che gli interessati ne siano a conoscenza? Ci può essere l'archiviazione di un'indagine con questa sorta di nuova fattispecie di guarentigia, se così possiamo chiamarla? Un deputato, essendo egli soggetto all'autorizzazione della Camera dei deputati per procedere alle intercettazioni delle sue attività, può essere considerato immune da questo perché la notizia si diffonderebbe e il fatto che il deputato verrebbe a conoscenza dell'indagine vanificherebbe, quindi, la stessa? Con questa motivazione vi è stata la proposta di archiviazione.
Inoltre, non si ravvede in questa affermazione del magistrato inquirente, relativamente alla proposta di archiviazione con questa motivazione, una specie di dileggio della istituzione Parlamento, al di là della fattispecie singola che riguarda il singolo deputato Vitali? Mi chiedo se non vi sia, da parte del Ministero, da rilevare che l'intera istituzione parlamentare, con atti di questo tipo, viene messa alla berlina.
Da ultimo, la domanda che pongo è chi pagherà i danni di immagine subiti dal deputato in questione, essendo egli totalmente estraneo a questa vicenda?
Su queste domande spero che il Ministero possa fornire una risposta immediata o, almeno, non dilazionata nel tempo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti pongono alla nostra attenzione un recente fatto di cronaca giudiziaria che potrebbe, almeno in apparenza, costituire l'ennesimo episodio di diffusione non autorizzata di notizie.
L'interesse rivolto da questo Dicastero al fenomeno abitualmente definito «fughe di notizie» è, ovviamente, massimo e doveroso, ma ritengo di poter interpretare il pensiero comune allorquando metto in risalto l'imprescindibile salvaguardia dei diritti e della privacy del singolo, accanto all'indispensabile tutela del segreto investigativo.
Tuttavia, pur nella consapevolezza della complessità della tematica affrontata dagli onorevoli interpellanti, posso comunicare che, allo stato, non sono allo studio le iniziative normative richieste. Pag. 56
Venendo, quindi, al caso specifico in disamina rappresento ciò che è ormai di dominio pubblico. La procura di Brindisi, infatti, ha aperto un'indagine nei confronti dell'onorevole Vitali, che è sfociata in una richiesta di archiviazione, non ancora decisa dal GIP competente. Lo si è appreso da fonti giornalistiche e se ne è avuta conferma dalle informazioni trasmesse dalla competente autorità giudiziaria, espressamente interpellata sul punto.
Non è però questo il punto da risolvere. Ciò che si vuole e ci viene chiesto di chiarire è se vi siano delle responsabilità e, se sì, chi se ne debba fare carico. In tal senso comunico che tutti i necessari adempimenti sono stati posti in essere per il tramite del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, ma anticipo anche che, allo stato, non vi è spazio per ulteriori iniziative in attesa dei necessari elementi di riscontro.
Devo evidenziare, infatti, che le competenti articolazioni ministeriali stanno attualmente procedendo all'istruttoria. Solo una volta che la stessa sarà terminata, le sue risultanze potranno essere oggetto di attento vaglio e, compiute le necessarie valutazioni, il Ministro potrà assumere ogni determinazione di sua competenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Lazzari ha facoltà di replicare.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, la soddisfazione rispetto alla risposta è, al momento, parziale.
Infatti, apprendo ovviamente la notizia dell'avvio dell'istruttoria come un fatto positivo, di cui facciamo tesoro; debbo aggiungere, però, che gradiremmo che si focalizzasse anche il merito della questione. Infatti assolvere un deputato, semplicemente perché non è possibile fare indagini senza che questi ne venga a conoscenza, mi pare una motivazione che non rientri nella norma e che sia quantomeno da focalizzare da parte del Ministero, perché obiettivamente rappresenta un'anomalia rispetto al panorama delle sentenze, che pure ci sono state in tutti questi anni.
Pertanto, chiedo che nell'istruttoria si faccia tesoro di quest'osservazione e si vada a fondo per capire le ragioni che hanno originato quest'anomalia e soprattutto le responsabilità eventuali.

(Misure volte a reintegrare la pianta organica della corte di appello di Bari, al fine di assicurarne la funzionalità ed operatività - n. 2-01450)

PRESIDENTE. L'onorevole Sisto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01450, concernente misure volte a reintegrare la pianta organica della corte di appello di Bari, al fine di assicurarne la funzionalità ed operatività (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il sottosegretario ed il Ministero per avere dato la possibilità comunque, così rapidamente, di giungere a prospettare la gravità di una situazione oggettivamente drammatica. C'è, infatti, certamente crisi in tanti uffici giudiziari ma, quando la crisi diventa dramma, la rapidità della domanda e, quindi, della doverosa risposta mi sembra indispensabile.
Con nota del 2 aprile 2012 il presidente della corte di appello di Bari lamentava il crearsi delle condizioni per una cessione dell'attività di cancelleria delle sezioni civili della corte e del relativo servizio giudiziario, perché l'unico dirigente rimasto in servizio, dottoressa Violante, era stata ex abrupto, senza nessuna motivazione, collocata in quiescenza, nonostante egli avesse chiesto che la stessa potesse essere trattenuta per poter così assolvere all'indispensabile presidio della prima sezione civile della corte di appello, in condizioni - ripeto - da poter addirittura paventare la cessazione delle attività di cancelleria, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Quando la giustizia si deve arrendere e addirittura chiudere le cancellerie, credo che non si possa che trovare una soluzione a quanto viene laconicamente ma efficacemente Pag. 57rammentato dalla massima espressione della magistratura nella corte di appello.
Con la stessa nota del 2 aprile 2012 del presidente e coordinatore della sezione civile, dottor Luigi Di Lalla, si segnalava il fatto che, proprio dall'oggi al domani, le sezioni civili con 17 consiglieri rimanevano prive di cancellieri.
Quindi, tre cancellerie con un operatore, un assistente, un assistente cancelliere, tre impiegati per diciassette magistrati; e la corte di appello - è notorio - è subissata da istanze, ricorsi, legge «Simeoni», volontaria giurisdizione, cioè ci sono una serie di attività che sono proprio di diretta pertinenza dei diritti principali dei cittadini che hanno anche, lo ripeto, la necessità di avere delle risposte.
Allora, quanto ho lamentato nella interpellanza urgente ha una caratteristica: mi auguro che non ci sia la solita risposta che in qualche modo è pur giustificata a monte, cioè quella di dire che vi è una difficoltà oggettiva, che non vi è possibilità di assunzioni, che vedremo, che faremo; mi auguro che si prospetti concretamente un rimedio per evitare che la giustizia civile della corte d'appello di Bari vada, come si usa dire brutalmente, in bancarotta, ovvero chiuda, negando quindi un servizio doveroso.
Mi sembra che questa sia la nostra funzione anche nell'ambito del Parlamento: segnalare quelle situazioni che al di là di come vengono rappresentate oggettivamente abbiano tutti i requisiti perché l'intervento possa e debba essere rapido ed efficace.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Andrea Zoppini, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ZOPPINI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, prima di analizzare le condizioni in cui versa l'ufficio giudiziario menzionato dall'onorevole Sisto ed ancor prima di evidenziare le possibili iniziative realmente praticabili nel caso concreto, ritengo sia imprescindibile fare una premessa, che investe il merito dell'intera questione dell'organico giudiziario del nostro Paese.
Infatti, quale che sia l'annotazione critica sollevata sul tema ed indipendentemente dalla soluzione proposta per affrontare la criticità di organico riscontrabile presso il singolo ufficio giudiziario, non si può ignorare che le stesse dipendono tanto dalla quantità di risorse umane in astratto assegnate all'ufficio medesimo, quanto dalle contingenze che, determinando vacanze nella dotazione organica teoricamente prevista, riducono, di volta in volta, l'effettiva consistenza delle risorse assegnate.
La situazione del personale in servizio presso la corte di Appello di Bari va, quindi, analizzata non soltanto in rapporto alla consistenza organica tabellare, ma anche in relazione alle movimentazioni che sono intervenute in seguito agli opportuni istituti previsti per la redistribuzione delle forze lavorative.
La pianta organica del suddetto ufficio è, infatti, di 119 unità e 97 sono le risorse umane presenti. Il dato tiene conto, tra l'altro, delle unità in posizione di distacco da e per la sede in esame e di due dipendenti comandati da altre amministrazioni.
Sebbene, poi, ad essere segnalata sia soprattutto la limitata consistenza numerica dei funzionari giudiziari, deve essere del pari evidenziata la copertura dei profili di vertice: è, infatti, presente il dirigente, la figura professionale del direttore amministrativo risulta in sovrannumero, il ruolo del funzionario bibliotecario è ricoperto e sono presenti anche due funzionari statistici, non previsti in organico.
Peraltro, due funzionari informatici ed otto assistenti informatici sono assegnati soltanto formalmente alla corte d'Appello di Bari, ma di fatto prestano attività lavorativa ai CISIA di Bari e di Taranto, strutture di supporto agli uffici giudiziari locali.
Comunico, inoltre, che l'organico dell'ausiliario è interamente coperto e che sono presenti anche 2 centralinisti telefonici, non contemplati in organico. Pag. 58
I profili di cancelliere, contabile, conducente di automezzi, invece, sono carenti ciascuno di una sola unità, mentre difettano di due risorse umane il funzionario contabile e l'assistente giudiziario.
Questi, dunque, sono i dati numerici, da leggere ed interpretare, però, senza sottacere l'attenzione dimostrata dalla competente direzione generale del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria alle effettive difficoltà operative dell'ufficio.
A fronte, infatti, di una situazione ritenuta meritevole di intervento, l'amministrazione ha ritenuto di sostenere la funzionalità dell'ufficio barese supportandone l'attività amministrativa con il provvisorio impiego di ulteriori dipendenti: in tal senso sono stati attuati, laddove possibile, provvedimenti volti a potenziare le risorse umane, nei limiti delle previsioni normative e contrattuali vigenti, nonché delle risorse economiche disponibili.
In particolare, si è fatto ricorso alla procedura di comando di personale da altre amministrazioni ai sensi dell'articolo 3, comma 128, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, coprendo temporaneamente un posto di direttore amministrativo ed uno di cancelliere, tenuto conto del limitato numero di disponibilità pervenute dal comparto ministeri.
Faccio presente al riguardo, che non è possibile, allo stato, vagliare le istanze di utilizzo temporaneo di unità aventi diversa provenienza, attesi i contingenti vincoli di bilancio.
Inoltre, nel rispetto delle normative vigenti in materia di acquisizione di personale, si è operato con l'acquisizione a favore dell'ufficio in esame di un funzionario giudiziario e di un cancelliere transitati dal Ministero della difesa ai sensi delle leggi vigenti.
Ancora, nel gennaio 2011, a seguito della cancellazione del ruolo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze riservato al personale dell'ex Ente tabacchi, sono stati inseriti definitivamente nei ruoli della amministrazione giudiziaria tre dipendenti, già ivi comandati, che hanno coperto altrettanti posti vacanti.
Sono stati, altresì, assegnati all'ufficio i due centralinisti telefonici non vedenti, prima menzionati. Detto ciò voglio ricordare la possibilità attuabile nell'immediato di porre rimedio ai disagi per la carenza temporanea del personale mediante l'applicazione di dipendenti da altri uffici del distretto.
Si tratta invero di una prerogativa nella disponibilità degli organi di vertice locali, come sancito a norma dell'articolo 14 dell'Accordo sulla mobilità interna sottoscritto il 27 marzo 2007.
Questo istituto, infatti, costituisce il più rapido strumento di ridistribuzione delle risorse umane esistenti sul territorio e consente di garantire il buon andamento degli uffici sia nell'ipotesi di scopertura degli organici che di assenze prolungate del personale.
Ad ogni buon conto, tengo a rappresentare che, almeno per il momento, non è possibile valutare l'adozione - richiesta dall'onorevole interpellante - di bandire ulteriori procedure mirate alla copertura dei posti vacanti, poiché è in corso la revisione delle circoscrizioni giudiziarie che comporterà la ridefinizione della geografia giudiziaria con la soppressione e l'accorpamento di alcuni uffici giudiziari, e la conseguente ricollocazione del personale perdente posto.
Rassicuro, comunque che al termine di tale complesso iter sarà cura dell'amministrazione prendere in considerazione l'eventuale espletamento di interpelli nazionali per la copertura dei posti vacanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Sisto ha facoltà di replicare.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, se potessi coniare una neologismo conclusivo direi «parzialmente insoddisfatto», ma dico «parzialmente soddisfatto». Parto dal «soddisfatto». L'analisi lucida che è stata condotta dal sottosegretario certamente costituisce un punto di partenza non irrilevante per poter comprendere la gravità della situazione, ma l'insoddisfatto sta nella sostanziale risposta negativa allo stato di necessità. Pag. 59
È evidente che, in un contesto in cui si propongono dei neologismi organizzativi, anche questo come tribunale delle imprese, e cioè si pensa di ingrandire il fenomeno dalla competenza giudiziaria e di specializzarlo al tempo stesso, quando invece le strutture ordinarie hanno carenza di ossigeno il primo dovere sia quello di garantire all'organismo giudiziario la possibilità di respirare e, poi, magari porsi il problema se l'aria che si respira è di montagna, oppure se sia salubre o meno.
Il punto è proprio questo. Quale può essere un rimedio che (mi permetto di prospettarlo al sottosegretario, perché in qualche modo questi numeri che egli ha elencato sono significativi da un lato, ma poco significativi dall'altro) può risolvere un problema contingente così grave? Innanzitutto, revocare quel provvedimento del tutto immotivato che ha comportato l'immediata espulsione senza nessun preavviso, senza nessun cartellino giallo dell'unico funzionario amministrativo che poteva garantire la continuità della prima sezione civile e, quindi, anche delle altre sezioni.
Mi sembra che questo non sia un provvedimento di difficile conio perché basterebbe rivedere quella scelta dopo la richiesta del presidente della corte di appello, e ripristinare quanto meno una minima efficienza di quell'ufficio consentendo a quel funzionario di riprendere quelle funzioni a cui è stato sottratto senza alcuna sostanziale motivazione.
Un'altra preghiera è quella di trasmettere tutto questo carteggio e questa risposta al presidente della corte d'appello che è fortemente sensibile e sensibilizzato sulla necessità di mantenere questi livelli, perché si possa trovare (mi auguro anche successivamente, e l'interlocuzione con il sottosegretario sarà sicuramente utile e cordiale) un rimedio concreto per poter ovviare a questa soluzione indipendentemente dalla revisione delle circoscrizioni che costituisce ancora un punto interrogativo. Certus an, incertus quando, e proprio sull'incertus quando non possiamo certamente consentire che un ufficio così importante corra il rischio di essere chiuso, rectius soppresso.

(Chiarimenti in merito alla questione dei cosiddetti lavoratori esodati - n. 2-01454)

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01454, concernente chiarimenti in merito alla questione dei cosiddetti lavoratori esodati (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUIGI MURO. Signor Presidente, cercherò di illustrare brevemente la nostra interpellanza in una materia che ci impone di essere rigorosi, di non lasciare spazio alla demagogia e al facile qualunquismo. È un nostro dovere istituzionale di parlamentari e di uomini della politica. Il Ministro ha, quindi, tutta la nostra comprensione rispetto alla problematicità di quello che sta accadendo. Ciononostante, abbiamo anche un dovere che è ancora più assorbente, ossia quello di recepire, comprendere, cercare di portare a soluzione problemi che poi la realtà ci mette sulla nostra strada in tutti i momenti della nostra vita. Dobbiamo contemperare, quindi, le esigenze generali che un Governo come l'attuale sta affrontando rispetto a quello che accade fuori. Su questo noi abbiamo inteso presentare un'interpellanza urgente perché riteniamo che a tutt'oggi il nodo dei cosiddetti esodati è ancora un nodo irrisolto della riforma previdenziale. D'altro canto, nello stesso provvedimento si parla di lavoratori salvaguardati; sembra quasi una beffa, si vuole salvaguardare una categoria di lavoratori per una serie di ragioni e poi alla fine ci si ritrova tanti lavoratori che, viceversa, affermano di essere discriminati. Un problema a nostro avviso esiste, quindi, e non è solo un problema di numeri. Comprendiamo bene, infatti, come i numeri non siano neutri in politica e, soprattutto, in una politica dove l'economia necessariamente la fa da padrone. Tutto questo ci è ben presente. Pag. 60
Noi vogliamo, ancora una volta, quale gruppo responsabile che appoggia il Governo, essere a fianco del Governo medesimo, ma in maniera assolutamente pensante, rendendoci conto di quello che accade. Non sta certamente a me illustrare chi sono i cosiddetti lavoratori esodati. Sappiamo bene che si tratta di una categoria definita, ma proprio nelle pieghe della definizione nasce il problema della non corrispondenza tra quello che magari si era previsto in buona fede, cioè salvaguardare delle categorie, e quello che, viceversa, poi è accaduto nella realtà. Questa categoria comprende lavoratori collocati in mobilità, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, a seguito di dichiarazione aziendale di esuberi o sulla base di accordi collettivi sottoscritti presso il Ministero. Questi accordi erano finalizzati all'accompagnamento alla pensione e, nel contempo, alla salvaguardia della posizione dei lavoratori più giovani, cosiddetti lavoratori collocati in mobilità lunga, ai sensi dell'articolo 7 della citata legge n. 223 del 1991. La categoria a questo punto comprende anche i soggetti che erano sottoposti all'esodo incentivato dalle aziende di proprietà pubblica o partecipate a seguito della dichiarazione aziendale di esubero e finalizzato all'accompagnamento alla quiescenza.
Nello specifico, con il comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, sono stati esclusi dalle deroghe della riforma quei lavoratori - appartenenti alla categoria della mobilità ordinaria - che non hanno maturato i requisiti di accesso al pensionamento durante il periodo di mobilità, ma che avevano accettato il licenziamento con la prospettiva di ottenere la pensione dopo un breve periodo di attesa a fine mobilità. Sono stati esclusi anche gli esodati non rientranti nella maturazione dei requisiti a ventiquattro mesi contemplati nel decreto-legge n. 216 del 2011, cosiddetto «milleproroghe». Fin dall'entrata in vigore del cosiddetto decreto-legge «salva-Italia», abbiamo avuto delle difficoltà a comprendere la portata esatta del numero degli interessati.
Se, in un primo momento, il Ministero aveva fissato, al comma 14, il limite del numero di cinquantamila lavoratori beneficiari, nel corso del dibattito è accaduto qualcosa di diverso. Di recente, il Ministro, opportunamente a nostro avviso - infatti quando si prendono posizioni chiare è sempre un fatto positivo -, ha diramato un comunicato in data 12 aprile 2012 con cui ha comunicato che il numero dei cosiddetti «salvaguardati» è di circa 65 mila e, pertanto, l'importo finanziario individuato nella riforma previdenziale è adeguato a corrispondere alle esigenze.
Quindi torniamo al discorso fatto prima. Ci rendiamo conto che la nostra economia deve rispondere a parametri numerici, però ci sembra - ripeto - beffardo parlare di «salvaguardati» e poi avere molte persone che, come abbiamo sentito dire - poi magari ci si ritroverà su altri numeri - dal direttore generale dell'INPS, sarebbero - a questo punto dobbiamo usare questo termine - 130 mila lavoratori in quattro anni.
Ma a noi sorge ancora il dubbio della distribuzione interna tra le varie categorie. Cioè questi numeri come sono distribuiti tra le categorie in deroga sancite dalle lettere del comma 14 dell'articolo 24 del decreto-legge cosiddetto «salva-Italia»? Esistono anche dei salvaguardati che vadano oltre quattro anni? Esistono donne che si sono dimesse in seguito ad accordo a 50-53 anni che puntavano alla pensione di vecchiaia a 60? Quindi le informazioni contenute nella nota ministeriale almeno per quanto ci riguarda - poi saremmo felici di comprendere - non ci forniscono i dettagli che facciano rasserenare non soltanto noi ma anche coloro che dai parlamentari, da coloro che lavorano in questa complessa attività, chiedono consiglio e indirizzo. Dobbiamo dare atto agli esodati, almeno a quelli che abbiamo incontrato, di avere un grande spirito di comprensione del problema: non troviamo persone esagitate, eppure ne avrebbero motivo.
Tuttavia, abbiamo persone che stanno vivendo drammi personali in base ad un patto sociale che lo Stato non può rinnegare. Pag. 61C'è un principio che si studia per il primo esame di giurisprudenza ma, neanche, al liceo, quando si legge qualche libro di diritto. Non è che le norme, soprattutto in alcune materie, possano essere retroattive sul presupposto che vi sia un'esigenza economica. Se fosse così, chi accetterà mai nel futuro un patto con lo Stato? Dobbiamo dunque stare molto attenti e dobbiamo ovviamente ricordare - ci pare opportuno - che il portato del comma 15 dell'articolo 24 del decreto-legge «salva-Italia» evidenzia che: «Qualora dal predetto monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione, (...) i predetti enti non prenderanno in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici previsti».
A tale riguardo, se le cifre evidenziate dal Ministro sono quelle corrette e rispondenti alla realtà, quanto riferito in questo comma dovrebbe essere abrogato in considerazione del fatto che le coperture aggiuntive necessarie per gli esodati dovrebbero essere attinte anno per anno.
Riteniamo, dunque, che lo scenario sia veramente critico e con serenità e serietà faremo il nostro compito, abbandonando qualsiasi deriva demagogica, però con fermezza. Dobbiamo affrontare questo problema con numeri che tengano conto del contesto complessivo che è un contesto complesso, che non può essere tagliato con l'accetta. È un complessivo provvedimento molto complicato. Auspichiamo un intervento su questo fronte. Peraltro ritengo che non sia rispondente alle nostre esigenze di questo momento mettere una sorta di solco tra le aziende e gli esodati come se gli esodati fossero stati creati dalle aziende stesse. Se c'è una possibilità le aziende e i lavoratori vi attingono dopodiché spetta allo Stato essere garante di questi accordi. È proprio la natura del mondo del lavoro e del diritto che presuppone tali accordi.
I lavoratori appartenenti a tutte queste categorie in buona parte sono operanti presso realtà ben strutturate. Non parliamo di realtà di secondo piano: le Poste, Telecom, IBM, Enel, Wind.
Sono grandi aziende che hanno fatto una programmazione, hanno attinto alle norme vigenti, hanno concordato con i lavoratori un percorso. Oggi, ovviamente, abbiamo delle difficoltà: vi sono lavoratori che hanno maturato contributi da 30 a 39 anni, e la risoluzione del rapporto di lavoro, in alcuni casi, non è stata neanche sufficiente per l'aumento delle «finestre», per l'aumento della cosiddetta aspettativa di vita di ulteriori tre mesi per ogni anno. Cerco, ovviamente, di sintetizzare una problematica così complessa che, sicuramente, il Ministro conosce a menadito.
Quindi, per quanto ci riguarda, per quanto noi sappiamo e conosciamo, la maggior parte dei mobilitati ha risolto il proprio rapporto di lavoro in maniera volontaria, partendo dal presupposto che, poi, vi sarebbe stato un riconoscimento del loro trattamento di quiescenza che avrebbe, quindi, consentito anche di tutelare coloro che avevano meno possibilità. I presupposti, ad oggi, per molti di questi - per esempio, gli esuberi della società Telecom Italia, che erano 3.700 - non sono stati esauditi. A noi risulta, inoltre, che il beneficio della mobilità lunga sia stato esteso, ma finalizzato all'accompagnamento della pensione di anzianità; tutto ciò si sta verificando nelle categorie che sono oggetto di questo provvedimento: abbiamo questa certezza.
Noi riteniamo, come già detto prima, che vi sia un rischio enorme e che questa norma, che attualmente è vigente, rischi di modificare, in maniera retroattiva ed aberrante, una norma speciale. Questo non possiamo consentirlo, perché ritengo che sia proprio il venir meno del patto sociale che non può esser messo in discussione, anche in un momento così difficile.
Dunque sono 65 mila i lavoratori? Sono 130 mila? Abbiamo tenuto conto che vi sono anche coloro che maturano questo diritto nel corso del 2012? Lo sappiamo questo? Pertanto, noi attendiamo che il Ministro, quest'oggi, ma anche quando vorrà - noi siamo pronti ad avere un confronto serio, lo ripeto, sereno e di collaborazione ferma - chiarisca i dubbi Pag. 62che abbiamo espresso sino ad ora, evidenziando se corrispondano al vero innanzitutto le contraddizioni normative e procedurali che abbiamo segnalato, soprattutto con riferimento ai criteri di individuazione, monitoraggio e conteggio, adottati che hanno portato ad un impegno formale da parte del Ministero, indicando una cifra ben precisa, quella appunto di 65 mila lavoratori - uso ancora questo termine che mi sembra, lo ripeto, beffardo - «salvaguardati».
Quindi, noi dovremo capire quali sono i criteri, quali sono le sottocategorie, quali sono le categorie che rientrano e che sono state escluse dal provvedimento «milleproroghe». Dovremo avere, quindi, un quadro complessivo sul quale, poi, non i singoli parlamentari o i singoli gruppi, ma il Parlamento, insieme al Governo, dovranno prendere una decisione e non lasciare neanche da solo il Ministro, perché non è un problema del Ministro. È problema rilevante, perché, al di là del numero - e concludo - mette in discussione un principio di civiltà giuridica: uno Stato, un Parlamento, un Governo non possono per ragioni economiche cambiare idea e lasciare a piedi migliaia e migliaia di persone (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, spero di riuscire a fare un po' di chiarezza con questa risposta ad un'interpellanza urgente, peraltro, molto articolata nel contenuto e molto garbata nei modi, e di questo ringrazio sicuramente gli onorevoli interpellanti. Non sono sicura, però, di riuscire a dare oggi tutta la chiarezza che gli interpellanti auspicano: oltre a fornire alcune cifre, anche disaggregate, proverò a spiegare perché.
Proverò anche a spiegare perché, dal mio punto di vista, di persona, peraltro, non esperta proprio di materie giuridiche, non c'è, qui, quell'aberrante rifiuto di un patto che è stato siglato tra i cittadini e lo Stato che l'interrogante ha più volte evocato. Contrariamente alla mia abitudine leggerò perché non voglio dimenticare alcune cose importanti e vorrei anche essere precisa. Si chiede al Governo di specificare i criteri adottati dal tavolo tecnico ministeriale, in occasione dell'accertamento della platea dei cosiddetti «salvaguardati», termine orrendo, dice lei, ma orrendo è anche quello di «esodati»; questo è il linguaggio che viene usato nei documenti della burocrazia e possiamo anche cambiarlo ma, insomma, serve per intenderci sulle persone che andiamo ad identificare. Si chiedono, poi, i criteri che dovrebbero determinare, con precisione, la suddivisione per le diverse categorie e si chiede, infine, di individuare, contestualmente, le categorie di soggetti esclusi, anche «quantificandone la dimensione numerica». Qui, sicuramente, possiamo soltanto dare una grandezza approssimativa e poi proverò a spiegare perché.
Ricordo che il legislatore ha inteso, per l'appunto, salvaguardare alcune categorie di lavoratori in presenza di precisi requisiti previsti, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, dall'articolo 24, comma 14, del decreto-legge «salva-Italia», così come integrato dalla legge di conversione del decreto-legge di proroga termini. Tale ampliamento della platea ha aggiunto difficoltà di stima, e parlo di stima proprio perché non è possibile identificare il numero di lavoratori interessati in maniera precisa fino a quando non sia portato un documento, e questo non è ancora accaduto per tutti. Questo allargamento ha aggiunto un po' di approssimazione ai nostri calcoli. Con riferimento a queste categorie di lavoratori, il 12 aprile scorso, il tavolo tecnico composto da rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia delle finanze, della Ragioneria generale dello Stato e dell'INPS - guidato dall'obiettivo di evitare che lavoratori in prossimità, lo ripeto, in prossimità, del pensionamento possano trovarsi senza reddito e senza pensione, e ispirato a criteri di trasparenza e di equità, al fine di Pag. 63evitare disparità di trattamento tra situazioni analoghe - all'esito del suo lavoro ha reso noto che il numero di persone complessivamente interessate è di circa 65 mila, e quindi coincidente con le stime previste dallo stesso decreto-legge. Nel decreto-legge voi non trovate delle stime numeriche delle persone ma trovate, invece, stime in termini di euro, di milioni di euro, messi da parte per fronteggiare le spese di persone alle quali è consentito, quindi, un pensionamento anticipato rispetto alle norme in vigore dal 1o gennaio 2012, proprio per tenere conto di questa specificità di persone senza reddito e senza pensione per via di questi accordi. Si vuole ricordare, in proposito, che la stima iniziale, allora, quando si provvedeva alla stesura dell'articolo, era di circa 50 mila. La nostra stima era stata di circa 50 mila persone, poi è stata successivamente elevata a 65 mila proprio in una logica prudenziale. Siccome non siamo in grado di calcolarle bene, facciamo un accantonamento che corrisponde a un numero un po' superiore, anzi abbastanza, sostanzialmente, superiore a quanto era stata la stima iniziale in sede di definizione del decreto-legge.
Questa logica ha così consentito di aggiungere, al numero di lavoratori inizialmente stimato dal Governo, gli ulteriori lavoratori aggiunti alla categoria nel corso dell'iter parlamentare di conversione del decreto-legge «milleproroghe», evitando, così - e questo è un caveat molto importante -, di fare ricorso all'incremento dell'aliquota contributiva eventualmente previsto a copertura dei maggiori oneri conseguenti a tale estensione, che è la clausola di salvaguardia: se i soldi accantonati non bastano, provvediamo con un aumento dell'aliquota, che però è reso problematico dal fatto che le aliquote sono già sufficientemente elevate.
Allora oggi do anche questa suddivisione per categoria, visto che gli interpellanti lo chiedono. Il numero complessivo di 65 mila è quindi composto da: lavoratori di cui alla lettera a) del comma 4, articolo 24, che complessivamente sono 25 mila 590 lavoratori collocati in mobilità ordinaria ai sensi di accordi sindacali sottoscritti secondo i requisiti previsti dalla disposizione vigente, cioè con un accordo fatto entro il 4 dicembre 2011; lavoratori di cui alla lettera b) - sempre del comma 14 dell'articolo 24 -, che sono complessivamente 3 mila 460 lavoratori collocati in mobilità lunga, sempre ai sensi di accordi sindacali sottoscritti entro il 4 dicembre; lavoratori di cui alla lettera c), che sono 17 mila 710 lavoratori titolari di una prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà, ovvero aventi il diritto di accesso a tali fondi sulla base di accordi collettivi stipulati entro il 4 dicembre 2011. In questo caso è stato previsto che tali lavoratori restino a carico dei fondi di solidarietà fino a 62 anni, in ciò avvalendosi della possibilità prevista dalla stessa disposizione di adeguare il limite anagrafico di accesso. Nel nostro decreto dicevamo «almeno fino a 60 anni»; in sede di definizione, proprio anche per tener conto di vincoli di bilancio, abbiamo detto che questi lavoratori dovrebbero restare negli accordi di solidarietà fino a 62 anni. Inoltre, lavoratori di cui alla lettera d), che complessivamente sono 10 mila 250 soggetti autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione. Questo è un numero di persone estratta da un pool più ampio di contributori volontari, dei quali, però, può essere più o meno vicina la prossimità al pensionamento. In questo caso, al fine di garantire la necessaria coerenza ed omogeneità tra i requisiti previsti per le diverse categorie di lavoratori salvaguardati, è stata considerata la platea dei soggetti i cui trattamenti pensionistici avrebbero avuto decorrenza entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto «salva Italia», in analogia con il requisito richiesto per i lavoratori aggiunti dall'articolo 6 del decreto «milleproroghe», come modificato dalla legge di conversione.
Quindi, abbiamo scelto, per i prosecutori volontari, non qualunque età e quindi qualunque distanza rispetto al pensionamento, ma abbiamo scelto di salvaguardare quelli che hanno 2 anni di distanza, e questo ne riduce il numero a 10 mila Pag. 64250. Poi abbiamo i lavoratori di cui alla lettera e), che complessivamente sono 950 lavoratori pubblici con almeno 35 anni di anzianità che hanno in corso l'esonero dal servizio per massimo un quinquennio fino alla maturazione di un'anzianità di quarant'anni (questa è una categoria precedentemente salvaguardata); e poi abbiamo genitori di persone disabili di cui alla lettera e-bis) del comma 14, e qui siamo nel «milleproroghe».
Complessivamente si tratta di 150 lavoratori pubblici e privati che, in quanto genitori di disabili, alla data del 31 ottobre 2011 stiano godendo del congedo biennale straordinario e maturino (anche qui entro i 24 mesi successivi) i requisiti contributivi per andare in pensione a prescindere dall'età.
Vi sono i lavoratori, inoltre, che ai sensi dell'articolo 6, comma 2-ter del decreto «milleproroghe», abbiano risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 (questi sono gli individuali) sulla base di accordi individuali, o anche sulla base di accordi collettivi di incentivo all'esodo. Complessivamente sono 6.890 lavoratori che devono possedere i requisiti previsti dal citato articolo che adesso non sto a ricordare.
Quindi, sulla base di questi elementi che, come vedete, distinguono nella teorica platea dei potenziali - interessati a cui faceva per esempio riferimento, credo, o a cui hanno fatto riferimento le cifre che sono variamente state prodotte in queste ultime settimane da fonti diverse - il decreto estrae dei numeri e questo è il numero al quale noi diamo risposta. Ma naturalmente il Governo sa che può intervenire qualcosa che magari non riusciamo oggi a quantificare in maniera precisa, ma che riguarderà degli accordi, sempre intercorsi entro il termine, che però avranno effetto, come perdita di lavoro, negli anni successivi. Difatti il Governo non intende trascurare la ben diversa e ulteriore platea di lavoratori che, pur non direttamente interessata dalle misure di salvaguardia di cui ho parlato prima, merita attenzione in quanto nei prossimi anni dovrà egualmente confrontarsi con gli effetti prodotti dalla riforma pensionistica adottata. Si tratta, ad esempio, dei collocandi in mobilità ai sensi di accordi collettivi governativi (quindi stipulati con il Ministero dell'economia o del lavoro) stipulati entro il 4 dicembre che avrebbero conseguito il trattamento pensionistico al termine del periodo di mobilità.
Per questi non ci sono delle risorse accantonate, quindi per queste persone si tratta di prendere un impegno - sicuramente con il Parlamento, magari anche con le parti sociali - per trovare delle risorse ed anche dei criteri che identifichino in maniera più precisa e specifica la platea e quindi si tratta di trovare misure aggiuntive volte a garantire tutela reddituale a questi lavoratori, le cui caratteristiche andranno attentamente definite anche in relazione alla maggiore o minore estensione dell'arco temporale che separa ciascuno di essi dal raggiungimento dei nuovi requisiti pensionistici, anche al fine di garantire nel tempo l'equità e la sostenibilità della riforma pensionistica varata dal Governo.
Voglio aggiungere una cosa rispetto a quello che appunto lei ha chiamato una sorta di «aberrante abiura» dal patto. Voglio ricordare che qualche volta i patti con lo Stato si fanno non in astratto, ma addossando oneri alle generazioni giovani e future. Quindi, quando diciamo che in nome di principi economici noi rinneghiamo questo patto, vorrei ricordare che non si tratta di astratti principi economici.
Si tratta, tuttavia, di considerare che l'onere di questi patti viene addossato a qualcuno che agli stessi non ha partecipato e si tratta essenzialmente dei giovani. Non ci sono astratti principi economici da salvaguardare. Ci sono degli oneri che gravano - lo ripeto - soprattutto sui giovani ed è qui che interviene il concetto di equità.
È bene domandarsi quali siano questi oneri ed è bene domandarsi quali criteri di equità possano presiedere alla distribuzione degli oneri e, quindi, per garantire quelli che appaiono diritti acquisiti, stabilendo però che questi diritti non possono Pag. 65essere sempre pagati da qualcun altro. Ricordo anche che, siccome si tratta di pensioni retributive, vale per tali pensioni una non corrispondenza tra contribuzione e prestazione. Questa non corrispondenza è esattamente l'onere di cui parlavo.
Aggiungo anche un'altra cosa perché spesso c'è un malinteso dietro questi patti, anche quando sono siglati da grandi imprese. C'è l'idea che il lavoro di qualcuno debba escludere qualcun altro. Vorrei dire che questo è un principio alla base della nostra riforma del mercato del lavoro: vorremmo avere una società dove il lavoro è inclusivo ed è per tutti e non è che mandando fuori una persona non anziana e ancora giovane tu fai un posto di lavoro per uno giovane. Noi vorremmo - per questo stiamo proponendo la riforma del mercato del lavoro - avere una società nella quale c'è lavoro per un giovane e per un anziano.
Quindi, è anche proprio sbagliato il concetto economico alla base di questi accordi, che - questo non è un nome che ho inventato io - si chiamavano «esodi». Questo è: spero di aver risposto.

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di replicare.

LUIGI MURO. Signor Presidente, prima di replicare brevemente, ovviamente volevo chiarire che avevo usato il termine «beffardo», non «aberrante», nel senso che l'ottimo concetto di salvaguardia (un concetto non aberrante, ma assolutamente da tenere nel giusto conto) si stava trasformando - per quanto sono i nostri segnali - in una beffa. Infatti, dalla parola salvaguardia si trovano più gli esclusi che gli inclusi, ma questo era solo per precisare. A dimostrazione del fatto che la nostra non è un'azione né demagogica né per essere a tutti i costi in prima fila o sotto gli occhi dei riflettori, prendiamo le cose positive (e non sono poche) che sono scaturite dalla risposta del signor Ministro.
La prima è un impegno - mi pare che siamo nella sede la più importante e solenne delle istituzioni - a tener conto (sia pur non ancora previsto dal punto di vista economico) di quelle categorie che, non avendo avuto copertura né nella primissima fase, né nella fase successiva del milleproroghe, sono state escluse. Questo per noi è un elemento importante, che va sottolineato, non va enfatizzato, perché poi va riempito di contenuti e questo è il problema più importante.
Quindi, ci faremo carico con il gruppo parlamentare di continuare ad assistere il Ministro e il Governo rispetto alle nostre cognizioni, a quello che sappiamo e anche alle nostre proposte perché credo che per dare un seguito serio a questi dibattiti poi si debba passare dalle petizioni di principio all'affermazione di fatti concreti. Un Governo si valuta per le cose che riesce a fare. Noi non siamo neanche tra quelli che affermano che è tutto giustificato o giustificabile in base a un patto. Infatti, ci rendiamo conto che, se l'Italia va a fondo, non ci sono patti che tengano.
Tuttavia, riteniamo che, in questo caso specifico nel quale alcuni lavoratori potevano tranquillamente continuare nella loro attività lavorativa, un'attenzione particolare - come ci sembra di aver capito - vada data. Sui numeri ci dobbiamo attenere a quelli del Ministro che sono quelli ufficiali. Noi ne abbiamo altri: non è il caso adesso di fare la guerra dei numeri o dei comunicati, ma abbiamo altri numeri. Su questo ovviamente intendiamo confrontarci. Le faremo avere le nostre osservazioni e non ci limiteremo a questa giornata.
Da ultimo, sul fatto dell'automatismo tra uscita dal lavoro e ingresso del lavoro dei giovani, questo è il grande tema che ovviamente lei ha anticipato nel dibattito.
Noi ci auguriamo di poter contribuire anche alla Camera, sperando che non ci arrivi un provvedimento che non ci consentirà di intervenire, ma lo faremo ovviamente per il tramite dei nostri gruppi al Senato, già in quella sede. Questo è il grande tema che ci troviamo insieme ad affrontare per uscire di qui non con gli occhi a terra e con la paura di non aver fatto il nostro dovere, ma con la consapevolezza di aver fatto quello che possiamo fare. Pag. 66
Dire oggi che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed il Governo intendono guardare ai giovani come ad un momento di grande fiducia verso il futuro non può che vederci d'accordo, dopo di che dobbiamo trasformare queste cose in fatti e quella sarà la grande scommessa.
Noi, come gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia per il Terzo Polo, saremo vicini a tutte le iniziative che atterranno sicuramente al miglioramento dell'entrata nel mondo del lavoro. Abbiamo assistito sino ad oggi ad un grande dibattito sulla tutela delle uscite che, per carità, è una cosa che andava sicuramente valutata, ma sicuramente siamo molto più interessati alle occasioni di lavoro, non ai posti di lavoro, ma alle occasioni di lavoro. Quindi, lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, per esempio, sarà un grande elemento su cui dovremo confrontarci perché - lo dico spesso, ma non perché vengo dalla Campania - solo se cresce il sud può crescere l'Italia.
Noi, con questo auspicio, continueremo a lavorare in questo settore, prendendo il positivo che oggi è scaturito dalla discussione.

(Iniziative per un confronto tecnico con i rappresentanti degli enti locali ai fini della determinazione delle aliquote Imu - n. 2-01424)

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01424, concernente iniziative per un confronto tecnico con i rappresentanti degli enti locali ai fini della determinazione delle aliquote Imu (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, brevemente vorrei sottoporre al sottosegretario alcune osservazioni, in maniera sempre costruttiva, per portare la voce di chi quotidianamente si raffronta con i propri tecnici e fa anche il sindaco.
Il decreto-legge n. 201 del 2011 ha anticipato al 2012 l'istituzione dell'imposta municipale unica, l'IMU, stabilendo altresì come la stessa imposta non sostituisca altre imposte. Esso stabilisce anche che il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito IMU sulla seconda casa e sugli altri immobili non definibili come abitazione principale spetterà allo Stato.
Ad oggi, numerosi comuni, sulla base del fatto che il gettito IMU nel suo complesso appare di entità incerta e non precisamente definibile, non hanno ancora deliberato le aliquote IMU da adottare, così che la predisposizione dei bilanci preventivi 2012 risulta, anche a causa delle continue modifiche normative e alla luce delle recenti riduzioni dei trasferimenti, bloccata in numerosi comuni.
Le manifesto anche altre perplessità - in questi giorni ho avuto modo di confrontarmi con i tecnici - ad esempio, la proposta di portare a tre rate l'IMU comporta altri problemi: obbliga al pagamento tramite F24, ma il modello non prevede due sezioni di acconto e una di saldo, bensì una sola di acconto più una di saldo. Eventualmente, visto che si parla sempre di tre rate, si potrebbe consentire alle sedi delle abitazioni principali il pagamento tramite bollettino postale - si tratta di alcuni suggerimenti - per permettere il pagamento in tre rate e per evitare di gravare sui cittadini, costringendoli a recarsi dai commercialisti o al CAF per ben tre volte.
Nel caso poi di bollettino postale per le abitazioni principali emerge un ulteriore problema, cioè che per le abitazioni che hanno più di una pertinenza per categoria catastale si complica ulteriormente il pagamento perché il cittadino dovrebbe compilare il bollettino postale per l'abitazione principale e per le pertinenze e quindi fare più F24 e più bollettini postali. Inoltre, se viene consentito il pagamento con il solo bollettino postale, devono dare indicazioni su come devono comportarsi i comuni per l'incasso e quindi si dovranno aprire nuovi conti alla posta o in tesoreria.
Tutto questo per chiedervi se non si ritiene opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, avviare un confronto tecnico con i rappresentanti degli enti locali al fine di verificare la correttezza Pag. 67del gettito complessivo dell'imposta municipale unica e di permettere ai comuni di valutare a loro volta la correttezza delle stime per poter così prevedere le aliquote dell'imposta municipale unica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, rispondo per conto del collega sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, impegnato in un'altra riunione istituzionale, a questa interpellanza urgente dell'onorevole Negro ed altri con la quale viene chiesto in particolare se sia stato avviato un tavolo di confronto con i rappresentanti degli enti locali per verificare la correttezza del gettito complessivo dell'imposta municipale propria (IMU) al fine di supportare i comuni nella predisposizione dei propri bilanci di previsione per l'anno 2012. Nel corso dell'illustrazione sono stati sollevati, altresì, numerosi elementi di valutazione rispetto alle modalità di applicazione di questa nuova normativa.
Al riguardo il Dipartimento delle finanze per quanto di competenza fa presente innanzitutto che l'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha anticipato al 2012 - com'è stato ricordato - gli effetti dell'imposta municipale propria disciplinata dal decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23. Il richiamo espresso dell'applicabilità tra l'altro dell'articolo 8, comma 1, di quest'ultimo provvedimento comporta che detta imposta - cito testualmente - «sostituisce per la componente immobiliare l'imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati e l'imposta comunale sugli immobili».
In secondo luogo, sempre il Dipartimento delle finanze fa presente che è già operativo in questo momento e si riunisce regolarmente un apposito tavolo tecnico-politico permanente in materia di finanza locale, cui partecipano diverse strutture dell'amministrazione centrale (Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per gli affari regionali, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero dell'interno) e le rappresentanze degli enti locali (ANCI e UPI). In proposito, proprio nel corso di un incontro recente, quello del 21 marzo 2012, il tavolo tecnico ha avuto ad oggetto proprio la verifica del percorso di attuazione del citato decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 ed i suoi riflessi sulla predisposizione del bilancio di previsione per l'anno 2012.
Non sfugge all'onorevole interpellante e a noi tutti che la materia, peraltro, ha conosciuto un ulteriore aggiornamento in sede di conversione del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, approvato questa mattina in quest'Aula. Quindi è evidente che anche queste novità che sono state introdotte soprattutto con l'articolo 4 dovranno essere oggetto di un'ulteriore valutazione da parte del comitato tecnico che naturalmente il Governo continuerà a tenere in piedi, nello sforzo di risolvere il più possibile le questioni affrontate.

PRESIDENTE. L'onorevole Negro ha facoltà di replicare.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, questa interpellanza era stata presentata qualche settimana fa e quindi condivido il fatto che questa mattina abbiamo approvato ulteriori modifiche e pertanto ci sono ulteriori verifiche da fare. La mia posizione, come molto spesso lei sa, signor sottosegretario, è quella di essere promotrice e farmi portavoce di problemi per essere costruttiva, non fa parte del mio carattere un atteggiamento diverso.
Pertanto, molto spesso a questi tavoli partecipano persone, come la sottoscritta, che non sono tecnici e probabilmente hanno una conoscenza limitata dei problemi reali e dell'applicazione di determinate Pag. 68strutture. Vi invito in maniera costruttiva a confrontarvi con coloro che realmente vivono questi problemi, magari estendendo questo tavolo a chi fa ufficio tributi, quindi sportello, perché meglio di altri vivono quotidianamente i problemi dei cittadini, ma anche i problemi di applicare questa legge per i comuni. Non siamo saccenti, conosciamo una parte, ma non tutto. Pertanto, facciamoci portavoce una volta tanto e limitiamoci alle nostre conoscenze.

(Chiarimenti in merito all'applicazione della normativa sulla tutela della concorrenza e sulle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari - n. 2-01452)

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01452, concernente chiarimenti in merito all'applicazione della normativa sulla tutela della concorrenza e sulle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, la nostra interpellanza è abbastanza chiara, per cui non mi dilungherò. Come il sottosegretario saprà, l'articolo 36 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, vieta - ed è una cosa legittima e giusta - ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo ed ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari, di assumere o esercitare analoghe cariche (ad eccezione delle cariche infragruppo) in imprese o gruppi di imprese concorrenti. Il comma 2-bis dell'articolo 36 impone a coloro che si trovino in una situazione di incompatibilità di optare per una carica nel termine di 90 giorni dalla nomina. Se questo non avviene, i titolari decadono da entrambe le cariche. In caso di inerzia, la decadenza è dichiarata dall'Autorità di vigilanza competente. In sede di prima applicazione, il termine per esercitare l'opzione scadrà il 26 aprile 2012, per cui tra pochissimi giorni. Tale disposizione, introdotta nel nostro ordinamento correttamente al fine di disciplinare il fenomeno delle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito, assicurativi e finanziari, pur avendo obiettivi molto condivisibili, ci sembra lacunosa sotto vari aspetti, soprattutto in termini sia dei destinatari del divieto sia delle condotte a questi richieste per uniformarsi al dispositivo.
Le stesse autorità di vigilanza (Banca d'Italia, Consob e Isvap), chiamate a dichiarare la decadenza e ad assumere un ruolo suppletivo qualora non vi provveda il singolo esponente o il relativo consiglio di amministrazione, non risulta - e questa è una cosa che intendiamo sapere - siano state investite di delega normativa per emanare disposizioni regolamentari di attuazione. Deve ritenersi responsabilità degli organi legislativi e segnatamente del Governo, dalla cui iniziativa trae origine la norma in questione, quello di fornire indicazioni utili agli intermediari interessati o agli esponenti degli organi di questi per valutare e adottare il comportamento giuridicamente e professionalmente più corretto. La domanda è molto semplice: quali provvedimenti il Governo intende adottare per fornire chiarezza in ordine alle diverse criticità sollevate dalla norma e non dar luogo a dimissioni arbitrarie, in quanto espressione di obblighi normativi poco chiari tanto sul piano dei contenuti quanto su quello delle eventuali conseguenze, anche sanzionatorie?
Quello che chiediamo è una maggiore chiarezza, in modo che non vi siano elementi di criticità all'interno di un settore abbastanza importante per quanto riguarda la nostra economia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Pag. 69Presidente, anche in questo caso rispondo per conto del sottosegretario per l'economia e le finanze, impegnato in altra sede, ad una interpellanza urgente con la quale gli onorevoli Pezzotta e Galletti chiedono chiarimenti in ordine all'applicazione dell'articolo 36 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011 - come ha testé riassunto e sottolineato l'onorevole Pezzotta -, che ha introdotto il divieto, per coloro che ricoprono cariche gestionali, di sorveglianza e di controllo in intermediari bancari, assicurativi e finanziari, di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti.
Gli onorevoli interpellanti, nel rilevare che il testo di legge non prevede poteri regolamentari di attuazione - in effetti è così -, evidenziano profili di incertezza e di complessità sul piano applicativo e chiedono al Governo interventi volti a fornire chiarezza su tali aspetti critici.
Al riguardo, occorre evidenziare che la norma richiamata non assegna al Governo competenza specifica a dettare disposizioni interpretative ed attuative dell'articolo 36 del decreto-legge «salva Italia», relativo alla disciplina dell'interlocking.
In analogia con altre norme che regolamentano forme di conflitto di interessi, la valutazione sulla incompatibilità intervenuta viene rimessa in primo luogo a coloro che assumono queste cariche, in secondo luogo agli organi di gestione degli intermediari bancari, assicurativi e finanziari e in terzo luogo alle competenti autorità di vigilanza dei mercati del credito, assicurativo e finanziario, le quali hanno sicuramente la facoltà di comunicare ai soggetti interessati le linee guida che ispireranno l'esercizio dei poteri amministrativi loro riservati dalla disposizione legislativa.
Comunico all'onorevole Pezzotta che le autorità di vigilanza coinvolte nell'enforcement (Banca d'Italia, Consob e Isvap) hanno costituito, nel frattempo, un tavolo tecnico che ha redatto una bozza di documento sui criteri cui le tre autorità si atterranno nel valutare la sussistenza di cariche incrociate.
Tanto rilevato e ribadito, soprattutto con riferimento ai margini di intervento che la norma non riconosce al Governo, spetta evidentemente alle autorità indipendenti del settore intervenire tempestivamente per scongiurare i rischi applicativi segnalati dagli interpellanti per i quali la definizione normativa non ha previsto, né nell'iniziale testo del decreto-legge, né in sede di conversione, specifiche competenze a carico del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Pezzotta ha facoltà di replicare.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le precisazioni fornite che, in parte, chiarificano il problema.
Sottolineo che il 26 non è lontano e se prima del 26 queste disposizioni da parte delle autorità di sorveglianza, come lei ha detto, non sono rese pubbliche e rimangono sul tavolo a cui ha fatto riferimento, qualche problema lo creano.
Inviterei il Governo ad intervenire sui soggetti di sorveglianza perché prima del 26 pubblicizzino quello che hanno elaborato in termini abbastanza chiari o, almeno, indicativi.

(Iniziative volte a prevedere il trasferimento, a titolo gratuito e di diritto, delle aree dell'ex salina di Stato a favore del comune di Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trani) - n. 2-01453)

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01453, concernente iniziative volte a prevedere il trasferimento, a titolo gratuito e di diritto, delle aree dell'ex salina di Stato a favore del comune di Margherita di Savoia (Barletta-Andria-Trani) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, questa è una storia dove la burocrazia e l'affastellarsi delle leggi che si susseguono nel tempo hanno prodotto questo danno economico. Pag. 70Tra l'altro nell'interpellanza urgente è riportata una cifra sbagliata: la cifra che viene richiesta oggi dallo Stato a questo comune è nettamente superiore di quasi 7 milioni di euro. Quindi, questa è una storia che nasce negli anni Settanta e si protrae fino al 2012. Ripeto: qui la burocrazia e il susseguirsi di leggi che sono state spesso in contraddizione l'una con l'altra hanno causato questo danno, per il quale, se non si trova un rimedio, il comune dovrà dichiarare il dissesto, in quanto non è in grado di pagare allo Stato circa 8 milioni di euro.
Di fatto il comune di Margherita di Savoia, che si trova per l'appunto nella provincia di Barletta-Andria-Trani, è una striscia di terra stretta tra il mare e la salina. Il territorio di Margherita di Savoia dispone di 3.650 ettari e la salina di 3.900 ettari. Questa salina, quindi, ha causato di fatto da un certo punto di vista un danno economico, perché il comune non ha mai potuto espandersi e non ha mai potuto realizzare delle attività economiche, se non quelle legate alla salina. Quindi, di fatto, il comune è stato limitato grandemente dalla presenza nel suo territorio di questa salina.
Ad un certo punto, sin dagli anni Settanta, il comune ha capito che aveva bisogno di spazi per potere costruire. Costruire che cosa? Le case popolari, sostanzialmente, perché c'era una popolazione in aumento e non si sapeva dove poter collocare questi nuovi abitanti. Quindi ha cominciato sin dagli anni Settanta a requisire. Requisire che cosa? Quelle porzioni di territorio della salina che di fatto erano state abbandonate, quindi vasche abbandonate, che non servivano più alla produzione e porzioni di territorio collegate alla salina che non erano più utilizzate. Questi territori, sia le vasche non utilizzate ma anche gli spazi contigui alla salina non utilizzati, di fatto sono diventati - e sono stati nel tempo - ricettacolo dei rifiuti. Sono diventate più o meno delle discariche a cielo aperto, causando quindi un gravissimo danno anche dal punto di vista sanitario alla popolazione.
Dal 1970 in poi il comune comincia ad espropriare alcune porzioni di territorio che per l'appunto rinvenivano dalla salina e che non erano più utilizzati. Che cosa succede? Succede che il comune quindi costruisce in queste aree occupate case popolari, le fogne, l'acqua, le opere sanitarie, le strade e tutto quello che serve per rendere abitabili questi nuovi quartieri, dove sorgevano le case popolari.
Nel frattempo, nel 2000, l'articolo 2-quinquies del decreto-legge n. 392 prevede che: I beni immobili compresi nelle saline già in uso all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e all'Ente tabacchi italiani, non più necessari, in tutto o in parte, alla produzione del sale, costituiscono aree prioritarie di reperimento di riserve naturali, ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, recante la disciplina delle aree protette. I provvedimenti istitutivi delle aree protette e gli atti di concessione concernenti beni compresi nei predetti territori sono emanati di concerto con il Ministro delle finanze. Tali concessioni possono essere rilasciate, anche a titolo gratuito, a favore delle regioni o degli enti locali nel cui territorio ricadono i predetti beni. I beni immobili di cui al presente comma, in quanto non destinabili a riserva naturale, sono trasferiti, a titolo gratuito, con decreto del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro dell'ambiente, ai comuni sul cui territorio i medesimi insistono.
Successivamente a questa legge, il comune di Margherita di Savoia, nel 2001, richiedeva al Ministero delle finanze, di potere appunto diventare a pieno titolo titolare di questi suoli. Il Ministero non dà mai una risposta definitiva ed il comune, però, compie tutti quegli atti amministrativi, che servono a dichiarare che quei territori erano acquisiti a patrimonio del comune. Tra l'altro, poiché questa legge lasciava dei dubbi interpretativi, per cui sembrava ad un certo punto che queste aree potessero venire destinate a titolo gratuito solo in quanto ricadenti in aree naturali, sempre nel 2001, con la legge 18 ottobre 2001 - riorganizzazione dell'amministrazione Pag. 71finanziaria - viene data un'interpretazione autentica di quella norma.
Si afferma che l'articolo 2-quinquies del decreto-legge 27 dicembre 2000, n. 392 - quello che vi ho letto prima - convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2001, n. 26, si interpreterà nel senso che le relative disposizioni si applicano a tutti i beni immobili compresi nelle saline già in uso nell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e dell'Ente tabacchi italiani, non destinati, alla data di entrata in vigore della legge, ad aree di riserva naturale. Quindi è esattamente il caso di Margherita di Savoia. Che cosa succede? Che nonostante tutto ciò, nonostante il comune abbia continuato a chiedere al Ministero dell'economia una decisione in merito e nonostante abbia proceduto a tutti gli atti amministrativi che dichiarassero che questi suoli erano appartenenti al territorio del comune, l'Avvocatura dello Stato nel 2005 ha scritto al comune di Margherita di Savoia dicendo che gli doveva i soldi. Sono stati promossi una serie di ricorsi al TAR contro questi espropri cominciati nel 1970 (lo Stato si è svegliato nel 2005); fatto sta che è arrivato al comune di Margherita di Savoia l'ordine perentorio di pagare. Che cosa? Non è più quel milione e 150 mila euro che viene indicato nell'interpellanza urgente, che è una cifra sbagliata, ma la cifra più o meno ammonta a otto milioni di euro, il che significa mettere nelle condizioni il comune di chiudere perché anche se dovessi - perché io ne sono il sindaco - spalmare negli anni gli otto milioni, il comune di Margherita ha un bilancio di 4 milioni di euro. Quindi queste sono le cifre di cui parliamo, in più siamo nelle more di applicazione dell'IMU, quindi si tratta di comuni che oggi hanno delle grandissime difficoltà. Detto questo non arriva nessuna risposta se non recentemente di nuovo la richiesta di pagamento. Peraltro noi siamo nelle more dell'applicazione - ho voluto portare qui proprio il documento che riguarda il mio comune - e dell'attuazione dell'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, ovvero dell'attuazione del federalismo demaniale nell'ambito del federalismo fiscale: viene richiesto, per altri immobili, un progetto, un programma di valorizzazione, perché questo è quello che è il federalismo demaniale: il trasferimento di beni immobili, di suoli, ai comuni. Quindi, la mia domanda è: siamo nell'ambito dell'applicazione del federalismo demaniale, ci sono queste leggi che ho appena citato e che sono state anche interpretate in maniera definitiva, in base all'interpretazione autentica fatta dallo stesso Governo, dallo stesso Ministro Tremonti che è l'autore della prima legge e poi stiamo parlando di una parte dello Stato, un piccolo comune, contro un'altra parte dello Stato, perché i Monopoli sono sempre dello Stato. Quindi, si chiede come sia possibile riuscire, visti tutti questi precedenti e visto il momento storico - siamo nelle more dell'attuazione del federalismo demaniale, con documenti certi; noi siamo stati, lo ripeto, convocati per presentare un piano di valorizzazione di alcuni beni che verranno ceduti a titolo gratuito al comune di Margherita di Savoia - a comporre la controversia in una maniera che ci permetta di chiudere definitivamente questa storia, senza incidere in modo non solo così pesante ma definitivo sulle casse di un piccolo comune di 12 mila abitanti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Giampaolo d'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti chiedono al Governo di assumere opportune iniziative volte a garantire il trasferimento al patrimonio del comune di Margherita di Savoia, a titolo gratuito e di diritto, delle aree relative alla reggia salina di proprietà dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, oggetto a suo tempo di un decreto di occupazione di urgenza da parte del predetto comune per la realizzazione di opere pubbliche di Pag. 72alloggi economici e popolari. In tal modo, secondo quanto auspicato dagli onorevoli interpellanti, potrà essere superato il contenzioso promosso dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato contro il comune di Margherita di Savoia in ordine alla richiesta di risarcimento danni concernente le acquisizioni sine titulo effettuate dal comune in parola in seguito ad occupazioni d'urgenza dei terreni di proprietà dell'Amministrazione non definite nei termini di legge da formali provvedimenti espropriativi.
L'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, per quanto di propria competenza, rappresenta quanto segue: «giova premettere che, a decorrere dagli anni Ottanta, l'ente locale, in conseguenza dell'espansione del centro abitato ha intrapreso, come è stato ricordato, una serie di occupazioni e immissioni nel possesso di aree della salina di Margherita di Savoia finalizzate all'espropriazione e poi divenute illegittime, stante l'omessa emanazione del prescritto decreto di esproprio.
In relazione a dette occupazioni il comune ha realizzato opere di pubblica utilità senza mai corrispondere indennità alcuna all'Amministrazione autonoma. A fronte delle richieste di pagamento delle indennità spettanti, così come quantificate dal locale ufficio del territorio, l'ente locale ha eccepito la presunta prescrizione di ogni diritto avuto riguardo all'occupazione temporanea ed al valore venale dei compendi immobiliari sostanzialmente già acquisiti al patrimonio dello stesso comune in virtù dell'istituto dell'accessione invertita. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato riferisce di avere da tempo investito della questione l'avvocatura distrettuale dello Stato di Bari che, a tutela degli interessi dell'amministrazione medesima, ha instaurato davanti al tribunale di Bari una serie di giudizi per il recupero delle indennità di occupazione e di esproprio delle aree della salina di Margherita di Savoia. L'Amministrazione, tenuto conto della natura pubblica dell'ente locale e stante l'entità del credito vantato, ha comunque manifestato nel tempo la massima disponibilità ad addivenire ad un componimento bonario, ma ha sempre rilevato una ferma posizione di chiusura ad ogni possibile accordo da parte del comune Margherita di Savoia, che per contro ha chiesto l'applicazione dell'articolo 2-quinquies del decreto-legge 27 dicembre 2000, n. 392, aggiunto dalla legge di conversione 28 febbraio 2001, n. 26, per l'acquisizione a titolo gratuito delle aree in parola.
In realtà, poiché già con atto consiliare n. 10 del 16 aprile 1999 del comune di Margherita di Savoia, antecedente all'emanazione della menzionata disposizione legislativa, era stata disposta l'acquisizione al patrimonio comunale delle aree dell'amministrazione, l'avvocatura distrettuale dello Stato di Bari ha ritenuto sussistente almeno il diritto al pagamento del valore venale attualizzato dei terreni occupati. L'avvocatura distrettuale, a seguito della dichiarazione del difetto di giurisdizione da parte del tribunale di Bari, ha riassunto davanti al TAR i giudizi volti al conseguimento del già richiesto risarcimento del danno. Con specifico riferimento alla delibera del consiglio comunale di Margherita di Savoia n. 66 del 12 dicembre 2006 (citata peraltro nell'interpellanza) l'Amministrazione autonoma evidenzia che l'avvocatura ha comunicato con varie note, in data 7 aprile 2008, di non aver provveduto all'impugnazione in quanto con detta delibera è stata inutilmente disposta l'acquisizione al patrimonio di beni che non solo erano già nel patrimonio del citato comune ma in relazione ai quali erano addirittura pendenti giudizi risarcitori instaurati. Infatti tutti i beni indicati nella citata delibera sono stati acquisiti dal comune di Margherita di Savoia in virtù di occupazioni appropriative conseguenti alla mancata emanazione dei decreti di esproprio nei termini previsti nelle dichiarazioni di pubblica utilità. Da ultimo, l'Amministrazione segnala che il sindaco di Margherita di Savoia ha recentemente informato della vicenda l'Avvocatura generale dello Stato nonché la procura distrettuale della Corte dei conti di Bari, rappresentando di aver avviato Pag. 73una puntuale ricostruzione dei fatti e delle responsabilità dei soggetti succedutesi nelle funzioni di sindaco e di dirigente degli uffici tecnici e finanziari del comune».
Al riguardo l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha provveduto a fornire, su richiesta dell'Avvocatura generale dello Stato, gli elementi conoscitivi sopra riportati. Sull'intera vicenda del compendio menzionato, al momento nella disponibilità dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e in procinto di essere consegnato per la gestione alla Agenzia del demanio, l'Agenzia del demanio a sua volta rappresenta quanto segue: «in merito alle aree oggetto dell'interpellanza risulta dall'attività ricognitiva prodromica alla formalizzazione della consegna del compendio condotta dalla competente filiale Puglia dell'Agenzia unitamente all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che i decreti di occupazione di urgenza a suo tempo emanati dal comune di Margherita di Savoia non sono stati mai perfezionati dal comune con l'adozione dei relativi decreti di esproprio, né sono state corrisposte le indennità di occupazione dovute. L'ente locale inoltre, con atto amministrativo n. 1612 del 3 giugno 2009, per effetto della delibera di consiglio comunale del 12 dicembre 2006, ha disposto il trasferimento al patrimonio comunale della proprietà di gran parte delle aree oggetto di occupazione d'urgenza con la contestuale trascrizione nei pubblici registri immobiliari».
In disparte da ogni considerazione sulla legittimità del trasferimento di proprietà operato con la citata delibera, l'Agenzia del demanio sottolinea che la definizione della controversia sin qui riferita con il comune di Margherita di Savoia e l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, non potrà che avvenire a titolo oneroso, sulla base della legislazione in materia di occupazione di aree di pubblica utilità, recata dall'articolo 42 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, introdotto dall'articolo 34 del decreto-legge 6 luglio 2011 - quindi abbastanza recente - n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha colmato il vuoto normativo determinato dall'illegittimità dell'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, dichiarata dalla Corte costituzionale con la sentenza del 4 ottobre 2010, n. 293. Per effetto della vigenza di questa norma l'Agenzia del demanio ritiene dunque che sia applicabile solo un trasferimento oneroso.

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario, lei ha citato una legge di questa estate ed è il motivo per cui le dico che vi è un affastellarsi delle leggi le quali si succedono e affermano esattamente il contrario di quello che era stato detto prima. Ripeto, però, che nell'interpretazione autentica del Ministro Tremonti sulla legge del 2001 si dice, invece, esattamente quello che abbiamo chiesto noi. Fino al luglio 2011, innanzitutto, valeva questa legge, che non è stata applicata nel caso di Margherita di Savoia. Inoltre, le ho citato il federalismo demaniale: nel momento in cui, cioè, il demanio ci sta trasferendo alcuni beni a titolo gratuito, nel caso specifico si chiede il trasferimento a titolo oneroso. Ripeto che ciò avviene per colpe non nostre, nel senso che io sono sindaco da un anno e mezzo e gli abitanti di Margherita di Savoia di oggi neanche sapevano chi c'era e alcuni forse neanche erano nati negli anni Settanta. Quindi perché devono pagare il danno di qualcosa che non è stato causato da loro, di cui non sanno nulla, di cui la colpa è il cambiamento di leggi e di Governi? In ogni caso, la richiesta di un'applicazione di questa legge è stata puntualmente fatta dal comune di Margherita di Savoia e non gli è mai stata data risposta, sin dal 2001 da quando è entrata in vigore questa legge. Non si capisce, quindi, come possano funzionare le cose in Italia se le leggi in vigore dal 2001, a cui fa riferimento il comune per sanare il suo contenzioso, non vengono prese in considerazione. Pag. 74
Ribadisco, inoltre, il concetto: devo pagare a titolo oneroso? Devo sanare il contenzioso a titolo oneroso? Dove li trova un comune, che ha un bilancio di 4 milioni di euro, 8 milioni di euro, seppur spalmati nel tempo, per pagare il suo debito? Stiamo parlando di una parte dello Stato, un comune, che deve risarcire un'altra parte dello Stato, l'Amministrazione dei monopoli o il demanio o quello che sarà. Trovo la situazione ridicola perché questo comune con 8 milioni di euro di debito da restituire allo Stato chiude e, quindi, noi facciamo fallire un paese e tutti i suoi abitanti. Infatti, non si risolleverà mai più un comune che deve pagare 8 milioni di euro di debito allo Stato. Non sono assolutamente soddisfatta; continuerò a insistere, a questo punto in altri modi, sulla mancata applicazione, richiesta dal comune di Margherita di Savoia a suo tempo, perché la legge è del 2001, della medesima legge del 2001 (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e del deputato Sardelli).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Vico - n. 2-01447)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Vico n. 2-01447. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Stato dell'attività di recupero dei territori calabresi colpiti dall'alluvione dello scorso autunno e iniziative per la messa in sicurezza dell'intero territorio nazionale - n. 2-01429)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01429, concernente stato dell'attività di recupero dei territori calabresi colpiti dall'alluvione dello scorso autunno e iniziative per la messa in sicurezza dell'intero territorio nazionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, nella nostra interpellanza riformuliamo alcune domande, riproponiamo quindi alcune questioni che sono già state oggetto di valutazione in quest'Aula, anche attraverso lo strumento del sindacato ispettivo. Per quello che riguarda il territorio calabrese vi è un dissesto idrogeologico; i suoi problemi si evidenziano sempre di più in termini gravi, drammatici per alcuni versi. Quando imperversa il cattivo tempo e siamo in presenza di piogge accadono eventi che possiamo definire anche calamitosi.
In tutto questo si evince la friabilità, la gracilità del territorio. Si evincono debolezze e insufficienze ma soprattutto antichi guasti, antiche miopie, antiche ottusità, antiche negligenze, disarticolazioni nella politica, dispendio di risorse non razionalmente utilizzate. Questa mia premessa, signor Presidente - lo voglio dire anche al sottosegretario -, non indica responsabilità temporali, tanto meno se parliamo di tempo, non riguarda semplicemente questo tempo. Perché abbiamo riproposto domande, perché abbiamo riproposto un'interpellanza urgente e quindi uno strumento del sindacato ispettivo? Perché vi sono state, anche di recente, assicurazioni a fronte di calamità naturali. Mi riferisco ai nubifragi che si sono abbattuti sulle estreme regioni meridionali. Faccio riferimento a qualche paese della provincia di Catanzaro (Feroleto e Marcellinara) e ovviamente all'ottobre del 2011; in presenza di alcune sollecitazioni, c'erano state ovviamente alcune risposte ed erano stati assunti alcuni impegni. Mi rendo conto che questa è una materia complessa perché vi è la competenza dello Stato, vi è la competenza delle regioni, vi è il problema che riguarda la tenuta del territorio e, quindi, gli atti di prevenzione attraverso azioni di forestazione e quelli di bonifica e di tutela e quant'altro e vi è il problema dello Stato. In questa problematica, che non evidenzio certamente a sufficienza nella mia interpellanza, attraverso il gioco dello «scaricabarile», non si sa poi di chi sia la responsabilità. Si interviene sotto l'onda dell'emergenza, sotto l'onda dell'emotività, Pag. 75sotto l'onda dei guasti che si sono determinati. I sindaci e gli amministratori si mobilitano soprattutto quando esistono fatti gravi che riguardano anche l'incolumità delle persone. Faccio riferimento anche ad un episodio che si è verificato con il cedimento di un ponte, una mancata strage che poteva verificarsi. Quando finisce poi il momento dell'attualità e dell'evidenziazione sulla stampa e sui quotidiani cala il silenzio. Certamente vi saranno stati provvedimenti d'urgenza ma ora chiediamo invece un'azione strategica, una rideterminazione di quella che è una problematica antica dove ognuno certamente deve assumersi le proprie responsabilità (comuni, regioni) e capire ovviamente quali possano essere le azioni che bisogna concordare per giungere ad una definizione di impegni, soprattutto di azioni sempre più incisive e sempre più coordinate.
Signor Presidente, sempre nel rispetto del federalismo fiscale, che non abbiamo mai accettato perché abbiamo votato contro (e a cui giustamente poc'anzi faceva riferimento l'onorevole Carlucci su un'altra materia che, per alcuni versi, possiamo anche raccordare e omologare a quella che stiamo trattando), sono sempre stato del parere che il tema ambiente, la materia della sanità, la materia della pubblica istruzione dovrebbero essere senza alcuna concorrenza, per uscire fuori dalle terminologie ufficiali, e riservate esclusivamente allo Stato.
Questo è un problema di sicurezza: non possiamo avere quindici o venti politiche sulla sanità, regione per regione; non possiamo avere queste disattenzioni con riferimento all'ambiente e al territorio, nelle varie regioni. E non faccio riferimento - perché sarà oggetto di un'altra valutazione - alle situazioni di emergenza concernenti gli inquinamenti, i depuratori, il commissario straordinario per la depurazione in Calabria. Vi sono, dunque, una serie di problemi e di temi che, per alcuni versi, sul piano della facciata, hanno salvato l'autonomia regionale, ma tutto questo è stato certamente d'impedimento a quelle politiche strategiche a cui poc'anzi facevo riferimento.
È un tentativo, il nostro: in relazione allo strumento del sindacato ispettivo, chi ha una lunga appartenenza in questo ramo del Parlamento sa che l'interpellanza, l'interrogazione o l'interrogazione a risposta immediata hanno una valenza un po' limitata. Ha una valenza limitata anche l'atto di indirizzo parlamentare, figuriamoci il sindacato ispettivo! Non so quale risposta mi darà il sottosegretario: fin da ora, preventivamente lo ringrazio per la risposta che vorrà fornirmi. Poi, mi permetterò di replicare, ma la replica non può essere che una sollecitazione da fare: vorrei, quindi, sollecitare sin d'ora - se esiste anche nella sua risposta, signor sottosegretario, altrimenti ritornerò sull'argomento - ed aprire un confronto.
So che viviamo anche nelle emergenze di carattere economico, ma bisogna capire che, quando lasciamo irrisolte questioni che riguardano il territorio e la vivibilità dell'uomo - perché vi sono problemi antropici che riguardano il nostro territorio -, non c'è dubbio che l'accavallarsi di questi problemi portano non solo ad una dispersione di energie, ma soprattutto ad un degrado in ordine alla qualità della vita e a delle insicurezze. Ho voluto fare alcune citazioni, ma vi sono anche situazioni come quelle, per esempio, di Vibo Valentia e di Bivona, vicende tragiche e drammatiche. Signor Presidente, la volta scorsa, quando ci siamo confrontati con lo stesso sottosegretario, mi ricordo che egli era stato in Calabria per episodi analoghi e che portava questa esperienza.
Da allora, credo che sia trascorso un certo lasso di tempo: cosa si è fatto strategicamente? Sono molto attento nei confronti di un Governo che, certamente, deve affrontare problemi economici - vi sono problemi legati alle urgenze e all'immediatezza, che appaiono continuamente e che si evidenziano sulla stampa -, ma ci sono problemi di vita, ci sono problemi seri, e dobbiamo confrontarci, giorno per giorno, su sfide importanti e fondamentali. Pertanto, oserei dire - mi si scusi il Pag. 76termine molto mediocre -, che è necessario uno straccio di iniziativa: ciò che io chiedo è uno straccio di iniziativa per capire, intanto, se il Governo ha fatto la sua parte, se la regione o le regioni meridionali fanno la loro parte, se i comuni fanno la loro parte.
Credo che sia anche un problema che riguarda la Protezione civile, perché molti di questi temi e di questi problemi li abbiamo risolti con il vecchio clima che circondava e governava la Protezione civile e, cioè, attraverso i decreti immediati della stessa. Questo non è un fatto serio, non è stato mai un fatto serio: posso capire l'emergenza, la Protezione civile, ma dietro cosa c'è stato sul piano della prevenzione, di un recupero, di uno studio anche sul territorio? Abbiamo realizzato una serie di piani e di progetti - mi ricordo l'ATO -, tante altre iniziative di competenza delle regioni, delle province, e quant'altro; ci sono una serie di sigle che si sono sempre più riproposte ed accavallate; c'è stata una pluralità di indicazioni progettuali, ma il tutto rimane attestato su un'informazione, su un dato di principio e appeso a un filo.
Un'ultima battuta: signor Presidente, lei conosce, ovviamente, la Calabria, sia per i suoi trascorsi calabresi per parentele e poi anche per un rapporto amicale che ha con qualche calabrese presente in questo Parlamento; ebbene, ogni volta che piove, ogni volta che c'è una alterazione meteorologica, si vivono questi momenti con grande preoccupazione. Se piove per più di due o tre giorni la Calabria è irrecuperabile e allora ci sono interventi di ricomposizione sul territorio; credo che questo sia certamente un aggravio sul piano delle risorse e tutto ciò inutilmente perché, se ci fosse una azione coordinata, una progettualità, una distribuzione sul territorio delle risorse, con un raccordo con le autonomie locali - oggi si dice in questo modo, anzi da sempre, per dire la verità - si potrebbe capire il perché. I problemi dei comuni sono stati evidenziati poc'anzi dall'onorevole Carlucci per quanto riguarda Margherita di Savoia; io aspiro da tanto tempo a fare l'assessore onorario al comune di Margherita di Savoia visto e considerato che, stando nello scranno vicino al suo, seguo le vicenda e so con quale passione lei si impegna a favore di questo comune e simboleggia un po' gli amministratori, la gente del Sud, e non soltanto del Sud, di questi piccoli o grandi comuni con una grande storia, con poche risorse e con grande voglia di fare. Credo che sia questo l'atto che noi oggi richiamiamo all'attenzione dell'Aula, signor Presidente, e soprattutto all'attenzione del Governo nella persona del sottosegretario all'ambiente e alla tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole Tassone, spero che la risposta che mi appresto a darle sia un elenco esauriente delle iniziative assunte, anche recentemente, e alcune delle quali ritengo siano anche di carattere strutturale, non solo da parte degli organi di Governo e delle amministrazioni locali, ma anche da parte di quelli che sono gli enti pubblici e le società pubbliche che sono operanti su quel territorio. Quindi, in apertura, e non in conclusione, vorrei, comunque, confermarle l'impegno del Governo su questo fronte per mandare avanti le iniziative più opportune e più urgenti e, naturalmente, per tenere ben informato nel dettaglio il Parlamento al riguardo.
Il 22 e il 23 novembre 2011 il territorio calabrese è stato colpito da eccezionali eventi atmosferici che hanno provocato l'esondazione di corsi d'acqua, una serie diffusa di dissesti idrogeologici e conseguenti danni alle strutture e infrastrutture e situazioni di pericolo per la popolazione. L'analisi dei dati riportati dagli idrometri evidenzia che il carattere impulsivo delle precipitazioni ha provocato un innalzamento repentino, fino a 4 metri, di tutti i corsi d'acqua interessati, principali e secondari, Pag. 77con decrescita altrettanto rapida fino ai livelli ordinari poche ore dopo la cessazione delle piogge. Gli effetti al suolo più gravi si sono verificati nel territorio delle province di Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone investendo molti comuni e dove si sono verificati, in diffusi e in molti casi, gravosi fenomeni di dissesto franoso, allagamenti e esondazioni.
La violenza dell'evento calamitoso ha provocato la morte di un uomo a Catanzaro, il deragliamento di un treno sulla linea Lamezia-Catanzaro, causando venti feriti, il crollo di un ponte delle ferrovie tra Catanzaro e Lamezia Terme. Per consentire i necessari interventi a seguito dei danni provocati dai suddetti eventi meteorologici è stato dichiarato lo stato di emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 dicembre 2011, nei territori delle province di Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone. La regione Calabria ha rappresentato che gli importi necessari per fronteggiare il contesto critico determinatosi nei periodi compresi tra il 21 e il 25 novembre 2011, sono pari a 172 milioni e 556 mila euro per interventi di ripristino del danno e ristoro delle attività produttive danneggiate, più 10 milioni e 31 mila euro per rimborso delle spese sostenute nella fase di prima emergenza e per interventi effettuati in regime di somma urgenza.
A seguito di ciò, come primo intervento, è in corso di adozione un'ordinanza di Protezione civile, d'intesa con la regione Calabria, che prevede lo stanziamento di 6 milioni di euro a carico del Fondo di protezione civile che è stato trasmessa al Ministero dell'economia e delle finanze per il concerto di cui all'articolo 5, comma 2, della legge n. 225 del 1992.
In ordine al dissesto idrogeologico, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, già all'indomani della tragedia di Giampilieri nel 2010, ha richiesto uno stanziamento straordinario per varare un piano organico di interventi sulle principali emergenze nazionali dal punto di vista del rischio idrogeologico.
Si ricorda che con la delibera CIPE del 6 novembre 2009 era stato destinato 1 miliardo di euro di risorse FAS per interventi di risanamento ambientale. L'intero stanziamento era stato destinato dalla legge finanziaria 2010 alla realizzazione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più alto rischio idrogeologico, individuate sentite le autorità di bacino e la Protezione civile ed attuate attraverso la sottoscrizione di accordi di programma con le regioni interessate.
Sin dai primi mesi del 2010 il Ministero aveva avviato la definizione di tale piano in collaborazione con tutte le regioni, coinvolgendo le autorità di bacino e la Protezione civile. Sono stati così sottoscritti gli accordi di programma che individuano e finanziano interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio.
L'accordo di programma della regione Calabria in particolare ha individuato 185 interventi, per un importo complessivo di 220 milioni di euro, di cui 110 milioni a valere su risorse statali e i rimanenti 110 milioni a valere sulle risorse regionali. Tutti gli accordi di programma sono stati registrati alla Corte dei Conti. Successivamente, tuttavia, con la manovra dell'agosto dello scorso anno sono venute meno le risorse FAS statali destinate al dissesto, con la conseguenza che, rispetto agli accordi di programma sottoscritti, si è potuta erogare ad alcune regioni soltanto la quota delle risorse gravanti sul bilancio del Ministero in base alle disponibilità di cassa.
Ad oggi, in particolare per la regione Calabria, sono stati impegnati 21 milioni 92 mila euro e trasferiti 13 milioni 752 mila euro. Successivamente, nel mese di novembre 2011, sono stati avviati nuovi tavoli tecnici tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero per la coesione territoriale e le regioni al fine di reperire risorse per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico in 7 regioni del sud (Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Campania).
Sulla base delle richieste del Ministero per la coesione territoriale pervenute nella fase istruttoria, e con la collaborazione delle regioni del Mezzogiorno interessate e dei commissari straordinari nominati per Pag. 78l'attuazione degli accordi, sono stati aggiornati ed integrati i dati che il Ministero dell'ambiente aveva a disposizione relativamente agli interventi programmati, con le informazioni sulla priorità, cantierabilità, livello di progettazione e grado di rischio nonché con l'indicazione della fonte - statale o regionale - del finanziamento.
Sulla base di tale lavoro istruttorio è stata quindi predisposta una specifica delibera per riprogrammare le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 disponibili, anche attraverso il parziale utilizzo delle risorse FAS già assegnate dal CIPE a favore del programma attuativo interregionale «Attrattori culturali, naturali e turismo 2007-2013» e del programma attuativo interregionale «Energie rinnovabili e risparmio energetico 2007-2013».
La delibera prevede stanziamenti per un importo complessivo pari a 679,7 milioni di euro destinati a 518 interventi urgenti e prioritari, per la mitigazione del rischio idrogeologico. La delibera di individuazione ed assegnazione di risorse ad interventi di rilevanza strategica regionale - settore frane e versanti - è stata approvata il 20 gennaio scorso ed è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. In particolare, all'interno di tale delibera è prevista l'integrale copertura delle risorse già previste dall'accordo di programma della regione Calabria e pari a 220 milioni di euro complessivi, che consentiranno la realizzazione di 195 interventi di difesa del suolo.
Dal canto suo, il Ministero delle infrastrutture e trasporti ha comunicato che la riattivazione della circolazione dei treni sulla linea Lamezia-Catanzaro, interrotta a seguito del crollo del ponte Cancello avvenuto durante i violenti nubifragi del novembre scorso nella provincia di Catanzaro, prevede la ricostruzione del ponte provvisorio con la realizzazione di stilate fondate su pali e travate metalliche ed opere, a carattere definitivo, di sistemazione dell'alveo, entrambe già finanziate.
Il contratto di appalto per i lavori è in fase di aggiudicazione definitiva presso la struttura legale della Rete ferroviaria italiana di Reggio Calabria e le verifiche di legge dovrebbero concludersi entro un mese.
L'area oggetto dell'intervento è ancora sottoposta a sequestro da parte della procura della Repubblica di Catanzaro; RFI ha avanzato l'istanza di dissequestro, rigettata con provvedimento del 10 febbraio 2012 dal Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, riferendo che: «allo stato, non possano ritenersi completati gli accertamenti necessari alla ricostruzione della dinamica dei fatti, essendo ancora in corso i rilievi di dettaglio delle strutture e dell'alveo fluviale; considerato che tali accertamenti si concluderanno a breve». L'istanza verrà quindi reiterata, in prossimità dell'inizio dei lavori. Il tempo necessario per realizzare i lavori, a decorrere dalla data che verrà stabilita nel verbale di consegna, è fissato in 70 giorni.
Il potenziamento della rete ferroviaria calabrese viene perseguito prioritariamente attraverso interventi di tipo tecnologico finalizzati ad elevare gli standard prestazionali della rete e la velocità commerciale. Nel breve periodo è prevista la velocizzazione della linea Battipaglia-Reggio Calabria, che comprende l'attrezzaggio tecnologico uniforme sull'intera linea, la velocizzazione degli itinerari di stazione, la realizzazione di nuove sotto stazioni elettriche e il potenziamento di altre esistenti, il rifacimento e adeguamento di alcune opere d'arte, la realizzazione di nuovi impianti di stazione.
In tale ambito è stato completato, a dicembre del 2011, l'adeguamento della galleria Coreca che, fra l'altro, ha consentito di alzare la velocità fra Amantea e Campora San Giovanni fino a 200 km/h. Per quanto riguarda gli altri interventi, la progettazione definitiva è all'esame del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il successivo inoltro al CIPE secondo le procedure di legge obiettivo e ad oggi, si è in attesa della relativa approvazione.
A breve verrà avviato lo studio di fattibilità per la velocizzazione delle principali Pag. 79linee della rete; intervento finanziato di recente a valere sugli importi disponibili nell'ambito del Fondo di sviluppo e coesione di cui alla delibera CIPE 62/2011.
Sono, inoltre, disponibili le risorse per il potenziamento del collegamento fra Lamezia, Catanzaro e la dorsale ionica, che consentiranno una prima fase di elettrificazione della linea. Le risorse sono state messe a disposizione dalla regione Calabria nell'ambito del piano di azione e coesione per il miglioramento dei servizi pubblici collettivi al Sud.
È in corso la progettazione definitiva della prima fase di potenziamento del collegamento Metaponto-Sibari-Paola, finalizzata ad adeguare le principali caratteristiche dell'itinerario Gioia Tauro-Taranto a quelle della direttrice adriatica. Si tratta di un intervento finalizzato al potenziamento di un itinerario essenzialmente merci.
Per quanto riguarda, invece, le infrastrutture viarie, l'ANAS ha fatto presente che le abbondanti e persistenti precipitazioni atmosferiche dello scorso mese di febbraio hanno provocato notevoli danni su alcune strade statali. In particolare, si sono registrate alcune frane sia a monte che a valle della sede viaria sulla strada statale 177 e sulla strada statale 182, nonché danni alla pavimentazione stradale su alcune tratte della strada statale 18 in provincia di Cosenza e, in misura minore, sulle strade statali 107, 280 e 106.
Sulla statale 177, a causa del cedimento della scarpata stradale, l'ANAS è intervenuta con lavori di urgenza che hanno comportato una spesa pari a euro 200 mila euro. Il compartimento ANAS di Catanzaro competente per territorio ha effettuato i necessari interventi di manutenzione ordinaria per ripristinare le condizioni di sicurezza atte a garantire il normale transito del traffico veicolare.
È opportuno segnalare che gli interventi d'urgenza sopradescritti sono serviti a fronteggiare l'emergenza, ma non a sanare in via definitiva le situazioni di criticità presenti sulle strade citate che necessitano, invece, almeno nei tratti più ammalorati, di lavori straordinari, per i quali, al momento, non risulta un'adeguata copertura finanziaria.
Nel contratto di programma 2011-2012 sono stati, inoltre, previsti, in attesa di effettiva disponibilità, interventi di sistemazione del piano viabile.
L'Anas ha previsto un piano di potenziamento delle infrastrutture, che interessa sia la dorsale tirrenica (ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria) sia quella ionica (realizzazione della nuova strada statale 106 Ionica ed interventi sul tracciato storico della strada statale 106).
A ciò, si aggiunge unitamente l'ammodernamento delle trasversali di collegamento ovvero la strada statale 534 (per cui e' stato emesso il bando di gara per il conferimento delle caratteristiche autostradali) e le restanti trasversali delle strade statali 107, 280 e 682. Detti programmi di ammodernamento della rete viaria calabrese sono sviluppati in base ai finanziamenti disponibili.
Per quanto attiene la strada statale 106 Ionica, è all'attenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la problematica inerente la messa in sicurezza del suo tracciato storico che, in alcuni tratti, risulta di particolare pericolosità per le sue caratteristiche geometriche e tecnico-costruttive. Al fine di individuare le azioni e le misure, anche finanziarie, dirette all'eliminazione di dette situazioni di pericolosità, è stato istituito presso il Ministero l'Osservatorio strada statale 106 Ionica, costituito da rappresentanti del Ministero delle infrastrutture, dell'Anas, della regione Calabria e della province interessate.
Nell'ambito dei lavori dell'Osservatorio sono stati individuati, sulla base di specifici studi condotti da Anas, alcuni interventi ritenuti prioritari che, presentando un buon livello di avanzamento progettuale, potessero essere immediatamente inseriti in atti programmatori.
Detti interventi (alcuni in itinere, altri in gara d'appalto) finanziati per circa complessivi 80 milioni di euro a valere sui contratti di programma Anas-Ministero infrastrutture annualità 2008/2009, riguardano Pag. 80principalmente la realizzazione di svincoli e rotatorie per l'eliminazione delle intersezioni a raso.
Ultimamente (nei contratti di programma 2010-2011) le scarse risorse finanziarie registrate hanno determinato di privilegiare i soli lavori di manutenzione ordinaria-straordinaria. Pertanto, nell'ambito delle ultime riunioni dell'Osservatorio si è, tra l'altro, concordato di intervenire, per lo più con misure di tipo non strutturale come ad esempio tutor, segnaletica adeguata, rotatorie.
Per quanto riguarda il settore elettrico, il Ministero dello sviluppo economico ha informato che non sono state evidenziate particolari criticità per le infrastrutture presenti nelle aree calabresi interessate dai fenomeni meteorologici e di dissesto idrogeologico. Il potenziamento delle infrastrutture della rete elettrica di trasmissione nazionale in Calabria e, segnatamente nell'area di Catanzaro, è già contenuto nel piano di sviluppo approvato dal Ministero dello sviluppo economico e alcuni degli interventi previsti sono in fase di realizzazione.
Si segnalano al riguardo il potenziamento dell'elettrodotto a 100 kilowatt Belcastro-Simeri, già autorizzato dal Ministero stesso, l'elettrodotto a 380 kilowatt «Feroleto-Maida» (trasversale Calabria) di cui si sta per emanare il decreto di autorizzazione e il rifacimento degli elettrodotti a 150 kilowatt «Catanzaro-Mesoraca» e «Calusia-Catanzaro» che hanno già iniziato l'iter autorizzativo.
Da ultimo, si fa presente che la regione Calabria ha inoltrato al Ministero delle politiche alimentari e forestali la richiesta di declaratoria ai sensi del decreto legislativo n. 102 del 2004 per i danni alle strutture ed infrastrutture connesse alle attività agricole causati dalle piogge alluvionali del 22 e 23 novembre 2011 nella provincia di Catanzaro. Su tale richiesta lo stesso Ministero, al termine degli accertamenti di competenza, ha predisposto il provvedimento di accoglimento, attualmente in corso di perfezionamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, innanzitutto faccio una valutazione di carattere generale. Ho ascoltato con molta attenzione la risposta articolata che mi è stata fornita da parte del sottosegretario, che ringrazio.
Tanto per tentare di fare una sintesi delle cose che ha detto il sottosegretario, ci sono stati degli impegni assunti con urgenza, che hanno avuto ed hanno qualche percorso sul piano burocratico - si parla di concertazione, di pubblicazione e così via - e altri interventi, soprattutto nella parte infrastrutturale, sia per quanto riguarda il trasporto su ferro, sia per quanto riguarda il trasporto su gomma, e vi è stato sia da parte delle Ferrovie Spa, sia da parte dell'Anas un'azione di intervento con alcune opere immediate ed urgenti che sono state avviate.
Poi ci sono anche altri temi ed altri argomenti: rispetto al finanziamento ed alla disponibilità delle risorse si è fatto riferimento certamente ai fondi FAS per quanto riguarda tutta l'area del territorio nazionale, ma soprattutto del Mezzogiorno e su questo aspetto forse qualche approfondimento e qualche chiarimento - dopo che avrò letto anche il resoconto stenografico - lo si potrà fare perché questo dei fondi FAS, signor Presidente e caro sottosegretario, è sempre un nodo e un problema molto impalpabile, che ci sfugge e di cui certamente dovremmo avere una maggiore contezza.
Dall'illustrazione o, meglio, dalla risposta, perché l'illustrazione l'ho fatta io, del sottosegretario, si evince chiaramente che non c'è stata una grande mobilitazione da parte delle realtà locali. Quando parlo di realtà locali mi riferisco ovviamente alla regione, non per tralasciare o fare critica a nessuno. Il mio partito partecipa con molta dignità e con ruoli importanti e significativi alla giunta regionale, però quando ci sono i problemi della gente poco hanno a che fare le appartenenze, le collocazioni e le aggregazioni delle maggioranze. Credo che queste siano molto Pag. 81relative; quello che invece è molto importante in questo momento è essere partecipi di una vicenda e di una storia e soprattutto rappresentare autenticamente la popolazione.
Ci sono anche state delle valutazioni che ha fatto il sottosegretario per quanto riguarda la parte infrastrutturale e dell'Anas dalle quali si evince chiaramente che ci sono stati dei rattoppi, ma su tutte le altre problematiche evidenziate, non c'è un'azione strategica perché, con riguardo al ponte sulla tratta Lamezia Terme-Catanzaro, che lei giustamente ha ricordato come l'ho ricordato io in precedenza - che poi è anche bloccato e sotto sequestro della magistratura anche per altri versi (qui si parla di alcune truffe sostanziali per quanto riguarda l'impiego di materiale scadente) - non c'è dubbio che ci sono stati interventi episodici rispetto alle emergenze che si evidenziano qua e là, a macchia di leopardo, per usare un termine ormai consumato.
Rimane la mia perplessità. Certamente non ha risposto il sottosegretario: nelle notizie fornite c'è stata una dovizia di particolari e sopratutto di dati ed io non avrei potuto fare di meglio - per carità - però bisogna anche trarre un giudizio politico.
Un progetto strategico per quanto riguarda la Calabria quando viene fuori? Perché lì abbiamo anche il problema delle fiumare, abbiamo i ricordi della vicenda di Soverato, che credo che non sia scomparsa dalla memoria di nessuno. Quando accadde la vicenda di Soverato ci fu una grande mobilitazione nel Paese. Ai funerali partecipò anche l'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che si assunse un impegno molto sacrale e molto forte di agire sul territorio in termini seri, ma soprattutto di non essere tollerante rispetto ai lassismi, alle ottusità e alle malpolitiche anche a livello locale.
Non c'è dubbio che lo sforzo che deve fare un Governo è quello di accordarsi e coordinare, non intendo rispolverare quello che dicevo poc'anzi - che la materia dovrebbe essere intesa come competenza primaria ed esclusiva per alcuni versi anche a livello centrale - non è questo il dato, ci vuole sempre il concorso dell'autonomia locale oltre ad una capacità ed un potere da parte del Governo di capire, nel momento in cui ci sono delle elargizioni e delle risorse molte volte da parte dello Stato o quanto meno anche con il concorso delle risorse regionali - lei ha fatto anche un riferimento a quegli impegni per quanto riguarda le risorse dello Stato -, se sono state «mantenute» ed elargite. Manca la parte della regione per un passaggio che credo che sia molto eloquente e che emblematicamente dà il senso anche dei miei ragionamenti e delle mie valutazioni.
Sull'ambiente, sull'emergenza e su fatti che riguardano ovviamente l'uomo - lei ha ricordato anche una persona che è morta a Catanzaro il 21 novembre, quando è crollata la sua autofficina mentre stava lavorando, lei l'ha voluto ricordare ed io la ringrazio anche per questo - ci dovrebbe essere come dicevo anche un controllo da parte del Governo, vale a dire che se c'è una lacuna di norme e di leggi forse queste sono le occasioni per dire: noi abbiamo fatto questo ma oltre non potevamo fare. Il controllo non significa capire che manca la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale o che manca il concerto, quanto tempo ci vuole? Tre mesi? Quattro mesi? Perché il concerto? Se ci deve essere il concerto ma con quali tempi? Inoltre, una volta che c'è tutto, che la pratica è fra virgolette «definita» e che le risorse vengono elargite, bisogna capire dove vanno a finire, come sono state spese, che tipi di impegni sono stati realizzati e portati avanti, se per il 70 o l'80 per cento, insomma tutta una sistemazione di aree e di territori che si conoscono.
Lei ha parlato ovviamente di 195 interventi e di altri ancora, certamente sono una serie di interventi e vorremmo vedere come sono collocati, che tipo di continuità razionale e armonica e progettuale essi hanno perché gli interventi episodici certamente assorbono anche delle risorse però non valorizzano le risorse impiegate e molte volte c'è un dispregio ma soprattutto una vanificazione dello sforzo fatto Pag. 82da parte del Paese nei confronti di questo territorio, tant'è vero, signor Presidente e signor sottosegretario, lei lo sa, noi ci troviamo molte volte ad attenzionare gli stessi territori ad ogni calamità naturale, ad ogni pioggia, ad ogni imperversare del cattivo tempo. Gli stessi territori, le stesse realtà, le stesse zone e le stesse strade, per cui certamente si dovrebbe fare qualcosa in più per il controllo sull'impiego delle risorse perché tutto questo possa avere un ottenimento di carattere positivo.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la invito a concludere.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Il Presidente Buttiglione mi richiama, come si suol dire, all'ordine ed io sono rispettoso ovviamente delle regole e dei Regolamenti e credo di aver parlato a sufficienza.
L'ultimo aspetto, se il Presidente Buttiglione mi offre questa possibilità, è dire se sono soddisfatto o insoddisfatto. Si può essere soddisfatti per una risposta, per lo sforzo, per la capacità di aggredire il problema e di avere quanto meno una visione di carattere generale sui risultati raggiunti. Forse per colpa di nessuno, non sono soddisfatto, ma non c'è un nessuno che non è responsabile, c'è sempre una qualche responsabilità e in questo io cerco di individuare quali possano essere i percorsi non per trovare il responsabile ma per superare le incertezze e soprattutto ovviamente le insufficienze.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 17,40).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, purtroppo devo sollecitare ancora una volta la risposta del Governo ad una serie di interrogazioni, che ho rivolto e depositato lo scorso anno e l'anno prima ancora, circa la situazione del CIE di Gradisca d'Isonzo, in provincia di Gorizia. Faccio questo sollecito perché alla fine della prossima settimana, per iniziativa del collega onorevole Touadi, insieme ad altri parlamentari, ci saranno una serie di visite nei CIE presenti nel territorio nazionale. Non vorrei essere costretto, dopo una visita al CIE di Gradisca - tra l'altro, sulla gestione e su alcuni problemi che si sono verificati ci sono anche delle indagini in corso - ancora una volta a presentare l'ennesima interrogazione. Pertanto, signor Presidente, le chiedo di «intercedere» presso il Governo, in particolare presso il Ministro dell'interno, per dare risposta a interrogazioni presentate lo scorso anno e negli anni precedenti ancora, non solo da me, ma talune di queste interrogazioni sono state sottoscritte anche dai colleghi Rosato e Maran.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la parola «intercedere» mi pare un filo esagerata, perché rispondere agli atti del sindacato ispettivo dei parlamentari è un preciso dovere del Governo. Quindi, porterò a conoscenza del Governo la sua giusta rivendicazione.

Trasmissione del Documento di economia e finanza 2012 e sua assegnazione alla V Commissione.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera pervenuta in data 19 aprile 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, il Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5). Alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 del predetto articolo 10. Al Documento sono altresì allegati:
il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della citata legge n. 196 del 2009 (Allegato I); Pag. 83
il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato II);
la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e sui relativi indirizzi, predisposto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi del comma 9 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato III);
le linee guida del programma delle infrastrutture strategiche, previsto dall'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (Allegato IV);
la relazione sull'applicazione delle misure di cui all'articolo 2, commi da 569 a 574, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), prevista dal comma 576 del medesimo articolo 2 (Allegato V).
Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che la discussione in Aula del Documento abbia luogo nella giornata di giovedì 26 aprile. Le Commissioni dovranno pertanto concluderne l'esame in sede consultiva e in sede referente compatibilmente con i tempi previsti dal calendario per l'esame da parte dell'Assemblea.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 20 aprile 2012, alle 9:

Informativa urgente del Governo sul trattamento riservato a due cittadini extracomunitari durante un'operazione di rimpatrio.

La seduta termina alle 17,45.

Pag. 84

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME

Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5)

Tempo complessivo, comprensivo delle dichiarazioni di voto: 6 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Eventuali relatori di minoranza 15 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 54 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 56 minuti
Popolo della Libertà 54 minuti
Partito Democratico 53 minuti
Lega Nord Padania 26 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 20 minuti
Popolo e Territorio 19 minuti
Italia dei Valori 19 minuti
Misto: 23 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl - 5109-A/R - voto finale 528 514 14 258 445 69 21 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.