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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 13 settembre 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 settembre 2012.

  Albonetti, Antonione, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Mosca, Mussolini, Nucara, Palumbo, Paniz, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Togni, Valducci, Vitali, Volontè.

(Alla ripresa della seduta pomeridiana).

  Albonetti, Antonione, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, La Loggia, Leone, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Mosca, Mussolini, Nucara, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Togni, Valducci, Vitali, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 12 settembre 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   GOZI: «Disposizioni per la promozione dell'invecchiamento attivo e l'incremento della domanda di lavoro nonché in materia di pensionamento flessibile, occupazione degli anziani e dei giovani e riordino degli incentivi alle imprese» (5435);
   COLOMBO: «Disposizioni concernenti l'impiego delle terapie del dolore nella fase terminale della vita» (5436);
   DE GIROLAMO: «Disciplina dell'attività di relazione istituzionale» (5437);
   LO PRESTI: «Modifica all'articolo 12 della legge 10 agosto 2000, n. 246, e altre disposizioni concernenti la stabilizzazione dei vigili del fuoco volontari discontinui e l'assunzione dei candidati idonei iscritti nelle graduatorie di concorso» (5438);
   CECCACCI RUBINO: «Modifiche alla legge 14 agosto 1991, n. 281, concernenti l'istituzione dell'anagrafe degli animali di affezione e i limiti all'esportazione di animali verso paesi esteri» (5439).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 13 settembre 2012 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal ministro della salute:
  «Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute» (5440).
  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   VI Commissione (Finanze):
  PEZZOTTA ed altri: «Delega al Governo e altre disposizioni concernenti l'esercizio del microcredito e misure per la sua promozione e diffusione» (5327) Parere delle Commissioni I, V, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VIII Commissione (Ambiente):
  BOCCI e GINOBLE: «Disposizioni in materia di tutela e promozione del turismo a piedi» (5385) Parere delle Commissioni I, V, VII, X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di un'ordinanza di archiviazione adottata dal Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa.

  Con lettera in data 13 settembre 2012, il presidente del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge 5 giugno 1989, n. 219 e dell'articolo 11, comma 1, del regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa, copia dell'ordinanza con la quale il Comitato stesso ha deliberato, nella seduta tenutasi in pari data, l'archiviazione degli atti del procedimento concernente il Presidente della Repubblica n. 1/XVI (relativo a una denuncia sporta dal professor avvocato Carlo Taormina).
  Poiché analoga comunicazione viene resa in data odierna al Senato della Repubblica, decorre da domani, venerdì 14 settembre 2012, il termine di dieci giorni previsto dal medesimo articolo 8, comma 4, della legge n. 219 del 1989 e dall'articolo 11, comma 2, del regolamento parlamentare per i procedimenti d'accusa, per la sottoscrizione di eventuali richieste di presentazione al Parlamento in seduta comune di una relazione del Comitato in ordine alla denuncia sopra indicata.
  Le richieste potranno essere presentate e sottoscritte nei giorni 14, 17, 18, 19, 20, 21, 24, 25, 26 e 27 settembre 2012, dalle ore 9,30 alle ore 19,30, presso gli uffici della segreteria della Giunta per le autorizzazioni (Servizio Prerogative e immunità – Palazzo dei gruppi parlamentari, II piano).

Trasmissione dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

  Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con lettera in data 5 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 64, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, una nota in ordine alla deliberazione della Corte dei conti n. 10 del 2012, concernente la relazione «Lo strumento finanziario di orientamento della pesca (SFOP) – chiusura della programmazione 2000-2006. Le irregolarità, già annunciata dall'Assemblea nella seduta del 6 agosto 2012.

  Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 12 settembre 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Progressi della politica marittima integrata dell'Unione europea (COM(2012)491 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile: l'impegno dell'Europa verso la società civile nell'ambito delle relazioni esterne (COM(2012)492 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1342/2008 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, che istituisce un piano a lungo termine per gli stock di merluzzo bianco e le attività di pesca che sfruttano tali stock (COM(2012)498 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Una tabella di marcia verso l'Unione bancaria (COM(2012)510 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di regolamento del Consiglio che attribuisce alla BCE compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (COM(2012)511 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) n. 1093/2010 che istituisce l'Autorità europea di vigilanza (Autorità bancaria europea) per quanto riguarda l'interazione di detto regolamento con il regolamento che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi (COM(2012)512 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).

  Le proposte COM(2012)511 final e COM(2012)512 final sono altresì assegnate alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 13 settembre 2012.

Comunicazione di una nomina ministeriale.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 11 settembre 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento alla dottoressa Daniela Carlà, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, dell'incarico di componente del collegio dei sindaci dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).

  Tale comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XI Commissione (Lavoro).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 5 luglio 2012, a pagina 5, prima colonna, nona riga, dopo la parola: «VII,» si intende inserita la seguente: «VIII,».

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 129, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE E LA RIQUALIFICAZIONE DEL TERRITORIO DELLA CITTÀ DI TARANTO (A.C. 5423)

A.C. 5423 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

  1. È convertito in legge il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
  2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Art. 1.

  1. Per assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, di seguito denominato: «Protocollo», compresi quelli individuati per un importo complessivo pari ad euro 110.167.413 dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012, afferenti a risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione già assegnate alla regione Puglia e ricomprese nel predetto Protocollo, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è nominato, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica, un Commissario straordinario, di seguito denominato: «Commissario» autorizzato ad esercitare i poteri di cui all'articolo 13 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, e successive modificazioni. Il Commissario resta in carica per la durata di un anno, prorogabile con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  2. Restano fermi gli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale. A tale fine, è assicurato il coordinamento fra il Commissario di cui al comma 1 ed il commissario straordinario dell'Autorità portuale di Taranto.
  3. All'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo sono altresì finalizzate, nel limite di 20 milioni di euro, le risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
  4. Le risorse di cui alle delibere indicate nel comma 1 e quelle di cui al comma 3 sono trasferite alla regione Puglia per essere destinate al Commissario, cui è intestata apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale.
  5. Il Commissario è altresì individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse del Programma operativo nazionale ricerca e competitività dedotte nel Protocollo, e pari ad euro 30 milioni, da utilizzare mediante gli ordinari ed i nuovi strumenti di programmazione negoziata, nonché del Programma operativo nazionale reti e mobilità, per un importo pari ad euro 14 milioni.
  6. Per la realizzazione degli interventi di cui ai commi 1 e 3, e per ogni adempimento propedeutico o comunque connesso, il Commissario può avvalersi, tramite delega di funzioni, di un soggetto attuatore, anch'esso senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica, e può in ogni caso avvalersi degli uffici e delle strutture di amministrazioni pubbliche, centrali, regionali e locali, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il Commissario può altresì avvalersi di organismi partecipati, nei termini previsti dall'articolo 4, comma 2, del Protocollo. Alle spese di funzionamento degli organismi di cui al comma 1 dell'articolo 4 del Protocollo si provvede nell'ambito delle risorse delle Amministrazioni sottoscrittrici già disponibili a legislazione vigente.
  7. Ai fini dell'attuazione del presente articolo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 2, commi 2-septies e 2-octies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n.  10, e successive modificazioni.
  8. I finanziamenti a tasso agevolato di cui all'articolo 57, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, possono essere concessi, secondo i criteri e le modalità previsti dallo stesso articolo 57, anche per gli interventi di ambientalizzazione e riqualificazione ricompresi nell'area definita del Sito di interesse nazionale di Taranto. A tale fine, nell'ambito del Fondo istituito con l'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è destinata una quota di risorse fino ad un massimo di 70 milioni di euro.

Art. 2.

  1. L'area industriale di Taranto è riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83.

Art. 3.

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 5423 – Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.

  Sopprimerlo.
*1. 24. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.

  Sopprimerlo.
*1. 48. Montagnoli.

  Sopprimere i commi da 1 a 7.
1. 49. Vanalli.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: compresi quelli fino alla fine del comma con le seguenti: , limitatamente al perseguimento degli obiettivi di cui all'articolo 2, lettere a) ed f), e alla messa in sicurezza d'emergenza della falda acquifera di Taranto, da realizzarsi secondo procedure di attuazione ordinarie, sono assegnate le risorse individuate all'articolo 6 del Protocollo stesso.

  Conseguentemente, sostituire i commi da 2 a 8 con il seguente:
  
2. Restano fermi gli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale.
1. 28. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: compresi quelli fino alla fine del comma con le seguenti: , con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è nominato, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica, un Commissario straordinario, di seguito denominato: «Commissario» autorizzato ad esercitare i poteri di cui all'articolo 13 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, e successive modificazioni. Il Commissario resta in carica per la durata di un anno.

  Conseguentemente:
   sostituire i commi da 2 a 8 con il seguente:

  2. Restano fermi gli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale;
   aggiungere la seguente rubrica: Attuazione del Protocollo d'intesa.
1. 67. Chiappori.

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aggiungere le seguenti: , del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della salute.
1. 77. Fogliato.

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aggiungere le seguenti: e del Ministro dello sviluppo economico.
1. 1. Consiglio.

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aggiungere le seguenti: e del Ministro della salute.
1. 50. Martini.

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aggiungere le seguenti: , previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
1. 51. Comaroli.

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aggiungere le seguenti: e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
1. 52. Crosio.

  Al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole: un anno con le seguenti: sei mesi.
1. 2. Follegot.

  Al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole: un anno con le seguenti: diciotto mesi.
1. 53. Volpi.

  Al comma 1, secondo periodo, sopprimere le parole da: prorogabile con decreto fino alla fine del periodo.
1. 3. Dussin.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il suddetto Commissario, a cadenza trimestrale, invia al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione del Protocollo e sulle risorse finanziarie allo scopo impegnate, sia per quanto riguarda le risorse di parte pubblica, sia quelle di parte privata.
1. 54. D'Amico.

  Sopprimere il comma 2.
1. 55. Laura Molteni.

  Al comma 2, sostituire il secondo periodo con il seguente: Tali interventi sono attuati dal Commissario straordinario dell'Autorità portuale di Taranto.
1. 5. Forcolin.

  Sopprimere il comma 3.
1. 9. Lanzarin, Bitonci.

  Sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. All'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo è altresì finalizzato il 50 per cento del limite di 20 milioni di euro delle risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
1. 68. (parte ammissibile) Rivolta.

  Sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. Per l'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo sono altresì destinate risorse fino ad un massimo di 20 milioni di euro per l'anno 2012, cui si fa fronte mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, relativa al Fondo per lo sviluppo e la coesione con riferimento alla quota assegnata dal CIPE al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale ed allo scopo utilizzando le somme relative alla ripartizione dell'85 per cento delle risorse del predetto Fondo destinate alle regioni del Mezzogiorno.
1. 10. Grimoldi.

  Sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. Per l'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo è autorizzata la spesa massima di 20 milioni di euro per l'anno 2012. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze: per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
1. 46. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.

  Al comma 3, dopo le parole: degli altri interventi previsti nel Protocollo aggiungere le seguenti: , da individuarsi preventivamente con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
1. 56. Fabi.

  Al comma 3, sostituire le parole da: disponibili fino alla fine del comma con le seguenti: derivanti dalla corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
1. 40. Borghesi, Zazzera, Piffari, Cimadoro.

  Al comma 3, sostituire le parole da: disponibili fino alla fine del comma con le seguenti: derivanti dalla corrispondente riduzione, per l'anno 2012, del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
1. 69. Torazzi.

  Al comma 3, sostituire le parole da: disponibili fino alla fine del comma con le seguenti: derivanti dalla corrispondente riduzione del Fondo per la crescita sostenibile, di cui all'articolo 23 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134.
1. 42. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.

  Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Sulla ripartizione delle risorse di cui al presente comma è acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti, da rendere entro venti giorni dalla richiesta.
1. 57. Cavallotto.

  Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Sulla ripartizione delle risorse di cui al presente comma è acquisita l'intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano,
1. 58. Bragantini.

  Sopprimere il comma 4.
1. 59. Nicola Molteni.

  Al comma 4, sopprimere le parole: e quelle di cui al comma 3.
1. 15. Gidoni.

  Al comma 4, sostituire le parole: alla regione Puglia per essere destinate con la seguente: direttamente.
1. 41. Borghesi, Zazzera, Piffari, Cimadoro.

  Al comma 4, aggiungere, in fine, le parole: , ai fini della prioritaria attuazione degli interventi strettamente connessi alla bonifica del SIN di Taranto, nell'ambito del Protocollo, diversi da quelli relativi al terminale contenitori.
1. 16. Fava.

  Sopprimere il comma 5.
1. 60. Munerato.

  Sopprimere il comma 6.
1. 61. Reguzzoni.

  Al comma 6, sostituire le parole: ai commi 1 e 3 con le seguenti: al comma 1.
1. 17. Goisis.

  Al comma 6, sopprimere il secondo periodo.
1. 62. Rondini.

  Al comma 6, secondo periodo, dopo le parole: può altresì avvalersi aggiungere le seguenti: , tramite procedure ad evidenza pubblica,
1. 63. Desiderati.

  Al comma 6, secondo periodo, dopo le parole: avvalersi di organismi aggiungere le seguenti: pubblici.
1. 64. Fugatti.

  Sopprimere il comma 7.
1. 18. Lussana.

  Sopprimere il comma 8.
1. 19. Togni.

  Sostituire il comma 8 con il seguente:
  8. Per gli interventi di ambientalizzazione e riqualificazione ricompresi nell'area definita del Sito di interesse nazionale di Taranto sono destinate risorse fino ad un massimo di 70 milioni di euro cui si fa fronte mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, relativa al Fondo per lo sviluppo e la coesione con riferimento alla quota assegnata dal CIPE al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale ed allo scopo utilizzando le somme relative alla ripartizione dell'85 per cento delle risorse del predetto Fondo destinate alle regioni del Mezzogiorno.
1. 20. Polledri, Pugliese.

  Al comma 8, primo periodo, dopo le parole: possono essere concessi aggiungere le seguenti: , previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e sentite le Commissioni parlamentari competenti.
1. 66. Callegari.

  Al comma 8, primo periodo, dopo le parole: possono essere concessi aggiungere le seguenti: , previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
1. 65. Buonanno.

  Al comma 8, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Gli interventi di cui al primo periodo possono riguardare anche misure di riconversione, di riadattamento produttivo o di risanamento aziendale delle imprese agricole e zootecniche operanti nel territorio di Taranto interessato dagli effetti inquinanti prodotti dalle attività industriali presenti nel predetto Sito di interesse nazionale di Taranto.
1. 70. Rainieri.

  Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:
  8-bis. Ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi e dell'accertamento della regolarità degli edifici ivi ubicati, il Commissario, anche avvalendosi degli uffici dell'amministrazione comunale, procede alla verifica dell'iscrizione al catasto degli edifici del medesimo quartiere e del relativo pagamento dell'IMU per l'anno 2012. Entro sei mesi dalla data dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta al Parlamento una relazione con gli esiti della verifica effettuata.
1. 71. Pastore.

  Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:
  8-bis. Ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi e dell'accertamento della regolarità degli edifici ivi ubicati, il Commissario, anche avvalendosi degli uffici dell'amministrazione comunale, procede alla verifica degli edifici ivi realizzati a seguito del rilascio del permesso di costruire, di quelli che beneficiano di sanatoria e di quelli abusivi. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta al Parlamento una relazione con gli esiti della verifica effettuata.
1. 72. Allasia.

  Dopo il comma 8, aggiungere il seguente:
  8-bis. Ai fini dell'attuazione del Protocollo, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali mette in atto un programma di controlli costanti giornalieri allo scopo di accertare, attraverso gli organismi territorialmente competenti, che le imprese extraeuropee di gestione delle attività portuali osservino le condizioni di sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente e gli orari di lavoro secondo la normativa italiana ed europea.
1. 74. Fedriga.

  Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
  Art. 1-bis. – 1. In relazione al perseguimento degli obiettivi previsti all'articolo 2, lettere a) ed f) del «Protocollo di intesa» ed altresì in relazione all'accelerazione di cui all'articolo 7 del suddetto Protocollo, si applica l'articolo 29-septies, comma 1, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, mediante la prescrizione di misure supplementari particolari più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecnologie disponibili.
1. 01. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Fava.

ART. 2.

  Sopprimerlo.
2. 41. Maggioni.

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
  Art. 2-bis. – 1. In deroga alle disposizioni recate dal decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, per i livelli del benzo(a)pirene nell'area urbana di Taranto, i commi 1, 2 e 3 dell'articolo 9 del predetto decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, si applicano con riferimento all'obiettivo di qualità definito e individuato dagli allegati II e IV del decreto del Ministro dell'ambiente in data 25 novembre 1994 benché abrogato ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera n), del predetto decreto legislativo n. 155 del 2010. Per tale area la Regione Puglia adotta, in caso di superamento dell'obiettivo di qualità, un piano di risanamento, al quale si applicano le disposizioni contenute nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 1o ottobre 2002, n. 261, in deroga all'abrogazione disposta ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera s), del predetto decreto legislativo n. 155 del 2010 e, in caso di rischio di superamento dell'obiettivo di qualità, un piano di azione ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, in deroga all'abrogazione disposta ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera a), del medesimo decreto legislativo n. 155 del 2010.
2. 040. Negro.

A.C. 5423 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    in relazione al provvedimento in esame si fa presente che presso l'area industriale della Valbasento esistono una serie di infrastrutture industriale legate a processi produttivi ormai dismessi che risultano in stato di abbandono;
    in particolare per quanto riguarda gli impianti Nylstar, la cui proprietà rimane in capo alla sezione immobiliare della società Snia, siamo in presenza di aree vaste di impianti utilizzati per la produzione di filati oggi non più attivi;
    nei mesi scorsi si era anche paventato che vi fossero dei sacchi di amianto su cui il firmatario del presente ordine del giorno ha già presentato una interrogazione parlamentare ancora senza risposta;
    la Valbasento rappresenta una delle aree industriali più in difficoltà della Basilicata, ma è anche quella maggiormente infrastrutturata e con maggiori potenzialità di rilancio;
    la presenza di impianti dismessi e abbandonati all'interno del sito non è poi un bel biglietto da visita per chi eventualmente avrebbe voglia di investire in Valbasento;
    occorrerebbe pertanto che le società ancora proprietarie degli immobili all'interno dell'area industriale provvedessero ad evitare il degrado dei lotti su cui insistono i propri manufatti, scongiurando anche eventuali rischi di inquinamento in un'area definita sito di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche e oggetto di finanziamento Cipe nello scorso mese di agosto,

impegna il Governo

e, in particolare, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a richiamare le società proprietarie di immobili con attività industriali dismesse all'interno dell'area industriale di Pisticci a ripristinare condizioni di messa in sicurezza dei propri manufatti al fine di garantire appunto sicurezza ambientale e presentabilità, evitando di pregiudicare eventuali manifestazioni di interesse ad allocare altre iniziative economiche all'interno dell'area.
9/5423/1Burtone.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame è volto a fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    è ormai evidente la straordinaria necessità di emanare disposizioni per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    il decreto-legge in esame non contiene, come già evidenziato nel parere favorevole espresso dalla Commissione XII Affari sociali, riferimenti precisi ai profili sanitari connessi alla grave situazione venutasi a creare in relazione al sito di bonifica;
    i mezzi di comunicazione hanno trasmesso immagini che mostrano fatti recentissimi e sconvolgenti di inquinamento ambientale relative all'ILVA di Taranto. L'Ordine dei medici della Provincia di Taranto ha pubblicato un documento dove invita i genitori del quartiere Tamburi a impedire che i loro bambini possano giocare a contatto con la terra e sollecitandoli al ritorno a casa a fare immediatamente una doccia e lavare i vestiti, evitando in ogni circostanza che corrano sul prato;
    uno studio (denominato «Sentieri»), dell'Istituto superiore di sanità, pubblicato sulla rivista scientifica «Epidemiologia e Prevenzione» nel dicembre 2011, indica il numero di morti in eccesso nelle popolazioni che vivono nei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN). I dati dei ricercatori descrivono una media di 1.200 morti in eccesso all'anno nel periodo 1995-2002 (cioè 1.200 decessi in più di quanti statisticamente ne sarebbero stati attesi). Molti di questi decessi sono legati a tumori polmonari, a tumori della pleura e a tumori del fegato;
    purtroppo, i dati resi pubblici in queste ultime settimane non indicano la quantità di sostanze cancerogene presenti attualmente nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini di Taranto. Né indicano quanti bimbi, quante donne, quanti operai si sono ammalati e sono morti negli ultimi due-tre anni;
    non si può prescindere dal rispetto di due diritti fondamentali: il lavoro e la salute. L'articolo 41 della Costituzione evidenzia che: l'iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza delle persone;
    se sorprende che negli ultimi venti anni le diverse amministrazioni locali che si sono succedute abbiano consentito lo sviluppo di un intero quartiere, tanto popoloso da avere le dimensioni di una cittadina di medie dimensioni, proprio a ridosso delle acciaierie, moltiplicando i rischi per la salute di persone che nulla hanno a che vedere con la produzione dell'acciaio, diventa indispensabile vigilare perché questo non accada mai più e siano mantenute tutte le distanze necessarie tra posti di lavoro e residenze abitative,

impegna il Governo

a rendere pubbliche tutte le informazioni scientifiche a disposizione e conseguentemente adottare le iniziative necessarie atte a dare garanzie certe in grado di conciliare il diritto al lavoro e il diritto alla salute anche rispetto alle future generazioni.
9/5423/2Binetti, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Calgaro.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto,
    il sito di Taranto è di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale ed è necessario accelerare il risanamento ambientale e sviluppare interventi di riqualificazione produttiva e infrastrutturali;
    le misure individuate nel protocollo di intesa devono garantire i livelli occupazionali, nonché lo sviluppo sostenibile dell'area e il risanamento ai fini della tutela della salute dei cittadini;
    il Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto è stato stipulato, il 26 luglio 2012, tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la Regione Puglia, la Provincia di Taranto, il Comune di Taranto, il Commissario straordinario del porto di Taranto,

impegna il Governo

a far sì che, negli interventi di riconversione e riqualificazione volti al risanamento e bonifica dell'area del sito industriale di Taranto al fine di consentire nuovi investimenti produttivi, in ogni caso, si tenga conto delle norme regionali in materia di protezione della qualità dell'aria e della salute.
9/5423/3Scilipoti, Grassano.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame, che reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, prevede misure atte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria verificatasi in questa zona dando attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
    nell'ultimo decennio relativamente alla situazione di Taranto numerosi studi di epidemiologia e monitoraggio ambientale sono stati condotti da parte del Ministero della salute e dall'Istituto Superiore di Sanità;
    il sito di Taranto è stato incluso nel progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), finanziato dal Ministero della salute nell'ambito della ricerca finalizzata 2006, e condotto sotto il coordinamento dell'Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento ambiente e prevenzione primaria. Il progetto SENTIERI si è concluso ed i risultati sono stati pubblicati in un supplemento della rivista Epidemiologia e Prevenzione nel dicembre 2011;
    un altro studio, al quale ha collaborato l'ISS, pubblicato negli Annali dell'ISS, ha indagato l'associazione tra incidenza dei tumori e residenza in prossimità di siti inquinanti tramite uno studio caso-controllo condotto nell'area industriale di Taranto;
    nell'ambito del programma strategico Ambiente e Salute finanziato dal Ministero della salute, l'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Dipartimento di prevenzione della ASL di Taranto, ha condotto uno studio esplorativo di monitoraggio biologico umano che ha riguardato circa 50 persone, che hanno lavorato come allevatori presso masserie dislocate nella provincia di Taranto, con l'obiettivo di valutare il carico nel corpo degli allevatori di inquinanti persistenti quali metalli pesanti e diossine;
    lo studio è stato ideato e disegnato prendendo spunto da precedenti indagini della ASL di Taranto sulla presenza di diossine e PCB negli animali e negli alimenti prodotti dalle aziende zootecniche;
    queste indagini hanno portato in alcuni casi al sequestro e all'abbattimento di animali che presentavano livelli di contaminanti al di sopra dei livelli consentiti;
    inoltre il Ministero della salute tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 ha lanciato un monitoraggio finanziato con fondi per la valutazione della contaminazione di alcuni prodotti di origine animale provenienti da aree interne o prospicienti i Siti di bonifica di interesse nazionale (SIN);
    trattasi, quindi, di area in cui la salute è a rischio e pertanto è necessario un attento monitoraggio anche in relazione agli interventi di bonifica che stanno per essere realizzati;
    tra i soggetti firmatari del Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012 non compare il Ministro della salute,

impegna il Governo

a coinvolgere, nel fronteggiare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare sul sito di Ilva sottoposto a bonifica, il Ministro della salute nonché l'ARPA Puglia, in virtù delle rilevanti ed oggettive ricadute sanitarie sulla popolazione locale, come dimostrano gli studi fin qui condotti sia dal Ministero della salute sia dall'Istituto Superiore di Sanità.
9/5423/4Grassi, Miotto, Lenzi, Fontanelli, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame prevede la nomina di un Commissario straordinario per assicurare la piena attuazione degli interventi di cui al Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, richiamati dallo stesso decreto;
    l'immediata operatività del Commissario, e il pronto esercizio da parte sua della funzione di coordinamento e di applicazione di quanto concordato, costituisce il presupposto più significativo ai fini della sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza del decreto in esame;
    alla data dell'11 settembre, e quindi a più d'un mese dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, non è stata ancora disposta la nomina del Commissario, che deve avvenire con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; per procedere in tal, senso, ovviamente, non si deve attendere la conversione in legge del decreto, essendo le norme recate da quest'ultimo in vigore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: la mancata nomina ha reso il decreto, e prima ancora il Protocollo d'intesa, ancora del tutto inattuato;
    nella discussione nelle Commissioni riunite, il rappresentante del Governo ha riconosciuto il ritardo nella nomina, ma quest'ultima non è ancora intervenuta;
    il Commissario straordinario, per le funzioni che sarà chiamato a svolgere, dovrà avere un profilo di competenza tecnica mirata e possibilità di intervento operativo senza limiti di tempo, a fronte dell'emergenza che ne ha motivato l'individuazione, quindi non potrà essere soggetto che già ricopre ruoli istituzionali impegnativi e assorbenti,

impegna il Governo

a dare attuazione a quanto previsto dal comma 1 dell'articolo l del decreto-legge, nominando il Commissario straordinario per il risanamento ambientale a Taranto, e ad individuare tale figura fra soggetti muniti di specifica e comprovata competenza tecnica, e comunque non gravati da assorbenti impegni istituzionali.
9/5423/5Mantovano.


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di fronteggiare le gravi situazioni di criticità ambientale, sanitaria e industriale venutesi a verificare di recente in relazione al sito di interesse nazionale di Taranto;
    si tratta di sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale e di conseguenza vanno attuati tutti gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012;
    sono state valutate come prioritarie le implementazioni degli interventi idonei a fronteggiare le connesse ricadute sociali ed occupazionali, la realizzazione degli interventi presi in considerazione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) nella riunione del 3 agosto 2012;
    per accelerare il processo di risanamento, di riqualificazione industriale e di riconversione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è impegnato a consegnare la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) entro il 30 settembre p.v.,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa utile a definire, in tempi rapidi «un accordo di programma» volto a porre in essere un piano strategico di risanamento ambientale e di riqualificazione urbana tra Governo, Enti locali ed altri soggetti interessati quali ILVA, ENI, CEMENTIR.
9/5423/6Vico, Fitto, Ruggeri, Saglia, Lulli, Mariani, Piffari, Lazzari, Mastromauro, Vignali, Cera, Pezzotta, Anna Teresa Formisano, Froner, Peluffo, Federico Testa, Martella, Fadda, Scarpetti, Marchioni, Zunino, Raisi, Colaninno, Bratti, Margiotta, Iannuzzi, Benamati, Marantelli, Misiti, Ginefra, Concia, Capano, Bellanova, Boccia, Grassi, Servodio, Distaso, Ria, Bordo, Marini, Patarino, Pisicchio, Vatinno.


   La Camera,
   premesso che:
    da circa un anno, con delibere dei Consigli di base della Guardia di Finanza e sindacato di polizia (SIULP di Taranto), ed in particolare dal Co.I.R. della Guardia Costiera e dal Co.Ce.R. Marina, è stato richiesto un monitoraggio nel porto di Taranto, che di fatto rientra nell'area industriale, ed eventuali visite specialistiche al fine di prevenire malattie tumorali;
    è visibile a qualunque cittadino che, ad esempio, le attività di scarico dei minerali dalle navi ai nastri trasportatori non sono protette ed isolate e quindi di pericolo per la salute; infatti, come è noto, tali minerali sono come polvere finissima e leggera come borotalco. Lo scarico dalla nave ai nastri trasportatori avviene a «cielo aperto». Le stesse auto della Guardia Costiera e della Polizia di Stato, i cui uffici sono nelle prossimità delle suddette «sporgenze» si ricoprono di colore rosso anche se recentemente lavate;
    è stato chiesto più volte di intervenire per sostenere le legittime richieste dei rappresentanti militari e tutelare al massimo la salute dei militari e cittadini e l'ambiente che li circonda;
    il Ministro della difesa, nel rispondere ad un atto di sindacato ispettivo ha confermato che la stessa Capitaneria di porto «ha avviato una indagine conoscitiva interna – dalla quale è emerso che i disturbi lamentati dai militari in servizio a Taranto sono, sostanzialmente, gli stessi di cui soffrono gli abitanti dell'area tarantina cioè fastidi agli occhi e alle vie respiratorie, a volte molto acuti, dovuti a cattivi odori e alle polveri disperse nell'aria, tra cui, in particolare, il pulviscolo di carbone – sia di aver investito della problematica l'autorità portuale di Taranto e la locale azienda sanitaria, chiedendo di effettuare un apposito monitoraggio ambientale nell'area portuale, proprio allo scopo di verificarvi la sussistenza di potenziali, pericoli per la salute»;
    vi è in corso altresì un'indagine delegata dall'autorità giudiziaria al nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Lecce;
    l'inquinamento prodotto dalle industrie del capoluogo ionico è ormai a livelli inaccettabili e insostenibili. Taranto ha una fortissima presenza di personale del comparto sicurezza e difesa ed è necessario porre l'attenzione anche nei confronti di coloro che operano nel porto di Taranto,

impegna il Governo

   ad adottare tutte le opportune precauzioni, comprese le centraline per il monitoraggio ventiquattro ore su ventiquattro nella zona portuale, per tutelare il personale che è esposto costantemente al rischio di inalazione dei minerali ed indicare e fornire misure e dotazioni al fine di mettere in sicurezza il personale che accede al porto, in particolare gli operatori della sicurezza e portuali, con abbigliamento e maschere protettive;
   ad informare tempestivamente il personale militare sui rischi e sul livello di inquinamento a cui sono sottoposti.
9/5423/7Di Stanislao.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto, ove si trova il più importante stabilimento italiano del gruppo ILVA – società per azioni che si occupa prevalentemente della produzione e della trasformazione dell'acciaio – e che costituisce uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa;
    detto obiettivo verrebbe perseguito dando attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
    il citato Protocollo indica, all'articolo 5, un quadro complessivo degli interventi pari a 336,7 milioni di euro, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e 7,2 milioni di parte privata (TCT S.pA-Taranto Container Terminal), evidenziando che, in particolare, dei complessivi 336,7 milioni considerati: 119 milioni sono destinati alle bonifiche, 187 milioni agli interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, le risorse stanziate dal provvedimento in esame non appaiono del tutto sufficienti ad affrontare in modo decisivo l'annosa questione relativa alla bonifica dell'area ILVA, mentre appare quanto mai urgente attuare un impegnativo progetto di riconversione eco-compatibile dell'ILVA che veda impegnati insieme amministratori, sindacati, lavoratori, cittadini e ILVA;
    l'inchiesta avviata recentemente dalla magistratura nei confronti dell'ILVA potrebbe, dunque, diventare una buona occasione per trasformare uno sviluppo industriale superato in un nuovo sviluppo sostenibile per la città di Taranto;
    l'intero Paese non può prescindere, del resto, da una doverosa riqualificazione ambientale e, laddove non ancora adottati, dall'adozione di moderni standard produttivi che si avvalgano della miglior tecnologia disponibile ai fini di limitare o annullare ogni impatto negativo sull'ambiente, affinché siano salvaguardati i diritti non negoziabili alla vita e alla salute;
    è auspicabile, nell'assunzione responsabile delle rispettive competenze, che tutti gli interlocutori diano il loro contributo, anche finanziario, al perseguimento di una soluzione, tecnicamente possibile, che renda compatibili le legittime ed indefettibili esigenze di tutela della salute e le altrettanto legittime ed ineludibili esigenze di difesa dei livelli occupazionali e della capacità produttiva del Paese,

impegna il Governo

   a perseguire con determinazione l'applicazione del Protocollo di intesa per lo sviluppo sostenibile sottoscritto il 26 luglio scorso, valutando altresì l'opportunità di individuare nuove risorse per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
   a valutare, nell'ambito delle risorse pubbliche già stanziate, l'opportunità di riqualificare i lavoratori dell'ILVA nei processi di bonifica, contestualmente avviando programmi formativi per i dipendenti dell'ILVA e dell'indotto.
9/5423/8Zazzera, Borghesi, Piffari, Cimadoro.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, individuato come sito di preminente interesse pubblico, allo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo di intesa del 26 luglio 2012 stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del porto di Taranto;
    in particolare, l'articolo 1, comma 3, del provvedimento prevede che all'attuazione degli interventi previsti nel citato Protocollo siano finalizzate, tra le altre, anche risorse disponibili dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite massimo di 20 milioni di euro;
    si tratta, in particolare, dei capitoli 7085 e 8532, entrambi relativi all'attuazione del federalismo amministrativo, e quindi risorse destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo non appare condivisibile la scelta operata dal Governo di intaccare le già esigue risorse disponibili attualmente destinate alla difesa del suolo ed in materia di prevenzione del rischio idrogeologico, seppur nel lodevole obiettivo di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione della città di Taranto,

impegna il Governo

a valutare, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese, gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di adottare ogni iniziativa di competenza, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, volta ad individuare ulteriori forme di finanziamento tese a dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo di intesa del 26 luglio 2012.
9/5423/9Borghesi, Zazzera, Piffari, Cimadoro.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame contiene misure finalizzate a fronteggiare con tempestività ed urgenza le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria verificatesi presso il sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto e ad individuare, ai sensi dell'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, il territorio tarantino, sede dello stabilimento siderurgico ILVA S.p.a quale «area di crisi industriale complessa» consentendo l'immediata realizzazione nell'area di un progetto di riconversione e riqualificazione industriale e promuovendo investimenti produttivi anche a carattere innovativo;
    lo stabilimento di Taranto costituisce uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell'acciaio in Europa e fa parte del gruppo RIVA che lo rilevato dall'IRI nel 1995 con 36 stabilimenti produttivi situati in 8 paesi nel mondo per un fatturato totale di circa 11 miliardi di euro;
    in particolare, lo stabilimento siderurgico di Taranto alimenta con la sua produzione il sistema produttivo degli altri stabilimenti italiani del Gruppo quali Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN) ed ampi settori dell'industria metalmeccanica nazionale, rifornendo infatti di acciaio le industrie italiane dell'automobile, degli elettrodomestici, della cantieristica navale;
    tra gli stabilimenti del gruppo quello di Novi Ligure con circa 1000 addetti (di cui 800 dipendenti e circa 200 impiegati legati all'indotto) ha una capacità produttiva attuale di 1.800.000 tonnellate di prodotti finiti, laminati a freddo, zincati ed elettrozincati destinati a molteplici settori d'impiego e produce lamiere sottili zincate, mediante un impianto di zincatura a caldo, con una capacità produttiva di 400.000 tonnellate l'anno;
    per quanto riguarda lo stabilimento di Genova Cornigliano, attraverso un accordo di programma si è determinata la chiusura della produzione a caldo e si è proceduto ad una riconversione delle attività a freddo con un investimento di circa 800 milioni e con un'occupazione attuale di 1600 lavoratori oltre a 1000 nell'indotto;
    in provincia di Cuneo vi sono 250 addetti che lavorano a produzioni di base nel sito produttivo di Lesegno, mentre a Racconigi lo stabilimento occupa 200 persone per la produzione di tubi e laminati d'acciaio,

impegna il Governo

   a monitorare la situazione di tutti gli stabilimenti del gruppo ILVA situati sul territorio nazionale al fine di prevenire possibili situazioni di crisi della filiera produttiva dell'acciaio in Italia;
   ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare la continuità produttiva e occupazionale negli stabilimenti di Genova Cornigliano (GE), Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Lesegno (CN), anche attraverso l'individuazione di misure alternative per l'approvvigionamento delle materie prime necessarie.
9/5423/10Lovelli, Damiano, Fiorio, Rossa, Tullo.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria venutesi a verificare di recente in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto, individuato come sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale al fine di dare rapida attuazione agli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012;
   in particolare l'articolo 2 riconosce l'area industriale di Taranto area in situazione di crisi industriale complessa ai fini dell'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;
    l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
    il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma al fine dell'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
    il procedimento ai fini del riconoscimento di tale crisi è caratterizzato da un elemento formale: l'istanza di riconoscimento della regione interessata;
    il polo siderurgico di Piombino è una delle principali realtà economiche dell'Italia e, dopo Taranto, è il secondo polo siderurgico a ciclo integrale che provvede a trasformare attraverso l'altoforno il carbone e il minerale di ferro in acciaio, le produzioni del polo siderurgico occupano circa 6.000 lavoratori, incluso l'indotto;
    la crisi simultanea sia di un intero settore che di imprese di varie dimensioni, nonché la presenza di questioni infrastrutturali, ambientali ed energetiche non risolvibili solo con risorse e competenze di carattere regionale (esempio SIN – sito di interesse nazionale), comportano la necessità di un coinvolgimento del Governo e la concreta possibilità di attivare un progetto complessivo ai sensi del citato articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012;
    la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 dipende dall'emanazione del decreto attuativo del Ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa;
    in attesa del citato decreto attuativo, i cui termini sono scaduti il 25 agosto 2012, è opportuno rilevare che solo passando da una logica di «resistenza finanziaria» (che non preclude il rischio di una vendita «a spezzatino» delle imprese in difficoltà per ripianare i debiti con le banche) ad una prospettiva di «rilancio industriale» sarà possibile non abdicare ad un altro settore distintivo della capacità produttiva italiana;
    con una lettera del 10 agosto 2012, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico, il presidente della giunta regionale della Toscana insieme al presidente della provincia di Livorno e al sindaco del comune di Piombino, hanno dato la disponibilità a collaborare con forme di cofinanziamento nell'ambito di accordi di programma congiunti, ivi compresa la presentazione di una richiesta della citata istanza di riconoscimento da parte della regione Toscana al Ministero dello sviluppo economico ed hanno inoltre inteso chiedere la convocazione di un tavolo interistituzionale presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di affrontare la grave crisi del polo siderurgico di Piombino che interessa l'economia dell'intera regione Toscana,

impegna il Governo

   ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, prevedendo l'inclusione del polo siderurgico di Piombino tre le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuare progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
   ad intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva del sito siderurgico di Piombino mediante opere di bonifica e di infrastrutturazione di fondamentale importanza per un effettivo rilancio produttivo del sistema industriale siderurgico.
9/5423/11Velo.


   La Camera,
   premesso che:
    la tutela e la sicurezza del territorio italiano, unitamente alla tutela delle acque, rappresentano un interesse prioritario della collettività, mentre al contrario di quanto necessario continua ad esserci un pesante deficit di prevenzione e cura del territorio dai rischi di eventi calamitosi derivanti da alluvioni, frane e valanghe pur in presenza della particolare conformazione geologica del territorio italiano – caratterizzato da una fragile e mutevole natura dei suoli che lo compongono – e dall'acuirsi delle variazioni climatiche estreme;
    come sottolineato dalla Corte dei conti nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2011, si evidenzia una scarsa capacità di spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nella gestione delle pur ridotte risorse pubbliche per la tutela dell'ambiente, che in più occasioni sono state utilizzate per interventi pubblici non strettamente coerenti con le priorità del Ministero e condivise con le Regioni e gli enti locali estranei;
    il decreto-legge in esame prevede che all'attuazione di interventi previsti nel Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto sono altresì finalizzate risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite massimo di 20 milioni di euro. Si tratta appunto delle risorse destinate ai trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    in relazione alla riduzione dei fondi ordinari per la difesa del suolo, quelli fondamentali e indispensabili per sostenere politiche concrete da parte di regioni e amministrazioni locali, e il loro utilizzo per altre finalità la Corte dei Conti nella citata Relazione rileva che per il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), rispetto al 2008 e al 2010 lo stanziamento definitivo risulta in netta diminuzione (-58,29 per cento rispetto al 2008 e -13 per cento rispetto al 2010). Tali diminuzioni hanno inciso in particolare sulla missione 18 (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente) che assorbe circa l'86 per cento di tutto lo stanziamento del Ministero ed, in particolare, proprio sul programma 18.12, che riguarda, tra l'altro, gli interventi per la tutela del rischio idrogeologico e le relative misure di salvaguardia;
    allo stato attuale ancora non sono state trasferite nella loro interezza alle Regioni colpite dagli eventi alluvionali verificatisi negli ultimi quattro anni (Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Sicilia, Calabria) le risorse stanziate per far fronte al risarcimento dei danni e alla messa in sicurezza del territorio, mentre i cittadini e le imprese di quei territori hanno subito l'aggravio delle accise sui carburanti, successivamente dichiarate incostituzionali dalla Corte;
    l'approssimarsi della stagione autunnale rende ancora più urgente un incisivo impegno del Governo per la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico, che superi la logica dell'emergenza e utilizzi per la prevenzione tutte le risorse a tale scopo stanziate,

impegna il Governo

   a valutare, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese, gli effetti applicativi delle disposizioni del provvedimento in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a reintegrare con urgenza i capitoli di bilancio dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare destinati a trasferimenti alle Regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico;
   a predisporre tempestivamente un dettagliato resoconto dei flussi di spesa e delle modalità di impiego dei fondi di propria competenza per la realizzazione degli interventi avviati o realizzati per la difesa del suolo, in particolare degli accordi di programma sottoscritti con le Regioni ai sensi della legge n. 191 del 2009, al fine di valutarne l'efficacia e rimuovere le cause dei ritardi nell'utilizzo delle risorse.
9/5423/12Mariani, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Benamati, Realacci, Viola.


   La Camera,
   premesso che:
    il protocollo di Kyoto è una priorità internazionale per il nostro Paese;
    non è, infatti, possibile per l'Italia ridurre il suo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici, proprio ora che lo stesso Protocollo entra in una nuova, fondamentale fase;
    i nuovi impegni europei del Protocollo Energia e Ambiente, il cosiddetto Protocollo 20-20, coinvolgono direttamente l'Italia, per di più in un ruolo guida;
    la lotta ai cambiamenti climatici è occasione per cambiare radicalmente il nostro sistema produttivo nell'ottica della green economy;
    utilizzare i fondi messi a disposizione per l'attuazione del Protocollo rischia di mettere fine all'intero impegno italiano nella lotta ai cambiamenti climatici,

impegna il Governo

per il futuro, a non ridurre, compatibilmente con le esigenze di bilancio, le disponibilità del Fondo istituito con l'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
9/5423/13Vatinno, Mosella.


   La Camera,
   premesso che:
    il dissesto idrogeologico dell'intero territorio nazionale è un'emergenza primaria per il nostro Paese;
    ogni anno, infatti, frane ed alluvioni causano danni gravissimi e spesso, purtroppo, vittime;
    l'utilizzo dei fondi destinati al dissesto idrogeologico per la pur gravissima questione dell'Ilva di Taranto rischia di mettere a grave rischio gli interventi necessari per prevenire i possibili danni che le piogge autunnali potrebbero provocare,

impegna il Governo

per il futuro, a non ridurre, compatibilmente con le esigenze di bilancio, le disponibilità delle risorse destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico.
9/5423/14Mosella, Vatinno.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
    il caso di Taranto è emblematico soprattutto in considerazione dell'alta e dannosa concentrazione territoriale di attività, impianti e infrastrutture di interesse nazionale a forte impatto ambientale: secondo dati Eurispes, Taranto rientra, infatti, tra le principali aree ad alto rischio ambientale, rappresentando un grande problema nazionale per le allarmanti emissioni di sostanze inquinanti attribuibili ai grandi stabilimenti industriali presenti;
    le recenti vicende giudiziarie hanno amaramente confermato le diffuse preoccupazioni e le criticità circa la «sostenibilità» ambientale degli insediamenti produttivi presenti nell'intera zona (Ilva, Eni, Edison, Cementir);
    l'articolo 3 del citato Protocollo prevede la stipula di appositi Accordi di Programma attuativi anche con i «soggetti interessati o obbligati» al fine di individuare specificamente gli interventi, i tempi e le singole modalità di esecuzione;
    a fronte di un preciso impegno settoriale e temporale, funzionale al «ripristino» di una condizione di salubrità e incolumità dell'intero territorio, appare quanto mai opportuno, oltre che doveroso, coinvolgere maggiormente il settore privato nell'attuazione delle politiche di risanamento ambientale e di riqualificazione, anche attraverso l'adozione di misure «permanenti» ed ordinarie;
    al fine di garantire un adeguato «equilibrio» territoriale, che tenga effettivamente conto delle esternalità negative che, nei territori interessati da insediamenti produttivi, si determinano a carico delle popolazioni ivi residenti, infatti, il nostro ordinamento prevede la possibilità, per le regioni e gli enti locali coinvolti, di ottenere «compensazioni» da parte delle imprese ivi operanti, nella forma di entrate finanziarie dirette o di partecipazione alla realizzazione di eventuali investimenti volti allo sviluppo di progetti infrastrutturali e occupazionali di crescita dei territori ospitanti insediamenti produttivi,

impegna il Governo

ad attivare, nel più breve tempo possibile, un Tavolo di negoziazione pubblico-privato con lo scopo principale di assicurare, nel rispetto del riparto di competenze tra i diversi livelli di governo, e ad integrazione degli strumenti di cui all'articolo 3 del Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, la stipula di appositi accordi con i soggetti socio-economici interessati o obbligati che individuino misure ulteriori e permanenti di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale, coerenti con gli obiettivi generali di risanamento ambientale e di riqualificazione socio-economica, occupazionale ed industriale del territorio della città di Taranto.
9/5423/15Di Biagio, Patarino.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca disposizioni volte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e di dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
    l'esigenza di contemperare le due finalità principali, ossia l'urgenza di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria del territorio in questione, e la necessità di garantire una più complessiva azione tesa a salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali di un'area di rilevante valenza strategica per il Paese, resta, purtroppo, gravemente compromessa dall'assenza, nel decreto-legge, di riferimenti precisi ai profili sanitari connessi all'intera vicenda oltre che dal mancato coinvolgimento diretto del Ministro della salute;
    particolarmente preoccupante è la condizione in cui versano le aree oggetto di bonifica nel cosiddetto quartiere «Tamburi»; il perito Annibali Biggeri ha, tra l'altro, spiegato in Tribunale che «l'impatto in termini di mortalità dell'inquinamento da PM10 a Taranto è in realtà sopportato dagli abitanti dei quartieri Tamburi e Borgo»;
    dall'ordinanza sindacale del 23 giugno 2010, n. 44, emerge chiaramente che nella predetta zona «sono stati riscontrati superamenti delle Concentrazioni Soglie di Contaminazione e di Rischio (CSC e CSR) sul suolo superficiale per alcuni parametri chimici, che inducono un rischio sanitario non accettabile in caso di esposizione prolungata nel tempo, a seguito di contatto dermico ed ingestione accidentale»;
    ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni da parte anche di comitati civici spontanei, non solo le aree non sono state ancora bonificate, ma neppure sono state adottate, da parte delle autorità competenti, le adeguate e necessarie misure di prevenzione e di protezione previste in attuazione della citata ordinanza (ad esempio, cartelli e recinzioni per interdire l'accesso alle aree inquinate, iniziative di informazione ai residenti e di concreta messa in sicurezza), con seri rischi per la salute dei tanti bambini che inconsapevolmente continuano ivi a giocare;
    è auspicabile un intervento diretto del Ministero della salute, di fatto escluso dal citato Protocollo, attraverso concrete ed incisive misure di monitoraggio e di salvaguardia ambientale e sanitaria a tutela della salute e dell'incolumità dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona,

impegna il Governo

ad avviare, nel più breve tempo possibile, una complessiva ed organica «strategia sanitaria» per Taranto, a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini dell'intera zona ed, in ogni caso, ad attivarsi tempestivamente, nell'ambito del complessivo piano di risanamento ambientale e di riqualificazione del territorio, al fine di sollecitare ed assicurare, per quanto di competenza, l'adozione urgente delle opportune misure di protezione e di prevenzione del quartiere «Tamburi».
9/5423/16Patarino, Di Biagio.


   La Camera,
   premesso che:
    la particolare condizione di crisi ambientale e sanitaria che interessa l'area di bonifica di interesse nazionale di Taranto richiede interventi urgenti ed effettivi, anche in virtù della rilevanza industriale, produttiva e occupazionale del sito;
    a questo scopo il protocollo d'intesa fra le parti interessate, richiamato dal presente decreto, indica misure e interventi per un ammontare di circa 336 milioni di euro;
    al comma 8 dell'articolo 1 del decreto in esame si prevede ai fini della copertura finanziaria indicata anche l'utilizzo di una parte delle risorse del Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto, di cui all'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, secondo le modalità previste dall'articolo 57 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83;
    è inoltre previsto che la quota di risorse destinata agli interventi da sottrarre al Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto può raggiungere la soglia massima di 70 milioni di euro;
    il Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto si rivolge a cittadini, condomini, imprese, persone giuridiche private, soggetti pubblici ed è volto a finanziare la realizzazione di progetti riguardanti le energie rinnovabili, il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale con particolare riguardo all'incentivazione dell'occupazione giovanile nel settore della green economy;
    secondo quanto comunicato della Cassa depositi e prestiti, che si occupa della gestione delle risorse del Fondo, risultano numerose e pertinenti le domande pervenute per l'aggiudicazione dei finanziamenti;
    il settore della green economy è assolutamente strategico per le politiche di occupazione e sviluppo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, già a partire dai prossimi provvedimenti, un adeguato reintegro nel Fondo per l'attuazione del Protocollo di Kyoto della somma destinata alla bonifica del sito di Taranto.
9/5423/17Scanderebech, Di Biagio, Patarino.


   La Camera,
   premesso che:
    in base all'ultimo rapporto bonifiche di Federambiente, i siti contaminati di interesse nazionale, ovvero quelle aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali sono 57, per un'estensione pari a oltre il 3 per cento del territorio italiano;
    i siti di interesse nazionale sono individuati con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate, che si occupa anche della loro procedura di bonifica;
    si tratta, quindi, di un fenomeno, quello dei siti contaminati, che riguarda tutto il Paese, senza eccezioni, dal Nord al Sud. Gli agenti contaminanti, inoltre, possono persistere nell'ambiente per tempi estremamente lunghi che, in alcuni casi, arrivano fino a centinaia di anni. L'unica soluzione possibile, pertanto, è rappresentata dalla bonifica dell'area interessata;
    le più evidenti criticità in riferimento alle attività di bonifica dei siti contaminati sono legate alla problematica interpretazione della normativa vigente in materia;
    una delle problematiche più frequenti che viene sottoposta al giudizio dei TAR consiste nella definizione della responsabilità nei fenomeni d'inquinamento da parte dei soggetti privati coinvolti;
    il settore operativo delle bonifiche è, e sarà, nei prossimi anni come confermato da riviste economiche e finanziarie, particolarmente attraente per gli investimenti delle imprese;
    le imprese devono, oltre che rispettare le prescrizioni di legge imposte per l'esercizio della loro attività, tentare di trasformare in opportunità i nuovi orizzonti che si profilano nel settore della tutela ambientale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative per il riordino della materia delle bonifiche, sia per quanto riguarda gli aspetti normativi e organizzativi, sia in riferimento alle risorse disponibili, privilegiando le attività di recupero del tessuto industriale ed economico dei territori interessati e percorrendo il solco tracciato dalle direttive comunitarie.
9/5423/18Raisi, Di Biagio, Patarino.


   La Camera,
   premesso che;
    il decreto-legge in esame dispone interventi urgenti volti a fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale del sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    la gestione dei siti contaminati rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali per i Paesi europei e in particolare per il nostro Paese, basti pensare che in nessuna delle 57 aree perimetrate di interesse nazionale, ad oggi, si è arrivati alla certificazione di avvenuta bonifica e quindi al risanamento definitivo delle aree ed alla conseguente possibilità di riutilizzo delle stesse;
    il decreto ministeriale 18 settembre 2001, n. 468, recante «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale» dei siti inquinanti, oltre ad assegnare al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto più di 20 milioni di euro per interventi di recupero, ha compiuto una ricognizione di tutte le aree da bonificare di interesse nazionale. Tra queste figurano anche le aree ex C.I.P e l'ex Carbonchimica di Fidenza (FAR);
    l'8 aprile 2008 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico, la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e il comune di Fidenza hanno sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro (APQ) quale strumento attuativo per il completamento degli interventi di bonifica e riqualificazione economico-produttiva del SIN di Fidenza;
    l'accordo ha previsto complessivamente lo stanziamento di 14 milioni di euro dei quali i 4 milioni di competenza del Ministero dello sviluppo economico non risultano essere ancora disponibili;
    gli interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione dell'area S.I.N. di Fidenza sono in avanzato stato di realizzazione ma non possono essere completati senza il concorso delle risorse di competenza del Ministero dello sviluppo economico,

impegna il Governo

a valutare lo stato di attuazione del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale individuando in via prioritaria le risorse necessarie per il completamento degli interventi di riconversione dei siti di interesse nazionale in avanzato stato di recupero o in via di completamento, trai quali il S.I.N. di Fidenza.
9/5423/19Motta.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame ha lo scopo di fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto, ove si trova il più importante stabilimento italiano del gruppo ILVA – società per azioni che si occupa prevalentemente della produzione e della trasformazione dell'acciaio – e che costituisce uno dei maggiori complessi siderurgici d'Europa;
    in particolare, le norme del provvedimento in esame sono finalizzate – in base all'articolo 1 – ad assicurare gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012, compresi quelli individuati per un importo complessivo pari ad euro 110.167.413 dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012 afferenti le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione già assegnate alla regione Puglia e ricomprese nel Protocollo;
    in particolare, le norme dispongono: 1) la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di un Commissario straordinario, senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) il mantenimento degli interventi di carattere portuale previsti dal Protocollo con oneri propri della relativa Autorità portuale di Taranto, assicurando il coordinamento con il Commissario; 3) la finalizzazione all'attuazione degli altri interventi previsti nel Protocollo delle risorse disponibili nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, nel limite di 20 milioni di euro, già destinate alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    le norme prevedono inoltre che le risorse individuate dalle delibere CIPE del 3 agosto 2012, pari ad euro 110.167.413, e quelle destinate, nel limite di 20 milioni di euro, agli altri interventi del Protocollo siano trasferite alla regione Puglia per essere destinate al Commissario, cui è intestata un'apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale;
    con riferimento all'attività del Commissario, le norme dispongono che lo stesso è individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse:1) del Programma operativo nazionale ricerca e competitività dedotte nel Protocollo, per un importo pari ad euro 30 milioni; 2) del Programma operativo nazionale reti e mobilità, per un importo pari ad euro 14 milioni;
    le norme prevedono inoltre che il Commissario possa avvalersi: 1) di un soggetto attuatore anch'esso senza diritto ad alcun compenso e senza altri oneri per la finanza pubblica; 2) degli uffici e delle strutture di amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica; 3) di organismi partecipati, nei termini previsti dall'articolo 4, comma 2, del Protocollo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di competenza tesa ad assicurare che la nomina del Commissario prevista dal provvedimento in esame risponda a specifici criteri e requisiti di professionalità che siano avulsi da qualsiasi influenza o coinvolgimento di carattere politico passato e presente.
9/5423/20Cimadoro, Borghesi, Zazzera, Piffari.


   La Camera,
   premesso che:
    con il provvedimento in esame il Governo pone le basi per avviare un doveroso intervento di risanamento ambientale e di riqualificazione del territorio della provincia di Taranto, interessato da gravissimi problemi di inquinamento, anche attraverso l'attuazione del Protocollo di intesa del 26 luglio 2012, che prevede interventi urgenti di bonifica dell'area;
    anche a Crotone si trova una situazione tristemente simile a quella riscontrata a Taranto; anche nella città pitagorica, infatti, in una realtà regionale totalmente dimenticata dallo sviluppo nazionale, le grandi fabbriche furono una speranza di crescita economica, sociale e culturale;
    l'attività industriale non durò a lungo e ben presto vennero avviate le dismissioni di importanti impianti, lasciando sul territorio effetti negativi e un'area di 45 ettari contaminata e da bonificare;
    con il decreto n. 468 del 2001 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'ex area industriale della città di Crotone è stata inserita nell'elenco siti inquinati di interesse nazionale;
    numerose indagini da parte della magistratura hanno rilevato illeciti gravissimi e violazioni delle norme in materia ambientale che hanno reso ancora più devastanti le conseguenze dell'attività industriale;
    non è ancora stato avviato un concreto piano d'azione per la bonifica dei territori interessati e il tentativo, da parte del Governo, di introdurre un meccanismo di transazione tra lo Stato e l'ENI sembra aver reso ancora più difficile l'avvio degli interventi di bonifica, penalizzando ingiustamente la popolazione che vive nel territorio e che viene privata del diritto a vivere in un ambiente sano ed incontaminato;
    il mancato avvio della bonifica, evidenziato anche dalla relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, impedisce il naturale sviluppo della città, costringendola a crescere in una condizione di marginalità infrastrutturale, a rinunciare alle sue vocazioni naturali e a non sfruttare le straordinarie potenzialità offerte dall'ambiente e dal suo posizionamento geo-politico;
    è necessario trasformare l'emergenza ambientale connessa al SIN in una storica opportunità per promuovere un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale,

impegna il Governo

   ad adottare opportuni provvedimenti e a stanziare risorse adeguate al fine di garantire in tempi certi la bonifica e la riqualificazione dei territori della provincia di Crotone che hanno subito negli ultimi decenni le conseguenze di una intensa attività industriale, che ne ha compromesso gravemente gli equilibri ambientali;
   a valutare l'opportunità di dare vita ad un Accordo di Programma, che coinvolga direttamente il comune di Crotone, per la definitiva messa in sicurezza, la bonifica, la riconversione del sito di interesse nazionale in area di interesse archeologico.
9/5423/21Oliverio.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca una serie di disposizioni volte a fronteggiare l'emergenza ambientale e sanitaria del territorio della città di Taranto e a dare attuazione agli interventi di bonifica e di riqualificazione previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, stipulato tra i Ministeri competenti e gli enti locali interessati;
    a tal fine, all'articolo 1, si prevede la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente, di un Commissario straordinario al quale è intestata un'apposita contabilità speciale aperta presso la tesoreria statale per la gestione delle risorse appositamente stanziate e trasferite alla regione Puglia;
    il Commissario straordinario (carica annuale, eventualmente prorogabile) è, altresì, individuato quale soggetto attuatore per l'impiego delle risorse del Programma Operativo Nazionale (PON) Ricerca e Competitività (pari a 30 milioni di euro), da utilizzare mediante gli ordinari ed i nuovi strumenti di programmazione negoziata, nonché delle risorse già assegnate nell'ambito del Programma Operativo Nazionale (PON) Reti e Mobilità (pari ad euro 14 milioni) per la realizzazione della nuova diga foranea di protezione del Porto di Taranto;
    il diffuso senso di sfiducia collettiva che sta sempre più dilagando nell'attuale fase storica nei confronti della politica e delle istituzioni in generale, spesso accusate di non «saper» o «voler» gestire adeguatamente soprattutto le delicate situazioni emergenziali che il nostro Paese si trova ad affrontare, rischia, se non contrastato efficacemente con misure forti e concrete, di delegittimare l'intero sistema istituzionale italiano;
    è auspicabile, pertanto, che, a fronte di importanti risorse finanziarie destinate al risanamento ambientale e alla riqualificazione di un territorio, quale la città di Taranto, altamente strategico per l'intero sistema economico-produttivo nazionale, siano parimenti garantite una maggior trasparenza, una effettiva imparzialità e una adeguata pubblicità nella gestione e nell'attuazione del complessivo piano di interventi programmati;
    l'adozione, infatti, di meccanismi efficaci di controllo «diffuso» ed immediato incentiva, in genere, una maggiore oculatezza e responsabilità nell'uso delle risorse pubbliche,

impegna il Governo

ad assicurare la predisposizione di misure idonee a consentire adeguate forme di rendicontazione, di pubblicità e di controllo sullo stato di attuazione degli interventi programmati e sulle modalità di utilizzo delle risorse finanziarie messe a disposizione.
9/5423/22Consolo, Patarino.


   La Camera,
   premesso che:
    le aree ex-Acna erano state inserite tra quelle oggetto di bonifica di interesse nazionale con legge n. 426 del 14 dicembre 1998 oltre che per motivi geografici, quale sito ricadente tra due regioni, due province e due comuni, anche per l'elevato grado di contaminazione e di rischio ambientale riscontrato;
    l'iter relativo alle operazioni di bonifica prende avvio con l'ordinanza n. 2986 del 31 maggio 1999 con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri disponeva il commissariamento per la gestione delle problematiche inerenti la contaminazione dell'area. Le indagini preliminari, eseguite in tutto il sito, evidenziavano infatti la presenza, nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque superficiali e nelle acque sotterranee, di una contaminazione derivante dagli scarti di lavorazione dell'industria chimica presente fin dai primi anni del secolo;
    l'ordinanza del Presidente del consiglio dei ministri 30 marzo 2007 n. 3577 intitolato ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel territorio del comune di Cengio in provincia di Savona, in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale. (Ordinanza n. 3577). Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 10 aprile 2007, n. 83, al punto 4 determinava che «allo scopo di individuare, accertare e quantificare l'entità del danno ambientale derivante dal sito di interesse nazionale Acna di Cengio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si avvale per la durata dello stato di emergenza di tre esperti, di cui uno prescelto tra magistrati amministrativi, contabili e avvocati dello Stato, nelle materie tecniche, giuridiche ed amministrative;
    nella seduta del Assemblea del 7 marzo 2011 il sottosegretario Guido Viceconte nella risposta all'interpellanza urgente 2/00990 a prima firma Fiorio, dichiarava «Per quanto riguarda la quantificazione del danno ambientale, risulta essere stata disposta una perizia dal commissario che ha stimato i danni in 253 milioni di euro»;
    l'iter ora procederà con la formulazione di una richiesta economica per i danni ambientali in tutta l'area e le proposte di riqualificazione della zona,

impegna il Governo

   a procedere in tempi brevi alla quantificazione del risarcimento, alla definizione delle procedure di liquidazione da parte di Eni-Syndial delle spettanze concordate, alla predisposizioni di programmi di riqualificazione della Valle Bormida;
   predisporre azioni volte ad assicurare la più ampia informazione in ordine ai progetti di riqualificazione;
   a coinvolgere le comunità della Valle Bormida nella redazione di programmi di rilancio del territorio.
9/5423/23Fiorio, Lovelli.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame contiene misure finalizzate a fronteggiare con tempestività ed urgenza, le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria riscontratesi dagli organi inquirenti presso il SIN – Sito di interesse nazionale – di Taranto;
    sul territorio italiano sono presenti ben 57 siti contaminati di interesse nazionale che si estendono su una superficie di 472.274 ettari a terra e 90.080 ettari in mare, e che per diversa ragioni devono essere sottoposti a trattamenti di bonifica, due dei quali – Casale Monferrato e Serravalle Scrivia – si trovano nel territorio della provincia di Alessandria;
    la città di Casale Monferrato per ottant'anni è stata sede dell'Eternit, azienda elvetica specializzata nella produzione di amianto, le cui fibre, se respirate, come ormai accertato anche in sede giudiziaria presso il tribunale di Torino, sono causa di gravi patologie (l'asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura ovvero il mesotelioma pleurico e carcinoma polmonare). Dall'apertura dello stabilimento nel 1907, nel Casalese sono state accertate 2.191 morti per mesotelioma pleurico ed ogni anno nel Monferrato vengono registrati 50 nuovi casi di malattie mortali correlati all'asbesto. Questi dati inoltre, non tengono conto delle così dette «vittime attese» poiché, visti i tempi lunghi di incubazione delle malattie, si presume che il picco della mortalità per le patologie correlate all'amianto si raggiungerà intorno al 2020. Il percorso di bonifica della città di Casale e dell'area casalese in generale, benché già stato avviato, necessita ancora l'avvio di interventi risolutivi quali la totale rimozione dell'amianto dai fabbricati pubblici e privati presenti sul territorio;
    l'area dell'ex stabilimento Ecolibama, situato nel territorio di Serravalle Scrivia, è un'area contaminata da sostanze acide inserito nel programma nazionale di bonifica previsto dalla legge n. 426 del 1998 e per il quale con ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri n. 3591 del 24 maggio 2007 il prefetto di Alessandria è stato nominato commissario delegato per l'attuazione di una serie di interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi ivi ubicati. Le azioni commissariali sono state svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza dei sito in via permanente e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in data 27 dicembre 2011, ha disposto un'ulteriore proroga sino al 31 dicembre 2012 dello stato di emergenza per la conclusione definitiva degli intervento di bonifica,

impegna il Governo:

   a monitorare la situazione degli altri siti inquinati di interesse nazionale presenti sull'intero territorio nazionale ancora da bonificare;
   ad attivarsi affinché le bonifiche dei SIN presenti in provincia di Alessandria (Casale Monferrato e Area Ex Ecolibama di Serravalle Scrivia) proseguano fino all'integrale messa in sicurezza a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.
9/5423/24Damiano, Lovelli, Fiorio.


   La Camera,
   premesso che:
    con la mozione n. 1-00324, approvata all'unanimità il 26 gennaio 2012 è stato impegnato il Governo tra l'altro, a «presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico e nuovamente, con la mozione 1-00760 del novembre 2011 il Governo è stato nuovamente impegnato «ad aumentare adeguatamente le risorse destinate alla prevenzione»;
    la messa in sicurezza del territorio costituisce la principale grande opera necessaria al Paese come costantemente ricordano le massime autorità dello Stato e più di recente lo stesso governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco nell'affrontare il tema dell'attualità economica e delle «condizioni per crescere» ha parlato della necessità di un ampio progetto di manutenzione immobiliare dell'Italia, di cura del territorio, una terapia contro il dissesto idrogeologico;
    quanto previsto dall'articolo 1 comma 3 del provvedimento all'esame dell'Aula va invece in senso esattamente contrario agli impegni ed indicazioni sopra indicate poiché, per finanziare le opere individuate nel Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012, sottrae ben 20 milioni di euro dalle risorse disponibili dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012 in particolare riferite a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il dissesto idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi della disposizione di cui all'articolo 1, comma 3, al fine di adottare con la massima urgenza iniziative normative che individuano una nuova copertura per i 20 milioni mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012 o in alternativa con le risorse derivanti dalla corrispondente riduzione del fondo per la crescita sostenibile di cui all'articolo 23 del decreto-legge n. 83 del 2012 convertito con legge 7 agosto 2012 n. 134.
9/5423/25Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    è necessario far fronte alla situazione di criticità ambientale che si è verificata in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    trattandosi di sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale vanno attuati tutti gli interventi previsti dal Protocollo d'Intesa del 26 luglio 2012;
    nel Protocollo sopracitato è resa disponibile nel limite massimo di 20 milioni di euro a valere sulle risorse individuate nello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente per l'esercizio finanziario 2012 e relative ai progetti della difesa del suolo;
    comunque rimane prioritaria l'azione di difesa del suolo e l'assicurazione delle relative risorse, con particolare riferimento ai fenomeni del dissesto idrogeologico,

impegna il Governo

a ripristinare, al più presto, i fondi ora sottratti per l'azione di bonifica del sito di Taranto.
9/5423/26Prestigiacomo.


   La Camera,
   premesso che,
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto in ragione delle gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria emerse di recente;
    l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, prevede che in caso di situazioni di crisi industriali complesse, in specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale, possano essere attivati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale la cui finalità è quella di agevolare gli investimenti produttivi, anche di carattere innovativo, nonché la riconversione industriale e la riqualificazione economico produttiva dei territori interessati;
    il comma 3 del citato articolo 27 prevede che possano essere attivati accordi di programma per l'adozione dei progetti di riconversione, al fine di disciplinare: gli interventi agevolativi; l'attività integrata e coordinata di amministrazioni centrali, regioni, enti locali e dei soggetti pubblici e privati; le modalità di esecuzione degli interventi e la verifica dello stato di attuazione e del rispetto delle condizioni fissate. Tutte le opere e gli impianti richiamati all'interno dei progetti sono dichiarati di pubblica utilità, urgenti e indifferibili;
    il procedimento è caratterizzato dall'istanza di riconoscimento da parte della regione interessata di tale crisi;
    la regione Lombardia ha chiesto al Ministero dell'Ambiente di diventare responsabile del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» e quindi di avere anche la competenza sulla bonifica di questo sito come di tutti quelli esistenti sul territorio lombardo;
    il Polo petrolchimico di Mantova, costruito nel 1957 sfruttando la collocazione costituita dalle anse del Mincio, si estende su una superficie di circa 3,5 Km2; pari circa all'estensione del centro abitato di Mantova;
    al suo interno sono presenti diversi insediamenti produttivi in attività tra cui spiccano quelli appartenenti al gruppo ENI (Polimeri Europa, Syndial, EniPower) e ad aziende multinazionali come la Raffineria IES (gruppo MOL) e Belleli Energy CPE (gruppo Exterran); inoltre sono presenti alcune realtà industriali medio-piccole come ITAS, SOL, Industria Colori Freddi San Giorgio, F.lli Posio, Azienda Agricola Cascina delle Betulle, Sogefi e Claipa;
    l'area del petrolchimico e dei laghi mantovani è considerata dal 2002 sito ad alto rischio ambientale e inclusa, pertanto, nell'elenco di cui all'articolo 1 della legge n. 426 del 1998 relativo agli interventi prioritari di bonifica e ripristino ambientale;
    in data 31 maggio 2007 il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lombardia, la provincia di Mantova, il comune di Virgilio, il comune di San Giorgio di Mantova ed il parco del Mincio sottoscrivono un Accordo di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza e successiva bonifica del sito di Interesse nazionale di «Laghi di Mantova e Polo chimica»;
    nei suoli del polo chimico-industriale sono presenti moltissimi inquinanti come solventi e idrocarburi, le sostanze, di diretta derivazione delle produzioni industriali, di cui si è riscontrato un superamento dei limiti di legge dopo la caratterizzazione ad opera della Sogesid, sono: metalli, benzene, toluene, etilbenzene, cilene, stirene, idrocarburi leggeri e pesanti e diossina;
    particolare preoccupazione desta la situazione del sottosuolo del polo mantovano e la contaminazione delle acque sotterranee: sotto al polo chimico «galleggia» un enorme lago di surnatante, composto di oli, benzine, petrolio, secondo l'ultima relazione dell'Arpa, datata 6 luglio 2010, solo al di sotto dello stabilimento Ies è presente una superficie interessata dalla presenza di surnatante di oltre 200 mila metri quadrati»;
    una vera bonifica, nonostante la dichiarazione di sito d'interesse nazionale sia vecchia di dieci anni, non è ancora cominciata, da tempo l'Asl locale, è impegnata in assidue attività di monitoraggio e controllo, secondo i primi dati a Mantova, specie nell'alto mantovano, il tasso di tumori maligni è più alto del 6,4 per cento rispetto alla media cittadina; molti individuano nella contaminazione causata dal polo chimico la causa dell'insorgenza di neoplasie, ipotesi che sembra essere condivisa anche dai tecnici della competente ASL;
    a partire dal 1998 il Ministero dell'Ambiente ha individuato 57 siti super inquinati definiti di interesse nazionale, aree che in totale coprono 700.000 ettari; il 3 per cento del territorio nazionale, nel 2007 il Governo Prodi, in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, stanzio 3 miliardi e 300 milioni di euro per la riqualificazione di tali siti, ex discariche o ex area industriali diventate bombe ecologiche;
    tra il 2008 e il 2009, il Governo Berlusconi prosciugò quel fondo dirottando le risorse verso altre destinazioni e per le bonifiche non rimase nemmeno un euro;
    la possibilità di un'effettiva applicazione del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, dipende dall'emanazione del decreto attuativo del ministro dello sviluppo economico, previsto nel comma 8, che doveva essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 83 del 2012, per definire la procedura di individuazione delle aree in situazione di crisi industriali complessa,

impegna il Governo

   ad emanare in tempi rapidi il decreto attuativo del citato articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, prevedendo l'inclusione del sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico» tra le aree definite in situazione di crisi industriale complessa, al fine di attuate progetti di riconversione e riqualificazione produttiva che si avvalgano delle migliori tecnologie al momento disponibili sul mercato;
   ad intervenire per accelerare il processo di riqualificazione complessiva dei laghi di Mantova, mediante risorse finalizzate alla bonifica e alla infrastrutturazione dell'area finalizzate al rilancio turistico della città.
9/5423/27Marco Carra, Colaninno, Zani.


   La Camera,
   premesso che:
    da anni nei comuni compresi nel «sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria», si attende un intervento risolutore delle criticità ambientali causate dalla presenza di spiccate quantità di ferriti inquinanti per il suolo e la salute dei cittadini, provenienti in larga parte dalla produzione del ciclo dei rifiuti dell'azienda «Pertusola sud» di Crotone, senza dimenticare che nella medesima zona era presente anche la Montecatini Edison, operante nel campo della produzione e dell'utilizzo di sostanze chimiche di varia natura;
   tali criticità sono state anche oggetto di inchieste giudiziarie per l'accertamento di presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti tossici dei complessi industriali, presenti nel territorio di Crotone;
   altre indagini ambientali hanno interessato il fiume Oliva, in particolare nei tratti prospicienti i comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra D'Aiello, (dove si è registrato un aumento delle malattie tumorali), evidenziando la presenza indebita di numerose migliaia di metri cubi di fanghi industriali altamente inquinanti e pericolosi per la salute dei cittadini residenti nell'area,

impegna il Governo

a prevedere in tempi rapidi la realizzazione di una bonifica radicale e sicura delle zone della provincia di Cosenza e di Crotone in particolare ed il recupero delle aree che presentano criticità nell'intero territorio della regione Calabria.
9/5423/28Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    i Sin nazionali perimetrati dal 1998 hanno una estensione che ricopre circa il 3 per cento del territorio nazionale. I comuni inclusi nei Sin sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti. Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che può avvalersi anche dell'Ispra, delle Arpat e dell'Iss (Istituto superiore di sanità) ed altri soggetti;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a valutare la necessità di definire insieme alle regioni, un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN contenente impegni finanziari certi e procedure di semplificazione per avviare le attività di ripristino ambientale e che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità.
9/5423/29Lanzarin, Dozzo, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se nel caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laghi di Mantova e Polo Chimico» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/30Fava, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Venezia (Porto Marghera)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Venezia (Porto Marghera)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/31Callegari, Dozzo, Fabi, Lanzarin, Dussin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Gidoni, Goisis, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della european environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Casal Monferrato» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Casal Monferrato» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/32Fogliato, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pitelli (La Spezia)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pitelli (La Spezia)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/33Di Vizia, Bonino, Chiappori, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Brescia-Caffaro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Brescia-Caffaro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/34Volpi, Molgora, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sesto San Giovanni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sesto San Giovanni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/35Rondini, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Balangero» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Balangero» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/36Togni, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pieve Vergonte» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pieve Vergonte» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/37Buonanno, Allasia, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Pioltello e Rodano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Pioltello e Rodano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/38D'Amico, Grimoldi, Rondini, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Broni» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Broni» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/39Maggioni, Comaroli, Torazzi, Fava, Grimoldi, Rondini, D'Amico, Desiderati, Caparini, Consiglio, Crosio, Lussana, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Stucchi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency(EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Serravalle Scrivia» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Serravalle Scrivia» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/40Cavallotto, Fogliato, Buonanno, Allasia, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cengio e Saliceto» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cengio e Saliceto» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/41Bonino, Chiappori, Di Vizia, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Sassuolo-Scandiano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Sassuolo-Scandiano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/42Pini, Polledri, Alessandri, Rainieri, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Fidenza» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Fidenza» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/43Rainieri, Polledri, Alessandri, Pini, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trieste» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trieste» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/44Fedriga, Follegot, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Laguna di Grado e Marano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Laguna di Grado e Marano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/45Follegot, Fedriga, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cogoletto-Stoppani» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cogoletto-Stoppani» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/46Chiappori, Bonino, Di Vizia, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Cerro al Lambro» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Cerro al Lambro» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/47Grimoldi, D'Amico, Meroni, Desiderati, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, Fava, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Milano-Bovisa» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Milano-Bovisa» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/48Laura Molteni, Caparini, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Desiderati, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Meroni, Molgora, Nicola Molteni, Rivolta, Rondini, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Basse di Stura (Torino)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Basse di Stura (Torino)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/49Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Simonetti, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Emarese» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Emarese» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/50Simonetti, Allasia, Buonanno, Cavallotto, Fogliato, Pastore, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Mardimago-Ceregnano (Rovigo)» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/51Munerato, Dozzo, Callegari, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Bitonci, Bragantini, Dussin, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Negro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa la medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Bolzano» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Bolzano» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/52Bragantini, Dozzo, Bitonci, Callegari, Dussin, Fabi, Forcolin, Gidoni, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto Protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European environment agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Trento Nord» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Trento Nord» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/53Fugatti, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    una parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110.167.413 euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono ricomprese nel Protocollo, firmato il 26 luglio 2012, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia;
    la restante parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 proviene, quanto a 20 milioni dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto;
    i finanziamenti che lo Stato ogni anno mette a disposizione per la difesa del suolo sono palesemente insufficienti a fronte delle molteplici esigenze del Paese per contrastare fenomeni di calamità naturali che specialmente negli ultimi anni si manifestano puntualmente come alluvioni, frane e dissesti territoriali;
    l'intensità e il numero delle calamità aumentano di anno in anno, a causa dei cambiamenti climatici e dell'aumento della temperatura del Mar Mediterraneo ma anche a causa della fragilità del territorio italiano e della oramai constatata mancata prevenzione e manutenzione territoriale. Tuttavia a fronte di questo fenomeno allarmante di calamità da rischio idrogeologico, le risorse che le leggi di stabilità mettono a disposizione per la difesa del suolo vanno a ridursi di anno in anno, facendo presagire uno scenario poco rassicurante per il futuro;
    i capitoli dell'assestamento del bilancio del Ministero dell'ambiente per l'anno finanziario 2012, assegnano solo 20 milioni di euro alla difesa del suolo in favore delle regioni in attuazione del federalismo amministrativo per tutto il territorio nazionale e che il decreto-legge svuota completamente tali capitoli in favore di Taranto,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di bilancio, di assumere le idonee iniziative legislative dirette a reintegrare i capitoli di bilancio dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare destinati a trasferimenti alle regioni per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo, in considerazione del costante rischio idrogeologico al quale è esposto il nostro Paese.
9/5423/54Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    una parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 alla riqualificazione del territorio di Taranto, pari a 110.167.413 euro, sono state deliberate dal CIPE il 3 agosto 2012 e sono ricomprese nel Protocollo, firmato il 26 luglio 2012, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, già assegnate alla regione Puglia;
    la restante parte delle risorse assegnate dal decreto-legge n. 129 del 2012 proviene, quanto a 20 milioni dai residui disponibili del Ministero dell'ambiente derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto;
    il decreto in esame priva le imprese a livello nazionale della possibilità di accedere ai finanziamenti agevolati per la realizzazione di programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto, dirottando una parte consistente delle risorse attualmente disponibili al territorio del SIN di Taranto;
    recentemente il Governo, con l'articolo 57 del decreto-legge n. 83 del 2012, ha modificato le condizioni per accedere ai finanziamenti a tasso agevolato del Fondo Kyoto, evidenziando la volontà di dare un impulso alla crescita e all'occupazione dei giovani;
    il protocollo di Kyoto è un impegno internazionale cui ha aderito il nostro Paese per la lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un'occasione di crescita delle nostre imprese nell'ottica della green economy,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di bilancio, di assumere le idonee iniziative legislative dirette a reintegrare le disponibilità del Fondo istituito con l'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, in attuazione del protocollo di Kyoto.
9/5423/55Forcolin, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    le indagini epidemiologiche effettuate nel territorio di Taranto hanno messo in evidenza stime di effetti allarmanti dovuti alle ricadute di inquinanti, in particolare da benzo(a)pirene, sul quartiere Tamburi;
    l'articolo 6 del Protocollo pone a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risorse pari a 8 milioni di euro per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi;
    ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi, sarebbe opportuno accertare la regolarità degli edifici sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA, attraverso il riscontro dell'iscrizione al catasto degli edifici, del pagamento dell'IMU, del rilascio del permesso di costruire e del censimento di eventuali edifici abusivi,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative dirette ad escludere dalle risorse stanziate ai sensi dell'articolo 6 del Protocollo gli edifici irregolari e abusivi.
9/5423/56Caparini, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    le indagini epidemiologiche effettuate nel territorio di Taranto hanno messo in evidenza stime di effetti allarmanti dovuti alle ricadute di inquinanti, in particolare da benzo(a)pirene, sul quartiere Tamburi;
    l'articolo 6 del Protocollo pone a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risorse pari a 8 milioni di euro per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi;
    ai fini dell'espletamento delle procedure per la messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi, bisognerebbe verificare l'opportunità di delocalizzare gli edifici residenziali sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA, anche in ragione dell'efficienza dei finanziamenti utilizzati e della convenienza economica degli interventi,

impegna il Governo

nell'ambito dell'attuazione degli interventi per il quartiere Tamburi, a valutare anche la possibilità di una eventuale delocalizzazione degli edifici residenziali, non abusivi, sorti a ridosso dello stabilimento industriale dell'ILVA.
9/5423/57Consiglio, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il terminale contenitori del Porto è gestito dall'impresa TCT S.p.A., a capitale asiatico, che contribuisce con 7,2 milioni all'attuazione del Protocollo, in questo modo inserendosi tra i soggetti attuatori,

impegna il Governo

ad utilizzare le risorse stanziate dal presente decreto-legge per interventi connessi alla bonifica del SIN di Taranto e non in favore delle imprese extracomunitarie di gestione delle banchine portuali.
9/5423/58Crosio, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il terminale contenitori del Porto è gestito dall'impresa TCT S.p.A., a capitale asiatico, che contribuisce con 7,2 milioni all'attuazione del Protocollo, in questo modo inserendosi tra i soggetti attuatori;
    occorrono controlli serrati da parte dell'ispettorato del lavoro e delle altre autorità locali per evitare una concorrenza sleale anche nell'ambito delle condizioni di lavoro e della sicurezza dei lavoratori tra tale impresa e le imprese nazionali,

impegna il Governo

nell'ambito dei meccanismi di attuazione del Protocollo ad individuare appositi programmi di controllo, allo scopo di accertare, attraverso gli organismi territorialmente competenti, che le imprese extraeuropee di gestione delle attività portuali rispettino le vigenti norme in materia di sicurezza di lavoro e dell'ambiente.
9/5423/59Desiderati, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    oltre al sito di Taranto, sono localizzati, nell'intero territorio nazionale, ulteriori Siti di interesse pubblico (SIN) dove si rende altresì necessario accelerare il risanamento ambientale e sviluppare interventi di riqualificazione produttiva e infrastrutturali,

impegna il Governo

a predisporre per tutti i siti localizzati nel territorio nazionale, un piano d'intervento generale con impegni finanziari certi e procedure di semplificazione, finalizzato al ripristino delle condizioni di sicurezza ambientale e riqualificazione ambientale.
9/5423/60Dussin, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    parte dei fondi assegnati dal presente provvedimento proviene da residui disponibili del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare derivanti dal Fondo per il rischio idrogeologico e la difesa del suolo e quanto a 70 milioni dal Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto,

impegna il Governo

ad impegnare concretamente le risorse per il Fondo per gli interventi per la lotta ai cambiamenti climatici legati all'attuazione del protocollo di Kyoto a favore di quelle aziende che investono risorse per il raggiungimento degli obbiettivi contenuti all'interno dello stesso protocollo di Kyoto.
9/5423/61Gidoni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    la grave crisi economica e finanziaria sta avendo un effetto dirompente sull'intero settore delle aziende che sono impegnate nel settore ambientale e della chimica;
    tra i poli industriali più importanti dell'Italia, figura certamente Porto Marghera dove la crisi economica, congiuntamente alla mancanza di adeguati piani industriali per il risanamento ambientale dell'intera area, ha comportato la chiusura di diversi siti industriali,

impegna il Governo

a predisporre opportuni provvedimenti finalizzati ad interventi di riconversione e riqualificazione volti al risanamento e bonifica dell'area del sito industriale di Porto Marghera al fine di consentire nuovi investimenti produttivi.
9/5423/62Fabi, Dozzo, Dussin, Forcolin, Gidoni, Bitonci, Bragantini, Callegari, Gidoni, Goisis, Lanzarin, Martini, Montagnoli, Munerato, Negro.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca il testo del protocollo d'intesa per fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    il provvedimento prevede altresì, al suo interno, la nomina di un commissario straordinario al fine di accelerare le procedure di attuazione di tale protocollo,

impegna il Governo

a far sì che il commissario straordinario riferisca semestralmente alle Camere sullo stato avanzamento lavori degli interventi effettuati nel sito di Taranto.
9/5423/63Goisis, Bitonci.


   La Camera,
   esaminato il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
   valutate le condizioni che rendono necessari interventi per evitare la chiusura degli impianti siderurgici del nostro Paese, miracolosamente sfuggiti ai negoziati con i quali, in sede europea, negli anni novanta venne deciso il sacrificio della gran parte delle capacità siderurgiche italiane legate agli altiforni a ciclo integrale, ad esclusivo vantaggio dei nostri competitori nell'Unione europea;
   stigmatizzando l'inettitudine e la debolezza dimostrata a quell'epoca dai negoziatori italiani, che costrinsero il nostro Paese a considerevoli rinunce, di cui profittarono i nostri partner, in primo luogo la Repubblica federale tedesca;
   ricordando altresì come dal conseguente degrado della siderurgia nazionale sia derivata anche la penetrazione in Italia di aziende come la Thyssen-Krupp, che ha praticato una politica nel nostro Paese basata sull'utilizzo estremo di impianti obsoleti, sfruttati in condizioni che hanno posto a repentaglio la sicurezza dei lavoratori addetti;
   ritenendo tuttora strategico, non solo per la competitività dell'industria meccanica italiana ma anche sotto il profilo dei bisogni della cantieristica e delle produzioni per la difesa, il mantenimento di capacità nazionali nel comparto della siderurgia e comunque doverosa anche la salvaguardia del diritto alla salute,

impegna il Governo

ad assumere tutti i provvedimenti giudicati necessari per evitare la chiusura degli impianti industriali strategici, in particolare nelle aree produttive del Paese, contestualmente alla tutela della salute dei cittadini e alla messa in sicurezza ambientale del territorio interessato, onde evitare l'ulteriore compromissione della competitività del sistema Paese e l'accentuazione della sua dipendenza dai fornitori esteri.
9/5423/64Torazzi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto;
    sotto il profilo dell'efficacia del testo per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente si rileva che alcune disposizioni risultano imprecise e derogano in maniera implicita al diritto vigente;
    invero, all'articolo 1, comma 1, primo periodo, laddove si prevede che il commissario straordinario chiamato all'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 sia nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non risulta esplicitata la deroga al disposto dell'articolo 11, comma 2, della legge n. 400 del 1988, recante norme generali in tema di disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri;
    il dettato della legge n. 400 del 1988 prevede invece che le procedure di nomina di commissari straordinari del Governo debbano avvenire mediante decreto del Presidente della Repubblica;
    inoltre, il medesimo articolo 1, comma 1, al secondo periodo, prevede che sempre con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri possa essere prorogata la durata in carica del commissario straordinario, fissata in un anno dalla medesima disposizione, senza che tuttavia sia specificata la durata della proroga medesima, introducendo così una sorta di «proroga in bianco»,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, primo e secondo periodo, e a verificare la congruità degli strumenti normativi introdotti, assumendo le opportune iniziative normative volte ad assicurare il regolare rispetto del sistema delle fonti del diritto.
9/5423/65Rivolta, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 agosto 2012, 129, reca «Disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto»;
    il provvedimento afferisce alla materia ambientale, assegnata dall'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, alla competenza esclusiva dello Stato, mentre il «governo del territorio» è riconducibile alla competenza concorrente tra Stato e regioni ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione;
    il 26 luglio 2012 un Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto è stato stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il commissario straordinario del porto di Taranto;
    la disciplina recata dal provvedimento risponde alla necessità di contemperare le esigenze di salvaguardia ambientale e conseguente tutela della salute con quelle di considerazione e attenuazione degli effetti negativi sui livelli occupazionali dell'area interessata;
    nel decreto-legge non risultano tuttavia previste specifiche penalità e sanzioni per i casi di ritardo o inadempimento dei contenuti del Protocollo d'intesa, soprattutto quanto all'impiego degli stanziamenti di risorse previsti, con il rischio che a tale carenza consegua l'inefficacia delle previsioni introdotte e l'impossibilità di individuare eventuali profili di responsabilità nel caso di mancata attuazione dei contenuti del Protocollo,

impegna il Governo

a monitorare costantemente gli effetti applicativi del Protocollo d'intesa siglato per gli interventi urgenti di bonifica e riqualificazione di Taranto, assicurando che il commissario straordinario, la regione e gli enti locali coinvolti, secondo le rispettive competenze, provvedano ad elaborare una relazione dettagliata in ordine al piano di interventi e all'impiego degli stanziamenti programmati da trasmettere oltre che al Governo alle competenti Commissioni parlamentari.
9/5423/66Comaroli, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali e siderurgiche, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
    sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso ad attività industriale e siderurgica come quelle ad esempio della provincia di Verona.
9/5423/67Montagnoli, Dozzo, Bragantini, Negro, Martini, Bitonci, Dussin, Fabi, Forcolin, Goisis, Callegari, Gidoni, Lanzarin, Munerato.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 471 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i siti che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, ne rientrano due ricompresi nel territorio dell'alto novarese, quello dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e quello dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano;
    il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza dell'area della «Beatrice» di Borgomanero e dell'insediamento industriale della società Bemberg, ora in liquidazione, nel comune di Gozzano, ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tali siti.
9/5423/68Pastore, Cavallotto, Allasia, Buonanno, Fogliato, Simonetti, Togni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    molti territori della provincia di Bergamo sono interessati dall'inquinamento da cromo esavalente, immesso nelle falde acquifere dagli impianti industriali della zona;
    il cromo ed i suoi composti possono causare danni genetici e malattie cancerogene: un'esposizione eccessiva può colpire il sistema digestivo, i reni, il fegato, i polmoni, l'apparato respiratorio, la pelle ed essere causa d'aborti spontanei;
   ad oggi i comuni bergamaschi interessati dall'inquinamento da cromo esavalente della falda sono Verdellino, Arcene, Ciserano, Castel Rozzone e Treviglio, che attendono l'avvio delle opere di bonifica da anni,

impegna il Governo

a stanziare le risorse necessarie a bonificare le falde acquifere dei comuni della provincia di Bergamo interessati dalla presenza di cromo esavalente nelle stesse, al fine di tutelare la salute dei cittadini.
9/5423/69Stucchi, Consiglio, Vanalli, Desiderati, Crosio, Caparini, Comaroli, D'Amico, Fava, Grimoldi, Lussana, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Meroni, Rivolta, Rondini, Torazzi, Volpi, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    i siti d'interesse nazionale sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali e sono stati individuati e perimetrati con decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;
    negli Stati membri della European Environment Agency (EEA) i siti da bonificare sono circa 250.000 e migliaia di questi siti sono localizzati proprio in Italia tanto che i predetti 57 SIN sono una vera emergenza vista l'entità della loro contaminazione ambientale, il rischio sanitario e l'allarme sociale che rappresentano (decreto ministeriale n. 71 del 1999);
    i 57 siti del «Programma nazionale di bonifica» comprendono aree industriali dismesse, aree industriali in corso di riconversione, aree industriali in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici e aree oggetto di smaltimento incontrollato di rifiuti anche pericolosi. In tali siti l'esposizione alle sostanze contaminanti può venire da esposizione professionale, emissioni industriali e solo in ultimo da suoli e falde contaminate;
    lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite relazioni esposte a specifici convegni dall'ISPRA, riconosce che ad oltre dieci anni dall'adozione della norma ad hoc sui SIN, che fissava le procedure per l'effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti;
    tra i SIN che necessitano di essere urgentemente presi in considerazione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e soprattutto finanziati da parte del Governo per essere messi in sicurezza e bonificati, vi rientra anche quello di «Falconara Marittima» il ripristino ambientale di questo sito avrebbe oltre la certa rilevanza ambientale, anche quella economica e sociale in quanto la relativa bonifica finalizzata all'eliminazione delle passività ambientali, possono restituire i corrispondenti territori alla produzione di beni e servizi sostenibili favorendo lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione;
    sarebbe ad ogni modo necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare la fine della gestione emergenziale dei SIN se del caso approvando un Piano nazionale per le bonifiche dei SIN che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie statali e soprattutto ad un alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma dell'articolo 1, commi 3 e 8 che stanzia 90 milioni per il sito ILVA e a valutare l'opportunità di assumere le idonee iniziative legislative dirette ad utilizzare parte di tali risorse alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito di «Falconara Marittima» ovvero ad intraprendere le occorrenti iniziative per l'assegnazione delle necessarie risorse pubbliche per la bonifica e la messa in sicurezza anche di tale sito.
9/5423/70Isidori, Paolini, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica, ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge 129 del 2012 rende attuativa una parte delle risorse ricomprese nel Protocollo;
    da quanto emerso dall'esame effettuato dal servizio bilancio della Camera dei Deputati l'importo di 60 milioni di euro indirizzato al progetto speciale città di Taranto non sembra incluso nel totale delle spese da finanziare con risorse di parte pubblica o di parte privata,

impegna il Governo

ad informare il Parlamento in merito alla provenienza di eventuali ulteriori risorse che il Governo vorrà destinare all'attuazione del Protocollo del 26 luglio 2012 per il territorio di Taranto.
9/5423/71Meroni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica, ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati alle attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
    ad esempio, già dall'anno scorso l'inquinamento da mercurio della falda idrica ha sconvolto la normale condizione di vita dei cittadini dei comuni di Preganziol, Treviso, Casier e Quinto di Treviso; non potendo utilizzare i pozzi privati molte persone hanno perso la loro principale fonte di acqua potabile e i comuni, insieme con i consorzi idrici stanno stanziando somme ingenti per estendere urgentemente la rete dell'acquedotto e raggiungere tutte le case situate nell'area inquinata;
    sarebbe necessario che il Governo adottasse le necessarie misure in grado di risolvere le problematiche ambientali e sanitarie e di assicurare anche per tali siti risorse per la bonifica della falda idrica,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali e sanitarie derivanti da situazioni di inquinamento connesso ad attività industriale anche nel resto del territorio nazionale, oltre a Taranto, come quelle ad esempio dell'inquinamento da mercurio della falda idrica dei comuni di Preganziol, Treviso, Casier e Quinto di Treviso.
9/5423/72Dozzo, Dussin, Lanzarin, Forcolin, Montagnoli, Bragantini, Negro, Martini, Bitonci, Fabi, Goisis, Callegari, Gidoni, Munerato.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo,

impegna il Governo

ad informare il Parlamento ogni qual volta, scaduti i termini dell'incarico, si proceda alla proroga della nomina del commissario.
9/5423/73Lussana, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
    il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di coinvolgere le regioni attraverso il parere della conferenza Stato regioni, nelle procedure di indicazione e di nomina del commissario straordinario.
9/5423/74Molgora, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
    il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sottoporre al parere delle Commissioni parlamentari competenti la destinazione dei 20 milioni di euro provenienti dal bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e, ai sensi del decreto-legge n. 129 del 2012, decurtati dalla lotta al dissesto idrogeologico.
9/5423/75Paolini, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 129 del 2012 prevede l'attuazione da parte del Governo di specifici adempimenti aventi importanti incidenze sul territorio nazionale sia sotto il profilo dell'uso di rilevanti risorse finanziarie e sia per quanto riguarda le modalità di attuazione delle operazioni correlate alla gestione delle risorse messe a disposizione;
    il decreto prevede la nomina di un commissario straordinario al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal Protocollo, compresi quelli che fanno riferimento alle risorse stanziate con le delibere CIPE del 3 agosto 2012 per un importo specificato nella norma pari a euro 110.167.413 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di competenza della regione Puglia, nonché, l'utilizzo discrezionale ai sensi del Protocollo, senza pertanto indicare quale sia il soggetto specifico allo scopo incaricato, di ben 20 milioni di euro per l'attuazione di non meglio determinati ed aggiuntivi interventi previsti nel predetto protocollo, attingendo alle risorse disponibili (anche in conto residui) dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'esercizio finanziario 2012, altrimenti destinate a trasferimenti alle regioni per interventi di carattere ambientale e per la tutela del territorio contro il rischio idrogeologico, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998;
    sarebbe opportuno prevedere che tali operazioni fossero effettuate tramite decisioni condivise e ad ogni modo valutate da organi istituzionali che l'ordinamento preordina ad assicurare la trasparenza e l'esercizio dei principi democratici; si fa riferimento alla conferenza Stato regioni o ai pareri delle Commissioni parlamentari,

impegna il Governo

a trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto per la nomina del commissario straordinario.
9/5423/76Negro, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
    sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
    da mesi si perpetua un disastro ecologico lungo tutto il percorso del fiume Olona a causa di sversamenti che comporta la presenza di schiuma nel corso d'acqua,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso alle attività industriali che sversano inquinanti nel fiume Olona.
9/5423/77Nicola Molteni, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, reca misure urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto ed in tale ambito mira a rendere immediatamente disponibili ed utilizzabili le risorse previste dal Protocollo d'intesa del 26 luglio 2012 diretto agli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, al fine di fronteggiare la grave situazione di criticità ambientale e sanitaria nel sito di bonifica di interesse nazionale di Taranto;
    per questo scopo il predetto protocollo, in un quadro complessivo di interventi pari a 336,7 milioni, di cui 329,5 milioni di parte pubblica e ne destina 119 milioni alle bonifiche, mentre 187 milioni li finalizza ad interventi portuali e 30 milioni al rilancio e alla riqualificazione industriale;
    il decreto-legge in esame, oltre a rendere attuativi 110.167.413 euro dei finanziamenti del Protocollo, stanzia ulteriori 90 milioni di euro, ai sensi dei commi 3 e 8 dell'articolo 1, a valere sulle risorse statali per contrastare il rischio idrogeologico da parte delle regioni e per realizzare i programmi ambientali in attuazione del protocollo di Kyoto da parte delle imprese;
    oltre Taranto, in Italia vi sono altri 56 Siti di interesse nazionale (SIN), che per pericolosità, urgenza, rischio sanitario ed incidenza socio-economica, hanno la stessa medesima necessità di essere bonificati e messi in sicurezza, di quello di Taranto;
    inoltre esistono nel territorio nazionale altri siti inquinati non inclusi nei SIN, legati ad attività industriali, che parimenti presentano simili situazioni di pericolo per l'ambiente e la salute dei cittadini;
    sarebbe necessario che il Governo si dedicasse ad individuare misure in grado di assicurare anche per tali siti risorse per le bonifiche e norme per l'alleggerimento degli iter procedurali che rappresentano un elevatissimo e spesso insormontabile ostacolo all'avvio delle attività di bonifica;
    nel piacentino la fabbrica di caricamento proiettili della Pertite, che nell'estate di settantadue anni fa provocò 47 morti e il ferimento di cinquecento persone, sta per essere convertita da area militare in area edificabile; è per tale ragione che è importante la bonifica dell'area per garantire la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative per risolvere le problematiche ambientali derivanti da situazioni di inquinamento ambientale connesso all'area militare della Pertite per garantire la salute dei cittadini.
9/5423/78Polledri, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che,
   il benzo(a)pirene è il componente più tossico tra gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), è classificato dallo IARC nel gruppo 1 per pericolosità («cancerogeno per l'uomo») ed è immesso nell'atmosfera da combustioni industriali e da inquinamento da traffico;
    al benzo(a)pirene è associato, secondo l'OMS, un rischio di incremento di 9 casi di cancro ai polmoni ogni 100 mila abitanti per ogni incremento di 1 nanogrammo a metro cubo della sua concentrazione nell'aria;
    studi epidemiologici hanno verificato che nei bambini esposti snella vita pressatale ad alte concentrazioni di IPA si possono determinare danni alla funzione immunologica del feto e successivamente un'aumentata suscettibilità del neonato e del bambino alle infezioni respiratorie con possibile riduzione del quoziente di intelligenza;
    l'Unione europea ha ritenuto «socialmente accettabile» un rischio unitario corrispondente al valore obiettivo di 1 ng/m3 per il benzo(a)pirene a valere dal 1° gennaio 2013. A livello nazionale, con decreto ministeriale del 25 novembre 1994 si stabiliva un obiettivo di qualità pari a 1 ng/m3 a partire dal 1° gennaio 1999 per le città con più di 150.000 abitanti. Tale obiettivo veniva confermato anche nel decreto legislativo n. 152 del 2007, che introduceva il «valore obiettivo» su tutto il territorio nazionale dal 2013. Con il decreto legislativo n. 155 del 2010 è stato abrogato l'obiettivo di qualità del decreto ministeriale del 1994 e si è rimasti «senza limiti» stringenti per gli anni 2011 e 2012;
    in particolare l'ordinamento prevedeva per il benzo(a)pirene una specifica disciplina recata dal decreto legislativo n. 152 del 2007 che dava attuazione alla direttiva 2004/107/CE sugli IPA e sul benzo(a)pirene, il quale, nel fissare per tale inquinante il raggiungimento dei valore obiettivo di un nanogrammo a metro cubo entro il 31 dicembre 2012 per le aree urbane con meno di 150 mila abitanti faceva salve le norme del decreto ministeriale 25 novembre 1994 per le aree urbane con oltre 150 mila abitanti per le quali aveva pertanto confermato l'obiettivo di qualità (pari a 1 nanogrammo a metro cubo), previsto dal 1o gennaio 1999;
    da una relazione fornita presso la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza durante la seduta del 18 ottobre 2011 nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela della salute dei minori, con particolare riferimento ai danni derivanti dall'inquinamento atmosferico da benzopirene, si è riferito, tra l'altro, che le dimensioni del problema recato dal benzo(a)pirene in Italia è assai rilevante, essendoci dati di 23 città su 48, con popolazione superiore a 150.000 abitanti, per le quali valeva l'obiettivo di 1 ng/m3, in cinque siti si superava l'obiettivo di qualità sopra riportato;
    per quanto riguarda Taranto, nel rione Tamburi, la media di benzo(a)pirene ha raggiunto quota 1,3 ng/m3 nel 2009 e 1,8 ng/m3 nel 2010, con picchi anche nel corso dell'anno 2011;
    simili superamenti dei valori di benzo(a)pirene nell'aria si riscontrano nella maggior parte delle aree nazionali in cui sono presenti industrie inquinanti, in particolare quelle metallurgiche e petrolifere;
    è assolutamente inderogabile assoggettare il benzo(a)pirene a norme il più possibile rigorose, in particolare anche per proteggere i più piccoli, che in determinati agglomerati urbani particolarmente inquinati dalla presenza di industrie continuano a subire i danni del benzo(a)pirene e a sentirsi privi delle opportune tutele,

impegna il Governo

a prevedere norme cogenti e rigorose in ordine al vincolo di non superare il limite di 1 nanogrammo al metro cubo per il benzo(a)pirene valido per tutte le aree urbane del territorio nazionale.
9/5423/79Vanalli, Bitonci.


   La Camera,
   premesso che:
    nella zona industriale di Trieste sorge lo stabilimento siderurgico noto come la «Ferriera di Servola», di proprietà della Lucchini Severstal spa, impegnato nella produzione di ghisa, coke metallurgico ed altri prodotti da altoforno;
    la ferriera, inserita nel popoloso quartiere di Servola, è interessata da una lunga vicenda connessa al suo impatto sull'ambiente e la salute, in quanto il ciclo produttivo genera emissioni di polveri sottili e benzoapirene, oltre che di altri contaminanti;
    a causa dei dubbi che avvolgono il destino della proprietà della ferriera e del sofferto dibattito sugli impatti ambientali e salutari, lo stabilimento, già da molto tempo, sta attraversando uno stato di incertezza che negli ultimi mesi è andato accentuandosi;
    a questa situazione hanno contribuito i dubbi manifestati dalla dirigenza aziendale sulla prosecuzione della attività di produzione anche dopo la fine del regime di CIP6, previsto per il 2015, e le difficoltà di liquidità denunciate dall'azienda, che vantava, tra l'altro, un credito inesigibile di 46 milioni dall'adiacente centrale di cogenerazione;
    il 19 gennaio 2012, in un vertice presso la prefettura di Trieste, la dirigenza aziendale ha annunciato la riduzione dei livelli produttivi e, quindi, occupazionali dovuti, appunto, alle difficoltà a reperire fondi per ottemperare al piano di asseveramento di un debito omologato dal tribunale di Milano;
    quindi, il 14 marzo 2012 è stato firmato, presso la regione Friuli Venezia Giulia, il protocollo d'intesa con il quale si è dato avvio alla procedura di riconversione dell'area industriale della ferriera per la creazione di un contesto favorevole per l'attrazione di nuovi investimenti privati; secondo notizie di stampa, la dichiarazione d'intenti «Prospettive della filiera siderurgica di Sorvola» del Ministero dello sviluppo economico auspica che «si creino le condizioni per una prospettiva industriale siderurgica anche per lo stabilimento Lucchini di Trieste, ambientalmente compatibile e socialmente sostenibile», o «nuove attività industriali e logistiche» e a tal fine prevede che le parti concordino sulla necessità di avviare uno o più tavoli con i Ministeri competenti per approfondire e risolvere le questioni ambientali, industriali ed energetiche;
    l'articolo 27 del decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83, convertito con legge 7 agosto 2012, n.134 dispone che «al fine di sostenere (...) la salvaguardia dei livelli occupazionali nei casi di situazioni di crisi industriali complesse (...) il Ministero dello sviluppo economico adotta progetti di riconversione e riqualificazione industriale»;
    il territorio provinciale di Trieste è interessato, soprattutto nell'ultimo periodo, da numerose crisi aziendali di importanti siti produttivi industriali; e, in un contesto di ridotte dimensioni industriali, la perdita del posto di lavoro per un numero così alto di cittadini si sta trasformando in un problema di difficile soluzione per la città di Trieste;
    la ferriera di Servola impiega ad oggi 500 lavoratori ed altrettanti dipendono dall'indotto, cosicché la chiusura dello stabilimento si tradurrebbe in un dramma sociale e in un duro colpo per 1'economia locale;
    considerata la specificità del settore siderurgico, si rende difficile e complessa la procedura di riqualificazione professionale di quanti oggi sono impiegati nella ferriera e di quanti lavorano nell'indotto di questa; è preminente l'interesse pubblico per la riconversione industriale della ferriera di Servola, come condiviso dal Ministero dell'ambiente che ha firmato il protocollo d'intesa del 14 marzo contenente il crono programma dei tavoli locali e nazionali,

impegna il Governo

a promuovere, d'intesa con la regione Friuli Venezia Giulia e attraverso un cofinanziamento statale, investimenti atti alla riqualificazione dell'area della ferriera di Servola e alla sua riconversione per finalità industriali e portuali, alla formazione del capitale umano e alla ricollocazione di tutti lavoratori.
9/5423/80Rosato, Maran, Strizzolo.


INTERPELLANZE URGENTI

Problematiche riguardanti l'utilizzo dell'ultimo censimento ISTAT della popolazione ai fini del riordino delle province – 2-01647

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere – premesso che:
   il 2011 rappresenta l'anno del 15o censimento della popolazione e degli edifici d'Italia: la data di riferimento risulta essere appunto il 9 ottobre 2011;
   per la prima volta, dal 1861, i questionari di rilevazione sono stati distribuiti alle famiglie per posta nelle date che vanno dal 12 settembre al 22 ottobre 2011, sulla base di un archivio inviato dai comuni ad Istat, la cosiddetta lista anagrafica comunale (lac);
   i cittadini potevano, quindi, compilare da soli il questionario e restituirlo dal 9 ottobre al 31 gennaio 2012 in uno dei seguenti modi:
    a) on-line all'indirizzo http://censimentopopolazione.istat.it;
    b) nella versione cartacea che andava restituita al comune;
    c) nella versione cartacea che andava restituita ad uno degli uffici postali presenti nel territorio nazionale;
   le novità introdotte sono state tutte interessanti, però richiedevano molta attenzione sia nella formulazione delle domande che nella raccolta delle schede;
   a tutt'oggi l'Istituto nazionale di statistica nella pagine del suo sito internet ha pubblicato i dati provvisori del XV censimento della popolazione italiana, in cui la popolazione residente totale, nel nostro Paese, risulta essere 59.570.581 abitanti;
   l'Istituto nazionale di statistica mette a disposizione «i dati ufficiali più recenti sulla popolazione residente nei comuni italiani derivanti dalle indagini effettuate presso gli uffici di anagrafe. Interrogazioni personalizzate (per anno, territorio, cittadinanza, ecc.)» sotto la dizione demografia in cifre «demo.istat.it»;
   da tali dati ufficiali Istat emerge che la popolazione residente all'inizio di ottobre 2011 era di 60.776.822, mentre al 31 ottobre 2011 risultava essere 60.800.245;
   dal confronto di tali dati emerge, quindi, una differenza minima di 1.206.241 abitanti derivante dalla differenza fra i dati entrambi Istat;
   nel decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», all'articolo 17 – Riordino delle province e loro funzioni, comma 2, prevede «il riordino delle province per requisiti minimi da individuarsi nella dimensione territoriale e nella popolazione residente in ciascuna provincia (...)»; «anche in deroga alla disciplina vigente, la popolazione residente è determinata in base ai dati dell'Istituto nazionale di statistica relativi all'ultimo censimento ufficiale, comunque disponibili alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;
   la delibera del Consiglio dei ministri nella riunione del 20 luglio 2012, all'articolo 1 – Criteri per il riordino delle province –, prevede il riordino in base ai seguenti requisiti minimi:
    a) dimensione territoriale non inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati;
    b) popolazione residente non inferiore a trecentocinquantamila abitanti –:
   quali conseguenze potrà avere quanto esposto in premessa per le province con un numero di abitanti di fatto superiore a 350.000, come da dati rilevati dalle anagrafi dei comuni, comunicati alle prefetture e riconosciuti dalla stessa Istat come «dati ufficiali più recenti», quando il dato provvisorio del XV censimento attribuisce alle stesse un numero di residenti inferiore ai 350.000, a fronte di una dimensione territoriale non inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati;
   quante siano le province che si trovano in tale situazione;
   se non si pensi di sollecitare l'Istat ad elaborare un dato definitivo corretto dell'ultimo censimento della popolazione residente per provincia o meglio se non si pensi di utilizzare i dati più corretti forniti dalla stessa Istat, sulla base delle indagini effettuate presso gli uffici di anagrafe dei comuni delle varie province, considerato che una deroga per le situazioni border-line appare la più giusta a fronte della mancanza di un dato ufficiale corretto che appare l'unico giuridicamente e moralmente accettabile.
(2-01647) «Nannicini, Velo, Villecco Calipari, Lulli, Tempestini, Cenni, Zucchi, Lovelli, Viola, Graziano, Mariani, Zaccaria, Federico Testa, Rampi, Mattesini, Peluffo, Marini, Scarpetti, Froner, Gozi, Strizzolo, Duilio, Orlando, Causi, Martella, Baretta, Marchi, Marantelli, Vico, Zunino, Calvisi, Tullo, Touadi, Melis, Brandolini, Tenaglia».


Iniziative volte a differire il termine del 30 settembre 2012 per l'approvazione dei regolamenti comunali relativi all'imposta municipale unica alla data del 31 ottobre 2012, al fine di armonizzarlo con la scadenza stabilita per l'approvazione dei bilanci preventivi – 2-01656

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il comma 1 dell'articolo 151 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali stabilisce nella data del 31 dicembre il termine per la deliberazione del bilancio di previsione per l'anno successivo da parte degli enti locali e dispone che «il termine può essere differito con decreto del Ministro dell'interno, d'intesa con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, in presenza di motivate esigenze»;
   in conseguenza delle diverse modifiche normative avvenute nel corso del 2012 sull'imposta municipale propria, la cui entrata in vigore è stata anticipata rispetto al 2014, e in ragione del fatto che il quadro sulle risorse a disposizione dei comuni per quanto attiene proprio all'imu non appare ancora definitivo, allorché numerosi enti non conoscono ancora perfettamente l'esatto ammontare delle risorse a propria disposizione, è stato definito al 31 ottobre 2012, con un decreto del Ministro dell'interno del 2 agosto 2012, l'ennesimo rinvio del termine per la deliberazione del bilancio di previsione degli enti locali per l'anno 2012;
   il comma 2 dell'articolo 193 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali stabilisce che l'ente locale, con periodicità stabilita dal regolamento di contabilità dell'ente locale e comunque almeno una volta entro il 30 settembre di ciascun anno, provveda con delibera ad effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi finanziari dell'ente stesso, dando atto della permanenza degli equilibri di bilancio;
   in conseguenza del differimento del termine per l'approvazione del bilancio preventivo a data successiva alla scadenza per l'approvazione degli equilibri del medesimo, è sostanzialmente impossibile eseguire la ricognizione degli equilibri di bilancio, sia per gli enti che hanno già approvato il bilancio ma che, alla luce delle recenti modifiche normative in materia di imu potrebbero vedersi costretti a rivederlo, sia per quegli enti che, ad oggi, in attesa di avere un quadro normativo e finanziario più stabile, non lo hanno ancora approvato;
   il comma 12-bis dell'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, ovvero del provvedimento che sancisce l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria, prevede che: «Entro il 30 settembre 2012, sulla base dei dati aggiornati, ed in deroga all'articolo 172, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e all'articolo 1, comma 169, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, i comuni possono approvare o modificare il regolamento e la deliberazione relativa alle aliquote e alla detrazione del tributo», così che, ad oggi, il termine ultimo per la definizione delle aliquote imu è precedente al termine ultimo per l'approvazione dei bilanci preventivi, laddove il gettito dell'imposta municipale propria rappresenta purtroppo una delle voci di maggiore importanza per gli enti locali –:
   se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative idonee a differire il termine del 30 settembre 2012 per l'approvazione dei regolamento comunale dell'imposta municipale propria e degli equilibri di bilancio alla data del 31 ottobre 2012, in modo da armonizzarlo alla scadenza stabilita per l'approvazione dei bilanci preventivi.
(2-01656) «Vanalli, Comaroli, Consiglio, Meroni, Grimoldi, Chiappori, Maggioni, Bonino, Torazzi, Desiderati, Pastore, Paolini, Polledri, Follegot, Fabi, Callegari, Pini, Rivolta, Nicola Molteni, Bitonci, Volpi, Fedriga, Molgora, Lanzarin, Munerato, Negro, Fugatti, Isidori, Crosio, Di Vizia, Buonanno, Cavallotto, Allasia, Bragantini, Simonetti».


Elementi in merito ad atti intimidatori compiuti nei confronti del sindaco di Taurianova (Reggio Calabria) 2-01643

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   nella notte tra il 29 ed il 30 di agosto 2012 si è consumato l'ennesimo atto criminoso nei confronti dei sindaco di Taurianova, Domenico Romeo, attraverso la distruzione di piante da frutto nella proprietà dell'azienda di famiglia, con danni enormi che si aggirano intorno a molte migliaia di euro;
   questo atto criminoso è l'ultimo di una lunga catena che ha colpito il sindaco in periodi anche recenti (l'uccisione dei cavalli, la distruzione di un box, la distruzione di alberi di frutta) e si è consumato dopo poche ore dallo svolgimento, a Taurianova, di una tradizionale ed ampiamente partecipata ricorrenza storico-religiosa, nella quale aveva avuto un grande ruolo il primo cittadino, il cui operato come amministratore è improntato a grande impegno, saggezza, equilibrio e a principi etici;
   gli interpellanti fanno presente che più volte, attraverso lo strumento del sindacato ispettivo, è stato chiesto al Governo di porre in essere interventi adeguati, sia per quanto riguarda la prevenzione, ma anche volti ad accertare quale fosse la matrice di questi inqualificabili fatti ed è singolare che, fino ad oggi, non vi è stata nessuna individuazione di responsabili in un paese come Taurianova;
   le aggressioni nei confronti degli amministratori della Calabria si susseguono ad un ritmo crescente, a Taurianova come in altre realtà della Calabria, con il chiaro disegno, di una minoranza criminale, di indebolire le istituzioni democratiche e di creare un clima di tensione e di rottura sociale, vanificando tutti gli sforzi per assicurare, attraverso la convivenza civile, un'azione operosa in favore della popolazione;
   da quanto su esposto, si evince una situazione della regione allarmante, instaurata da un gruppo di malfattori che tenta ancora, attraverso azioni criminose, di bloccare ogni processo di conquista civile ed umana a cui tende la stragrande maggioranza dei calabresi –:
   di quali elementi il Ministro interpellato disponga in relazione agli atti criminosi che hanno riguardato nel passato il sindaco di Taurianova e se siano state avviate indagini sul recente fatto del 28-29 agosto 2012.
(2-01643) «Tassone, Occhiuto, D'Ippolito Vitale, Galletti».


Problemi occupazionali relativi alla sede centrale di Roma e alle filiali presenti sul territorio nazionale della società Bbva finanzia – 2-01652

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere premesso che:
   la Bbva finanzia, società specializzata in credito al consumo del gruppo spagnolo Bbva, ha dichiarato 60 esuberi su 137 dipendenti italiani, un taglio pari a quasi il 45 per cento che riguarderà sia la sede centrale di Roma che le filiali sparse sul territorio nazionale;
   lo rendono noto i sindacati Fisac-Cgil, Fiba-Uil, Uilca e Dircredito, che denunciano in una nota «una filosofia aziendale di drastica e definitiva riduzione dell'organico». L'azienda avrebbe mostrato «scarsa disponibilità» a discutere le proposte dei sindacati, tra le quali il contratto di solidarietà nell'ottica di salvare i posti di lavoro, per percorrere la strada degli incentivi all'esodo. La situazione di difficoltà attuale, secondo i sindacati, sarebbe dovuta a «una cattiva gestione tutta incentrata sul monoprodotto» quando il gruppo attivo Bbva ha chiuso il 2011 con considerevole attivo;
   si legge nel documento finale dei sindacati interessati: ”Dopo un lungo e serrato confronto, le scriventi organizzazioni sindacali non hanno trovato l'accordo con la delegazione di Bbva finanzia in merito alla procedura prevista dall'articolo 18 del contratto collettivo nazionale di lavoro. Il sindacato, contestando sin dall'inizio l'approccio aziendale incentrato esclusivamente sulla riduzione secca e strutturale di oltre il 40 per cento dell'organico con ripercussioni drammatiche sulla vita e sul lavoro di circa 60 lavoratori, si è dichiarato disponibile ad una trattativa seria e costruttiva per trovare soluzioni che, in un'ottica di salvaguardia occupazionale, permettessero di affrontare e risolvere i problemi sui tavolo. Le organizzazioni sindacali, con l'obiettivo di difendere il lavoro, hanno richiesto di fare ricorso alla puntuale e completa applicazione degli strumenti utilizzabili previsti nell'articolo 18 del contratto nazionale, per ottenere una sensibile riduzione del numero degli esuberi, sollecitando un'informativa più dettagliata e disaggregata sui dati forniti. Malgrado un prolungato dibattito al tavolo negoziale, il documento proposto dall'azienda è stato definito sconcertante dalle organizzazioni sindacali. Infatti, pur in presenza dell'utilizzo di vari strumenti (riduzione straordinari, fruizione spettanze annuali e residui ferie, blocco bonus discrezionali, allineamento all'1,5 per cento di tutti i dipendenti del contributo alla previdenza aziendale, mobilità internazionale nel gruppo su richiesta, telelavoro al Sud, passaggio da fulltime a part time per massimo 6 dipendenti, incentivazioni all'esodo ecc.), il numero indicato degli esuberi si è ridotto di sole 5 unità, da 58 a 53. Le organizzazioni sindacali hanno ribadito la necessità di ricorrere al pieno utilizzo di altri strumenti con particolare riferimento ai contratti di solidarietà (riduzione dell'orario di lavoro con conseguente riduzione del trattamento economico) e alla sospensione dei permessi legati alle ex festività per ottenere un ulteriore ridimensionamento degli esuberi. È stata anche riaffermata la necessità, in tema di incentivazioni all'esodo volontario, di rivedere la proposta aziendale in quanto assolutamente insufficiente sia nella definizione degli importi economici prospettati, decisamente inferiori ad altri accordi sottoscritti in situazioni analoghe, che nelle modalità previste. La posizione della controparte, rimasta intransigente, manifesta una chiara mancanza di volontà politica nel trovare soluzioni alternative ai licenziamenti: questo è un atteggiamento grave, irresponsabile ed inaccettabile. La proposta aziendale offende la dignità dei lavoratori, disponibili a consistenti sacrifici e a ridursi la propria retribuzione in cambio di una tutela del lavoro. Le organizzazioni sindacali stigmatizzano le decisioni dell'azienda e si impegnano a ripristinare le condizioni per un confronto civile e rispettoso dei diritti dei lavoratori. A questo fine, nel caso di ingiustificato diniego ad una valutazione dettagliata inerente la fattispecie normativa nella sua interezza, intraprenderanno ogni iniziativa legale e contrattuale, a tutti i livelli, in difesa dei dipendenti. Un grande gruppo bancario internazionale come Bbva deve trovare una soluzione alternativa al massiccio ricorso ai licenziamenti. Vogliamo entrare nel merito della responsabilità di chi ha malamente gestito questa azienda negli ultimi anni, le cui conseguenze non possono ricadere sulle spalle dei lavoratori incolpevoli, pronti comunque a rimboccarsi le maniche. Di sicuro non lasceremo soli i lavoratori, ma ci batteremo al loro fianco per tutelare i loro diritti e ricercare una soluzione che difenda l'occupazione. Le organizzazioni sindacali dichiarano da subito lo stato di agitazione dei lavoratori, che utilizzeranno ogni mezzo e ogni sede, nazionale e internazionale, per difendere il posto di lavoro, e invitano la delegazione di Bbva finanzia a rivedere la propria posizione senza deludere i dipendenti che in tutti questi anni hanno dimostrato di credere fortemente nella loro azienda. Le rappresentanze sindacali aziendali terranno informati puntualmente i colleghi sugli sviluppi della vertenza e sulle iniziative che verranno intraprese;
   «il sospetto – aggiungono i lavoratori – è che finora l'azienda abbia portato avanti una gestione a dir poco allegra. Perché? Dal 2004 al 2010, i bilanci sono stati sistematicamente in rosso. Eppure l'azienda non solo ha continuato ad assumere, ma ha pure elargito a piene mani premi e bonus prettamente discrezionali. Poi, nel 2011, per la prima volta, l'esercizio si è chiuso in attivo. E ora ci si accorge di essere a un passo dal fallimento. C’è qualcosa che non va»;
   con le attuali prospettive di recessione economica, una scelta di riduzione dei costi da parte dell'azienda appare quanto mai opportuna sempre che avvenga nel pieno rispetto della normativa sul lavoro, perché non possono essere sempre i lavoratori a pagare il prezzo di gestioni disinvolte per assecondare quelle che appaiono scelte arbitrarie dei vertici e per garantire loro prebende e stock option;
   di fronte a questa realtà i lavoratori hanno creduto necessario dare un più chiaro segnale del loro dissenso proclamando tre giornate di sciopero, dal 3 al 5 settembre 2012 –:
   quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare l'attività dei lavoratori in questione e se il Governo non ritenga urgente convocare un nuovo tavolo di crisi con i vertici aziendali, le parti sindacali e sociali, al fine di garantire i lavoratori e trovare una soluzione idonea per l'azienda;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per evitare che analoghe vicende di tale gravità, che mettono a repentaglio la sicurezza economica delle famiglie, con una vera e propria falcidia di migliaia di posti di lavoro, abbiano a ripetersi.
(2-01652) «Borghesi, Donadi».


Problematiche relative al rilascio alla multinazionale petrolifera Petrol celtic dell'autorizzazione alla trivellazione del fondo marino nei pressi delle isole Tremiti – 2-01658

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   alla vigilia di Ferragosto il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rilasciato alla multinazionale petrolifera Petrol celtic l'autorizzazione alla trivellazione del fondo marino del Mare Adriatico precisamente nei pressi delle isole Tremiti;
   la decisione del Ministro è andata contro la volontà degli enti locali e delle regioni Molise, Abruzzo e Puglia che si erano espresse negativamente alle perforazioni presso le coste del loro territorio;
   è vero che la competenza al rilascio delle autorizzazioni è strettamente statale, in quanto regioni ed enti locali non hanno alcuna voce per quanto riguarda il mare;
   ma autorizzare le trivellazioni in contesti di grande pregio paesaggistico e naturalistico e di conclamata vocazione turistica rappresenta una clamoroso errore, anche dal punto di vista economico;
   si ricorda che già dal 2011 la vicenda era stata affrontata dal precedente Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il quale aveva assicurato un maggior coinvolgimento degli enti locali, attraverso la convocazione di una conferenza di servizi, anche se non prevista dall’iter procedurale, per consentire una maggiore trasparenza e informazione a tutte le parti coinvolte, prima della conclusione delle autorizzazioni;
   in questi casi sarebbe opportuno coinvolgere anche soggetti di diritto internazionale, come Euroregione adriatica, al fine di tutelare integralmente il tessuto economico-produttivo di un importante zona dell'Europa, anche per evitare comportamenti speculativi da parte delle regioni balcaniche vicine;
   si evidenzia che secondo le stime del Ministero dello sviluppo economico, la ricerca per individuare ed estrarre petrolio in Italia potrebbe portare al massimo circa 130 milioni di tonnellate e, anche estraendo tutto il petrolio recuperabile nel sottosuolo e sotto il mare italiano, la quantità ottenuta sarebbe sufficiente, ai consumi attuali, a garantire l'autonomia per soli 20 mesi;
   è evidente che l'estrazione di petrolio non conviene sia per l'esigua quantità ottenibile dai giacimenti italiani, ma ancor di più perché compromette irrimediabilmente il patrimonio paesaggistico e naturale delle coste italiane, ponendo una grave ipoteca sullo sviluppo e la tutela di ampie aree del mare e del territorio italiano;
   le nuove trivellazioni in tutti i mari italiani sono incompatibili con lo sviluppo di attività sostenibili, come il turismo di qualità e la pesca;
   sarebbe opportuno che il Governo ripensasse la politica in materia perforazioni petrolifere, in quanto si garantiscono solo gli interessi delle multinazionali e non si determina nessun beneficio reale per la collettività italiana –:
   quale sia l'opportunità per lo sviluppo del nostro Paese e del territorio interessato di aver concesso alla Petrol celtic il permesso di perforare il fondo marino del Mare Adriatico contro la volontà degli enti locali e delle regioni Molise, Abruzzo e Puglia;
   quali iniziative intenda assumere il Governo per tutelare le coste italiane, in particolare quelle del Mare Adriatico dalle perforazioni petrolifere;
   se non si ritenga opportuno un maggior coinvolgimento degli enti locali, delle regioni e dei soggetti istituzionali europei nel rilasciare l'autorizzazione alle prospezioni e trivellazioni petrolifere presso le coste italiane.
(2-01658) «De Camillis, Antonio Pepe, Sisto, Alberto Giorgetti, Faenzi, Distaso, Fucci, Lazzari, Pelino, Nastri, Toccafondi, Vella, Frassinetti, Marsilio, Golfo, Pili, Rampelli, Garofalo, Barba, Ciccioli, Ceroni, Palmieri, Crolla, Mancuso, Nicolucci, Di Caterina, Pianetta, Armosino, Bocciardo, Lainati, Leo».


Elementi in merito agli appalti aggiudicati dalla fondazione Teatro Massimo di Palermo – 2-01631

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
   la fondazione Teatro Massimo di Palermo ha indetto una gara d'appalto da espletarsi il 26 luglio 2012 relativa ai servizi di: trasporto e facchinaggio pulizia, derattizzazione e disinfestazione;
   appare anomalo l'affidamento ad un unico soggetto di servizi fra loro così diversi;
   il bando prevede un incarico quadriennale, così da poter incaricare una commissione aggiudicatrice interna, nonostante un importo a base d'asta di oltre un milione di euro, che richiederebbe altrimenti una commissione esterna composta da soggetti individuati in apposito albo;
   lo stesso bando pone, secondo gli interpellanti inopportunamente, fra i requisiti per la partecipazione, un fatturato aziendale, per i tre esercizi pregressi, di euro 2.270.000,00, di cui euro 1.200.000,00 per l'attività di pulizia ed euro 1.070.000,00 per quella di facchinaggio, e detto requisito è talmente specifico da limitare fortemente, di fatto, la partecipazione al bando dei soggetti interessati, producendo così effetti sulla regolarità della gara;
   la stessa fondazione Teatro Massimo ha, fin qui, bandito e aggiudicato il servizio di accoglienza a risorse esterne;
   per il suddetto bando, il capitolato di gara prevede un punteggio fino a 60 punti, per la fornitura di servizi tecnici, di cui fino a 17 per servizi aggiuntivi, e soltanto 40 legati al criterio di economicità; a parere degli interpellanti, ciò sposta l'aggiudicazione della gara dall'oggettività del criterio di economicità a quello discrezionale dei servizi aggiuntivi, irrilevanti e marginali rispetto al servizio da garantire (ad esempio, fornitura di fiori e piante per le prime) ed espone la fondazione ad un aggravio di costi;
   con ulteriore bando, pur in presenza di personale interno, è stato appaltato all'esterno anche il servizio di portierato, esponendo, anche in questo caso, la fondazione ad aggravio di costi e, anche in questo caso, il bando prevede fino a 10 punti per servizi aggiuntivi che rischiano di spostare il confronto tra i soggetti che partecipano alla gara su servizi irrilevanti e nel spingere la commissione aggiudicatrice verso valutazioni troppo discrezionali;
   di recente, la fondazione ha espletato un'ulteriore gara per l'affidamento, a trattativa privata, del servizio bar aperto al pubblico, anche in orari diversi dagli spettacoli. Il bando, inoltre, non ha previsto il coinvolgimento di gestori nazionali e internazionali del settore, mentre, a giudizio degli interpellanti, sarebbe stato opportuno procedere con appalto-concorso almeno a livello nazionale, in quanto il terzo teatro d'Europa avrebbe ben giustificato il coinvolgimento di alte professionalità del settore. La gara è, dunque, già stata espletata a trattativa privata con un valore base di appena euro 30.000,00;
   ad oggi, né il servizio di accoglienza, né quello di portierato, né quello relativo al bar sono stati ancora affidati alle ditte aggiudicatarie –:
   con quali criteri siano stati fin qui gestiti gli appalti aggiudicati dalla fondazione Teatro Massimo, con quali criteri siano state nominate le relative commissioni di gara, se ciò sia avvenuto nel rispetto delle normative vigenti in materia e quali siano le risultanze di detta gestione con riferimento ai criteri di efficienza e di efficacia che dovranno orientare l'utilizzo del denaro pubblico.
(2-01631) «Messina, Donadi».


Orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione del servizio di recapito di Poste italiane con particolare riferimento alla regione Toscana – 2-01633

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   il piano di ristrutturazione organizzativa del servizio postale, presentato nella primavera 2012 da Poste italiane spa, prevede una diversa distribuzione sul territorio dei portalettere con rilevanti effetti negativi sull'occupazione e sulla regolarità del servizio, compromettendo una delle funzioni proprie della società Poste italiane spa e il concetto stesso del servizio universale per il quale lo Stato riconosce i relativi contributi proprio per assicurare la capillarità e la qualità del recapito postale;
   per i sindacati il piano determinerà il licenziamento di 1.765 lavoratori nel 2012 nelle sole regioni del Piemonte, dell'Emilia Romagna, delle Marche, della Toscana e della Basilicata, mentre, con l'estensione del provvedimento a tutto il territorio nazionale nel 2013, la perdita di posti di lavoro sarà dell'ordine di 10-12.000 unità, con la chiusura di circa 2.000 uffici postali e una riduzione del 50 per cento degli appalti;
   la prevista riorganizzazione – che si somma alle altre intraprese dal 2006 – è stata annunciata nonostante i risultati di bilancio 2011 siano positivi, con 846 milioni di utili e un risultato operativo pari a 1 miliardo a 641 milioni: per redditività la società Poste italiane spa si colloca, infatti, di gran lunga al primo posto al mondo rispetto ai principali operatori internazionali;
   il piano di ristrutturazione di Poste italiane spa non prevede alcun futuro per il recapito postale e non attribuisce nemmeno un ruolo strategico al settore della logistica, non cogliendone le numerose opportunità offerte dal mercato in espansione che la configurano come nuova fattispecie di «un moderno recapito»;
   il piano non sembra tener conto nemmeno delle evidenti carenze e inefficienze che il servizio di recapito già presenta in alcune realtà territoriali; così come non sembra tener conto di alcuni recenti investimenti, come nel caso del centro meccanico di smistamento di Ospedaletto di Pisa, inaugurato nell'aprile 2010, per il quale sono stati spesi diversi milioni di euro per apparecchiature che fanno di questo impianto, per livelli di produttività ed efficienza, secondo parametri aziendali, il secondo in Italia; interventi che verrebbero vanificati con il trasferimento delle attività a Firenze;
   gli effetti negativi del processo di razionalizzazione del servizio – come detto già in atto da svariati anni – da parte della società Poste italiane spa sono ormai evidenti in intere porzioni di territorio nazionale, dove la società ha provveduto, nel tempo, a chiudere gli uffici postali, a ridurre gli orari di apertura degli sportelli, in particolare nelle aree geograficamente più svantaggiate, e, infine, a sospendere il servizio «portalettere» del sabato;
   le segnalazioni dei disservizi postali sono oramai diffuse e non provengono più solo dai comuni più piccoli, ovvero quelli che storicamente sono i più difficili da servire, ma seri disagi sono segnalati sempre più spesso anche in aree più vaste e in città capoluogo;
   in particolare, dal sito di Uncem Toscana si può scaricare l'elenco ufficiale di razionalizzazione del servizio che Poste italiane spa ha redatto l'11 luglio 2012 e che interessa per la Toscana 174 uffici; eccone l'estratto con il provvedimento accanto:
    Arezzo Moncioni Montevarchi: chiusura;
    Arezzo Montegonzi Cavriglia: chiusura;
    Arezzo Pietraviva Bucine: chiusura;
    Arezzo Porrena Poppi: chiusura;
    Arezzo Santa Mama Subbiano: chiusura;
    Arezzo Partina Bibbiena: chiusura;
    Arezzo Iviarciano della Chiana Marciano della Chiana: chiusura;
    Arezzo Camaldoli Poppi: chiusura;
    Arezzo Centoia Cortona: chiusura;
    Arezzo Ciggiano Civitella in Val di Chiana: chiusura;
    Arezzo Civitella della Chiana Civitella in Val di Chiana: chiusura;
    Arezzo Frassineto Arezzo: chiusura;
    Arezzo Moggiona di Poppi: chiusura;
    Arezzo Serravalle di Bibbiena: chiusura;
    Firenze 2 provincia Crespino del Lamone Marradi: chiusura;
    Firenze 2 provincia Chiocchio Greve in Chianti: chiusura;
    Firenze 2 provincia Diacceto Pelago: chiusura;
    Firenze 2 provincia Ronta Borgo San Lorenzo: chiusura;
    Firenze 2 provincia San Vincenzo a Torri Scandicci: chiusura;
    Firenze 2 provincia Vico D'Elsa Barberino Val D'Elsa: chiusura;
    Firenze 2 provincia Bruscoli Firenzuola: chiusura;
    Firenze 2 provincia Cavallina Barberino di Mugello: chiusura;
    Firenze 2 provincia Granaiolo Empoli: chiusura;
    Firenze 2 provincia Massarella Fucecchio: chiusura;
    Firenze 2 provincia Monterappoli Empoli: chiusura;
    Firenze 2 provincia Querce Fucecchio: chiusura;
    Firenze 2 provincia Romola San Casciano in Val Di Pesa: chiusura;
    Firenze 2 provincia Consuma Pelago: chiusura;
    Firenze 2 provincia Donnini Reggello: chiusura;
    Firenze 2 provincia Osteria Nuova Bagno a Ripoli: chiusura;
    Firenze 2 provincia Polcanto Borgo San Lorenzo: chiusura;
    Firenze 2 provincia San Donato in Collina Rignano sull'Arno: chiusura;
    Firenze 2 provincia Vallombrosa Reggello: chiusura;
    Grosseto Baccinello Scansano: chiusura;
    Grosseto Bagnore Santa Fiora: chiusura;
    Grosseto Buriano Castiglione della Pescaia: chiusura;
    Grosseto Civitella Marittima Civitella Paganico: chiusura;
    Grosseto Niccioleta Massa Marittima: chiusura;
    Grosseto Petricci Semproniano: chiusura;
    Grosseto Poggio Murella Mangiano: chiusura;
    Grosseto Ravi Gavorrano: chiusura;
    Grosseto Sovana Sorano: chiusura;
    Grosseto Talamone Orbetello: chiusura;
    Grosseto Vallerona Roccalbegna: chiusura;
    Grosseto Vetulonia Castiglione della Pescaia: chiusura;
    Grosseto Gavorrano: chiusura;
    Grosseto Massa Marittima 1 Massa Marittima: chiusura;
    Grosseto Santa Fiora: chiusura;
    Grosseto Saturnia Manciano: chiusura;
    Grosseto Argille Campagnatico: chiusura;
    Grosseto Batignano Grosseto: chiusura;
    Grosseto Borgo Carige Capalbio: chiusura;
    Grosseto Castiglioncello Bandini Cinigiano: chiusura;
    Grosseto Montebuono Sorano: chiusura;
    Grosseto Montegiovi Castel del Piano: chiusura;
    Grosseto Montelaterone Arcidosso: chiusura;
    Grosseto Montenero Castel del Piano: chiusura;
    Grosseto Monticello dell'Amiata Cinigiano: chiusura;
    Grosseto Montorgiali Scansano: chiusura;
    Grosseto Montorsaio Campagnatico: chiusura;
    Grosseto Pancole Scansano: chiusura;
    Grosseto San Giovanni delle Contee Sorano: chiusura;
    Grosseto San Martino sul Fiora Manciano: chiusura;
    Grosseto Sassofortino Roccastrada: chiusura;
    Grosseto Stribugliano Arcidosso: chiusura;
    Grosseto Tatti Massa Marittima: chiusura;
    Livorno Colognole Collesalvetti: chiusura;
    Livorno Bolgheri Castagneto Carducci: chiusura;
    Livorno Castelnuovo della Misericordia Rosignano Marittimo: chiusura;
    Livorno Marciana: chiusura;
    Livorno Nibbiaia Rosignano Marittimo: chiusura;
    Livorno Nugola Collesalvetti: chiusura;
    Livorno Populonia Piombino: chiusura;
    Livorno Procchio Marciana: chiusura;
    Livorno San Piero in Campo Campo nell'Elba: chiusura;
    Livorno Seccheto Campo nell'Elba: chiusura;
    Lucca Corfino Villa Collemandina: chiusura;
    Lucca Ponte all'Ania Barga: chiusura;
    Lucca San Gennaro Capannori: chiusura;
    Lucca Botticino Villa Basilica: chiusura;
    Lucca Gragnano Capannori: chiusura;
    Lucca Massa Macinaia Capannori: chiusura;
    Lucca Gorfigliano Minucciano: chiusura;
    Lucca Ruosina Stazzema: chiusura;
    Lucca Castiglione di Garfagnana: chiusura;
    Lucca Calavorno Coreglia Antelminelli: chiusura;
    Lucca Coreglia Antelminelli Coreglia Antelminelli: chiusura;
    Lucca Isola Bagni di Lucca: chiusura;
    Lucca Loppeglia Pescaglia: chiusura;
    Lucca Mologno Barga: chiusura;
    Lucca Montefegatesi Bagni di Lucca: chiusura;
    Lucca Piegaio Pescaglia: chiusura;
    Lucca San Cassiano di Controni Bagni di Lucca: chiusura;
    Lucca Carpinelli Minucciano: chiusura;
    Lucca Casoli Camaiore: chiusura;
    Lucca Gualdo di Massarosa Massarosa: chiusura;
    Lucca Valdicastello Carducci Pietrasanta: chiusura;
    Lucca Valpromaro Camaiore: chiusura;
    Massa Carrara Canevara Massa: chiusura;
    Massa Carrara San Terenzo Monti Fivizzano: chiusura;
    Massa Carrara Caprigliola Aulla: chiusura;
    Massa Carrara Sassalbo Fivizzano: chiusura;
    Massa Carrara Altagnana Massa: chiusura;
    Massa Carrara Campiglione Fivizzano: chiusura;
    Massa Carrara Colonnata Carrara: chiusura;
    Massa Carrara Forno Massa: chiusura;
    Massa Carrara Gassano Fivizzano: chiusura;
    Massa Carrara Gragnana Carrara: chiusura;
    Massa Carrara Serricciolo Aulla: chiusura;
    Massa Carrara Chiesa di Rossano Zeri: chiusura amministrativa;
    Massa Carrara Miseglia Carrara: chiusura amministrativa;
    Massa Carrara Codiponte Casola in Lunigiana: chiusura;
    Pisa Avane Vecchiano: chiusura;
    Pisa Ghizzano di Peccioli Peccioli: chiusura;
    Pisa Orciatico Lajatico: chiusura;
    Pisa San Dalmazio Pomarance: chiusura;
    Pisa Coltano Pisa: chiusura;
    Pisa Guardistallo Guardistallo: chiusura;
    Pisa Orentano Castelfranco di sotto: chiusura;
    Pisa Larderello Pomarance: chiusura;
    Pisa Terricciola Terricciola: chiusura;
    Pisa Uliveto Terme Vicopisano: chiusura;
    Pisa Campo San Giuliano Terme: chiusura;
    Pisa Fabbrica di Peccioli Peccioli: chiusura;
    Pisa la Serra San Miniato: chiusura;
    Pisa Montecastello Pontedera: chiusura;
    Pisa Montefoscoli Palaia: chiusura;
    Pisa Morrona Terricciola: chiusura;
    Pisa Ripafratta San Giuliano terme: chiusura;
    Pisa Treggiaia Pontedera: chiusura;
    Pistoia Calamecca Piteglio: chiusura;
    Pistoia Castelvecchio di Vellano Pescia: chiusura;
    Pistoia Massa e Cozzile Massa e Cozzile: chiusura;
    Pistoia Piastre Pistoia: chiusura;
    Pistoia Prunetta Piteglio: chiusura;
    Pistoia Sambuca Pistoiese Sambuca Pistoiese: chiusura;
    Pistoia San Quirico Valleriana Pescia: chiusura;
    Pistoia Treppio Sambuca Pistoiese: chiusura;
    Pistoia Campo Tizzoro San Marcello Pistoiese: chiusura;
    Pistoia Gavinana San Marcello Pistoiese: chiusura;
    Pistoia Maresca San Marcello Pistoiese: chiusura;
    Pistoia Marliana Marliana: chiusura;
    Pistoia Montemagno di Quarrata Quarrata: chiusura;
    Pistoia Avaglio Marliana: chiusura;
    Pistoia Corbezzi Pistoia: chiusura;
    Pistoia Fognano di Montale Montale: chiusura;
    Pistoia Montecatini Val di Nievole Montecatini Terme: chiusura;
    Pistoia Montevettolini Monsummano Terme: chiusura;
    Pistoia Nievole Montecatini Terme: chiusura;
    Pistoia Piano degli Ontani Cutigliano: chiusura;
    Pistoia Pianosinatico Cutigliano: chiusura;
    Pistoia San Baronto Lamporecchio: chiusura;
    Pistoia Tobbiana Montale: chiusura;
    Pistoia Vellano Pescia: chiusura;
    Prato Bacchereto Carmignano: chiusura;
    Prato Luicciana Cantagallo: chiusura;
    Prato Prato Maliseti Prato: chiusura;
    Prato Poggio alla Malva Carmignano: chiusura;
    Siena Ciciano Chiusdino: chiusura;
    Siena Montefollonico Torrita di Siena: chiusura;
    Siena Montisi San Giovanni D'Asso: chiusura;
    Siena Pievescola Casole D'Elsa: chiusura;
    Siena San Gusmè Castelnuovo Berardenga: chiusura;
    Siena Vagliagli Castelnuovo Berardenga: chiusura;
    Siena Campiglia D'Orcia Castiglione D'Orcia: chiusura;
    Siena Castel San Gimignano Colle di Val D'Elsa: chiusura;
    Siena Castelnuovo Dell'Abate Montalcino: chiusura;
    Siena Celle sul Rigo San Casciano dei Bagni: chiusura;
    Siena Corsano Monteroni D'Arbia: chiusura;
    Siena Gracciano Montepulciano: chiusura;
    Siena Rigomagno Sinalunga: chiusura;
    Siena Sant'Angelo in Colle Montalcino: chiusura;
    Siena Scrofiano Sinalunga: chiusura;
    Siena Vivo Castiglione D'Orcia: chiusura;
    Siena Siena 6 Siena: chiusura amministrativa;
   le organizzazioni sindacali di categoria riferiscono che tagli di personale di Poste italiane spa in Toscana arriveranno a 600 unità, rendendo così precario l'intero servizio postale regionale, a fronte paradossalmente di conti in ordine di Poste italiane spa se non addirittura di utili di bilancio;
   dietro una corretta razionalizzazione delle risorse e degli uffici postali, sebbene concomitante ad un periodo di crisi e di revisione della spesa, non può celarsi un impoverimento di un servizio importante per il territorio ed essenziale per i cittadini, specie quelli più deboli: anziani, malati e persone a ridotta mobilità. Si tratta di un servizio importante anche per sostenere il mantenimento delle comunità e di molte attività economiche, a partire dal turismo –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alle iniziative annunciate dalla società Poste italiane spa in materia di riorganizzazione del servizio di recapito e se tale piano sia considerato compatibile con gli obiettivi del contratto di programma e con il principio dell'universalità del servizio;
   come i Ministri interpellati intendano intervenire al fine di scongiurare che gli effetti di tale piano possano tradursi in un ulteriore aggravarsi delle tensioni occupazionali nel nostro Paese;
   quali iniziative intendano assumere al fine di consentire l'apertura di un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, con le regioni e le amministrazioni locali, volto a individuare le soluzioni più opportune per la definizione delle strategie future di una società pubblica che svolge un ruolo cruciale sul piano economico e sociale;
   come il Governo intenda intervenire, anche favorendo una concertazione fra la direzione regionale toscana di Poste italiane spa e le istituzioni coinvolte, per evitare che decisioni unilaterali assunte dall'azienda arrechino seri disagi agli abitanti dei comuni della regione Toscana, al fine di garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità nel rispetto del contratto di servizio postale universale.
(2-01633) «Velo, Realacci, Ventura, Albini, Bindi, Cenni, Cuperlo, De Pasquale, Fluvi, Fontanelli, Gatti, Giacomelli, Lulli, Mariani, Mattesini, Nannicini, Rigoni, Sani, Scarpetti».