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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della XIII Commissione permanente
(Agricoltura)
XIII Commissione

SOMMARIO

Martedì 24 aprile 2012


SEDE CONSULTIVA:

Variazioni nella composizione della Commissione ... 267

Documento di economia e finanza 2012. Doc. LVII, n. 5 (Parere alla V Commissione) (Esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni) ... 267
ALLEGATO 1 (Proposta di parere del relatore) ... 281
ALLEGATO 2 (Proposta di parere contrario del gruppo Idv) ... 284
ALLEGATO 3 (Nuova formulazione della proposta di parere del relatore approvata dalla Commissione) ... 289

SEDE REFERENTE:

Rilancio del comparto ippico per la tutela delle razze equine. C. 5133 Brandolini (Esame e rinvio) ... 278

AUDIZIONI INFORMALI:

Audizione informale dei rappresentanti dell'Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di patate (UNAPA) e dell'Unione italiana associazioni produttori patate (Italpatate), nell'ambito dell'esame degli atti dell'Unione europea concernenti la riforma della politica agricola comune (COM(2011)0625, COM( 2011 )0626, COM( 2011 )627, COM( 2011 )628, COM( 2011 )629, COM( 2011 )630, COM( 2011 )631) ... 280

AUDIZIONI INFORMALI:

Audizione del Capo Dipartimento delle politiche competitive nel mondo rurale e della qualità, dottor Giuseppe Serino, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 4867 e C. 4939 , recanti lo scioglimento della società Buonitalia Spa e il trasferimento delle funzioni e risorse umane, strumentali e finanziarie all'Istituto sviluppo agroalimentare Spa - ISA Spa ... 280

XIII Commissione - Resoconto di martedì 24 aprile 2012


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SEDE CONSULTIVA

Martedì 24 aprile 2012. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 13.

Variazioni nella composizione della Commissione.

Paolo RUSSO, presidente, comunica che il deputato Lino Miserotti entra a far parte della Commissione.

Documento di economia e finanza 2012.
Doc. LVII, n. 5.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione inizia l'esame del Documento.

Angelo ZUCCHI (PD), relatore, ricorda che il Documento di economia e finanza (DEF) 2012 è il secondo documento che il Governo presenta dall'avvio del semestre


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europeo inserendosi in un contesto particolarmente delicato.
Il documento è composto da tre parti: il quadro complessivo ed obiettivi di politica economica (sezione I); le analisi e le tendenze della finanza pubblica (sezione II); il programma nazionale di riforma (sezione III), contenente quattro allegati (la griglia delle misure del programma nazionale di riforma; le misure regionali per il programma nazionale di riforma (PNR); la relazione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; e, infine le linee guida allegato infrastrutture 2013-2015. Il programma nazionale delle riforme contiene la parte più rilevante per le politiche di settore.
Il documento serve, da un lato, a fare il punto sulle riforme messe in campo dopo l'approvazione del PNR dello scorso anno, illustrando la portata degli interventi in atto, dall'altro, a presentare un'agenda di interventi per il prossimo anno.
Ricorda poi che l'Italia si è trovata la scorsa estate al centro di una crisi finanziaria che ha messo a rischio la tenuta del sistema Paese, oggetto di attacchi speculativi per l'entità del suo debito pubblico ed in ritardo nel portare avanti quel processo di modernizzazione e liberalizzazione dell'economia reale del Paese, e che, da quel momento, tutto è cambiato. È stato infatti necessario impostare un programma di interventi che, da un lato, mettessero in sicurezza i conti pubblici, avviando un processo di risanamento strutturale degli stessi con l'obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, e dall'altro, intervenissero avviando un processo di liberalizzazione e semplificazione della struttura economica del Paese.
Il 2012 si presenta come anno particolarmente difficile, in quanto il prodotto interno lordo si attesta verso una contrazione della crescita interna, seppure parzialmente compensata dal supporto proveniente dalla domanda estera netta; la ripresa economica è prevista manifestarsi gradualmente a partire dalla seconda metà dell'anno. Nel 2012 le stime di crescita si attesterebbero su un moderato 0,5 per cento per poi accelerare nel 2014, con l'1 per cento, e nel 2015 con l'1,2 per cento.
Dai primi anni novanta l'economia italiana ha mostrato tassi di crescita molto contenuti, significativamente più deboli rispetto alla media europea (1,6 per cento nel periodo 1991-2000, riducendosi allo 0,4 per cento a partire dal 20001). Alla radice del progressivo indebolimento della capacità di crescita dell'economia italiana vi è soprattutto la scarsa dinamica della produttività.
Riassume quindi di seguito i fattori che da tempo ostacolano la crescita e la competitività del Paese.
In primo luogo, per quanto riguarda la finanza pubblica, la vulnerabilità dell'Italia dipende innanzitutto dal debito pubblico accumulato in decenni, seppur controbilanciato dal cospicuo patrimonio pubblico e dalla ricchezza netta delle famiglie e delle imprese.
In secondo luogo, per quanto riguarda salari e competitività, il costo reale unitario del lavoro è cresciuto in Italia di circa due punti percentuali in più rispetto all'Europa. Questo sembra essere legato sia all'avverso andamento della produttività, dovuto anche all'insufficiente ammontare degli investimenti, sia all'andamento dei salari. In ogni caso, il confronto in termini di tasso di cambio effettivo reale mostra un risultato leggermente sfavorevole per l'Italia.
In terzo luogo, per quanto attiene alla concorrenza e al mercato, alcune delle criticità che le imprese italiane devono affrontare riguardano la difficoltà nell'ottenere credito, soprattutto per gli investimenti in innovazione, lo scarso sviluppo dei servizi internet di nuova generazione e, infine, le barriere agli investimenti e le barriere regolatorie nei servizi professionali.
In quarto luogo, per quanto riguarda l'efficienza amministrativa, esiste un divario molto alto rispetto all'Europa. Le imprese e i cittadini italiani devono seguire un iter burocratico superiore rispetto agli


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omologhi europei per iniziare un'attività. Elevato è il differenziale riguardo agli adempimenti per registrare una proprietà. La giustizia civile non garantisce in tempi brevi il rispetto dei contratti. Una minore percentuale di servizi rispetto all'Europa è disponibile on-line e i cittadini ne fanno un uso ancora ridotto.
Ancora, per quanto riguarda la ricerca e l'innovazione, i principali indicatori evidenziano al riguardo una notevole distanza dai risultati raggiunti in media dai Paesi UE. Emerge, in particolare, la notevole differenza del numero di brevetti per milioni di abitanti. Meno elevato è il differenziale relativo alla spesa in ricerca, nonché al numero di piccole e medie imprese (PMI) innovatrici sul totale delle PMI.
Inoltre, sempre con riferimento ai fattori che da tempo ostacolano la crescita e la competitività del Paese, ricorda ancora, per quanto riguarda il mercato del lavoro, che in Italia esso mostra una performance notevolmente inferiore a quella europea. Il differenziale rispetto alla media comunitaria nel tasso di occupazione della popolazione in età 20-64 anni è pari a 7,5 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione è invece inferiore di 1,1 punti rispetto alla media UE. La spesa per politiche passive (sussidi ai disoccupati o sottoccupati) è in linea con la media comunitaria, ma non riesce a fornire adeguato sostegno economico a tutta la platea di potenziali beneficiari. I giovani soffrono un divario molto elevato in termini di possibilità di occupazione mentre i tassi di attività e occupazione delle donne in Italia sono notevolmente inferiori alla media europea. La popolazione attiva tra i 55 ed i 64 anni è decisamente inferiore rispetto alla media europea e sconta un ritardi nell'accedere ad una formazione continua.
Ancora, per quanto riguarda i divari regionali in alcuni servizi pubblici, osserva che il Mezzogiorno presenta ritardi, rispetto ai valori medi dell'intero Paese, nei livelli di offerta e nella qualità di servizi collettivi fondamentali come i servizi per l'infanzia e la cura degli anziani, i servizi idrici e di gestione dei rifiuti, i servizi energetici (sebbene il Sud abbia registrato un progresso significativo nella produzione lorda di energia da fonti rinnovabili), l'istruzione, in termini di competenze chiave degli studenti e abbandoni scolastici.
Infine, per quanto attiene all'economia digitale e ai divari regionali, ricorda che in Italia vi è un uso della rete internet per acquisti e vendite on line minore che in Europa, essendo la media delle famiglie che hanno un accesso diretto ad internet pari al 45 per cento nel mezzogiorno e al 55,8 per cento nel centro-nord.
Da ultimo, sempre con riferimento ai fattori che da tempo ostacolano la crescita e la competitività del Paese, ricorda il tema dell'esclusione sociale.
Osserva poi che un altro faro che permette di gettare luce sulle debolezze dell'economia italiana è la nuova procedura sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (Macroeconomic Imbalances Procedure - MIP). Nel febbraio di quest'anno, la Commissione ha pubblicato il primo Alert Mechanism Report.
Per l'Italia si evidenzia uno squilibrio in termini di competitività e di saldo commerciale (saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti e alla consistenza di attività finanziarie nette sull'estero del Paese). La diminuzione della competitività dell'Italia è dovuta alla diminuzione della produttività sia di prezzo (tasso di cambio effettivo reale) che di costo (costo unitario del lavoro), dovuta non solo alle caratteristiche delle imprese esportatrici italiane - di ridotte dimensioni, con notevole inerzia nella specializzazione settoriale e geografica delle loro esportazioni - ma anche al contesto istituzionale e macroeconomico nazionale. Il modello italiano di specializzazione internazionale vede la preminenza di settori in declino (in particolare, abbigliamento, pelli e mobili). Vi sono in realtà fattori non legati ai prezzi che riguardano la disponibilità di servizi per le imprese resi in modo efficiente e capillare, la presenza di adeguate infrastrutture di trasporto nonché, più in generale, l'esistenza di condizioni


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di contesto favorevoli allo svolgimento dell'attività produttiva da parte delle imprese.
Le misure di liberalizzazione e semplificazione, recentemente adottate, sono state oggetto di una specifica analisi di impatto macroeconomico.
Un primo aggregato di macromisure riguarda l'insieme degli interventi volti a favorire in modo diretto la concorrenza (come, ad esempio, la liberalizzazione dei servizi professionali, dei servizi di pubblica utilità, eccetera), l'effetto di queste misure è quantificato in una diminuzione di 1,8 punti percentuali del mark-up. Tale variazione corrisponde a una riduzione di circa il 40 per cento del gap dell'Italia rispetto ai paesi più virtuosi in ambito europeo. In termini di variazione del prodotto, il PIL dovrebbe risultare maggiore di 1,2 punti percentuali nel 2020.
Un secondo aggregato comprende l'insieme delle misure che favoriscono l'entrata di nuove imprese nel mercato attraverso la limitazione degli adempimenti (come licenze o autorizzazioni) necessari per iniziare una nuova attività. In tal caso la riduzione degli ostacoli alla libera iniziativa è stimata pari al 12 per cento. Questa macro-misura contribuisce alla variazione del PIL in misura pari a 0,7 punti percentuali nel 2020.
Una terza macromisura aggrega l'insieme delle disposizioni che riducono gli oneri amministrativi per le imprese ovvero il tempo speso per questioni burocratiche. Alcune particolari esperienze in questo ambito e l'analisi dei principali indicatori associabili a questo tipo di misure hanno permesso di stimare una riduzione del 15 per cento del tempo speso per le pratiche burocratiche. Questo insieme di misure, che, di riflesso, apporta una significativa riduzione delle inefficienze del funzionamento della Pubblica Amministrazione, si traduce in un livello del PIL maggiore, rispetto allo scenario base, di 0,5 punti percentuali nel 2020.
Complessivamente, l'insieme delle riforme (somma degli effetti prodotti dalle singole macro aree) produce un effetto cumulato sulla crescita di 2,4 punti percentuali in un arco temporale di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo di circa 0,3 punti percentuali del PIL.
L'analisi annuale della crescita 2012 della Commissione sottolinea l'esigenza di proseguire con decisione l'impegno per il consolidamento dei conti pubblici e di porre un accento ancora maggiore sulle misure di stimolo alla crescita.
Le grandi priorità per il 2012 sono cinque: proseguire nel consolidamento fiscale, privilegiando misure favorevoli alla crescita; ristabilire condizioni di normalità nei mercati del credito; promuovere la crescita e la competitività nel breve e nel lungo periodo; contrastare la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; modernizzare la Pubblica Amministrazione.
Il documento fa il punto sulle riforme che sono state adottate, mettendole in rapporto con le raccomandazioni della Commissione europea.
Il comparto primario non riceve nel documento un'attenzione specifica anche se le politiche oggetto di illustrazione nel documento interessano trasversalmente l'agricoltura, come settore produttivo che occupa manodopera, è soggetto di imposta, dialoga con la pubblica amministrazione per l'erogazione di servizi o l'adempimento di obblighi, è interessato a conquistare nuovi mercati esteri, promuovendo i prodotti di eccellenza italiani.
Al riguardo, le politiche indicate nel programma riguardano in primo luogo il consolidamento dei conti pubblici, dove, a fronte della raccomandazione europea di ridurre i disavanzi pubblici e il rapporto tra deficit e PIL, il documento riporta le numerose azioni intraprese nell'ultimo anno. Fa presente a tale riguardo che il decreto-legge n. 201 del 2011 ha avuto come principale finalità la messa in sicurezza dei conti pubblici italiani e che l'agricoltura è stata indirettamente interessata da tali misure, sia attraverso l'introduzione dell'IMU agricola, sia attraverso i tagli lineari che hanno interessato il Dicastero agricolo sul versante del suo funzionamento che delle risorse relative alle singole politiche.


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Ricorda inoltre che il nuovo regolamento di riorganizzazione della struttura del Ministero delle politiche agricole e forestali ha previsto una riduzione, nella misura del 10 per cento degli uffici dirigenziali di livello non generale, della conseguente dotazione organica dei dirigenti di II fascia e della spesa complessiva relativa al numero di posti in organico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e che con il decreto-legge n.78 del 2010 (articolo 7, comma 20) si era già provveduto alla soppressione di taluni enti tra i quali l'Ente di previdenza per i marittimi (IPSEMA) e il Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale di Portici. Gli altri enti ed istituti che ricevono il contributo dalla Stato, tra i quali, l'INEA e l'INRAN, hanno visto ridursi il dovuto contributo nella misura del 50 per cento rispetto al 2009. Il decreto-legge n. 98 del 2011 (articolo 14, comma 28) ha trasformato altresì l'UNIRE in Agenzia per lo sviluppo del settore ippico - ASSI, struttura a carattere tecnico-operativo di interesse nazionale; secondo quanto previsto dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 (articolo 8), sotto la vigilanza del Ministro delle politiche agricole, la cui operatività richiede l'emanazione dei decreti attuativi. La legge di stabilità 2012 ha, inoltre, previsto numerosi risparmi per il settore, prevedendo che: 32,4 milioni di euro per l'anno 2012, 9,2 milioni per il 2013 e ancora 9,2 milioni per il 2014 siano sottratti alla società ISA per destinarli all'entrata del bilancio dello Stato; sia ridotta di euro 1.570.659 la spesa autorizzata per il 2012 per l'assunzione di personale operaio a tempo determinato presso il Corpo forestale dello Stato; siano ridotti, nel limite del 60 per cento per l'anno 2012 e del 70 per cento a decorrere dall'anno 2013, gli sgravi contributivi nei settori della pesca costiera e della pesca nelle acque interne e lagunari. Per il 2012 il Governo ha in programma di proseguire l'opera di consolidamento dei conti pubblici, prevedendo, tra l'altro, di procedere alla riforma del sistema fiscale, con la revisione dell'imposizione sui redditi di impresa individuale e da attività professionale, l'avvio della riforma del catasto dei fabbricati, lo spostamento della tassazione verso imposte meno distorsive della crescita, come quelle ambientali, e completare l'analisi di revisione dei costi al fine di razionalizzazione a spesa pubblica.
L'altro punto cardine dell'azione del Governo, concerne l'implementazione della concorrenza, di un ambiente favorevole per le imprese e della semplificazione amministrativa.
Ricorda infatti che il Consiglio europeo ha chiesto che vengano introdotte misure finalizzate a rendere maggiormente concorrenziale il settore dei servizi, riducendo le procedure di applicazione del diritto contrattuale e favorendo l'accesso delle imprese ai mercati di capitali.
Ricorda inoltre che il decreto decreto-legge n. 1 del 2012, ha introdotto norme ad ampio raggio per aumentare il grado di concorrenza in numerosi settori economici.
In particolare, per il comparto agricolo sono stati previsti molteplici interventi.
In primo luogo, è stata prevista una nuova disciplina dei contratti di cessione di prodotti agricoli e alimentari, esclusi quelli conclusi con un consumatore finale: a pena di nullità le norme impongono la forma contrattuale scritta ed indicano il contenuto obbligatorio. La nuova disciplina è volta a garantire maggiore trasparenza nei rapporti tra i diversi operatori della filiera agroalimentare (articolo 62).
In secondo luogo, è stata prevista l'autorizzazione all'Istituto per lo sviluppo agroalimentare (ISA) ad erogare prestiti agevolati utilizzando, nel limite di 5 milioni di euro annui per il triennio, le risorse finanziarie rientranti dei prestiti agevolati erogati per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (la norma prevede di attivare un volume di investimenti nel settore agroalimentare quantificabile in 250-300 milioni di euro).
In terzo luogo, è stata prevista la possibilità per ISMEA di erogare finanziamenti agevolati a valere sul fondo credito di cui alla decisione della Commissione


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Europea C(2011) 2929 del 13 maggio 2011. L'obiettivo è agevolare le imprese ad accedere a finanziamenti bancari, per contrastare la carenza di liquidità e consentire la realizzazione in particolare dei Programmi di sviluppo rurale (articolo 64);
È stato inoltre introdotto il divieto, agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, di accedere agli incentivi statali previsti dal decreto legislativo n. 28 del 201, al fine di evitare la sottrazione di rilevanti aree a vocazione agricola (articolo 65).
Sono stati infine previste la possibilità di disporre la locazione, oltre alla già prevista vendita dei terreni agricoli demaniali in via prioritaria ai giovani agricoltori (articolo 66), e la semplificazione delle procedure per la stipula delle convenzioni, ampliandone, da un lato, il campo di operatività ad ulteriori settori, dall'altro, destinando al finanziamento delle stesse le risorse residue del Fondo per il credito peschereccio. La misura è volta a potenziare le capacità produttive e generatrici di reddito dell'impresa ittica (articolo 67).
Inoltre, per quanto la semplificazione amministrativa non sia stata oggetto di una raccomandazione specifica nel 2011, osserva che essa costituisce un collo di bottiglia per l'Italia, che ha pertanto rafforzato le azioni dirette alla semplificazione amministrativa e alla ricerca di una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione nei confronti sia delle imprese che dei cittadini.
Il comparto agricolo è stato interessato da talune innovazioni apportate con il decreto-legge n. 5 del 2012. L'articolo 17 ha previsto, in materia di assunzione di lavoratori extracomunitari, che la comunicazione obbligatoria di instaurazione di rapporto di lavoro assolve, anche agli obblighi di comunicazione della stipula del contratto di soggiorno per lavoro subordinato concluso direttamente tra le parti per l'assunzione di lavoratore in possesso di permesso di soggiorno. Il comma 2, introduce una procedura agevolata di silenzio-assenso per l'assunzione di lavoratori stagionali, nel caso in cui ricorrano congiuntamente talune condizioni. Viene, inoltre, previsto che in caso di nuova opportunità di lavoro stagionale offerta dallo stesso o altro datore di lavoro l'autorizzazione al lavoro stagionale s'intende prorogato e il permesso di soggiorno può essere rinnovato. Infine, viene prevista la possibilità di concedere l'autorizzazione al lavoro anche a più datori di lavoro, L'articolo 25 ha disposto, da un lato, che diversi soggetti pubblici, custodi di informazioni organizzate in banche dati - segnatamente Agea e organismi pagatori, Agenzia delle entrate, INPS, Camere di commercio - possano entrare in connessione tra loro, rendendo disponibili i dati in loro possesso, dall'altro, che i produttori agricoli possano avere accesso alle procedure informatiche degli organismi deputati al pagamento dei finanziamenti europei. Il fascicolo aziendale elettronico, tenuto dall'Agea, sarà accessibile da parte delle pubbliche amministrazioni, e farà fede per i rapporti che le stesse instaurano con il titolare dell'aziende agricola. Le domande di aiuto presentate dai produttori agricoli per l'accesso al pagamento unico disaccoppiato sono valide per richiedere gli stessi contributi europei anche per gli anni successivi a quello di presentazione; gli organismi pagatori rendano accessibili ai produttori agricoli le proprie procedure informatiche e le correlate circolari applicative. L'articolo 27 è intervenuto in materia di vendita diretta dei prodotti agricoli prevedendo che l'obbligo di comunicazione al comune non rivesta più carattere preventivo e che la vendita possa essere effettuata dalla data di invio della comunicazione e non più decorsi 30 giorni dal ricevimento della stessa L'articolo 28 ha previsto che taluni trasferimenti di rifiuti non devono essere considerati operazioni di trasporto ai fini della gestione dei rifiuti medesimi. L'articolo 29 ha disposto che i progetti di riconversione del comparto bieticolo-saccarifero, rivestono «carattere di interesse nazionale» anche ai fini della definizione e del perfezionamento dei processi autorizzativi e dell'effettiva entrata in esercizio.


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Osserva quindi che, per il 2012, Governo intende, in primo luogo, rivedere gli incentivi alle attività imprenditoriali, concentrandoli su aree orizzontali riguardanti gli investimenti finalizzati all'innovazione e alla ricerca industriale, alla promozione della proiezione internazionale e alla riconversione produttiva.
In secondo luogo, il Governo intende avviare un programma d'azione per smaltire i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione incentrato sull'utilizzo dei 5,7 miliardi a disposizione, sulla predisposizione di un sistema standardizzato di certificazione dei crediti per facilitarne la cessione al sistema bancario e l'adozione delle misure nazionali per il recepimento della direttiva europea sui ritardi nei pagamenti.
Il Governo intende poi accelerare i tempi per i procedimenti della giustizia civile, dando piena attuazione al tribunale delle imprese e alla riorganizzazione geografica degli uffici giudiziari; realizzare un sistema di infrastrutture di trasporto esteso e efficiente per sostenere la competitività; implementare l'agenda digitale.
Infine, il Governo intende conquistare più spazi di mercato all'estero, attrarre più investimenti esteri in Italia. Per raggiungere tali obiettivi l'azione del Governo si concentrerà su le seguenti direttrici principali: definire le priorità strategiche e provvedere ad una migliore pianificazione delle risorse, anche grazie all'avvio e alla piena operatività della Cabina di Regia per l'internazionalizzazione; ottimizzando il modello «a rete» secondo cui opera la filiera dell'internazionalizzazione, assicurando un ruolo centrale al nuovo Agenzia per il Commercio Estero, in raccordo con tutti gli altri soggetti coinvolti nel sistema (Camere di Commercio, Ministero degli Affari Esteri, ambasciate) e prevedendo un forte coinvolgimento di banche e istituzioni finanziarie a supporto delle aziende italiane che vogliono investire all'estero; potenziare i meccanismi di supporto finanziario agli esportatori, attraverso una stretta cooperazione tra Cassa Depositi e Prestiti e Sace, la creazione di un soggetto finanziario dedicato sul modello delle Exim Banks operanti in altri Paesi e il rafforzamento di Simest per supportare i progetti di espansione internazionale. Un capitolo particolarmente significativo del programma è dedicato alla crescita sostenibile.
Ricorda infine che, al riguardo, che Agenda 2000 ha come obiettivi di ridurre del 20 per cento delle emissioni di gas a effetto serra; raggiungere il 20 per cento di quota di fonti rinnovabili nei consumi finali di energia; aumentare l'efficienza energetica del 20 per cento.
Osserva, da ultimo, che nell'ambito degli obiettivi europei, le misure nazionali per la crescita e lo sviluppo sostenibile riguarderanno, per l'anno 2012, le seguenti aree principali: la «decarbonizzazione» dell'economia italiana (in questo ambito l'obiettivo è quello di ridurre l'intensità di carbonio dell'economia anche attraverso); l'evoluzione del sistema energetico verso sistemi distribuiti di trigenerazione (elettricità, calore e freddo) a alto rendimento e lo sviluppo contestuale di reti intelligenti locali (smart grids); il progresso verso una filiera nazionale delle tecnologie «verdi»; il recupero e la valorizzazione dei rifiuti.
A tal fine, il Governo approverà il Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas a effetto serra; adotterà i decreti per l'incentivazione delle fonti rinnovabili; istituirà e aggiornerà la lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono alla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra e degli inquinanti atmosferici, tra i quali la gestione integrata del ciclo delle acque: riducendo i consumi, bilanciando tra i diversi usi, tra cui quello agricolo; incentivando la raccolta e la depurazione delle acque reflue nonché il riuso delle acque depurate negli usi agricoli ed industriali; la sicurezza del territorio, attraverso la predisposizione del Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici; la protezione e valorizzazione delle aree naturali a maggior vocazione turistica e dei parchi.
Fa presente poi che con riferimento allo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, l'obiettivo è una crescita equilibrata


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del settore per raggiungere e del caso superare gli obiettivi del pacchetto clima-energia 2020, con particolare riguardo al settore dell'energia elettrica, riducendo al contempo l'incidenza degli incentivi sulla bolletta elettrica, che richiede un cambiamento, riequilibrando l'attenzione data al settore elettrico, a scapito di quello termico e dell'efficienza energetica, e prevedendo modalità economicamente più efficienti attraverso la rimodulazione dei meccanismi di incentivo alla produzione, molto generosi - in particolare per il solare - e privi di adeguati meccanismi di contenimento dei volumi.
Al riguardo, fa presente che il Governo ricorda di aver già adottato due schemi di decreti ministeriali che definiscono i nuovi incentivi per l'energia fotovoltaica e per le rinnovabili elettriche non fotovoltaiche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas) che hanno equiparato gli incentivi previsti a quelli degli altri Paesi europei, adeguandoli agli andamenti dei costi di mercato e favorendo tecnologie con maggior ricaduta sulla filiera economico-produttiva nazionale e ad altro contenuto innovativo. Sono stati, altresì, introdotti strumenti per evitare distorsioni a livello territoriale e conflitti con altre filiere, in particolare quella alimentare.
Sulla base delle analisi delle priorità indicate dal Governo per il 2012, ritiene importante che la Commissione Agricoltura esprima nel proprio parere sul documento alcune indicazioni. Illustra pertanto una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1).

Anita DI GIUSEPPE (IdV) avverte che il suo gruppo ha presentato una proposta di parere contrario (vedi allegato 2) e che pertanto si esprimerà in senso contrario su quella presentata dal relatore. Rileva in particolare che il DEF non prevede misure di rilancio dell'attività imprenditoriale agricola, nonostante che il settore stia vivendo una grave emergenza. Ricorda poi che nel 2011 si parlava di una riduzione degli oneri amministrativi connessi all'attività agricola, mentre nel documento in esame non vi è nulla neanche in tale direzione. Eppure, il settore agricolo sta attraversando una crisi epocale con una riduzione del reddito del 25 per cento, e resiste con un vero e proprio atto di coraggio. Occorre pertanto guardare all'agricoltura con attenzione e sollecitare il Governo a mettere in atto interventi di riforma strutturali ed organizzative a favore del settore, come indicato nella proposta di parere del suo gruppo.

Carlo NOLA (PdL), premesso che avrebbe gradito che alla seduta odierna partecipasse un rappresentante del Governo, osserva che la proposta del relatore individua alcuni elementi cruciali della attuale situazione. Infatti, essa individua correttamente i rilevanti oneri aggiuntivi che gravano sull'attività agricola negli ultimi mesi, come l'aumento delle accise sui carburanti, l'aumento dei contributi previdenziali e l'introduzione dell'imposta municipale su terreni e fabbricati. Inoltre, afferma realisticamente che il settore primario può avvantaggiarsi solo marginalmente delle misure in favore delle attività produttive. Si sarebbe conseguentemente aspettato nel parere proposte più incisive.
Per questi motivi, pur condividendo gran parte del contenuto della proposta del relatore, preannuncia che si asterrà nella sua votazione.

Corrado CALLEGARI (LNP) osserva che il clima apparentemente rilassato che sembra caratterizzare l'odierno dibattito dipende probabilmente dal fatto che nessuno crede davvero nel DEF. A suo giudizio, infatti, il reale elemento di novità per il settore agricolo in questo momento è costituito dalla tassazione IMU, tema sul quale tuttavia - nonostante le molte iniziative contrarie assunte dalla Commissione e dall'Assemblea - la proposta del relatore non contiene alcuna osservazione.
Il documento in esame, per la sua parte politica, è invece l'ennesimo bluff del Governo, come testimoniato dai dati economici emersi in questi giorni, dai quali si evince che il problema da affrontare prioritariamente è la spesa pubblica. Ricorda in proposito la risposta fornita lo scorso


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11 aprile dal Governo ad un'interrogazione del suo gruppo (n. 3-02200), con la quale si segnalava che i titoli del debito pubblico, che al 30 novembre 2011 ammontavano a 1.592,1 miliardi di euro, ammontavano al 29 febbraio 2012 a 1.617,9 miliardi di euro, con un aumento pari a circa 25 miliardi, indice del fatto che lo Stato non sta frenando la spesa pubblica. L'interrogazione chiedeva in particolare i dati sull'ammontare dei titoli di debito pubblico italiano detenuto da istituti bancari a dicembre 2011 e a febbraio 2012. Il Governo ha risposto dichiarando che i titoli pubblici italiani nei portafogli delle banche residenti sono passati da circa 224 miliardi di euro a circa 281 miliardi di euro, con un incremento pari a circa 57 miliardi di euro. Ciò significa sostanzialmente che il differenziale di rendimento dei titoli italiani rispetto agli altri si è abbassato momentaneamente a seguito delle misure adottate dalla Banca centrale europea e che le banche hanno acquistato titoli pubblici invece di erogare prestiti alle imprese. Tale situazione equivale ad un principio di default pilotato e richiederebbe una seria riflessione da parte dell'Italia, che dovrebbe sganciarsi dall'euro e poter gestire liberamente la propria economia.
Il DEF 2012, pertanto, al di là di singole indicazioni anche positive, non appare assolutamente in grado di evitare un disastro annunciato.
Per questi motivi, il suo gruppo voterà contro la proposta del relatore.

Teresio DELFINO (UdCpTP) dichiara che il suo intervento è stimolato dalle dichiarazioni del deputato Callegari, che sembra arrivato in Italia da poco tempo, avendo svolto un'analisi dell'attuale situazione economica come se essa si fosse manifestata all'improvviso. Si tratta di un'analisi faziosa, parziale e priva di realismo, rispetto ai lunghi anni di governo (di cui alcuni condivisi con la sua parte politica) e rispetto a indicazioni di politica economica che non si sono rivelate fortunate.
Al riguardo tiene a precisare che l'IMU deriva dall'intuizione politica di Berlusconi e della Lega di eliminare l'ICI, salvo farla rispuntare nei decreti attuativi del federalismo fiscale. Quel Governo è stato poi tanto serio e solido che ha dovuto abbandonare prima del termine. Sottolinea quindi che si deve riconoscere che le difficoltà attuali hanno origini più remote, anche precedenti la stessa stagione di governo della Lega, e che tuttavia il precedente Governo avrebbe già dovuto invertire la tendenza e intervenire sulla questione del debito pubblico. In relazione ai temi della semplificazione e la sburocratizzazione, ricorda peraltro che il mondo imprenditoriale prega di non dover subire ulteriori leggi di semplificazione.
Per quanto riguarda la cosiddetta uscita dall'euro, si dichiara totalmente in dissenso, poiché tale ipotesi porterebbe l'Italia più vicino alle condizioni del sud e della sponda africana del Mediterraneo, rendendola meno collegata al nord Europa.
In conclusione, invita a valutare il merito del Documento in esame. Da questo punto di vista, la proposta del relatore - che il suo gruppo condivide pienamente - indica chiaramente le criticità nelle premesse e formula indirizzi concreti, richiamando quelli già più volte espressi dalla Commissione.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD) osserva che il discorso sul Documento di economia e finanza non può prescindere dalla considerazione della situazione in cui il nostro Paese si trovava. Da questo punto di vista, si può dire che il DEF offra una programmazione più stabile, orientata alle prospettive future e che pone al centro il tema della crescita, strada sulla quale il Governo ha già compiuto passi importanti. Osserva quindi che il rientro dal debito oggi dovrà necessariamente portare ad una riduzione delle spese ordinarie, che appaiono più elevate di quelle che l'Italia può consentirsi. Il DEF presenta in ogni caso una visione ampia, che guarda allo sviluppo del Paese e indica una direzione di marcia, la crescita, che diventa più


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apprezzabile se si volta lo sguardo al recente passato.
Per questi motivi, il suo gruppo voterà a favore della proposta del relatore.

Sebastiano FOGLIATO (LNP), premesso che condivide pienamente le considerazioni del collega Callegari, interverrà per replicare all'intervento del deputato Delfino, che non giudica appropriato, anche nello stile.
Al riguardo, ritiene che questa maggioranza venga da un altro pianeta, sia distante dai bisogni della gente e incapace di interpretare le esigenze e le urgenze del settore agroalimentare.
Precisa poi che le responsabilità dell'attuale situazione sono semmai riconducibili ad un partito di cui l'onorevole Delfino si dichiara erede, la Democrazia cristiana. Invita quindi i gruppi che ora sostengono il Governo a riprendere le proposte demagogiche che avanzava quando Zaia era Ministro delle politiche agricole, per esempio quando invocava misure analoghe a quelle, elettoralistiche e inaccettabili in sede europea, proposte dalla Francia. In realtà, ritiene che gli attacchi al precedente Governo siano motivati essenzialmente dal fatto che l'attuale maggioranza non abbia vie di uscita.
Anche per quanto riguarda l'IMU, ritiene strumentali le critiche formulate perché è vero che tale imposta era prevista nei provvedimenti sul federalismo fiscale, ma è anche vero che in quel contesto aveva un significato del tutto diverso, mentre l'attuale IMU è una tassazione patrimoniale sulla casa, il cui gettito va allo Stato centrale.
Ritenendo le accuse del deputato Delfino e della sua parte politica esempi di un modo sbagliato di affrontare le difficoltà del momento, invita a tenere atteggiamenti improntati alla serietà e all'onestà intellettuale.

Teresio DELFINO (UdCpTP) contesta le affermazioni del deputato Fogliato, osservando che il tempo è galantuomo.

Sebastiano FOGLIATO (LNP) precisa di aver fatto riferimento all'onestà intellettuale e invita il deputato Delfino a guardare alla sua parte politica.

Paolo RUSSO, presidente, richiama gli intervenuti alla necessità di discutere in modo sereno.

Luca BELLOTTI (PdL) manifesta apprezzamento per il lavoro del relatore, al quale rivolgerà in ogni caso alcuni suggerimenti.
Premesso che il DEF è un punto di riferimento importante anche per il futuro lavoro della Commissione, ritiene che l'esperienza dalla stessa maturata consenta di usare parole «forti», per esempio affermando che l'agricoltura è sotto la soglia di povertà, più di altri settori, anche per effetto della nuova IMU. Al riguardo, invita il deputato Delfino - che pure è stato sottosegretario per le politiche agricole - a considerare che quanto è stato fatto in passato sul tema della tassazione è positivo. Si tratta quindi di un argomento da non usare polemicamente.
Invita poi il relatore a porre in maggiore evidenza nella sua proposta di parere la questione dell'accesso al credito.
Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, osserva che si tratta di una delle poche fonti di reddito integrativo per le imprese agricole. Non si pronuncia sull'eventuale eccesso di impianti, ma invita a considerare che piccoli impianti, anche collocati a terra, consentono economie aziendali e non vanno perciò demonizzati, come è avvenuto negli ultimi tempi.
Infine, segnalando che nel mondo agricolo non vi sono rilevanti contrapposizioni, ritiene opportuno porre il tema dell'agricoltura come centrale, tentando di portare all'attenzione generale le proposte concrete per salvare il suo futuro, ad esempio attraverso una conferenza nazionale. Anche questo aspetto dovrebbe a suo avviso essere riportato nel parere da esprimere.

Monica FAENZI (PdL) invita la Commissione a non abbandonare la battaglia condotta sull'IMU agricola, anche in Assemblea. Ritiene infatti giusto procedere


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ad un drastico ridimensionamento della misura impositiva, perché gli agricoltori potrebbero subire un vero e proprio «salasso» ingiustificato, poiché l'imposta insisterà persino su fabbricati ormai fatiscenti e non più produttivi. In proposito, ricorda poi al collega Delfino le dichiarazioni, di segno opposto, recentemente rilasciate dall'onorevole Casini, segretario del suo partito.
Invita pertanto il relatore a inserire nel parere un rilievo sul tema dell'IMU, sulla base di quanto già deliberato dalla Commissione in altre occasioni.
Osserva poi che l'affermazione del collega Oliverio, circa la mancanza di programmazione degli interventi del Governo Berlusconi, è a suo parere priva di fondamento.
Precisa quindi che voterà a favore della proposta del relatore per senso di responsabilità e per dare un'ulteriore chance al Governo, i cui provvedimenti tuttavia non sembrano aver prodotto, nei numeri e nella sostanza, gli effetti positivi perseguiti.

Fabio RAINIERI (LNP) osserva che non si deve dare alcuna chance a questo Governo, visto che con un livello analogo dello spread il Governo Berlusconi fu mandato a casa e che parimenti, per coerenza, occorrerebbe fare oggi.
Osserva poi che molti deputati che hanno votato a favore della introduzione dell'IMU hanno poi promesso agli agricoltori in piazza che l'avrebbero eliminata. Vi è stato anche chi, come l'onorevole Casini a Parma, ha recentemente ribadito che l'agricoltura è un settore importantissimo che va aiutato. Si tratta però degli stessi che hanno votato l'aumento delle accise sul gasolio e l'introduzione dell'IMU senza neanche conoscerne le reali ricadute in termini finanziari.
Ritiene in sintesi che votare oggi un parere favorevole significherebbe ingannare gli agricoltori che sono venuti a protestare a Roma e che hanno ricevuto rassicurazioni da molti, i cittadini tutti e gli stessi parlamentari.

Angelo ZUCCHI (PD), relatore, premesso che non interverrà sui temi polemici sollevati nel corso del dibattito, precisa che nella sua proposta di parere ha inteso soffermarsi solo sui temi oggetto del Documento in esame.
Per quanto riguarda l'IMU, si dichiara in ogni caso disponibile ad integrare la sua proposta con gli indirizzi già definiti dalla Commissione in sede di parere sul decreto-legge n. 16 del 2012 e con apposito ordine del giorno presentato in Assemblea. In proposito, tiene a precisare che già il citato decreto-legge prevede la rimodulazione delle aliquote al fine di assicurare che il gettito dell'IMU agricola non superi quello preventivato al momento della sua introduzione, tenuto conto delle diverse valutazioni operate dal Governo e dal mondo agricolo. Si tratta di una misura importante, che costituisce un passo in avanti per rendere sostenibile la tassazione.
In tema di accesso al credito, ritiene di poter accogliere la proposta del collega Bellotti, integrando la sua proposta con un'osservazione riferita al ruolo dell'ISMEA, peraltro oggetto di un recente intervento normativo.
Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, ricorda che la sua proposta riprende il parere già espresso dalla Commissione sul decreto «liberalizzazioni», rispetto al quale il suggerimento del collega Bellotti appare contraddittorio.
In conclusione, presenta una nuova formulazione della sua proposta di parere (vedi allegato 3).

Corrado CALLEGARI (LNP) prende atto delle dichiarazioni del relatore sul gettito del IMU, sottolineando che, in una situazione difficile, un Governo di «supertecnici» non pare in grado di calcolare nemmeno il gettito di un'imposta. Rimarca infine l'assenza del Governo nella seduta odierna.

Basilio CATANOSO (PdL) preannuncia la sua astensione nella votazione della proposta del relatore.

Paolo RUSSO, presidente, fa presente che risultano presentate una nuova formulazione


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della proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore (vedi allegato 3) e una proposta di parere contrario dei deputati Di Giuseppe e Rota (vedi allegato 2). Avverte pertanto che porrà in votazione la proposta del relatore, la cui approvazione determinerà la preclusione della proposta Di Giuseppe.

La Commissione approva infine la proposta di parere favorevole con osservazioni, come da ultimo riformulata dal relatore, risultando preclusa la proposta di parere contrario dei deputati Di Giuseppe e Rota.

La seduta termina alle 15.35.

SEDE REFERENTE

Martedì 24 aprile 2012. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 15.35.

Rilancio del comparto ippico per la tutela delle razze equine.
C. 5133 Brandolini.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della proposta di legge.

Paolo RUSSO, presidente e relatore, rileva che la proposta in esame istituisce la Lega ippica italiana e sopprime l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico - ASSI a decorrere dal 1o gennaio 2013, con lo scopo di ristrutturare il comparto dell'allevamento equino e operare una revisione della gestione delle corse.
In particolare, l'articolo 1 istituisce la Lega ippica italiana, alla quale saranno iscritti gli allevatori, i proprietari e le società di gestione degli ippodromi: il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dovrà stabilire i requisiti richiesti per l'iscrizione. Il nuovo soggetto è definito «associazione senza finalità di lucro», e viene sottoposto alla vigilanza e controllo del Dicastero agricolo.
L'articolo 2 demanda allo stesso Ministro delle politiche agricole, con il concerto con quello dell'economia e delle finanze, l'adozione entro il 30 giugno 2012 di uno o più decreti, dal seguente contenuto: definizione dello schema di statuto provvisorio (che preveda la partecipazione nel Consiglio direttivo provvisorio di un rappresentante dei Monopoli di stato e di uno del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, quest'ultimo con funzioni di presidente), e quantificazione per il 2012 del contributo obbligatorio a carico degli iscritti, per consentire la costituzione dell'associazione; definizione dei criteri essenziali per il funzionamento della lega e del settore ippico stabilendo, fra l'altro, i requisiti di affidabilità economica e onorabilità che debbono possedere società di gestione degli ippodromi e allevatori; lo schema di piano di investimenti che le società di gestione debbono presentare e rispettare, pena la non iscrizione nella Lega dal 2014; i criteri di ammissibilità di terzi, o di altri soggetti della filiera ippica, nella Lega; gli altri requisiti patrimoniali, soggettivi e tecnici che debbono caratterizzare ippodromi e società di gestione; definire le regole per il funzionamento della giustizia sportiva che dovrà basarsi sulla clausola compromissoria obbligatoria.
L'articolo 3 sopprime l'ASSI a decorrere dal 1o gennaio 2013 e demanda le sue funzioni al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che diviene il responsabile della definizione ed aggiornamento delle regole e dei controlli relativi all'attività del settore. Un decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dovrà, entro il 30 settembre 2012, definire le modalità di liquidazione dell'Agenzia, ed il personale immesso nei ruolo del dicastero e di quello posto in mobilità. Le nuove spese connesse all'espletamento di tali attività saranno coperte dal trasferimento di risorse appartenenti al fondo annuale di dotazione (di cui al successivo articolo 5, lettera c)).


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L'articolo 4 stabilisce il termine del 30 settembre 2012 per l'approvazione da parte della Lega dello statuto definitivo. La norma, oltre a fornire indicazioni in merito alla composizione degli organi di governo dell'associazione, richiede anche che entro il 31 dicembre 2012 siano assolti tutti gli adempimenti necessari affinché il settore ippico possa essere pienamente funzionante a partire dal 2013 (costituzione degli organi e della struttura organizzativa, nomina dei rappresentanti legali, stipula dei contratti necessari).
Conseguentemente, l'articolo 5 enumera le attività che la Lega dovrà svolgere dallo stesso 1o gennaio 2013 (calendario degli avvenimenti ippici e la connessa programmazione televisiva, la gestione e ripartizione del fondo annuale di dotazione; l'erogazione dei premi ed la remunerazione degli ippodromi; l'attività di promozione del settore; la gestione delle attività relative allo svolgimento delle gare e scommesse - comprese la gestione della banca dati delle gare -; l'iscrizioni alle corse; la raccolta delle scommesse e la gestione del segnale televisivo non di competenza degli ippodromi; la nomina delle giurie e la cura dei rapporti con i concessionari per la raccolta delle scommesse). L'associazione deve anche assicurare l'esecuzione dell'attività antidoping e la sottoscrizione della clausola compromissoria da parte di tutti gli operatori.
A norma dell'articolo 6 la Lega sarà tenuta a trasmettere annualmente al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ed ai Monopoli di Stato una relazione sull'andamento delle scommesse, fornendo, se del caso, indicazioni su possibili modifiche migliorative.
L'articolo 7 obbliga la Lega al pareggio di bilancio, negandole nel contempo la facoltà di ricorrere all'indebitamento sia con istituti finanziari che con i fornitori. L'eventuale avanzo deve essere iscritto nell'esercizio successivi come voce aggiuntiva nel fondo di dotazione; il disavanzo costituisce invece una voce di spesa obbligatoria nel bilancio successivo, ed andrà a riduzione degli stanziamenti.
L'articolo 8 determina - limitatamente al quinquennio 2012-2017 - le entrate che annualmente dovranno confluire nel fondo di dotazione della Lega, che saranno costituite da: a) le quote versate annualmente dagli associati; b) una quota delle entrate connesse alle scommesse ippiche, che dovrà essere versata mensilmente dall'Amministrazione autonoma monopoli di Stato (AAMS); c) i proventi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi; d) una quota del «prelievo erariale unico», pari al 4 per cento del PREU maturato nell'anno precedente. Per tale contributo, che dovrà essere versato in 12 rate mensili, sono stabiliti in ogni caso i seguenti limiti: 150 milioni per il 2012, 140 per il 2013, 130 per il 2014, 100 milioni per il 2015, 70 milioni per il 2016 e 50 per il 2017; e) per intero, le imposte derivanti da tutti i giochi pubblici effettuati all'interno degli ippodromi, per la commercializzazione dei quali dovrà intervenire un decreto del Ministero dell'economia che definisca indirizzi di efficienza operativa (nella distribuzione dei giochi, standard dei locali, numero di apparecchi e altro). Il versamento va fatto mensilmente, entro i 45 giorni successivi al mese di riferimento; f) il 50 per cento delle entrate erariali derivanti dall'introduzione di scommesse con vincita in denaro su eventi virtuali, assimilabili a corse ippiche. Anche tale versamento va fatto mensilmente, entro i 45 giorni successivi al mese di riferimento.
Con l'articolo 9 è prevista l'adozione (entro due mesi dall'entrata in vigore del provvedimento) di un decreto del direttore generale dell'Amministrazione monopoli di Stato per: a) la gestione delle scommesse ippiche attraverso l'istituzione di un totalizzatore unico; b) la revisione di criteri e modalità di gestione e di riparto delle risorse, derivanti da giochi e scommesse a totalizzatore, secondo i parametri dalla stessa lettera b) stabiliti; c) l'applicazione, sulla raccolta annuale delle scommesse a quota fissa, di un'imposta unica (pari


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all'1,5 per cento) e di un prelievo (3,5 per cento) destinato all'ASSI.
Con l'articolo 10 sono abrogate le disposizioni di cui ai commi 281 e 282, dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 Finanziaria 2005, che intervengono in merito all'attribuzione all'UNIRE di una quota parte delle entrate erariali ed extraerariali derivanti dai giochi pubblici con vincita in denaro affidati in concessione allo Stato
L'articolo 11 stabilisce che la quota del prelievo erariale unico da attribuire annualmente alla Lega, sia attribuita all'ASSI per il 2012, e sia soppressa a partire dal 2018. Le entrate connesse alle scommesse ippiche, ed i proventi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi, spettanti attualmente all'ASSI, vanno versati alla Lega a decorrere dal 2013.
Avverte infine che sono in stato di elaborazione avanzata ulteriori proposte di legge sulla materia, che saranno ovviamente abbinate a quella di cui oggi si è avviato l'esame.
Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia infine il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.40.

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 24 aprile 2012.

Audizione informale dei rappresentanti dell'Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di patate (UNAPA) e dell'Unione italiana associazioni produttori patate (Italpatate), nell'ambito dell'esame degli atti dell'Unione europea concernenti la riforma della politica agricola comune (COM(2011)0625, COM(2011)0626, COM(2011)627, COM(2011)628, COM(2011)629, COM(2011)630, COM(2011)631).

L'audizione informale si è svolta dalle ore 15.40 alle ore 16.15.

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 24 aprile 2012.

Audizione del Capo Dipartimento delle politiche competitive nel mondo rurale e della qualità, dottor Giuseppe Serino, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 4867 e C. 4939, recanti lo scioglimento della società Buonitalia Spa e il trasferimento delle funzioni e risorse umane, strumentali e finanziarie all'Istituto sviluppo agroalimentare Spa - ISA Spa.

L'audizione informale si è svolta dalle ore 16.15 alle ore 17.25.

XIII Commissione - Martedì 24 aprile 2012


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ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2012. (Doc. LVII, n. 5 e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE

La XIII Commissione (Agricoltura),

esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5);
premesso che:
appaiono condivisibili gli obiettivi generali di politica economica indicati dal Documento, che per il 2012 pone al centro dell'azione di governo la prosecuzione del risanamento dei conti pubblici e la promozione della crescita, senza la quale ogni strategia di consolidamento finirebbe per annullare i suoi stessi effetti;
con riferimento alla crescita economica, particolare rilievo viene attribuito alle misure volte a creare condizioni favorevoli allo sviluppo delle attività d'impresa e della competitività, al rilancio degli investimenti, all'innovazione e alla ricerca industriale; alla promozione della proiezione internazionale dell'Italia, alla riconversione produttiva; al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, alla riduzione dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese, al completamento dell'agenda digitale;
nell'attuale congiuntura, la filiera agroalimentare italiana vive una fase di estrema difficoltà, stretta, da un lato, dall'aumento dei costi di produzione (soprattutto quelli energetici e quelli connessi all'adeguamento ai sempre più pressanti obblighi connessi alla sostenibilità ambientale delle attività) e, dall'altro, dalla riduzione dei prezzi internazionali delle principali materie prime agricole e di alcuni dei tradizionali sostegni pubblici;
sul futuro dell'agricoltura italiana si addensano inoltre numerosi elementi di preoccupazione, collegati sia agli scenari economici internazionali e nazionali sia alle prospettive delle specifiche politiche di settore;
i provvedimenti assunti negli ultimi mesi dal Governo comportano rilevanti oneri aggiuntivi per il settore primario, in particolare per effetto dell'incremento delle accise su carburanti, dell'aumento dei contributi previdenziali e dell'introduzione dell'imposta municipale propria (IMU) su terreni agricoli e fabbricati rurali;
al contempo, i settori dell'agricoltura e della pesca risultano interessati solo in via marginale dagli interventi a favore delle attività produttive sinora varati, quali in particolare l'incentivo alla patrimonializzazione delle imprese (ACE), l'incremento della deduzione dal reddito imponibile dell'IRAP per giovani e donne e la deduzione integrale dell'IRAP sul costo del lavoro;
ulteriori preoccupazioni sono segnalate dal mondo agricolo e dallo stesso mondo bancario circa le proposte legislative della Commissione europea sui requisiti patrimoniali delle banche, adottate in applicazione dell'Accordo di Basilea 3; dal quadro normativo in via di definizione, infatti, si prospetta un impatto negativo sul sistema bancario e produttivo europeo, determinando, in particolare, una restrizione del credito a favore delle piccole e medie imprese;
se è comprensibile e giusto che anche il settore primario partecipi allo


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sforzo di risanamento del Paese, è tuttavia necessario che esso sia destinatario - nel rispetto delle sue specificità - anche di misure per lo sviluppo e la crescita, al pari degli altri settori produttivi, nonché di interventi che ne rilancino la competitività;
l'agricoltura rappresenta infatti un pilastro fondamentale dell'economia nazionale, non solo per la produzione di cibo e per la sicurezza alimentare in senso lato, ma anche per l'occupazione nel settore e in tutto l'indotto, per il contributo alle esportazioni e per l'affermazione all'estero dell'immagine dell'Italia, per la difesa del territorio e la salvaguardia delle aree rurali e del paesaggio;
nell'attuale fase economica, risulta inoltre cruciale per le imprese agroalimentari ricercare un incremento dei ricavi sui mercati, specialmente internazionali, e quindi superare i fattori di debolezza che tradizionalmente le caratterizzano in tale azione (dimensioni inadeguate, inadeguatezza finanziaria, frammentazione, insufficiente aggregazione dell'offerta, inesistenza di canali commerciali e di distribuzione capaci di veicolare le produzioni nazionali all'estero);
per queste ragioni, si ribadisce la necessità di sostenere gli sforzi delle imprese che in questi anni hanno molto investito nella qualità e si manifesta apprezzamento per le linee di intervento in materia di promozione all'estero e di internazionalizzazione delle imprese indicate dal Ministro dello sviluppo economico nel corso dell'audizione del 5 aprile 2012 dinanzi alle Commissioni riunite III, X e XIII. Si manifesta altresì particolare apprezzamento per i primi atti conseguenti, quali il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 24 aprile, che tra l'altro estende al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali la partecipazione alla cabina di regia chiamata a definire le linee guida e l'indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese, nell'auspicio che il nuovo assetto possa effettivamente assicurare il necessario supporto alle imprese agroalimentari;
rilevato che in tema di riforma della politica agricola comune e della politica comune della pesca, attualmente in corso di esame presso le istituzioni europee, la Commissione ha programmato di esprimere le proprie valutazioni in sede di esame ai sensi dell'articolo 127 del regolamento;
richiamati i pareri espressi dalla Commissione sui provvedimenti sinora adottati dal Governo e gli atti di indirizzo approvati dalla stessa Commissione e dalla Camera su specifici argomenti di interesse del comparto primario,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) per quanto riguarda il sostegno alla crescita, tenuto conto che le misure relative all'aiuto alla crescita economica (ACE) e le agevolazioni fiscali riferite al costo del lavoro nonché per donne e giovani, di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 201 del 2011, non si applicano alla grande maggioranza degli imprenditori agricoli e delle società agricole che non sono soggetti a tassazione secondo il regime ordinario, si segnala la necessità di prevedere analoghe misure concretamente applicabili a tutto il comparto primario;
b) in tema di accesso al credito, si invita il Governo ad attivarsi nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea, affinché le proposte legislative della Commissione europea sui requisiti patrimoniali delle banche, adottate in applicazione dell'Accordo di Basilea 3, siano articolate in modo da sviluppare politiche di rilancio per il sistema agricolo italiano, tenendo conto delle sue specificità;
c) in tema di semplificazione, si sottolinea l'esigenza di prevedere espressamente l'applicazione alle imprese agricole della normativa di cui all'articolo 12 del


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decreto-legge n. 5 del 2012 (Semplificazione procedimentale per l'esercizio di attività economiche). Conseguentemente, è necessario prevedere che anche le organizzazioni dei produttori, al pari delle organizzazioni e delle associazioni di categoria interessate, possano stipulare le convenzioni di cui al comma 1, per attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa. Inoltre, in relazione ai regolamenti di semplificazione dei procedimenti amministrativi concernenti l'attività di impresa, di cui al comma 2 del citato articolo 12, è necessario specificare che in tale nozione è compresa l'impresa agricola;
d) per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie informatiche e digitali in ambito agricolo, si sottolinea l'esigenza di perseguire con decisione l'obiettivo di abbattere il divario digitale di cui ancora soffrono molte aree marginali del Paese e il mondo agricolo in generale, attraverso le infrastrutture per la banda larga e lo sviluppo delle comunicazioni digitali, strumento indispensabile per la crescita, la diversificazione e lo sviluppo delle economie delle aree rurali. Si ritiene pertanto necessario che le aziende agricole siano incluse tra i destinatari della normativa di cui all'articolo 47 del decreto-legge n. 5 del 2012 (Agenda digitale italiana), che conseguentemente andrebbe integrata con obiettivi specificamente rivolti alle imprese agricole e alle aree rurali e assicurando la partecipazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alla relativa cabina di regia;
e) in tema di energie rinnovabili, si richiamano gli indirizzi approvati dalla Camera il 29 marzo 2012, con le mozioni in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse; per quanto riguarda in particolare gli impianti fotovoltaici in ambito agricolo, si ribadisce apprezzamento per l'articolo 65 del decreto-legge n. 2 del 2012 che - non consentendo l'accesso agli incentivi statali per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, salve le autorizzazioni in corso - è diretto a salvaguardare la destinazione delle aree a vocazione agricola, ponendo rimedio agli impatti rilevanti e distorsivi della eccessiva diffusione di tali impianti sull'uso dei suoli agricoli e sull'assetto paesaggistico-territoriale, effetti non governati dalla regolamentazione restrittiva già prevista dal decreto legislativo n. 28 del 2011. Al riguardo, si sottolinea in ogni caso la necessità di monitorare le ricadute della nuova disciplina, soprattutto laddove si prevede che la priorità di connessione alla rete elettrica sia assicurata per un solo impianto di potenza non superiore ai 200 kW per ciascuna azienda agricola, in quanto l'esercizio di tali impianti costituisce una legittima facoltà dell'azienda e una forma di integrazione del reddito agricolo, che nella logica della multifunzionalità dell'attività agricola ha costituito una delle finalità del sistema di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili.


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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2012. (Doc. LVII, n. 5 e Allegati).

PROPOSTA DI PARERE CONTRARIO DEL GRUPPO IdV

La XIII Commissione,
esaminato il Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5);

rilevato che:
secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale (FMI) racchiuso nei documenti del Word outlook e del Fiscal monitor illustrati a Washington, le misure di risanamento adottate dall'Italia non bastano a pareggiare il bilancio entro il 2013 perché deficit e debito pubblico crescono mentre ciò che manca è la crescita;
infatti, a causa dell'aumento dei debito e nonostante le misure di austerità adottate, il pareggio di bilancio verrà rinviato al 2017. In particolare, il deficit sarà quest'anno del 2,4 per cento ben oltre il previsto 1,6 per cento e il debito pubblico arriverà a toccare il 123,4 del PIL, rispetto al 120,1 del 2011, confermandosi il più alto dell'eurozona dopo quello della Grecia;
l'Italia è il fanalino di coda dell'Eurozona che a sua volta resta il maggior freno alla crescita globale. Infatti, per il FMI il PIL globale nel 2012 crescerà del 3,5 per cento quello degli Stati Uniti del 2,1 per cento mentre l'Eurozona si indebolirà dello 0,3 per cento soprattutto a causa dell'arretramento dell'Italia dell'1,9 per cento e della Spagna dell'1,8 per cento;
ad avvalorare lo scenario di incertezza per l'Italia ci sono le previsioni di una ripresa assai precaria nel prossimo anno;
nel quarto trimestre del 2013 il Pil crescerà dello 0,7 per cento, difficile in tale prospettiva una riduzione della disoccupazione che nel 2012 sarà del 9,5 per cento arrivando al 9,7 nel 2013 raggiungendo così il dato peggiore nell'eurozona subito dopo la Spagna;
poiché la sovrapposizione fra recessione e indebitamento porta ad una spirale negativa sui conti pubblici, ciò che affiora dai documenti del FMI è la necessità da parte del governo italiano di un decisivo taglio della spesa pubblica di dimensioni tali da scongiurare la ripetizione della crisi greca;
gli indicatori economici congiunturali riportati dal bollettino economico di Bankitalia appena pubblicato segnalano la prosecuzione della fase di debolezza della domanda interna: il PIL italiano ha frenato dello 0,7 per cento nell'ultimo trimestre del 2011 e probabilmente chiuderà il primo trimestre del 2012 con un risultato analogo;
secondo la Banca d'Italia ciò che pesa maggiormente in questa fase di incertezza è la disoccupazione, soprattutto tra i giovani: quasi 18 su 100 non hanno lavoro. La situazione delle famiglie non lascia sperare bene: il reddito a loro disposizione si è contratto di mezzo punto percentuale nel 2011, così che a fare i conti dal 2008 - anno di inizio della crisi - la loro capacità di spesa è crollata del 5 per cento. Di conseguenza si restringono i consumi con ripercussioni facili da immaginare per chi produce o commercia. Diminuisce di pari passo anche la propensione al risparmio. In tale quadro urge far


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ripartire il credito alle famiglie e alle imprese poiché l'economia reale ne ha un bisogno impellente per poter sostenere una crescita praticamente azzerata;
in controtendenza rispetto ai dati forniti dal FMI, il Governo Monti, con il suo primo Documento di economia e finanza (DEF), si dimostra più ottimista sostenendo che la contrazione dell'economia italiana sarà dell'1,2 per cento quest'anno (contro l'1,9 per cento valutato dal FMI) in peggioramento di 0,8 punti rispetto alle ultime stime di dicembre. Inoltre le stime del Governo sull'impatto della recessione sono leggermente migliori rispetto alle indicazioni arrivate dalla Commissione europea (-1,3 per cento) e anche rispetto al valore più alto della «forbice» di banca d'Italia, che fissava un calo del PIL in termini reali dell'1,5 per cento;
secondo il DEF, per effetto delle manovre correttive varate nel corso del 2011, il miglioramento del deficit proseguirà, toccando quest'anno l'1,7 per cento del PIL per arrivare al «quasi pareggio» nel 2013 quando, con un prodotto in ripresa di mezzo punto, dovrebbe attestarsi attorno al -0,5 per cento. Il pareggio di bilancio è previsto solo tra il 2014 e il 2015;
a un giorno di distanza dall'approvazione definitiva da parte del Senato del disegno di legge costituzionale sul pareggio di bilancio, il DEF annuncia un peggioramento sostanzioso del debito pubblico che quest'anno sarà ancora in forte salita ( 3,9 per cento) per attestarsi a quota 123,4 per cento sul PIL. Ed è proprio sull'aggregato del debito pubblico che arriva la notizia più negativa del DEF, infatti il 2012 anziché essere l'anno dell'inversione di tendenza, registra un ulteriore dato negativo. A spiegare questa rilevante differenza, secondo il governo sono sostanzialmente tre fattori: i sostegni ai Paesi dell'area euro, l'andamento previsto dal fabbisogno e il diverso quadro economico. Il rapporto debito/PIL torna a scendere nel 2013 (121,6 per cento) mantenendosi tuttavia su una soglia di oltre 5 punti superiore alle vecchie previsioni proprio per effetto degli interventi di salvataggio adottati in Europa;
l'effetto più intenso della crisi sull'economia reale è previsto per il mercato del lavoro, infatti, secondo il governo quest'anno l'occupazione misurata in unità standard, si ridurrà dello 0,6 per cento con un tasso di disoccupazione atteso al 9,3 per cento. L'inversione di tendenza non arriverà prima del prossimo anno ma, nel frattempo, il costo del lavoro per unità di prodotto, indicatore chiave per la misura della produttività, risulterà ancora in crescita dell'1,7 per cento. In crescita anche i prezzi al consumo, con un indice armonizzato al 3 per cento nella media d'anno, in aumento rispetto al 2011;
ma la vera debolezza dell'economia italiana si misura con l'elevatissimo livello della pressione fiscale e con la continua crescita della spesa pubblica. Infatti, la pressione fiscale, dopo il picco toccato l'anno scorso (42,5 per cento del PIL) è prevista in ulteriore crescita al 45,1 per cento. Un vero record negativo che supera anche il 43,7 per cento toccato nel 1997 con l'introduzione dell'Eurotassa. Ma l'innalzamento della pressione fiscale non si ferma fino al 2014 quando toccherà il 45,3 per cento del PIL; per quanto riguarda la spesa pubblica, si deve registrare un continuo aumento, nonostante il concentrarsi proprio quest'anno della coda dei tagli lineari disposti nella prima parte della legislatura in corso. In rapporto al PIL, la spesa totale delle amministrazioni crescerà quest'anno di 0,4 punti toccando quota 50,4 per cento, mentre dal 2013 è prevista un'inversione di 0,8 punti destinata a stabilizzarsi nel biennio successivo, con un calo al 49,1 per cento nel 2014 e al 48,7 per cento nel 2015, anno in cui comincerà a produrre effetti la riforma delle pensioni varata con il decreto-legge n. 102 del 2011 cosiddetto Salva Italia;
dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la


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liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati ai risultati descritti dal FMI, risultati a dire poco preoccupanti;
né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
il Governo ascrive a suo merito l'avere ridotto lo spread dei nostri BTP con i bund tedeschi. Occorre in proposito fare un'operazione di verità. Non c'è dubbio che nel primo mese del Governo Monti lo spread tra i BTP italiani ed i bund tedeschi è sceso. Ma nelle ultime settimane ha ripreso ad attestarsi poco sotto i 400 punti;
infatti, ciò che ha veramente salvato l'Italia e l'euro dal default è stata la decisione presa dalla Banca centrale europea due mesi fa di immettere liquidità, con il programma long term refinancing operation, nelle banche europee, sia per comprare i titoli di Stato dei rispettivi Paesi, sia per compensare le perdite subite. Oltre 1.000 miliardi di euro sono stati immessi ad un tasso dell'1 per cento nelle banche europee, circa 200 miliardi di euro in quelle italiane, salvandole dal fallimento e permettendole di acquistare una parte rilevante dei titoli di Stato in scadenza. Lo stesso entusiasmo delle borse di inizio anno ha una sola vera ragione d'essere: è l'oceano di liquidità, determinato anche dal «quantitative easing» promosso dalla Federal reserve, in cui galleggia l'economia mondiale;
nel frattempo l'economia reale, quella delle famiglie e delle imprese non ha visto un euro, il credito è praticamente bloccato o a costi esosi;
dunque, sacrifici - a senso unico a carico dei ceti popolari - mentre il debito rimane inchiodato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
le semplificazioni e le così dette liberalizzazioni - per lo più a carico delle lobby meno forti, perché pace banche, assicurazioni e professioni garantite sono rimaste sostanzialmente immuni dalle misure di riforma - e l'attacco ai diritti dei lavoratori, secondo gli stessi dati riprodotti dal Documento di economia e finanza, avranno effetti (sempre che li abbiano, cosa di cui si può fortemente dubitare) molto ridimensionati rispetto a quelli indicati in un primo momento dal professore Monti che pronosticava una crescita indotta da questi provvedimenti da qui al 2020 del 10 per cento del PIL;
in riferimento alle riforme varate da gennaio in poi, ovvero i due decreti legge in materia di liberalizzazioni e semplificazioni, dal DEF emergono stime molto più prudenziali rispetto a quelle circolate nelle scorse settimane. Infatti, le due riforme dovrebbero produrre un effetto cumulato sulla crescita del 2,4 per cento nell'arco di nove anni (2012-2020) con un impatto medio annuo dello 0,3 per cento ipotizzato sulla base di una simulazione che, per quest'anno, le riforme siano operative a partire dal terzo trimestre;

considerato che:
nell'ambito del descritto quadro congiunturale non è pensabile una nuova manovra economica pesantemente recessiva, al contrario servono scelte coraggiose che permettano al nostro paese, in tempi brevi, di ridare slancio alla crescita e di alleggerire la pressione fiscale sui lavoro. In una fase economica di crescita praticamente


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nulla come quella attuale, l'unico modo per diminuire la pressione fiscale è riuscire a ridurre la spesa pubblica corrente improduttiva in modo da annientare gli sprechi e individuare i possibili risparmi senza dover necessariamente ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;

considerato, inoltre, nell'ambito specifico delle materie di competenza della XIII Commissione che:
negli ultimi anni il reddito agricolo è calato, in Italia, del 25,3 per cento, il doppio della media europea. I prezzi agricoli alla produzione hanno subito una flessione del 12,4 per cento. Crescono l'indebitamento delle aziende e le sofferenze bancarie. La progressiva riduzione della superficie agricola mostra una pericolosa tendenza all'abbandono ed al degrado dell'ambiente rurale;
il Documento di economia e finanza 2012, non contiene alcuna ragionamento strutturato che riguardi l'agricoltura se non interventi macroeconomici che si intrecciano con tale settore;
tale assenza, in ambito europeo diventa particolarmente preoccupante visto che sono in corso trattative sulla riforma della politica agricola comune dopo il 2013 che ridisegnerà il quadro degli interventi in agricoltura per il prossimo futuro;
il presente DEF 2012 viene conseguentemente esaminato in un quadro di grande difficoltà e di forte incertezza dal punto di vista delle risorse disponibili, ma l'agricoltura italiana si confronta oggi con uno scenario di forti mutamenti e di grandi sfide: sicurezza alimentare, liberalizzazione dei mercati, cambiamenti climatici e sfruttamento delle risorse naturali. Mentre le imprese agricole europee crescono in termini di competitività e redditività, quelle italiane stanno vivendo un periodo di stallo e di incertezza;
è necessario sviluppare la multifunzionalità dell'agricoltura, ossia sviluppare le numerose funzioni dell'agricoltura: produzione di alimenti e fibre, sicurezza alimentare, salvaguardia dell'ambiente, sostegno all'occupazione, mantenimento di attività economiche nelle zone a basso insediamento, sviluppo rurale. Oltre alla produzione di alimenti e materie prime, l'attività agricola dà vita anche a funzioni secondarie;
l'agricoltura multifunzionale è la risposta a nuove aspettative della società: ad essa corrispondono imprese che, contemporaneamente, contribuiscono alla produzione alimentare ma anche alla protezione ed alla riproduzione delle risorse naturali, all'occupazione e ad uno sviluppo equilibrato del territorio. È una visione dell'agricoltura per la quale la tutela ambientale, l'identificazione dei prodotti, il benessere animale non sono considerati vincoli ma potenziali vantaggi economici per le imprese. Allo Stato è chiesto un intervento finanziario come contropartita degli impegni assunti dall'agricoltore nell'interesse della collettività;
anche secondo l'Unione europea, il termine sta ad indicare «il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell'ambiente, nonché garanzia dell'approvvigionamento alimentare»;
il combinato disposto derivante dall'applicazione dei vari decreti legge approvati negli ultimi mesi ha comportato per tale settore molte tasse e nessun stimolo allo sviluppo;
accanto a misure fiscali e contributive fortemente onerose per i produttori agricoli, continuano a venir meno interventi mirati a ridare vigore alle aziende, azioni per cercare di rilanciare la crescita e per favorire la necessaria competitività sui mercati internazionali, il sostegno della capacità produttiva e dell'occupazione del settore primario;
il settore agricolo italiano, sta pagando l'assenza di un organica politica agraria nazionale che si ponga l'obiettivo di delineare un percorso di modernizzazione


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per la competitività delle imprese agricole e di riorganizzazione dell'intero sistema primario;
nel DEF del 2011 si parlava di una generica riduzione degli oneri amministrativi connessi all'attività agricola, e a distanza di un anno il settore deve fare i conti con l'imposta municipale propria per i fabbricati rurali ad uso strumentale e per i terreni agricoli, quindi ancora una volta il peso fiscale è ricaduto sui più deboli;
occorre avanzare urgenti proposte di riforma organizzativa e strutturale:
1. l'elaborazione di un codice per la semplificazione burocratica del settore;
2. un miglioramento della qualità agro alimentare e dell'innovazione tra le imprese agricole;
3. una previsione di un ricambio generazionale in agricoltura individuando specifiche politiche per l'occupazione giovanile;
4. misure specifiche di contrasto al lavoro irregolare in agricoltura e ai fenomeni di sfruttamento da caporalato;
5. l'applicazione di meccanismi di sostegno per il rinnovo del parco meccanico agricolo;
6. meccanismi di facilitazione dell'accesso al credito;
7. valorizzazione di un'agricoltura multifunzionale come presupposto per un maggiore bilanciamento e integrazione tra obiettivi di efficienza economica, di sostenibilità ambientale e di sviluppo rurale.
8. specifiche misure di agevolazione fiscale per gli agricoltori.


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ALLEGATO 3

Documento di economia e finanza 2012. (Doc. LVII, n. 5 e Allegati).

NUOVA FORMULAZIONE DELLA PROPOSTA DI PARERE DEL RELATORE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La XIII Commissione (Agricoltura),
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2012 (Doc. LVII, n. 5);
premesso che:
appaiono condivisibili gli obiettivi generali di politica economica indicati dal Documento, che per il 2012 pone al centro dell'azione di governo la prosecuzione del risanamento dei conti pubblici e la promozione della crescita, senza la quale ogni strategia di consolidamento finirebbe per annullare i suoi stessi effetti;
con riferimento alla crescita economica, particolare rilievo viene attribuito alle misure volte a creare condizioni favorevoli allo sviluppo delle attività d'impresa e della competitività, al rilancio degli investimenti, all'innovazione e alla ricerca industriale; alla promozione della proiezione internazionale dell'Italia, alla riconversione produttiva; al miglioramento delle condizioni di accesso al credito, alla riduzione dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese, al completamento dell'agenda digitale;
nell'attuale congiuntura, la filiera agroalimentare italiana vive una fase di estrema difficoltà, stretta, da un lato, dall'aumento dei costi di produzione (soprattutto quelli energetici e quelli connessi all'adeguamento ai sempre più pressanti obblighi connessi alla sostenibilità ambientale delle attività) e, dall'altro, dalla riduzione dei prezzi internazionali delle principali materie prime agricole e di alcuni dei tradizionali sostegni pubblici;
sul futuro dell'agricoltura italiana si addensano inoltre numerosi elementi di preoccupazione, collegati sia agli scenari economici internazionali e nazionali sia alle prospettive delle specifiche politiche di settore;
i provvedimenti assunti negli ultimi mesi dal Governo comportano rilevanti oneri aggiuntivi per il settore primario, in particolare per effetto dell'incremento delle accise su carburanti, dell'aumento dei contributi previdenziali e dell'introduzione dell'imposta municipale propria (IMU) su terreni agricoli e fabbricati rurali;
al contempo, i settori dell'agricoltura e della pesca risultano interessati solo in via marginale dagli interventi a favore delle attività produttive sinora varati, quali in particolare l'incentivo alla patrimonializzazione delle imprese (ACE), l'incremento della deduzione dal reddito imponibile dell'IRAP per giovani e donne e la deduzione integrale dell'IRAP sul costo del lavoro;
ulteriori preoccupazioni sono segnalate dal mondo agricolo e dallo stesso mondo bancario circa le proposte legislative della Commissione europea sui requisiti patrimoniali delle banche, adottate in applicazione dell'Accordo di Basilea 3; dal quadro normativo in via di definizione, infatti, si prospetta un impatto negativo sul sistema bancario e produttivo europeo, determinando, in particolare, una restrizione del credito a favore delle piccole e medie imprese;


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se è comprensibile e giusto che anche il settore primario partecipi allo sforzo di risanamento del Paese, è tuttavia necessario che esso sia destinatario - nel rispetto delle sue specificità - anche di misure per lo sviluppo e la crescita, al pari degli altri settori produttivi, nonché di interventi che ne rilancino la competitività;
l'agricoltura rappresenta infatti un pilastro fondamentale dell'economia nazionale, non solo per la produzione di cibo e per la sicurezza alimentare in senso lato, ma anche per l'occupazione nel settore e in tutto l'indotto, per il contributo alle esportazioni e per l'affermazione all'estero dell'immagine dell'Italia, per la difesa del territorio e la salvaguardia delle aree rurali e del paesaggio;
nell'attuale fase economica, risulta inoltre cruciale per le imprese agroalimentari ricercare un incremento dei ricavi sui mercati, specialmente internazionali, e quindi superare i fattori di debolezza che tradizionalmente le caratterizzano in tale azione (dimensioni inadeguate, inadeguatezza finanziaria, frammentazione, insufficiente aggregazione dell'offerta, inesistenza di canali commerciali e di distribuzione capaci di veicolare le produzioni nazionali all'estero);
per queste ragioni, si ribadisce la necessità di sostenere gli sforzi delle imprese che in questi anni hanno molto investito nella qualità e si manifesta apprezzamento per le linee di intervento in materia di promozione all'estero e di internazionalizzazione delle imprese indicate dal Ministro dello sviluppo economico nel corso dell'audizione del 5 aprile 2012 dinanzi alle Commissioni riunite III, X e XIII. Si manifesta altresì particolare apprezzamento per i primi atti conseguenti, quali il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 24 aprile, che tra l'altro estende al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali la partecipazione alla cabina di regia chiamata a definire le linee guida e l'indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese, nell'auspicio che il nuovo assetto possa effettivamente assicurare il necessario supporto alle imprese agroalimentari;
rilevato che in tema di riforma della politica agricola comune e della politica comune della pesca, attualmente in corso di esame presso le istituzioni europee, la Commissione ha programmato di esprimere le proprie valutazioni in sede di esame ai sensi dell'articolo 127 del regolamento;
richiamati i pareri espressi dalla Commissione sui provvedimenti sinora adottati dal Governo e gli atti di indirizzo approvati dalla stessa Commissione e dalla Camera su specifici argomenti di interesse del comparto primario,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
a) fermo restando quanto previsto dal decreto-legge n. 16 del 2012, relativamente ai meccanismi diretti ad assicurare che il carico fiscale che effettivamente graverà sul mondo agricolo a titolo di IMU non sia superiore a quello atteso per effetto del decreto-legge n. 201 del 2011, provveda il Governo alla rimodulazione della tassazione IMU relativa ai fabbricati rurali ad uso strumentale e ai terreni agricoli anche in via anticipata rispetto a quanto previsto dal citato decreto-legge, ponendo in essere tutte le iniziative atte a valutare tempestivamente l'andamento del gettito;
b) per quanto riguarda il sostegno alla crescita, tenuto conto che le misure relative all'aiuto alla crescita economica (ACE) e le agevolazioni fiscali riferite al costo del lavoro nonché per donne e giovani, di cui agli articoli 1 e 2 del decreto-legge n. 201 del 2011, non si applicano alla grande maggioranza degli imprenditori agricoli e delle società agricole che non sono soggetti a tassazione secondo il regime ordinario, si segnala la necessità


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di prevedere analoghe misure concretamente applicabili a tutto il comparto primario;
c) in tema di accesso al credito, si invita il Governo ad attivarsi nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea, affinché le proposte legislative della Commissione europea sui requisiti patrimoniali delle banche, adottate in applicazione dell'Accordo di Basilea 3, siano articolate in modo da sviluppare politiche di rilancio per il sistema agricolo italiano, tenendo conto delle sue specificità;
d) per facilitare la possibilità delle imprese agricole di accedere a finanziamenti agevolati, si invita il Governo a rendere utilizzabile nel modo più ampio possibile il fondo credito di cui alla decisione europea C(2011) 2929 del 13 maggio 2011, dando così la possibilità per ISMEA di erogare nuovi finanziamenti per contrastare la carenza di liquidità delle imprese agricole;
e) in tema di semplificazione, si sottolinea l'esigenza di prevedere espressamente l'applicazione alle imprese agricole della normativa di cui all'articolo 12 del decreto-legge n. 5 del 2012 (Semplificazione procedimentale per l'esercizio di attività economiche). Conseguentemente, è necessario prevedere che anche le organizzazioni dei produttori, al pari delle organizzazioni e delle associazioni di categoria interessate, possano stipulare le convenzioni di cui al comma 1, per attivare percorsi sperimentali di semplificazione amministrativa. Inoltre, in relazione ai regolamenti di semplificazione dei procedimenti amministrativi concernenti l'attività di impresa, di cui al comma 2 del citato articolo 12, è necessario specificare che in tale nozione è compresa l'impresa agricola;
f) per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie informatiche e digitali in ambito agricolo, si sottolinea l'esigenza di perseguire con decisione l'obiettivo di abbattere il divario digitale di cui ancora soffrono molte aree marginali del Paese e il mondo agricolo in generale, attraverso le infrastrutture per la banda larga e lo sviluppo delle comunicazioni digitali, strumento indispensabile per la crescita, la diversificazione e lo sviluppo delle economie delle aree rurali. Si ritiene pertanto necessario che le aziende agricole siano incluse tra i destinatari della normativa di cui all'articolo 47 del decreto-legge n. 5 del 2012 (Agenda digitale italiana), che conseguentemente andrebbe integrata con obiettivi specificamente rivolti alle imprese agricole e alle aree rurali e assicurando la partecipazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alla relativa cabina di regia;
g) in tema di energie rinnovabili, si richiamano gli indirizzi approvati dalla Camera il 29 marzo 2012, con le mozioni in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse; per quanto riguarda in particolare gli impianti fotovoltaici in ambito agricolo, si ribadisce apprezzamento per l'articolo 65 del decreto-legge n. 2 del 2012 che - non consentendo l'accesso agli incentivi statali per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, salve le autorizzazioni in corso - è diretto a salvaguardare la destinazione delle aree a vocazione agricola, ponendo rimedio agli impatti rilevanti e distorsivi della eccessiva diffusione di tali impianti sull'uso dei suoli agricoli e sull'assetto paesaggistico-territoriale, effetti non governati dalla regolamentazione restrittiva già prevista dal decreto legislativo n. 28 del 2011. Al riguardo, si sottolinea in ogni caso la necessità di monitorare le ricadute della nuova disciplina, soprattutto laddove si prevede che la priorità di connessione alla rete elettrica sia assicurata per un solo impianto di potenza non superiore ai 200 kW per ciascuna azienda agricola, in quanto l'esercizio di tali impianti costituisce una legittima facoltà dell'azienda e una forma di integrazione del reddito agricolo, che nella logica della multifunzionalità dell'attività agricola ha costituito una delle finalità del sistema di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili.

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