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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della X Commissione permanente
(Attività produttive, commercio e turismo)
X Commissione

SOMMARIO

Giovedì 11 marzo 2010


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

5-02637 Lulli e Oliverio: Definizione di un piano industriale per la divisione chimica Kroton Gres 2000 srl di Crotone ... 112
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 115

5-02639 Cimadoro: Riduzione degli stanziamenti in favore dei progetti di innovazione industriale ... 113
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 117

5-02638 Fava: Rispetto dei principi di liberalizzazione del mercato interno del gas naturale ... 113
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 119

5-02636 Iannaccone: Continuità produttiva dello stabilimento Ocevi Sud di Nusco, in provincia di Avellino ... 113

SEDE REFERENTE:

DL 03/10: Misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori. C. 3243 Governo, approvato dal Senato (Seguito dell'esame e conclusione) ... 114

X Commissione - Resoconto di giovedì 11 marzo 2010


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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Giovedì 11 marzo 2010. - Presidenza del vicepresidente, Raffaello VIGNALI. - Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia.

La seduta comincia alle 9.10.

Raffaello VIGNALI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Ne dispone, pertanto, l'attivazione. Ricorda inoltre che ciascuna interrogazione può essere illustrata dal presentatore per non più di un minuto. All'illustrazione segue la risposta del Governo, per non più di tre minuti e la replica dell'interrogante, per non più di due minuti.

5-02637 Lulli e Oliverio: Definizione di un piano industriale per la divisione chimica Kroton Gres 2000 srl di Crotone.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD) si riserva di intervenire in sede di replica.

Il sottosegretario Stefano SAGLIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta. Sottolinea l'opportunità che il Ministero dello sviluppo economico


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si attivi per accertare il rispetto degli impegni assunti in occasione della cessione del ramo d'azienda con particolare attenzione alla salvaguardia dei livelli occupazionali e che, in particolare, si accerti del fatto che la Sasol non abbia fornito una malleva per bonificare il sito, dopo averlo inquinato. Ringrazia il sottosegretario per la disponibilità a promuovere un tavolo nazionale per attivare le procedure necessarie per il riconoscimento di Crotone come zona franca urbana. In particolare, auspica iniziative concrete del Governo per la soluzione della crisi che ha investito, tra le altre aziende, anche lo stabilimento ex Sasol di Crotone, ora Kroton Gres, per impedire la chiusura dello stabilimento e garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Auspica altresì che la ex Sasol rientri in possesso dello stabilimento per un possibile rilancio o una nuova vendita a soggetti industriali interessati ai programmi produttivi.
Prende atto, infine, dei chiarimenti forniti sul decreto relativo ai criteri relativi alle aree in crisi ed auspica che la realtà di Crotone, per le oggettive e peculiari condizioni di estrema sofferenza economica, occupazionale e sociale, possa rientrare tra queste aree.

5-02639 Cimadoro: Riduzione degli stanziamenti in favore dei progetti di innovazione industriale.

Gabriele CIMADORO (IdV) illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Stefano SAGLIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Gabriele CIMADORO (IdV), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta. Sottolinea come i dati a sua disposizione circa le risorse finanziarie decurtate dal Fondo per la competitività e lo sviluppo non siano in linea con quanto affermato in questa sede dal rappresentante del Governo.
Auspica altresì che in questo momento di profonda crisi economica possano essere promossi maggiori investimenti nel settore della ricerca, strategico per la competitività del nostro sistema produttivo.

5-02638 Fava: Rispetto dei principi di liberalizzazione del mercato interno del gas naturale.

Marco Giovanni REGUZZONI (LNP) dichiara di sottoscrivere l'interrogazione in titolo e ne illustra il contenuto.

Il sottosegretario Stefano SAGLIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Marco Giovanni REGUZZONI (LNP), replicando, si dichiara solo parzialmente soddisfatto della risposta. Ribadisce la perplessità circa l'annunciato numero di ambiti territoriali ottimali che la bozza di decreto prevede e che, a giudizio degli interroganti, non garantisce un'effettiva apertura e concorrenza del mercato interno del gas. Auspica, infine, che si possa svolgere un aperto confronto in sede di Conferenza unificata dove, ai fini dell'individuazione degli ambiti territoriali ottimali, possano essere prese adeguatamente in considerazione le differenze climatiche e infrastrutturali presenti sul territorio italiano.

5-02636 Iannaccone: Continuità produttiva dello stabilimento Ocevi Sud di Nusco, in provincia di Avellino.

Raffaello VIGNALI, presidente, constatata l'assenza del presentatore del deputato Iannaccone, si intende che abbia rinunciato all'interrogazione in titolo. Dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 9.35.

SEDE REFERENTE

Giovedì 11 marzo 2010. - Presidenza del vicepresidente, Raffaello VIGNALI.

La seduta comincia alle 13.35.


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DL 03/10: Misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori.
C. 3243 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 marzo 2010.

Raffaello VIGNALI, presidente, avverte che sul testo in esame il Comitato per la legislazione ha espresso un parere favorevole con condizioni, la Commissione per le questioni regionali ha espresso parere favorevole con condizioni, la V Commissione nulla osta, la XIV Commissione parere favorevole, l'VIII Commissione parere favorevole con un'osservazione e la I Commissione parere favorevole.

Enzo RAISI, relatore, ritiene che, anche sulla base della volontà manifestata da tutti i gruppi di non modificare il testo approvato dal Senato, sia opportuno concludere l'esame del provvedimento conferendo il mandato al relatore di riferire favorevolmente all'Assemblea sul testo in esame.

Antonio MEREU (UdC) ritiene che il provvedimento in esame affronti solo temporaneamente il problema dei costi dell'energia in Italia. Sottolinea, infatti, che tale questione non riguarda solo una multinazionale come l'Alcoa e la Sardegna, territorio che pure presenta limiti evidenti sul piano infrastrutturale. Si tratta, a suo giudizio, di una materia su cui occorre un intervento normativo razionalizzatore, in accordo con gli orientamenti espressi in sede europea, che consenta la riduzione dei costi elevati dell'energia e garantisca maggiore competitività alle aziende italiane.

Paolo FADDA (PD), nel preannunciare il voto favorevole del proprio gruppo sul provvedimento in esame, ribadisce che il testo presenta alcune criticità; in particolare, le disposizioni dell'articolo 2-quinquies concernenti i Commissari straordinari che concentrano nelle mani di pochi soggetti poteri straordinari; in secondo luogo, sono del tutto assenti disposizioni concernenti la tutela ambientale, in particolare la previsione della procedura di VIA in relazione alla costruzione dei nuovi impianti.

Gabriele CIMADORO (IdV), nel ribadire le perplessità già espresse in sede di esame degli emendamenti circa il contenuto degli articoli 2-bis relativo alla sanatoria delle opere che non risultano ancora di fatto autorizzate e 2-quinquies in materia di commissariamenti, preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo su un provvedimento volto a salvaguardare i livelli occupazionali in territori particolarmente colpiti dalla recessione economica.

La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Raffaello VIGNALI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 13.50.

X Commissione - Giovedì 11 marzo 2010


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ALLEGATO 1

5-02637 Lulli e Oliverio: Definizione di un piano industriale per la divisione chimica Kroton Gres 2000 srl di Crotone.

TESTO DELLA RISPOSTA

La Sasol Italy, come peraltro noto agli onorevoli interroganti, in una prospettiva di rilancio industriale dell'impianto, ha iniziato un processo di riorganizzazione complessiva del gruppo e delle sue attività, prevedendo nel piano, una considerevole riduzione degli organici ma sembra che, nonostante gli accordi siglati, il sito di Crotone sia stato ceduto separatamente e con diverso trattamento, per quanto concerne la ricollocazione dei lavoratori, rispetto agli altri siti Sasol (Paderno Dugnano e Porto Torres).
Attualmente la vertenza è stata seguita a livello locale. La scorsa settimana, infatti, si è svolto un ulteriore incontro alla prefettura di Crotone alla presenza del prefetto e, tra l'altro, dei rappresentanti degli Enti locali e della Confindustria, con la proprietà e le organizzazioni sindacali, per chiarire la vicenda.
Risulta, inoltre, che in tale sede la proprietà si sia impegnata, sia ad aggiornare il proprio piano industriale sia, a pagare le retribuzioni arretrate ai lavoratori.
Il Ministero dello sviluppo economico, comunque, al fine di verificare il percorso futuro dell'azienda, ha convocato per il 17 marzo prossimo un tavolo di confronto.
Per quanto riguarda, invece, l'inserimento della «provincia di Crotone tra le aree considerate in crisi» si specifica quanto segue.
Lo schema di decreto ministeriale, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 2 della legge sviluppo, è stato trasmesso dal Ministero dello sviluppo economico alla Conferenza Stato-regioni per il prescritto adempimento.
Lo stesso provvedimento specifica i criteri per l'individuazione delle aree di grave crisi industriale sulla base di determinati indicatori e precisamente:
Indicatori di crisi occupazionale e aziendale;
indicatori di contesto economico.

La bozza di decreto, pertanto, indica solo come individuare le aree di crisi e istituisce una Commissione tecnica, composta dai rappresentanti del MSE, del Ministero del lavoro e della Conferenza unificata, la quale sulla base dei citati indicatori, predisporrà l'elenco dei comuni ritenuti in situazione di grave crisi industriale.
In linea generale va, inoltre, osservato che la provincia di Crotone, in quanto territorio ricompreso nell'ambito dell'Obiettivo convergenza, può già disporre di rilevanti aiuti per il territorio, grazie alle significative risorse nazionali e comunitarie attribuite alla regione Calabria.
In particolare:
il PAR Calabria 2007-2013 (da attuare con le risorse nazionali del FAS) prevede azioni per potenziare e migliorare la dotazione infrastrutturale e dei servizi per le aree delle attività produttive. La regione ha, quindi, previsto risorse pari a 58,85 milioni di euro;
il POR Calabria 2007-2013, cofinanziato con risorse comunitarie, prevede linee


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di attività dedicate. L'intero Asse prioritario «Sistemi produttivi» assegna risorse pari a 419,7 milioni di euro.

Attualmente risulta avviata l'iniziativa «Pacchetti Integrati di Agevolazione» per sostenere la competitività delle imprese esistenti attraverso un bando attivo da giugno 2008. È stato inoltre costituito un fondo di garanzia regionale per le piccole e medie imprese per un ammontare complessivo di 30 milioni di euro.
A ciò va aggiunto che le imprese delle aree Obiettivo Convergenza, allo stato attuale, possono attingere ad alcune misure attuate dal MISE, in quanto proprio per detto Obiettivo sono disponibili risorse. Si segnala in particolare che è ancora aperta la procedura a sportello del Fondo per l'innovazione tecnologica (FIT-PON) a favore delle imprese predette.
Da ultimo, si segnala che nel comune di Crotone è stata istituita una delle tre Zone Franche Urbane della Calabria, nella quale saranno presto operative agevolazioni fiscali e contributive per la creazione di nuove attività economiche.
Il Ministero dello sviluppo economico segue, con particolare attenzione, gli indicatori economici e produttivi delle imprese in questo momento di crisi che sta attraversando il nostro Paese, con particolare attenzione per quelle operanti in aree di maggiore criticità come la Calabria.


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ALLEGATO 2

5-02639 Cimadoro: Riduzione degli stanziamenti in favore dei progetti di innovazione industriale.

TESTO DELLA RISPOSTA

I progetti di innovazione industriale (PII), istituiti dall'articolo 1, comma 842, della legge n. 296 del 2006, rappresentano, come è noto, uno strumento di intervento strategico per la competitività del sistema produttivo, da attivare nelle cinque aree tecnologiche indicate dal legislatore: efficienza energetica, mobilità sostenibile, tecnologie per il made in Italy, tecnologie per i beni e le attività culturali e turistiche, tecnologie per la vita.
L'attuazione dell'intervento ha finora riguardato le tre aree dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile e del made in Italy, attraverso l'attivazione di tre bandi, con i quali sono stati messi a disposizione del sistema 570 milioni di euro.
Tali bandi consentiranno di attivare oltre 1.500 milioni di euro in investimenti per ricerca e sviluppo, per la realizzazione di tecnologie innovative molto importanti ai fini del riposizionamento competitivo del sistema industriale, oltre ad attivare un circuito di collaborazione tra imprese ed enti di ricerca e di trasferimento tecnologico, che contribuirà ad innalzare il livello qualitativo di molte imprese e filiere produttive.
La ricostruzione delle vicende e delle risorse del Fondo per la competitività e lo sviluppo, riferita nella presente interrogazione, pur sostanzialmente esatta, è ovviamente riferita ad un periodo precedente a quello attuale.
Le risorse originariamente disponibili per i progetti di innovazione industriale sono effettivamente pari a 990 milioni di euro per il triennio 2007-2009. Mentre, per il predetto sfasamento temporale, le risorse decurtate rispetto agli originari 990 milioni, risultano pari a 344 milioni e non a 413,149 milioni.
La differenza deriva dalla riattribuzione di parte degli accantonamenti disposti a carico del Fondo per la competitività e lo sviluppo, per il finanziamento del fondo per le erogazioni di fine rapporto (fondo TFR) ai lavoratori dipendenti del settore privato.
Per quanto concerne le motivazioni per le quali gli stanziamenti previsti siano stati decurtati della somma di 344 milioni di euro, si conferma che la riduzione è dovuta a successive disposizioni normative che hanno destinato a finalità diverse parte delle risorse originariamente assegnate, secondo la seguente attribuzione:
64 milioni di euro, - accantonamenti, al netto delle riassegnazioni, a carico del Fondo per la competitività e lo sviluppo per il finanziamento del fondo TFR dei dipendenti del settore privato (articolo 1, comma 758, della medesima legge n. 296 del 2006);
92 milioni di euro per il trasferimento temporaneo di risorse ad altro piano di gestione del medesimo capitolo. Ciò per far fronte ad esigenze di potenziamento degli interventi nelle aree sottoutilizzate, da recuperare sulle risorse provenienti dalla programmazione comunitaria 1994-1999 per le predette aree (decreto ministeriale 5 novembre 2007);
103 milioni di euro per la stabilizzazione della finanza pubblica (articolo 60 del decreto-legge n. 112 del 2008);
85 milioni di euro per coprire quota parte degli oneri derivanti dal finanziamento


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disposto a favore di Alitalia dall'articolo 1 del decreto-legge n. 80 del 2008, operata con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze (n. 115951 del 21 novembre 2008).

Va rilevato che allo stato attuale, tenuto conto delle risorse destinate ai primi tre bandi (pari a 570 milioni) e delle risorse per le spese di funzionamento degli stessi (pari a 26 milioni), le risorse residue sono pari a circa 50 milioni, eventualmente da integrare per completare le azioni connesse ai tre progetti di innovazione già in corso, e per avviare i progetti nelle due ulteriori aree tecnologiche individuate dal legislatore.
Per quanto riguarda, infine, la possibilità di attingere eventualmente a risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate, si precisa che le risorse del FAS, assegnate alle Amministrazioni centrali dello Stato, sono state ripartite in tre Fondi, nessuno dei quali specificatamente assegnato al sostegno del sistema produttivo.
Tale linea di intervento potrebbe comunque perseguirsi nell'ambito delle risorse attribuite al Fondo strategico per il sistema Paese, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a valere sul quale non risultano essere state fin qui, ancora, autorizzate assegnazioni in favore dei progetti di innovazione industriale.


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ALLEGATO 3

5-02638 Fava: Rispetto dei principi di liberalizzazione del mercato interno del gas naturale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Innanzitutto si precisa che nel settore del gas la concorrenza, come anche indicato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, si determina nel settore della vendita e non in quello della distribuzione, che è invece un'attività in monopolio territoriale, per la quale occorre perseguire sia neutralità e trasparenza nei confronti delle imprese di vendita, per evitare comportamenti distorsivi, sia efficienza nella gestione, per ridurre i Costi e quindi le tariffe di distribuzione ai clienti finali.
Per aumentare l'efficienza e la competitività orientata allo sviluppo del settore, la normativa italiana (decreto legislativo n. 164 del 2000), emanata in attuazione della prima direttiva sul mercato del gas naturale, ha effettuato la scelta della gara pubblica come unica forma di assegnazione del servizio di distribuzione gas, definendo termini anticipati di cessazione (delle concessioni previgenti, in funzione di una serie di parametri tesi a far aggregare i distributori esistenti (che infatti dal 2000 ad oggi sono diminuiti da circa 780 a 320), termini i quali, anche in funzione di modifiche normative successive, verranno a scadere entro i prossimi due anni.
Le poche gare che sinora hanno avuto luogo hanno comportato numerosi contenziosi e dispendio di risorse in arbitrati. Inoltre, il criterio prevalente utilizzato dagli enti locali per la selezione dei concorrenti è stato quello del massimo canone offerto, anziché il piano di sviluppo della rete e il miglioramento della qualità del servizio, con effetti negativi sia per le imprese sia dei clienti finali. In alcune gare l'aggiudicazione è avvenuta con canoni insostenibili rispetto all'attività economica del distributore, dato che la distribuzione è una attività regolata, per la quale la remunerazione del concessionario è determinata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas in funzione degli investimenti e dei suoi costi operativi.
Tali situazioni non possono che causare una contrazione degli investimenti del distributore e un peggioramento della manutenzione e della qualità del servizio, con aspetti negativi anche nei confronti della sicurezza delle reti.
Per questi motivi, e per evitare il caos che si sarebbe originato con l'avvio di migliaia di gare per le concessioni esistenti nell'arco di due soli anni, con la legge n. 99 del 2009 è stato affidato ai Ministri dello sviluppo economico e per i rapporti regionali il compito di emanare un decreto che definisca gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas «secondo l'identificazione di bacini ottimali di utenza, in base a criteri di efficienza e riduzione dei costi, ... tenendo conto delle interconnessioni degli impianti di distribuzione e con riferimento alle specificità territoriali e al numero dei clienti».
Il Ministero dello sviluppo economico ha immediatamente attivato un gruppo di lavoro, insieme al Ministero per i rapporti per le regioni, con i rappresentanti delle regioni, dell'UPI, dell'ANCI, dell'UNCEM e dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas; sono state anche fatte numerose riunioni, nel massimo della trasparenza, con le


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associazioni delle imprese e i rappresentanti dei sindacati, soprattutto in questo ultimo caso per le tematiche relative alla tutela dell'occupazione del distributore uscente.
Lo schema di decreto sugli ambiti territoriali minimi è stato condiviso dal gruppo di lavoro, dopo che la metodologia per la loro definizione era stata condivisa anche dalla maggioranza delle associazioni delle imprese, rappresentanti il 91 per cento delle imprese in termine di clienti serviti.
Relativamente all'affermazione che nello schema di decreto si prevedrebbe «al di fuori di ogni evidenza scientifica ed economica un numero eccessivamente ridotto di ambiti (129)» si evidenzia:
a) l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, in base ai dati disaggregati di bilancio forniti dalle stesse imprese di distribuzione italiane, ha determinato un significativo effetto di economie di scala almeno fino a 300.000 clienti, tanto è vero che la stessa Autorità riconosce ai distributori con un numero di clienti inferiore a tale soglia un maggiore ricavo tariffario a compensazione dei maggiori costi operativi per servire il singolo cliente (13 per cento in più per gli operatori con meno di 300.000 clienti e 22 per cento in più per quelli con meno di 50.000 clienti). Pertanto oggi 20 milioni di clienti finali civili stanno pagando in bolletta questi extra costi dovuti alla minore efficienza delle imprese di dimensioni minori;
b) su tali basi l'Autorità ha proposto inizialmente la definizione di soli 44 ambiti territoriali minimi, tutti con più di 300.000 clienti; in seguito al processo di consultazione la proposta finale dell'Autorità inviata al Ministero dello sviluppo economico è stata di 59 ambiti;
c) per consentire un passaggio graduale alla situazione ottimale e attenuare i riflessi sulle imprese, il decreto predisposto dal Ministero dello sviluppo economico ha considerato la soglia di 300.000 clienti come limite superiore anziché interiore e, per meglio cogliere le specificità locali, si è considerata come estensione massima il territorio provinciale, tenendo anche conto delle realtà montane; pertanto si è così giunti a 127 ambiti, 35 in più delle ATO nel settore acqua; al netto degli ambiti delle grandi città (Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli e Bologna), il valore medio dei clienti per ambito è di 140.000, con 35 ambiti al di sotto dei 100.000 clienti;
d) lo studio della Bocconi di Milano citato nell'interrogazione (promosso dalla Associazione che raggruppa prevalentemente distributori di dimensioni minori) anche se nella parte teorica può essere considerato valido, si limita dal punto di vista pratico a fare una revisione delle pubblicazioni esistenti, molte delle quali non attinenti o datate e comunque nessuna con quel grado di dettaglio di dati disaggregati dei bilanci delle imprese di distribuzione italiane, forniti da esse in maniera riservata all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, su cui la stessa Autorità si è basata per proporre al Ministero, in base ai criteri di efficienza, soli 59 ambiti. Infine a conclusione dello studio viene presa l'affermazione di uno degli articoli esaminati per cui non vi sarebbero fenomeni di economia di scala al di sopra di 65.000 clienti serviti, giungendo alla proposta di un numero di 306 ambiti, corrispondente semplicisticamente alla divisione dei 20 milioni di clienti italiani per il valore di 65.000;
e) d'altra parte, se le analisi sull'efficienza delle imprese di distribuzione contenute nello studio citato fossero più corrette rispetto a quanto sinora determinato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas sulla base dei bilanci forniti dalle stesse, non troverebbe più giustificazione per la stessa Autorità mantenere i maggiori introiti (descritti al punto a) per la compensazione dei maggiori costi sostenuti per inefficienze dimensionali, che oggi sono riconosciuti alle imprese di dimensione con un numero di clienti compreso fra 300.000 e 65.000.

Le regioni e le associazioni sindacali hanno criticato il numero eccessivo di


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ambiti individuato dal decreto, proponendo in alcuni casi delle riduzioni per alcuni territori. La bozza di decreto ha infine ricevuto il parere positivo dell'Autorità dell'energia elettrica e il gas, ed è attualmente in fase di concerto al fine del successivo invio alla Conferenza unificata per il parere di competenza.
A ulteriore riprova si fa presente che nel territorio della Gran Bretagna, unanimemente indicata come Paese nel quale si è realizzata la maggiore concorrenza nel mercato del gas, esistono solo 6 società di distribuzione di gas e solo 10 ambiti di distribuzione.
Avere usato i criteri di efficienza sopra indicati per la determinazione degli ambiti, e quindi l'aver agito in modo del tutto indipendente da chi gestisce attualmente le concessioni, risponde anche alla affermazione contenuta nell'interrogazione «ma che oltretutto il provvedimento li individuerebbe sul territorio nazionale in maniera tale da favorire clamorosamente solo pochissimi operatori e per di più perfettamente individuabili».
La metodologia è stata sottoposta e concordata con il gruppo di lavoro costituito dalle regioni, da UPI, ANCI, UNCEM, Autorità per l'energia elettrica e il gas e dai due ministeri interessati.
Ciascun ambito, come definito attualmente, comprenderebbe nella maggior parte dei casi una molteplicità di operatori, favorendo semmai la competitività, dato che, se si ritiene che vi sia in una gara un vantaggio per gli attuali gestori presenti nell'ambito, esso crescerebbe man mano che si riduce l'ambito.
Il sistema di distribuzione di gas ha l'opportunità di effettuare in vista delle gare per ambito una crescita dimensionale con una aggregazione tra operatori che li porti ad unire l'esperienza acquisita e la presenza territoriale con i vantaggi di una riorganizzazione dei servizi comuni che aumenti l'efficienza, riduca i costi e razionalizzi la loro presenza sul territorio.
Solo tale crescita dimensionale degli operatori consentirà di effettuare gli investimenti in manutenzione e sostituzione di molte reti di distribuzione che hanno raggiunto un tasso elevato di obsolescenza, dato l'ormai pluridecennale sviluppo della metanizzazione italiana.
Relativamente alla individuazione dei criteri per l'aggiudicazione delle gare, è in fase avanzata di definizione un decreto del Ministero dello sviluppo economico, che sarà anch'esso inviato alla Conferenza unificata. Esso propone criteri di gara che, privilegiando i piani di investimento e il livello di sicurezza raggiunto nella gestione degli impianti, favoriscono le imprese che operano con buoni livelli di sicurezza e buone capacità tecniche, indipendentemente dalla loro dimensione, permettendo quindi la crescita di imprese medie-piccole.
A tutela delle conseguenze occupazionali della ristrutturazione aziendale connessa alle gare, è in predisposizione con il Ministero del lavoro e le organizzazioni sindacali un terzo decreto, che prevede una serie di obblighi a carico del distributore subentrante nei confronti dell'assunzione, in particolare del personale locale del distributore uscente, al fine di tutelare gli addetti al settore.

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