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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della III Commissione permanente
(Affari esteri e comunitari)
III Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 27 ottobre 2010


SEDE CONSULTIVA:

Variazioni nella composizione della Commissione ... 92

Sui lavori della Commissione ... 93

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011). C. 3778 Governo.
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. C. 3779 Governo.
Tab. n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (Relazione alla V Commissione) (Seguito esame congiunto e conclusione - Relazione favorevole con condizione) ... 93
ALLEGATO 1 (Emendamenti) ... 99
ALLEGATO 2 (Emendamenti) ... 103
ALLEGATO 3 (Ordini del giorno) ... 106
ALLEGATO 4 (Relazione approvata dalla Commissione) ... 109
ALLEGATO 5 (Relazione di minoranza dei deputati Tempestini, Fassino, Maran, Pistelli, Barbi, Narducci, Porta, Losacco, Corsini) ... 110
ALLEGATO 6 (Relazione di minoranza del deputato Evangelisti) ... 113

INDAGINE CONOSCITIVA:

Sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'OMC (Esame del documento conclusivo e rinvio). ... 96
ALLEGATO 7 (Proposta di documento conclusivo) ... 116

RISOLUZIONI:

7-00392 Di Biagio: Sul personale a contratto locale nella rete estera (Discussione e conclusione. - Approvazione della risoluzione n. 8-00094) ... 96
ALLEGATO 8 (Nuova formulazione approvata dalla Commissione) ... 126

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

III Commissione - Resoconto di mercoledì 27 ottobre 2010


Pag. 92

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 27 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo SCOTTI.

La seduta comincia alle 9.

Variazioni nella composizione della Commissione.

Stefano STEFANI, presidente, comunica che il deputato Matteo BRAGANTINI ha cessato di far parte della Commissione e che al deputato Giuseppe NARO subentra il deputato Luca VOLONTÈ.


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Sui lavori della Commissione.

Lapo PISTELLI (PD), alla luce delle prime audizioni informali svolte in riferimento all'esame dello schema di decreto ministeriale per la revisione della tabella relativa agli enti a carattere internazionalistico ammessi al contributo annuale ordinario dello Stato per il triennio 2010-2012, osserva che il provvedimento riguarda una gamma assai variegata di soggetti non omogenei né sul piano della natura giuridica né del valore dell'attività da essi svolta, per cui è opportuno che l'esame proceda in modo accurato e caso per caso al fine di non incorrere nella logica del «fare di tutte le erbe un fascio» ed anche in prospettiva di una modifica delle norme di legge in vigore.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.

Tab. n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
(Relazione alla V Commissione).
(Seguito esame congiunto e conclusione - Relazione favorevole con condizione).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta del 26 ottobre.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che sono stati presentati nove emendamenti al disegno di legge di stabilità (vedi allegato 1) e sette emendamenti al disegno di legge di bilancio (vedi allegato 2), due dei quali inammissibili, ovvero gli emendamenti Di Biagio 3779/III/17.1 e 3779/III/Tab.6.5. Sono stati altresì presentanti tre ordini del giorno di cui uno riferito al disegno di legge di stabilità e due al disegno di legge di bilancio (vedi allegato 3).
Sostituendo il relatore, onorevole Antonione, impossibilitato a prendere parte alla seduta, con riferimento al disegno di legge di stabilità, invita al ritiro degli emendamenti Di Biagio 3778/III/1.1 e Tempestini 3778/III/1.2, dovendo altrimenti esprimere parere contrario. Rimettendosi alla Commissione per l'emendamento Tempestini 3778/III/1.3, esprime il parere favorevole del relatore sul proprio emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1 e sull'emendamento Pianetta 3778/III/Tab.A.2. Invita quindi al ritiro dell'emendamento Di Biagio 3778/III/Tab.A.3, dovendo altrimenti esprimere parere contrario, si rimette alla Commissione per l'emendamento Narducci 3778/III/Tab.C.1 e invita al ritiro dell'emendamento Malgieri 3778/III/Tab.C.2, dovendo altrimenti esprimere parere contrario, e si rimette alla Commissione per il successivo emendamento Malgieri 3778/III/Tab.C.3.
Passando al disegno di legge di bilancio, invita al ritiro delle proposte emendative presentate, recanti tutte la firma del collega Di Biagio, dovendo esprimere altrimenti parere contrario.

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI esprime parere conforme a quello del relatore e dichiara di non accogliere gli ordini del giorno presentati.

Francesco TEMPESTINI (PD) non accoglie l'invito al ritiro dei propri emendamenti.

Stefano STEFANI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, dopo avere dato atto delle sostituzioni comunicate dai gruppi, pone in votazione gli emendamenti riferiti al disegno di legge di stabilità. Avverte quindi che, in assenza del presentatore dell'emendamento Di Biagio 3778/III/1.1, s'intende che vi abbia rinunciato.

La Commissione respinge l'emendamento Tempestini 3778/III/1.2.


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Enrico PIANETTA (PdL) preannuncia il voto di astensione del suo gruppo sull'emendamento Tempestini 3778/III/1.3.

Gianpaolo DOZZO (LNP), intervenendo sull'emendamento Tempestini 3778/III/1.3, chiede chiarimenti in ordine alla possibile inclusione nel novero degli enti di eventuali realtà non profit.

Francesco TEMPESTINI (PD) precisa che la sua proposta emendativa 3778/III/1.3, di cui auspica l'approvazione, attiene agli enti a carattere internazionalistico destinatari di contributi del Ministero degli affari esteri.

La Commissione approva quindi l'emendamento Tempestini 3778/III/1.3.

Stefano STEFANI, presidente, illustra il suo emendamento 3778/III/Tab.A.1 volto a ripristinare risorse adeguate ad assicurare la copertura finanziaria ai provvedimenti di ratifica di accordi internazionali già siglati dall'Italia.

Francesco TEMPESTINI (PD) preannunzia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1, che sottoscrive nel condividerne lo spirito e le finalità tali da incidere su una questione essenziale per il ruolo istituzionale della stessa Commissione.

Marco ZACCHERA (PdL), pur condividendo la portata dell'emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1, esprime talune perplessità per la riduzione di fondi a valere sulle risorse di un dicastero duramente colpito dai tagli, quale il Ministero per le attività e i beni culturali.

Enrico PIANETTA (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1 che sottoscrive, apparendogli essenziale per il ripristino dei fondi necessari ad assicurare la ratifiche di impegni assunti a livello internazionale. Auspica pertanto il maggior consenso possibile sulla proposta emendativa in questione, considerato il suo impatto anche sul ruolo istituzionale della Commissione. Rassicura altresì il collega Zacchera circa il fatto che la Commissione Bilancio effettuerà una revisione generale sulle coperture finanziarie.

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI ribadisce che eventuali questioni connesse alle modalità di copertura dell'emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1 potranno essere risolte in altra sede.

La Commissione approva quindi all'unanimità l'emendamento Stefani 3778/III/Tab.A.1.

Enrico PIANETTA (PdL) illustra il suo emendamento 3778/III/Tab.A.2, di cui auspica l'approvazione, sottolineando che esso è volto a consentire l'istituzione dell'autorità indipendente per la tutela diritti umani, secondo un impegno assunto dall'Italia e che ha costituito oggetto di uno specifico indirizzo da parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani in occasione della valutazione relativa al nostro Paese. Richiama le indicazioni derivanti in tal senso anche dall'Osservatorio parlamentare e di Governo per il monitoraggio dello stato di promozione e di tutela dei diritti fondamentali e fa presente che si tratta di una lacuna legislativa che deve essere colmata al fine di assicurare all'Italia una posizione il più possibile specchiata su questo terreno in ambito onusiano.

Claudio D'AMICO (LNP) osserva che la pur condivisibile proposta emendativa presentata dal collega Pianetta è coperta con risorse stanziate sul capitolo del Ministero dell'interno per il 2011, comparto che affronta in questa fase delicate e rilevanti problematiche nel settore della sicurezza. Ritiene pertanto che sarebbe preferibile se la proposta potesse trovare copertura a valere su altre risorse.

Enrico PIANETTA (PdL), in accoglimento di quanto proposto dal collega D'Amico, riformula la proposta emendativa 3778/III/Tab.A.2 provvedendo a coprire l'incremento di dotazione a favore del Ministero degli affari esteri per il 2011


Pag. 95

mediante tagli lineari in tabella C per il medesimo importo.

La Commissione approva quindi l'emendamento Pianetta 3778/III/Tab.A.2 come riformulato.

Stefano STEFANI, presidente, dichiara che, in assenza del presentatore dell'emendamento Di Biagio 3778/III/Tab.A.3, s'intende che vi abbia rinunciato.

Franco NARDUCCI (PD) illustra il suo emendamento 3778/III/Tab.C.1, di cui auspica l'approvazione, finalizzato a ripristinare i contributi a favore della Società Dante Alighieri. Richiamando un orientamento condiviso tra i gruppi ed emerso in occasione dell'audizione informale di rappresentanti di tale istituzione, svolta ieri, sottolinea che è quanto meno doveroso riportare gli stanziamenti al livello del 2009, anche a paragone di quanto avviene in altri Paesi rispetto ai soggetti preposti alla diffusione della propria cultura e lingua nel mondo.

Gianluca PINI (LNP) preannuncia l'astensione del suo gruppo sull'emendamento Narducci 3778/III/Tab.C.1.

Margherita BONIVER (PdL) sottoscrive l'emendamento Narducci 3778/III/Tab.C.1, ritirando gli emendamenti Malgieri 3778/III/Tab.C.1 e 3778/III/Tab.C.2, di cui è cofirmataria.

La Commissione approva quindi l'emendamento Narducci 3778/III/Tab.C.1.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che, in assenza del presentatore degli ordini del giorno Di Biagio 0/3778/III/1, 0/3779/III/1 e 0/3779/III/2, s'intende che vi abbia rinunciato. Procede quindi all'illustrazione della proposta di relazione favorevole con una condizione (vedi allegato 4).

Francesco TEMPESTINI (PD) presenta, anche a nome dei colleghi che l'hanno sottoscritta, una proposta di relazione di minoranza, di cui dà lettura (vedi allegato 5) e di cui auspica la condivisione da parte della Commissione.

Fabio EVANGELISTI (IdV) presenta a sua volta una proposta di relazione di minoranza (vedi allegato 6), di cui dà lettura e di cui auspica l'approvazione.

Marco ZACCHERA (PdL) dà atto alle proposte di relazioni di minoranza di avere colto talune questioni condivisibili, anche se ritiene che esse siano carenti quanto alla individuazione delle risorse cui attingere per coprire i diversi ambiti di impegno finanziario. Preannuncia quindi il voto favorevole sulla proposta di relazione illustrata dal presidente Stefani, di cui evidenzia la portata innovativa quanto al tema dell'Istituto per il Commercio Estero. A suo avviso, si tratta di un punto qualificante per il lavoro futuro della Commissione in quanto capace di produrre marginalità positive sulla rete diplomatico-consolare. Auspica inoltre che la Commissione dedichi particolare attenzione e impegno alla proposta di legge finalizzata alla tassazione delle transazioni speculative in quanto capace di produrre effetti positivi per il reintegro dei fondi per la cooperazione allo sviluppo e per la promozione del sistema Paese.

Stefano STEFANI, presidente, fa presente che sono state presentate diverse proposte di legge sulla questione della ristrutturazione dell'ICE, sulle quali auspica che ogni gruppo eserciti in modo responsabile il proprio ruolo.

La Commissione approva quindi la proposta di relazione favorevole con una condizione del relatore, risultando pertanto precluse le proposte alternative di relazione contraria. Nomina infine l'onorevole Antonione quale relatore di maggioranza, mentre gli onorevoli Tempestini ed Evangelisti, come da Regolamento, potranno intervenire ai lavori della Commissione Bilancio in qualità di presentatori di relazioni di minoranza.

La seduta termina alle 9.55.


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INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 27 ottobre 2010 - Presidenza del presidente Stefano STEFANI.

Sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'OMC.
(Esame del documento conclusivo e rinvio).

La seduta comincia alle 14.10.

Stefano STEFANI, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione. Ricorda quindi che lo scorso 31 luglio si è conclusa l'indagine conoscitiva in titolo per la quale è stata predisposta una proposta di documento conclusivo (vedi allegato 7). Invita i colleghi a far pervenire le loro osservazioni ed eventuali proposte di correzione ed integrazione. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.15.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

RISOLUZIONI

Mercoledì 27 ottobre 2010 - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 14.15.

7-00392 Di Biagio: Sul personale a contratto locale nella rete estera.
(Discussione e conclusione. - Approvazione della risoluzione n. 8-00094).

La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

Aldo DI BIAGIO (FLI) illustra la risoluzione in titolo, come da lui testé riformulata (vedi allegato 8), osservando che essa affronta una situazione paradossale relativa agli impiegati a contratto alla luce delle diversità di disciplina rispetto agli impiegati di ruolo. Su questo terreno è intervenuto il decreto-legge n.78 del 2010, il cui articolo 9 ha disposto il blocco del trattamento retributivo dei dipendenti pubblici per il prossimo triennio, ivi inclusi i dipendenti a contratto. Al riguardo ricorda che questa categoria di lavoratori è soggetta alla legge locale solo per quanto non previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 e comunque ad essa si applicano in ogni caso le norme più favorevoli al lavoratore. Gli aspetti di maggiore criticità vanno ricercati nel secondo comma dell'articolo 154 del succitato decreto in cui non è fatto obbligo alle rappresentanze diplomatiche di accertare, dandone comunicazione al Ministero degli affari esteri, dopo avere sentito le rappresentanze sindacali in sede, la compatibilità dei contratti di lavoro con le norme locali a carattere imperativo, assicurando in ogni caso che al lavoratore vengano applicate le norme locali più favorevoli in luogo delle disposizioni previste dal decreto.
Inoltre, in base ai dati disponibili, le sedi del Ministero degli affari esteri all'estero, in assenza di un preciso vincolo normativo, omettono di fatto detti adempimenti non aggiornando i documenti del personale in questione, fermi al 2001, e ostacolando in questo modo l'armonizzazione dei contratti di impiego con le norme imperative locali o con quelle ritenute più favorevoli.
A suo avviso, l'eventuale applicazione del citato articolo 9 a tutto il personale a contratto locale, desterebbe dubbi sotto il profilo della legittimità e costringerebbe i dipendenti a rivolgersi ai giudici locali. Alla rilevazione delle difformità giuridiche attualmente esistenti, verranno proposti localmente ricorsi a giudici stranieri che condanneranno l'Amministrazione a corrispondere quanto dovuto per legge agli impiegati. Occorre tenere presente - proprio


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in tempi di finanziaria - che i costi di questi contenziosi, che dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 103 si sono quintuplicati rispetto al passato, porranno l'Amministrazione degli affari esteri in serie difficoltà con gravi ripercussioni non soltanto per l'immagine e la credibilità del nostro Paese ma anche sulla tenuta dell'erario.
Ricorda infine che molti ambasciatori più volte sollecitati per l'invio dei dati richiesti per gli aumenti, non hanno di fatto ancora provveduto a farlo. Di contro sembrerebbero piuttosto rapidi nel sottoporre una rilevazione dei dati economici del Paese in cui esercitano con relativa comunicazione al Ministero degli affari esteri per ottenere sia per i diplomatici sia per il personale di ruolo gli aumenti dell'ISE (indennità servizio all'estero).
In virtù di quanto evidenziato, la risoluzione è finalizzata ad ottenere dal Governo un'iniziativa affinché siano assunte opportune misure normative utili ad escludere l'applicazione del citato articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010 ai citati lavoratori, nonché ad attivare tutte le procedure previste dalla legge per consentire gli adeguamenti retributivi del personale a contratto a legge locale, i cui stipendi sono fermi dal 2000.

Il sottosegretario Vincenzo SCOTTI sottolinea che il Ministero degli affari esteri attribuisce grande importanza al tema delle retribuzioni del proprio personale, nell'ottica della sua valorizzazione basata sul criterio meritocratico, compreso ovviamente il personale assunto all'estero con contratto regolato dalla legge locale. Come correttamente indicato nella risoluzione, il regime delle retribuzioni del personale a contratto è regolato da norme speciali e non dalle disposizioni applicabili al personale di ruolo. In particolare, l'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 - relativo all'ordinamento della Farnesina - prevede che la retribuzione del personale a contratto sia fissata tenuto conto delle condizioni del mercato locale, del costo della vita nel Paese di riferimento e del livello delle retribuzioni corrisposte dalle altre rappresentanze estere, in primis quelle dell'Unione europea. La normativa stabilisce, inoltre, che il livello delle retribuzioni per ciascuna sede sia suscettibile di revisione in caso di variazioni dei predetti termini di riferimento. Non contempla, invece, un obbligo generale di effettuare un adeguamento periodico o automatico delle retribuzioni per tutte le sedi. Meccanismi automatici di adeguamento possono essere recepiti nei contratti d'impiego solo se previsti espressamente dall'ordinamento locale.
Sottolinea che per assicurare che il livello degli stipendi dei contrattisti sia in linea con i parametri di riferimento, la Farnesina pone in essere una costante opera di monitoraggio in sinergia con le sedi all'estero. Sulla base di accurate istruttorie, il Ministero degli affari esteri ha così autorizzato negli ultimi due anni misure di adeguamento retributivo a favore di oltre 700 dipendenti a contratto in 50 Paesi.
Per il 2010, il Ministero degli affari esteri ha avviato l'iter volto ad autorizzare gli adeguamenti retributivi ritenuti necessari, trasmettendo la relativa documentazione ai competenti uffici del Ministero dell'economia e finanze e sottolineando la particolarità del regime contrattuale dei dipendenti in questione. Gli uffici di tale dicastero hanno tuttavia manifestato forti perplessità sulla praticabilità degli adeguamenti proposti, richiamando il blocco triennale degli stipendi introdotto dall'articolo 9 della recente manovra finanziaria.
Per dirimere il nodo giuridico, la Farnesina ha provveduto a richiedere le valutazioni dell'IGOP (Ispettorato Generale per gli Ordinamenti del Personale e l'Analisi dei costi del lavoro pubblico) della Ragioneria Generale dello Stato, nell'auspicio che si possa ottenere un via libera agli adeguamenti previsti.
Quanto al dispositivo della risoluzione presentata, esprime il parere favorevole del Governo.

Franco NARDUCCI (PD) sottoscrive la risoluzione in titolo, come riformulata, in


Pag. 98

considerazione del fatto che essa tratta un tema da lui già sollevato con un'interrogazione e sulla quale il Governo ha manifestato piena condivisione circa la fondatezza degli argomenti addotti.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la risoluzione n. 7-00392, come riformulata, che assume il n. 8-00094 (vedi allegato 8).

La seduta termina alle 14.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 14.50.

III Commissione - Mercoledì 27 ottobre 2010


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ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011) (C. 3778 Governo).

EMENDAMENTI
Art. 1.

Dopo il comma 7, aggiungere i seguenti:
7-bis
. All'articolo 1, comma 1324, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) le parole: «2009 e 2010» sono sostituite dalle seguenti: «2009, 2010 e 2011»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « La detrazione relativa all'anno 2011 non rileva ai fini della determinazione dell'acconto IRPEF per l'anno 2012».

7-ter. Agli oneri derivanti dalle disposizioni del comma 7-bis, pari a 6 milioni di euro per l'anno 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, previsto nella Tabella A, Fondo speciale di parte corrente.
3778/III/1.1.Di Biagio, Angeli.

Al comma 9, primo periodo, dopo le parole: allegata alla presente legge aggiungere le seguenti: , ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C, sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 148 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013».

Conseguentemente, alla Tabella C, Missione L'Italia in Europa e nel mondo, Programma Cooperazione allo sviluppo, voce Ministero degli affari esteri, Legge n. 7 del 1981 e legge n. 49 del 1987 - Stanziamenti aggiuntivi per l'aiuto pubblico a favore dei paesi in via di sviluppo (1.2.- Capp. 2150, 2152, 2153, 2160, 2161, 2162,2164, 2165, 2166, 2168, 2169, 2170; 2180, 2181, 2182, 2183, 2184, 2195), apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 148.000;
CS 148.000;
2012:
CP 148.000;
CS 148.000;
2013:
CP 148.000;
CS 148.000.
3778/III/1.2. Tempestini, Fassino, Maran, Barbi, Pistelli, Corsini, Barbi, Narducci, Mecacci.

Al comma 9, primo periodo, dopo le parole: allegata alla presente legge aggiungere le seguenti: , ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C, sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013.

Conseguentemente, alla Tabella C, Missione L'Italia in Europa e nel mondo, Programma Coordinamento dell'Amministrazione


Pag. 100

in ambito internazionale, voce Ministero degli affari esteri, Legge n. 549 del 1995: Misure di razionalizzazione della finanza pubblica: Art. 1, comma 43 (Contributi ad enti, istituti associazioni, fondazioni ed altri organismi (1.10 - cap. 1163), apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 2.000;
CS 2.000;
2012:
CP 2.000;
CS 2.000;
2013:
CP 2.000;
CS 2.000.
3778/III/1.3. Tempestini, Narducci, Porta, Barbi, Colombo, Corsini, Mecacci.
(Approvato)

TABELLA A

Alla Tabella A, voce Ministero degli Affari esteri, apportare la seguente variazione:
2011: 23.000.

Conseguentemente, alla Tabella C, Missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo voce Ministero per i beni e le attività culturali, Legge n. 163 del 1985, apportare la seguenti variazioni:
2011:
CP -23.000;
CS: -23.000
3778/III/Tab.A.1.Stefani, Pianetta, Tempestini.
(Approvato)

Alla Tabella A, voce Ministero degli affari esteri, apportare le seguenti variazioni:
2011: 2.000;
2012: 2.000;
2013: 2.000.

Conseguentemente alla medesima tabella, voce Ministero dell'Interno, apportare le seguenti variazioni:
2011: -2.000;

ed alla medesima tabella, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2012: -2.000;
2013: -2.000.
3778/III/Tab.A.2.Pianetta.

Alla Tabella A, voce Ministero degli affari esteri, apportare le seguenti variazioni:
2011: 2.000;
2012: 2.000;
2013: 2.000.

Conseguentemente, all'articolo 1, comma 9, primo periodo, dopo le parole: allegata alla presente legge aggiungere le seguenti: ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C, sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 2 milioni di euro per l'anno 2011.

Conseguentemente, alla Tabella A, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2012: -2.000;
2013: -2.000.
3778/III/Tab.A.2.(Riformulato) Pianetta.
(Approvato)


Pag. 101

Alla Tabella A, voce Ministero degli Affari Esteri, apportare le seguenti variazioni:
2011: 1.000;
2012: 1.000;
2013: 1.000.

Conseguentemente alla medesima tabella, voce Ministero dell'Interno apportare le seguenti variazioni:
2011: - 1.000;

ed alla medesima tabella, voce Ministero dell'economia e delle finanze, apportare le seguenti variazioni:
2012: - 1.000;
2013: - 1.000.
3778/III/Tab.A.3.Di Biagio, Angeli.

TABELLA C

Alla Tabella C, Missione Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei Ministri, Programma Presidenza del Consiglio dei Ministri, voce Ministero dell'economia e delle finanze: Decreto legislativo n. 303 del 1999: Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 11 della legge n. 59 del 1997 /21.3 - CAP 2115) apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP - 800;
CS - 800.
2012:
CP - 800;
CS - 800.
2013:
CP - 800;
CP - 800.

Conseguentemente, alla Tabella C, Missione L'Italia in Europa e nel mondo, Programma Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale, voce Ministero degli affari esteri, Legge n. 549 del 1995: misure di razionalizzazione della finanza pubblica: Art. 1, comma 43 (Contributi ad enti, istituti associazioni, fondazioni ed altri organismi (1.10 - cap. 1163), apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 800;
CS 800;
2012:
CP 800;
CS 800;
2013:
CP 800;
CS 800.
3778/III/Tab.C.1. Narducci, Tempestini, Porta, Barbi, Colombo, Corsini, Mecacci, Boniver.
(Approvato)

Alla Tabella C, Missione L'Italia in Europa e nel mondo, Programma Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale, voce Ministero degli affari esteri, legge n. 549 del 1995, Misure di razionalizzazione della finanza pubblica, articolo 1, comma 43, Contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 1.700;
CS 1.700.
2012:
CP 1.700;
CS 1.700.
2013:
CP 1.700;
CS 1.700.

Conseguentemente, alla medesima Tabella, Missione Istruzione universitaria, Programma Sistema universitario e formazione post universitaria, voce Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca,


Pag. 102

legge n. 243 del 1991, Università non statali legalmente riconosciute, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP -1.700;
CS -1.700.
2012:
CP -1.700;
CS -1.700.
2013:
CP - 1.700
CS -1.700.
3778/III/Tab.C.2. Malgieri, Di Biagio, De Angelis, Boniver.

Alla Tabella C, Missione L'Italia in Europa e nel mondo, Programma Coordinamento dell'Amministrazione in ambito internazionale, voce Ministero degli affari esteri, legge n. 549 del 1995, Misure di razionalizzazione della finanza pubblica, articolo 1, comma 43, Contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 700;
CS 700.
2012:
CP 700;
CS 700.
2013:
CP 700;
CS 700.

Conseguentemente, alla medesima Tabella, Missione Istruzione universitaria, Programma Sistema universitario e formazione post universitaria, voce Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca, legge n. 243 del 1991, Università non statali legalmente riconosciute, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP - 700;
CS - 700.
2012:
CP - 700;
CS - 700.
2013:
CP - 700;
CS - 700.
3778/III/Tab.C.3. Malgieri, Boniver, De Angelis.


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ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (C. 3779 Governo).

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.

EMENDAMENTI
Art. 6.

Dopo il comma 6 aggiungere il seguente:
6-bis. Il Ministero degli affari esteri è autorizzato ad assegnare, previa intesa con il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, con apposito decreto nell'ambito della missione «l'Italia in Europa e nel Mondo», programma «Fondi da assegnare», risorse destinate al finanziamento del programma MAE-CRUI, al fine di prevedere borse di studio destinate ai partecipanti vincitori».
3779/III/6.1.Di Biagio, Angeli.

Art. 17.

Al comma 3 dopo le parole provvidenze per l'editoria, aggiungere le seguenti: nonché quanto disposto dall'articolo 26 della medesima legge in materia di contributi per la stampa italiana all'estero». A tale finalità, all'articolo 10-sexies, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) alla lettera a) le parole: «limitatamente alle minoranze linguistiche» sono soppresse e dopo le parole: «legge 23 dicembre 200, n. 338,» sono aggiunte le seguenti: «all'articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modificazioni,»;
b) alla lettera d) le parole: «dall'articolo 3, comma 2-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive modificazioni, limitatamente ai quotidiani italiani editi e diffusi all'estero, dall'articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, nonché» sono soppresse.
3779/III/17.1.Di Biagio, Angeli.
(Inammissibile)

TABELLA 6

Allo stato di previsione del Ministero degli affari esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma Italiani nel mondo e politiche migratorie e sociali, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 6000;
CS 6000.
2012:
CP 6000;
CS 6000.
2013:
CP 6000;
CS 6000.

Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, programma Tutela delle belle arti, dell'architettura


Pag. 104

e dell'arte contemporanea, apportare le seguenti modificazioni:
2011:
CP: - 6000;
CS: - 6000.
2012:
CP - 6000;
CS - 6000;
2013:
CP - 6000;
CS - 6000.
3779/III/Tab.6.1.Di Biagio, Angeli.

Allo stato di previsione del Ministero degli affari esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma Italiani nel mondo e politiche migratorie e sociali apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 6000;
CS 6000.
2012:
CP 6000;
CS 6000.
2013:
CP 6000;
CS 6000.

Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero della salute, missione Tutela della salute, programma Sanità pubblica veterinaria, igiene e sicurezza degli alimenti, apportare le seguenti modificazioni:
2011:
CP: - 6000;
CS: - 6000.
2012:
CP - 6000;
CS - 6000.
2013:
CP - 6000;
CS - 6000.
3779/III/Tab.6.2.Di Biagio, Angeli.

Allo stato di previsione del Ministero degli affari esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma Italiani nel mondo e politiche migratorie apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 6000;
CS 6000.
2012:
CP 6000;
CS 6000.
2013:
CP 6000;
CS 6000.

Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo, apportare le seguenti modificazioni:
2011:
CP - 6000;
CS - 6000.
2012:
CP - 6000;
CS - 6000.
2013:
CP - 6000;
CS - 6000.
3779/III/Tab.6.3.Di Biagio Angeli.

Allo stato di previsione del Ministero degli affari esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma Italiani nel mondo e politiche migratorie, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 5000;
CS 5000.
2012:
CP 5000;
CS 5000.
2013:
CP 5000;
CS 000.


Pag. 105

Conseguentemente, allo stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali, missione Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, programma Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo, apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP - 5000;
CS - 5000.
2012:
CP - 5000;
CS - 5000.
2013:
CP - 5000;
CS - 5000.
3779/III/Tab.6.4.Di Biagio, Angeli.

Allo stato di previsione del Ministero degli Affari Esteri, missione L'Italia in Europa e nel mondo, programma Italiani nel mondo e politiche migratorie apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP 2000;
CS 2000.
2012:
CP 2000;
CS 2000.
2013:
CP 2000;
CS 2000.

Conseguentemente, alla Tabella C, missione Turismo, programma Sviluppo e competitività del turismo, voce Ministero dell'economia e delle finanze, legge n. 292 del 1990: Ordinamento dell'Ente Nazionale Italiano per il Turismo apportare le seguenti variazioni:
2011:
CP - 2000;
CS - 2000.
2012:
CP - 2000;
CS - 2000.
2013:
CP - 2000;
CS - 2000.
3779/III/Tab.6.5.Di Biagio, Angeli.
(Inammissibile)


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ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011) (C. 3778 Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (C. 3779 Governo).

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.

ORDINI DEL GIORNO

La Commissione III
premesso che:
già in occasione della discussione della legge finanziaria 2010 la relazione approvata dalla Commissione affari esteri della Camera, che ha analizzato in sede consultiva il provvedimento, ha sollecitato la necessità di rifinanziamento degli interventi a favore delle collettività italiane all'estero;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007), ha esteso le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, previste dall'articolo I, comma 1324, ai lavoratori ed alle lavoratrici residenti all'estero limitatamente agli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli stessi dimostrino che le persone alle quali tali detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al limite previsto dall'articolo 12, comma 2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel Paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari;
il citato limite temporale nella fruizione del suindicato diritto è stato ripreso dal Decreto 2 agosto 2007 n. 149, del Ministero dell'economia e delle finanze;
la legge 2/2009, la cosiddetta prima manovra anticrisi ha modificato le disposizioni della legge finanziaria 2007 disponendo all'articolo 6, la proroga al 2010 per le detrazioni fiscali per carichi di famiglia in favore dei soggetti non residenti;
al momento il suddetto diritto è riconosciuto in maniera limitata a quei cittadini italiani residenti all'estero che producono un reddito assoggettabile ad IRPEF in Italia, collocando questa categoria di lavoratori in una condizione di sostanziale disparità nei confronti dei residenti nel territorio nazionale;
il 20 febbraio il Governo ha accolto nell'ambito del provvedimento cosiddetto milleproroghe l' impegno ad estendere il diritto alla fruizione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero oltre l'anno 2010;
la richiesta di impegno formulata al Governo al fine di riconoscere ai lavoratori italiani residenti all'estero un diritto ed un sostegno meritorio e doveroso è stata accolta con favore dallo stesso Governo anche in occasione dell'esame della legge finanziaria 2009 e 2010, dell'A.C. 2561, dell'A.C 1386 e del A.C. 2714 c.d. correttivo anticrisi;
nell'ambito della discussione del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con Legge 30 luglio 2010, n. 122, il Governo si è impegnato a riconoscere con apposite disposizioni nell'ambito di provvedimenti


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affini per materia - da varare inderogabilmente entro il 2010 - il diritto alla fruizione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero oltre l'anno 2010.

impegna il Governo

a prevedere con apposito decreto, o nell'ambito di uno specifico provvedimento di natura finanziaria, il riconoscimento il diritto alla fruizione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero oltre l'anno 2010.
0/3778/III/1.Di Biagio, Angeli.

La Commissione III,
premesso che:
già in occasione dell'esame della legge finanziaria 2010, la presente commissione aveva evidenziato la scarsa percentuale dell'importo degli stanziamenti di competenza destinati al Ministero degli affari esteri;
rispetto alle previsione assestate per il 2010, gli stanziamenti di competenza iscritti nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri a legislazione vigente per il 2011 registrano una riduzione complessiva di 203,1 milioni di euro;
stando ai dati sanciti dal provvedimento in esame, le risorse previste dallo stato di previsione del Ministero degli affari esteri incidono sulle spese finali del bilancio dello Stato appena per il 0,4 per cento: un importo troppo esiguo per una corretta gestione delle finalità amministrative ed istituzionali del Dicastero;
soprattutto per quanto riguarda le risorse destinate al sostegno delle comunità italiane oltre confine, che rientrano sotto il profilo contabile nel Programma 4.8 «Italiani nel Mondo e Politiche migratorie», si registrano stanziamenti ridotti del 20 per cento rispetto ai medesimi capitoli del 2010;
in particolare, rispetto alle previsioni assestate per l'anno 2010 proprio del suindicato programma nell'ambito della missione Italia in Europa e nel Mondo, è stata registrata un decurtazione di circa 14 milioni di euro, confermando la tendenza di una graduale contrazione degli stanziamenti destinate ai suindicati capitoli;
un'ulteriore decurtazione delle risorse destinate alle nostre comunità all'estero rappresenta un duro colpo inferto al nostro sistema Paese e alla capacità dell'Italia di poter interagire in maniera corretta e fattiva a livello internazionale;
la contrazione degli stanziamenti suindicata, prevista per il prossimo triennio è stata definita malgrado gli impegni accolti dal Governo con gli innumerevoli ordini del giorno presentati a latere di tutti i provvedimenti di natura finanziaria. Una molteplicità di impegni a prevedere un incremento delle risorse ed una rettifica delle disposizioni finanziarie previste:

impegna il Governo

a riassegnare con apposito decreto, o nell'ambito di uno specifico provvedimento di natura finanziaria, l'ammontare completo degli stanziamenti decurtati - dal presente provvedimento - al Programma 4.8 della tabella 6 recante lo Stato di Previsione del Ministero degli affari esteri.
0/3779/III/1.Di Biagio, Angeli.

La Commissione III,
premesso che:
il provvedimento in esame reca una contrazione degli stanziamenti riconosciuti alla cooperazione allo sviluppo dal nostro paese, comportando un riassorbimento pari al 45 per cento dei fondi rispetto alle già esigue risorse previste per il 2010;
tale orientamento è stato tratteggiato malgrado le rassicurazioni fornite dai rappresentanti del Governo, gli ordini del giorno accolti dal Governo a latere di


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discussioni di provvedimenti in questi ultimi mesi nonché gli impegni contratti a livello internazionale;
in particolare, nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri, i 18 capitoli della «cooperazione a dono» hanno registrato, rispetto alla legge finanziaria 2010, una riduzione di 147,8 milioni, passando dai 326,9 milioni del 2010 ai 179,1 previsti per il 2011;
su tale versante le recenti osservazioni del referente di Governo, intervenuto in questa Commissione, hanno confermato la natura critica di tale trend, avvalorando il fatto che queste rimodulazioni finanziarie non appaiono congrue rispetto al carattere di investimento strategico che queste risorse rappresentano nelle dinamiche di supporto alla promozione del sistema Paese nel mondo;
in occasione dell'Assemblea generale dell'ONU sono state messe in evidenza le conseguenze dei potenziali riscontri negativi per l'Italia che eventuali ritardi nel corrispondere le somme per le quali si sono assunti degli impegni a livello internazionale, potrebbero comportare;
la contrazione delle risorse per questo programma nell'ambito del Ministero degli affari esteri lascia emergere le difficoltà del nostro Paese nel definire una visione complessiva oltre che strategica del suo posizionamento nelle dinamiche globali, poiché questa voce di bilancio rappresenta un riferimento indifferibile della nostra politica estera oltre che un non trascurabile investimento lungimirante del nostro sistema economico:

impegna il Governo

a riassegnare con apposito decreto, o nell'ambito di uno specifico provvedimento di natura finanziaria, l'ammontare completo degli stanziamenti decurtati - dal presente provvedimento - alla Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri.
0/3779/III/2.Di Biagio, Angeli.


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ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011) (C. 3778 Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (C. 3779 Governo).

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità per il 2011) e il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
esaminata la Tabella n. 6, recante lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
osservato che le crescenti decurtazioni di risorse apportate all'Amministrazione degli affari esteri - che portano allo 0,4 per cento l'incidenza dei relativi stanziamenti sul bilancio finale dello Stato - non valorizzano adeguatamente il Paese quale protagonista dello scenario politico internazionale né sostengono in modo coerente la promozione del sistema Paese quale elemento strategico anche ai fini del pieno superamento della crisi economica;
valutata, in particolare, l'incongruità degli stanziamenti allocati nella Tabella A per il 2011 ai fini della copertura finanziaria dei provvedimenti di ratifica di accordi internazionali già siglati, anche alla luce di quanto previsto per lo stesso anno dalla manovra per il 2010;
sottolineata la necessità di assumere chiari orientamenti relativamente al settore della cooperazione allo sviluppo, alla luce degli interventi di riduzione più che proporzionale delle risorse, e di assumere iniziative di riforma ai fini di una politica di ristrutturazione del modello attuale di promozione del sistema Paese, anche attraverso una riconsiderazione del ruolo attualmente svolto dall'ICE, da trasferire in seno all'Amministrazione degli affari esteri;
segnalata in tale prospettiva la necessità di collocare nel quadro degli interventi di rilancio strategico del nostro Paese anche le attività di sostegno delle comunità degli italiani all'estero e di promozione della cultura e della lingua italiana nel mondo, invertendo il trend negativo di stanziamenti;
espressa, infine, la necessità di incrementare gli stanziamenti per provvedere ai necessari interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare all'estero;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con la seguente condizione:
alla Tabella A, voce Ministero degli affari esteri, incrementare gli accantonamenti previsti per il 2011, pari a 7.492 milioni di euro, alla cifra prevista per il 2012.


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ALLEGATO 5

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011). (C. 3778 Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (C. 3779 Governo).

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.

RELAZIONE DI MINORANZA DEI DEPUTATI TEMPESTINI, FASSINO, MARAN, PISTELLI, BARBI, NARDUCCI, PORTA, LOSACCO, CORSINI

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità per il 2011) e il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
esaminata la Tabella n. 6, recante lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
premesso che:
il disegno di legge di stabilità è stato formalmente predisposto sulla base della nuova disciplina introdotta dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha riformato le procedure di finanza pubblica e ha delineato una nuova configurazione del ciclo della programmazione e degli strumenti di bilancio;
dopo la trasmissione in gravissimo ritardo dello schema di decisione di finanza pubblica e senza aver aspettato l'approvazione della risoluzione da parte di un ramo del Parlamento, il Governo ha presentato un disegno di legge sostanzialmente tabellare e di contenuto assai ristretto che non produce effetti sui saldi di finanza pubblica poiché, come si evince nella relazione introduttiva, la manovra per il triennio 2011 - 2013 è stata effettuata con il decreto-legge n. 78 del 2010;
nel metodo ciò costituisce la riproposizione di uno schema consolidato: una manovra per decreto, l'abbandono di qualunque logica programmatoria, lo svuotamento della sessione di bilancio e delle sue regole e, per questa via, l'impossibilità per il Parlamento di discutere e di esercitare il suo ruolo di indirizzo sulla politica economica;
nel merito, le misure contenute nel decreto-legge, che hanno determinato una correzione dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi per il 2011 e 25 miliardi per gli anni 2012 e 2013, sono riconducibili prevalentemente (67 per cento) a tagli di spesa nel settore delle Amministrazioni centrali regionali e locali, nel pubblico impiego e in materia previdenziale;
è necessario sottolineare che sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni pubbliche e sulla effettiva realizzabilità dei risparmi attesi si riflette l'inadeguatezza di tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di


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pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalità della Pubblica Amministrazione e dei servizi ai cittadini;
si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;
poiché nel prossimo biennio sull'attività economica dovrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionarietà del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013, senza cui sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, appare fin troppo ottimistica;
il Governo sembra non considerare che il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali, a partire da quella del fisco, che accrescano la produttività e la competitività del nostro Paese;
pur non avendo indicato nella decisione di finanza pubblica alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto-legge riducendo così al minimo il ruolo, il dibattito e la capacità di intervento del Parlamento;
e per i profili di propria competenza, premesso che:
l'incidenza del bilancio del Ministero degli affari esteri sul bilancio complessivo dello Stato continua ad essere, al pari dello scorso anno, pari al solo 0,4 per cento, confermando la scarsa incidenza di questo Ministero e l'inadeguato investimento sulla proiezione internazionale dell'Italia;
la percentuale dello 0,4 per cento, peraltro, rimane invariata solamente a causa della generale riduzione complessiva del bilancio statale, pari ad una riduzione di 7 miliardi, registrandosi per il Ministero degli affari esteri una riduzione di risorse in termini nominali pari a 203 milioni rispetto al bilancio assestato del 2010;
gravissima e preoccupante è stata l'ulteriore contrazione dei fondi destinati in Tabella C alla legge n. 49 del 1987, per la quale rispetto alla legge finanziaria del 2010, si registra un decremento di 147,8 milioni di euro con uno stanziamento pari a soli 179 milioni di euro per l'anno 2011 - che al netto di impegni pregressi e spese di gestione, scende al di sotto dei 100 milioni. L'attuale legge di stabilità sancisce di fatto la quasi impossibilità di finanziare nuovi progetti di sviluppo e decreta la fine della cooperazione allo sviluppo italiana;
nonostante nel mese di giugno fosse stato accolto dal Governo un ordine del giorno, con il quale si impegnava a preservare la cooperazione da ulteriori tagli futuri che rischiavano di comprometterne definitivamente l'esistenza, con la legge di stabilità ora all'esame della commissione gli stanziamenti a favore della legge n. 49 del 1987 giungono a livelli così bassi - valutati in termini nominali - mai raggiunti in precedenza, neppure negli anni dei grandi sacrifici sostenuti dall'Italia per entrare nell'euro;
la legge di stabilità attualmente all'esame conferma inoltre lo squilibrio già presente da anni tra le risorse destinate a favore della cooperazione bilaterale - nettamente minoritarie - e quelle destinate al canale multilaterale, comprensivo di finanziamenti destinati in favore di iniziative comunitarie, contributi obbligatori ad organizzazioni internazionali delle quali l'Italia fa parte e finanziamenti a favore di banche e fondi di sviluppo, senza alcuna correzione del trend;
anche per quanto riguarda il Programma «Italiani nel mondo e politiche migratorie» si registra un decremento di 14 milioni di euro, rispetto al bilancio dello scorso anno, con uno stanziamento pari a soli 59,216 milioni di euro per


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l'anno 2011 e un dimezzamento delle risorse complessivamente destinate a questo settore nell'ultimo triennio;
altrettanto grave e preoccupante è il taglio apportato ai contributi erogati dal Ministero degli Affari esteri alla Società Dante Alighieri, che per l'anno in corso sono pari quasi al 53,5 per cento del complessivo bilancio della Società medesima, e che rischiano di compromettere il funzionamento di questo istituto, che costituisce uno dei fiori all'occhiello nella promozione della lingua italiana nel mondo;
nella relazione tecnica, nella parte degli accantonamenti previsti nella Tabella A per il Ministero degli affari esteri, si fa riferimento ad accantonamenti in favore della futura ratifica di un accordo di cooperazione in materia doganale con la Bielorussia, mentre non vengono minimamente menzionate due possibili ratifiche - per le quali vi sono progetti di legge giacenti in Parlamento - ossia il Trattato di Oslo, in materia di cluster bombs, e l'approvazione della legge sulla stabilizzazione del versamento della quota annuale al Fondo globale per la malaria, la tubercolosi, l'AIDS e le altre pandemie, che ne consentirebbe il finanziamento attraverso la Tabella C;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO


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ALLEGATO 6

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011). (C. 3778 Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013. (C. 3779 Governo).

Tabella n. 6: Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.

RELAZIONE DI MINORANZA DEL DEPUTATO EVANGELISTI

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità per il 2011) e il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
esaminata la Tabella n. 6, recante lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;
premesso che:
il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;
la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n.196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;
il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;
gli interventi ammontano a circa 1000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;
la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli», soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;
la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;
l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;


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Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e secondo le recentissime stime elaborate dal suo Centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà a essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;
è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri paesi avanzati» quella descritta dal Rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;
l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;
il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;
il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;
considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione, vanno rilevate alcune, pesanti criticità, evidenziate tra l'altro anche dal relatore e dal rappresentante del Governo, e cioè l'incidenza dell'importo destinato al Ministero degli affari esteri sul totale delle spese finali del bilancio dello Stato è ormai giunto allo 0,4 per cento, una percentuale assai esigua, inaccettabile, che pone a serio rischio la credibilità e dignità dell'Italia nel contesto e nelle relazioni internazionali;
gli stanziamenti di competenza iscritti nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri a legislazione vigente per il 2011 fanno registrare, rispetto alle previsioni assestate per il 2010, una diminuzione complessiva di 203,1 milioni di euro, risultante da un decremento di 200,2 milioni di euro nella parte corrente, e di 2,9 milioni di euro nel conto capitale;
per quanto riguarda le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo si deve registrare purtroppo un'altra forte, non congrua e incoerente riduzione degli stanziamenti. In particolare, nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri, i 18 capitoli della «cooperazione a dono» hanno registrato, rispetto alla legge finanziaria 2010, una riduzione di 147,8 milioni, assestandosi a 179 milioni previsti per il 2011 e i successivi anni del triennio, malgrado le rassicurazioni del Governo e gli impegni internazionali assunti;
i tagli al Programma Italiani nel mondo ammontano al 20 per cento con un decremento di 14 milioni, risultando così più che dimezzati nell'ultimo triennio, con l'aggravante che non sono previste risorse aggiuntive per il rinnovo degli organi dei Comites, procrastinato con una forzatura lo scorso anno a seguito della presentazione di un ordine del giorno in tal senso;


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le risorse previste dalla Tabella A risultano inadeguate per la copertura finanziaria relativa alla ratifica di trattati e accordi internazionali già siglati;
le risorse previste, invece, dalla Tabella B evidenziano l'inadeguatezza degli stanziamenti per garantire la realizzazione dei necessari interventi di manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio all'estero;
ancor più critica e incomprensibile appare l'insussistenza di stanziamenti per le missioni internazionali, attualmente allocate al capitolo 3004 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per quello che appare un beffardo impegno di spesa di soli 4,3 milioni di euro;
lo stanziamento risibile di 50 milioni collegato agli impegni relativi al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio fa il paio, in termini di caduta di immagine del nostro Paese nel consesso mondiale, con il costante ritardo nel versamento delle quote a noi spettanti per il finanziamento di organismi internazionali come la Banca mondiale, per esempio;
in ragione di quanto su esposto,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO


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ALLEGATO 7

Indagine conoscitiva sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'OMC.

PROPOSTA DI DOCUMENTO CONCLUSIVO
Proposta di documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'OMC.

Tutti coloro che vanno alla fiera sanno che questa non potrebbe aver luogo se, oltre ai banchi dei venditori i quali vantano a gran voce la bontà della loro merce, ed oltre alla folla dei compratori che ammira la bella voce, ma prima vuole prendere in mano le scarpe per vedere se sono di cuoio o di cartone, non ci fosse qualcos'altro: il cappello a due punte della coppia dei carabinieri che si vede passare sulla piazza, la divisa della guardia municipale che fa tacere due che si sono presi a male parole, il palazzo del municipio, con il segretario ed il sindaco, la pretura e la conciliatura, il notaio che redige i contratti, l'avvocato a cui si ricorre quando si crede di essere a torto imbrogliati in un contratto, il parroco il quale ricorda i doveri del buon cristiano, doveri che non bisogna dimenticare nemmeno sulla fiera
(Luigi Einaudi, Lezioni di politica sociale)

L'indagine conoscitiva deliberata dall'Ufficio di presidenza della III Commissione della Camera dei deputati il 30 settembre 2008 ha inteso acquisire elementi di informazione sul funzionamento dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e sulle sue proposte di riforma, a fronte dello stallo negoziale dell'agenda di Doha.
La proposta di avviare una disamina complessiva di tale problematica ha tratto spunto dalle risultanze emerse nella sessione annuale della Conferenza parlamentare sull'OMC, svoltasi l'11-12 settembre 2008, a Ginevra, organizzata congiuntamente dall'Unione interparlamentare e dal Parlamento europeo, alla quale ha preso parte, in rappresentanza della Camera, il presidente Stefani.
L'iniziativa - che cadeva in un momento nevralgico delle negoziazioni del Doha Round - si è conclusa con l'approvazione di un documento che riafferma l'impegno dei parlamentari a rafforzare la dimensione parlamentare dell'OMC, nella prospettiva di aumentare la trasparenza dei processi negoziali promosso in seno all'organizzazione. Contestualmente il documento invitava i Parlamenti nazionali di potenziare l'azione di indirizzo e di controllo dell'azione di governo nel settore della politica commerciale e di promuovere una maggiore equità nella liberalizzazione degli scambi.
La Conferenza ha altresì adottato in quella sede un «Codice di condotta» delle relazioni Governo-Parlamenti sulle questioni commerciali internazionali che contiene una serie di stimolanti indicazioni operative di cui si è tenuto conto nell'articolazione dell'indagine conoscitiva e nelle formulazione di alcune linee propositive, poste alla fine di questo documento.
La Comunità internazionale si trova oggi in una situazione caratterizzata da complessità e fluidità. Lo è sia dal punto di vista politico, dove l'aspettativa che alla fine della Guerra Fredda avremmo rapidamente raccolto i peace dividends è stata


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messa in crisi dall'insorgere di fattori di insicurezza. Ma lo è anche dal punto di vista economico, poiché è finita l'illusione che una globalizzazione deregolamentata sia in grado di consegnare il benessere automaticamente, sempre e ovunque.
È quindi importante valutare la questione, che è in primo luogo d'ordine politico-internazionale, della definizione una nuova governance su varie filiere, tra loro interrelate, nel campo economico: la ricerca di meccanismi aggiornati di vigilanza sui mercati finanziari per garantirne la stabilità ed una efficienza duratura; la tutela della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione; infine, l'esigenza di conseguire nuove regole commerciali nei vari settori primario, secondario e terziario, a beneficio dei Paesi avanzati, dei Paesi emergenti e dei Paesi che sono ancora oggi fuori dai circuiti economici internazionali.
L'indagine si è articolata in cinque sedute, tenute dalla Commissione fra il settembre 2008 ed il luglio 2010, durante le quali sono stati ascoltati il direttore generale per la cooperazione economica e finanziaria multilaterale del Ministero degli Affari esteri, Giandomenico Magliano (26 novembre 2008), il presidente dell'ICE, Umberto Vattani (9 dicembre 2008), il rappresentante permanente italiano presso le Organizzazioni internazionali a Ginevra, Giovanni Caracciolo di Vietri (21 gennaio 2009), il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Adolfo Urso (19 febbraio 2009), ed il vice direttore generale della Direzione generale per il commercio della Commissione europea, Péter Balás (7 luglio 2010).

Il fallimento del Doha Round

Il negoziato commerciale multilaterale nell'ambito dell'OMC venne lanciato a Doha (Qatar) alla fine del 2001, dopo il fallimento del vertice di Seattle, avvenuto anche sulla base delle manifestazioni che lì si manifestarono, all'indomani della tragedia delle «torri gemelle», in un clima «volontaristico» di ripresa dell'attività internazionale e alla ricerca di una rinnovata «solidarietà» anche in campo commerciale e di lotta alle spinte protezionistiche.
L'Agenda concordata era molto ambiziosa e poneva particolare attenzione alle esigenze dei Paesi in sviluppo, tanto che il negoziato fu da allora conosciuto come l'Agenda di Doha per lo sviluppo.
I temi negoziali all'ordine del giorno riguardavano l'agricoltura (smantellamento delle sovvenzioni all'export, riduzione sostanziale del sostegno interno e apertura dei mercati, incluso quello europeo), i NAMA o prodotti industriali (riduzione delle tariffe e delle misure non tariffarie), i servizi, la facilitazione degli scambi, nonché alcuni temi nuovi (i cosiddetti «temi di Singapore», investimenti, concorrenza, appalti pubblici), successivamente usciti dal negoziato - durante, purtroppo, il vertice di Hong Kong del dicembre 2005 - per l'opposizione dei Paesi in via di sviluppo. Di particolare interesse italiano, erano state inserite le indicazioni geografiche, e fu considerato un successo per le aspettative e le prospettive del nostro Paese.
Spentosi progressivamente lo «spirito di Doha», emerse rapidamente la complessità del negoziato, il cui punto nodale era costituito dall'agricoltura, come nella maggior tradizione dei passati negoziati GATT: le discussioni si concentrarono così su questo tema, al quale fu affiancato quello dell'accesso al mercato di prodotti industriali, nel tentativo di riequilibrare il livello delle concessioni.
Il Round ha conosciuto un nuovo momento di crisi nella riunione ministeriale del luglio 2008 a Ginevra, proprio quando si pensava si fosse giunti ad un punto di svolta, che avrebbe consentito di procedere speditamente verso la conclusione e anticipare gli effetti della recessione economica internazionale.
Il confronto sull'agricoltura, in particolare, ha finito per condizionare ancora una volta negativamente l'esito complessivo del negoziato. Ma aperti contrasti si sono manifestati anche sulle altre aree tematiche più importanti del confronto,


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ovvero l'abbassamento delle tariffe sui prodotti industriali e le liberalizzazioni dei servizi. Gli Stati Uniti, da un lato, non hanno concesso sufficienti riduzioni sul fronte del sostegno interno in campo agricolo; l'Unione europea, dall'altro, è apparsa più che mai divisa e su una posizione troppo difensiva sul tema dell'accesso al mercato per i prodotti agricoli; e i paesi del G-20 non hanno voluto offrire più di tanto in termini di accesso al mercato dei prodotti industriali e dei servizi.
Per quanto riguarda i prodotti industriali, l'Italia avrebbe conseguito vantaggi dalla grande apertura dei propri prodotti nei mercati dei Paesi OCSE, i più ricchi ed avanzati, e da una riduzione sensibile del livello dei dazi consolidati nei Paesi emergenti e degli ostacoli non tariffari, molto importanti per le piccole e medie imprese. Alcuni Paesi emergenti, ma anche il Giappone con le calzature, stanno cercando di porre ostacoli non tariffari, quali quelli doganali o certificazioni di qualità.
Le difficoltà intrinseche del quadro negoziale giustificano parzialmente le difficoltà commerciali degli ultimi anni. Dai primi round negoziali che vedevano coinvolte poche decine di Paesi si è passati oggi ad un'organizzazione di 153 membri, portatori di diversi interessi, e una ventina di aree tematiche negoziali. Le trattative diventano, quindi, molto complesse soprattutto a fronte della volontà della Russia di aderire all'OMC e della membership già consolidata della Cina.
Ma la tornata negoziale è fallita per cause più profonde che si sono manifestate pesantemente ed a più riprese in questi anni. In questo senso, le forti difficoltà sperimentate dal Doha Round non possono essere considerati quali incidenti di percorso, a cui porre riparo con qualche accorgimento ad hoc.
Alla radice di queste difficoltà vi è una ragione di fondo: il venir meno in questi ultimi anni dei rapporti di forza e degli equilibri negoziali che avevano assicurato il successo di tutti i precedenti round commerciali, svoltisi in sede GATT prima ed OMC poi. Quel modello negoziale prevedeva un accordo tra Stati Uniti e Unione europea, da estendere poi al resto dei paesi: un duopolio che ha cominciato a non funzionare più in occasione della conferenza di Seattle ed è clamorosamente fallito a Cancun.

Le ragioni del multilateralismo del bilateralismo in un'epoca di recessione globale

Una ricerca dell'Università del Michigan ha rilevato che se le barriere attuali nel settore primario, secondario e terziario si riducessero di un terzo, ci sarebbe un aumento della ricchezza mondiale pari a 574 miliardi di dollari. Altri studi presentano risultati più modesti o più ottimistici in un range che va da 84 a 287 miliardi annui a partire dal 2015, altri ancora indicano un aumento di ricchezza fino a 3 mila miliardi di dollari annui.
Il problema commerciale è il primo e più antico dei problemi della governance economica mondiale. La consapevolezza ed il consenso sui benefici della massima libertà commerciale sono molto diffusi. Questa consapevolezza e questo consenso fanno tesoro di tante esperienze dei costi del protezionismo e delle guerre commerciali e si basano anche sul fatto che protezioni e sussidi piuttosto efficaci si possono introdurre facilmente e altrettanto facilmente possono essere restituiti scatenando battaglie dove tutti finiscono per perdere.
Non vi è dubbio che la soluzione multilaterale rimanga cruciale per governare le relazioni commerciali internazionali. Le motivazioni alla base del negoziato multilaterale sono di tipo squisitamente «politico»: in un confronto negoziale complessivo è più facile effettuare scambi e reciproche concessioni e, al crescere del numero dei settori negoziali e degli «scambi» intersettoriali, aumenta la possibilità che il gioco alla fine diventi a «somma positiva».
La crisi economico-finanziaria di questi anni ha indotto molti Paesi ad adottare misure che potrebbero, alla lunga, avviare una involuzione protezionistica su scala più ampia.


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La tendenza è emersa già prima del pieno manifestarsi della crisi. Una prima condizione che ha spinto in questa direzione è stata la temporanea scarsità di prodotti agricoli nel 2007, perdurata per la prima metà del 2008, che ha portato alcuni produttori a introdurre misure restrittive relative all'export.
È possibile notare una serie di fattori specifici che caratterizza le misure messe in atto. Si è parlato infatti di murky protectionism, o «protezionismo strisciante». Questo perché non sono state introdotte, a parte qualche rara eccezione, misure in violazione egli accordi presi in sede multilaterale con l'OMC, ma è stata più volte ventilata la possibilità di ricorrere ad alcune misure «legittime».
L'Italia, essendo un Paese importatore di materie prime ed esportatore di prodotti finiti, quindi Paese trasformatore, ed essendo uno dei più grandi Stati esportatori al mondo, ha necessità, come e più degli altri, di contrastare questo tipo di spinte. Importando materie prime, ha bisogno che esse costino il meno possibile; esportando prodotti finiti, ha bisogno che essi trovino liberamente i mercati mondiali e al miglior prezzo. Abbiamo quindi, più di altri, la necessità che il mondo non alzi barriere e protezioni e non ostacoli i commerci.
Sembra comunque prevedibile che, una volta usciti dalla grave crisi in corso, l'integrazione tra le principali economie e il processo di globalizzazione, sospinti dai processi di frammentazione produttiva, continuino nei prossimi anni.
È quindi ipotizzabile una crescita del bilateralismo e degli accordi commerciali preferenziali tra paesi, che già nel corso di questi ultimi anni hanno fatto registrare una forte accelerazione. In pochi anni il numero di tali accordi è cresciuto in modo spettacolare, divenendo uno strumento largamente utilizzato dalla quasi totalità dei paesi membri dell'OMC.
Anche i paesi dell'Asia, rimasti per decenni al margine delle iniziative regionali, hanno cominciato a promuovere con intensità crescente accordi commerciali bilaterali e plurilaterali. La Cina è stato il paese più attivo e le iniziative cinesi con i paesi membri dell'Associazione delle nazioni dell'Asia sud-orientale (ASEAN) e l'India hanno spinto prima il Giappone, poi la Corea del Sud e la maggior parte dei paesi asiatici ad adottare strategie simili e in parte concorrenti.
Va inoltre considerato che, al di là delle classiche barriere tariffarie, i governi possono mettere in atto oggi discriminazioni nei confronti dei prodotti importati utilizzando misure domestiche di vario genere, giustificabili in nome della tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza dei propri cittadini, e quindi in forme del tutto compatibili con gli standard fissati a Ginevra.
A ciò si aggiunga che l'Europa e l'Italia sono tra le aree e paesi più avanzati quelli che rischiano di più da un arretramento o riduzione del grado di apertura e integrazione economica internazionale. Serve, dunque, una difesa e un rilancio del sistema di regole commerciali, attraverso un rinnovato impegno dei governi europei a favore del regime commerciale multilaterale.
Assicurare il buon funzionamento del regime commerciale nella sua nuova veste multipolare è comunque tutt'altro che facile. Richiede revisioni profonde, vere e proprie riforme, dei meccanismi e delle regole negoziali multilaterali. È un problema di governance globale assai complesso che andrebbe affrontato, indipendentemente dall'esito del Doha Round, per evitare che l'OMC si trasformi in un'organizzazione sempre più paralizzata nella sua capacità di decisione e sempre più marginale, come già accaduto ad altre organizzazioni simili in passato.

L'assetto attuale e le ipotesi di riforma dell'OMC

Anche i più duri critici del processo di globalizzazione riconoscono che, benché non propriamente efficace, quella dell'OMC è certamente un'esperienza avanzata del multilateralismo operativo. La prima ragione è la sua articolazione strutturale,


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che regge su tre componenti distinte: una componente di dibattito intergovernativo, una componente di controllo del rispetto delle regole vigenti e, quel che più conta, una componente sanzionatoria, anche questa ancora molto imperfetta, ma certamente esistente, che fa la differenza rispetto ad altre grandi agenzie multilaterali, in particolare delle Nazioni Unite.
L'autentico acquis dell'OMC, fino ad oggi, sembra risiedere proprio nell'avere definito una cornice di organizzazione, non un semplice trattato con i suoi seguiti, nella quale esiste un sistema giuridico sui generis e la possibilità di assicurarne la piena osservanza.
Nondimeno, al di là della mera dimensione giuridico-internazionale, l'OMC è veramente globale sotto il profilo della partecipazione: in questo senso rappresenta un presidio prezioso del multilateralismo, in un mondo che rischia la frammentazione e lo scontro tra blocchi e potenze economiche nonostante la globalizzazione dell'economia produttiva (la filiera internazionale dei prodotti non solo nell'ambito delle multinazionali) e dei mercati di capitali.
L'articolazione strutturale dell'Organizzazione attuale è erede, sin dal 1o gennaio 1995, del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), del 1947, evoluto in un vero e proprio sistema intergovernativo.
Le decisioni vengono prese dagli Stati membri che sostanziano in maniera articolata ed a vari livelli una sorta di corpo legislativo che è chiamato poi, nell'ambito dei vari cicli negoziali, a prendere decisioni per la formazione delle nuove regole degli scambi mondiali.
L'Accordo di Marrakech del 1994 ha prodotto un vero e proprio salto qualitativo: il complesso degli accordi dell'Uruguay Round ha comportato un ampliamento notevole del campo di applicazione delle normative concordate. Tale ampliamento era necessitato dall'espansione negli ultimi venti anni del commercio internazionale per settori e per modalità. La facilità dei trasporti, la fornitura a distanza di molti servizi (ad esempio finanziari, professionali), lo sviluppo delle telecomunicazioni, di internet e la nascita del commercio elettronico avevano infatti reso obsolete molte delle vecchie regole.
Sulla base di questo corpus iuris, la struttura dell'OMC si articola su quattro livelli: quello generale della Conferenza ministeriale che dovrebbe riunirsi ogni due anni, ma che già da tre anni non si riunisce, per cui uno degli obiettivi di Lamy è quello di avere una Conferenza Ministeriale tra la primavera e l'estate; quello del Consiglio generale, sotto la Conferenza ministeriale; quello dei Consigli per le materie che ho prima citato (GATT, GATS e TRIPS); quello dei comitati specifici, che costituiscono la struttura sottostante al Consiglio generale. Vi è infine, una struttura (TNC) per così dire, parallela, creata per promuovere l'avvio e la gestione dei nuovi round, in questo caso, ad esempio, del Doha Round.
Il processo decisionale dell'OMC è basato sulla regole del consensus, molto complicato da gestire ma nondimeno fonte di grandi garanzie. Infatti, sulla base del principio introdotto nel Doha Round del single undertaking - ossia, nessun accordo si raggiunge se non sono raggiunti contemporaneamente accordi in tutti i settori oggetto di negoziato - il principio del consensus, se da un lato complica il raggiungimento di una intesa generale, dall'altro permette, essendo il voto riservato a ciascun Paese membro (nel caso dell'Unione europea a tutti i 27 Paesi membri, ma non si è mai praticato il voto), di mantenere un legittimo margine di manovra dato dalla possibilità di opporre il diritto di veto.
Su questo si innesca un meccanismo che spesso è stato criticato, quello del procedere secondo formati decisionali ristretti (le cosiddette Green Room) composti secondo specifici equilibri geografici destinati a facilitare la via verso la formazione del consenso proprio perché si assottiglia il numero di coloro che concorrono alla decisione; questo è l'aspetto positivo. L'aspetto negativo di questi formati di lavoro è di isolare naturalmente


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certi attori diciamo minori che certamente contestano la democraticità di tale modus operandi.
Un punto problematico è rappresentato dalle condotti di alcuni dei player principali, India e Cina per esempio, che agiscono con modalità e finalità (anche geopolitiche) diverse. In questo quadro si va innescando un altro degli aspetti, ovvero la richiamata proliferazione di accordi regionali e bilaterali che, seppur rappresentando una via più semplice da seguire, tendono a favorire solo le parti in contatto tra di loro e che, al tempo stesso, rischiano di compromettere gli interessi principali di Paesi in via di sviluppo.
Le strategie da perseguire a più lungo termine per un rilancio e rafforzamento dell'OMC sono le più varie e comprese tra due estremi: da un lato, ci sono quelli che vogliono delimitare il ruolo dell'organizzazione di Ginevra perché resti un foro intergovernativo e torni ad occuparsi dei temi commerciali più tradizionali, ovvero le barriere tariffarie; dall'altro quelli che chiedono l'estensione dell'agenda dell'OMC, sino ad includere i nuovi temi del commercio, anche quelli di «seconda generazione» (investimenti, concorrenza, politiche per l'ambiente e per il lavoro), e spingono per l'adozione di procedure più trasparenti, meccanismi di coinvolgimento del settore privato e delle organizzazioni non governative (Ong).
Nel rinnovare le sue regole il sistema commerciale multilaterale si troverà a dover fronteggiare una sfida che taglia trasversalmente la rete di accordi e negoziati ed è la ricerca di soluzioni efficaci alla cosiddetta «dimensione dello sviluppo»che riguarda i Paesi in via di sviluppo, membri dell'OMC.
Gli Stati che aderiscono all'OMC si trovano infatti a diversi stadi di sviluppo: conseguentemente, va ricercato un difficile equilibrio tra l'universalità degli impegni e i diversi contesti di applicazione di tali impegni.La «dimensione dello sviluppo» è un tema centrale per il rilancio dell'Organizzazione. Essa riguarda vari aspetti: i contenuti (il trattamento speciale e differenziato per i Pvs), l'accesso libero (senza dazi per i Paesi meno avanzati - Pma); i tempi (diverse fasi di attuazione); l'enabling environment (i programmi di assistenza tecnica e di capacity building); la riforma dei meccanismi decisionali (vedi poi).
Infine, sono in molti a denunciare le gravi insufficienze dell'attuale struttura organizzativa e dei meccanismi di funzionamento dell'OMC. Il sistema decisionale del GATT funzionava bene perché coinvolgeva pochi paesi e i temi tariffari da negoziare erano relativamente semplici. I paesi che partecipano oggi al OMC sono molto più numerosi ed eterogenei e gli stessi temi oggetto dei negoziati presentano una complessità crescente. Occorre dunque migliorare i meccanismi interni di decisione e accrescere la trasparenza esterna. La richiesta di riforme in tal senso viene non solo dai nuovi attori, quali i paesi emergenti più influenti ed i Paesi meno avanzati (Pma), largamente marginalizzati nei processi decisionali, ma anche da molti paesi sviluppati.
Il direttore generale Pascal Lamy ha più volte parlato, a proposito dei meccanismi organizzativi dell'OMC, di un «sistema medievale» di decisione e di una struttura di tipo «bizantino». Entrambi vanno riformati, anche se va mantenuto il delicato equilibrio tra miglioramento dell'efficacia ed ampliamento della partecipazione e del consenso.
L'Italia, paese importatore di materie prime ed esportatore di prodotti finiti, necessita di un commercio senza dazi o ulteriori ostacoli commerciali e intende creare un «osservatorio» nazionale, facente capo al Ministero dello sviluppo economico, al fine di monitorare continuamente tutti i fenomeni ostativi all'internazionalizzazione delle imprese italiane nei mercati esteri.
In tale ottica, la conclusione del Doha Round obbligherebbe i paesi in via di sviluppo e quelli emergenti a consolidare i propri dazi al livello più basso, senza aumentarli arbitrariamente, e rimuoverebbe, armonizzandoli, tutti quegli ostacoli


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non tariffari, spesso surrettiziamente protezionistici, che questi Paesi stanno moltiplicando.
Per rafforzare il ruolo del OMC è necessario creare nuove regole e strumenti in grado di modellare sia la struttura, sia la composizione degli accordi preferenziali così da ridurre la potenziale discriminazione nei confronti dei paesi terzi. Il problema è che gli strumenti e le regole a disposizione del OMC per evitare e/o minimizzare le distorsioni del commercio mondiale derivanti dal regionalismo si sono sempre rivelati difficili da utilizzare perché ambigui e incompleti. Anzi, in questi anni non sono mai stati veramente utilizzati per evitare che gli accordi preferenziali generassero distorsioni e ostacolassero il rafforzamento del sistema commerciale multilaterale. Sarebbe dunque importante che questi strumenti e regole siano rivisti, modificati e possibilmente rafforzati.

La posizione dell'Unione europea

L'Unione europea agisce in seno all'OMC come un unico attore, in particolare attraverso la Commissione europea che interviene a nome dell'Unione nella maggior parte delle riunioni dell'Organizzazione e nella negoziazione degli accordi commerciali.
La partecipazione ai negoziati promossi dall'OMC è regolata nel quadro delle disposizioni relative alla conclusione di accordi relativi alla politica commerciale di cui all'articolo 207, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Le negoziazioni sono condotte dalla Commissione, che riferisce periodicamente al comitato speciale e al Parlamento europeo sui progressi dei negoziati.
Il 28 ottobre 2005, in vista della Conferenza ministeriale di Hong Kong del dicembre 2005, l'Unione europea ha presentato una serie di proposte relative ai negoziati del Doha round che costituiscono tuttora, come indicato nelle conclusioni del Consiglio in più occasioni, la posizione negoziale dell'UE.
Tali proposte vertono sull'accesso al mercato agricolo, nonché su una serie di richieste in altri settori, compresi l'accesso al mercato non agricolo, i servizi, le norme e lo sviluppo. L'offerta agricola è subordinata ai progressi realizzati in altri settori.
In particolare, per i tre pilastri del negoziato agricolo (sussidi all'esportazione, aiuti interni e accesso ai mercati), l'UE ha proposto:

la riduzione del 70 per cento degli aiuti interni della scatola gialla o amber box (quelli aventi effetti di distorsione sugli scambi): tale riduzione è stata attuata dall'UE con la riforma della PAC nel 2003; una riduzione più rilevante invece per gli aiuti del blue box (aventi effetti di distorsione di portata minore);

eliminazione dei sussidi alle esportazioni ad una data precisa se gli altri membri dell'OMC assumono il medesimo impegno;

una riduzione dei dazi doganali del 60 per cento per quelli più elevati, mentre per quelli meno elevati la riduzione proposta va dal 35 al 60 per cento;

una riduzione del numero dei prodotti sensibili (in particolare, l'UE ha proposto una riduzione di tale numero pari all'8 per cento di tutti i suoi prodotti agricoli);

riduzioni tariffarie anche per i prodotti sensibili e contingenti tariffari maggiori che renderanno più accessibile il mercato comunitario;

un trattamento preferenziale per i paesi in via di sviluppo: per tali paesi la riduzione tariffaria sarà fissata ai due terzi di quella dei paesi sviluppati, mentre per i paesi meno sviluppati non sarà richiesta alcuna riduzione;

una lista internazionale volta alla protezione delle indicazioni geografiche in tutti gli stati membri dell'OMC.


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Le proposte avanzate dall'Unione europea in campo agricolo sono strettamente condizionate all'accettazione da parte dei membri dell'OMC di un certo numero di richieste in aree negoziali estranee all'agricoltura:

per quanto riguarda il commercio dei beni industriali, l'UE vuole che sia raggiunto un accordo su una formula progressiva per la riduzione delle tariffe applicate dai paesi sviluppati e dai più competitivi tra i paesi in via di sviluppo;

relativamente ai servizi, l'UE chiede che si raggiunga un accordo su obiettivi nazionali ambiziosi e vincolanti nei settori che devono essere liberalizzati;

l'UE ribadisce la proposta di creare un registro internazionale di protezione delle indicazioni geografiche in tutti i paesi membri dell'OMC;

l'UE chiede, inoltre, discipline più stringenti su una serie di temi, inclusi tutti i maggiori ostacoli al commercio internazionale (prevenzione dell'uso abusivo di strumenti anti-dumping; incremento della trasparenza; riduzione sostanziale dei costi dei procedimenti anti-dumping; rafforzamento degli obblighi anti-dumping);

sul tema dello sviluppo, l'UE vuole raggiungere l'accordo su un significativo pacchetto di misure che preveda, tra l'altro, l'accesso libero da quote e tariffe per tutti i paesi meno sviluppati al mercato dei paesi sviluppati; la garanzia che la reciprocità in termini di apertura al mercato non sia richiesta ai paesi meno sviluppati nell'attuale fase negoziale; un pacchetto di aiuti al commercio.

La conclusione dei negoziati dell'Agenda di Doha per lo sviluppo costituisce tuttora una priorità dell'Unione europea, come indicato nel programma di 18 mesi del Consiglio UE, presentato il 22 dicembre 2009 dalle Presidenze spagnola, belga e ungherese, che si prefiggono di operare ai fini di un accordo globale, completo ed equilibrato nell'ambito del Doha Round.
Nel Doha Round l'Unione europea - come ha ricordato il vice Direttore generale Balás - sta cercando di svolgere un ruolo di mediazione: Bruxelles è infatti fortemente interessata a un migliore accesso al mercato, a migliori possibilità per le esportazioni dei prodotti industriali, a un miglior accesso ai servizi, ma l'UE ha un atteggiamento difensivo quando si parla di agricoltura e della possibilità di aprire le importazioni di prodotti agricoli dall'estero, dal territorio extra UE. Da parte europea si ritiene comunque che dopo il 2008 sia stato preparato un pacchetto accettabile, anche se gli Stati Uniti vogliono cambiarlo per ottenere una maggiore apertura dei mercati delle economie emergenti.
Un miglior accesso ai mercati e migliori possibilità per le esportazioni sono tra gli elementi più importanti dei negoziati di Doha, che si occupano anche dell'ulteriore sviluppo delle norme internazionali dell'OMC che regolano il commercio. Per l'UE ci sono numerosi interessi offensivi in questo ambito, per quanto riguarda ad esempio il settore delle indicazioni geografiche, ovvero ottenere una maggiore protezione per prodotti come il Prosciutto di Parma o il Parmigiano. Si tratta di marchi italiani, ma che rappresentano un importante interesse per l'esportazione agricola degli Stati membri dell'Unione europea. Queste denominazioni geografiche non hanno una sufficiente protezione come nel caso, invece, dei marchi registrati e costituisce uno dei settori di maggiore interesse per l'UE e per il nostro Paese.

Linee di proposta

L'indagine conoscitiva ha raccolto la consapevolezza, fortemente diffusa tra i diversi soggetti auditi, che a fronte della grave deriva che affligge l'economia del pianeta, occorrano delle risposte di tipo politico, capace di adeguare regole e istituzioni alla realtà: è, in altri termini, l'esigenza di quello che è stato definito un


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«multilateralismo efficace» nelle varie componenti tra loro interrelate: regole, istituzioni, policies e programmi.
In un mondo integrato, infatti, la ricerca di competitività non è una guerra aggressiva di conquista dei mercati, a somma zero, ma è la partecipazione a un progresso comune dove il successo di tutti è interdipendente. In un'economia planetaria veramente integrata ogni forma di «mercantilismo» ha soltanto effetti effimeri.
Assicurare il buon funzionamento del regime commerciale nella sua nuova veste multipolare è comunque tutt'altro che facile. Richiede revisioni profonde e vere e proprie riforme dei meccanismi e delle regole negoziali multilaterali del OMC accompagnate da politiche sociali domestiche in grado di mitigare i costi di aggiustamento all'interno dei singoli paesi.
Sta emergendo peraltro una netta differenziazione tra gli Stati vogliono difendere il loro territorio, la loro proprietà intellettuale collegata al territorio, di cui le indicazioni geografiche sono un eminente segno - da qui deriva un'alleanza con i Paesi che hanno antica tradizione (tra i prodotti figura anche l'artigianato) - e quelli che, invece, hanno un prodotto, che sia agricolo o manifatturiero, più standardizzato.
Occorre altresì riconsiderare, ai fini di un loro inserimento nella nuova tornata negoziale, di quei capitoli, come la regolazione degli appalti pubblici e le normative per la trasparenza, messi da parte nel Doha Round, che sono anch'essi fondamenti, perché rafforzano la fair competition, una competizione non solo aperta, ma equa, sul commercio internazionale.
In questa prospettiva, è necessario che il Governo italiano operi in sede comunitario affinché si arrivi ad una posizione comune circa lo status di paesi come la Cina, l'India ed il Brasile non possono essere più considerati come realtà «in via di sviluppo», e quindi beneficiari di regimi daziari preferenziali, poiché essi ormai costituiscono dei competitori agguerriti su moltissimi mercati, prima dominati dalle economie dell'Occidente.
È altresì importante che il Governo si faccia interprete presso l'Unione europea di accordi settoriali cosiddetti «zero per zero», così come stanno facendo già gli Stati Uniti, che potrebbero essere adottati, in ambito OMC, per alcuni merceologici (prodotti chimici, prodotti meccanici, oreficeria, tessile) e poi estesi ad altri settori, a condizione che siano sottoscritti anche dai Paesi emergenti. Ciò avvantaggerebbe enormemente il nostro Paese che rappresenta un sistema produttivo effettivamente equilibrato in ogni ambito produttivo, dall'industria ai servizi.
Più in generale, sul piano dei meccanismi decisionali comunitari, è necessario che si arrivi ad una maggiore trasparenza - che finora è sembrata latitare - sulle procedure d'individuazione e di selezione delle posizioni assunte dalla Commissione nel corso dei negoziati OMC.
Su questo punto è necessario rafforzare - così come auspicato dal richiamato Codice di condotta approvato dalla Conferenza parlamentare sull'OMC nel 2008 - un costante confronto Governo-Parlamento affinché quest'ultimo sia tempestivamente ed adeguatamente informato sullo stato d'avanzamento delle tornate negoziale e possa adottare gli opportuni atti d'indirizzo in materia. È inoltre auspicabile, in tale ottica, che delegazioni parlamentari ad hoc possano prendere parte ai principali momenti decisionali dei negoziati, a partire dalle conferenze ministeriali dell'OMC.
È altresì necessario che l'OMC, la Banca mondiale, il Fondo monetario, internazionale, l'UNCTAD, l'ILO e l'OMPI abbiano delle sinergie fra di loro: sussiste infatti uno stretto legame tra i piani di sviluppo e le modalità necessarie per aiutare i Paesi a esportare nel momento in cui le regole sono aperte. Possiamo aiutare molto di più i Paesi in via di sviluppo se li mettiamo in condizione di approfittare di un mercato che si mondializza. Anche sotto il profilo finanziario, il credito e l'assicurazione all'export sono fondamentali: vi è infatti il pericolo che il commercio


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non abbia più un sostegno finanziario, a motivo della paralisi dei mercati interbancari.
Un'altra delle componenti del negoziato per le quali vi è uno specifico interesse italiano è quella dell'armonizzazione delle norme doganali e delle certificazioni di qualità, per evitare che esse non siano surrettiziamente protezionistiche. Ciò è molto importante per l'Italia che possiede molte piccole e medie imprese esportatrici, che hanno maggiore difficoltà a certificare i loro prodotti in ogni Paese o modificarli alla luce delle certificazioni esistenti. Vista l'opposizione di alcuni partner negoziali, tra cui gli USA, è importante che il Governo italiano operi affinché la Commissione europea dispieghi tutti gli sforzi necessari per inserire questo argomento tra gli interessi prioritari della Comunità.
Per rispondere in positivo alle ansie e paure dei cittadini è infatti necessario non solo fissare nuove regole a livello internazionale, ma anche varare un'agenda di riforme e politiche a livello domestico che si facciano carico di ammortizzare i costi dell'aggiustamento e dell'apertura rafforzando e migliorando i programmi di safety nets. Di questi costi si è tenuto conto finora assai poco nei paesi più avanzati.
Si è confidato troppo, in questi ultimi anni, negli effetti compensativi della crescita globale. È necessaria in realtà una decisa inversione di rotta per il futuro. Ciò significa, più in generale, cercare di rendere compatibili l'integrazione internazionale delle economie con l'innalzamento degli standard di vita dei cittadini nella sfera del lavoro, dell'ambiente e della salute.


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ALLEGATO 8

Risoluzione n. 7-00392 Di Biagio: Sul personale a contratto locale nella rete estera.

NUOVA FORMULAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La III Commissione,
premesso che:
con l'entrata in vigore della legge 30 luglio 2010, n. 122, è sorta la questione relativa all'applicazione del portato dell'articolo 9 della stessa a tutti i dipendenti della citata amministrazione il cui profilo contrattuale è quello sottoposto alla legge locale di cui all'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967;
la fattispecie professionale e contrattuale entro cui ricadono i dipendenti cosiddetti a contratto locale è diversa da quella entro cui sono compresi i dipendenti pubblici sui quali ricadono gli effetti dell'articolo 9 della legge n. 122 del 2010, sussistendo una diversa regolamentazione giuridica del rapporto;
l'articolo 9 prevede che: «per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, (...) non può superare in ogni caso il trattamento ordinariamente spettante per l'anno 2010 al netto degli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva, (...)»;
per i dipendenti con contratto sottoposto alla normativa locale, stante la peculiarità della posizione giuridica e fattuale, l'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 prevede che «la retribuzione annua sia fissata dal contratto individuale tenendo conto delle condizioni del mercato del lavoro locale, del costo della vita e, principalmente, delle retribuzioni corrisposte nella stessa sede da rappresentanze diplomatiche, uffici consolari, istituzioni culturali di altri Paesi in primo luogo di quelli dell'Unione europea, nonché da organizzazioni internazionali». Inoltre, stando allo stesso articolo «la retribuzione annua base è suscettibile di revisione in relazione alle variazioni dei termini di riferimento di cui al precedente comma e all'andamento del costo della vita»;
lo stipendio dei dipendenti con contratto sottoposto a legge locale è legato al contratto sottoscritto e determinato da diversi e molteplici elementi variabili indipendenti dalle determinazioni del Ministero degli affari esteri. Tra l'altro le normative locali imperative sono variabili e rilevanti ai fini della determinazione della retribuzione;
la giurisdizione in materia è del foro locale ai sensi dell'articolo 154 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 che recita che «i contratti sono regolati dalla legge locale. Fermo restando quanto disposto in materia dalle norme di diritto internazionale generale e convenzionale, competente a risolvere le eventuali controversie che possano insorgere dall'applicazione del presente decreto è il foro locale. Le rappresentanze diplomatiche, o, in assenza, gli uffici consolari di prima classe accertano, sentite anche le rappresentanze sindacali in sede, la compatibilità del contratto con le norme locali a carattere imperativo e assicurano in ogni caso l'applicazione delle norme locali più favorevoli al lavoratore in luogo delle disposizioni del presente titolo»;


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ad avviso del firmatario del presente atto, l'eventuale applicazione del citato articolo 9 a tutto il personale a contratto locale desta dubbi sotto il profilo della legittimità e costringerà i dipendenti a rivolgersi ai giudici locali per invocare l'applicazione dei contratti e degli elementi ricordati che determinano la retribuzione, essendo peraltro in violazione della normativa di altri Paesi sovrani;
l'applicazione sic et simpliciter dell'articolo 9 ai dipendenti con contratto disciplinato dalla legge locale, contrasterebbe, a giudizio del firmatario del presente atto, con la normativa vigente, anche in considerazione del fatto che in buona parte dei Paesi esteri in cui opera la suindicata categoria di impiegati, il trattamento retributivo di questi non risulta essere stato adeguato da anni ai sensi dell'articolo 157 citato;
l'articolo 9 della legge n. 122 del 2010, che fa riferimento alle retribuzioni del 2010 presuppone che le stesse siano legittime ed in specie siano adeguate secundum legem. Di conseguenza la normativa successiva non può configurarsi come uno strumento per coprire e dare forza a quella che al firmatario del presente atto appare una oggettiva inadempienza dei datore di lavoro che, omettendo di adeguare gli stipendi, non applica il citato articolo 157;
lo stesso articolo 157 impone l'equiparazione a parità di mansioni rispetto ad altri dipendenti della stessa pubblica amministrazione e/o delle rappresentanze diplomatiche di altri Paesi;
paradossalmente si profila il rischio che si possano equiparare le due categorie professionali soltanto dinanzi ad un oggettivo onere: da un lato, continua a sussistere un diverso trattamento retributivo a parità di mansioni rispetto agli altri dipendenti ex articolo 157 citato, legittimato dalla diversa regolamentazione giuridica del rapporto di lavoro, di contro, si intende riservare uguale trattamento rispetto ai restanti dipendenti nonostante le peculiarità del rapporto e gli elementi specifici previsti dallo stesso articolo 157,

impegna il Governo:

ad ultimare le procedure previste dalla normativa vigente al fine di procedere agli adeguamenti retributivi per il personale a contratto a legge locale in servizio presso le sedi all'estero del Ministero degli affari esteri;
ad assumere iniziative normative al fine di escludere l'applicazione dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010 convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, al personale del Ministero degli affari esteri con contratto sottoposto a legge locale, anche al fine di scongiurare evitabili quanto onerosi contenziosi locali.
(8-00094)
«Di Biagio», Narducci».

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