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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della III Commissione permanente
(Affari esteri e comunitari)
III Commissione

SOMMARIO

Mercoledì 20 aprile 2011


SEDE REFERENTE:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009. C. 4192 Governo (Esame e rinvio) ... 5

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, firmato a Kleinmond, Sud Africa, l'11 settembre 2009. C. 4201 Governo (Esame e rinvio) ... 9

SEDE CONSULTIVA:

Documento di economia e finanza 2011. Doc. LVII, n. 4 (Parere alla V Commissione) (Esame e conclusione - Parere favorevole con un'osservazione) ... 11
ALLEGATO 1 (Parere approvato dalla Commissione) ... 16

INTERROGAZIONI:

5-04532 Renato Farina: Sull'applicazione del principio di sussidiarietà nella destinazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo ... 14
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 17

5-04168 Mecacci: Sul trattamento dei migranti provenienti dalla Libia ed in particolare sull'episodio del 1o luglio 2009 ... 14
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 19

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

5-04424 Barbi: Sulla partecipazione dell'Italia alla cooperazione allo sviluppo delegata dall'UE ... 15
ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 21

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

III Commissione - Resoconto di mercoledì 20 aprile 2011


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SEDE REFERENTE

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 9.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009.
C. 4192 Governo.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, coglie l'opportunità dell'avvio dell'esame del


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provvedimento in titolo per ricordare l'incontro svolto ieri dalla Commissione con una delegazione di parlamentari del Parlamento indonesiano, che ha consentito di esplicitare la ferma volontà di rafforzare i rapporti di collaborazione tra i due Paesi, anche sul piano parlamentare, tenuto conto delle sinergie che stanno emergendo nello scenario globale ed in particolare nel G20.
Sottolinea che l'Italia considera l'Indonesia un partner strategico sia sotto il profilo politico che economico. Seguiamo con attenzione l'impegno indonesiano per il dialogo inter-religioso ed il contrasto del fondamentalismo. Esprime l'auspicio che la presidenza di turno indonesiana dell'ASEAN sappia operare per il progresso della stabilizzazione regionale ed in particolare per la soluzione di alcune crisi come quella della Birmania, in cui sembra aprirsi qualche spiraglio. In tale ottica è auspicabile un maggiore impegno dell'Unione europea nel dialogo euro-asiatico. Sotto il profilo bilaterale, sottolinea che questa Commissione ha da poco approvato il disegno di legge di ratifica del Memorandum per l'istituzione a Milano di un centro per lo sviluppo degli investimenti indonesiani in Italia. Auspicando che sia presto possibile aprirne anche uno italiano a Giacarta, anche in considerazione dell'elevato tasso di crescita dell'economia indonesiana e del significativo incremento dell'interscambio bilaterale dell'ultimo anno, ricordo infine l'impegno della cooperazione italiana per l'emergenza tsunami e come la stessa Indonesia abbia recentemente soccorso il Giappone.

Michaela BIANCOFIORE (PdL), relatore, illustra il provvedimento in titolo osservando che l'Indonesia svolge ormai un ruolo di potenza e cerca di rappresentare, sia pure tra difficoltà ed incertezze, un modello di coesistenza tra democrazia, Islam e modernità. Bruxelles guarda infatti con molto interesse al rafforzamento della collaborazione con Giacarta, con cui intende stabilire una partnership strategica, volta a promuovere la stabilità politica e la salvaguardia dei diritti umani nella regione e ad affrontare congiuntamente le grandi sfide globali.
Sottolinea che l'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione va in questa direzione ed è destinato a fornire un nuovo quadro giuridico di riferimento per la cooperazione tra l'Unione europea e l'Indonesia, fissando una serie d'importanti impegni in tema di rispetto dei diritti umani ed una serie di obblighi in materia di lotta al terrorismo ed alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Al tempo stesso l'Accordo pone le basi per rafforzare il dialogo euro-indonesiano in numerosi settori, a partire da quello della cooperazione. Si tratta del primo Accordo di partenariato siglato con un Paese dell'Area ASEAN, l'Associazione delle nazioni dell'Asia sud-orientale, a testimonianza dell'importanza geostrategica, politica ed economica che riveste l'Indonesia per gli Stati europei. Particolare dinamismo assumono le relazioni commerciali tra l'Unione europea ed Indonesia, con un interscambio che ha raggiunto i 135 miliardi di Euro nel 2008 e una crescita media del 7 per cento annua nel periodo 1995-2008. L'Unione europea è uno dei primi mercati di esportazione indonesiani, tenuto conto che vi si contano circa 700 aziende europee. L'Accordo prevede altresì la creazione di un fondo denominato EU Economic Cooperation Facility allo scopo di facilitare le relazioni commerciali e di ridurre le numerose misure protezionistiche indonesiane (barriere non tariffarie) che penalizzano le esportazioni dei Paesi dell'Unione europea, tra cui anche l'Italia.
È inoltre auspicio condiviso a livello comunitario che il rafforzamento dei vincoli con Giacarta possa consentire non soltanto di ampliare l'influenza europea in un'area tradizionalmente orientata alla Cina ed agli Stati Uniti ma che l'Accordo possa funzionare come modello di riferimento per gli altri Paesi della regione.
Per quanto attiene, più specificamente, alle relazioni italo-indonesiane, esse sono eccellenti e sono segnate da una fase di


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forte dinamismo, indotto soprattutto dalla presenza di grandi gruppi come ENI, Perfetti Van Melle, Prysmian (ex-Pirelli), Assicurazioni Generali e ENEL. L'Indonesia ha altresì appoggiato la candidatura di Milano ad ospitare l'Expo 2015, una scelta politicamente difficile per Giacarta, che ha deciso di non sostenere la candidatura della città di Smirne.
Come è emerso nei colloqui con la delegazione parlamentare indonesiana che la Commissione ha incontrato ieri vi è da parte indonesiana l'interesse ad approfondire ulteriormente le relazioni bilaterali sul piano politico ed in questa prospettiva, nel marzo 2009, è stato firmato un Memorandum d'intesa che pone le premesse per l'approfondimento della cooperazione politica.
Sottolinea che la serietà con cui le istituzioni indonesiane stanno rispondendo alla sfida terroristica è la migliore garanzia per l'eventuale avvio di ulteriori forme di collaborazione italo-indonesiana in tema di «sicurezza allargata».
Segnala quindi che le autorità indonesiane hanno espresso l'intendimento di rafforzare le relazioni bilaterali con il nostro Paese che, da alcuni anni, stanno attraversato una fase di forte dinamismo. In tale prospettiva, nel marzo 2009, è stato firmato un memorandum d'intesa che pone le premesse per l'approfondimento della cooperazione politica.
Quanto ai contenuti, l'Accordo si compone di 50 articoli organizzati in VII titoli che investono quattro aree di cooperazione prioritarie: commercio e investimenti; ambiente e cambiamento climatico; istruzione e cultura; diritti umani e democrazia. Nel Titolo I è definita una serie di valori fondamentali che le Parti riconoscono e si impegnano a rispettare: fra gli altri il rispetto dei princìpi di democrazia e di buon governo, la salvaguardia dei diritti fondamentali, nonché i valori sanciti nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione di Parigi del 2005 sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo ed i principali obiettivi della cooperazione.
I Titoli II e III trattano rispettivamente della Cooperazione nell'ambito delle organizzazioni regionali e internazionali e cooperazione bilaterale e regionale (articoli 6 e 7): forte rilevanza è attribuita al rafforzamento della cooperazione nell'ambito delle organizzazioni internazionali e regionali. Sul piano multilaterale, l'Indonesia non solo partecipa ai lavori dell'ONU ma è, dal 1995, membro originario dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e partner principale del Vertice Asia-Europa (ASEM).
Giacarta svolge inoltre un ruolo chiave nella regione del sud-est asiatico sia come Paese membro dell'ASEAN che all'interno del Forum regionale dell'ASEAN (ARF), che ha rafforzato ulteriormente il dialogo politico tra l'Unione europea e l'Indonesia su aspetti come la promozione della sicurezza regionale, il rafforzamento dei princìpi democratici e la salvaguardia dei diritti umani nella regione.
L'approfondimento delle relazioni commerciali costituisce, come già illustrato, una delle finalità principali del presente Accordo. In linea con tale obiettivo, al Titolo IV, le Parti si obbligano ad accrescere la cooperazione in materia di commercio e di investimenti. Questa cooperazione prenderà la forma di dialogo e di scambi di informazioni con l'obiettivo di aumentare e diversificare i rispettivi scambi commerciali, anche tramite l'eliminazione delle barriere non tariffarie.
Nel Titolo V si passano in rassegna numerosi settori di mutuo interesse nei quali si intende intensificare il dialogo e la cooperazione 2009, contestualmente alla firma dell'Accordo in esame (ambiente, agricoltura, sviluppo rurale e pesca; salute; statistiche e protezione dei dati personali, cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni; migrazione, lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione). La collaborazione si tradurrà, in particolare, nell'organizzazione di seminari e di altre attività di formazione, in scambi di esperti, nella realizzazione di studi e di progetti di ricerca congiunti e nello scambio di informazioni e di migliori pratiche. Le


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risorse finanziarie necessarie per perseguire gli obiettivi di cooperazione identificati dall'Accordo verranno messe a disposizione da entrambe le Parti (articolo 40). Le disposizioni istituzionali, di cui al Titolo VI, prevedono l'istituzione di un Comitato misto che avrà il compito di garantire la corretta attuazione dell'Accordo, di definire le priorità d'azione da perseguire, di risolvere le eventuali controversie connesse all'applicazione o all'interpretazione dell'Accordo (secondo il meccanismo di disciplinato nel dettaglio all'articolo 44). Le riunioni del Comitato avverranno con cadenza almeno biennale alternativamente in Indonesia e a Bruxelles.
Le disposizioni finali, oltre a disciplinare la durata e le modalità di entrata in vigore dell'Accordo (articolo 48), l'ambito territoriale della sua applicazione (articolo 46) e le versioni linguistiche facenti fede (articolo 50), illustrano il funzionamento del meccanismo di risoluzione delle controversie (articolo 44).
Le maggiori spese che deriveranno dall'attuazione della cooperazione rafforzata nei settori identificati dall'Accordo nonché dall'organizzazione dei nuovi dialoghi settoriali e delle riunioni del Comitato misto saranno interamente coperte, per quanto concerne l'Unione europea, dal bilancio della stessa Unione.
Evidenzia infine che dalla formulazione dell'Accordo non si evincono ulteriori oneri finanziari a carico degli Stati membri. Pur in mancanza di dettagli operativi relativi al funzionamento del Comitato misto, alla luce di una prassi consolidata è ragionevole ritenere che la partecipazione alle relative riunioni sarà limitata, a livello di Unione europea, a funzionari appartenenti alle istituzioni della stessa Unione.
Il sottosegretario Alfredo MANTICA sottolinea la particolare rilevanza dell'Accordo in titolo e la necessità di procedere con sollecitudine nell'iter di esame.

Enrico PIANETTA (PdL) sottolinea che la relazione ha ripreso taluni spunti emersi nel corso dell'incontro svolto ieri con la delegazione del Parlamento indonesiano, con particolare riferimento ai rapporti con l'Unione europea e ai rapporti bilaterali: per l'Italia l'Indonesia rappresenta un partner essenziale nella regione del Sudest asiatico, soprattutto per la lotta contro il terrorismo internazionale di matrice fondamentalista. Per tali ragioni occorre rafforzare la cooperazione al fine di promuovere la pace e sicurezza a livello globale, il dialogo interreligioso e lo sviluppo dei diritti umani. Ricorda, infine, che la delegazione indonesiana ha soprattutto evidenziato l'interesse a collaborare con il nostro Paese nel settore della difesa.

Mario BARBI (PD) concorda con il relatore e il collega Pianetta e ritiene che, anche a seguito dell'incontro di ieri, ci sono le premesse per rafforzare cooperazione tra i due Paesi. Sottolinea che l'Indonesia rappresenta un modello importante in particolare per l'universo islamico e per il ruolo che può esercitare in Asia al fine garantire la convivenza tra etnie e minoranze. Si tratta di un'opportunità da cogliere anche sul piano economico. A tal proposito segnala che l'interscambio tra UE e Indonesia risulta essere pari a circa 100 miliardi euro, in cui la quota riferita all'Italia è assai modesta, ammontando a meno di un miliardo. Poiché la delegazione parlamentare ha segnalato interesse forte interesse a intensificare le relazioni con nostro Paese, occorre operare adesso con maggiore impegno e dare seguito ai positivi risultati dell'incontro svolto.

Stefano STEFANI, relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.


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Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato e la Repubblica sudafricana dall'altro, che modifica l'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, firmato a Kleinmond, Sud Africa, l'11 settembre 2009.
C. 4201 Governo.
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Stefano STEFANI, presidente, in sostituzione del relatore, onorevole Osvaldo Napoli, impossibilitato a prendere parte alla seduta odierna, illustra il provvedimento in titolo segnalando che il Sudafrica rappresenta oggi il maggior partner commerciale dell'Unione europea in Africa ed ha nelle esportazioni verso il nostro Continente figura anche un buon numero di prodotti manifatturieri. Dal 2007 Sudafrica e Unione europea sono legati anche da un partenariato strategico, mentre per il periodo 2007-2013 è stato concertato un documento di strategia sostenuto da un budget pari a circa 980 milioni di euro. Rileva che la principale cornice di collaborazione tra Unione europea e Sudafrica è rappresentata dall'Accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione, firmato l'11 ottobre 1999 a Pretoria, ratificato dal nostro Paese con la legge 24 ottobre 2003, n. 320, ed entrato in vigore il 1o maggio 2004.
L'Accordo in esame si inserisce in un percorso già previsto nel 1999 e che contemplava entro cinque anni dall'entrata in vigore la revisione dell'Accordo, i cui negoziati si sono conclusi nel 2007.
In base alla relazione introduttiva al disegno di legge in esame, la revisione dell'Accordo del 1999 non comprende le questioni relativi agli scambi commerciali, ricomprese invece nei negoziati per il più vasto Accordo di partenariato economico tra l'Unione europea e i Paesi dell'Africa australe, riuniti nella cosiddetta South African Development Community (SADC).
La revisione si propone invece di aprire nuove possibilità di liberalizzazione in specifici settori, e soprattutto di allineare l'Accordo del 1999 ai più recenti sviluppi del quadro giuridico internazionale, come la revisione intervenuta nella cooperazione tra Unione europea e gruppo di Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (ACP), ovvero l'entrata a regime dell'operatività della Corte penale internazionale e la lotta contro il terrorismo internazionale dopo il 2001.
Passando al contenuto dell'Accordo in esame, esso consta di quattro articoli, di cui solo il primo contiene modifiche e integrazioni al testo dell'Accordo del 1999. La prima modifica riguarda il Preambolo stesso, al quale viene operata un'aggiunta al fine di includere nel dialogo politico tra le Parti anche le questioni dei trattati multilaterali in materia di disarmo e di non proliferazione delle armi di distruzione di massa. Si modifica quindi l'articolo 2, al fine di includere la cooperazione sulle questioni del disarmo e della non proliferazione tra quelli che le Parti concordemente considerano elementi essenziali dell'Accordo. Seguono poi le modifiche alla Sezione IV dell'Accordo del 1999, dedicata alla cooperazione economica: la sostituzione dell'articolo 55 mira ad instaurare tra le Parti una cooperazione per lo sviluppo della società dell'informazione e l'utilizzazione delle connesse tecnologie, quali essenziali elementi di crescita socio-economica. Si modificano gli articoli 57 e 58 per dar vita a un quadro normativo che fondi politiche energetiche capaci di confrontarsi con la sostenibilità ambientale. La modifica dell'articolo 59 e l'inserimento dell'articolo 59-bis mirano al rafforzamento dei sistemi di trasporto aereo, ferroviario e marittimo, in particolare nel campo del controllo della sicurezza e nel settore dei sistemi globali di navigazione satellitare, con le connesse conseguenze positive per le applicazioni a favore della tutela ambientale. All'articolo 59-bis viene tra l'altro dichiarato l'impegno delle Parti al rispetto delle Convenzioni internazionali sul trasporto di materiali biologici, chimici e nucleari potenzialmente pericolosi.
Il Titolo V dell'Accordo del 1999, dedicato alla cooperazione allo sviluppo, subisce


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modifiche di diversi articoli allo scopo di aggiornare il testo alle novità normative nel campo degli strumenti per il finanziamento dello sviluppo e della valutazione sull'efficacia degli aiuti.
Tutte le restanti modifiche si concentrano sul Titolo VI dell'Accordo del 1999, che riporta tutti i residui settori di cooperazione fra le Parti. Le modifiche più rilevanti sono rappresentate dai nuovi articoli da 91-bis a 91-novies. L'articolo 91-bis è dedicato alle armi di distruzione di massa ed ai relativi vettori, nel quadro della cooperazione tra le Parti per contribuire al rafforzamento del sistema multilaterale di disarmo e di non proliferazione: a tale scopo le Parti si impegnano alla piena attuazione degli strumenti internazionali giuridicamente vincolanti, nonché a ratificarne di nuovi, e inoltre ad assicurare un sistema efficace di controlli nazionali relativi tanto all'esportazione quanto al transito di tecnologie legate alle armi di distruzione di massa.
Gli articoli 91-ter e 91-quater riguardano gli strumenti di lotta al terrorismo internazionale nel pieno rispetto delle norme internazionali, dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati. Anche le fonti di finanziamento del terrorismo dovranno essere oggetto di particolare attenzione, rientrando nell'ambito della lotta contro il riciclaggio di proventi di attività illecite.
Gli articoli 91-quinquies, 91-sexies e 91-septies riguardano rispettivamente la lotta al crimine organizzato, la cooperazione tra le Parti contro la proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro e la prevenzione dell'impiego di mercenari nei conflitti. Altrettanto rilevante per i profili di diritto internazionale è l'articolo 91-opties, con il quale le Parti si impegnano a sostenere l'azione della Corte penale internazionale, promuovendo l'universalità dello Statuto di Roma. L'articolo 91-novies riguarda la cooperazione in materia di immigrazione: al proposito le Parti riaffermano gli obblighi assunti in base al diritto internazionale, con le garanzie di rispetto dei diritti umani e dell'eliminazione di ogni forma di discriminazione. Le Parti riconoscono inoltre il collegamento tra migrazioni e sviluppo - accettando tra l'altro di agevolare la partecipazione degli emigrati allo sviluppo dei paesi d'origine, anche mediante rimesse facilitate e poco onerose -, e si impegnano all'elaborazione e all'applicazione di normative e pratiche nazionali nel campo della protezione internazionale. In questo contesto le Parti si impegnano alla riammissione dei propri immigrati clandestini, su richiesta dello Stato interessato e senza ulteriori formalità.
Come ricordato nella relazione introduttiva al disegno di legge, le attività di cooperazione allo sviluppo realizzate in attuazione dell'Accordo del 1999, anche dopo la modifica di esso, verranno finanziate a valere sulla già ricordata dotazione di 980 milioni di euro per il periodo 2007-2013.
Conclusivamente, auspica il rilancio dell'interscambio bilaterale tra Italia e Sud Africa, fortemente ridimensionatosi negli ultimi cinque anni.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA condivide le considerazioni del relatore.

Marco ZACCHERA (PdL) preannuncia l'orientamento favorevole del suo gruppo sul provvedimento in esame e sottolinea come l'articolo 91-novies, riferito ai rapporti tra l'Unione europea e i Paesi dell'africa australe, fa emergere l'anomalia della situazione che stiamo attraversando alla luce dei consistenti flussi migratori in arrivo dal Nordafrica.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.20.


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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 9.20.

Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con un'osservazione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Enrico PIANETTA (PdL), relatore, segnala che la Commissione è chiamata ad esprimere un parere alla Commissione Bilancio in merito al Documento di economia e finanza 2011 (DEF 2011), deliberato dal Consiglio dei ministri il 13 aprile scorso, che rappresenta il nuovo strumento di programmazione finanziaria e di bilancio previsto dalla legge 7 Aprile 2011, n. 39, presentato dal Governo nell'ambito delle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
Segnala che i contenuti specifici del Documento sono articolati in tre sezioni. La prima sezione espone lo schema del Programma di stabilità, che dovrà contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico. La seconda sezione contiene una serie di dati e informazioni che il Governo era in passato tenuto a fornire nell'ambito della Relazione sull'economia e la finanza pubblica e, in misura minore, nella Decisione di finanza pubblica. In questa sezione è previsto che siano individuate regole generali sull'evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche, in linea con l'esigenza, evidenziata in sede europea, di individuare forme efficaci di controllo dell'andamento della spesa pubblica, anche attraverso la fissazione di tetti di spesa. All'interno della sezione deve inoltre essere dato conto anche delle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali. In allegato alla sezione è riportata una nota metodologica che espone analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali. La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR), recante gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per tale Programma.
Il PNR, che costituisce la più rilevante novità del DEF, è un documento strategico che, in coerenza con il Programma di stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020». Nel PNR sono sintetizzate le riforme strutturali già avviate e quelle programmate per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'agenda di Europa 2020.
In vista dell'avvio del semestre europeo dal gennaio 2011, l'Italia ha presentato, lo scorso autunno, come stabilito per ciascuno Stato membro dalla Commissione europea per la fase transitoria, un progetto preliminare di PNR che aveva già definito le questioni essenziali per favorire la crescita senza incrementare il disavanzo e nel rispetto dei vincoli di riduzione del debito pubblico, indicando una serie di riforme prioritarie in merito a debito pubblico, competitività del sistema produttivo italiano, sistema formativo, incentivazione della ricerca e dell'innovazione.
Nella sua versione aggiornata, contenuta nel DEF 2011, il PNR illustra gli obiettivi e le azioni di riforma tra loro integrate considerate necessarie per eliminare gli squilibri macroeconomici, potenziare la competitività del Paese, stimolare la concorrenza nel mercato dei prodotti e


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migliorare le condizioni del mercato del lavoro, nel quadro di una rafforzata sostenibilità delle finanze pubbliche.
Le misure descritte nel PNR sono ispirate dall'azione comunitaria per creare un'Europa competitiva, inclusiva e sostenibile, e rispondono alle priorità elencate nell'Analisi annuale sulla crescita (Annual Growth Survey) della Commissione, alle azioni previste dal «Patto Euro Plus» per aumentare il grado di competitività e convergenza, nonché agli obiettivi specifici previsti dalla Strategia Europa 2020 declinate negli obiettivi nazionali.
I pilastri principali sui cui fondare un'azione di riforma volta a superare le principali criticità dell'economia italiana sono rinvenibili nell'attuazione del federalismo fiscale; nel riordino del sistema fiscale; nella promozione di interventi di tipo regolatorio finalizzati ad incrementare l'efficienza del sistema economico e nell'adozione di iniziative per orientare il risparmio privato verso obiettivi di politica economica.
Tali indirizzi dovrebbero stimolare il tasso di crescita dell'economia - contribuendo in tal modo al processo di riduzione del debito - nonché favorire la riduzione dei divari territoriali - qualificati nel documento come «vero problema per l'Italia» - e rendere più competitive le imprese nazionali. Ricorda che per il nostro Paese i principali ostacoli alla crescita individuati dal Consiglio europeo del giugno 2010 sono: il consolidamento fiscale durevole e la riduzione del debito pubblico; l'incremento della produttività in termini di allineamento dei salari alla produttività e di riduzione delle disparità regionali; l'aumento del tasso di occupazione delle donne, dei giovani e dei lavoratori anziani; l'apertura ulteriore del mercato dei servizi e delle industrie di rete e il miglioramento dell'efficienza amministrativa; il miglioramento del capitale umano, attraverso il collegamento tra scuola e mercato del lavoro, nonché l'aumento della spesa privata in ricerca e sviluppo.
Sottolinea che il PNR non contiene indicazioni riguardanti specificamente la politica estera del nostro Paese ma fornisce un ampio excursus, nella sezione III, sull'analisi degli squilibri macroeconomici del sistema italiano, dedicato al grado di competitività dell'economia nazionale.
Il documento rileva opportunamente come i principali fattori sottostanti la perdita di quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane siano tra loro interdipendenti e si riconducano alla bassa produttività delle imprese; ad un modello di specializzazione settoriale di tipo tradizionale; alla limitata flessibilità delle destinazioni geografiche; alle ridotte dimensioni delle imprese italiane; all'ancor contenuto grado di concorrenza nella distribuzione degli input di energia e servizi pre e post vendita; alla limitata propensione all'innovazione e alla ricerca e sviluppo.
La specializzazione delle esportazioni italiane resta in settori in cui la domanda globale diminuisce e la concorrenza dei paesi a bassi salari aumenta. Il quadro della specializzazione settoriale dell'Italia non sembra cambiato dopo la crisi. Nel nostro Paese il rimbalzo del 2010 ha interessato praticamente tutti i settori ma nessuno registra tassi di crescita tali da far prevedere un aumento della sua quota sul commercio mondiale. La ridotta dimensione delle imprese esportatrici italiane influenza negativamente la capacità di differenziare le destinazioni delle esportazioni e la capacità d'innovare i prodotti e quindi i settori di specializzazione. L'agilità con la quale un'economia adotta le tecnologie più avanzate disponibili contribuisce alla sua competitività, aumentando il rendimento degli investimenti e quindi la crescita nel medio e lungo periodo. La loro adozione è più lenta in Europa che negli USA e in Italia più che in Europa: questo ritardo è in parte riconducibile alla piccola dimensione delle imprese. Le stesse considerazioni vanno fatte per la ricerca e lo sviluppo: la quantità di pubblicazioni scientifiche è più alta in Italia che in altri paesi europei, ma i brevetti, l'applicazione delle scoperte scientifiche e l'innovazione nell'industria risultano più basse.


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Il PNR contiene l'indicazione di una serie di misure che dovrebbero permettere alle imprese esportatrici di crescere. Queste politiche sono indirizzate sia al settore delle esportazioni sia a quello dei servizi non-tradable che influenzano i prezzi delle esportazioni. Tra queste: gli incentivi alla ricerca applicata che potranno essere rapidamente tradotti in nuovi prodotti e processi produttivi, riduzione delle rigidità nei mercati dei prodotti e capitali, riforme del mercato del lavoro, snellimento nelle procedure burocratiche, ed anche la riforma della giustizia civile per ridurre la lentezza delle procedure giudiziarie e tutelare i diritti di proprietà.
Manca tuttavia nel documento una valutazione più ampia della fase che vive attualmente la dinamica del commercio internazionale, posta in evidenza nella recente indagine conoscitiva condotta dalla nostra Commissione e, soprattutto, un'indicazione delle posizioni che il nostro Governo dovrà assumere presso l'Unione europea perché in sede di negoziato OMC possano trovare risposta alcune specifiche esigenze poste dalle peculiarità del nostro sistema produttivo, dall'armonizzazione delle norme doganali alle certificazioni di qualità, per evitare che esse non siano surrettiziamente protezionistiche.
Alla luce di quanto esposto preannuncia una proposta di parere favorevole con un'osservazione.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA condivide i contenuti della relazione svolta dall'onorevole Pianetta.

Stefano STEFANI, presidente, fa presente che i tempi per l'espressione del parere sono assai limitati e che, in considerazione dell'imminente pausa per le festività pasquali, non vi sono gli estremi per ampliare l'esame oltre alla seduta odierna.

Mario BARBI (PD) esprime disagio circa la limitatezza dei tempi di esame disponibili anche in ragione della rilevanza del provvedimento in esame. Osserva che sebbene le parti di competenza della Commissione siano assai limitate, il Documento è onnicomprensivo delle questioni macroeconomiche e delle politiche nazionali ai fini dell'adattamento al quadro europeo. In tal senso la Commissione dovrebbe potere contribuire in modo sostanziale. Inoltre, maggiori tempi di esame si giustificherebbero anche solo per il fatto che il Documento rappresenta una novità sul piano procedurale. Tra l'altro, la rilevanza del provvedimento emerge anche a seguito delle dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze, che è da considerare come il vero autore regista del PNR.

Stefano STEFANI, presidente, concorda con il collega Barbi ma fa presente che anche la trasmissione del Documento ha avuto luogo solo pochi giorni fa.

Marco ZACCHERA (PdL), pur condividendo le considerazioni del collega Barbi, fa presente che il Documento non incide direttamente sulle competenze della Commissione. È positivo che la Commissione possa esprimersi su tematiche che sono necessariamente di ordine generale. Ritiene che vi siano gli estremi per l'espressione del parere.

Enrico PIANETTA (PdL) si associa ai rilievi del collega Barbi sui tempi di esame e sugli aspetti di novità procedurale. Il Documento fa emergere un inquadramento generale in ragione di richieste di Unione europea e di chi vuole innescare processo di ammodernamento e crescita di competitività. Il documento affronta riforma questioni essenziali e si pone come onnicomprensivo. Quanto alle competenze della III Commissione, non vi sono specificità sul politica estera. L'accento è sul tema della competitività. Magari in futuro si potrà approfondire. Dà quindi lettura della proposta di parere (vedi allegato 1).

Mario BARBI (PD) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere per l'assenza nel Documento di considerazioni sugli effetti del quadro internazionale,


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già del resto rilevata e contestata nell'esame degli atti preparatori. Ritiene poi molto strano che nulla si dica sugli impegni dell'Italia anche in tema di cooperazione allo sviluppo.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con un'osservazione come formulata dal relatore.

La seduta termina alle 9.40.

INTERROGAZIONI

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 9.40.

5-04532 Renato Farina: Sull'applicazione del principio di sussidiarietà nella destinazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2), sottolineando la rilevante competenza del Ministero dell'economia e delle finanze sui fondi alla cooperazione allo sviluppo. Ricorda altresì come sarebbe possibile seguire l'esempio di altri Paesi che erogano soprattutto aiuti al bilancio degli Stati terzi, se non prevalesse in Italia - a parte i casi di Libano e Mozambico - la preoccupazione sull'effettiva destinazione dei fondi. Tuttavia, un maggiore ricorso al principio di sussidiarietà potrebbe svilupparsi proprio in tale direzione.

Renato FARINA (PdL) si dichiara soddisfatto dalla risposta articolata fornita dal sottosegretario Mantica, ma non altrettanto dei contenuti specifici, stante l'assenza di valutazioni da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Fa presente come l'interrogazione rifletta le posizioni della parte attiva degli italiani che sono impegnati sul campo nell'aiuto ai popoli. Ricorda quindi le dichiarazioni del Ministro Tremonti, secondo cui si dovrebbero aiutare i popoli nei loro territori, osservando come però lo stesso ministro sostenga che i fondi di aiuto al bilancio ingrassino il commercio d'armi. A suo avviso, dovrebbero essere invece ostenuti i veri operatori sul campo, non tanto genericamente le ONG, ma soprattutto gli operatori missionari che soccorrono direttamente le popolazioni. Richiamando l'ipotesi formulata dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze di un recupero di fondi dall'IVA, precisa che il senso dell'interrogazione è stimolare il Governo nel suo insieme a mantenere promesse formulate al G8 in favore delle organizzazioni che hanno dato maggiore prova di serietà ed efficacia.

5-04168 Mecacci: Sul trattamento dei migranti provenienti dalla Libia ed in particolare sull'episodio del 1o luglio 2009.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3), osservando quanto gli ultimi sviluppi abbiano profondamente modificato la situazione in Libia.

Jean Leonard TOUADI (PD), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, sottolinea che l'interrogazione prende la mosse da informazioni emerse recentemente da Wikileaks su responsabilità italiane ed estere nella vicenda dei cosiddetti respingimenti. Nega pertanto che vi sia un anacronismo, dal momento che ad avviso della sua parte politica è stato violato il diritto d'asilo, la Convenzione per i diritti dell'uomo e la Costituzione. Auspica per il futuro che i diritti umani siano al centro dei negoziati con le nuove autorità libiche, poiché la Libia resterà punto di passaggio per i migranti provenienti dall'Africa verso l'Europa. Richiama infine l'audizione del portavoce dell'UNHCR, Laura Boldrini, per chiedere al Governo di favorire l'apertura di un corridoio umanitario per fare


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uscire i migranti presenti in Libia che non possono fare ritorno nei propri Paesi.

Stefano STEFANI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni in titolo.

La seduta termina alle 10.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 10.

Stefano STEFANI, presidente, nell'avvertire che è all'ordine del giorno una sola interrogazione a risposta immediata rinviata lo scorso 23 marzo, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-04424 Barbi: Sulla partecipazione dell'Italia alla cooperazione allo sviluppo delegata dall'UE.

Mario BARBI (PD) illustra l'interrogazione in titolo sottolineando la necessità di conoscere lo stato di avanzamento della procedura finalizzata all'accreditamento del nostro Paese alla cooperazione delegata, istituto sempre più importante nel quadro delle politiche di cooperazione europee, riconosciute dal Trattato di Lisbona come essenziali. Sottolinea che la cooperazione delegata prevede che l'Unione europea possa affidare a soggetti di singoli Paesi per la realizzazione di determinati progetti in specifici ambiti tematici.

Il sottosegretario Alfredo MANTICA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4), sottolineando che ad oggi risulta che la Commissione ha siglato solo 27 accordi per un totale di soli 111 milioni di euro. Ritiene quindi che sia giusto insistere su questi aspetti ma che occorre tenere conto del contesto istituzionale in cui la cooperazione delegata è stata concepita e delle pressioni soprattutto da parte tedesca, in quanto la Germania dispone di un'agenzia che può agire anche in ambito privatistico.

Mario BARBI (PD) nel ringraziare il sottosegretario Mantica per la risposta fornita, si dichiara parzialmente soddisfatto in quanto la procedura sta andando avanti, anche se più lentamente del previsto. Al riguardo, ne incoraggia una tempistica più veloce, dal momento che a suo avviso la cooperazione delegata, pur avendo ancora un effetto limitato rispetto ai valori globali e complessivi, è destinata a svilupparsi.
Meno soddisfatto si dichiara invece, pur comprendendo le difficoltà istituzionali nel nostro Paese a paragone con altre realtà, sul rinvio delle considerazioni di natura strutturale. Ritiene improrogabile una maggiore acquisizione delle logiche europee, essendo l'Italia tra i maggiori contributori di quei fondi. A suo avviso, occorre quindi creare condizioni per esercitare un ruolo adeguato, incidendo sulle strutture da creare o potenziare. Nella consapevolezza del problema connesso al ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze sui temi della cooperazione allo sviluppo, ritiene che vi siano le condizioni per un lavoro su questo terreno.

Stefano STEFANI, presidente, dichiara quindi concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 10.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.10 alle 10.15.

III Commissione - Mercoledì 20 aprile 2011


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ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
esaminato per le parti di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (DEF 2011), deliberato dal Consiglio dei ministri il 13 aprile scorso, ai sensi della legge 7 Aprile 2011, n. 39, e presentato dal Governo nell'ambito delle nuove regole adottate dall'Unione Europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;
esaminato in particolare il Programma nazionale di riforma (PNR) che definisce gli interventi per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia «Europa 2020», alla luce del progetto preliminare di PNR presentato dall'Italia all'avvio del semestre europeo dal gennaio 2011 e relativo anche ad una serie di riforme prioritarie in tema di competitività del sistema produttivo italiano;
richiamato il parere espresso dalla III Commissione lo scorso 6 ottobre 2010 sullo Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013. (Doc. LVII, n. 3), contenente l'auspicio che, esauritasi la fase segnata dalle esigenze di normalizzazione dei meccanismi di spesa, che ha fortemente condizionato l'operatività dell'apparato del Ministero degli Affari esteri, siano individuate risorse adeguate e coerenti con i sempre più numerosi ambiti in cui l'Italia è chiamata operare sullo scenario mondiale;
considerato che il PNR fornisce elementi sul grado di competitività internazionale dell'economia nazionale e evidenzia che i principali fattori sottostanti la perdita di quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane sono tra loro interdipendenti e si riconducono alla bassa produttività delle imprese, ad un modello di specializzazione settoriale di tipo tradizionale, alla limitata flessibilità delle destinazioni geografiche, alle ridotte dimensioni delle imprese italiane e alla limitata propensione all'innovazione e alla ricerca e sviluppo;
rilevata l'assenza di riferimenti all'attuale dinamica del commercio internazionale e al negoziato presso l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC),
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
nella definizione e nell'attuazione delle priorità del Programma nazionale di riforme valuti la Commissione di merito l'opportunità di tenere conto, anche alla luce delle risultanze dell'indagine conoscitiva sui problemi e le prospettive del commercio internazionale verso la riforma dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC), svolta dalla III Commissione, delle risposte che da quel negoziato potranno venire alle specifiche esigenze del nostro sistema produttivo.


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ALLEGATO 2

5-04532 Renato Farina: Sull'applicazione del principio di sussidiarietà nella destinazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo.

TESTO DELLA RISPOSTA

La Cooperazione italiana, nell'attuale congiuntura di finanza pubblica, si adopera costantemente per evitare che le ristrettezze di bilancio possano ripercuotersi sull'impegno complessivo dell'Italia sul fronte dello sviluppo.
A questo fine, il Ministero degli affari esteri segue linee operative ispirate ad un concetto di aiuto allo sviluppo onnicomprensivo, basato sulla valorizzazione di tutte le fonti di finanziamento e su responsabilità condivise fra tutti gli attori coinvolti (donatori e beneficiari, comparto pubblico, settore privato e società civile, enti centrali e territoriali), nel rispetto dei principi di efficacia degli aiuti, definiti in particolare nella Dichiarazione di Parigi del 2005 e nell'Agenda di Accra del 2008.
Al contempo si mira sempre di più all'efficacia degli aiuti, ovvero alla necessità di aumentare l'impatto dell'aiuto pubblico. Da un lato, i Paesi donatori stanno, infatti, sempre più attenti a spendere meglio il denaro destinato ai Paesi in via di sviluppo. Dall'altro, si richiede ai Paesi partner una maggiore responsabilizzazione, intensificando la trasparenza e la lotta alla corruzione in loco.
L'orientamento prevalente a livello internazionale è, inoltre, di puntare sempre più ad una dimensione qualitativa degli aiuti piuttosto che ad una logica quantitativa, risultata spesso inefficiente.
Con riferimento ai fondi destinati alla Cooperazione, le risorse finanziarie stanziate dalla Legge di Stabilità, per l'anno in corso, ammontavano a circa 173 milioni di euro. Al netto degli impegni già assunti (inclusi quelli pluriennali), le risorse effettivamente a disposizione per nuove attività da realizzare nel 2011 si attestano a circa 95 milioni di euro.
La Legge di Stabilità 2011 prevede, inoltre, in caso di mancati introiti derivanti dall'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze di banda larga, una potenziale riduzione lineare delle dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di ciascun Ministero. Il Ministero dell'Economia e Finanze ha pertanto disposto, nel marzo scorso, un accantonamento di risorse pari a complessivi 17,5 milioni di euro sui capitoli della Cooperazione, accantonamento che al momento non è tuttavia detto si traduca in un taglio effettivo.
Per quanto riguarda i metodi di intervento adottati dalla Cooperazione, la legge 49 dell'87 prevede che i canali per veicolare l'aiuto allo sviluppo siano esclusivamente: il bilaterale, il multilaterale, il multibilaterale e i progetti cosiddetti «promossi ONG».
In particolare, in conformità con le Linee Guida 2011-2013 della Cooperazione, il canale bilaterale viene privilegiato solo laddove ne sussistano le condizioni, in primo luogo, dunque, in presenza di un contesto normativo adeguato, nonché a fronte delle capacità del Paese partner di utilizzare rapidamente le somme ad esso destinate.
Nell'ambito del canale bilaterale, la Cooperazione italiana si avvale, in alcuni limitati casi, anche del sostegno generale al bilancio: un sostegno finanziario non a progetti specifici ma al bilancio dello Stato partner. L'Italia impiega attualmente tale metodo solo in Mozambico e Libano, mentre è più diffuso l'utilizzo del supporto


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settoriale al bilancio. Con questi strumenti, la Cooperazione italiana mira a favorire sia un maggior coordinamento tra i donatori sia i processi di pianificazione e controllo della spesa pubblica nel paese beneficiario, rafforzando il dialogo tra i dicasteri interessati e stimolando comunque il coinvolgimento di tutti gli attori interni - parlamenti, società civile, autorità locali - nelle politiche di sviluppo.
Il sostegno generale al bilancio è peraltro esplicitamente previsto dall'Agenda di Accra del 2008, terza tappa, dopo Roma 2003 e Parigi 2005, del percorso di definizione dell'agenda internazionale incentrata sull'efficacia degli aiuti.
Per quanto riguarda il mondo delle ONG - che comprende anche molte delle importanti realtà che l'Onorevole interrogante ha citato - la normativa prevede che a tutte le Organizzazioni non Governative riconosciute idonee possano essere concessi contributi per lo svolgimento di attività di cooperazione da loro promosse, ovvero possa essere affidato loro l'incarico di realizzare specifici programmi di cooperazione i cui oneri siano finanziati dalla Farnesina, secondo modalità stabilite con apposita delibera del Comitato Direzionale della Cooperazione. Il Ministero degli Esteri considera, naturalmente, con particolare attenzione il canale delle ONG per il ruolo cruciale che esse svolgono nelle società in cui operano.


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ALLEGATO 3

5-04168 Mecacci: Sul trattamento dei migranti provenienti dalla Libia ed in particolare sull'episodio del 1o luglio 2009.

TESTO DELLA RISPOSTA

La condotta dei militari italiani impiegati nella vigilanza, prevenzione e contrasto dell'immigrazione clandestina è sempre stata improntata alla salvaguardia della vita umana e al rispetto della dignità della persona. A tali principi si sono conformate e si conformano le attività di collaborazione in materia migratoria con Paesi terzi. Attività che includono la sorveglianza, l'intervento ed il soccorso in mare dei natanti in difficoltà, nello spirito delle Convenzioni internazionali e delle disposizioni in materia contenute nei Protocolli ONU di Palermo contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani.
In tema di flussi migratori via mare, l'Italia ha quindi sempre condotto un'azione di sensibilizzazione sulla necessità che ciascuno Stato rivierasco, coinvolto o a rischio di coinvolgimento nel fenomeno, facesse rispettare le norme internazionali sulla sicurezza della navigazione.
L'impegno e la sensibilità della nostra Ambasciata in Libia sul tema dei rifugiati sono testimoniati, tra l'altro, dalle lettere che, in diverse occasioni, il Rappresentante UNHCR a Tripoli ha inviato per ringraziare il nostro Paese e l'Ambasciatore per il reinsediamento in Italia di gruppi di eritrei.
Sullo specifico episodio citato dall'interrogante, il Ministero dell'Interno fa presente che il 1o luglio 2009 sono stati riconsegnati alle autorità libiche, che ne avevano fatto richiesta, 82 stranieri, avvistati il giorno precedente in acque internazionali a sud di Lampedusa da unità aeronavali del Comando Operativo della Guardia di Finanza e soccorsi da un'unità della Marina Militare.
Due di loro sono stati ricoverati in ospedale a scopo precauzionale: una donna, perché in stato di gravidanza; e un uomo perché dichiarava di essere stato percosso, par non riportando alcuna lesione visibile. Prima di essere consegnati alle autorità libiche, tutti gli stranieri sono stati adeguatamente assistiti da personale della Marina Militare italiana, anche con l'ausilio del medico di bordo.
Sono stati loro distribuiti viveri, bevande e coperte. Gli stranieri sono stati fotografati, perché erano sprovvisti di documenti di riconoscimento. È stato loro assegnato un numero progressivo d'identificazione in modo da poter associare a ciascun naufrago i relativi oggetti personali. Tutti hanno dichiarato di essere eritrei e nessuno ha manifestato l'intenzione di richiedere la protezione internazionale, nonostante tra i migranti ve ne fosse uno in grado di parlare in modo comprensibile l'inglese. Il trasbordo dei clandestini è avvenuto in condizioni di massima sicurezza anche a mezzo di un gommone già predisposto in mare, con un sommozzatore a bordo. L'adozione di misure precauzionali ha consentito, nella circostanza, il pronto recupero di un clandestino che si era gettato in mare.
Stiamo parlando, lo ricordo, di un episodio del 2009. In quel momento la collaborazione italo-libica in materia migratoria si svolgeva, come noto, sulla base di specifiche intese tecniche firmate a partire dal 2007. I pattugliamenti congiunti sono avvenuti nel pieno rispetto del


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diritto internazionale e degli standard in materia di asilo politico e altre forme di protezione internazionale. Ora ovviamente con la crisi in Libia, il contesto di riferimento è mutato e tali intese non vengono più applicate.
In parallelo il Governo si è sempre adoperato affinché l'UNHCR potesse pienamente operare in Libia. Alla notizia della decisione delle autorità libiche di chiudere l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i rifugiati, l'Italia ha svolto una tempestiva azione di sensibilizzazione nei confronti dell'allora Governo di Tripoli. Un'azione che aveva iniziato a dare risultati incoraggianti: Tripoli aveva parzialmente modificato la propria decisione, consentendo la prosecuzione delle attività e dei progetti facenti capo all'UNHCR in Libia. Era stato inoltre avviato il negoziato diretto tra Tripoli e l'Alto Commissariato nel senso da noi auspicato. Lo stesso Alto Commissariato ci ha dato atto, in più occasioni, che tali sviluppi positivi erano stati resi possibili grazie all'intervento dell'Italia.
Nell'attuale incertezza della crisi libica, l'Italia è in prima linea nell'impegno umanitario. Mi sembra peraltro importante sottolineare che l'esigenza di contrastare l'immigrazione clandestina è ben presente al Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi. Un impegno politico fermo che, nei colloqui di ieri qui a Roma, il Presidente Jalil ha definito una «linea rossa». Più in generale, come più volte ribadito dal Governo in queste settimane, la gestione del fenomeno migratorio dall'Africa richiede una dimensione europea che finora è purtroppo mancata. È indispensabile non solo il principio della condivisione degli oneri (burden sharing) ma soprattutto una politica attiva che superi gli accordi bilaterali. L'intesa sottoscritta il 4 ottobre 2010 dai Commissari europei Malmstrom e Fule con Tripoli è stato un segnale positivo ma insufficiente. Occorre andare oltre e definire una vera strategia europea.
Nel frattempo, il Governo continua a fare la propria parte con interventi umanitari a favore delle persone coinvolte nella crisi libica. A fronte dell'appello dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Italia ha recentemente accolto 115 rifugiati eritrei provenienti da Tripoli, tra cui molti bambini, che sono stati trasportati con voli dell'aeronautica militare ed alloggiati in una struttura allestita dal Ministero dell'Interno. Un'operazione che ha ricevuto il plauso e il riconoscimento dell'UNHCR e di altri organismi attivi in campo umanitario.


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ALLEGATO 4

5-04424 Barbi: Sulla partecipazione dell'Italia alla cooperazione allo sviluppo delegata dall'UE.

TESTO DELLA RISPOSTA

Come evocato dagli Onorevoli interroganti, per poter finalizzare un accordo di «cooperazione delegata» con la Commissione europea l'Italia deve superare una procedura di audit volta ad ottenere una certificazione di idoneità.
A tal fine la Farnesina ha innanzitutto promosso l'adozione di norme interne per ricevere fondi dalla Commissione o da altri Stati Membri e trasferirne nel senso inverso, come previsto nel quadro della Gestione Centralizzata Indiretta.
La procedura è stata formalmente avviata ad agosto 2010 con l'invio alla Commissione di una lettera d'intenti ed una dichiarazione di interesse da parte della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli affari esteri (DGLS).
In un contesto di risorse umane e finanziarie decrescenti, la DGCS (dove è peraltro operativo un nuovo ufficio per le politiche di sviluppo UE) ha istituito una Task Force interna per approfondire l'analisi delle componenti dell'audit. Ha altresì delineato un percorso per l'adozione di misure che tengano conto dell'esperienza maturata a livello UE. È stato, ad esempio, avviato un processo per la «gestione del rischio» legato alle attività e agli obiettivi della nostra Cooperazione, nonché una riflessione per il consolidamento del sistema di controllo interno.
La riorganizzazione dei servizi della Commissione ha rallentato la procedura di selezione della società di consulenza che sarà incaricata da Bruxelles di effettuare 1'audit. Gli esiti dovrebbero essere noti a breve ed è prevedibile la visita degli auditors a maggio. La durata della procedura dipenderà dall'esito della valutazione, con particolare riguardo ad eventuali raccomandazioni di misure di adeguamento.
Oltre alla DGCS è in fase di valutazione la richiesta di SIMEST. L'accreditamento di enti italiani alla «cooperazione delegata» è seguito con la massima attenzione dalla Farnesina nei contatti con la Commissione europea. Il tema è stato approfondito anche nel colloquio del Ministro Frattini con il Commissario per lo Sviluppo Piebalgs lo scorso 24 gennaio.
In vista dell'ottenimento dell'idoneità, la DGCS ha al contempo avviato una capillare azione informativa per valorizzare le relative possibilità di finanziamento a beneficio di altri Ministeri, ICE, Confindustria, Sindacati, Fondazioni bancarie, mondo cooperativo, Enti locali, ONG, e Università.
La cooperazione delegata rappresenta una priorità per il Governo. Essa consentirà di accrescere il «valore aggiunto» del nostro sistema Paese nell'esecuzione delle politiche di sviluppo UE. L'Italia potrà, inoltre, attuare interventi in sinergia con la Commissione e con altri Stati Membri, in Paesi e settori prioritari dove alla nostra Cooperazione sia riconosciuto un «ruolo guida» in virtù della sua consolidata presenza, ampliando così le risorse a disposizione.
Tali obiettivi si inquadrano nella riduzione della frammentazione degli aiuti, promossa dalla Farnesina e rafforzata con l'adozione del secondo Piano programmatico nazionale per l'efficacia degli aiuti. La gestione di fondi in delega UE si accompagnerà ad un'efficiente presenza della Cooperazione italiana nei Paesi partner di rilevanza primaria.

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