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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto della IV Commissione permanente
(Difesa)
IV Commissione

SOMMARIO

Martedì 26 luglio 2011


INTERROGAZIONI:

Comunicazioni del Presidente ... 81

5-04971 Fiano: Sulla riunione dei Ministri della difesa della NATO svoltasi il 13 giugno 2011 a Bruxelles ... 82
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 85

5-04210 Fiano: Sull'intervento della Fregata Zefiro in aiuto della petroliera Savina Caylyn sequestrata da pirati somali ... 82
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 87

5-05153 Mogherini Rebesani: Sui dispositivi di sicurezza italiani adottati nei confronti di aerei civili classificati come pericolosi ovvero «Renegade» ... 82
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 89

SEDE REFERENTE:

Istituzione di un Servizio nazionale di riserva volontaria per la mobilitazione ed il completamento delle Forze armate. C. 4106 Cirielli, C. 2861 Paglia, C. 4174 Gidoni, C. 4375 Recchia e C. 4385 Di Stanislao (Seguito dell'esame e rinvio - Abbinamento della proposta di legge C. 4385 ) ... 83

COMITATO RISTRETTO:

Istituzione di un Servizio nazionale di riserva volontaria per la mobilitazione ed il completamento delle Forze armate. C. 4106 Cirielli, C. 2861 Paglia, C. 4174 Gidoni, C. 4375 Recchia e C. 4385 Di Stanislao ... 83

INDAGINE CONOSCITIVA:

Deliberazione di un'indagine conoscitiva sul reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo n. 215 del 2001 (Deliberazione) ... 83
ALLEGATO 4 (Programma) ... 91

AVVERTENZA

IV Commissione - Resoconto di martedì 26 luglio 2011


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INTERROGAZIONI

Martedì 26 luglio 2011. - Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa, Giuseppe Cossiga.

La seduta comincia alle 15.05.

Comunicazioni del Presidente.

Edmondo CIRIELLI, presidente, a nome di tutti i colleghi della IV Commissione, esprime le condoglianze alla famiglia, il rammarico e il dolore per la morte del primo Caporal Maggiore dei Paracadutisti, David Tobini, caduto in Afghanistan, in uno scontro a fuoco durante l'operazione


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congiunta condotta da forze italiane e afgane nella zona a nord-ovest della valle di Bala Murghab. Sono stati colpiti altri due militari italiani ai quali formula, a nome della Commissione, gli auguri di una pronta guarigione

5-04971 Fiano: Sulla riunione dei Ministri della difesa della NATO svoltasi il 13 giugno 2011 a Bruxelles.

Il sottosegretario Giuseppe COSSIGA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Pier Fausto RECCHIA (PD), nel prendere atto dei contenuti della risposta fornita dal rappresentante del Governo evidenzia come, con riguardo al quesito riferito alle ragioni della mancata partecipazione del Ministro La Russa alla prima parte della riunione dei ministri della difesa NATO del 13 giugno scorso, essa rimandi a quanto già riferito dallo stesso ministro in precedenti atti di sindacato ispettivo svolti in Assemblea. Ciò premesso, evidenzia come l'interrogazione abbia preso le mosse da dichiarazioni approssimative rese dallo stesso ministro al termine della citata riunione attestanti una precisa volontà di non partecipare alla prima parte dell'incontro.

5-04210 Fiano: Sull'intervento della Fregata Zefiro in aiuto della petroliera Savina Caylyn sequestrata da pirati somali.

Il sottosegretario Giuseppe COSSIGA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Antonio RUGGHIA (PD) ripercorre la vicenda della petroliera Savina Caylyn sequestrata di recente nell'Oceano indiano, probabilmente per opera di pirati somali, esprimendo la propria preoccupazione per il fatto che tale vicenda possa cadere nel silenzio. Si dichiara pertanto parzialmente soddisfatto della risposta ricevuta. Infatti, se da una parte comprende le ragioni di segretezza che hanno fatto propendere per la scelta di non divulgare informazioni sull'intervento della Fregata Zeffiro nella vicenda, dall'altra ritiene quanto mai necessario mantenere viva l'attenzione sull'ennesimo caso di pirateria in acque internazionali a danno di mercantili battenti bandiera italiana. Osserva, quindi, che il tema della pirateria è stato di recente affrontato anche da una norma inserita nel decreto-legge di proroga delle missioni internazionali in corso d'esame presso il Senato della Repubblica e, al riguardo, lamenta come tale circostanza abbia finito per ingenerare una carenza nella discussione e nell'approfondimento del tema stesso presso codesto ramo del Parlamento, dovuta all'esigenza di approvare rapidamente un provvedimento così importante e urgente come il rifinanziamento delle missioni.

5-05153 Mogherini Rebesani: Sui dispositivi di sicurezza italiani adottati nei confronti di aerei civili classificati come pericolosi ovvero «Renegade».

Il sottosegretario Giuseppe COSSIGA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Federica MOGHERINI REBESANI (PD) ringrazia il rappresentante del Governo per le informazioni fornite osservando, tuttavia, che esse, poiché le relative fonti normative non sono nel frattempo mutate, risultano in parte già note in quanto fornite in un'interrogazione risalente al 2007. Fa, quindi, presente che in tale circostanza, con riferimento alle minacce terroristiche apportate attraverso l'uso di velivoli civili dirottati, cosiddetti «Renegade», il Governo evidenziò nella risposta l'esigenza di dotare l'ordinamento italiano di un'adeguata cornice giuridica di riferimento con fonti normative di rango primario. Ricorda, al riguardo, che la problematica in oggetto è stata affrontata in altri paesi NATO, come la Germania, con un'apposita normativa legislativa. Auspica, pertanto, che


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la mancanza di ogni riferimento a tale esigenza nella risposta fornita dal Sottosegretario Cossiga non sia frutto di una scelta politica ma che, anche in Italia, si possano realizzare le condizioni per contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di informare adeguatamente l'opinione pubblica riguardo ai rischi relativi all'abbattimento di aerei civili dirottati considerati pericolosi. In questo senso l'uso di strumenti normativi di rango primario renderebbe più trasparente e democraticamente controllabile le soluzioni adottate.

Edmondo CIRIELLI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 15.25.

SEDE REFERENTE

Martedì 26 luglio 2011. - Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa, Giuseppe Cossiga.

La seduta comincia alle 15.25.

Istituzione di un Servizio nazionale di riserva volontaria per la mobilitazione ed il completamento delle Forze armate.
C. 4106 Cirielli, C. 2861 Paglia, C. 4174 Gidoni, C. 4375 Recchia e C. 4385 Di Stanislao.
(Seguito dell'esame e rinvio - Abbinamento della proposta di legge C. 4385).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 31 maggio 2011.

Edmondo CIRIELLI, presidente, facendo seguito alle determinazioni assunte nella riunione dell'ufficio di presidenza del 31 maggio 2011, dispone l'abbinamento alle proposte di legge in esame anche della iniziativa legislativa dell'onorevole Di Stanislao C. 4385, concernente l'istituzione della riserva militare nazionale, assegnata in data 9 giugno 2011. Avverte, quindi, che il Comitato ristretto ne terrà conto nello svolgimento dei propri lavori.

La seduta termina alle 15.30.

COMITATO RISTRETTO

Martedì 26 luglio 2011.

Istituzione di un Servizio nazionale di riserva volontaria per la mobilitazione ed il completamento delle Forze armate.
C. 4106 Cirielli, C. 2861 Paglia, C. 4174 Gidoni, C. 4375 Recchia e C. 4385 Di Stanislao.

Il Comitato ristretto si è riunito dalle 15.30 alle 15.40.

INDAGINE CONOSCITIVA

Martedì 26 luglio 2011. - Presidenza del presidente Edmondo CIRIELLI.

La seduta comincia alle 15.40.

Deliberazione di un'indagine conoscitiva sul reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo n. 215 del 2001.
(Deliberazione).

Edmondo CIRIELLI, presidente propone, sulla base di quanto convenuto nella riunione del 20 luglio 2011 dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della IV Commissione, ed essendo stata acquisita la prescritta intesa con il Presidente della Camera, ai sensi


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dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva «sul reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo n. 215 del 2001» (vedi allegato 4).

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la proposta del presidente.

La seduta termina alle 15.45.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

RISOLUZIONI

7-00571 Luciano Rossi: Sulla destinazione degli alloggi della caserma Monte Grappa, situata ad Orvieto, al Centro addestrativo di specializzazione della Guardia di finanza.

IV Commissione - Martedì 26 luglio 2011


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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04971 Fiano: sulla riunione dei Ministri della difesa della NATO svoltasi il 13 giugno 2011 a Bruxelles.

TESTO DELLA RISPOSTA

A premessa, desidero subito sottolineare come nella recente riunione dei Ministri della Difesa della NATO si sia giunti, tra l'altro, all'approvazione della nuova Struttura di Comando: si è trattato di una decisione fondamentale, frutto di una lunga concertazione, che consentirà all'Alleanza di disporre di un'architettura più funzionale alle nuove esigenze e coerente con l'obiettivo di ridurre l'attuale numero dei Comandi (da 13 a 9) e il personale assegnato (da 13.200 a 8.800 unità), in un'ottica di contenimento dei costi.
È di tutta evidenza che tutto ciò ha comportato l'accettazione da parte delle nazioni partner di una bilanciata riduzione della presenza di strutture alleate sui propri territori.
Ciò vale anche per l'Italia che oggi ospita diversi Enti e Comandi NATO - a differenza di altri Paesi, cito Gran Bretagna, Turchia e Spagna sul cui territorio insiste un'unica struttura - e che è riuscita a conservare come ci si proponeva uno dei due comandi operativi regionali, il Joint Force Command di Napoli.
Per quanto riguarda i comandi delle operazioni aeree, è prevista una riduzione da 4 a 2 dei Centri Combinati per le Operazioni Aeree, i cosiddetti Combined Air Operation Centre (CAOC). Nel contempo, la NATO ha deciso di costituire un Centro Proiettabile di Comando e Controllo Aereo (DACCC), necessario per rispondere all'esigenza derivante dagli attuali e prevedibili scenari operativi e idoneo a gestire operazioni aeree in qualunque area di crisi, colmando una lacuna oggi esistente nella struttura militare dell'Alleanza.
L'Italia, accettando il trasferimento del CAOC da Poggio Renatico alla Spagna - che per inciso ha dovuto rinunciare al Comando terrestre di Madrid a favore della Turchia - ha acquisito questa innovativa struttura di comando che sarà attivata e ospitata proprio a Poggio Renatico. Si tratta di un centro che, oltre a disporre di tecnologie all'avanguardia, si configura come un assetto di alta valenza operativa, più complesso ed avanzato dell'attuale CAOC, con un organico superiore di circa 100 unità.
Faccio osservare che il trasferimento del CAOC in Spagna non comporta sostanziali ripercussioni per la difesa aerea nazionale e, quindi, per la sicurezza del nostro spazio aereo. A Poggio Renatico, infatti, resterà attivata la struttura di gestione delle operazioni aeree nazionali, che ovviamente continuerà a essere integrata nell'ambito dell'Alleanza, come accade in Gran Bretagna e in Francia, che da tempo non ospitano CAOC NATO.
Si tratterà anche per noi di adeguare le procedure al nuovo assetto per continuare a conciliare le funzioni NATO e la salvaguardia delle prerogative nazionali, la cui responsabilità risale per legge al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica.
Quanto alla mia «assenza alla riunione citata in premessa», ho già riferito presso l'Assemblea della Camera dei deputati lo scorso 29 giugno, in risposta al question time presentato dall'Onorevole Raisi.
Come ho avuto modo di dire in quella circostanza, essendo la riunione chiave


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sulla nuova struttura di comando prevista solo in serata, ho deciso di giungere in tempo per la fase decisiva del vertice.
Infatti, al mio arrivo a Bruxelles ho subito partecipato a un incontro ristretto con il Segretario Generale Rasmussen e con il Segretario della Difesa americano Gates, proprio per trattare e trovare una soluzione al problema della nuova struttura di comando.
L'Italia, attraverso me, ha potuto così giocare un ruolo determinante per contribuire al conseguimento di questo fondamentale obiettivo della NATO, ponendo le giuste condizioni a tutela degli interessi nazionali.
Tra l'altro, ho ottenuto anche l'impegno personale del Segretario della NATO, affinché l'attivazione del CAOC spagnolo avvenga solo dopo l'entrata in funzione del DACCC a Poggio Renatico.
In sintesi, va oggettivamente riconosciuto che l'Italia si è mossa attivamente, con approccio costruttivo - come sempre, direi - per giungere a un accordo per una struttura di comando più funzionale, più coerente con i nuovi scenari e soprattutto meno onerosa sul piano finanziario, contribuendo a superare posizioni e irrigidimenti - voglio dirlo chiaramente - talvolta anche pretestuosi e strumentali di alcuni partner.
La riduzione dei comandi rispetta criteri di bilanciamento fra le nazioni attraverso una soluzione di compromesso equa ed equilibrata; l'Italia continuerà ad ospitare una consistente aliquota di strutture NATO, tra cui il Comando di Napoli, che assicurerà una valenza e una visibilità coerente con il nostro importante contributo all'Alleanza.
In questo disegno di ottimizzazione riduttiva l'Italia ha, inoltre, ampiamente compensato il trasferimento del CAOC da Poggio Renatico acquisendo la nuova struttura di comando proiettabile e pretendendo che l'avvicendamento sia attuato senza soluzione di continuità.
In sostanza, abbiamo garanzia che il CAOC continuerà ad essere rilocato in Italia fino a quando la nuova struttura del DACCC sarà operativa.
Concludo facendo notare all'Onorevole interrogante che quanto abbiamo deciso con gli alleati e il risultato complessivo del vertice di Bruxelles accrescono il ruolo politico e strategico dell'Italia, confermando, ancora una volta, il peso e la centralità del nostro Paese in ambito internazionale, come, peraltro, ha riconosciuto lo stesso Segretario Generale della Nato affermando che «l'Italia ha fatto un buon affare e non è giusto criticare La Russa. Intanto, l'Italia, ha fatto un buon affare perché avrà un comando aereo nuovo, moderno, orientato al futuro. Nella mia proposta, avevo suggerito un personale di 185 addetti, e La Russa ne ha ottenuto invece 280. Ha negoziato, li ha avuti: per questo dico che è sbagliato criticarlo. L'Italia è per noi un forte alleato, i suoi leader politici sono sempre molto flessibili nel trovare le soluzioni: noi siamo un'alleanza basata sul consenso e abbiamo bisogno di questa flessibilità».


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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04210 Fiano: Sull'intervento della Fregata Zefiro in aiuto della petroliera Savina Caylyn sequestrata da pirati somali.

TESTO DELLA RISPOSTA

Nel quadro della forte azione svolta a livello internazionale dall'Italia contro il fenomeno della pirateria, la Difesa ha assicurato e continua ad assicurare, in sinergia con gli altri Dicasteri competenti, la massima collaborazione a tutela del personale delle navi mercantili che attraversano le aree a rischio da attacchi dei pirati.
In particolare, il nostro Paese - sin dal manifestarsi dei primi casi di pirateria al largo delle coste somale, nel 2005 - si è distinta per l'impegno costante nel contrasto al fenomeno: attualmente partecipiamo con la presenza costante di navi della Marina militare - almeno un assetto sempre presente in area - a due operazioni multinazionali di pattugliamento delle acque del Golfo di Aden, una sotto egida dell'Unione Europea, denominata «Atalanta» e un'altra, sotto egida della NATO, denominata « Ocean Shield».
Con specifico riferimento alla vicenda della Savina Caylyn, preciso subito che lo Stato Maggiore della marina, in occasione del sequestro della petroliera italiana, non ha ricevuto alcun indirizzo in merito ad attività di pubblica informazione e non si è in possesso di elementi relativi alla diramazione della notizia sul quotidiano on-line Linkiesta.
Quanto a un «piano di difesa dei nostri mercantili» elaborato dalla Marina militare, posso dire che la Forza armata ha sviluppato uno studio tecnico operativo per individuare soluzioni utili a dare completezza alle azioni condotte in mare dalle navi militari, attivando, successivamente, un tavolo tecnico che, nel periodo dal 18 al 24 febbraio 2011, ha completato lo studio con il coinvolgimento, in qualità di esperti di settore, di rappresentanti dei Ministeri degli affari esteri e delle infrastrutture e dei trasporti e della Confederazione italiana armatori (Confitarma).
Per quanto concerne, invece, la predisposizione di «un piano di difesa dei nostri mercantili attuato con polizia privata», il Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti, interessato al riguardo, ha comunicato di non avere informazioni, anche per la parte inerente le attività del Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti e dei porti (CISM), circa l'esistenza di tale piano di difesa.
In merito alle «notizie circa lo stato della petroliera Savina Caylyn e del suo equipaggio», faccio presente che la Difesa - alla notizia del sequestro - ha immediatamente attivato una pianificazione di contingenza prevedendo l'impiego di un dispositivo militare per la gestione della crisi, nello specifico, la fregata Zefiro già presente in area nell'ambito dell'operazione UE Atalanta.
La nostra unità, che nel frattempo aveva imbarcato una squadra del Comando operativo delle forze speciali, ha intercettato la petroliera sequestrata il 10 febbraio ed ha proseguito il monitoraggio della situazione a distanza di sicurezza per i successivi due mesi.
Nave Zefiro è stata successivamente richiamata, non senza che fosse concordato con i partners internazionali la continuazione dell'attività di sorveglianza della petroliera da parte di unità e sistemi di forze alleate che operano nell'area nel contesto dell'Operazione Atalanta.


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Le attuali condizioni dell'equipaggio, per ciò che è stato possibile osservare, non presentano elementi di allarme e/o tensione e non risulta siano stati compiuti atti di violenza a danno dei sequestrati.
Sin dall'inizio della vicenda, l'Unità di crisi del Ministero degli affari esteri si è mantenuta in costante contatto con le famiglie del personale italiano, assicurando un continuo aggiornamento sull'evolversi della vicenda. I contatti continuano a restare quotidiani e, su invito della Farnesina, i familiari sono stati più volte ricevuti all'Unità di crisi, dove sono stati ragguagliati sull'evolvere della situazione anche da ufficiali della Marina militare.
Il Governo ha avviato, come di consueto in queste situazioni, un'azione intensificata su tutti quegli attori regionali e locali che potrebbero influenzare positivamente la risoluzione della vicenda.
In ambito locale, è stata avviata da parte dell'Ambasciatore d'Italia presso il Governo transitorio somalo una costante azione di sensibilizzazione al più alto livello per reiterare il fermo auspicio del Governo italiano affinché nessuno sforzo sia risparmiato per una pronta risoluzione della vicenda. È stata anche ribadita l'esigenza che nessuna iniziativa che possa mettere in pericolo la sicurezza degli ostaggi, italiani e stranieri, a bordo delle navi, venga avallata o perseguita da queste Autorità.
Infine, per completezza, voglio sottolineare che proprio al fine di individuare misure idonee a prevenire i crimini di pirateria che hanno reso e continuano a rendere insicura la navigazione nelle aree colpite dal fenomeno, nell'ambito del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107 (proroga missioni internazionali) è prevista la possibilità d'impiegare nuclei militari di protezione della Marina militare ovvero servizi di vigilanza privata armata a bordo delle navi commerciali battenti bandiera italiana, per la protezione delle navi in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria (articolo 5). È attualmente all'esame del Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto in parola.
Nel contesto in cui si è ormai diffusa la pirateria marittima s'inquadra, infatti, la necessità di prevedere la possibilità d'imbarcare sui navigli commerciali, a richiesta degli armatori, team della Marina militare adeguatamente addestrati e dotati d'idoneo armamento ed equipaggiamento, destinati alla protezione della nave e dell'equipaggio, o, in alternativa, guardie giurate armate.


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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-05153 Mogherini Rebesani: Sui dispositivi di sicurezza italiani adottati nei confronti di aerei civili classificati come pericolosi ovvero «Renegade».

TESTO DELLA RISPOSTA

Di fronte all'eventualità di altri attacchi simili a quelli verificatisi l'11 settembre 2001, l'Alleanza Atlantica ha sviluppato una strategia d'azione finalizzata a coinvolgere le Autorità politiche di ogni Paese membro, affinché intervengano direttamente nella fase operativa di gestione della crisi.
Il risultato è un «corpus» di nuove norme e procedure, armonizzate con le esigenze delle singole nazioni, che getta le basi per creare un comune approccio alla materia, definendo le metodologie di intervento più opportune ed efficaci per fronteggiare situazioni di emergenza legate ad azioni terroristiche.
Si tratta della direttiva NATO MCM - 062 - 02, emanata nel febbraio 2002, ai fini della gestione dei nuovi eventi terroristici mediante l'utilizzazione di aeromobili civili che si sottraggono alla disciplina del volo controllato diventando tracce cosiddette «renegade».
In particolare, tale documento ha enunciato il cosiddetto «Renegade Concept» che consiste, in sintesi, nell'indicazione delle caratteristiche proprie di un velivolo civile utilizzato come arma per condurre attacchi terroristici, nella descrizione delle implicazioni politico-militari che tale designazione comporta e, infine, nella definizione delle linee guida per gestire la conseguente situazione di crisi.
Nel merito, i Paesi dell'Alleanza hanno concordato che l'uso della forza nei confronti di tale minaccia è una prerogativa di carattere esclusivamente nazionale, di competenza dell'esecutivo dello Stato che ha giurisdizione sullo spazio aereo in cui si trova il velivolo in quel momento.
Pertanto, si è imposta l'esigenza di dotare l'ordinamento italiano di un'adeguata cornice giuridica di riferimento su base legislativa, che legittimi l'emanazione di Regole d'ingaggio idonee a fronteggiare le situazioni critiche in argomento.
Conseguentemente è stato avviato, a partire dall'emanazione della citata Direttiva NATO, un delicato e complesso processo decisionale che ha portato alla definizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 2 aprile 2004, tuttora vigente.
In applicazione delle prescrizioni contemplate da tale decreto sono state emanate due specifiche Direttive, in materia di organizzazione e procedure per la gestione di tali minacce, aventi, come è ovvio, una classifica di riservatezza particolarmente elevata, in quanto è del tutto evidente che l'eventuale rilascio delle informazioni in esse contenute avrebbe ripercussioni e rischi non ipotizzabili né quantificabili per la tutela e la sicurezza del territorio e della popolazione nazionali.
La determinazione delle ROE è un atto di competenza dell'Esecutivo e consente, disciplinando in modo rigoroso le varie fasi gestionali di una situazione di crisi derivanti dalla minaccia, l'emanazione da parte delle Autorità preposte di un ordine legittimo finalizzato alla neutralizzazione della minaccia stessa.
L'impiego di velivoli armati per contrastare attacchi terroristici deve, e si sottolinea deve, rimanere l'ipotesi estrema cui


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ricorrere dopo aver accertato l'inadeguatezza, quando non addirittura il fallimento, delle altre misure individuate o adottate.
Il processo di neutralizzazione della minaccia deve concentrarsi in uno sforzo integrato che, attraverso l'apporto di una capillare attività informativa sia capace di far retrodatare l'intervento delle istituzioni alla fase di preparazione dell'intervento.
In tale prospettiva la prevenzione rappresenta l'obiettivo essenziale a cui tendere per scongiurare il pericolo comunque insito nell'esecuzione di decisioni ad elevata criticità.


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ALLEGATO 4

INDAGINE CONOSCITIVA SUL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE MILITARE DEI RUOLI DELLA TRUPPA A DIECI ANNI DAL DECRETO LEGISLATIVO N. 215 DEL 2001.
PROGRAMMA

PREMESSA: Con il decreto legislativo 8 maggio 2001 n. 215, attuativo della delega conferita con la legge 14 novembre 2000, n. 331 ed in conformità ai relativi principi e criteri direttivi, ha avuto concreto inizio il processo di trasformazione progressiva dello strumento militare da sistema misto a professionale.
Contestualmente, è stato adottato un modello di difesa fondato su una dotazione organica del personale militare dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica pari a 190.000 unità (a decorrere dalla data del 1o gennaio 2007).
Pochi anni prima, la legge 20 ottobre 1999, n. 380 aveva introdotto in Italia il servizio militare femminile in forma volontaria, delegando il Governo ad emanare uno o più decreti attuativi, il primo e più importante dei quali è stato il decreto legislativo 31 gennaio 2000, n. 24, che ha disciplinato il nuovo servizio.
Come noto, tale processo si è poi sviluppato con la legge 23 agosto 2004, n. 226, che ha sancito la sospensione delle chiamate per lo svolgimento del servizio di leva, a decorrere dal 1o gennaio 2005.
A partire da tale data, le Forze armate si sono dotate di personale interamente professionale, in parte composto da ufficiali, sottufficiali e personale di truppa in servizio permanente (ruoli normali, ruoli speciali) ed in parte composto di personale assunto a tempo determinato, che, nel caso di allievi ufficiali e allievi sottufficiali, sono ausiliari in ferma prefissata, e, nel caso della truppa, sono personale in ferma prefissata, quindi volontari, per uno o 4 anni.
A seguito di tale scelta normativa si è dunque determinata una profonda trasformazione nelle procedure di reclutamento del personale di truppa, che vede il suo punto nevralgico nelle nuove figure dei Volontari in ferma prefissata annuale (VFP-1) e dei Volontari in ferma prefissata quadriennale (VFP-4). Questi ultimi, in particolare, costituiscono il bacino esclusivo di alimentazione del personale in servizio permanente e attingono, a loro volta, a specifiche «battute di alimentazione» di VFP-1.
Al termine della ferma quadriennale, una percentuale dei VFP-4 ha l'opportunità di transitare direttamente nel servizio permanente (VSP), mentre il restante personale, risultato idoneo ma non utilmente collocato in graduatoria, potrà essere ammesso, a domanda, a due successivi periodi di rafferma, ciascuno della durata di 2 anni, e concorrere, al termine di ciascun anno delle rafferme, per il transito nel ruolo dei VSP.
Non va, inoltre, sottovalutato il fatto che l'inserimento del personale militare femminile nelle Forze armate nazionali sia stato avviato durante la vigenza del modello misto di difesa, caratterizzato dall'avvio del passaggio dal sistema di reclutamento basato sulla coscrizione a quello fondato esclusivamente sull'arruolamento volontario. L'avvio di tale cambiamento epocale per il mondo militare e civile proprio durante tale fase ha avuto una valenza rilevante e ha costituito uno dei processi di trasformazione più significativi della politica militare e di sicurezza nazionale e del loro rapporto con il Paese.


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PROBLEMATICHE: Il sistema di reclutamento attuale mostra alcuni aspetti meritevoli di essere posti sotto esame, in ragione di alcuni elementi verificatisi nel corso del decennio:

Un primo aspetto riguarda la strutturazione delle procedure selettive, che sono state oggetto di numerose proposte di modifica in sede parlamentare, sia per quanto concerne i requisiti richiesti, sia per quanto riguarda i titoli di preferenza e le prove propedeutiche al reclutamento.
In particolare, la Commissione Difesa ha avviato l'esame in sede referente di proposte di legge volte a ridurre i limiti di altezza per l'ingresso nelle FF.AA. (C. 3160, C. 4084, C. 4113); inoltre, è in corso di esame la proposta 607-1896/A sul reclutamento degli alpini. Si segnala inoltre che, presso il Senato è stato avviato l'esame di proposte di legge volte ad innalzare i limiti di età per il reclutamento (AS 2349 e 1118).
In questa legislatura sono state inoltre approvate due leggi in materia, entrambe in sede legislativa: la legge 12 luglio 2010, n. 109, per l'ammissione dei soggetti fabici nelle Forze armate e di polizia e la legge 10 luglio 2009, n. 93, in materia di arruolamento dei congiunti di vittime del dovere appartenenti alle Forze armate.

Un secondo aspetto problematico riguarda i profili del reclutamento connessi ai possibili sbocchi occupazionali per chi svolge la ferma prefissata, attesa la sempre più evidente difficoltà di transito in servizio permanente effettivo, che tenderà ad accentuarsi in ragione della prevedibile riduzione degli organici.
Si segnala al riguardo che tale materia è stata al centro di apposite determinazioni parlamentari. Già nel 2009, in occasione dell'esame in sede consultiva del DPEF 2010-2013, la IV Commissione ha posto una condizione volta a prevedere «l'individuazione di adeguate misure, anche di carattere finanziario, in favore di quei giovani che, avendo completato il periodo di ferma volontaria nelle Forze armate, siano alla ricerca di una nuova occupazione, privilegiando le iniziative volte a favorire il loro transito nel servizio permanente delle Forze armate, nelle Forze di polizia e, più in generale, nella Pubblica Amministrazione». Successivamente, nel corso dell'esame in Assemblea del predetto Documento, tale condizione è stata recepita dalla risoluzione n. 6/00028 Cicchitto, che è stata approvata.
Si ricorda che il decreto-legge 102/2010 ha disposto una riserva assoluta fino al 31 dicembre 2020, per il reclutamento del personale nelle carriere iniziali delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare a favore dei volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, in servizio o in congedo, in possesso dei requisiti previsti dai rispettivi ordinamenti per l'accesso alle predette carriere (articolo 2199 del Codice dell'ordinamento militare).
Sono al momento pendenti presso le Commissioni I e IV le proposte di legge volte a prevedere riserve di posti in favore dei volontari delle Forze armate in ferma prefissata e in ferma breve nei reclutamenti che interessano i Carabinieri e le forze di polizia ad ordinamento civile e militare, nonché il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il Corpo della Croce Rossa ed un'ulteriore riserva nei concorsi della polizia municipale (C. 1527 e 2803).

Un terzo elemento riguarda gli aspetti del reclutamento collegati alla provenienza dalle diverse zone del territorio nazionale.
Si ricorda che tale argomento è stato oggetto di dibattito nel corso dell'esame delle proposte di legge 607-1896/A, volte ad incentivare il reclutamento delle truppe alpine nelle zone tipiche di reclutamento.

Un quarto profilo meritevole di attenzione è poi quello connesso all'accesso delle donne nelle Forze armate, nonché al Corpo militare della Croce rossa italiana.
Al riguardo, si segnala che la tematica dell'ingresso di personale femminile costituisce argomento frequente negli atti di


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sindacato ispettivo, anche in relazione alla preclusione di tale possibilità per il corpo militare della CRI.

Infine, sul presupposto dell'avvenuta abolizione della coscrizione obbligatoria, si è posta l'esigenza di sviluppare una riflessione sull'individuazione di modelli di reclutamento e addestramento di una riserva di volontari mobilitabili in caso di necessità con il compito prioritario di difesa della Patria e di supporto delle missioni internazionali.
Si richiamano al riguardo le proposte di legge (C. 4106, C. 2861, C. 4174 C. 4375), già incardinate in Commissione, finalizzate ad implementare lo strumento della Forze di completamento ovvero a prevedere una forma di partecipazione alla difesa nazionale sostitutiva della leva obbligatoria.

OBIETTIVI DELL'INDAGINE: Lo scopo dell'indagine è, dunque, quello di condurre un approfondimento delle problematiche legate al reclutamento del personale militare al fine di:
acquisire elementi conoscitivi analitici sugli esiti del reclutamento nel periodo 2001-2010, con particolare riferimento al numero dei candidati iniziali e di quelli risultati idonei, nonché agli esiti delle diverse selezioni in ragione del superamento delle prove previste, dei titoli di studio posseduti, delle specializzazioni o altre attitudini oggetto di valutazione, nonché sui dati relativi alle condizioni socio-economiche dei candidati;
sviluppare un confronto con le migliori pratiche sull'arruolamento della truppa adottate nei principali Paesi europei;
ricostruire i flussi di reclutamento, tracciando in particolare la provenienza per regione di origine dei volontari di truppa e le successive sedi di prima assegnazione
svolgere una valutazione sulle varie fasi in cui si articola l'attività di reclutamento, con riferimento alle iniziative di promozione, alla definizione dei requisiti e dei titoli preferenziali richiesti, al carattere delle prove selettive, ai riscontri effettuati durante la fase addestrativa e alle valutazioni compiute nel periodo di ferma volontaria annuale propedeutiche alle ulteriori selezioni che precedono il transito nel servizio permanente;

favorire il corretto inserimento del personale femminile nelle Forze armate, secondo principi di pari opportunità, e pervenire a un'efficace integrazione del personale dei due sessi;
acquisire elementi di informazione sui reclutamenti per strutture di supporto delle Forze armate, in funzione di implementazione della Forza di completamento ovvero della costituzione di una riserva di volontari mobilitabili in caso di necessità per la difesa della Patria e di intervento in situazioni di emergenza;
acquisire ed analizzare i dati relativi al percorso professionale dei militari cessati dal servizio militare volontario senza demerito, in modo tale da valutare la congruità dei meccanismi di «scivolo», previsti dalla normativa attualmente vigente, alle aspettative ed alle effettive esigenze del personale per poter eventualmente proporre dei correttivi nella fase del reclutamento.

SVOLGIMENTO L'indagine, che dovrebbe avere la durata di sei mesi, potrà prevedere l'audizione dei seguenti soggetti:
il Ministro della difesa;
il Sottosegretario di Stato con delega per l'area del personale militare della difesa;
il Capo di Stato Maggiore della difesa;
i Capi di Stato maggiore delle singole Forze armate;
i Direttori generali della Direzione generale per il personale militare (PERSOMIL) e della Direzione generale della Sanità militare (DIFESAN);


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il Direttore generale della previdenza militare, della leva e del collocamento al lavoro dei volontari congedati (PREVIMIL);
addetti militari delle ambasciate di Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna sulle pratiche di arruolamento adottate nei suddetti paesi;
i responsabili di reclutamento di ciascuna Forza armata;
i Comandanti di Grandi unità;
responsabili dei principali Centri per l'impiego;
i vertici degli organi di rappresentanza del personale delle Forze armate;
esperti in discipline giuridiche e scientifiche.

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