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Resoconti delle Giunte e Commissioni

Resoconto delle Commissioni riunite
III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa)
Commissioni Riunite III e IV

SOMMARIO

Giovedì 12 gennaio 2012


SEDE REFERENTE:

DL 215/2011: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'amministrazione della difesa. C. 4864 Governo (Esame e rinvio) ... 19

Commissioni Riunite III e IV - Resoconto di giovedì 12 gennaio 2012


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SEDE REFERENTE

Giovedì 12 gennaio 2012. - Presidenza del presidente della IV Commissione, Edmondo CIRIELLI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Marta Dassù e il sottosegretario di Stato per la difesa, Gianluigi Magri.

La seduta comincia alle 8.45.

DL 215/2011: Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'amministrazione della difesa.
C. 4864 Governo.
(Esame e rinvio).

Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in oggetto.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione. avverte che è in distribuzione il parere reso nella giornata di ieri dal Comitato per la legislazione.

Franco FRATTINI (PdL), relatore per la III Commissione, sottolinea che la discussione parlamentare sul decreto-legge missioni internazionali rappresenta ormai da anni un momento centrale di analisi e di indirizzo sulla collocazione internazionale del nostro Paese ed assume oggi una rilevanza tanto maggiore perché il provvedimento interviene al termine di un anno chiave per gli equilibri geopolitici mondiali.
Rileva che in questa prospettiva l'Italia si muove lungo una linea di sostanziale continuità con gli interventi adottati in passato e che le hanno consentito di svolgere un ruolo di primo piano nelle crisi internazionali, dai Balcani all'Afghanistan, dalla Libia al Libano, con piena conferma della nostra credibilità in tutti gli scenari interessati.
Rilevando che il Parlamento è pienamente consapevole dell'onerosità, in termini di risorse umane e finanziarie, della partecipazione alle missioni internazionali di peace-keeping e di ricostruzione post-bellica,


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sottolinea che su tale opzione di fondo di politica estera si è registrato, ormai da anni, un largo consenso da parte delle principali forze parlamentari che considera una delle acquisizioni più importanti del confronto politico-parlamentare e che ritiene vada consolidata ulteriormente.
Questo impegno deve rimanere un punto fermo della nostra politica di difesa e di sicurezza e quindi della politica internazionale dell'Italia, come ha ribadito il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio augurale di fine d'anno rivolto ai nostri contingenti all'estero.
Rileva con vivo compiacimento come malgrado il ridimensionamento dello strumento militare, recentemente prospettato dal Ministro della Difesa, con il provvedimento in esame resti sostanzialmente inalterata la nostra piena capacità operativa nello svolgimento delle grandi missioni multilaterali di pace, in termini di uomini, strutture, mezzi e programmi, consci che è proprio sul rispetto di questo tipo d'impegni che si misura la credibilità e l'autorevolezza della nostra Repubblica sulla scena internazionale.
Osserva che permane quindi fondamentalmente invariato l'impianto essenziale del provvedimento, anche nelle sue essenziali coordinate finanziarie (1.402,4 milioni di euro per il 2012 a fronte dei 1.498,7 milioni stanziati complessivamente nel 2011) benché si evidenzino alcune innovazioni altamente positive: in primo luogo l'adozione di un arco temporale annuale, e non più semestrale, che consentirà una più funzionale ed efficace programmazione degli interventi.
Rileva che vengono meno alcune autorizzazioni di spesa come quella riguardante la partecipazione di personale dell'Arma dei carabinieri in una missione dell'Unione europea nella Repubblica democratica del Congo (EUPOL RD Congo, con 4 unità), in Georgia, nell'ambito della missione EUMM (15 unità) e quella di formazione ed addestramento delle forze armate e di polizia irachene (67 unità).
Si fanno invece più cospicui gli stanziamenti per le missioni dell'Unione europea e della NATO contro la pirateria: nel 2012 verranno infatti erogati 49,7 milioni di euro a fronte dei 20,8 milioni del secondo semestre 2011. Si aggiunge la partecipazione italiana alla missione ONU in Sud Sudan.
Significative appaiono altresì le riduzioni del personale militare assegnato alle diverse missioni: si passa dalle 8.895 unità di personale appartenente alle Forze armate e di polizia autorizzate dal decreto-legge n. 107 del 2011 alle 6.988 unità previste dal presente provvedimento, come si evince dalla relazione tecnica, riduzione in larga parte ascrivibile alla conclusione degli interventi per la protezione dei civili e delle aree a popolazione civile e per il rispetto della no fly zone in Libia. Sull'entità dei contingenti nei principali teatri di intervento e sulla loro rimodulazione, rinvia alla relazione del presidente della Commissione Difesa.
La dimensione civile conserva una valenza prioritaria nell'impianto di questo decreto-legge, che dispone un significativo incremento delle risorse poste a disposizione di questa componente strategica (67,9 milioni nel 2011 a fronte dei 78,2 milioni per il 2012). Osserva in proposito che la componente degli interventi umanitari, di ricostruzione e di cooperazione allo sviluppo «pesa» per il 5,57 per cento sul complesso degli stanziamenti per il 2012, laddove nel secondo semestre 2011 essa contava soltanto per il 3,21 per cento.
Sottolinea come proprio nella componente civile delle missioni di pace il nostro Paese abbia saputo sviluppare un'originale competenza, affiancando efficacemente alla dimensione propriamente militare una forte componente civile, di cooperazione allo sviluppo, con una significativa partecipazione delle principali ONG italiane operanti nel settore.
Rammenta che l'articolo 7 autorizza la spesa per iniziative, interventi e attività di cooperazione allo sviluppo in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Libano, Libia, Myanmar, Somalia, Sudan e Sudan meridionale, ad


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integrazione degli stanziamenti già assegnati dalla legge di stabilità per l'anno 2012 alla legge n. 49 del 1987.
Per quanto riguarda l'Afghanistan, si dichiara consapevole del fatto che l'avvio della transizione richiede un impegno finanziario di dimensioni ancora maggiori che nel passato, per sostenere l'autorità del Governo legittimo nella fase di graduale passaggio di responsabilità per la sicurezza, lo sviluppo e la governance.
Osservando che sono passati dieci anni dall'inizio del nostro impegno in Afghanistan, cominciato subito dopo la tragedia dell'11 settembre, rileva che, in tempo di bilanci e prospettive, il bilancio di questi dieci anni, in un contesto così complesso non può essere, ovviamente, sempre linearmente positivo.
Alla Conferenza di Bonn è stata ribadita la comune consapevolezza dell'importanza di restare impegnati in Afghanistan sul piano civile anche dopo il 2014, quando sarà stato ultimato l'impegno militare della coalizione internazionale. Un Afghanistan stabile è una precondizione per la sicurezza globale ed europea.
Ricorda che, nel corso del 2012, sul piano bilaterale delle relazioni con l'Iraq, il nostro Paese intende proseguire l'azione della cooperazione italiana a sostegno dello sviluppo del Paese nel settore dell'assistenza tecnica, per la formazione nelle filiere legate ai settori produttivi del Paese ed a sostegno delle attività di due cliniche realizzate dalla cooperazione italiana nel Kurdistan e nella regione di Ninive, con un riferimento speciale anche alle province in cui è significativa la presenza di comunità cristiane.
Il Libano rappresenta l'altro grande teatro operativo che vede un forte impegno dei nostri contingenti. Ricorda che il 3 gennaio scorso, dopo un breve e dimenticabile intermezzo affidato ad un alto generale spagnolo, il comando della missione UNIFIL è tornato ad un generale italiano, Paolo Serra, che prende così il posto già ricoperto da un altro italiano, Claudio Graziano, che ha svolto il suo compito in maniera eccellente, pur nei limiti imposti dal ruolo, dal mandato con i suoi caveat e dalle forze sul campo.
Dispiegata allo scopo di garantire il mantenimento del «cessate-il-fuoco» nel Libano meridionale dopo la guerra del 2006, con il necessario e pieno consenso delle parti in causa, la missione UNIFIL - alla quale il nostro Paese contribuisce con un contingente di 1.100 militari (erano circa 1.500 nel 2011) - ha dimostrato negli anni la sua perdurante validità, continuando ad assolvere efficacemente alla sua importante funzione di stabilizzazione, prevenendo l'aggravarsi della tensione nella regione ed assicurando lo sviluppo del dialogo tra le parti nel formato a tre: Nazioni Unite, Forze armate libanesi e Forze armate israeliane. La crisi siriana pone oggi in fibrillazione l'Iran e le milizie di Hezbollah, rendendo ancora più importante l'impegno in Libano, la cui stabilità va aiutata nel pieno rispetto della sua sovranità.
Il decreto-legge prevede espressamente la realizzazione d'interventi nel settore institutional e capacity building a favore del Ministero dell'agricoltura libanese e un finanziamento da destinare a UNRWA, per continuare le attività di sostegno in favore dei rifugiati palestinesi e siriani in Libano e per attività di advocacy anche tramite Friends of UNRWA. È inoltre previsto, dall'articolo 8 del decreto-legge, il rinnovo del contributo italiano al funzionamento del Tribunale speciale delle Nazioni Unite per il Libano.
In Libia ritiene che dopo la nostra partecipazione all'operazione NATO, su mandato delle Nazioni Unite, ci sia sempre più spazio per una iniziativa italiana a favore di una politica europea. In tale prospettiva il decreto-legge prevede di proseguire la cooperazione con l'Organizzazione internazionale delle migrazioni a favore dei minori esposti ai traumi della guerra nei centri di Tripoli, Misurata e Bengasi e di avviare, con l'UNESCO, un programma di formazione nel settore della tutela e preservazione del patrimonio culturale e archeologico.
Giudica inutile nascondersi che tutto lo scenario del Medio Oriente e dell'Africa


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settentrionale presenta oggi molti elementi di preoccupazione, puntualmente delineati in un recentissimo rapporto di Amnesty International dedicato alla situazione dei diritti umani in quella che alcuni analisti chiamano, con una punta di pessimismo, il nostro «vicinato critico».
Di fronte a questa prospettiva non si deve farsi cogliere nuovamente impreparati. Ben più che nel 1989, quando erano fortissime le voci che avevano predetto la disgregazione del blocco sovietico e la caduta del Muro di Berlino, nel gennaio 2011 l'avvio della rivoluzione araba ha sorpreso tutto il mondo occidentale. Si pensava di conoscere perfettamente le classi dirigenti, ignorando totalmente le mentalità e le aspirazioni delle nuove fasce generazionale, di quei giovani con meno vent'anni che rappresentano in Africa settentrionale un terzo della popolazione.
In attesa di un nuovo Le Carrè in grado di antivedere, in chiave romanzesca, gli sviluppi delle società in fuga dal totalitarismo comunista, ritiene che spetti alle classi dirigenti europee - e soprattutto a quelle italiane - porre in atto una strategia positiva per orientare gli sviluppi futuri della regione, muovendo da una politica di vicinato dotata delle risorse necessarie per il fronte meridionale, di nuovi strumenti per favorire la formazione e la mobilità degli studenti, l'accelerazione degli accordi commerciali volti a creare lavoro. Su questo versante l'Italia può fare molto, forti della tolleranza e dell'apertura mentale con cui abbiamo saputo stabilire solidi legami di amicizia nella regione, ma anche delle relazioni privilegiate con la Turchia e con Israele.
In Pakistan, si prevede il consolidamento delle iniziative di assistenza tecnica agli interventi in corso nel settore dello sviluppo agricolo, rurale e del microcredito, nonché un finanziamento, sul canale multilaterale, per il sostegno alle attività degli organismi internazionali attivi nell'ambito della sicurezza alimentare (PAM e FAO) e degli aiuti di emergenza.
In Somalia, le linee di azione - ribadite dal rappresentante del Governo italiano in occasione della recente missione nel Corno d'Africa (novembre 2011) - prevedono il concreto sostegno al Governo federale di transizione in termini politici e per l'attuazione della civilian strategy di fornitura di servizi alla popolazione, nonché alle altre realtà regionali maggiormente impegnate nella lotta al terrorismo e nel contrasto della pirateria.
Per il Sudan, la strategia della cooperazione italiana, condivisa con i maggiori donatori e in sede di Unione europea nel quadro dell'esercizio di Joint Programming condotto dalla Commissione, è fondata su un approccio equilibrato, volto ad evitare nel modo più assoluto l'isolamento del Nord nelle delicate circostanze attuali.
Per quanto concerne il Sudan meridionale, nella cruciale fase che segue la proclamazione dell'indipendenza è stato individuato un pacchetto di iniziative che tengono conto della necessità di accompagnare la nascita del nuovo Stato, con particolare riguardo ai bisogni essenziali della popolazione e all'institution building.
Per quanto attiene alla partecipazione italiana ai processi di ricostruzione ed alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, disciplinata dall'articolo 8, essa si concentra su quattro teatri di crisi, segnati da gravi situazioni conflittuali o condizioni di instabilità sociale: tra questi spicca il finanziamento (1,2 milioni di euro) al progetto di controllo dei flussi di merci e persone alla frontiera libica, oltre ad interventi in Iraq, Afghanistan, e Yemen.
Desidera attirare l'attenzione sul fatto che una quota-parte dello stanziamento di cui all'articolo 8, comma 2, pari a 125.000 euro, risulta destinata all'Unione per il Mediterraneo, evidentemente a scopi meramente amministrativi. Purtroppo, tale esercizio sembra essere in una fase di prolungata crisi, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di un rilancio del partenariato euro-mediterraneo.
Inoltre, si prevede la partecipazione ai Fondi fiduciari della NATO destinati al sostegno dell'esercito afgano e al settore elicotteristico ed ai Fondi delle Nazioni


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Unite destinati al Gruppo di contatto per la lotta alla pirateriaed al Middle Est North Africa.
È quindi previsto il rafforzamento della partecipazione italiana alle iniziative dell'Unione europea nel campo della gestione civile delle crisi internazionali in ambito PESC-PSDC, nonché ai progetti di cooperazione dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).
È rinnovata, poi, l'erogazione di un contributo straordinario in favore del Comitato atlantico italiano, inteso ad assicurarne la funzionalità. Il contributo straordinario è finalizzato a consentire il rafforzamento delle attività internazionali svolte dal Comitato atlantico italiano, attraverso il potenziamento dei programmi e delle iniziative di cooperazione nei settori dello studio, della ricerca e della formazione sui temi della sicurezza euro-atlantica. Infine, nella prospettiva di rafforzare la cooperazione regionale nell'area dell'Europa orientale, è previsto un finanziamento di 2 milioni di euro per il Trust Fund InCe istituito presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
Si dichiara molto deluso della recente decisione di rinvio del dossier dell'adesione della Serbia adottata al Consiglio europeo del 9 dicembre scorso, su pressione della Germania e dell'Austria.
Auspica che a febbraio i ministri degli Esteri diano una valutazione pienamente positiva sia sulla Serbia che sul Montenegro, e che a marzo i capi di governo confermino questa valutazione. La volontà di aderire all'UE dimostra infatti che vi è una sempre più forte domanda di Europa. Ecco perché occorre rilanciare con convinzione, anche in momenti complessi e difficili come quelli che stiamo attraversando, quell'idea di un'Europa più unita, politica ed economica, che sappia con le proposte e con i fatti dimostrare che i benefici di un'Unione più forte, allargata ed integrata sono enormemente più grandi delle paure egoistiche e dei nazionalismi senza futuro.
Conclude segnalando sinteticamente che il testo del provvedimento reca alcune formulazioni e richiami normativi talora generici ed imprecisi che necessitano di alcuni interventi di drafting, peraltro in larga parte evidenziati dal Comitato per la legislazione nel parere reso ieri.
Ciò si riscontra, ad esempio, all'articolo 7, comma 2, ove si dispone che il «Ministro degli affari esteri e il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione identificano le misure volte ad agevolare l'intervento di Organizzazioni Non Governative che intendano operare in Pakistan e in Afghanistan per i fini umanitari», senza precisare né lo strumento da utilizzare per l'identificazione di tali misure, né la loro natura; nonché all'articolo 8, comma 5, recante una autorizzazione di spesa volta ad assicurare la partecipazione italiana alle iniziative PESC-PSDC «e a quelle di altre organizzazioni internazionali», senza un'ulteriore specificazione delle stesse. Infine l'articolo 9, comma 1, secondo periodo, reca una disposizione, redatta con una formulazione tanto contraddittoria da renderne non intellegibile la ratio normativa. Al riguardo, richiede un chiarimento da parte del Governo circa la portata del testo, che sembra risentire, nell'attuale formulazione, della mancanza di coordinamento tra interventi redazionali evidentemente sovrappostisi.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione condivide le valutazioni svolte dal relatore per la III Commissione con riguardo all'impianto generale del provvedimento, connotato dalla sostanziale continuità delle linee di azione del nostro Paese sul piano internazionale, sia pure con i dovuti aggiornamenti derivanti dalle mutate condizioni di taluni teatri operativi, quali in particolare, i Balcani, il Libano e soprattutto la Libia.
Come già segnalato dal collega Frattini, a differenza di quanto avvenuto in passato, il decreto dispone la proroga annuale - e non più semestrale - delle missioni internazionali e degli ulteriori interventi, potendo utilizzare il fondo per le missioni internazionali, recentemente rifinanziato con una dotazione idonea ad assicurare la copertura delle spese per l'intero anno solare 2012,


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anche se in misura inferiore alle risorse complessivamente stanziate nel 2011. Si sofferma, quindi, sul fatto che tale riduzione delle risorse non pregiudica, comunque, la qualità e quantità degli impegni assunti dal nostro Paese, né la sicurezza dei nostri contingenti che operano in teatri assai difficili, come quello afgano.
Venendo, dunque, ai contenuti del provvedimento di specifica competenza della Commissione Difesa, evidenzia che le principali novità rispetto ai precedenti decreti di analogo contenuto sono rinvenibili all'articolo 5, mentre l'articolo 1 proroga il termine per la partecipazione italiana a tutte le missioni internazionali delle Forze armate e delle forze di polizia già previste nel precedente decreto, ad eccezione delle missioni dell'Unione europea in Congo (EUPOL RD-Congo) e in Giorgia (EUMM Georgia), nonché della missione Nato in Iraq (NTM-I) per le attività di consulenza, formazione e addestramento delle Forze armate e di polizia irachene, ritenute ormai esaurite.
Viene, invece, finanziata una nuova missione delle Nazioni unite (UNMISS) finalizzata al consolidamento della pace e della sicurezza nonché al sostegno allo sviluppo della Repubblica del Sud Sudan. Al riguardo, osserva che nella relazione illustrativa non sono menzionati i compiti che il contingente impiegato, peraltro di dimensioni realmente esigue, dovrà assolvere sul piano operativo e, pertanto, formula al Governo una richiesta di chiarimento sul punto.
Un'ulteriore novità è contenuta nel comma 18 del medesimo articolo, che autorizza la cessione a titolo gratuito alle Forze armate della Repubblica di Gibuti di mezzi di trasporto e logistici, nell'ambito dell'attività di cooperazione con la Repubblica di Gibuti nel settore della difesa.
Quanto alla Libia, il provvedimento in esame, al comma 16, dell'articolo 1, per evidenti ragioni, modifica i presupposti giuridici e le finalità della missione in corso. Tale missione, adesso, si muove nel solco delle più recenti risoluzioni dell'ONU ed è rivolta al perseguimento di finalità di stabilizzazione del nuovo assetto politico e di repressione del fenomeno della proliferazione delle armi e del materiale bellico. La norma, inoltre, esplicita che la disciplina concernente le missioni internazionali in materia di personale e del relativo trattamento indennitario si applica anche al personale impegnato in questa operazione nell'ultimo trimestre dello scorso anno. Ciò in quanto il precedente decreto prevedeva il termine delle operazioni al 30 settembre del 2011.
Come detto, le ulteriori spese autorizzate dal decreto riguardano missioni già previste nei precedenti provvedimenti, rimodulandole in ragione della mutata consistenza dei contingenti impegnati.
Ricorda, peraltro, che l'articolo 9, comma 1, del precedente decreto impegnava il Governo a procedere, entro il 30 settembre 2011, alla riduzione di almeno 1.000 unità (dalle 9.250 complessivamente impegnate nel primo semestre 2011) e ad un'ulteriore riduzione di almeno 1.070 unità entro il 31 dicembre dello stesso anno.
Con riferimento a tale aspetto, segnala che il decreto in esame riduce il personale impiegato in Afghanistan da 4200 a 4000 unità, mentre la consistenza del personale impiegato nella missione in Libano passa dalle 1549 unità previste per il secondo semestre del 2011 a 1100 unità. Si tratta quindi di un contingente che conserva dimensioni significative, in ragione del fatto che l'Italia è nuovamente chiamata ad assumere il comando dell'operazione UNIFIL.
Evidenzia, inoltre, l'incremento del personale per le missioni nei Balcani, pari a 848 unità, a fronte della previsione, per il secondo semestre del 2011, per le medesime operazioni, di sole 560 unità. Valuta favorevolmente che il provvedimento mostri quell'attenzione che il teatro balcanico merita in considerazione della sua importanza strategica per il nostro Paese, come più volte prospettato dalla Commissione. Anche su questo punto auspica che il rappresentante del Governo possa fornire ulteriori elementi conoscitivi sullo svolgimento delle missioni in corso.


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Da ultimo, segnala la proroga delle missioni antipirateria: quella della NATO che opera nel Mediterraneo orientale, denominata Active Endeavour, quella condotta dall'Unione europea che opera al largo della Somalia e nel Corno d'Africa, denominata Atalanta, e, infine, quella della NATO denominata Ocean Shield. Al riguardo, ricorda che - anche in adempimento di una risoluzione parlamentare - il precedente decreto legge consentiva di ricorrere a forme di autodifesa a bordo delle imbarcazioni private destinate ad attraversare zone a rischio, mediante il dispiegamento di Nuclei militari di protezione della Marina militare (NMP) o di servizi di vigilanza privata. Esprime apprezzamento per la scelta di rendere immediatamente operativa la suddetta disciplina mediante le modifiche ad essa apportate dall'articolo 6 del provvedimento in esame. Riguardo a tale disposizione pone l'accento, in particolare, sulla previsione secondo cui i compiti di protezione possono essere svolti da guardie giurate che, pur non avendo frequentato i corsi previsti per l'espletamento di servizi di sicurezza sussidiaria (peraltro non ancora attivi), abbiano partecipato per almeno sei mesi, quali appartenenti alle Forze armate, alle missioni internazionali in incarichi operativi. Ciò rappresenta un giusto riconoscimento e un ulteriore sbocco occupazionale per coloro che hanno prestato servizio nelle Forze armate.
L'articolo 2 detta disposizioni in materia di personale impiegato nelle missioni internazionali, che riproducono quelle attualmente vigenti, estendendole anche al personale che opera nella missione in Libia.
L'articolo 3 e l'articolo 4 recano, rispettivamente, disposizioni in materia penale e in materia contabile che rinviano integralmente alla disciplina già vigente riferita alle missioni.
Segnala, invece, che l'articolo 5 reca disposizioni per l'Amministrazione della difesa non presenti in precedenti decreti legge di proroga delle missioni internazionali, alcune delle quali appaiono strettamente connesse al nucleo essenziale del provvedimento, mentre per altre questo legame con la materia delle missioni internazionali non appare del tutto chiaro.
Il comma 1 dell'articolo 5, limitatamente al triennio 2012-2014, riserva all'assunzione di personale tecnico da destinare agli arsenali e agli stabilimenti militari una quota del 60 per cento delle assunzioni consentite al Ministero della difesa in base alle norme vigenti in materia di turn over, da effettuarsi in deroga alla disciplina sulla mobilità del personale tra pubbliche amministrazioni.
Il comma 2 reca, invece, una serie di modifiche al codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010.
In particolare, la lettera a) integra l'articolo 831 del codice, al fine di consentire, l'alimentazione dei ruoli dei corpi sanitari di ciascuna Forza armata, mediante il transito in essi degli ufficiali appartenenti ad altri ruoli della medesima Forza armata che ne abbiano i requisiti. Ciò in presenza di vacanze organiche e su richiesta della Forza armata, e previo concorso per titoli ed esami.
La lettera b) novella l'articolo 833 del codice, riguardante il transito dal ruolo normale al ruolo speciale dei maggiori e tenenti colonnelli delle varie Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni. Nello specifico, la modifica proposta è volta a consentire il transito dal ruolo normale delle citate Armi al corrispondente ruolo speciale anche agli ufficiali con il grado di capitano, oltre che a quelli rivestenti il grado di maggiore e di tenente colonnello, come già consentiva la normativa previgente. Su tale disposizione, che attiene a profili riguardanti l'avanzamento di carriera sui quali sarebbe opportuno lo svolgimento di un'adeguata attività conoscitiva, auspica che il Governo possa nel prosieguo dell'esame fornire gli opportuni chiarimenti.
La lettera c) introduce un nuovo articolo 833-bis in materia di trasferimento ovvero transito nel ruolo normale del Corpo del genio navale della Marina militare. La disposizione in esame risponde all'esigenza di alimentare il ruolo normale


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del corpo del genio navale. Il comma 1 del nuovo articolo 833-bis prevede che possano transitare in detto corpo gli ufficiali operanti nel settore infrastrutture appartenenti al corpo delle armi navali o ad altri corpi della Marina, che, in possesso di adeguato titolo di studio, abbiano operato per un congruo periodo presso tale settore di attività. Analoga possibilità è riconosciuta, al comma 2, agli ufficiali di grado non superiore a capitano di fregata dei ruoli normali della Marina militare che siano laureati in ingegneria o in architettura e operano o abbiano operato per almeno tre anni nel settore infrastrutture nell'ambito della direzione generale dei lavori e del demanio e delle direzioni del genio militare per la Marina ed enti subordinati. Evidenzia, inoltre, che la disposizione in commento, al comma 1, sembra prevedere una forma di trasferimento che opera ex lege, prescindendo, quindi, da una specifica richiesta dei soggetti interessati, mentre al comma 2 il trasferimento ha carattere facoltativo. Inoltre, mentre nel comma 1 risulta specificata la decorrenza della disposizione (dal 2013), analoga specifica non viene riportata nel comma 2. Anche su questa nuova disciplina ritiene utile che il rappresentante del Governo possa relazionare più dettagliatamente.
La lettera d) novella l'articolo 1096, comma 3, del codice in merito all'avanzamento al grado superiore da parte degli ufficiali in servizio permanente delle Forze armate. La modifica proposta è volta a prevedere che siano validi ai fini della valutazione per l'avanzamento al grado superiore anche i periodi di comando o imbarco effettuati presso unità costituite in relazione a specifiche esigenze operative o logistiche e non solo presso enti, reparti, comandi organicamente costituiti, come attualmente previsto.
La successiva lettera e), sulla quale reputa opportuno che siano forniti ulteriori elementi di informazione da parte del Governo, modifica i commi 1 e 3 dell'articolo 2190 riguardanti l'Agenzia industrie difesa (AID).
Nello specifico, le modifiche apportate all'articolo 2190 del codice sono volte a: prorogare al 31 dicembre 2014 il termine - attualmente stabilito al 31 dicembre 2011 - entro il quale le unità produttive gestite unitariamente dall'Agenzia devono raggiungere l'obiettivo dell'economica gestione, pena la loro chiusura; prevedere una graduale riduzione dei contributi diretti, erogati dal Ministero della difesa in favore dell'Agenzia, e la loro eliminazione a partire dall'anno 2015. Tali importi sono determinati in euro 6.000.000, nell'anno 2012, euro 5.000.000, per l'anno 2013 ed euro 4.000.000. per l'anno 2014; posticipare al 2014 il termine - attualmente stabilito al 31 dicembre 2011 - entro il quale l'Agenzia è autorizzata a prorogare i contratti di lavoro a tempo determinato di diritto privato. La proroga è tuttavia possibile nei limiti della spesa già sostenuta nell'anno 2011 per tale tipologia di contratti, gradualmente ridotta del 10, del 20 e del 30 per cento, rispettivamente, negli anni 2012, 2013 e 2014.
Il comma 3 dell'articolo 5 reca disposizioni in favore del settore industriale della difesa attraverso la semplificazione delle procedure relative ai programmi di interesse della difesa.
Nello specifico, il comma in esame dispone che, limitatamente al settore dei programmi di interesse della difesa, il decreto previsto dal comma 177-bis della legge n. 350 del 2003, riguardante, in generale, l'utilizzo di contributi pluriennali, venga adottato dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con i Ministri dell'economia e finanze e della difesa. Tale decreto dovrà, in particolare: definire le modalità di attuazione dei programmi, precedentemente demandate a convenzioni sottoscritte dai diversi dicasteri (lettera a); fissare, se necessario, il tasso di interesse massimo da utilizzare per le operazioni di attualizzazione (lettera b); verificare l'impatto dell'operazione sui tendenziali di finanza pubblica, accertandone la neutralità ovvero quantificandone l'eventuale aggravamento (lettera c).
Si tratta di una disposizione che ritengo particolarmente utile in quanto,


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come opportunamente evidenziato anche nella relazione illustrativa, consente di avviare con la dovuta tempestività le attività relative ai programmi di investimento nei settori ad alta tecnologia, quale quello relativo all'acquisizione dei sistemi d'arma nelle forme di legge previste, necessari per l'implementazione dei livelli di protezione del personale e di sostituzione dei mezzi impiegati nelle missioni internazionali.
Da ultimo, il comma 4 autorizza un contributo di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2012 al 2016 e di 125 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2018 per la prosecuzione degli interventi per lo sviluppo tecnologico dell'industria aeronautica disposti dall'articolo 5 del decreto legge n. 321 del 1996.
Ciò evita il pericolo di interrompere, a seguito dell'esaurimento dei relativi finanziamenti, l'attuazione di programmi prioritari, di cui anche la Commissione Difesa aveva auspicato il prosieguo. In particolare, nelle relazioni allegate al provvedimento in esame sono citati quelli per l'acquisizione del satellite SICRAL 2 (Sistema italiano per comunicazioni riservate e allarmi), di elicotteri impegnati per le missioni di ricerca e soccorso in ambiente non permissivo (Combact SAR); di velivoli per l'addestramento avanzato M346, nonché per la realizzazione della digitalizzazione della componente terrestre (Forza NEC - Network Enabled Capabilities), oltreché del Sistema di Comunicazione Terrestre dell'Arma dei Carabinieri (SICOTE). Alla copertura di tali oneri si provvede attraverso la corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa concernente il finanziamento di programmi aeronautici di elevato contenuto tecnologico.
Infine, l'articolo 10 reca le disposizioni relative alla copertura finanziaria che, al netto dell'articolo 5, comma 4, da ultimo richiamato, sono pari a circa 1.402 milioni di euro.

Augusto DI STANISLAO (IdV), intervenendo sull'ordine dei lavori, auspica che i tempi riservati all'esame del decreto siano sufficienti per assicurare la possibilità di svolgere un dibattito approfondito.

Edmondo CIRIELLI, presidente e relatore per la IV Commissione, concorda con la necessità di svolgere un'esauriente discussione sul decreto in esame, confermata dalla decisione dell'ufficio di presidenza congiunto delle Commissioni Esteri e difesa di iniziarne l'esame già dalla seduta odierna. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.20.

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