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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
22.
Giovedì 18 ottobre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di attivisti per i diritti umani in Kazakhstan:

Colombo Furio, Presidente ... 3 7 9 11
Farina Renato (PdL) ... 8
Kozlovska Lyudmyla, Rappresentante della Open Dialog Foundation ... 10
Mecacci Matteo (PD) ... 7 8
Nirenstein Fiamma (PdL) ... 8
Petrushova Irina, Caporedattrice della rivista Respublika ... 3 9
Shormanbayev Amangeldy, Esperto legale in materia di diritti umani in Kazakhstan ... 5 10 11
Touadi Jean Leonard (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 18 ottobre 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 9.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di attivisti per i diritti umani in Kazakhstan.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di attivisti per i diritti umani in Kazakhstan.
Saluto e ringrazio per la loro presenza Muratbek Ketebaev, Amangeldy Shormanbayev, Irina Petrushova, Bartosz Kramer, Lyudmyla Kozlovska e l'interprete Roberta Cucchi.
Segnalo che i nostri ospiti potranno, in particolare, rendere testimonianza sulla situazione in Kazakhstan dopo i tragici fatti di Zhanaozen avvenuti nel dicembre 2011 e sulle relative gravi violazioni dei diritti dei lavoratori impiegati nel settore petrolifero di quel Paese.
Do quindi la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della loro relazione.

IRINA PETRUSHOVA, Caporedattrice della rivista Respublika. Buongiorno e grazie per il vostro invito. Oggi in Kazakhstan c'è una repressione molto severa contro l'opposizione e i giornalisti. Il vostro aiuto è, quindi, molto importante. Prima di parlarvi delle cause concrete della nostra visita in Italia, vorrei accennare alla situazione economica e politica del Kazakhstan.
Saprete tutti che il Kazakhstan è molto ricco di risorse naturali. Quello che forse non sapete è che, malgrado questa ricchezza di gas, di metalli e di petrolio, ormai da vent'anni, da quando cioè il Paese ha raggiunto l'indipendenza, il potere non ha utilizzato il grande potenziale di queste risorse a beneficio dei cittadini. Tutta l'economia si basa sulla vendita di questi materiali preziosi, ma i proventi finiscono nelle mani di un piccolo gruppo di persone. Oggi in Kazakhstan i ricchi sono trenta volte più ricchi dei poveri. Si tratta di uno standard da Paese del terzo mondo, non da Paese europeo.
Tutto il potere è concentrato nel Presidente Nursultan Nazarbaev, che decide tutto. L'apparato statale e di giustizia rispondono a lui direttamente. Nazarbaev stesso ha detto che potrebbe mandare in prigione chiunque e in qualsiasi momento ed è un potere che utilizza molto spesso.
Esistono gravi limitazioni alla libertà personale. Politici, giornalisti e funzionari del Governo si trovano in carcere. Come hanno affermato molti osservatori internazionali, non ci sono elezioni democratiche. Le opposizioni in Parlamento sono solo decorative perché rispondono anch'esse al Presidente. Il Parlamento stesso è decorativo e il partito al potere, Nur Otan, ha una maggioranza schiacciante. Dal 2004 all'interno del Parlamento non esiste una vera opposizione o un vero pluralismo politico.


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Il pluralismo in Kazakhstan è addirittura vietato. Non è infatti possibile registrare nuovi partiti politici. Il partito di opposizione Alga, per esempio, in sei anni non è stato registrato a livello ufficiale. Non è possibile organizzare manifestazioni e picchetti per opporsi al potere. Le autorità consentono di organizzare soltanto incontri a tema non politico e i leader dell'opposizione finiscono in carcere. Le autorità kazake, come dicevo, non autorizzano incontri a sfondo politico. Inoltre, esercitano una forte pressione sui mass media indipendenti. I giornali, i siti web e i portali che criticano il potere sono bloccati.
In Kazakhstan, inoltre, non esiste un meccanismo di trasmissione del potere. Da più di vent'anni il nostro Presidente esercita un ruolo simile a quello dello zar. Tutti sanno che Nazarbaev ha i giorni contati, quantomeno a livello politico. È quindi in atto un rimpasto di potere che sta avendo conseguenze piuttosto gravi.
I funzionari non vogliono più lavorare. Non vogliono rispondere delle proprie azioni per evitare di dover prendere una posizione nei confronti del nuovo o del vecchio regime. Un'altra grave conseguenza è l'aumento della corruzione. Finché al potere ci sono persone amiche tutti vogliono arraffare quanto possibile. La terza conseguenza è economica: il livello di disoccupazione aumenta perché tutti pensano ai propri affari anziché all'istruzione o al sistema sanitario e questo influisce anche sull'economia. La crisi economica non aiuta a migliorare la situazione. Moltissime persone tra gli operai e gli impiegati, ad esempio, sono insoddisfatte del proprio livello di vita. Occorrerebbe instaurare un dialogo tra le autorità e la società, ma le autorità non lo fanno.
A Zhanaozen, come sapete, si è verificata una tragedia. Zhanaozen è una città situata nell'ovest del Paese. Quei fatti rappresentano un vero e proprio spartiacque nella storia del Kazakhstan indipendente. Per quasi otto mesi a Zhanaozen c'è stato uno sciopero dei lavoratori del settore petrolifero, che volevano maggiori garanzie sociali e uno stipendio migliore, ma né le società private né le autorità hanno instaurato un dialogo con loro e più di mille persone sono state licenziate.
Il 16 dicembre del 2011, giorno dell'indipendenza del Kazakhstan, le autorità hanno deciso di organizzare i festeggiamenti proprio nella piazza in cui stavano protestando gli operai. Le proteste pacifiche si sono trasformate in agitazioni piuttosto gravi. Alcuni negozi sono stati saccheggiati e nelle strade si sono verificati disordini, ma questa gente non era armata e non stava protestando in modo violento. Tuttavia, la polizia ha sparato indiscriminatamente su tutti coloro che si trovavano in piazza.
Nel corso di questa sparatoria sono state ferite più di cento persone e ne sono morte diciassette, ma questi sono i dati ufficiali. Noi abbiamo altri dati che riferiscono numeri molto più alti. A Zhanaozen è stato chiesto alle autorità di ascoltare la popolazione, ma nessuno ha voluto farlo e anzi c'è stato un bagno di sangue.
I rappresentanti dell'opposizione e i mass media indipendenti hanno appoggiato i lavoratori, ma nei primi sei mesi di quest'anno è stata indetta una serie di processi contro i lavoratori e contro i membri dell'opposizione. Sono stati processati per disordini di massa a Zhanaozen e per il tentativo di impossessarsi del potere, benché non ci siano testimonianze che comprovino la loro colpevolezza e nonostante sia stato dimostrato che le persone sottoposte a processo sono state vittime di torture.
Il leader del partito di opposizione Alga, Vladimir Kozlov, che ha appoggiato i lavoratori, è anch'egli sottoposto a processo ed è stato condannato a sette anni e mezzo di detenzione. Del processo a Kozlov parlerà il mio collega, io vorrei soltanto dire che la tragedia di Zhanaozen è stato uno choc per il Paese perché ha dimostrato quanto il processo politico sia ingovernabile. Noi oggi cerchiamo di trasmettere al regime l'emergenza e l'urgenza di un cambiamento.
Nel Paese ci sono stati diversi eventi di natura economica e sociale che ci fanno molto preoccupare. In Kazakhstan è in


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atto l'islamizzazione dei processi politici perché l'opinione pubblica si sta sempre più avvicinando alle istanze dell'Islam radicale. Inoltre, diversi gruppuscoli tentano di impossessarsi del potere in maniera non pacifica. Per questo le forze democratiche si stanno ponendo il problema.
Vorrei spiegarvi i motivi concreti pur cui oggi siamo qui. I meccanismi di pressione sulle autorità sono stati molto ridotti in Kazakhstan ed è per questo che siamo all'estero. L'Unione europea investe in Kazakhstan, che, essendo situato tra la Russia e la Cina, ha una posizione geostrategica. Inoltre Nazarbaev e il suo ristretto circolo viaggiano spesso in Europa, pagano un'istruzione europea per i loro figli e in Europa hanno anche diversi investimenti.
Se i Paesi dell'Unione europea, in particolare l'Italia, prendessero posizione contro il regime o imponessero sanzioni potrebbero esercitare pressione sulle autorità affinché portino avanti delle riforme. Vogliamo chiedervi di appoggiare la nostra iniziativa, chiamata Lista di Zhanaozen. Si tratta di vietare l'accesso al territorio dell'Unione europea ai funzionari kazaki che non rispettano i diritti umani, soprattutto nei confronti dell'opposizione. È stato il soffocamento di qualsiasi voce dell'opposizione ad aver provocato, in ultima istanza, la tragedia di Zhanaozen.
Chiediamo, inoltre, la liberazione di Vladimir Kozlov. Chiediamo che cessino i tentativi del regime di soffocare i mass media indipendenti e le persecuzioni nei confronti dei giornalisti. Vi chiedo, come giornalista e come redattore, di darci ascolto. Non smetteremo mai, come mass media indipendenti, di sostenere Vladimir Kozlov e i lavoratori in sciopero.
Grazie dell'attenzione.

AMANGELDY SHORMANBAYEV, Esperto legale in materia di diritti umani in Kazakhstan. Buongiorno e grazie nuovamente per averci accolto e per aver accettato di ascoltare qual è la situazione dei diritti umani nel nostro Paese.
Io sono un avvocato, un esperto indipendente che si occupa di diritti umani. Negli ultimi sei mesi ho esercitato un'azione di monitoraggio dei processi di Zhanaozen e dei tragici eventi di cui vi ha parlato Irina Petrushova, redattore capo della rivista Respublika. Io vorrei invece parlarvi più nel dettaglio di come vengono perseguitati gli oppositori al regime dal punto di vista giuridico.
Sono in corso due processi. Il primo è a carico di Vladimir Kozlov, leader del partito d'opposizione Alga, che è stato condannato a sette anni e mezzo di detenzione. Il Kazakhstan ha ratificato il Patto per la tutela dei diritti umani dell'ONU, ma non ha alcuna intenzione di rispettarlo. Nel processo a Kozlov i diritti dell'imputato sono stati violati, così come i principi fondamentali della giustizia.
Ho seguito il processo dall'inizio alla fine come osservatore. In molte circostanze abbiamo avuto forti perplessità sull'indipendenza della corte. Al giudice, per esempio, venivano continuamente portati dei bigliettini o venivano mostrati degli sms durante il processo. Il codice processuale del Kazakhstan vieta questo genere di cose nel corso di un procedimento, ma ogni volta che gli avvocati chiedevano di vedere queste comunicazioni il giudice si è sempre rifiutato di mostrarle.
In base al codice di procedura penale del Kazakhstan, bisogna sempre spiegare agli avvocati perché si rifiuta o si concede qualcosa nel corso di un processo. In quello a Kozlov gli avvocati, ad esempio, hanno chiesto al giudice di poter mostrare dei documenti, ma il giudice non ha voluto spiegare perché abbia loro negato il permesso. Ha rifiutato senza fornire alcuna spiegazione.
Abbiamo inoltre degli indizi circa la falsificazione delle testimonianze. Gli avvocati hanno dimostrato che le dichiarazioni scritte dei testimoni coincidevano parola per parola con le testimonianze rese in tribunale. Di solito c'è qualche differenza tra lo scritto e il parlato. Le persone che testimoniamo in tribunale non ripetono esattamente quello che c'è scritto nelle testimonianze raccolte in fase preliminare. Invece, è successo proprio questo. Evidentemente le testimonianze dell'accusa erano state scritte ed era stato


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chiesto ai testimoni di impararle a memoria e di ripeterle durante il processo. Gli avvocati hanno chiesto di ascoltare i giudici per le indagini preliminari che le avevano raccolte, ma il giudice non ha voluto che si presentassero al processo.
Una parte molto importante di ogni processo è l'ascolto dei testimoni. Kozlov è accusato di crimini molto gravi, come l'istigazione alla violenza, l'istigazione all'odio sociale e l'organizzazione di gruppi finalizzati ad attività criminali. Proprio per questo, quando sono state presentate testimonianze scritte, tutti si aspettavano che le prove contro di lui sarebbero state schiaccianti. Invece sono stati presentati semplicemente dei volantini sequestrati a diverse persone, ma tutti stampati con un'unica stampante.
È stato possibile risalire alla stampante grazie alle imprecisioni e alle imperfezioni del volantino. L'accusa, però, non è riuscita a dire dove questa stampante fosse stata trovata, mentre era chiaro che tutto il materiale distribuito da Kozlov era stato realizzato con un'altra stampante, trovata negli uffici di Alga. Se l'accusa presenta del materiale come prova, deve spiegare dove è stato trovato. Nel caso di Kozlov non è stato così.
Anche i diritti della difesa sono stati violati. Fin dal primo giorno gli uffici e gli appartamenti degli avvocati difensori sono stati perquisiti e gli avvocati stessi sono stati intercettati, anche se la legge kazaka nega categoricamente l'autorizzazione a effettuare azioni simili nei confronti degli avvocati. Ciò ha suscitato molta agitazione tra i difensori di Kozlov.
Nel corso del processo, dieci testimoni dell'accusa non si sono presentati e le loro testimonianze scritte sono state lette da altre persone. In base agli standard internazionali l'accusato può chiedere di ascoltare i testimoni che lo accusano. In questo caso invece il giudice ha autorizzato la lettura di semplici fogli in tribunale. Queste testimonianze sono state considerate equivalenti alle testimonianze rese direttamente dai testimoni dell'accusa.
Quando inoltre nel corso del processo è stata data la parola agli esperti, uno di essi proveniente dalla Russia è stato sentito proprio nel giorno in cui gli avvocati non erano presenti. La corte non era pronta ad ascoltare questa testimonianza, ma il giudice ha deciso comunque di convalidare l'audizione dell'esperto.
Gli avvocati difensori hanno, poi, chiesto di ascoltare attraverso Skype o altri mezzi telematici testimoni come Irina Petrushova, qui presente, Igor Vinyavskiy e il vicepresidente di Open Dialog, Lyudmyla Kozlovska, anch'ella qui presente. È un modo piuttosto diffuso di sentire i testimoni. Anche nel processo Zhanaozen i testimoni dell'accusa sono stati sentiti dal tribunale attraverso Skype. Nel caso del processo Kozlov il giudice ha negato l'autorizzazione, anche se a giudicare dai materiali processuali queste persone avrebbero partecipato e sarebbero state direttamente coinvolte nelle azioni di Kozlov. Ciò significa che il giudice non voleva ascoltare questi testimoni e soprattutto non voleva che li ascoltasse il pubblico.
Vi è stata, quindi, una violazione della presunzione di innocenza, uno dei principi fondamentali della giustizia. Chiunque è innocente finché un tribunale non ne giudica la colpevolezza. È un diritto che non può essere violato, soprattutto nei modi in cui questo è successo per Kozlov.
Un giorno prima che il giudice emettesse il verdetto, il 7 ottobre, il canale russo RTV, che in Kazakhstan è molto diffuso e ha uno share piuttosto alto, ha trasmesso in prima serata un'intervista al Presidente Nazarbaev. I giornalisti gli hanno chiesto chi fossero i colpevoli degli eventi di Zhanaozen, alla luce dell'indagine che era stata condotta per un anno. Nazarbaev ha risposto che si era trattato semplicemente di un conflitto tra scioperanti e datori di lavoro, ma, come dimostravano i saccheggi, i lavoratori erano stati utilizzati da persone che volevano perseguire i propri fini criminali.
Gli è stato allora chiesto se fossero stati manipolati da qualcuno proveniente dall'estero oppure se ci fosse stata una specie di rivoluzione arancione anche in Kazakhstan. Il Presidente ha risposto che


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si trattava di criminali, mentre in strada c'erano solo dei «burattini» mossi da altri. I responsabili erano altrove e manovravano tutto, ma ormai si trovavano in carcere. Ha anche detto che il processo si stava avviando al termine e che ne avrebbero comunicato gli esiti. Ha continuato dicendo che a Zhanaozen c'era quiete e che le persone erano tornate al lavoro. Infine, ha detto di non voler rilasciare dichiarazioni fino al termine del processo, ma ha affermato di sapere come sarebbe andata a finire.
Qualsiasi avvocato ha capito che il Presidente conosceva già l'esito del processo. Tutto questo è avvenuto un giorno prima della sentenza. Era chiaro che il Presidente sapeva in anticipo cosa avrebbe deciso il tribunale. Si tratta di una grave violazione della presunzione di innocenza perché il Presidente ha dichiarato che i colpevoli erano in carcere prima che venisse emesso il verdetto.
L'8 ottobre, dopo la sentenza, tutti i canali kazaki hanno mostrato un servizio in cui Kozlov, il partito Alga e i giornalisti indipendenti venivano definiti gli organizzatori dei disordini avvenuti a Zhanaozen. Questo servizio dimostrava che Alga aveva finanziato i manifestanti, che anche dall'estero era arrivato del denaro e che tutte queste persone si stavano preparando a prendere il potere con la violenza.
Il processo a Kozlov è stato accompagnato da queste azioni del Governo. Penso sia palese che questo è un processo politico. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e ONG straniere come Freedoom House o Human Rights Watch hanno affermato che nel corso di questi processi i diritti umani erano stati violati. Anche i rappresentanti dell'Unione europea si sono espressi in questo senso. Tutti coloro che hanno monitorato il processo, come la fondazione Open Dialog, hanno parlato di violazioni. Questo processo non può essere in alcun modo definito giusto.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la chiarezza giuridica e politica con cui ci hanno comunicato la loro esperienza e la situazione del Paese.
Vorrei richiamare la vostra attenzione su una notizia. L'Alto commissario ONU per i diritti umani, Navi Pillay, nel corso della sua prima visita in Kazakhstan a metà luglio 2012, ha risposto in merito all'intenzione rappresentata dall'attuale Ministro degli esteri, Yershan Kasychanov, di candidare il Kazakhstan alla membership del Consiglio per i diritti umani per il periodo 2013-2015, dicendo che si sarebbe potuto fare solo dopo che una commissione d'inchiesta internazionale avesse potuto accertare i fatti che ci sono stati appena descritti.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MATTEO MECACCI. Ringrazio gli amici kazaki che ci sono venuti a trovare a Roma. Non è la prima volta che il Parlamento italiano li ascolta. Il Senato lo ha già fatto nei mesi scorsi.
È vero che la situazione politica e sociale del Kazakhstan è abbastanza nota al Parlamento italiano. Sappiamo che in quel Paese il sistema politico è bloccato perché legato alla figura del Presidente Nazarbaev. Organizzazioni internazionali tra cui l'OSCE hanno monitorato i processi elettorali nel corso di questi anni e hanno dovuto constatare come ancora si sia lontani da una forma accettabile di democrazia e come le elezioni, tanto presidenziali quanto parlamentari, siano molto lontane dal rispetto di questi principi.
Credo comunque importante avervi qui oggi perché quella di Zhanaozen è stata una protesta sociale di semplici lavoratori, non di attivisti o di esponenti dell'opposizione politica. Per alcuni mesi questi lavoratori hanno organizzato forme di manifestazione non violenta attraverso sit-in e mobilitazioni, chiedendo il rispetto di alcuni minimi diritti sindacali e condizioni di lavoro migliori, come uno stipendio adeguato alle ore di lavoro.
Il fatto che in una ex repubblica sovietica, che tuttora mantiene della classe


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operaia il concetto ideologico di classe sociale rappresentativa di tutto il Paese, gli operai manifestino per motivi sindacali e le autorità rispondano compiendo un massacro è significativo per comprendere la situazione del Paese. È evidente che le strutture di governo non sono in grado di gestire in modo ordinato e corretto i rapporti sociali.
L'Italia ha forti interessi economici in Kazakhstan e ha stretto accordi di cooperazione che non rinneghiamo e non riteniamo essere di per sé inopportuni, a partire dall'estrazione degli idrocarburi, ma credo che per il Parlamento italiano sia importante guardare anche a questi episodi. A Zhanaozen peraltro erano coinvolte, forse indirettamente, anche imprese italiane. Quando i lavoratori di un Paese dove sono coinvolte aziende italiane manifestano e vengono colpiti da una simile repressione, credo opportuno che il Parlamento sia quanto meno informato e valuti di interpellare il Governo al riguardo.
Purtroppo, dai rapporti che ci sono arrivati non solo dall'avvocato Shormanbayev, ma anche da altre organizzazioni internazionali che hanno monitorato questi processi, abbiamo dovuto constatare che il diritto di difesa degli accusati è stato violato e il perseguimento dei responsabili all'interno delle strutture statuali non è stato adeguato.
Vi sono iniziative internazionali in questo senso e penso che come esito di questa nostra audizione si potrebbe avviare una discussione all'interno della Commissione per emanare un atto di indirizzo al Governo affinché sia a livello bilaterale sia a livello di Unione europea, di cui, come veniva ricordato, il Kazakhstan è un partner importante, la richiesta, da parte dell'Alto commissario ONU per i diritti umani, di un'inchiesta internazionale su quanto avvenuto trovi sostegno e si possa esercitare pressione sulle autorità del Kazakhstan.

RENATO FARINA. Vorrei domandare ai nostri ospiti che giudizio danno della presenza in Kazakhstan di importanti investimenti italiani, con conseguente presenza di personale italiano.
È una forma, secondo loro, di complicità oppure può essere un'opportunità per migliorare il livello dei diritti civili e politici del loro Paese?

FIAMMA NIRENSTEIN. Vorrei chiedere qualche informazione ulteriore sui rapporti internazionali del Kazakhstan con la Russia di Putin, con gli Stati Uniti e l'Occidente nonché con il vicino Iran. Faccio questa domanda nella consapevolezza che il Kazakhstan possiede importanti riserve di uranio.
Il rapporto con l'Iran potrebbe anche essere caratterizzato dalla presenza di tale materiale in questo momento così problematico.

MATTEO MECACCI. Prendo nuovamente la parola perché mi era sfuggita una domanda circa l'islamizzazione della società. Di recente si sono verificati alcuni episodi definiti terroristici, con uccisione di soldati alla frontiera con il Kirghizistan. L'enfasi che le autorità pongono su questa emersione dell'estremismo islamico in Kazakhstan mi sembra che trovi una conferma anche nelle vostre parole.
Quali sono le ragioni di questa islamizzazione della società kazaka? Dipende forse da influssi esterni di altri Paesi o anche all'interno del sistema di potere nazionale si sta manovrando per favorire tale evoluzione?

JEAN LEONARD TOUADI. Mi scuso con i nostri ospiti per il ritardo con il quale sono giunto a questa interessante audizione. Il presidente Colombo ha ricordato poco fa le dichiarazioni dell'Alto commissario dell'ONU per i diritti umani. Sono dichiarazioni che sentiamo spesso in situazioni come questa.
Dal vostro punto di osservazione, queste dichiarazioni sono state seguite da azioni efficaci, come ad esempio pressioni sul Governo o contatti, o sentite una specie di solitudine intorno alla vostra azione nel contesto internazionale e in particolare nell'Unione europea?


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PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi e do la parola ai nostri ospiti per la replica.

IRINA PETRUSHOVA, Caporedattrice della rivista Respublika. Io risponderò alla domanda sull'islamizzazione, mentre Lyudmyla Kozlovska vi parlerà dell'efficacia della pressione esercitata dalla società civile internazionale. Per quanto riguarda invece la presenza delle aziende italiane in Kazakhstan, sarà Amangeldy Shormanbayev a fornirvi alcune risposte.
L'islamizzazione in questo momento è un problema grave perché nel Paese sono in atto cambiamenti molto forti. Il Kazakhstan deve scegliere se andare verso la democrazia e i Paesi occidentali oppure se tendere a una svolta di tipo diverso. Se salirà al potere l'opposizione di stampo islamico fondamentalista vedremo che cosa succederà. In Kazakhstan negli ultimi tempi sono avvenuti eventi tragici di tipo terroristico, in occasione dei quali tutti i terroristi sono morti, e vi spiegherò perché penso che questa sia una strana specie di terroristi.
L'onorevole Mecacci parlava di atti terroristici al confine con il Kirghizistan. Ci sono stati anche omicidi di massa in altri posti, ma io penso che si tratti di episodi diversi, che non devono essere confusi con atti terroristici di stampo classico perché non hanno una natura unica. Quello che sappiamo oggi è che parte di questi atti è stata ispirata da esponenti stessi del regime.
Abbiamo, ad esempio, buoni motivi per ritenere che una parte di questi attentati sia stata appoggiata da Aslan Musin, ex direttore dell'amministrazione presidenziale, poi costretto alle dimissioni. Aslan Musin è fuggito dal Paese e attualmente si trova in Germania. Pensiamo che non tornerà in Kazakhstan. È direttamente responsabile della tragedia di Zhanaozen, della cui regione è stato governatore. Suo figlio è un attivista musulmano molto noto. Possiamo supporre che sia in parte responsabile.
Altri atti terroristici sono stati rivolti contro gli organi di giustizia del Kazakhstan e hanno motivazioni più di tipo sociale. In Kazakhstan la popolazione di religione mussulmana c'è sempre stata, ma l'Islam politico non si è mai sviluppato. In Kazakhstan l'Islam è sempre stato moderato, ma la situazione sta cambiando. Nei villaggi kazaki la gente non è semplicemente povera, è miserabile. Non c'è lavoro, non c'è cibo, non c'è istruzione. È molto difficile spiegare come si viva nelle aree rurali del Paese. Non potete nemmeno immaginarlo.
Poco tempo fa ho parlato con un attivista che si occupa della tutela dei diritti umani e che, non a caso, è appena uscito dal carcere, dove è stato rinchiuso per motivi politici per due anni e mezzo. Questi ha viaggiato per le aree rurali nel centro del Kazakhstan e quando è tornato mi ha detto che, quando sui giornali scriviamo che lì le persone sono povere, non diciamo la verità. Neppure nel periodo sovietico c'era una povertà tale. In quell'area del Paese c'è gente affamata.
Questa può essere una buona risposta alla sua domanda. I giovani non hanno opportunità di istruirsi e vivere in maniera dignitosa e quindi cercano una soluzione. La più immediata che trovano è quella offerta loro dall'estremismo religioso. L'Islam è sempre più attraente per i giovani, tant'è che nelle moschee del Kazakhstan sono tutti molto giovani. Succede questo perché le autorità non cercano di instaurare un dialogo con loro, ma vogliono solo eliminare completamente il fenomeno. Ci sono movimenti giovanili di stampo non religioso che cercano di proporre delle alternative a questi ragazzi, ma i loro leader vengono arrestati.
I diritti dei giovani attivisti musulmani non sono tutelati. Vengono subito definiti terroristi e, una volta in carcere, non sappiamo che cosa succeda loro. Abbiamo avuto a disposizione alcuni documenti relativi a questi processi a cui i mass media non hanno accesso e le condizioni di detenzione descritte erano davvero inumane. Se alcuni amici si incontrano in casa e conversano di Islam, possono essere denunciati, processati e condannati a diversi anni di detenzione.


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È una filosofia di vita per le nostre autorità. Chi non è d'accordo viene processato. In questo modo anche i membri dei movimenti islamici sono costretti a operare in segreto e, quando si agisce in segreto, ci sono più possibilità che vengano decisi atti non del tutto legali. Prima del suo processo, Vladimir Kozlov ha trascorso diversi mesi in un carcere gestito dal Comitato di sicurezza nazionale. Lì, secondo Kozlov, soltanto lui e Igor Vinyavskiy erano prigionieri laici, detenuti per cause politiche. Tutti gli altri, circa novanta, erano detenuti per cause religiose. Loro due erano gli unici a indossare vestiti normali. Per il resto, c'erano donne con lo hijab e uomini con la barba.
Vorrei sottolineare che sappiamo per certo che lo sviluppo dell'Islam radicale in Kazakhstan è dovuto a cause di stampo sociale ed economico. Se queste persone avranno la possibilità di vivere in maniera dignitosa, non si rivolgeranno all'Islam ma all'Europa. A livello parlamentare e governativo c'è un programma ufficiale che si chiama Il Cammino verso l'Europa. Bisogna far sì che intraprendano questo percorso anche i cittadini.
Grazie per l'attenzione.

AMANGELDY SHORMANBAYEV, Esperto legale in materia di diritti umani in Kazakhstan. Sarò breve. Navi Pillay è stata in Kazakhstan a luglio. Ha partecipato a incontri con il Consiglio superiore per i diritti umani e con le varie ONG e le è stata descritta la situazione a Zhanaozen. Ha incontrato i parenti di Kozlov, alcuni lavoratori di Zhanaozen nonché i rappresentanti delle autorità kazake. Tutte le tesi che Navi Pillay ha illustrato alle nostre autorità erano basate sulle informazioni che le abbiamo fornito noi. L'ONU e altre organizzazioni internazionali hanno reagito alle sue dichiarazioni.
Irina vi ha parlato dell'islamizzazione. Io sono un kazako musulmano. Di base siamo laici. Pur essendo musulmani, viviamo in maniera laica. Fino a tre o quattro anni fa nessuna donna portava lo hijab. La situazione delle donne in Kazakhstan è d'altronde molto diversa da quella delle donne nei Paesi islamici o dell'estremo Oriente. Il popolo vive da sempre la religione in modo moderato e questo è l'opposto di ciò che vogliono gli estremisti islamici.
Penso che il problema attualmente sia dovuto al fatto che l'Islam costituisce uno dei progetti politici che si stanno preparando per il Kazakhstan. Gli estremisti islamici sanno organizzare le persone. Abbiamo visto cosa è successo in altri Paesi del mondo. I salafiti, gli wahabiti e molte altre correnti islamiche sono in grado di utilizzare la loro influenza sul popolo per costruire un progetto politico. A volte le conseguenze sono estreme, come per esempio nel caso degli atti terroristici. Per questo ritengo che l'Islam sia un progetto politico per il Kazakhstan.
Per quanto riguarda la società, il successo dell'Islam è dovuto alla povertà, alla mancanza di una tutela sociale e legale per la popolazione. L'Islam è una religione e le religioni agiscono a un livello molto profondo nei singoli, riuscendo anche a orientarne le convinzioni politiche.
Grazie per l'attenzione.

LYUDMYLA KOZLOVSKA, Rappresentante della Open Dialog Foundation. Come forse sapete, stiamo organizzando una campagna molto estesa. Il 15 marzo siamo riusciti a ottenere una risoluzione da parte del Parlamento europeo e quel giorno è stato liberato uno dei più importanti giornalisti del Paese, Igor Vinyavskiy. Questo significa che la pressione dell'Europa funziona. Anche Natalia Sokolova, una consulente sindacale, è stata liberata grazie alla pressione esercitata dall'Occidente.
Forse vi sembrerà che mandare lettere e fare dichiarazioni in Occidente non funzioni, ma per esempio il regista Bolat Atabaev è stato rilasciato grazie a lettere fatte circolare dal Governo tedesco. Kozlov è stato condannato a sette anni grazie all'attenzione della società civile mondiale, altrimenti lo avrebbero condannato a vent'anni. Ci sono altri detenuti politici, come Aminov, leader sindacale dei lavoratori


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di Zhanaozen, o Serik Sapargali, che grazie alle pressioni internazionali hanno beneficiato di pene più limitate.
Oggi il nostro obiettivo è liberare Kozlov. Nelle carceri kazake si praticano torture, pressioni, intimidazioni. Vi chiediamo di diffondere le notizie sulle torture applicate in Kazakhstan e di sostenere il nostro progetto della Lista di Zhanaozen per impedire che i responsabili della strage abbiano accesso al territorio dell'Unione europea. Noi crediamo che questa sanzione possa essere molto utile, soprattutto come punizione per i veri responsabili. Il fine ultimo di questa nostra iniziativa, come ha detto Irina Petrushova è obbligare il Governo kazako ad adottare delle riforme. Per questo motivo il vostro aiuto è molto importante.
Stiamo per affrontare l'appello del processo Kozlov e vi preghiamo di non lasciarci soli.

PRESIDENTE. Nonostante la pressione del tempo, che ci obbligherà a interrompere questa audizione così importante e piuttosto nuova per la vita politica italiana perché non sono stati molti finora i testimoni della situazione nel vostro Paese, vorrei farvi notare che una domanda non ha trovato risposta.
Si tratta del quesito relativo all'influenza, se c'è, o al ruolo, così come lo vedete voi, delle tante entità e persone italiane che operano in posizioni non secondarie nell'economia del vostro Paese.

AMANGELDY SHORMANBAYEV, Esperto legale in materia di diritti umani in Kazakhstan. La ringrazio, presidente. Credevo di non avere tempo di rispondere. In Kazakhstan ci sono molte aziende italiane, come l'ENI o aziende più piccole. Abbiamo rapporti molto stretti con il vostro Paese. I nostri uomini d'affari vengono in Italia e noi accogliamo i rappresentanti delle vostre aziende nel nostro Paese.
Il business italiano, europeo e occidentale in Kazakhstan non affronta in maniera abbastanza seria una prospettiva a lungo termine. Ciò che accade sul momento viene affrontato perché ha un'influenza diretta sul business, ma ingenuamente si pensa che in Kazakhstan ci saranno sempre un Parlamento, un Presidente, dei tribunali e che questo sia di per sé è una garanzia. Tuttavia, non è così. Il Presidente deve essere democratico, il sistema politico deve essere democratico e pluralista e i tribunali devono essere indipendenti. Questo garantisce anche la sicurezza del business, ma non è ciò che accade in Kazakhstan.
A lungo termine questa strategia non è vincente perché la situazione e le prospettive stanno cambiando molto velocemente. È in atto un'islamizzazione del Paese e ciò costituisce una minaccia molto forte anche dal punto di vista economico. I vostri imprenditori e lo Stato che sostiene gli investimenti italiani rischiano di perdere tutto. Devono cercare di esercitare una pressione sulle autorità kazake perché avviino le riforme. Diversamente il proseguimento delle vostre attività in Kazakhstan non sarà garantito.
Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, con l'Iran e con la Russia, il contesto è piuttosto complesso. È vero che in Kazakhstan c'è l'uranio utilizzato per le armi atomiche. In passato il Kazakhstan stesso lo ha utilizzato per il proprio arsenale. La collaborazione in campo atomico è uno degli orientamenti del nostro Governo, che già coopera con diversi Paesi. Le autorità, com'è ovvio, non parlano apertamente di ciò che accade in quest'ambito.
Bisogna tenere in considerazione che l'Iran è un Paese molto diverso dal Kazakhstan e i rapporti non sono stretti come quelli che ha, per esempio, con il Kirghizistan. Penso che questo possa essere ricondotto all'islamizzazione del Paese. Se l'islamizzazione del Kazakhstan si realizzerà, sicuramente i rapporti con l'Iran diventeranno più stretti, ma ci sono differenze molto forti tra i due Paesi. L'Iran apparteneva all'ex impero persiano e il Kazakhstan no.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Vi ringrazio perché ci avete portato notizie non note in Italia e


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quindi particolarmente importanti per la parte che potremo avere nel comunicarle al nostro Governo, che ovviamente non le ignora ma, sotto la spinta degli affari italiani in Kazakhstan, mostra di non conoscerle. La vostra testimonianza diventerà documento dell'intera Commissione affari esteri, la quale si farà premura di farle giungere al Ministro degli esteri e al sottosegretario delegato a questa area geografica.
Le violazioni dei diritti umani di cui ci avete parlato sono clamorose e contrastano con l'immagine benevola che il vostro Paese ha in Europa e in particolare in Italia. Non facciamo che incontrare uomini d'affari che tornano o vanno parlandoci delle meraviglie del vostro Paese. Evidentemente si riferiscono alle meraviglie fisiche, al paesaggio e alle straordinarie possibilità economiche del Kazakhstan. Cercheremo di fare in modo che d'ora in poi possano riferirsi, per una piccolissima parte, anche alla tutela dei diritti umani.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,30.

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