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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
3.
Mercoledì 15 ottobre 2008
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti:

Colombo Furio, Presidente ... 3 7 8 10
Nirenstein Fiamma (PdL) ... 9
Scotti Vincenzo, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri ... 3 7 10
Vernetti Gianni (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 15 ottobre 2008


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEL COMITATO FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 14.10.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione del sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.
Mi scuso per l'esiguo numero dei partecipanti, ma attraversiamo un periodo particolarmente laborioso in Aula; il tempo ristretto può spiegare umanamente se non professionalmente il fatto che oggi siamo meno numerosi di quanto dovremmo per seguire la situazione dei diritti umani nel mondo. Siamo del resto i promotori della mozione per la moratoria della pena di morte nel mondo, quindi di un major issue, di un argomento di grandissima importanza tra i tanti che agitano il mondo.
Do la parola al sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Dividerò la relazione in due parti, una letta e una contenente una serie di schede sulle singole questioni a cui farò riferimento e che lascerò agli atti della Commissione.
Il nostro Paese, per cultura e tradizione, conduce da tempo un'azione convinta in favore della promozione e protezione dei diritti umani nel mondo, nel presupposto che solo una comunità internazionale composta di Stati che rispettano i diritti dell'individuo possa garantire la pace e la sicurezza. Come ha sostenuto il Ministro degli esteri solo qualche settimana fa dinanzi all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la vocazione democratica dell'Italia fa sì che il nostro Paese sia impegnato nello sforzo comune a favore della pace, della sicurezza, dello sviluppo sostenibile e di una governance democratica, trasparente ed efficace.
Tutto ciò, naturalmente, non può esistere senza che siano assicurati la reale protezione dei diritti dell'individuo ed il rispetto dello Stato di diritto: obiettivi che l'Italia porta avanti con convinzione e che sono contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Purtroppo, la centralità della persona e dei suoi diritti inalienabili - fondamento del nostro vivere civile e della società contemporanea - enunciati con chiarezza nella storica dichiarazione, sono spesso lontani dal ricevere attuazione, essendo frustrati e calpestati in tanti, troppi Paesi del mondo.
È per questo che, forte del suo impegno per la democrazia e la difesa dei diritti civili e politici, l'Italia partecipa e promuove iniziative a tutela dei diritti umani nei principali fora multilaterali, coerentemente


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con la sua storia, il suo sistema di valori ed anche in qualità di membro dell'Unione europea.
L'Italia è membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, organo che ha sostituito la disciolta Commissione dei diritti umani, i cui limiti e la cui politicizzazione ne avevano minato la credibilità. All'interno del nuovo Consiglio, l'Italia apporta il proprio contributo di esperienza e di disponibilità al dialogo con gli altri gruppi regionali. L'Italia, così come gli altri partner europei, è impegnata a fare del Consiglio di Ginevra uno strumento efficace di promozione dei diritti umani.
Certo, i primi passi del Consiglio non hanno pienamente corrisposto alle aspettative che ne hanno accompagnato la nascita: l'ultima sessione del Consiglio dei diritti umani (CDU) - la nona - si è conclusa il 26 settembre scorso con l'adozione di una serie di risoluzioni su tematiche trasversali e situazioni Paese, non senza aspri confronti e difficoltà.
Ad ogni modo, almeno sino alla scadenza del mandato nel 2010, l'Italia intende continuare a favorire quanto più è possibile la coesione tra le diverse componenti dei partecipanti al Consiglio, restando fedele all'impegno preso all'atto della candidatura nel 2006, ad adoperarsi su scala internazionale su specifiche questioni: in primis, la promozione della democrazia e della legalità internazionale, il contrasto ad ogni forma di discriminazione e di intolleranza, senza trascurare la protezione dei diritti dei bambini che in tutto il mondo sono vittime innocenti di conflitti armati. L'Italia continuerà inoltre a sostenere ogni iniziativa di contrasto al ricorso alla tortura e, non da ultimo, a proseguire nell'azione per l'abolizione della pena di morte nel mondo.
Questo approccio caratterizza i nostri interventi anche in seno al processo di revisione periodica universale, cioè il meccanismo di esame dello standard di diritti umani nei 192 Paesi membri delle Nazioni Unite. L'Italia stessa sarà oggetto di esame nel 2010, e sono certo che il Paese saprà valorizzare appieno il proprio impegno a favore della promozione dei diritti umani nel mondo. A questo proposito, non posso che ribadire il pieno impegno del Governo che, sono certo, sarà sostenuto nella sua azione dal Parlamento e da tutti gli attori istituzionali.
La promozione della democrazia e dello Stato di diritto rappresenta per noi uno dei settori centrali. La nostra idea di diffusione della democrazia passa anche attraverso iniziative di carattere multilaterale, aperte a tutti gli Stati della comunità internazionale, uno spirito che certamente è ben incarnato da iniziative come la Community of democracies. L'Italia, assieme ad altri 16 Paesi, è parte dell'organo direttivo della Community, il cosiddetto Convening group.
Il nostro ingresso nel Convening group nel 2005 e l'incarico di presiedere il gruppo di lavoro dedicato alle minacce nazionali e transnazionali alla sicurezza, riunitosi a Roma il 1o marzo del 2007, rappresentano un riconoscimento significativo del valore dell'apporto italiano. La decisione di istituire a Varsavia il segretariato esecutivo della Community, fortemente sostenuta dall'Italia, permetterà alla comunità di impegnarsi con ancora maggiore efficacia in azioni concrete a sostegno dei processi di democratizzazione e dei diritti umani.
In occasione dell'apertura della 63a sessione dell'Assemblea generale a New York, alla riunione a livello ministeriale della Community, io stesso ho sottolineato come molteplici siano oggi le sfide che si presentano alle democrazie nel mondo, tra le quali in particolare la sfida alla democrazia rappresentata dalla tratta delle persone umane, fenomeno da cui nessun Paese è immune e che richiede quindi una concertata risposta internazionale. Ho quindi proposto che la Community si attivi a tale riguardo promuovendo ad esempio lo scambio di buone pratiche tra i Paesi interessati e inserendo il tema tra quelli oggetto delle discussioni del Convening group.
Per quanto riguarda la libertà religiosa, l'Italia garantisce un contributo fattivo per il contrasto all'intolleranza religiosa nel


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mondo, nel quadro delle Nazioni Unite e nell'ambito dei principali fora competenti per la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Alla 63a sessione dell'Assemblea generale, in particolare, l'Italia e gli altri partner comunitari presenteranno la tradizionale risoluzione sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza religiosa, una delle iniziative prioritarie per l'UE.
La nostra iniziativa mira ad ottenere l'adozione di una risoluzione di condanna di tutte le forme di intolleranza religiosa, che raccomandi agli Stati di varare una legislazione con efficaci garanzie per la libertà di pensiero e di credo religioso, senza distinzioni ed eccezioni, prevedendo fra l'altro specifici rimedi nei casi in cui il diritto a praticare liberamente un credo religioso, incluso il diritto individuale a cambiare la propria religione, sia violato. La proposta di risoluzione esorta tra l'altro gli Stati ad intraprendere ogni azione necessaria per contrastare atti di violenza, intimidazione e coercizione motivati dall'intolleranza religiosa, a garantire il diritto all'associazione ed all'assemblea a fini di culto, così come ad osservare l'obbligo di protezione nei confronti dei luoghi di culto e dei siti religiosi.
Vorrei infine menzionare l'importante azione svolta dall'Italia nel caso delle violenze subite dai cristiani in Orissa, per far sì che il Governo indiano adotti ogni misura possibile per rendere giustizia e scongiurare eventi simili in futuro. Su quest'ultimo argomento consegnerò alla Commissione una scheda dettagliata.
Altro impegno cui intendiamo mantenere fede è la lotta alla pena di morte, all'indomani della storica adozione della risoluzione per la moratoria della pena capitale da parte dell'Assemblea generale ONU lo scorso 18 dicembre 2007. Sin dagli anni Novanta, l'Italia ha dato un fondamentale impulso alla campagna, prima in sede UE e quindi alle Nazioni Unite: continueremo ad essere attivi, sia all'interno dell'UE, sia nell'ambito dell'alleanza trans-regionale che ha portato al successo della risoluzione lo scorso anno, certi che l'impegno italiano contribuirà in maniera fattiva ed efficace alla campagna per l'abolizione della pena di morte nel mondo.
Su impulso italiano, sarà presentata dall'UE e da un'alleanza trans-regionale di Paesi ONU una nuova risoluzione sulla moratoria dell'uso della pena di morte alla 63a sessione dell'Assemblea generale, quale seguito essenziale della risoluzione adottata lo scorso dicembre. Il nostro scopo è non solo rafforzare i risultati ottenuti e di mantenere la coesione dell'alleanza trans-regionale che ha consentito questo successo, ma soprattutto consolidare il principio che l'abolizione della pena di morte costituisce un progresso per la dignità umana.
Tra i successi che abbiamo ottenuto più di recente, va sottolineato che il rapporto del Segretario generale del 15 settembre scorso, conferma l'esistenza di un trend «solido e duraturo» verso l'abolizione della pena di morte nel mondo, in cui la moratoria resta un passaggio chiave. Altro aspetto di rilievo è la visibilità data nel rapporto ai contributi italiani, che conferma il ruolo chiave del nostro Paese.
L'Italia, insieme ai partner dell'Unione europea, è fortemente impegnata a promuovere l'eguaglianza di genere e l'empowerment femminile sulla scena internazionale, in particolare nei principali fora ONU che si occupano di diritti delle donne, come la Commissione sullo status della donna (CSW). Tra l'altro, l'Italia è recentemente risultata eletta alla Commissione sullo status della donna, della quale entrerà a far parte nel 2010.
A tale proposito, vorrei ricordare il forte impegno in Consiglio di sicurezza su tema delle donne vittime dei conflitti armati, in particolare sul tema della violenza sessuale nelle situazioni di conflitto armato. Lo scorso giugno il Consiglio di sicurezza ha approvato una risoluzione, la n. 1820, che ha riconosciuto che la violenza sessuale, quando impiegata come tattica di guerra può esacerbare significativamente i conflitti armati ed impedire il ripristino della pace e della sicurezza internazionale. L'Italia è stata in prima linea, nei negoziati, affinché fosse finalmente riconosciuto a livello internazionale


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il nesso tra violenza sessuale e sicurezza internazionale. È importante sottolineare che, il testo adottato prevede, tra i seguiti operativi, che il Segretario generale delle Nazioni Unite presenti il prossimo giugno 2009 un rapporto sull'attuazione della risoluzione da parte degli Stati. In questo modo, il tema continuerà ad essere all'attenzione del Consiglio di sicurezza.
L'Italia pone altresì grande attenzione ai diritti del fanciullo. La nostra cooperazione allo sviluppo dedica una parte rilevante dei propri fondi a programmi in favore dei minori, in circa 20 Paesi del mondo e siamo uno dei Paesi più attivi nel Gruppo bambini e conflitti armati, di cui facciamo parte in quanto membri del Consiglio di sicurezza. Attraverso questo gruppo di lavoro il Consiglio di sicurezza è stato investito della competenza a monitorare, regolarmente, la situazione in quei Paesi del mondo laddove è particolarmente diffuso il reclutamento dei bambini e le violenze nei loro confronti, nonché ad adottare, se del caso, misure nei confronti delle parti del conflitto responsabili di questi crimini.
Recentemente ho partecipato, in rappresentanza del Governo italiano, alla riunione ministeriale organizzata dalla Presidenza francese e dall'UNICEF a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, sui seguiti dei Principi di Parigi relativi alla liberazione e al reinserimento dei bambini coinvolti in conflitti armati. I Principi di Parigi sono delle linee guida operative, adottate nel 2007, per orientare l'azione di Stati, agenzie internazionali ed organizzazioni non governative nella lotta al fenomeno dei bambini soldato. L'evento di New York ha consentito di fare il punto sull'attuazione dei Principi, soprattutto sulla questione, di cruciale importanza, del reinserimento nella società dei bambini soldato, obiettivo che è al centro dei nostri programmi di cooperazione. L'azione politica e il sostegno finanziario devono infatti andare di pari passo se si vuole progredire nella lotta al fenomeno dei bambini soldato. Anche in questa occasione, abbiamo riaffermato il nostro impegno a svolgere un ruolo di primo piano anche dopo il termine del biennio in Consiglio di sicurezza, in particolare sostenendo in futuro l'azione dell'ufficio del rappresentante speciale del Segretario generale per i bambini nei conflitti armati.
È nostra intenzione continuare a conferire priorità a questa tematica, anche una volta usciti dal Consiglio di sicurezza, unendo l'azione politica, anche attraverso l'Unione europea, a quella più concreta della cooperazione allo sviluppo. Vorrei inoltre ricordare che l'Italia e l'Unione europea presenteranno, nel corso dell'attuale Assemblea generale e con il sostegno dei Paesi latino-americani, la risoluzione «omnibus sui diritti del fanciullo».
L'Italia ha fatto parte sin dall'inizio del primo gruppo di quarantasei Paesi che nel febbraio del 2007 ha aderito alla Dichiarazione di Oslo che proibisce la produzione e l'impiego delle munizioni a grappolo. In linea con la mozione unitaria approvata dal Senato della Repubblica il 28 maggio scorso, il nostro Paese firmerà la Convenzione, cui hanno aderito sinora cento Paesi, ad Oslo agli inizi di dicembre e la ratificherà nel più breve tempo possibile. Si tratta del primo accordo di disarmo multilaterale dalla firma, nel 1997, della Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona e riteniamo siano entrambi accordi che rivestono anche una forte valenza sul piano della cooperazione ed assistenza internazionale nel campo umanitario.
Se la nostra tradizione ci porta ad attribuire particolare attenzione ai diritti civili e politici, quale condizione necessaria per la piena realizzazione di tutti i diritti umani, siamo ugualmente consapevoli dell'importanza della tutela e della promozione dei diritti economici, sociali e culturali. L'attuale crisi internazionale ha posto drammaticamente l'accento su tali diritti. Diritti umani e giustizia sociale sono un binomio da cui è impossibile prescindere e gli strumenti a disposizione della comunità internazionale devono essere resi più efficaci. In tale ottica, l'Italia ha partecipato attivamente al negoziato che ha portato all'elaborazione a Ginevra di un Protocollo opzionale al Patto internazionale


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sui diritti economici, sociali e culturali, in qualità di membro del «Gruppo di amici del Protocollo». Il Patto, infatti, non è ancora dotato - a differenza del Patto internazionale sui diritti civili e politici - di un Protocollo opzionale che consenta agli individui di impugnare, davanti ad un'apposita istanza internazionale, eventuali atti o comportamenti di Stati in violazione dei diritti tutelati dal Patto stesso. Convinti dell'importanza dello strumento, ci siamo fortemente impegnati, e continuiamo a farlo, affinché il Protocollo, che sarà discusso nel corso dell'attuale Assemblea generale, venga effettivamente approvato.
L'impegno italiano a favore dei diritti umani nel mondo è saldo. Sono certo che il raccordo tra Governo e Parlamento su queste tematiche, avviato con l'audizione del Ministro Frattini e che prosegue oggi, contribuirà a consolidare il nostro impegno e a meglio orientarlo, in un rapporto di piena collaborazione e di consenso.
Lascio agli atti le schede di dettaglio riguardanti il processo di Durban di lotta contro il razzismo, che riteniamo essere una questione estremamente delicata e importante, l'India, sulle violenze interreligiose nello Stato di Orissa, la situazione dei diritti umani in Myanmar - la Commissione ha anche ascoltato la relazione del Rappresentante dell'Unione europea -, la Cina, i diritti umani e la questione tibetana. Consegno queste schede, che sono allegate al testo della relazione.

PRESIDENTE. Desideriamo ringraziare il sottosegretario per la sua esauriente esposizione che, pur nella relativa brevità, ha toccato tutti i principali punti di orientamento, di tensione e di preoccupazione nel mondo.
Queste schede saranno inoltre particolarmente utili per approfondire ciascun punto. Chiederò quindi ai nostri uffici di distribuirle a tutti componenti della Commissione.
Vorrei chiedere due chiarimenti al sottosegretario. Lei ha accennato a un evento molto importante che riguarderà l'Italia nel 2010...

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Il nostro ingresso nel CSW (Commission on the Status of Women).

PRESIDENTE. L'altra questione riguarda una risoluzione di grande importanza, che dovrà essere prossimamente adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite ...

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ho citato due o tre risoluzioni attualmente in discussione, una è quella sulla pena di morte.

PRESIDENTE. Vorrei conoscere il procedimento.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ogni anno, ripresenteremo all'Assemblea generale una risoluzione, sulla base del rapporto che il Segretario generale ha presentato il 15 settembre all'Assemblea, rapporto estremamente importante, perché illustra la situazione dei singoli Paesi nell'applicazione della moratoria.
Ripresentiamo la risoluzione per tentare di allargare il numero dei Paesi favorevoli, tenere costantemente monitorato il problema di fronte all'opinione pubblica mondiale e sottolineare come l'obiettivo finale sia rappresentato dall'abolizione della pena di morte negli ordinamenti dei Paesi. Questo è il percorso della risoluzione.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se disponiamo di un monitoraggio delle pene di morte comminate nel mondo nel periodo della moratoria.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, vi posso far pervenire il rapporto.


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PRESIDENTE. Ci sarebbe utile anche per verificare le eventuali oscillazioni verificatesi dall'ingresso della nostra moratoria al periodo in cui ci si accinge a rinnovarla.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

GIANNI VERNETTI. Ringrazio il sottosegretario Scotti per averci fornito un quadro ampio e sostanzialmente condivisibile. Ritengo che nei vari Governi succedutisi esista una linea di continuità di impegno del nostro Paese sul tema della difesa dei diritti e della promozione della democrazia, aspetto positivo che ritrovo nelle parole del sottosegretario.
Coglierei questa occasione per porre alcune domande e svolgere alcune considerazioni. L'ingresso dell'Italia nel Consiglio dei diritti umani è stato un successo e vi sono state riposte grandi aspettative dopo il fallimento della Commissione dei diritti umani. Ad oggi, però, a queste aspettative non ha corrisposto un grande attivismo e protagonismo, sebbene il Consiglio abbia avviato procedure interessanti, quali il meccanismo dell'Universal periodic review, per cui tutti gli Stati membri del Consiglio vengono sottoposti a una puntuale verifica dello standard dei diritti umani. Si tratta di un meccanismo certamente positivo, al quale anche l'Italia si sottoporrà. Vorrei sapere, sottosegretario, come intenda fin dalla prossima sessione connotare la presenza italiana nel Consiglio, anche per renderlo più efficiente e più efficace.
La seconda questione riguarda la promozione della democrazia. Finora la Community of democracy di cui l'Italia fa parte (dal 2005 è nel Convening group) non ha avuto lo spazio politico internazionale che avrebbe meritato. Considero importante che l'Italia confermi il proprio impegno, ma credo che su questo terreno si debba compiere un salto di qualità, giacché la promozione della democrazia, se ben declinata, dovrebbe far parte del Dna dei Paesi democratici. Questo significa non esportare o proporre modelli universali, ma promuovere alcuni valori universali ai quali i modelli democratici si ispirano. Per fare questo, però, è necessario compiere un salto di qualità, che consiste nel promuovere e realizzare progetti di cooperazione allo sviluppo. Una quota delle risorse oggi attribuite alla nostra cooperazione allo sviluppo dovrebbe infatti essere riallocata e dovrebbero essere promossi nuovi progetti all'interno di un ampio numero di attività di promozione della democrazia.
Alcuni Paesi con democrazie di transizione, recentemente usciti da regimi dittatoriali, hanno bisogno dell'aiuto internazionale. Alcuni Paesi svolgono queste attività di sostegno al multipartitismo, al consolidarsi delle istituzioni democratiche, alle azioni in difesa e allo sviluppo della stampa libera e indipendente, ovvero i pilastri di una democrazia, poteri separati, stampa e magistratura indipendenti.
Per fare ciò, serve un'azione più proactive per cui alcuni Paesi hanno affidato questi compiti non alle proprie agenzie di cooperazione allo sviluppo ma a strutture costruite ad hoc, fondazioni per la democrazia, sempre supportate da un importante intervento politico. Invito dunque il Governo a svolgere questo tipo di riflessione.
Per quanto riguarda infine la pena di morte, ho letto il rapporto del Segretario generale e ritengo si tratti del primo effetto positivo della moratoria votata lo scorso dicembre. La lettura di quel rapporto e il confronto con quelli delle organizzazioni non governative impegnate su questo terreno dimostrano però come dal giorno dell'approvazione della moratoria su iniziativa italiana, europea e della importante coalizione trans-regionale con Paesi di tutti i continenti sino ad oggi le esecuzioni capitali nel mondo siano aumentate. Il bilancio è infatti purtroppo negativo.
Sono aumentate peraltro in pochi Paesi, sui quali converrebbe costruire un'azione politica mirata. I casi più eclatanti sono la Cina e l'Iran. In Iran, le esecuzioni capitali sono aumentate più


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del 50 per cento. Nella Repubblica popolare cinese durante il periodo dei giochi olimpici c'è stata una sorta di tregua olimpica e si osserva qualche trend di miglioramento, come la decisione di avocare il giudizio decisivo alla Corte suprema centrale e non più ai tribunali locali delle lontane province. Per il ruolo svolto dall'Italia, ritengo che anche in sede bilaterale sarebbe opportuno promuovere azioni più incisive su questi Paesi.
Vorrei quindi sapere a che punto sia giunto il dialogo tra Unione europea e Cina sui diritti umani.

FIAMMA NIRENSTEIN. Anch'io ringrazio il sottosegretario per la sua complessa e interessante relazione. Mentre il mondo si organizza per combattere le violazioni dei diritti umani e il quadro delineato dal sottosegretario Scotti ci induce a ritenere che il tentativo di muoversi su tutti i terreni sia molto serio e coinvolga numerosi tipi di violazioni di diritti umani, purtroppo anche le violazioni si rinnovano, si modificano, si modernizzano, per cui il terreno del combattimento diventa sempre più complesso.
Vorrei citare alcuni esempi. L'uso di minori in guerra si è ampliato molto nel terreno della Jihad islamica. Il numero dei minori utilizzati negli attentati terroristi suicidi è un tema non affrontato anche per la sua enorme difficoltà, un tema che tuttavia richiede un interessamento specifico anche perché influenza profondamente le giovani generazioni e i rapporti all'interno delle famiglie, come testimoniano le impressionanti, fiere dichiarazioni di madri di giovani terroristi suicidi, elemento fortemente corruttivo della moralità mondiale.
Le nuove violazioni dei diritti umani, che si svolgono anche sul terreno dell'opinione con un immenso espandersi di incitamenti di carattere razzista e demonizzante, hanno avuto in questi anni il marchio della cultura dell'odio, che si dirama da basi diverse e viola il diritto dell'essere umano a essere percepito secondo parametri non demonizzanti, che non siano utilizzabili per generare guerre e scontri. Questo è un tema di fondamentale importanza, laddove chi ogni mattina si trova davanti ai computer e a siti che «vomitano» infinito odio, si rende conto di come una violazione specifica in questi anni abbia creato molte situazioni a carattere belligerante.
Sulla questione della pena di morte sono stati compiuti alcuni passi avanti, ma anche alcuni passi indietro. Soltanto un mese fa, infatti, è stata votata dal Parlamento iraniano la legge che condanna a morte per apostasia, che prima non esisteva. Il discendente di un cristiano ucciso alcuni anni fa, che non è neppure apostata secondo la terminologia corrente in quanto nato cristiano, tuttavia si trova attualmente in carcere in attesa di giudizio. Suggerisco quindi un monitoraggio che non si limiti soltanto alla valutazione del numero, che pure è molto significativo. La pena di morte continua ad avere uno sviluppo e il raggio dei Paesi in cui è comminata per delitti di opinione o religiosi è molto largo. Come evidenziato dal sottosegretario Scotti, potremmo influire su questo fenomeno monitorando il terreno del delitto di opinione e della libertà religiosa.
La nostra attività si eserciterà su molte questioni, ma desidero sottolineare rapidamente la questione della Conferenza di Durban, che è molto controversa e importante. Sarebbe meraviglioso se effettivamente si preparasse a Ginevra una grande Conferenza sul razzismo. In realtà, però, un precedente e una serie di documenti inerenti alla preparazione di questo evento indicano il contrario. Il precedente del 2001 fu una Conferenza razzista, laddove avrebbe dovuto essere contro il razzismo. L'ONU si trovò a essere strumentalizzato per un'ignobile aggressione contro Israele e gli Stati Uniti, che infatti abbandonarono la riunione. Adesso la stessa cosa è in fieri, perché i documenti di preparazione, che ho monitorato severamente, segnalano nuovamente il rischio di un'analoga Conferenza razzista.
Il Canada ha già comunicato che non parteciperà, così come Israele. Gli Stati


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Uniti stanno discutendo questa possibilità. In Europa se ne discute a diversi livelli in maniera molto attenta e severa, per valutare la partecipazione. Come Comitato per i diritti umani, sarebbe opportuno valutare a fondo, eventualmente in una seduta dedicata a tale questione, l'opportunità che il Governo italiano partecipi e quale atteggiamento adottare.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, chiederei al sottosegretario di rispondere anche con riferimento alla questione dell'Arabia saudita, che non abbiamo menzionato, ma dove secondo le dichiarazioni degli esperti il numero di condanne a morte continua ad essere alto e persino soggetto a un incremento come in Iran.
Lascio la parola al sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vincenzo Scotti, per la replica.

VINCENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Risponderò rapidamente sulla Community of democracy. Bisogna andare a progetti concreti. Nell'evento collaterale all'Assemblea generale, mi sono permesso di avanzare una provocazione concreta sul tema: il traffico degli esseri umani. Si tratta di una violazione di democrazia e di diritti fondamentali dell'uomo, che coinvolge tutti, il Paese da cui si preleva come quello cui viene destinato. Era una esemplificazione, ma ritengo che la proposta di fondazione per la democrazia sia un modo concreto di rafforzare.
Credo che quest'anno si sia compiuto un passo avanti, laddove la costituzione di un segretariato, la definizione di un programma di lavoro e la possibilità di mantenere costanti gli incontri potranno aiutare in questa direzione.
Per quanto riguarda la questione Cina-Europa e diritti umani, farò avere le informazioni più recenti di cui disponiamo.
Nel rapporto del Segretario generale sulla pena di morte, i dati indicano una concentrazione in alcuni Paesi, tra cui l'Arabia saudita, che ha visto aumentare il numero delle esecuzioni capitali. C'è un duro scontro con questi Paesi sulla competenza delle Nazioni Unite a entrare in questo campo. La risoluzione dunque viene ripresentata proprio per riaffermare la competenza e incoraggiare il Segretario generale a continuare in questa attività di monitoraggio e di informazione.
Una delle risoluzioni cui ho fatto cenno è quella sulla libertà religiosa. Abbiamo insistito e stiamo insistendo perché nella risoluzione sia inserito anche il problema dell'apostasia, considerata uno dei diritti fondamentali dell'uomo, come la libertà di culto. La trattativa è in corso e continueremo su questa strada.
Su Durban, presidente, concordo, se lei ritiene, sull'opportunità di dedicare un incontro al razzismo, che ritengo meriti un'attenzione sul piano generale ma anche guardando al nostro Paese, perché l'anno prossimo saremo sotto osservazione del Consiglio di Ginevra e quindi sarà importante che su questo tema Governo e Parlamento si esprimano con molta fermezza e, valutando tutte le implicazioni, assumano una posizione chiara. Credo che nelle schede che lascio agli atti della Commissione troverete utili elementi, ma il Governo si dichiara disponibile a partecipare ad un approfondimento e a sollecitare una risoluzione da parte della Commissione stessa.
Ginevra non decolla, perché alcune delle ragioni del precedente Consiglio si sono trasferite da New York a Ginevra, cambiamento che non ha portato a un risultato positivo.
I Paesi europei e l'Unione europea stanno riflettendo insieme su cosa fare. Anche questo è un problema sul quale sarebbe utile un approfondimento della Commissione, per supportare l'iniziativa del Governo in quella sede, ovvero del rappresentante permanente italiano nel Consiglio a Ginevra. Grazie.

PRESIDENTE. Possiamo trarre un primo frutto da questa audizione, constatando un'evidente continuità di impegno


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sui diritti umani tra un Governo e l'altro, tra una maggioranza e l'altra, aspetto incoraggiante.
Credo che dovremmo raccogliere l'indicazione del sottosegretario di un'audizione da dedicare alla questione del razzismo dal punto di vista del nostro Paese, considerato che, come preannunciato, saremo sottoposti ad osservazioni internazionali.
La ringrazio, sottosegretario, per aver arricchito i lavori di questa nostra Commissione. Sappiamo che potremmo ricorrere a lei per eventuali chiarimenti che dovessero risultare opportuni esaminando le sue utili schede.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.

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