Sulla pubblicità dei lavori:
Consiglio Nunziante, Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLA FORMAZIONE E ALL'ATTUAZIONE DELLA NORMATIVA E DELLE POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA: ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 11 DEL 2005 E PROSPETTIVE DI RIFORMA
Audizione di rappresentanti di Confartigianato:
Consiglio Nunziante, Presidente ... 2 5 8
Farinone Enrico (PD) ... 8
Gozi Sandro (PD) ... 5
Multari Stefania, Direttore delle relazioni istituzionali di Confartigianato ... 4 7
Visconti Dario, Delegato per l'Europa di Confartigianato ... 3 6 8
ALLEGATO: Documentazione prodotta dai rappresentanti di Confartigianato ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 12,35.
(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea: attuazione della legge n. 11 del 2005 e prospettive di riforma, l'audizione di rappresentanti di Confartigianato.
Sono presenti Dario Visconti, delegato per l'Europa di Confartigianato, e Stefania Multari, direttore delle relazioni istituzionali di Confartigianato.
L'audizione odierna presenta una particolare importanza in quanto ci consente di approfondire, nel più ampio contesto dell'indagine, uno dei principali filoni di analisi già avviato con le audizioni di Confindustria e dei sindacati: l'idoneità dell'attuale quadro normativo rispetto all'esigenza di garantire che nella formazione della posizione italiana a livello europeo si tenga conto degli interessi economici e sociali nazionali.
Uno degli elementi di debolezza storicamente imputati alla partecipazione italiana all'Unione europea riguarda infatti la difficoltà per il nostro Paese di «fare sistema», definendo e rappresentando in tutte le sedi e gli stadi del ciclo decisionale comunitaria una posizione che rifletta gli interessi del settore produttivo nazionale.
Nelle attività conoscitive svolte in passato dalla nostra Commissione e da altri organi parlamentari sono stati individuati quattro principali fattori di criticità al riguardo: la mancanza di una consultazione efficace e sistematica dei soggetti interessati da parte del Governo, quanto meno in relazione alle iniziative regolative dell'UE di maggiore rilievo per il nostro Paese; l'assenza di una sistematica valutazione da parte delle amministrazioni interessate dell'impatto delle proposte legislative europee sul nostro sistema economico e sociale; il debole coordinamento tra il Governo, il Parlamento nazionale e i parlamentari europei nel corso del processo decisionale comunitario, al fine di definire e tutelare in modo coerente l'interesse nazionale, come invece avviene nell'esperienza degli altri grandi partner europei; la scarsa partecipazione - almeno in passato - delle categorie produttive e delle parti sociali italiane alle consultazioni svolte dalla
Commissione europea nella fase di preparazione delle iniziative regolative.
La legge Stucchi ha inteso approntare una prima risposta a questi aspetti problematici soprattutto attraverso l'articolo 7 che prevede due strumenti: l'attribuzione al CNEL del compito di elaborare valutazioni e indirizzare contributi a Camere e
Governo in merito a questioni di particolare interesse economico e sociale; la possibilità per il Presidente del Consiglio o il Ministro per le politiche comunitarie di organizzare, in collaborazione con il CNEL, sessioni di studio «al fine di assicurare il più ampio coinvolgimento delle categorie produttive e delle parti sociali».
Nell'ambito dell'audizione odierna vorremmo pertanto verificare: il grado e le modalità di attuazione di questi strumenti, per quanto riguarda le imprese artigiane, e la relativa efficacia e adeguatezza rispetto allo scopo perseguito; il ricorso da parte del Governo e degli altri soggetti interessati ad ulteriori strumenti di consultazione delle parti sociali e delle categorie produttive, inclusa Confartigianato, su questioni e proposte legislative europee di particolare rilievo; l'opportunità, anche mediante una modifica della legge Stucchi, di introdurre ulteriori meccanismi e procedure per il coinvolgimento delle parti sociali.
Vi prego pertanto di fornirci valutazioni e proposte puntuali di cui terremo sicuramente conto in vista di un'eventuale revisione della Legge Stucchi e del regolamento della Camera.
Prima di darvi la parola ricordo che la Camera dei deputati ha sempre tentato, da parte sua, di assicurare il dialogo con parti sociali e categorie produttive, attraverso audizioni sistematiche sul programma legislativo e sulle principali proposte legislative europee, da ultimo sul pacchetto energia e sul quello energia-clima.
Nella fase attuale, caratterizzata dalla crisi economico-finanziaria, stiamo dedicando una particolare attenzione alle politiche dell'UE per le piccole e medie imprese. Sono certo che Confartigianato potrà fornirci indicazioni anche su questi profili.
Do la parola ai rappresentanti di Confartigianato.
DARIO VISCONTI, Delegato per l'Europa di Confartigianato. Ringrazio il presidente della Commissione e i parlamentari del tempo dedicatoci. Rilevo finalmente con soddisfazione la consapevolezza di come le politiche e la legislazione europea necessitino di un maggior coinvolgimento delle parti sociali soprattutto per quanto riguarda la piccola impresa, la microimpresa e l'artigianato.
Sono solito affermare che l'acronimo PMI andrebbe interpretato in modo diverso, ovvero come piccole e micro imprese specialmente per noi italiani, perché continuare a leggerlo come piccole e medie imprese, specialmente nel nostro contesto economico, significa travisare la realtà. Il 95 per cento delle imprese italiane è infatti al di sotto dei quindici addetti, e il 75 di questo 95 per cento è al di sotto dei cinque.
Per noi è già grande la definizione di microimpresa al di sotto dei dieci addetti. Ritengo comunque che un contatto più diretto e più sistematico con la realtà del Paese porterebbe il Parlamento e il Governo italiano a una maggiore aderenza alla realtà del sistema economico italiano nel suggerire le politiche in fase ascendente della legislazione europea. Troppo spesso, infatti, leggi europee approvate e non contrastate dal nostro Governo sono tagliate su misura per la grande impresa, che nel nostro Paese era già poco presente anni fa e sta scomparendo in questo ultimo periodo.
Mi sorprende tuttavia che in molti altri Stati europei, sebbene il potere economico della grande impresa sia prevalente, la realtà economica non sia molto dissimile dalla nostra. In Germania, dove tutti ritenevamo prevalesse la grande impresa, l'80 per cento delle imprese è al di sotto dei quindici dipendenti. Noi siamo al 95 per cento, per cui dai numeri si evince una differenza enorme, ma anche in altri Paesi sarà opportuno porre attenzione a settori economici che finora, trainati dalla grande industria, non potevano esprimere la loro opinione o non venivano ascoltati per quanto concerne le loro reali esigenze.
Cito solo l'esempio di una legge nata bene, ma diventata estremamente pesante per le microimprese, ovvero la famosa legge n. 626 del 1994, che discende da un obbligo di normativa europea. In Italia, questa è stata applicata forse con eccessivo
zelo, ma di fatto ha al suo interno risvolti che, applicati ad aziende di due, tre, quattro o cinque dipendenti, hanno talvolta del ridicolo e del balzello imposto - mi vengono in mente le liceali grida manzoniane -, laddove alcune parti non sarebbero mai state applicate da aziende di quella dimensione.
Per effetto dell'applicazione della legge Stucchi, si potrebbe arrivare a un approfondimento da parte del Parlamento delle esigenze delle piccole e micro aziende artigiane. Da sempre, sento ripetere che piccolo è bello, ma il piccolo in Italia viene sistematicamente trascurato. Considero quindi assolutamente indispensabile continuare sulla strada dell'interscambio di nozioni e di realtà.
Ritengo che un grosso contributo potrebbe essere dato dal recepimento come norma cogente della nuova normativa dello Small Business Act. Purtroppo, anche quando sarà operativo si tratterà solo di indicazioni e norme non obbligatorie. Credo che occorra lavorare su di esso anche per la valorizzazione di quello che rappresentano le micro e le piccole imprese.
Confindustria ha una parte molto importante, ma credo che Confartigianato non abbia nulla da invidiare in termini di rappresentanza della microimpresa e dell'impresa artigianale. Potremmo dare una grossa mano alla conoscenza dei settori per i quali operiamo.
STEFANIA MULTARI, Direttore delle relazioni istituzionali di Confartigianato. Ricollegandomi alle considerazioni del presidente Visconti e in risposta alle sollecitazioni pervenute dall'indagine conoscitiva promossa dalla Commissione, vorrei avanzare alcune nostre proposte di confronto contenute nel documento che abbiamo consegnato.
Il presidente della Commissione citava l'articolo 7 della legge n. 11 del 2005, che prevede una maggiore consultazione delle parti sociali. In questo la legge ha dato una prima risposta all'esigenza di una maggiore rappresentanza nella fase ascendente del mondo produttivo. Sarebbe però auspicabile una modifica di questo articolo, prevedendo una consultazione diretta dei soggetti sui quali impatta la normativa nella fase ascendente.
L'articolo 7 delimita inoltre l'ambito sul quale il CNEL può dare il proprio contributo nella fase ascendente, per quanto riguarda sia gli atti quali le proposte di direttive e regolamento, sia i temi di maggiore interesse per i settori economico, produttivo e sociale.
Come evidenziato anche dal presidente Visconti, se la norma attuale avesse previsto la possibilità di una consultazione diretta o attraverso il CNEL delle parti sociali ad esempio sulla comunicazione della Commissione sullo Small Business Act per l'Europa - il cui limite consiste nel non essere cogente, rappresentando un invito sia per il Parlamento europeo sia per i Governi e i Parlamenti nazionali degli Stati membri a incidere sulle misure a dimensione di micro e piccola impresa - probabilmente il nostro Paese, caratterizzato da un tessuto produttivo quasi esclusivamente costituito da micro e piccole imprese, avrebbe potuto svolgere un ruolo maggiormente incisivo a livello comunitario per quanto riguarda la cogenza di tale atto.
Da questo punto di vista, avendo seguito sin dal suo avvio lo studio dello Small Business Act e la sua approvazione a livello comunitario, insieme alle altre organizzazioni di rappresentanza delle piccole imprese - vi lasciamo in proposito un documento elaborato congiuntamente lo scorso anno, in occasione di un'audizione presso la Commissione industria del Senato - abbiamo sollecitato l'attuazione in Italia dello Small Business Act, per cui ci auguriamo che il Parlamento continui a far la sua parte in maniera sempre più incisiva.
Nelle scorse settimane, sono stati quindi istituiti presso il Ministero dello sviluppo economico sei tavoli tematici, ai quali partecipano sia le categorie produttive sia i vari livelli di Governo, quali ministeri, regioni, enti locali, per individuare le misure di attuazione dello Small
Business Act nel nostro Paese. In questo, l'Italia sta dunque svolgendo un ruolo rilevante.
Desidero esprimere due ultime notazioni, la prima delle quali riguarda il ruolo che il Parlamento sta positivamente svolgendo. La Camera dei deputati e questa Commissione in particolare con l'istituzione dei due Comitati, quello per l'esame dei progetti di atti comunitari e quello per il monitoraggio dell'attuazione delle politiche comunitarie, garantisce un contributo al Governo per quanto riguarda la fase ascendente e la fase discendente delle politiche comunitarie. Auspichiamo dunque che questo ruolo del Parlamento sia sempre più incisivo.
A tale proposito, la relazione approvata da questa Commissione relativamente al programma legislativo per il 2009 della Commissione europea individua anche un percorso del Parlamento e di questa Commissione sempre più teso ad ascoltare le parti sociali. Ci auguriamo pertanto di essere sempre più coinvolti nel confronto sui temi, quando si tratterà di direttive, di proposte di regolamento, di atti, di comunicazioni di interesse della micro e piccola impresa. Relativamente alla fase discendente, invece, è essenziale riuscire a snellire i tempi di approvazione delle leggi comunitarie. Ad esempio, da qualche settimana vi è stata trasmessa dal Senato la comunitaria per il 2008. Il Consiglio dei ministri ha appena approvato quella per il 2009. L'individuazione di una sessione comunitaria sulla falsariga di quanto viene fatto per la sessione di bilancio, a inizio anno o nel momento più opportuno, darebbe la possibilità di ridurre i
tempi di esame e quindi di trasposizione delle normative nel nostro Paese.
Ovviamente, come evidenziato dal presidente Visconti, si rileva la necessità di attenzione nella trasposizione, per cui auspichiamo anche un maggiore coinvolgimento nei tavoli ministeriali e da parte del Parlamento, per il recepimento di direttive che necessitino del parere del Parlamento. Spesso, la trasposizione delle direttive comunitarie nel nostro Paese sconta l'inserimento di inutili balzelli e restrizioni, o di norme non pensate a dimensione delle micro e piccole imprese diffuse nel nostro Paese.
Nel documento da noi redatto per la presente audizione, che consegniamo a questo Comitato permanente, facciamo riferimento a una recente normativa in materia di disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali, il decreto legislativo n. 194 del 2008, il cui recepimento era contenuto in una precedente comunitaria, ma che nella modalità con cui è stata recepita dal legislatore crea ulteriori problemi e costi in un periodo di crisi economica. Questa normativa viene infatti recepita alla stessa stregua per la piccola e per la grande impresa.
PRESIDENTE. Credo che l'intervento sia rivolto anche all'altro Comitato di cui questa Commissione si è dotata, presieduta dall'onorevole Sandro Gozi.
Personalmente, provengo dal bergamasco, dove le piccole imprese rappresentano l'ossatura dell'economia, per cui vorrei sapere cosa comporti questo rapportarsi all'Europa con imprese così piccole, quando altri Paesi hanno un sistema diverso, e se il Parlamento nel legiferare tenga conto di queste nostre situazioni. Vorrei inoltre conoscere il rapporto con il CIACE.
Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
SANDRO GOZI. Desidero ringraziare i rappresentanti della Confartigianato per i contributi eccellenti oggi forniti ai nostri lavori.
È opportuno ribadire come voi non riteniate pienamente soddisfacente e inclusivo il meccanismo di consultazione in fase ascendente in Italia, altrimenti non avreste evidenziato che la posizione italiana sarebbe stata più efficace in materia di Small Business Act. Questo è uno dei motivi per cui stiamo riesaminando la legge n.11 del 2005 con grande cooperazione tra maggioranza e opposizione e mi chiedo perché sinora non siate stati pienamente
coinvolti, ovvero quali meccanismi o motivi abbiano impedito un pieno coinvolgimento, se si tratti di motivi strutturali, di negligenze, di dimenticanze. Nel caso di motivi strutturali, infatti, è necessario intervenire a livello legislativo.
Il secondo punto, che esula in parte dall'oggetto dell'audizione, ma si collega a tanti nostri lavori, riguarda l'attuazione dello Small Business Act. Lei ha fatto riferimento ad alcuni tavoli, ma personalmente sono sempre molto diffidente quando si istituiscono tavoli e cabine di regia in quanto allievo di Luciano Vandelli, che in un bellissimo libro ha scritto che quando non si vuole fare nulla è sufficiente creare un tavolo.
Poiché lo Small Business Act contiene una serie di indicazioni a costo zero, immediatamente applicabili quali la semplificazione, vi chiedo perché sia necessario un tavolo e non si possano suggerire al Governo le misure da adottare immediatamente in tempi di crisi senza ulteriori consultazioni su punti operativi molto chiari.
DARIO VISCONTI, Delegato per l'Europa di Confartigianato. Nel rispondere a questi primi quesiti, parto dal fondo. Credo che questa mancanza di rapporti tra i rappresentanti delle piccole imprese e il Parlamento sia in parte strutturale, in parte un fatto di volontà, come dimostra il fatto che abbiamo chiesto oggi di essere ascoltati in parte dipenda - uso parlare molto chiaro, con poca diplomazia, sono un brianzolo, peggiore di un microimprenditore bergamasco delle valli, che in genere brilla per le grandi capacità di lavoratore, ma non per diplomazia - dal fatto che l'interlocutore privilegiato del Parlamento è sempre stata Confindustria che per molti anni ha rappresentato gli industriali da sola, mentre le rappresentanze degli artigiani e delle piccole imprese sono tradizionalmente divise in quattro o cinque soggetti, più qualcuno che vorrebbe aggiungersi oggi a rappresentare le
piccole imprese.
Questo divide et impera in una politica miope fa comodo anche al Parlamento. Questa politica si rivela miope perché risolve velocemente un problema, ma alla lunga i problemi veri emergono rivelando l'esigenza di legiferare e confrontarsi con una platea di aziende che per il 95 per cento è al di sotto dei quindici dipendenti. Non dimostrare attenzione per un settore così importante nell'economia esaspera le concorrenze e diventa poco fruttuoso.
Il presidente ha evidenziato un aspetto estremamente importante, chiedendo come funzionerà la rappresentanza a livello europeo con un sistema produttivo così frazionato anche nei confronti degli altri Stati, ovvero come possiamo difenderci. Ritengo che finora ci siamo difesi abbastanza bene e possediamo ancora le carte per difenderci, ma che la legislazione debba proteggerci. Fortunatamente, infatti, il nostro sistema produttivo è frazionato ma, per effetto dell'operare in rete, agisce come un'azienda unica di discrete dimensioni.
In Val Seriana, nel sistema del tessile vi è un'azienda che funziona molto bene perché intorno ha una serie di microimprese nelle quali trova tutto. Se venisse trasferita in Puglia, in Abruzzo o nelle Marche, non funzionerebbe più o funzionerebbe con maggiore difficoltà. Dobbiamo quindi affrontare i mercati, coscienti di come queste imprese frazionate siano talmente specializzate in una parte di produzione da non creare diseconomie, lavorando in modo autonomo come piccoli reparti di una grande azienda. Questa è la nostra forza e la nostra fortuna. Potremo reggere finché riusciremo a non creare diseconomie da questo eccessivo frazionamento. La negatività dell'eccessivo frazionamento consiste nel non consentire alle imprese di utilizzare in toto gli investimenti e di non riuscire ad ammortizzarli.
Specialmente in un periodo in cui la tecnologia corre, l'obsolescenza dell'investimento fatto è rapidissima, occorre riuscire ad ammortizzare l'investimento. Cito un esempio che diventerà attuale in tempi brevi. In Italia, esistono 16 mila carrozzerie di automobili, ciascuna con in media 2,2 dipendenti. Ogni carrozzeria ha bisogno di un forno e di un tintometro,
strumenti che valgono circa 200.000 euro e sono utilizzati mediamente per quattro ore alla settimana, per cui tale spesa non sarà ammortizzata. Per hobby, ho verificato come in Germania il meccanico ripari anche la carrozzeria. In seguito a un incidente, ci si reca infatti da un meccanico, perché presumibilmente alcuni parti meccaniche devono essere smontate. Poiché la tecnologia si è evoluta e i carrozzieri difficilmente riparano manualmente l'ammaccatura, si mette il pezzo di ricambio, lavoro che sa fare anche il meccanico. Terminata la sua opera, il meccanico manda la macchina da un verniciatore, che ha forno, tintometro e tutte le attrezzature costosissime e le utilizza venti ore al giorno a volte su due turni.
Si tratta di un modo diverso di organizzare il lavoro. Qualcosa dunque non funziona. Ritornando alla domanda del presidente, in alcuni settori qualcosa cambierà, mentre in quelli nei quali ci si può organizzare a rete sono certo che riusciremo a sopravvivere e saremo estremamente competitivi.
STEFANIA MULTARI, Direttore delle relazioni istituzionali di Confartigianato. In primo luogo, in riferimento all'articolo 7, quindi, al coinvolgimento delle parti sociali, si rilevano problemi di carattere strutturale giacché la norma, laddove prevede i contributi del CNEL, parla di atti comunitari e prodromici, senza menzionare esplicitamente i libri bianchi, i libri verdi e le comunicazioni quali lo Small Business Act. Non c'è stata quindi consultazione in fase ascendente perché la norma è strutturata in questo modo.
Lo Small Business Act è il seguito della Carta europea delle piccole imprese, che aveva lo stesso difetto d'origine: non essere cogente. Anche nell'ultima risoluzione approvata dal Parlamento europeo ai primi di marzo di quest'anno, più stringente rispetto a quella di dicembre ma ancora priva di un valore di cogenza, sono state riconsiderate le motivazioni per cui non ha funzionato la Carta europea per la piccola impresa. Ci auguriamo quindi che il Governo italiano voglia cogliere prima degli altri la sfida di rendere cogente a livello nazionale un atto che a livello comunitario non lo è.
Auspichiamo che anche nel confronto all'interno di UEAPME, l'organizzazione di rappresentanza cui aderiamo, i colleghi degli altri Paesi a partire dalla Francia sotto la cui presidenza è nato lo Small Business Act - di cui però si discuteva a livello comunitario già da qualche anno - possano considerare l'Italia come esempio per la cogenza dello Small Business Act anche in considerazione del tessuto produttivo che rappresentiamo.
Sicuramente, non c'è una tradizione sistematica. Talvolta, quindi, i tavoli possono essere utili, se direzionati con una tempistica stringente di ascolto delle parti sociali interessate. Ad esempio, noi stavamo seguendo questa indagine conoscitiva promossa dalla Commissione e abbiamo chiesto di essere auditi, perché ci interessava interloquire anche sulle modalità operative per migliorare la legge n.11 del 2005.
Per quanto riguarda il ruolo che l'Italia ha svolto e sta svolgendo sullo Small Business Act, quando il 25 giugno 2008 la Commissione europea ha approvato e adottato la comunicazione, come Confartigianato, insieme ad altre organizzazioni della piccola impresa aderenti a UEAPME quali CNA e Confesercenti, abbiamo organizzato a settembre dello scorso anno un'iniziativa per presentare lo Small Business Act, coinvolgendo la Commissione europea, il Ministero dello sviluppo economico e le regioni, dato che molte delle tematiche che riguardano la piccola impresa sono di diretta competenza delle regioni.
Lo scorso settembre, abbiamo quindi avviato un percorso di conoscenza dello Small Business Act. Abbiamo chiesto di essere auditi dalla Commissione industria del Senato che iniziava a esaminare la comunicazione, compiendo lo sforzo di riunire sei organizzazioni per elaborare un documento comune. Stiamo quindi provando ad attirare l'attenzione su un tema fondamentale, che, seppur non cogente,
può contribuire a migliorare il contesto nel quale le micro e le piccole imprese operano.
Per quanto riguarda i tavoli istituiti dal Ministero dello sviluppo economico, quelli da noi sollecitato sin dal Convegno di presentazione dello Small Business Act di settembre e che il Ministro si era impegnato ad attivare, sono stati istituiti con la finalità di individuare proposte e soluzioni in tempi rapidi.. Oggi, si svolge infatti l'ultimo in materia di semplificazione amministrativa, ne sono stati istituiti sei coinvolgendo tutte le parti sociali, le regioni, gli enti locali e tutti i soggetti sui quali impatta una strategia di politiche per la piccola impresa e individuando le priorità.
Ad esempio, sul tema della semplificazione, come ripreso anche dal Parlamento europeo nell'ultima risoluzione approvata, esistono una serie di misure per le quali è sufficiente individuare le priorità di realizzazione come, d'altronde, si sta facendo nell'apposito tavolo ministeriale. Quando ci saranno le proposte, ci auguriamo che anche il Parlamento possa svolgere la propria parte, giacché gli strumenti normativi e legislativi stanno in capo non soltanto al Governo ma anche all'iniziativa del Parlamento. Se si riterrà quindi opportuno inserire alcuni aspetti, siamo a completa disposizione per qualsiasi ulteriore proposta.
ENRICO FARINONE. Desidero aggiungere solo una battuta, perché leggerò con molta attenzione il materiale predisposto.
Vorrei ringraziare in modo particolare il presidente Visconti per la franchezza, ma anche tranquillizzarlo perché questa Commissione sta cercando di effettuare un lavoro di coinvolgimento, con tutti i limiti dello strumento dell'audizione, di tutta la realtà industriale italiana, costituita prevalentemente da piccole e medie imprese, anzi soprattutto di piccole e microimprese, come oggi abbiamo imparato. Si tratta comunque di una realtà europea, che coinvolge il 90 per cento delle imprese. Ritengo quindi che una progressiva consapevolezza di questa realtà possa portare il Parlamento a legiferare con un'attenzione maggiore rispetto al passato, perché condivido l'introduzione poco diplomatica ma assolutamente vera del presidente Visconti.
DARIO VISCONTI, Delegato per l'Europa di Confartigianato. Credo di non dover aggiungere altro, se non che mi fa piacere che si rilevi come il piagnisteo dei piccoli per le poche attenzioni avute, che personalmente non amo fare, abbia un fondamento di realtà.
Purtroppo, sono forse il più vecchio in questa stanza e ricordo di aver sentito l'allora Presidente del Consiglio, l'onorevole Amintore Fanfani, chiedere a bassa voce a un suo collaboratore in occasione della nostra prima manifestazione all'EUR: «Ma come, adesso reclamano anche gli artigiani?». Questa la dice lunga sulle mie considerazioni precedenti.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri auditi, con cui avremo probabilmente modo di confrontarci ancora, per il contributo offerto e per la documentazione fornita, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13,20.
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