Sulla pubblicità dei lavori:
Bruno Donato, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INFORMATIZZAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Seguito dell'audizione di rappresentanti del Centro nazionale per l'informatica della pubblica amministrazione (CNIPA):
Bruno Donato, Presidente ... 3 8 13
Lanzillotta Linda (PD) ... 3
Pistella Fabio, Presidente del CNIPA ... 8
Stracquadanio Giorgio Clelio (PdL) ... 5
Tassone Mario (UdC) ... 7
Audizione di rappresentanti del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri:
Bruno Donato, Presidente ... 13 16 17 19
Lanzillotta Linda (PD) ... 16 18
Torda Stefano Luigi, Capo del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri ... 13 17 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna, sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, il seguito dell'audizione di rappresentanti del Centro nazionale per l'informatica della pubblica amministrazione (CNIPA).
Ringrazio ancora il presidente del CNIPA che nella scorsa seduta, nell'esporre la sua relazione, ha avuto a disposizione un lasso di tempo troppo modesto per poter svolgere compiutamente il proprio intervento.
Sebbene si fosse deciso, eventualmente, di formulare delle domande per iscritto, a seguito di talune richieste è emersa l'opportunità di convocare nuovamente il presidente del CNIPA, che ringrazio nuovamente per la disponibilità dimostrata.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LINDA LANZILLOTTA. Innanzitutto intendo ringraziare il presidente e i colleghi della Commissione per aver accolto la proposta di svolgere l'indagine conoscitiva.
Vedo che ci sono pochi presenti, pochi appassionati. Credo che sia importante non solo acquisire tutti gli elementi che potranno derivare dalle audizioni e dalla documentazione che gli uffici hanno predisposto, ma anche far emergere, a livello parlamentare, un tema che in realtà è sempre stato gestito soprattutto a livello amministrativo. Personalmente credo, invece, che sia un tema strategico per la modernizzazione della pubblica amministrazione.
Istituzionalmente l'innovazione tecnologica è stata associata al Ministero per la pubblica amministrazione (prima Ministero della funzione pubblica). Alcuni a lungo avevano proposto che il tema dell'innovazione tecnologica, nell'ambito dell'organizzazione del Governo o dei governi, anche a livello regionale e locale, fosse collocato presso l'organo di vertice, ossia presso la Presidenza del Consiglio, trattandosi di una leva assolutamente trasversale. Talvolta, quindi, anche il Ministro per la pubblica amministrazione fatica a far penetrare l'idea che l'innovazione tecnologica non è solo l'informatizzazione dell'amministrazione pubblica, ma è la trasformazione del modo di operare e di organizzarsi delle pubbliche amministrazioni.
Pertanto, o l'innovazione tecnologica è un elemento molto forte nella leadership politica, come leva per il cambiamento e la modernizzazione del Paese e delle pubbliche amministrazioni, oppure rischia di essere marginale e di avere un uso solo parziale rispetto alle sue potenzialità.
Lo dico, onestamente, non per rivolgere una critica a questo Governo. Credo, infatti, che riguardi l'intera classe politica questo deficit di sensibilità rispetto alle potenzialità dell'innovazione tecnologica nella modernizzazione sicuramente del settore pubblico, ma anche del mondo delle imprese, dei servizi e via dicendo.
Ho fatto questa premessa anche per giustificare nei confronti dei colleghi il tempo prezioso che saranno chiamati a destinare a questa attività, che io credo potrà gettare semi importanti anche per il nostro lavoro futuro e per l'attenzione che il Parlamento potrà in futuro dedicare a questa materia, una volta che l'audizione ci avrà reso più edotti del suo potenziale e della sua importanza.
Ringrazio il dottor Pistella per la sua relazione introduttiva, rispetto alla quale formulerò alcune domande, sia su alcuni elementi che egli ha sottolineato sia su alcune questioni di carattere generale.
Una questione di carattere generale riguarda l'istituzione che il dottor Pistella presiede e che è oggetto anche di una delega che il Parlamento ha approvato per la riforma di alcune istituzioni, in particolare per la governance dell'innovazione tecnologica. Il CNIPA è un ibrido: nasce come autorità, ma poi si trasforma e si ritrasforma. Il punto è capire che cosa è il CNIPA, quale deve essere la sua missione, quali competenze ha maturato al proprio interno. Mi sembra di capire, nell'osservazione dell'attività che il CNIPA ha svolto in questi anni, che esso oscilli tra una funzione di agenzia che determina degli standard di regolazione, una funzione di determinazione di standard delle forniture e dei servizi informatici per la pubblica amministrazione ai fini della determinazione dei migliori standard, ma anche delle migliori condizioni di acquisto (sebbene, come abbiamo ascoltato nell'audizione, questa missione venga
perseguita solo in parte, in quanto i suoi pareri di congruità tecnica vengono seguiti in parte ma non sempre e, soprattutto, non vengono acquisiti con regolarità) e una funzione di agenzia dell'innovazione, che gestisce progetti di innovazione delle pubbliche amministrazioni.
Vorrei capire, dottor Pistella, come convivono queste diverse funzioni, quale dovrebbe essere la focalizzazione del CNIPA, se ha senso la configurazione come autorità o non debba essere, invece, una struttura più operativa.
Per la verità, credo che nemmeno il Ministro sappia bene come procedere, considerato che la delega è talmente generica da rivelare ancora una vaghezza di idee. Sarebbe utile, dunque, che in questa sede il dottor Pistella, in base alla sua esperienza, ci desse qualche spunto su questo tema.
Mi interessa sapere, inoltre, come si svolge l'attività centrale del CNIPA, ossia quella che riguarda l'espressione di pareri su progetti di acquisizione di forniture di servizi informatici per la pubblica amministrazione, considerando che si tratta di valutare un budget molto consistente nell'ambito del bilancio pubblico.
Vorrei sapere, altresì, se non pensa che l'attività che svolge la pubblica amministrazione centrale, dal punto di vista della domanda sul mercato d'informatica, dovrebbe in qualche modo coinvolgere anche gli altri livelli di amministrazione. Noi parliamo di tagliare al margine la spesa o di operare dei tagli lineari, ma se noi ottimizzassimo e introducessimo criteri di efficienza ed economicità nell'area ICT delle pubbliche amministrazioni, credo che otterremmo una bella finanziaria e potremmo anche evitare di flessibilizzare i limiti di Maastricht in base alle politiche anticicliche.
Non mi risulta che il CNIPA sia mai stato coinvolto quando c'è stata la necessità di incidere sulla spesa per l'informatica, in modo da operare tagli chirurgici, mirati, essendo gli sprechi enormi.
Vorrei capire, inoltre, dal presidente Pistella se dal suo punto di osservazione valuti che le pubbliche amministrazioni si rivolgono a un mercato competitivo, quindi se c'è competizione, se c'è una reale concorrenza o se, in realtà, è la stessa amministrazione che ha costruito una
sorta di oligopolio molto ristretto, con il risultato di consolidare le posizioni di rendita di alcune imprese che la forniscono.
L'altra questione che intendo porre riguarda una valutazione sul sistema pubblico di connettività. Mi risulta che è in corso di completamento e vorrei sapere se funziona o meno. Peraltro, ci sono risorse che sono state bloccate da alcune gare in corso. Questo è un punto molto significativo.
Chiedo, altresì, al presidente Pistella se c'è un'adeguata diffusione dell'open source nella pubblica amministrazione, come ne valuta l'introduzione e come questo si può legare al rapporto che la pubblica amministrazione ha con i suoi principali fornitori.
Infine, dottor Pistella, poiché mi sembra che lei abbia detto alcune cose molto interessanti sul fatto che bisognerebbe fare più un'analisi della domanda che una focalizzazione dell'offerta dei servizi, vorrei sapere se le risulti che l'operazione di analisi della domanda, dei bisogni prioritari dei cittadini e delle imprese in tema di servizi on line e, quindi, di digitalizzazione dei servizi e dei processi sia in corso. Credo che questo sarebbe molto importante in vista di un risultato, a mio avviso necessario per compiere un salto di qualità, quello di diffondere l'accesso on line da parte dei cittadini e delle imprese. Abbiamo visto che, come si suol dire, il cavallo non beve: in altre parole, anche quando portiamo la banda larga e offriamo qualche servizio, in realtà l'utilizzo è scarso.
Dico questo anche in considerazione del fatto che l'ultima finanziaria del Governo ha stanziato ben 800 milioni di euro per il completamento della copertura a banda larga. Ebbene, se noi spendiamo tanti soldi in infrastrutture, ma non ci occupiamo di produrre un'offerta che incroci la domanda, temo che buttiamo via i soldi. Magari in questo caso è anche utile, perché la spesa per la banda larga è anticiclica, dal momento che si tratta di scavare buche, quindi Keynes sarebbe felice. Tuttavia, dal punto di vista del salto tecnologico, temo che non lo faremmo.
Prima di concludere, cito la questione della riforma del codice dell'amministrazione digitale. Credo che se non poniamo il vincolo della obbligatorietà dell'utilizzo della modalità digitale per la gestione dei processi non accadrà mai niente. Difatti, per l'esperienza, anche abbastanza lunga, che ho maturato nelle amministrazioni, so che si tratta di corpi molto inerti, molto resistenti al cambiamento, soprattutto corpi in cui, una volta introdotto un cambiamento, la tendenza a ritornare al modo consueto di operare è molto forte. Quindi, occorre un meccanismo di obbligatorietà collegato alla sanzione della valutazione e dei risultati.
Vorrei sapere, dunque, se lei condivide questa impostazione, se ritiene che sia troppo rigida e troppo dirigista, o se non ritiene che, arrivati a questo punto, visti i tanti tentativi che sono stati messi in atto e il fatto che sopravvive ancora il modo tradizionale di operare, si debba compiere questo salto verso l'obbligatorietà del modello operativo delle amministrazioni.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Vorrei innanzitutto scusarmi con il dottor Pistella per non essere stato presente alla precedente seduta dell'audizione, ma sovrapposti impegni della Giunta delle elezioni non mi hanno consentito di partecipare.
Anch'io sono molto soddisfatto del fatto che si stia conducendo un'indagine conoscitiva su tali questioni, anche perché - lo dico ai colleghi e al presidente Pistella - sono consigliere del Ministro Brunetta anche su queste ultime.
Credo, però, che noi non possiamo chiedere al dottor Pistella di rispondere in vece del Ministro, perché i suoi compiti sono istituzionalmente diversi e, da questo punto di vista, lui non potrebbe permetterselo, né possiamo caricarlo di una responsabilità che non gli compete, avendone egli già di gravose nella sua vita quotidiana.
Forse alcune delle questioni poste dalla collega Lanzillotta devono necessariamente essere rinviate a una discussione che veda coinvolto il Ministro.
Restando agli elementi di conoscenza che io sono in grado di fornire, anche alla collega Lanzillotta, il Ministro ha articolato la sua azione di governo in più fasi ed ha impostato la prima di esse come un'operazione di ristrutturazione sul capitale umano.
Nella nostra organizzazione della pubblica amministrazione, noi possiamo avere il massimo livello possibile di adeguatezza tecnologica, ma se abbiamo regole di funzionamento e di governance del capitale umano non efficienti, le cose non funzionano. Detto con linguaggio televisivo, un computer non fa lavorare un fannullone, se vogliamo restare sull'onda di certe discussioni e di certe campagne.
In passato tutti abbiamo avuto l'illusione - questo è stato l'errore commesso nell'approccio all'uso delle tecnologie, non soltanto in ambito pubblicistico ma, spesso, anche in ambito privatistico - di pensare che la tecnologia inducesse di per sé processi di maggiore efficienza dei sistemi, mentre invece la tecnologia è un ausilio, è uno strumento, attraverso cui l'efficienza può essere raggiunta e perseguita. L'efficienza risiede anzitutto nella definizione dei processi, laddove le persone mutano il loro modo di lavorare in funzione della tecnologia disponibile.
Da questo punto di vista, vanno ridefinite le missioni delle varie agenzie, del dipartimento, del CNIPA e via dicendo, in funzione della fase successiva, nella quale, una volta messa a punto la ristrutturazione del capitale umano a disposizione della pubblica amministrazione, si può pensare di fare il secondo salto.
Se posso permettermi, vorrei riferirvi - in termini meno paludati di quelli che possono essere adatti a una Commissione parlamentare, anche per il rapporto che ci lega ai colleghi - un divertente siparietto avvenuto tra il Ministro dell'economia e il Ministro della funzione pubblica, nel quale il primo ha chiesto al secondo che cosa faremo fare a tutti gli addetti della pubblica amministrazione, dopo averli costretti a lavorare per davvero; essi rischiano di essere troppi e dobbiamo meglio orientarli sulle loro attività.
Proprio il recupero di produttività che nasce, per esempio, dalla lotta all'assenteismo - che ha avuto ottimi risultati - ci porta a dire che dobbiamo migliorare i processi, compresi non solo quelli sul versante dell'erogazione del servizio ma anche, soprattutto, quelli del canale attraverso il quale fruirlo.
Farò un esempio banale. La Spagna ha adottato in modo generalizzato la carta d'identità elettronica perché gliela fornisce la polizia - il Ministero dell'interno - con una regolamentazione unica, che si disperde a catena sul territorio.
Da noi la carta d'identità elettronica non prende piede e ha delle difficoltà - secondo me, per alcuni versi, insormontabili, finché resta solo un documento di identificazione - perché i comuni dovrebbero attrezzarsi per erogarla, il che comporta un problema non irrilevante per i comuni, in termini di spesa e di impegno finanziario.
L'intera riorganizzazione dei processi della pubblica amministrazione e del rapporto tra essa e il cittadino, utilizzando l'opportunità del digitale sulla base dell'esistente, degli investimenti futuri e, quindi, anche dei contenuti della banda larga - per rispondere alla collega Lanzillotta - necessita della definizione di un quadro complessivo, che noi dobbiamo determinare in itinere.
L'indagine conoscitiva dovrebbe servirci a capire non tanto che cosa stiamo pensando di fare, quanto che cosa abbiamo, perché dobbiamo riorganizzarci anche sulla base di cosa pensiamo di fare.
Lo stesso investimento sulla banda larga ha a che fare con la ristrutturazione del sistema delle telecomunicazioni, in generale. Penso al ruolo degli attori, al ruolo di Telecom, alla separazione eventuale tra la società commerciale e il carrier, alla questione di quanto noi vogliamo che questa banda sia larga, di quali contenuti devono transitare... C'è, insomma, una montagna di problemi di carattere generale.
Da questo punto di vista, io ringrazio il presidente Pistella, perché credo che il suo contributo sia già stato molto utile; al
culmine di questa nostra indagine conoscitiva, noi dobbiamo attrezzarci per avere una griglia, un framework di elementi molto precisi su cui il Ministro possa venire a riferirci.
MARIO TASSONE. Anch'io mi scuso con il presidente Pistella, con lei, signor presidente, e con i colleghi, per essere stato assente nella prima fase dei lavori.
Credo che qui si affronti un tema di estrema complessità e di grande significato, per cui ritengo che l'onorevole Lanzillotta abbia colpito nel segno, nel proporre l'indagine conoscitiva.
Mi limiterò a svolgere qualche riflessione e, soprattutto, a rivolgere qualche domanda al presidente Pistella.
Oggi siamo in un clima di efficienza, anche della pubblica amministrazione. Ricordo che nella XIV legislatura fu istituito un apposito Ministero per l'innovazione tecnologica, presieduto dall'onorevole Stanca, allora professore, oggi collega e parlamentare.
C'era il convincimento che la pubblica amministrazione dovesse dotarsi di una serie di innovazioni, soprattutto di strutture e di strumenti che potessero facilitare e accelerare i processi, anche nella pubblica amministrazione e nella sua innovazione.
Visto e considerato che, per i nostri lavori, dobbiamo avere un seguito, vorrei chiederle, presidente Pistella - io ho letto quanto da lei affermato la volta scorsa - se, sulla base della normativa esistente, la sua azione, la sua esperienza, seppur limitata nel tempo, le consente, in questo momento, di cogliere eventuali esigenze di ammodernamento e di adeguamento delle normative stesse.
Nel Ministero della funzione pubblica - la cui azione attuale si collega e si raccorda, ovviamente, con quella della prima esperienza del Ministero per l'innovazione tecnologica, a cui facevo riferimento prima - ci sono strutture e strumenti come, per esempio, il Formez, che si occupa degli aspetti formativi e li approfondisce.
Il Formez, a suo tempo, era un ente collegato della Cassa del Mezzogiorno, ed è poi passato, attraverso una serie di esperienze, a far parte della pubblica amministrazione. Come si collega tutto questo, non soltanto con il Formez, ma con tutti questi processi di informatizzazione?
Io ho avuto l'esperienza, certamente importante, dello Sportello telematico dell'automobilista (STA), che creò delle condizioni di efficienza, rendendo pratico quel servizio, anche per quanto riguarda il collegamento tra il Ministero dei trasporti, l'ACI, la motorizzazione civile e le altre società fornitrici di servizi all'automobilista.
Questi aspetti e questi dati sono certamente importanti, però devono affiancarsi alla capacità di collegamento e, soprattutto, alla creazione delle condizioni per il loro recepimento nelle amministrazioni centrali dello Stato, anche in considerazione di una serie di esigenze e interessi, distribuiti e disseminati sul territorio.
Lei ha parlato, ovviamente, di regioni; io parlo anche di amministrazioni provinciali, di amministrazioni comunali, di agenzie o di aziende - che molte volte sembrano extra moenia o, perlomeno, fuori da esigenze di raccordo e di coordinamento - e di utenza.
Mi ricollego anche al discorso che si faceva poc'anzi. Che cos'è il CNIPA? È un'agenzia? Che tipo di autorità è e con quale tipo di normativa funziona? Quali sono i limiti per determinare l'efficienza e quali sono le sensibilità?
Non c'è dubbio, infatti, che tutto questo porta al dato della responsabilità, anche nella pubblica amministrazione, dove ritardi, insufficienze e lacune non sono più - o non dovrebbero essere - motivate.
Ecco perché, poc'anzi, mi riferivo ad un'esigenza in termini di norme, rispetto alla quale si dovrebbe tentare di accelerare i tempi, creando le condizioni perché le normative, sia europee sia nazionali, mediante una serie di servizi, possano offrire dei risultati nel minor tempo possibile.
In questo momento posso dire che, certamente, a livello di primo approccio, il Parlamento deve approfondire sempre più questa materia e accompagnarla - infatti,
si è sempre interessato all'innovazione tecnologica sul piano dei commenti e delle cose che si fanno altrove - ma, ad un certo punto, deve prenderne coscienza e capire qual è stato il percorso finora seguito e che cosa può fare ora.
Altrimenti, al di là della conoscenza di queste tematiche, il Parlamento potrebbe avere solo un ruolo minimale. Dopo aver acquisito la conoscenza, dunque, senza dubbio dovremo capire come andare avanti. Le responsabilità, certo, sono del Governo, ma anche del Parlamento che deve approvare le normative.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente Pistella per la replica.
FABIO PISTELLA, Presidente del CNIPA. Ringrazio gli onorevoli parlamentari che hanno ritenuto utile che io fornissi ulteriori elementi all'indagine.
È evidente che l'impostazione dei miei commenti non potrà che essere, da una parte, una ricognizione e, dall'altra, un'informazione sui cambiamenti intervenuti nel tempo intercorso dalla mia nomina e che ho ritenuto utile introdurre.
A questo aggiungerò qualche considerazione in prospettiva, nella piena consapevolezza dei rispettivi ruoli che, evidentemente, collocano in altri contesti le responsabilità decisionali e di proposizioni normative. Entro questi limiti proverò, quindi, a ripercorrere i diversi aspetti che sono stati sollevati.
Per quanto riguarda il CNIPA, il nostro punto di partenza è il decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39. A mio avviso è una normativa moderna, abbastanza ben costruita, che regge nonostante gli anni, anche se occorre capire che il corpus è stato arricchito da una serie di normative che sono state progressivamente introdotte.
Il principale limite di questa norma è la sua data, rispetto al processo di programmazione della pubblica amministrazione e rispetto alla stessa legge finanziaria, che oggi si configura in un modo diverso da come si configurava nel 1993: i due cicli - la programmazione della spesa pubblica nel suo complesso e la programmazione della spesa ICT - non sono perfettamente in sintonia.
Leggendo quella legge, però, ho ritenuto di poter formalizzare come segue il ruolo del CNIPA: creare valore per cittadini e imprese, attraverso una pubblica amministrazione che funziona, avvalendosi dell'ICT.
Credo che questo sia un modo di comprendere anche punti di vista impliciti nelle domande che mi sono state rivolte.
Non sono certo un sostenitore dell'innovazione tecnologica come strumento risolutivo di per sé: nella mia enunciazione sta al terzo posto. Al secondo posto c'è una pubblica amministrazione che funziona e, al primo posto, come veniva ricordato nella parte finale dell'intervento dell'onorevole Lanzillotta, c'è l'attenzione ai risultati attesi da parte degli utenti-clienti. Ma questo è presente nel decreto legislativo n. 39 del 1993. Cito, ad esempio - riporto a memoria, posso sbagliare, ma non credo - l'articolo 7, comma 1, lettera d), che, elencando i compiti del CNIPA, parla espressamente di verifica dei risultati conseguiti dalla pubblica amministrazione.
Credo che questa fosse un'arma molto potente, che è stata debolmente utilizzata. La sua mancata utilizzazione, soprattutto, non ha chiuso il circuito del processo di allocazione delle risorse, traendo conseguenze dalla valutazione dei risultati nel frattempo intervenuti.
Potrei citare altri aspetti della norma base e delle norme successive per poter affermare che il CNIPA non è un profeta disarmato, se vuole non esserlo. Troppa attenzione è stata data ad alcuni elementi di ufficio acquisti, di approvvigionamento. Ciò ha preceduto l'entrata in funzione della CONSIP, laddove in passato ha svolto un ruolo di vicariato, che può essere molto meno significativo quando altri soggetti siano intervenuti. La mia prima decisione formale è stata un accordo quadro con la CONSIP per esercitare questa attività in maniera congiunta. Il punto chiave è rappresentato da un osservatorio dei prezzi comuni. Ho trovato infatti una situazione
in cui lo stesso oggetto era differentemente prezzato - mi esprimo in un linguaggio semplificato - da CONSIP e CNIPA, aspetto privo di senso. Confermo che i rapporti con CONSIP sono subito stati positivi e continuano ad esserlo.
Evocare CONSIP mi porta a un'altra affermazione importante rispetto ai tre gruppi di quesiti. Ritengo che abbia senso parlare del ruolo del CNIPA in un contesto che definisco «costellazione di ruoli», individuando il compito degli altri organismi presenti e quale sia la leggibilità e la coerenza del disegno. In questo senso, apprezzo la formulazione della delega, che parla di un riassetto del sistema nelle sue numerose componenti: il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie, che non esisteva quando è stato emanato il decreto legislativo del 1993, lo stesso CNIPA, la Scuola superiore della Pubblica amministrazione, il Formez, e altri che non rientrano nell'ambito delle responsabilità del Ministro per la funzione pubblica, come la CONSIP e le scuole. La Scuola superiore della Pubblica amministrazione ha un nome onnicomprensivo, ma non è onnicomprensiva, perché le scuole sono proliferate, alcune comprensibilmente, altre
meno.
Se la missione è creare valore, è necessario individuare gli strumenti di cui il CNIPA dispone. Ho provato a compiere un esercizio ricognitivo e li ho ripartiti in quattro famiglie, la prima delle quali è consulenza e proposta. Si tratta dunque di esprimere pareri, consulenza a domanda, proposta anche di iniziativa. Credo che la legge consenta di estendere questa fascia sino a comprendere anche il potere di segnalazione.
Desidero citare un esempio, per dare concretezza a questa integrazione della lettura del ruolo. Uno dei primi documenti che ho esaminato era una proposta di rinnovo del parco stampanti del cosiddetto IV Dipartimento per 1,5 milioni di cedolini mensili della retribuzione dei dipendenti pubblici. La domanda era stata istruita dall'ufficio acquisti, per valutare il sistema di competizione, chiedendo il parere del CNIPA. Il CNIPA ritiene che non debbano essere comprate stampanti ed esista una norma di legge disattesa rispetto alla soppressione del cedolino elettronico. Siamo arrivati ai massimi livelli ed è passato il nostro punto di vista: sta per essere inaugurato il nuovo portale per il cedolino elettronico.
Segnalazione significa far emergere situazioni di mancato rispetto di una norma di carattere generale, perché nella finanziaria di tre o quattro anni fa una normativa prevedeva il passaggio al cedolino elettronico. La prima modalità d'azione è quindi consulenza, proposta e segnalazione. La segnalazione è avvenuta attraverso il Ministro del precedente Governo, che ha compiuto i suoi passi presso i colleghi di Governo per arrivare a questo risultato Appare sorprendente che il Ministero oggetto della nostra segnalazione fosse il Ministero dell'economia e delle finanze, che dovrebbe invece essere un esempio di efficace conduzione della spesa pubblica.
Il secondo dispositivo è rappresentato da «norme e standard». A questo proposito, sviluppo una domanda puntuale dell'onorevole Lanzillotta. Nell'attuale configurazione CNIPA non userei il termine «regolazione», ruolo che aveva ma credo oggi sia affidato al Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione e forse ancor più alla Presidenza in generale. Ad esempio, la semplificazione della normativa non è nemmeno nella responsabilità diretta del nostro Ministro, ma più in generale della Presidenza. Si tratta di norme di carattere secondario. Credo non di meno che sia un ruolo fondamentale, perché il CAD è per alcuni versi una dichiarazione di principio e ho già sottolineato l'assoluta esigenza di stilare un piano veloce per la produzione della normativa secondaria, laddove il Ministro Brunetta ha assunto impegni in tal senso.
Lo standard è il punto chiave, perché la riduzione della spesa, il miglioramento delle qualità tecnologiche delle imprese, la messa in sinergia di investimenti delle diverse amministrazioni esige coerenza e questa si ottiene attraverso standard tecnici. Nel mondo industriale, però, questi
sono figli non di un'attività normativa della pubblica amministrazione, ma di un'attività di promozione, di dialogo, di raccolta di elementi e infine di sintesi della pubblica amministrazione, ma in un processo che deve pesantemente coinvolgere gli altri interlocutori, a cominciare dal sistema delle imprese.
Le norme tecniche UNI sono non soltanto un prodotto di tipo verticistico della pubblica amministrazione, ma un oggetto dinamico, che deve essere sistematicamente aggiornato e integrato.
Oltre a consulenza, proposta e segnalazione, norme tecniche e standard, gli altri due elementi di azione del CNIPA sono quelli più noti e più tradizionali. Si definiscono «pareri», ma considero questa formula fortemente riduttiva. Raccogliendo varie disposizioni di legge, preferisco denominarla valutazione, che deve essere ex ante, in itinere e ex post, giacché le valutazioni espresse sarebbero irrilevanti, se non seguite da monitoraggio e da valutazione delle conseguenze rispetto alla verifica dei risultati, che peraltro c'è in un altro passaggio della norma istitutiva del CNIPA.
In diversi commi, il decreto legislativo del 1993 prevede che questa attività di valutazione abbia due momenti: uno strategico, che è quello della pianificazione, e uno tattico specifico sui singoli investimenti. Questo è il vero parere.
Nel materiale che ho raccolto ed è ovviamente a disposizione di tutti è inserito il nuovo format del parere del CNIPA e la circolare di istruzione su come si formula la richiesta di parere. Non avevo trovato una struttura di documento e la formulazione era molto variabile a seconda dell'istruttore utilizzato. Non è questa la sede per fornirvi indicazioni, ma le riassumo: c'è una parte di contesto e di strategia, una parte di correlazione con precedenti decisioni, una puntuale identificazione che risulta impegnativa per l'amministrazione sui risultati attesi proprio in termini di valore per cittadino e impresa, aspetti completamente assenti, e una rappresentazione delle componenti del sistema informativo che va ben oltre la lista delle parti da comprare, ma corrisponde a parti funzionali autosufficienti e riutilizzabili, condivisibili. Qui si verifica il rispetto degli standard: molto meno ex ante, dunque, meno uffici acquisti,
meno formale, molto più definizione di risultati, di punti di verifica.
Il quarto e ultimo meccanismo è l'attività di gestione progettuale. Su questo, il mio intervento è stato di ridimensionamento delle attività del CNIPA, perché ho trovato una numerosità elevata di progetti ad uno stadio molto differenziato di attuazione, con sovrapposizioni e scarsa finalizzazione. Sono stati ridotti i progetti alla metà, ne sono stati chiusi alcuni, sono stati identificati all'interno del CNIPA un meccanismo di redistribuzione delle risorse e una diversa tipologia di intervento del CNIPA, che si riassume nella considerazione che la gestione progettuale è una famiglia di ruoli, che descrivo velocemente facendo riferimento al contesto dell'impiantistica a me noto: l'esercente futuro dell'impianto, ad esempio l'ENEL, il consulting engineer che supporta l'ENEL nella sua funzione di definizione delle specifiche e di acquirente, il main contractor, che assume la responsabilità del
risultato complessivo verso l'ENEL, i fornitori di componenti caratterizzanti, l'ingegneria esecutiva, la manifattura.
Il CNIPA deve scegliere: non può fare in alcuni progetti il committente, in altri l'esecutore, in altri ancora il dettagliante. Il ruolo che vedo per il CNIPA è quello di consulente con un potere incisivo della pubblica amministrazione che compra ed esercisce il sistema.
Nel precedente periodo, una stagione di cospicue disponibilità di risorse aveva portato il CNIPA a far parte di una lista insieme con altri soggetti investiti di compiti progettuali troppo distribuiti, ignorando tale distinzione di ruoli. È stato un periodo positivo da un punto di vista di avvio di interesse e di progetti sul territorio dell'amministrazione centrale, che definisco con simpatia «la politica dei cento fiori». Ritengo però che questa stagione sia conclusa e sia necessaria una
programmazione finalizzata a soddisfare le aspettative degli interlocutori all'esterno.
Credo quindi che il mix originalmente concepito sia condivisibile con alcuni aggiornamenti e alcune limitazioni di una parte che chiamerei a monte non più regolazione, perché non è un'autorità, non più svolgimento di attività di dettaglio nella gestione progettuale, perché non è una società di ingegneria. Se mi posso permettere un'immagine, ho in mente un corpo tecnico come il Genio civile, che ha accompagnato la trasformazione delle infrastrutture hardware del Paese negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta; questa tecnostruttura molto più compatta accompagna nel ruolo di consulting engineer la trasformazione tecnologica che caratterizza questi anni.
Perché questo accada, risulta però evidente l'esigenza di un rapporto diverso dal passato con le strutture della pubblica amministrazione. Interlocutore storico è il responsabile sistema informativi automatizzati della PA, figura introdotta dal CAD. Chi è questo signore? È il direttore dei sistemi informativi di ciascun Ministero. Non è l'uomo delle strategie, non ha la responsabilità di garantire i risultati, è un dirigente generale tra tanti, che nella logica di servizi, con tutto il rispetto, tende a insistere sull'ICT come realtà distinta perché di questa ha il governo e unica responsabilità autonoma e gestisce anche il budget; preferisce investire sulle tecnologie, perché tipicamente si intende di queste e non di valutazione di impatto ambientale per quanto riguarda ad esempio il Ministero dell'ambiente, e spende tutto sul back back office,
perché ha anche la responsabilità di quello che chiamo in maniera riduttiva paghe e contributi.
Oggi è stato firmato l'accordo numero due dopo quello con l'istruzione, ossia quello con il Ministro Alfano per la giustizia. Credo che il Ministro Brunetta stia alzando il livello di interlocuzione così da coinvolgere i vertici dell'amministrazione nel mettere nero su bianco obiettivi condivisi tra le singole amministrazioni della PA centrale e il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione tecnologica, ponendo le questioni ad alto livello.
Sul piano organizzativo, c'era il Comitato dei ministri per la società dell'innovazione. È stato riduttivamente interpretato come camera di compensazione per la ripartizione delle risorse finanziarie aggiuntive. È un errore strategico, perché le risorse finanziarie aggiuntive devono essere la componente carota, insieme alla componente bastone, per un ri-orientamento del cospicuo budget delle risorse ordinarie. Ricordo che le risorse ordinarie sono dell'ordine di grandezza di 1 miliardo 500 milioni l'anno per la PA centrale e altrettanto per quella di regioni ed enti locali. Quello, dunque, deve essere un leverage, uno stimolo per ri-orientare. Le direzioni di riorientamento sono: attenzione ai risultati attesi, risposte alle esigenze dei cittadini, meno back office, molto meno ancora del cosiddetto back back office, ossia l'informatica che serve a far funzionare quel singolo Ministero in termini di paghe,
contributi e gestioni contabili e non in termini di servizi attesi dai cittadini.
Questo fa scattare l'argomento dei tagli non orizzontali - ho già espresso il mio punto di vista sul full costing - da cui discende la quantificazione del reale equilibrio costi-benefici di un investimento, ma non calcolato sullo specifico del bilancio ICT del direttore dei sistemi informativi, perché è soltanto un addendo che peraltro sta nelle dimensioni dell'investimento. Tuttavia - mi permetto di riproporre un suggerimento dell'onorevole Lanzillotta che ho ascoltato in altra sede - sarebbe un bel segnale se noi potessimo avere la certezza di quanto ci è costato - banalizzo - un certificato. Questa sarebbe una vera rappresentazione del full costing e ci consentirebbe di operare dei tagli mirati agli obiettivi da conseguire.
Non mi sottraggo - sto abusando della vostra cortesia - all'opportunità di esprimere considerazioni su Formez e Scuola superiore, nei limiti di quello che può essere il mio punto di vista. Parto da un cambiamento organizzativo introdotto al CNIPA; non è stato semplice e credo lo si
possa immaginare, conoscendo i vincoli della macchina pubblica. Si tratta di quattro divisioni di competenza sulle circa 160 persone che abbiamo in organico: infrastrutture e centri di servizio, piattaforme applicative, tecnologie, innovazione organizzativa, a testimonianza del convincimento che i due fenomeni viaggiano insieme. Queste divisioni sono integrate da una struttura semplicissima (una o due persone: logica industriale, capi progetto trasversali che mobilitano le competenze), per quattro caselle, per gli interlocutori: PA centrale, regioni, enti locali, cittadini e imprese. Due persone per casella costituiscono dei punti di riferimento per verificare l'avanzamento del piano di attività. Vi sono, in più, due funzioni, sicurezza e dematerializzazione, trasversali due volte: rispetto alle competenze delle divisioni e rispetto ai progetti degli interlocutori.
Per quanto riguarda l'innovazione organizzativa, quando interveniamo con una proposta di cambiamento dei processi, il lavoro inizia sulla Scuola, di cui riconosco le competenze e le qualificazioni. Non credo tuttavia si debba avere un catalogo di servizi offerti, quanto una disponibilità ad assolvere attività di change management e di intervento organizzativo per rendere efficace la decisione assunta di introdurre dei cambiamenti. Chiunque abbia gestito risorse sa che non basta l'uscita dell'organigramma, non basta la pubblicazione del volume che raccoglie le nuove procedure; quando questi due adempimenti formali sono stati svolti inizia il lavoro di realizzazione del cambiamento, che richiede attività di tipo formativo, di comunicazione, di sensibilizzazione.
Da questo punto di vista, sottoscrivo in pieno l'osservazione dell'onorevole Stracquadanio rispetto alle due fasi: un'attenzione ai processi, alla risorsa umana e immediatamente dopo un intervento per la parte relativa all'innovazione tecnologica. Anche da questo punto di vista, partiamo dal risultato atteso.
Il Formez racchiude un insieme di funzioni; svolge un'attività su commessa dell'Unione europea, in sede nazionale, regionale, ma anche in altri Paesi, dove ormai ha conquistato un certo spazio. Credo che il Formez debba essere anche una palestra complementare all'attività del CNIPA proprio per le dimensioni che hanno un impatto tecnologico meno significativo.
Mi permetto di trasferire qui un'esperienza che ho fatto in altri contesti rispetto alla distinzione di ruoli. Quando si crea una tecnostruttura che abbia soltanto ruoli autorizzativi e amministrativi, il rischio che la sua qualificazione tecnica scemi nel tempo è altissimo. Quando dall'ENEA è stata separata la Direzione sicurezza e protezione, poi diventata APAT, non era più un generatore di competenze, ma una pila che era stata caricata una volta per tutte. Tagliati i cordoni, la burocratizzazione ha prevalso sulla qualificazione tecnologica.
Da questo punto di vista, eviterei di adottare una logica di separazione troppo rigida. Questa componente tecnica di gestione progettuale e approfondimento di questioni concrete, che significa in qualche modo mettere le mani nella realtà operativa, mi sembra che sia assolutamente vitale per mantenere una capacità di dare un giudizio - che è prevalentemente, se non esclusivamente, legato a competenze tecniche - aggiornato nel tempo.
È vero che ci sono difficoltà rispetto a risorse che erano state previste per i successivi passaggi del sistema pubblico di connettività. Queste difficoltà sono piccole dal punto di vista delle assegnazioni contabili, sono stanziamenti nelle unità di milioni di euro. Penso alla fattispecie del centro servizi per il VoIP, che è stato stimato fra 5 e 10 milioni di euro. Mi rendo conto della gravità della situazione di bilancio, però mi permetto di ricordare che questi stanziamenti mobilitano qualità della spesa per almeno 50 volte tanto.
Il sistema pubblico di connettività, a parte queste piccole somme di spinta, di qualificazione, di sostegno, non è un'erogazione di risorse pubbliche aggiuntive, ma è un sistema di contratti che garantisce coerenza, standardizzazione e qualità in
forniture pubbliche che avvengono comunque con stanziamento di bilancio delle pubbliche amministrazioni.
Mi ha colpito - non ho alcun merito perché è un dato che ho riscontrato - che le spese per le telecomunicazioni dopo l'entrata in funzione di SPC (Sistema pubblico di connettività) nella sola pubblica amministrazione centrale sono state dimezzate, perché si tratta di un grande ufficio acquisti di servizi complessi, di standardizzazione; quindi credo che sia un investimento molto remunerativo che serve a mantenere quell'attività di stimolo, coordinamento e predisposizione di contratti che produce risparmi molto significativi.
Il VoIP è un caso molto concreto. Purtroppo, nel bilancio è stato in qualche modo computato il risultato atteso del risparmio del VoIP; la norma prevedeva anche uno stanziamento per un centro tecnico di assistenza al VoIP. C'è un rapporto di causa ed effetto che non può essere ignorato.
Se il presidente lo ritiene opportuno, posso inviare una nota scritta che più puntualmente risponda ai quesiti posti, dei quali ovviamente ho preso appunto.
PRESIDENTE. Devo informare i colleghi che il presidente Pistella ci ha fornito anche un cd riepilogativo della documentazione consegnata e dei materiali citati nel suo intervento.
La ringrazio, presidente Pistella, per la chiarezza della sua esposizione ed anche per la cortesia che vorrà avere di farci pervenire eventuali note scritte, a complemento della sua replica.
Dichiaro conclusa l'audizione e sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 14,55, riprende alle 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, l'audizione di rappresentanti del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Do la parola al dottor Stefano Luigi Torda, capo del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri.
STEFANO LUIGI TORDA, Capo del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Signor presidente, onorevoli deputati, in questa relazione toccherò brevemente alcuni punti, quali risultano dal programma dell'indagine conoscitiva della Commissione affari costituzionali della Camera.
Il primo punto è quello dell'adeguatezza e della coerenza del quadro normativo. Il Codice dell'amministrazione digitale supera l'approccio settoriale proprio della normativa in materia di informatizzazione in favore di una regolamentazione unitaria e coerente. È un esempio a livello internazionale, che recepisce tutte le disposizioni comunitarie in materia di ICT (Information and Communication Technology) della pubblica amministrazione.
Questo codice necessita di alcuni interventi perché diventi davvero efficace. Vorrei qui sottolineare che nei due collegati alla finanziaria approvati alla Camera e al Senato sono presenti norme che riguardano intanto una delega per modifiche al Codice dell'amministrazione digitale e alcuni elementi quali il certificato medico on line, la pubblicità on line sui siti informatici istituzionali, l'effettiva attivazione del VoIP, l'accelerazione del sistema di pluriconnettività.
Questo riguarda la normativa primaria, ma ferve un'attività che riguarda la normativa secondaria. Stiamo mettendo a punto in modo accelerato regole tecniche in materia di firma digitale, dematerializzazione e conservazione dei documenti, fatture elettroniche, pagamenti elettronici, gestione bilanci di impresa in formato elettronico, comunicazione unica di impresa, modifiche e regole tecniche della
Carta nazionale dei servizi, disposizioni in materia di posta elettronica certificata, disposizioni in materia di voce tramite protocollo Internet e tessere di riconoscimento dei ministeri modello AT.
Questo è, in sintesi, il quadro normativo. Ritengo che, nel giro di alcuni mesi, saremo in grado di accelerare notevolmente l'attuazione effettiva del Codice dell'amministrazione digitale.
Il secondo punto riguarda la governance del sistema e quindi meccanismi di raccordo tra Stato, regioni ed enti locali. In questo momento la governance del sistema è incentrata su due comitati. Il Comitato dei ministri per la società dell'informazione è composto dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, professor Brunetta, che lo presiede, e dai Ministri dello sviluppo economico, attuazione del programma di governo, beni e attività culturali, economia e finanze, interno, lavoro, salute e politiche sociali, politiche europee, istruzione, università e ricerca, esteri e rapporti con le regioni.
Questo Comitato ha il compito di assicurare l'impulso dell'attività di governo e il coordinamento dell'azione di diverse amministrazioni centrali dirette a sviluppare la società dell'informazione. Esso dispone di un fondo stanziato dalla finanziaria anno per anno a questo scopo.
L'altra grande struttura è la Commissione permanente sull'innovazione tecnologica nelle regioni e negli enti locali che, nella precedente legislatura, era presieduta dal Ministro degli affari regionali e che, in questa legislatura, è presieduta dal Ministro per l'innovazione per delega del Presidente del Consiglio dei ministri. Questa commissione è composta da rappresentanti di alcune amministrazioni centrali - affari regionali, interno, salute, politiche sociali, economia, sviluppo economico - ma anche, soprattutto, dai membri nominati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, dall'ANCI, UPI e UNCEM.
Questa commissione è il luogo dove si realizzano - e questo per richiesta specifica delle regioni e degli enti locali, sulla quale il Ministro Brunetta ha dato ogni assicurazione - la definizione e l'attuazione di politiche efficaci e di strategie coerenti sui temi della società dell'informazione, laddove le cose vadano fatte d'intesa tra amministrazioni centrali e amministrazioni regionali e locali.
È appena il caso di notare che, riguardo a quest'ultimo organo, il passaggio della delega al Ministro per l'innovazione assicura una forte governance del sistema perché, a questo punto, sia il comitato dell'amministrazione centrale, sia quello delle amministrazioni regionali, sono presieduti dal Ministro per l'innovazione.
Va poi citato il CISIS, che è l'associazione tra le regioni e le province autonome, costituita al fine di garantire un efficace coordinamento di strumenti informativi e geografici di informazione statistica, con cui abbiamo continui e positivi rapporti.
Per finire, vi è la Conferenza permanente sull'innovazione tecnologica, anch'essa un organo presieduto dal Ministro per l'innovazione, composta dal capo del Dipartimento innovazione, dal presidente del CNIPA, nonché dai responsabili designati da ciascuna amministrazione centrale, che ha compiti di consulenza, soprattutto tecnica, in materia di sviluppo e di attuazione dell'innovazione tecnologica.
Credo, quindi, che il quadro sia abbastanza chiaro; naturalmente questo viene consegnato al giudizio della Commissione.
Il quarto punto che vorrei trattare concerne l'individuazione di standard e obiettivi di efficienza e misurazione dei risultati della pubblica amministrazione.
Credo che, su questo, vada citato il disegno di legge S. 847, presentato dal Ministro Brunetta, che titola «Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico» e che prevede, sostanzialmente, l'istituzione di un organismo centrale, di un'agenzia, che opera in collaborazione tra Ministero della funzione pubblica, Ministero dell'economia e Ragioneria generale, per indirizzare, coordinare e sovrintendere all'esercizio indipendente delle funzioni di valutazione; per garantire la trasparenza
di sistema e valutazione degli indicatori di produttività e qualità del rendimento del personale; per assicurare comparabilità e visibilità degli indici di andamento gestionale, informando - attualmente - il Ministro per l'attuazione del programma di Governo sull'attività svolta. Un'iniziativa, quindi, che ritengo forte, importante, e che vede per la prima volta un organismo specificamente destinato alla misura delle performance della pubblica amministrazione.
Un altro argomento che ricavo dal programma dell'indagine conoscitiva della Commissione riguarda i dati di spesa in ICT della pubblica amministrazione centrale.
Darò di seguito alcuni dati. La spesa esterna per l'acquisto di beni e servizi per l'ICT e le comunicazioni, sostenute dall'amministrazione centrale e dagli enti pubblici non economici, nel 2007 è stata pari a 1.597 milioni di euro. La spesa interna del personale ICT è stata pari a 507 milioni di euro.
Entrambi i valori - sia la spesa esterna per l'acquisto di beni e servizi, sia la spesa interna per il personale - sono leggermente diminuiti rispetto al 2006 di circa l'1 per cento. Rimane costante la spesa per dipendente e diminuisce leggermente la spesa per posto di lavoro.
Complessivamente, la spesa sostenuta nel 2007 dalle amministrazioni centrali e dagli enti pubblici non economici, è stata pari a 2.104 milioni di euro.
La spesa sostenuta nel 2007 dalle amministrazioni delle regioni e degli enti locali, invece, è stata stimata intorno ai 1.370 milioni di euro, ovvero quasi 800 milioni di euro per l'ICT e 577 milioni di euro per le comunicazioni. Questo dato riguarda soltanto l'acquisto di beni e servizi.
Abbiamo, quindi, una spesa complessiva, per tutta la pubblica amministrazione centrale e periferica che, al di là dell'esattezza delle cifre, si aggira intorno ai 3 miliardi di euro all'anno. Considerando anche il personale, evidentemente tale cifra sale.
La domanda pubblica, negli ultimi anni, sta subendo dei mutamenti, dal punto di vista non solo quantitativo, ma anche qualitativo. Cresce la spesa per i servizi e per il software applicativo, mentre diminuisce la spesa destinata all'acquisto di hardware per la gestione delle reti e della telecomunicazione.
Fornisco di seguito alcuni dati che probabilmente possono essere utili alla Commissione: il 30 per cento della spesa per l'acquisto di beni e servizi è impegnata mediante affidamento in house; il 32 per cento a seguito di gara; il 25 per cento con procedura negoziata; il 7 per cento in convenzione con la Centrale acquisti Consip; e il 6 per cento in economia.
Direi ancora qualcosa sulle politiche infrastrutturali, i cui due filoni più importanti riguardano lo sviluppo della banda larga e lo sviluppo del sistema pubblico di connettività.
Per quanto attiene alla banda larga, la relativa competenza è del Ministero delle comunicazioni, però il Ministro Brunetta ha una delega sullo sviluppo di servizi in banda larga. Fra l'altro, in questa veste, il Ministro ha partecipato di recente a un'audizione al Senato proprio sulla banda larga. Posso riportare, quindi, qualche dato che, a suo tempo, egli ha esposto.
La banda larga deve essere considerata come l'infrastruttura di base che abilita lo sviluppo economico, la competitività, la coesione e l'innovazione del Paese. In Italia ci sono oltre 10 milioni e mezzo di abbonati alla banda larga, che è la nostra ADSL. Per numero di famiglie che utilizzano Internet in banda larga, l'Italia si colloca abbastanza in basso nella graduatoria europea: al ventitreesimo posto su ventisette e al diciannovesimo posto quanto a disponibilità di un personal computer.
Rimane un problema di digital divide, ossia di differenziale digitale. Vi è una percentuale di cittadini che, per motivi tecnici, non può accedere alla banda larga. Rimangono in digital divide oltre 5 milioni di cittadini per la prima generazione di ADSL (quindi fino a 7 Megabit al secondo) e 23 milioni per la seconda generazione
(fino a 20 Megabit al secondo). Vi è, quindi, anche un problema di infrastrutture.
La pubblica amministrazione è un'importante promotore di servizi alla banda larga, attraverso i molteplici progetti delle pubbliche amministrazioni centrali e locali.
Ritengo che il Governo, anche in connessione con lo stanziamento che viene effettuato sul fondo per le infrastrutture, presenterà a breve un piano proprio per lo sviluppo della banda larga nel nostro Paese.
Dirò ancora due parole sul sistema pubblico di connettività. Anche questa è un'infrastruttura importante, abilitata alla razionalizzazione di contratti di fornitura di connettività e servizi ICT per la pubblica amministrazione. È un grande sistema, che vede una realizzazione pluriennale. A oggi aderiscono al sistema pubblico di connettività 61 pubbliche amministrazioni centrali, 18 regioni, 188 comuni, 31 province e 63 tra ASL e Aziende ospedaliere. Già ad oggi si realizza una notevole economia rispetto ai costi di connessione.
Sono previsti ulteriori sviluppi del sistema pubblico di connettività, per cui prevediamo che entro il 2012 esso dovrebbe essere una realtà largamente diffusa fra le pubbliche amministrazioni centrali, regionali e locali.
PRESIDENTE. La ringrazio per il suo intervento.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LINDA LANZILLOTTA. Il dottor Torda - che ringrazio per il suo intervento - ci ha fatto un quadro della normativa vigente e ci ha elencato una serie di progetti, molti dei quali erano già in itinere; alcuni degli obiettivi citati, in particolare, erano previsti dalla legge finanziaria 2007, alla quale venivano associati anche dei risultati economici attesi.
In linea generale, vorrei domandarle - visto che, immagino, l'incarico di questo lavoro, operativamente, sarà affidato a lei - se il Ministero intenda presentarci, su tutta questa materia, non solo un elenco di obiettivi, ma un vero e proprio action plan, in cui siano precisati obiettivi e tempi, in modo che si possa, poi, anche monitorarne i risultati.
Più specificamente, per quanto riguarda la governance - che, anche alla luce di quello che diceva il presidente Pistella, risulta alquanto barocca: io credo che essa abbia bisogno di una radicale semplificazione - sono molto importanti le sedi del coordinamento.
Il Codice per le amministrazioni digitali aveva previsto, in particolare, due sedi di coordinamento istituzionale, citate ambedue, quella dell'articolo 18 per la pubblica amministrazione centrale e quella per la pubblica amministrazione locale.
Al di là della vicenda che, credo, ha molto impegnato i ministri, riguardante chi dovesse presiedere cosa, vorrei sapere se queste sedi si siano poi effettivamente riunite oppure no. A me non risulta, ma vorrei sapere se esse sono operative e se funzionano, anche perché, nella passata legislatura - per quanto risulta a me direttamente - in particolare, la commissione per la pubblica amministrazione locale aveva approvato dei documenti molto importanti, ossia delle linee guida che dovevano essere la traccia, la bussola, per orientare tutto il sistema territoriale, molto articolato, e per far convergere la sua azione.
Una questione era quella della banda larga; l'altra, molto importante, era quella sulla info-mobilità, un progetto strategico per il Paese, con notevole impatto anche ambientale.
Due misure specifiche erano previste dalla finanziaria: una, che stata ricordata, è quella della diffusione del VoIP, e sarebbe interessante sapere a che punto è; l'altra è quella della posta elettronica certificata, a cui era associata una misura di risparmio molto consistente, perché - non so se i colleghi lo sanno - solo per francobolli, la sola amministrazione centrale spende circa 200 milioni di euro.
Se estendiamo la misura a livello nazionale, quindi, credo che l'utilizzo universale
della posta elettronica certificata, che era stato già previsto dalla legge finanziaria, potrebbe essere, oltre che molto importante dal punto di vista dell'aumento di produttività, della trasparenza e via dicendo, anche molto significativo dal punto di vista della riduzione dei costi.
Vorrei poi sapere a che punto siano una serie di progetti, che ci risultano bloccati. Per esempio: i due progetti, anzi bandi, inerenti alle Alleanze locali per la innovazione (ALI) e il progetto per il riuso (altri 60 milioni). Ci risulta che sia stata sviluppata una procedura in merito, ma che i fondi non vengono assegnati, benché siano progetti molto strategici.
Non so perché questo accada: non piace il risultato? Non piace come si è svolto il lavoro? Lo si dica, perché c'è la percezione che una serie di cose, pur essendo importanti, com'è stato qui ribadito, tuttavia non procedono.
L'altro punto che sarebbe importante capire è se il Governo stia procedendo sul progetto della carta d'identità elettronica o se abbia sostanzialmente gettato la spugna, perché è troppo complesso, per molti aspetti, prevalentemente legati al ruolo di alcune aziende pubbliche che, com'è noto, hanno preteso di occuparsene senza riuscirvi, bloccando così un progetto strategico per il Paese. Questa storia va avanti da alcuni anni e adesso è oggetto anche di un contenzioso. Considero inaccettabile che per gli interessi di un'azienda pubblica, che grazie al fatturato derivante dall'operazione della carta di identità elettronica deve giustificare la propria esistenza, si blocchi un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo dell'innovazione tecnologica.
Poiché la quota di attività in house è ancora molto consistente, vorrei sapere se questo riguardi lo Stato, le regioni o gli enti locali, ricordando che avevamo varato una norma che vietava per tutte le regioni e gli enti locali le società in house, comprese quelle operanti nel settore dell'informatica.
Infine vorrei sapere se su alcuni progetti strategici, quali ad esempio quello in materia di giustizia e il sistema pubblico di connettività, abbiano un riflesso le riduzioni di stanziamento effettuate con l'ultima legge finanziaria a bilancio, perché mi risulta che all'informatizzazione siano stati tagliati 200 milioni di euro e al servizio pubblico di connettività altri 30. Vorrei dunque capire se questi progetti possano andare avanti, se debbano essere ridimensionati o come si intenda procedere.
Vorrei chiedere inoltre se sia stata portata avanti un'altra operazione molto importante ai fini della politica di bilancio degli anni futuri, ovvero una value for money, una valutazione di quanto valore crei in termini di economicità e di qualità l'investimento in innovazione tecnologica. Questo mi sembra un elemento conoscitivo molto importante, perché può aiutare a orientare gli investimenti pubblici in questo settore in un'ottica di medio periodo, non solo in quella di brevissimo periodo della politica di bilancio e della politica delle pubbliche amministrazioni.
PRESIDENTE. Do la parola al dottor Torda per la replica.
STEFANO LUIGI TORDA, Capo del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per quanto attiene alla pianificazione delle attività, in data 2 ottobre 2008 abbiamo varato e reso pubblico un Piano industriale dell'innovazione, che contiene le linee principali di strategia del Governo e del Ministro Brunetta in materia di innovazione, nonché un progetto per un primo piano operativo per il 2008-2009. Questo documento è naturalmente a disposizione della Commissione e sarà mia cura farlo pervenire alla segreteria.
Il Piano industriale d'innovazione stabilisce innanzitutto di passare da una logica di prototipi e di sperimentazione a una logica di grandi piattaforme di servizio per cittadini e imprese, rendendo quindi visibile alla società civile quello che si fa in materia di innovazione in particolare della pubblica amministrazione. Questo significa stipulare accordi e convenzioni non di rito, ma su progetti concreti
fra Ministero per l'innovazione e amministrazioni centrali, fra Ministero per l'innovazione e le regioni e i principali comuni. Questo Piano è già in fase di attuazione.
Il 2 ottobre scorso è stata stipulata un'importante convenzione con il Ministero dell'istruzione riguardante sia la scuola che l'università, convenzione cui viene data attuazione tramite una commissione mista di cui faccio parte e che rappresenta un'importante iniezione di innovazione nel settore.
Questo, sia pure in sintesi, è contenuto nel documento che farò pervenire alla Commissione.
Oggi, alle ore 11, a Palazzo Chigi è stata siglata una seconda, importante convenzione tra il Ministro per l'innovazione e il Ministro della giustizia, che riguarda sei progetti di innovazione nel settore della giustizia, che possono avere un impatto non irrilevante sull'operatività della macchina della giustizia.
LINDA LANZILLOTTA. Avevo chiesto chiarimenti per quanto riguarda le risorse della giustizia.
STEFANO LUIGI TORDA, Capo del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ora arrivo al punto della domanda. Per quanto riguarda l'operatività di questo piano, sono già state stipulate due importanti convenzioni con due regioni capofila, la Lombardia e la Campania. Queste riguardano la realizzazione congiunta di una serie di progetti, realizzati con le regioni nell'ambito di accordi di programma quadro.
Questo è il Piano industriale di innovazione. In questi giorni, stiamo elaborando un programma di obiettivi di legislatura, che sarà reso pubblico dal Ministro Brunetta entro l'anno, nel quale cerchiamo di categorizzare e riordinare tutti gli obiettivi che il Governo si propone di perseguire in materia di innovazione e che nell'arco della legislatura dovranno condurre a una serie di risultati importanti, concreti e visibili ai cittadini, alle imprese e alla società civile come finora non avvenuto.
Per quanto riguarda la seconda domanda dell'onorevole Lanzillotta, le due sedi sono il Comitato dei ministri per la società dell'informazione e la Commissione permanente sull'innovazione tecnologica delle regioni e degli enti locali entrambe presiedute dal Ministro Brunetta. Tali sedi assolutamente vive verranno riunite per la prima volta nelle prossime settimane. Prima di riunirle, è stato necessario effettuare un lavoro preparatorio, che ci ha occupato nei mesi scorsi. Posso rassicurare l'onorevole Lanzillotta che verranno riunite a breve e affronteranno una serie di argomenti in uno spirito di continuità con quanto fatto nella precedente legislatura. La Commissione permanente sull'innovazione tecnologica delle regioni e degli enti locali dovrà non solo riprendere il lavoro eccellente svolto nella passata legislatura, ma anche dettare le linee guida nel rapporto tra Stato e regioni nell'ambito di accordi di programma quadro, che consentano di
evitare l'eccessiva frammentazione verificatasi in passato degli interventi fra Stato e regioni in sede di accordi di programma quadro. Sarà quindi fondamentale stabilire un menu di strategie, in cui far rientrare gli interventi cofinanziati tra Stato e regioni.
Per quanto riguarda l'altra domanda dell'onorevole Lanzillotta sulla posta elettronica certificata, abbiamo una norma vigente per la quale il CNIPA effettua azioni di monitoraggio e verifica di disposizioni in materia di posta elettronica certificata. Tali disposizioni comportano, come ricordava correttamente l'onorevole Lanzillotta, risparmi non irrilevanti. Su questo il CNIPA si sta muovendo e progettiamo di rafforzare un programma di posta elettronica certificata, estendendo la possibilità di avere una casella di posta elettronica certificata a tutti cittadini italiani. Riteniamo infatti che questa misura potrebbe essere uno straordinario strumento per attuare la digitalizzazione dell'amministrazione e la dematerializzazione del rapporto tra la pubblica amministrazione
e i cittadini. Si tratta di un progetto importante, di cui stiamo verificando la praticabilità tecnica e la finanziabilità.
Per quanto riguarda la sensibilità del Governo ai risparmi che si ottengono in tema di innovazione, desidero ricordare i risparmi previsti dalle norme in materia di pubblicità, che, sia pure gradualmente, viene sostituita dalla pubblicità sui siti informatici. Attualmente, le pubbliche amministrazioni spendono complessivamente circa 500 milioni l'anno per pubblicità sulla stampa.
PRESIDENTE. La ringrazio a nome dei colleghi per il contributo offerto e per la documentazione integrativa che volesse eventualmente trasmettere alla Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,25.