Sulla pubblicità dei lavori:
Bruno Donato, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INFORMATIZZAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Audizione di rappresentanti del Comitato di indirizzo e monitoraggio della Carta d'identità elettronica:
Bruno Donato, Presidente ... 3 5 8
Lanzillotta Linda (PD) ... 5 7 8
Pria Angela, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno ... 3 5 7 8
Audizione di rappresentanti dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato:
Bruno Donato, Presidente ... 8
Zaccaria Roberto, Presidente ... 11 17 18 19
Gabrielli Lamberto, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato ... 9 10 12 13 14 16
17 18
Lanzillotta Linda (PD) ... 11 12 13 14 16 17 18
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,40.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, l'audizione di rappresentanti del Comitato di indirizzo e monitoraggio della Carta d'identità elettronica.
Ringrazio, a nome mio e di tutti i componenti della Commissione, il prefetto Angela Pria, capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, cui do subito la parola.
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Inizierei con un breve riassunto, sebbene, avendo letto i lavori della Commissione, mi sembra che alcuni argomenti siano stati affrontati. Tuttavia, non mi sembra di aver letto che siano stati affrontati compiutamente.
La carta di identità elettronica viene introdotta con la legge 15 maggio 1997, n. 127, allo scopo di semplificare il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione e, quindi, di creare un unico documento che sia un mezzo sicuro di identificazione e permetta la fruizione, da parte dei cittadini, di una serie di servizi di e-government, sia centrali che locali.
Solo nel 1999, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 1999, viene approvato il regolamento che reca le regole tecniche e le modalità di rilascio e con un successivo decreto ministeriale del 19 luglio del 2000 vengono apportate alcune modifiche.
Inizia così, con 82 comuni, una sperimentazione che oggi ne vede coinvolti 138, mentre altri 11 hanno chiesto l'adesione. Alcuni di questi comuni sperimentatori - mi riferisco, in particolare, ad Aosta e Forlì - sono riusciti a coprire l'intera popolazione sul loro territorio.
Nel 2005 viene approvata la legge 31 marzo 2005, n. 43, di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, e, a quel punto, sembra che sia veramente giunto il momento di dare avvio a questi documenti elettronici, perché in base all'articolo 7-vicies ter del citato decreto-legge n. 7 del 2005, sia la carta di identità, sia il visto, sia il permesso di soggiorno elettronico e il passaporto avrebbero dovuto entrare in vigore dal 1o gennaio del 2006. In realtà, con questa norma si affida al Ministero dell'interno il circuito di emissione della carta, attraverso il Centro nazionale dei servizi demografici, a cui sono collegati tutti i comuni, mentre si affida all'Istituto poligrafico dello Stato la produzione del documento e la fornitura di tutti i supporti per la diffusione.
Sempre la stessa norma, all'articolo 7-vicies quater, come modificato dall'articolo 1, comma 1305, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, dispone che una quota del costo della carta, pari a 1,85 euro, che è l'imposta sul valore aggiunto, venga successivamente devoluta per 1,15 euro alla copertura dei costi di gestione e per 0,70 euro ai comuni. Ciò in quanto questo tipo di attività non avrebbe dovuto costare ulteriormente allo Stato, quindi, con una sorta di autoalimentazione, nel momento in cui si emettevano le carte il sistema avrebbe dovuto finanziarsi.
Con un primo decreto ministeriale del 2007 e successivamente, il 22 aprile 2008, con un decreto interministeriale dei Ministri dell'economia e dell'interno, si fissa il costo della carta a 20 euro.
Indubbiamente i comuni che ho citato prima sono pochi rispetto allo spirito e alle finalità che il documento doveva avere. Tuttavia, si sono anche verificate, a volte, conflittualità tra la carta di identità elettronica e la carta dei servizi. Inoltre, anche il costo è stato lungamente dibattuto e al riguardo è attualmente ancora pendente un ricorso da parte del comune di Milano, che ha ottenuto la sospensiva di entrambi i decreti ministeriali, del 2007 e del 2008, nel presupposto che la dotazione di mezzi che sono stati dati al comune di Milano - o che i comuni, in alcuni casi, avevano da soli acquistato - sia insufficiente alla produzione e alla copertura dell'intero territorio. Il 3 marzo scorso si è tenuta l'udienza e siamo in attesa di conoscerne gli esiti, per sapere se il decreto verrà annullato o meno.
Da ultimo, il decreto sulle regole tecniche, approvato nel novembre del 2007, finalmente in qualche maniera cerca di porre ordine e di individuare chi fa cosa. Il decreto sulle regole tecniche e il successivo impianto da parte dell'Istituto poligrafico hanno delineato un modello territoriale differenziato, che prevedeva che nei comuni con popolazione inferiore a 30 mila abitanti si sarebbe fatto ricorso a un centro di stampa sussidiario rispetto ai comuni con popolazione superiore. Questo sembrava, finalmente, l'avvio del progetto, che si attendeva per ottobre 2008, ma le vicende giudiziarie che hanno investito l'Istituto poligrafico dello Stato lo hanno nuovamente bloccato.
Ciò è accaduto perché l'Istituto poligrafico, sempre in base alla legge n. 43 del 2005, aveva la facoltà di avvalersi, per lo svolgimento di questi compiti, anche di società di scopo. Trattandosi di innovazione e tecnologie, il compito fu attribuito al consorzio IP, «Innovazione e progetto», di cui lo stesso Istituto era socio di maggioranza.
Successivamente, l'Istituto poligrafico, probabilmente per ragioni strategico-operative interne, decise lo scioglimento del consorzio, con un'assunzione diretta della responsabilità progettuale.
Nel novembre 2007 inizia l'espletamento di tre gare europee finalizzate all'acquisto degli apparati biometrici di emissioni della carta e di ogni altra apparecchiatura che sia necessaria. Queste procedure concorsuali proseguono fino al maggio 2008, nonostante il fatto che la Selex Service management, socio minoritario di IP, abbia fatto, il 30 ottobre 2007, un ricorso al tribunale civile avverso lo scioglimento di questo raggruppamento di impresa. Il 1o aprile 2008, la Selex ottiene una prima decisione favorevole, la sospensione della delibera consortile di scioglimento, rinviata poi, nel merito, al 2010.
La Selex, inoltre, presenta un ricorso al TAR del Lazio avverso tutte le procedure svolte dal Poligrafico in materia di gare e chiede nuovamente la sospensiva. In seguito al diniego del TAR, la Selex impugna il provvedimento dinanzi al Consiglio di Stato, il quale invece dispone la sospensione delle procedure e rinvia nel merito.
All'udienza del 3 luglio 2008, il TAR ha emesso un dispositivo di sentenza per l'accoglimento del ricorso.
Nei fatti, quindi, non essendoci chi può fornire supporti per la produzione di queste carte, in buona sostanza l'emissione delle stesse resta limitata ai comuni di cui parlavo prima.
È stato chiesto, ed è previsto dall'articolo 31 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, per la durata della carta di identità
un prolungamento a carattere decennale, con obbligo di assunzione delle impronte digitali, a decorrere dal 1o gennaio 2010. Nel decreto- legge «milleproroghe» 30 dicembre 2008, n. 207, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, è stata chiesta ed inserita, invece, una proroga per poter proseguire e per poter riprendere questo progetto.
Allo stato, il Comitato di monitoraggio non è stato ancora ricostituito, vuoi per la richiesta, da parte dei soggetti che vi partecipano, di sostituzione di alcuni membri, vuoi per il cambio del presidente, la cui designazione peraltro l'articolo 8-ter del decreto sulle regole tecniche rimette al Ministro. Non vi è, quindi, una immedesimazione del capo del dipartimento con il presidente del Comitato, il quale si è peraltro riunito nel passato, ma si è visto costretto ad arrestarsi.
Anche il Comitato per gli aspetti tecnici, nell'ambito del quale si stabiliscono le capienze o le ampiezze dei chip, ha continuato a svolgere la sua attività in quanto non strettamente attinente al mancato acquisto delle macchine e i verbali sono disponibili sul sito Internet del Ministero dell'interno.
Credo di aver offerto una sintesi dell'argomento. Resto a disposizione per eventuali domande.
PRESIDENTE. Quando parlava di questioni giudiziarie dell'Istituto poligrafico, a cosa faceva esattamente riferimento?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Mi riferivo a questo meccanismo che si era venuto a determinare all'interno del Poligrafico, per cui, in un primo momento, in base alla norma, il Poligrafico stesso ha costituito un'associazione denominata IP e, successivamente, ha deciso di scioglierla per assumere in proprio questa attività. A fronte di questo, vi è un giudizio di tipo civilistico e un giudizio di tipo amministrativo sulla sospensione - che è stata appunto data - dei bandi di gara che erano stati comunque effettuati dal Poligrafico, nonostante il giudizio civile in essere.
PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LINDA LANZILLOTTA. Prima di esprimere delle considerazioni, chiedo al prefetto una precisazione in merito alla mancata ricostituzione del comitato e alla mancata nomina del presidente. Se non erro, è il Ministro dell'interno che deve designarlo.
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Certo. Tuttavia erano intervenute, nel corso di questo mese, la richiesta di sostituzione di alcuni componenti che sono predeterminati nel decreto delle regole tecniche, all'articolo 8-ter, e la circostanza dell'avvicendamento, alla direzione del dipartimento, tra il prefetto Troiani, che nel precedente decreto era il presidente, e me...
LINDA LANZILLOTTA. Quando è avvenuto?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. A giugno del 2008.
LINDA LANZILLOTTA. Sette mesi fa...
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Sì, però non l'abbiamo ricostituito, perché, al momento, il Comitato tecnico è fermo. Se non si scioglie a monte il problema di chi acquisterà le macchine, diventa complicato procedere. Comunque, lo stiamo ricostituendo adesso.
LINDA LANZILLOTTA. Credo che questa cronistoria dia il senso di una vera vergogna nazionale, la CIE. Sono passati dodici anni e la questione vera è che il Poligrafico, che ha preteso di avere un affidamento diretto di questo progetto, non è stato in grado di assolvere a questa funzione, che pure aveva preteso sottraendosi a procedure competitive.
Quando questo è accaduto, in realtà, si trattava di salvare dal fallimento il Poligrafico, affidandogli un compito che, come si è visto, esso non è stato in grado di assolvere. Si è così sacrificato alla sopravvivenza di una società che io ritengo dovesse essere già fallita, uno strumento fondamentale per l'innovazione tecnologica del sistema Paese.
Al di là della cronistoria ricostruita dal prefetto, che io ringrazio, occorre sapere dal Ministro dell'interno se non intenda mettere una pietra tombale su questa vicenda. Dopo dodici anni, se solo 138 comuni su più di 8 mila hanno sperimentato la carta di identità elettronica, evidentemente il progetto è da archiviare. Peraltro, non abbiamo ancora risolto piccoli problemi relativi, ad esempio, al costo delle macchine, alle modalità di affidamento delle stesse ai comuni e, in definitiva, all'utilizzo della CIE.
Siccome nel frattempo il mondo è andato avanti, adesso abbiamo la carta dei servizi che, secondo quanto ci ha detto il Ministro Brunetta, sarà lo strumento per entrare nella rete delle pubbliche amministrazioni, abbiamo il tesserino del codice fiscale e la carta sanitaria. La CIE, però, è ferma al punto in cui si trovava dodici anni fa. Ciò è dovuto, innanzitutto, a problemi interni, in parte del Ministero dell'interno, che ha cambiato una serie di standard tecnici in nome di esigenze di sicurezza che andavano a premiare dei monopolisti sul mercato che, alla fine, non erano neanche in grado di produrre le tessere.
Diciamo la verità, dietro questa vicenda ci sono interessi - protetti attraverso scelte tecnologiche o organizzative - di soggetti economici che non sono stati in grado di realizzare il progetto. In questa operazione, quindi, non dobbiamo parlare solo di protezione di interessi parziali, ma anche di interessi inefficienti.
Tra l'altro, ricordo il passaggio abbastanza singolare che ha tenuto bloccato questo progetto sulla questione dell'IVA. Essendo il Poligrafico una società e non una pubblica amministrazione, doveva far pagare l'IVA al cittadino. Quest'ultimo, però, doveva essere obbligato per legge ad acquistare la carta di identità, che è chiaramente un servizio pubblico e non può essere configurato come un servizio reso a domanda individuale da un prestatore d'opera esterno alla pubblica amministrazione.
Ci siamo incartati, insomma, in una vicenda senza fine. Penso, quindi, che dobbiamo fare chiarezza. Una delle cose che chiederei al prefetto è di avere una contabilità economica di questa storia. Penso, infatti, che vi siano dei rilievi contabili e di responsabilità contabile non trascurabili. A mio parere, in dodici anni sono andati persi alcuni miliardi di lire - ora milioni di euro - dunque dovrebbe essere ricostruito il conto economico.
Inoltre, siccome non mi sembra che ci sia all'orizzonte il sol dell'avvenire, credo che il Ministro dell'interno debba dirci cosa vuole fare di questo progetto ed esprimere un elemento di chiarezza, in modo che si dica che la carta di identità elettronica è morta. Ci sono altri strumenti per il rapporto tra i cittadini e la rete telematica delle pubbliche amministrazioni, mentre noi abbiamo semplicemente una tesserina di plastica che serve al riconoscimento, ma che non ha incorporato tutto ciò che la carta di identità elettronica avrebbe dovuto rappresentare, in termini di identificazione delle caratteristiche somatiche, di incorporo dei dati relativi al singolo cittadino e di accesso alla rete.
Penso che, considerato il pantano in cui questa storia è andata a finire, sarebbe ora di prenderne atto, ammettere che abbiamo fallito, rinunciare alla carta di identità elettronica e orientarsi ad usare altri strumenti.
Questo, ovviamente, implica una regolazione delle competenze fra Stato e comuni. Come è noto, infatti, la carta di identità è il documento di riconoscimento che viene rilasciato dai comuni. Il fallimento di questa operazione implica una rivisitazione dell'architettura del sistema pubblico, in quanto la carta d'identità elettronica aveva dietro di sé l'idea che i comuni fossero la rete di questo sistema
pubblico di servizi al cittadino e abilitassero i cittadini ad interagire con questo sistema.
La fine della carta di identità elettronica - vorrei sottolinearlo ai colleghi della Lega - significa anche un ribaltamento del sistema, che non viene più gestito dal basso, dalla rete di comuni, ma dall'alto, ad esempio dal Ministero dell'economia attraverso il codice fiscale, che definirei lo strumento prevalente. Saranno, quindi, il Ministero dell'economia e il Governo nazionale a gestire e governare la rete tecnologica delle pubbliche amministrazioni e la relazione con i cittadini utenti di questa rete.
Con questa operazione, grazie al fatto che il Ministro Maroni non ha aperto la pratica, non ha insediato il comitato, non ha nominato il presidente, noi siamo in una «morta gora» da cui non si sa come uscire.
Ringrazio molto il prefetto, ma penso che la questione rientri nella responsabilità politica del Ministro, che dovrebbe venire a dirci cosa intende fare.
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Avevo già letto in altri suoi interventi, in occasione di altre audizioni, quanto l'onorevole Lanzillotta ha riferito oggi.
Non è vero che il Ministro Maroni non vuole riaprire la pratica, tant'è che si è fatto carico di prorogare il termine sino al prossimo 31 dicembre; altrimenti avremmo impedito a tutti quei comuni che comunque la carta l'hanno adottata di continuare ad utilizzarla nella forma corretta, vale a dire con i servizi inseriti sulla carta d'identità.
I comuni sperimentatori oggi non vogliono, peraltro, rinunciare, perché ne hanno tratto un beneficio: è anche, come le dicevo prima, una questione di platea. Perché il comune di Milano si è tanto battuto e impugna il provvedimento? Non perché non condivida il sistema, ma perché, oggettivamente, essendo rimasto il comune sperimentatore di quella grandezza, ha solo poche «macchine» che producono la carta, come a Roma, dove questo avviene soltanto al XIX municipio.
Condividiamo quello che lei dice sulle caratteristiche di sicurezza. Questo è un altro dei punti di cui abbiamo parlato con il Ministro, da tenere presente nel rimettere mano. L'allungamento del termine da cinque a dieci anni ce lo impone il regolamento delle regole tecniche...
LINDA LANZILLOTTA. Quello del 2000?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. No, quello del 2007. Questa cartina che sto mostrando è tarata per una durata a cinque anni, peraltro con un sistema di banda ottica che nessun Paese dell'Unione europea ha adottato e che abbiamo intenzione di modificare. Noi abbiamo fatto una carta bella e colorata, con un sacco di possibilità; quella belga, che ho portato, e quella portoghese, che è più o meno identica e che usa una tecnica che si chiama engraving, se non ricordo male, saranno meno carine della nostra, ma sono certamente funzionali. Non dimentichiamo che queste carte, peraltro, ci fanno essere un Paese all'avanguardia, il primo per aver affrontato questo argomento e l'ultimo per non avere ancora la carta.
Il comitato di monitoraggio non viene costituito perché non avrebbe senso farlo adesso che stiamo chiarendo cosa dobbiamo fare. Prima sottolineavo la dicitura «è designato» e il fatto che non c'è coincidenza con il capo del dipartimento, cosa che avveniva invece in passato. Ritengo che a capo di un comitato tecnico ci debba essere un tecnico, essendo gli altri componenti interamente del Ministero dell'interno. Questo sistema ci piace di più e, soprattutto, non possiamo essere fuori; infatti, in base a quanto è previsto attualmente dalla norma, nel momento in cui la carta d'identità entra a regime, la carta dei servizi dovrebbe venire meno, a meno che non modifichiamo la norma.
LINDA LANZILLOTTA. Nel frattempo...
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Nel frattempo, abbiamo anche creato la cosiddetta social card, sempre sulla base dei dati del Ministero dell'interno (ci si è avvalsi del sistema INA).
Credo che il Ministro Brunetta - questo è un mio punto di vista - in questi giorni, e anche prima, nel suo piano di government, abbia pensato a un minimo di filiera, dove tutti insieme riusciamo a parlare. Il nostro sistema INA, al quale le regioni stanno assolutamente aderendo, è fondamentale perché è l'unico che riesce a contenere i dati dei quali i comuni sono i primi titolari.
L'onorevole Lanzillotta mi aveva chiesto di conoscere i costi. Questa mattina ho fatto la stessa richiesta agli uffici, immaginando che la domanda mi sarebbe stata posta. Se la Commissione lo ritiene opportuno, posso inserirli nella documentazione che trasmetterò. Si tenga conto che si tratta solo dei costi divisi per la parte del Ministero dell'interno: sono i dati che ho a disposizione, gli altri non li conosco, anche perché derivano da impegni assunti prima con forme di convenzione con ANCI e via di seguito.
Comunque, trasmetterò tutti i dati in mio possesso.
PRESIDENTE. Aspettiamo quindi l'invio della documentazione.
LINDA LANZILLOTTA. Le vorrei rivolgere un'ultima domanda. Il Ministero dell'interno ha, in qualche modo, sostenuto o aiutato i comuni a completare quell'operazione propedeutica, ossia quella del riversamento e informatizzazione delle anagrafi?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Quella è l'INA SAIA.
LINDA LANZILLOTTA. Ma è stato completata?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. È quasi tutto completato. Se la Commissione è interessata, posso inviare i dati anche su questo.
Questo era utile proprio alla social card e, tra l'altro, andava in combinata anche per quanto riguarda l'INPS, che aveva lo stesso problema.
LINDA LANZILLOTTA. Può approfondire questo aspetto della social card?
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. La social card non è nostra, ma compete al Ministero dell'economia. Noi abbiamo fornito un supporto.
LINDA LANZILLOTTA. La social card è sulla base del codice fiscale, non sulla carta di identità.
ANGELA PRIA, Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno. Nella nostra carta c'è anche il codice fiscale, quindi noi siamo assolutamente in rete con l'Agenzia delle entrate. Il punto era la «mecciatura» dell'anagrafica - chiamiamola così - rispetto alla social card.
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Pria per la disponibilità manifestata.
Dichiaro conclusa l'audizione e sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, l'audizione di rappresentanti dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.
Ringrazio per la loro presenza il dottor Lamberto Gabrielli, amministratore delegato, il dottor Alessandro De Paoli, responsabile della pianificazione, e il dottor Guido Citerni Di Siena, responsabile relazioni
istituzionali, comunicazione e immagine. È stato presentato alla presidenza un documento che pongo in distribuzione.
Do la parola al dottor Lamberto Gabrielli, amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Oltre al documento, che lasciamo all'attenzione della Commissione, vorrei svolgere un breve e sintetico intervento per illustrare cosa sia il Poligrafico.
Il Poligrafico è oggi una società per azioni totalmente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze a seguito della trasformazione avvenuta, alla fine del 2002, in base a una delibera del CIPE dell'agosto del 2002 di attuazione al decreto legislativo 21 aprile 1999, n. 116, relativo al riordino dell'Istituto poligrafico ai fini della sua trasformazione in società per azioni..
Alla fine del 2002, quindi, il Poligrafico è stato trasformato in Spa. Oggi esso lavora in quattro stabilimenti - tre a Roma e uno a Foggia - nei quali realizza una serie di prodotti che vorrei brevemente illustrare, anche per far conoscere quali siano le attività che il Poligrafico svolge e che sta implementando in questi ultimi anni.
Possiamo distinguere le attività del Poligrafico in alcuni settori. Il Poligrafico produce carta e stampa comune, vale a dire modellame, materiale elettorale e pubblicazioni varie.
Ha un settore, abbastanza noto, che riguarda l'editoria, ossia il marchio «Libreria dello Stato»; esso comprende alcune collane uniche in Italia perché, storicamente, sono prodotte esclusivamente dal Poligrafico.
Vi è, poi, un settore che possiamo identificare come Gazzetta Ufficiale, nella sua versione cartacea e on-line, ma su questo ritorneremo brevemente in seguito.
Un ulteriore settore - anche questo credo abbastanza noto - è quello relativo alla monetazione: la produzione, cioè, di moneta metallica per l'Italia, per San Marino e per la Città del Vaticano.
Esiste, inoltre, un settore di stampa di sicurezza che produce francobolli, ologrammi, contrassegni per gli alcolici, tasselli dei tabacchi, il gioco del Lotto e una serie di prodotti dei quali, pur essendo essi noti al grande pubblico, spesso si ignora che siano realizzati dal Poligrafico.
Esiste una filiera che noi identifichiamo come «auto e moto», che si occupa della produzione delle patenti, dei libretti di circolazione e delle targhe per veicoli e ciclomotori.
Vi è, ancora, una filiera sanitaria che si occupa della produzione delle tessere sanitarie - inizializzate poi dalla SOGEI - dei bollini farmaceutici e dei ricettari medici.
Questi sono, grosso modo, i prodotti tradizionali del Poligrafico che, ovviamente, nel corso degli anni hanno subìto delle trasformazioni in termini di tecnica di produzione, di tecnologia utilizzata e che hanno visto, quindi, un avanzamento rispetto alle produzioni che il Poligrafico realizza da circa cento anni.
C'è, inoltre, un settore che vorrei identificare come «documenti elettronici». Immagino che, con l'audizione del prefetto Pria, abbiate già indagato almeno una parte di questi prodotti, quella relativa alla carta di identità elettronica.
L'origine di questi prodotti si può far risalire alla legge 1o marzo 2005, n. 43, di conversione del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, - pubblicata pochi giorni dopo il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 - che istituiva per l'Italia la produzione e la commercializzazione dei prodotti elettronici che sono, per noi, fondamentalmente la già menzionata carta d'identità elettronica, il passaporto elettronico e il permesso di soggiorno elettronico.
Per la prima volta, forse, questa norma introduceva il concetto che non dovessero esserci oneri aggiuntivi a carico dello Stato. Pertanto, l'attività di installazione delle varie postazioni nei commissariati e nelle questure in Italia e, per quanto riguarda i passaporti elettronici, anche presso le ambasciate e i consolati all'estero, per un totale di circa 2.600 postazioni, di cui 2.300 circa in Italia e 300
all'estero, è stata finanziata totalmente dal Poligrafico. In una sorta di project financing, poi, il Poligrafico riceve i soldi dai cittadini: quando i cittadini richiedono il passaporto o quando gli extracomunitari richiedono il permesso di soggiorno elettronico, di fatto essi acquistano questi prodotti e il denaro dovrebbe riaffluire al Poligrafico. Parlo al condizionale perché qualche volta il denaro si ferma al Ministero dell'economia e delle finanze, che effettivamente incassa queste somme in un primo momento.
Esiste, inoltre, un'area che il Poligrafico ha sviluppato negli ultimi anni e che possiamo identificare come information technology; probabilmente questo è l'argomento di maggiore attualità per la Commissione. A questo riguardo, abbiamo elaborato una serie di soluzioni per la pubblica amministrazione che cercherò di illustrare.
Il cosiddetto progetto MODUS, ad esempio, raggruppa diversi prodotti, uno dei quali è il modulario elettronico. Grazie a tale progetto, la pubblica amministrazione, accedendo alla biblioteca dei moduli del Poligrafico - in questo momento sono censiti oltre 20 mila prodotti - può ordinare direttamente la modulistica di cui ha necessità e seguire, tramite il collegamento Internet, l'andamento di questa produzione nelle sue varie fasi.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Fa parte di questo progetto anche un altro settore, che si chiama «organi dello Stato»; questo settore, nel quale sono riportate tutte le informazioni relative alla struttura della pubblica amministrazione, è aggiornato in tempo reale.
Un altro settore si chiama «ruoli di anzianità del personale della pubblica amministrazione» e anche questo viene aggiornato quotidianamente.
Abbiamo, altresì, la biblioteca virtuale e una serie di prodotti che svolgono una funzione di supporto alla pubblica amministrazione per le sue attività interne. Tali prodotti sono facilmente fruibili, in quanto quasi tutti realizzati in open source e, quindi, direttamente gestibili all'interno delle varie pubbliche amministrazioni.
Esiste, inoltre, un settore relativo alla dematerializzazione dei prodotti che sono di ausilio alla pubblica amministrazione. Si tratta di prodotti che identifichiamo con il nome DoMoss (Document management open source system). Si tratta di una gestione della modulistica interna alla pubblica amministrazione; anche questa è in open source, quindi con costi di utilizzo estremamente ridotti per la stessa pubblica amministrazione.
Disponiamo, poi, di un altro prodotto, chiamato high tech redaction, che in questo momento è utilizzato per la cosiddetta «biblioteca virtuale». Attraverso tale strumento l'utente può mettere insieme testi e immagini, vedere immediatamente il tutto riprodotto sul proprio computer, constatare come effettivamente risulta il prodotto e decidere, quindi, se stamparlo o metterlo su web.
Ci sono poi vari altri prodotti che standardizzano una serie di attività che la pubblica amministrazione può svolgere direttamente tramite il collegamento alla banca dati e alle attività del Poligrafico.
Il Poligrafico si sta, inoltre, occupando della gestione di alcuni portali, sempre per conto della pubblica amministrazione. Uno di questi, ad esempio, si chiama «Tutela del mare» ed è gestito in collaborazione con il Ministero dell'ambiente; in esso vengono allocate tutte le informazioni relative alle attività delle aree marine, anche tramite il supporto di webcam. In questo momento, ad esempio, abbiamo installato delle telecamere a Isola di Capo Rizzuto e alle Cinque Terre; è così possibile seguire, tramite Internet, ciò che avviene, minuto per minuto, in quelle aree.
C'è, poi, un altro sistema, realizzato sempre in collaborazione con il Ministero dell'ambiente, che si chiama SiDiMar (Sistema difesa mare). Si tratta di un sito di livello più scientifico rispetto a «Tutela del mare»; esso, infatti, recepisce una serie di
attività di carattere più specialistico: ad esempio, tiene sotto controllo tutte le praterie di posidonia che attualmente esistono in Italia, controlla gli eventuali spiaggiamenti di tartarughe marine o altri cetacei, insomma svolge un'attività di ricerca e monitoraggio in questo ambito.
Abbiamo, inoltre, un portale denominato «Portale delle acque», realizzato in collaborazione con il Ministero della salute; in esso sono classificate le acque potabili, quelle di balneazione, le acque termali e così via. Anche questi sono tutti prodotti estremamente fruibili e semplici da gestire da parte della pubblica amministrazione, realizzati dal Poligrafico con la loro collaborazione.
C'è un portale relativo alla normativa sanitaria, ove sono classificate tutte le norme sanitarie emanate in Italia dal 1946-1947 ad oggi: si tratta di circa 26 mila norme nazionali, regionali e comunitarie.
Un altro portale, relativo alle agenzie di viaggio, è stato realizzato con la Presidenza del Consiglio dei ministri, ed è denominato Infotrav.
Insomma, abbiamo realizzato una serie di portali e di gestioni che, si spera, rendano facile l'utilizzo da parte di alcuni settori della pubblica amministrazione di attività che costituiscono un ausilio per loro ma anche, tutto sommato, per i cittadini.
Accennavo, all'inizio del mio intervento, alla Gazzetta Ufficiale. La Gazzetta Ufficiale, come sapete, è stata in parte riformata dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
Il Poligrafico ha già prodotti che datano alla fine degli anni Novanta e vanno sotto il nome di Guritel, nei quali sono state classificate tutte le leggi italiane dal 1946 sino ad oggi. Alcune, dal 1988 sino ad oggi, cioè per circa vent'anni, sono in multivigenza; altre, dal 1975 fino al 1987, sono nella vigenza attuale e dal 1947 fino ad oggi sono nella forma in cui sono state pubblicate originariamente.
Questo prodotto, questa classificazione delle leggi operata dal Poligrafico, a nostro avviso, consente anche di aderire alle indicazioni presenti nel decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200 sulla semplificazione della normativa, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2009, n. 9. È una parte di attività, infatti, credo abbastanza ben avviata, rispetto al progetto «Normattiva», che derivava dall'articolo 107 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, che prescriveva di rendere fruibile e disponibile per tutti i cittadini, in maniera molto semplice e in forma dematerializzata, tutta la normativa dalla costituzione della Repubblica sino ad oggi.
Nella documentazione che ho consegnato troverete altre attività del Poligrafico, riviste on-line ed altre attività, anche queste fruibili da parte di tutti.
Mi pare di poter dire che, da questa breve presentazione, emerga un dato: il Poligrafico, in questi anni, ha cambiato pelle, nel senso che è diventato un'azienda di servizi per la pubblica amministrazione, alla quale fornisce un ausilio sia per le sue attività interne, sia per le attività che la pubblica amministrazione svolge nei confronti dei cittadini, cercando di renderle più semplici e fruibili.
Sono disponibile ad approfondire alcuni punti, in base alle domande dei membri della Commissione.
PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LINDA LANZILLOTTA. Ringrazio molto il dottor Gabrielli per l'interessante illustrazione. Sarebbe altrettanto interessante che questo dossier potesse essere integrato con dei dati di contabilità economica, che consentissero di capire come ogni linea di produzione incida sul bilancio complessivo del Poligrafico e quale sia il suo conto economico.
Vorrei sapere se queste attività che lei ci ha enumerato sono svolte sulla base di affidamenti diretti o mediante gara. Il Poligrafico è la terza società dello Stato operante nel settore dell'informatica che ascoltiamo, dopo la CONSIP e la SOGEI. Mi sembra di capire che, esaurita nel
tempo la sua funzione storica, il Poligrafico sia diventato una società di servizi per la pubblica amministrazione nel settore dell'information technology.
Vorrei capire, quindi, come si configura il rapporto con la pubblica amministrazione, visto che il Poligrafico produce servizi acquistabili sul mercato e non mi sembra che vi siano delle esclusive che giustifichino il rapporto in house.
Il secondo punto riguarda la carta d'identità elettronica, affidata praticamente per legge all'Istituto poligrafico. Vorrei capire qual è lo stato dell'arte. Il Poligrafico ha sostanzialmente la responsabilità di compiere e perfezionarne il processo, mentre abbiamo appena saputo dal prefetto Pria che, per una serie di vicende inerenti anche a contenziosi e a questioni giudiziarie del Poligrafico, il processo si è interrotto più volte ed è ora sostanzialmente fermo.
Mi interessa, pertanto, capire qual è lo stato dell'arte di questo processo, o meglio qual era: parlerei, infatti, al passato perché penso che sia necessario, ormai, ripensare radicalmente uno strumento fondamentale, previsto dal codice delle amministrazioni digitali, che ne definisce anche il compito. Insieme alla carta nazionale dei servizi, la carta di identità elettronica è pensata come lo strumento «per l'accesso ai servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni per i quali sia necessaria l'autenticazione informatica».
Vorrei, dunque, sapere a che punto è questo progetto. Il prefetto, ci ha informato sugli oneri direttamente sostenuti dal Ministero dell'interno e vorrei quindi chiedere quali siano stati gli investimenti fatti dal Poligrafico su questo prodotto.
Le chiedo, inoltre, se esista un piano del Poligrafico in cui siano evidenziati gli investimenti futuri, se vi sia un business plan per questa operazione, o se, invece, anche il Poligrafico l'abbia sostanzialmente fermata. Come si inserisce questo progetto nel vostro piano industriale?
Infine, un ultimo quesito sul progetto «Normattiva». Come il presidente Zaccaria ricorderà, quando abbiamo discusso il decreto-legge n. 200 del 2008 sulla semplificazione normativa, abbiamo trattato anche dei tempi entro cui avverrà la trasmigrazione dal cartaceo al supporto telematico. Vorrei sapere se voi riteniate che entro la fine di questa legislatura noi potremo vedere la conclusione di tale processo, ossia se ci sarà l'archiviazione informatizzata e il superamento della Gazzetta Ufficiale in cartaceo.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Cercherò di rispondere tenendo conto dell'ordine con cui sono state poste le domande.
Il Poligrafico, come ho detto, è stato trasformato nel 2002 in società per azioni. Dal 2001, proprio in virtù dei risultati che aveva ottenuto, in base a quanto previsto dal decreto legislativo n. 116, si sono create le condizioni economico-finanziarie per trasformarlo in Spa. Da allora fino ad oggi, il Poligrafico è sempre stato un'azienda in utile.
Il Poligrafico è stato trasformato sulla base del vecchio decreto-legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1992, n. 359, il quale prevedeva le concessioni. Il decreto, infatti, agli articoli 14 e 15, prevedeva che le aziende che, da vecchi enti economici o addirittura da enti non economici, venivano trasformate in Spa avrebbero dovuto ottenere le concessioni ventennali. Così è stato per gli aeroporti, per le autostrade e così via.
LINDA LANZILLOTTA. L'Acquedotto pugliese...
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Esatto. All'epoca lavoravo altrove, ma ho avuto modo di conoscere queste normative e le trasformazioni avvenute.
Questo, però, non è ancora avvenuto per il Poligrafico, nel senso che noi siamo ancora in attesa di ricevere le concessioni governative previste dal decreto del CIPE di trasformazione dell'Istituto in Spa. Le
carte valori - di queste parliamo, fondamentalmente, per i prodotti del Poligrafico - sono riconosciute anche dalla Commissione europea come prodotti in house, in tutti i Paesi.
Nel 2000, quando ero appena arrivato al Poligrafico, si è svolta, su questo argomento, un'indagine della Commissione europea ai sensi dell'allora articolo 92 del Trattato CE per gli aiuti di Stato, ma l'abbiamo superata tranquillamente; senza particolari difficoltà, abbiamo potuto dimostrare alla Commissione che eravamo nelle condizioni di svolgere queste attività.
Se parliamo della CIE, come dire, vorrei gli avvocati vicino, perché è un argomento ...
LINDA LANZILLOTTA. Tutti gli altri servizi che lei oggi ci ha illustrato in che regime vengono erogati? È chiaro che ci sono due ambiti di attività.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Sì, vi sono due filiere di attività. Anche queste dovevano rientrare nelle famose concessioni; nel momento della trasformazione, infatti, si danno anche le concessioni per svolgere questo tipo di attività.
Obiettivamente, quindi, oggi viviamo in una sorta di limbo, in quanto alcuni servizi i ministeri e le altre amministrazioni li affidano tramite gara, mentre altri, come dicevo, vengono ordinati direttamente, ad esempio, con il sistema MODUS per quanto riguarda la modulistica. Questa, per tradizione storica centennale, è materia del Poligrafico. Prima parlavo di oltre 20 mila prodotti classificati nei nostri computer che abbiamo solo noi; credo, quindi, che sia difficile per altri intervenire. Pertanto, come ho detto, al momento ci troviamo in una sorta di limbo per quanto riguarda questo tipo di attività.
Devo anche aggiungere, tuttavia, che questo «modellame» negli ultimi anni sta scomparendo. Le attività che svolgiamo direttamente per la pubblica amministrazione, quelle, cioè, che potremmo definire come «consumi interni» della pubblica amministrazione, solo negli ultimi tre anni si sono ridotte del 75 per cento. Guardando anche gli stanziamenti sul bilancio dello Stato che annualmente viene approvato, credo che oggi lo Stato abbia stanziato, per questi servizi, la cifra complessiva di 5 milioni di euro sull'apposito capitolo di contabilità generale che, se non ricordo male, è il 1340. Stiamo parlando, quindi, di peanut.
Solo per darvi un'idea della dimensione, in questo momento il Poligrafico ha un giro d'affari che si aggira attorno ai 450-460 milioni di euro e un risultato economico che va dai 30 ai 40 milioni di euro netti. Ha 2.200 dipendenti, dopo un dimagrimento operato negli anni. Quando sono arrivato, infatti, contava 5.300 dipendenti. L'opera di ristrutturazione, quindi, è stata fondamentalmente quella di cercare di «sistemare» oltre 3 mila unità e vendere alcune partecipazioni, circa diciassette, che il Poligrafico aveva. Queste sono state in gran parte vendute o liquidate; in ogni modo non fanno più parte del perimetro dell'azienda.
Ciò ovviamente ha consentito, da una parte, di tornare all'utile e, dall'altra, di avere il necessario cash flow per poter fare gli investimenti e, quindi, anche per proporsi come gestore, senza oneri a carico dello Stato, di sistemi complessi quali il passaporto elettronico e il permesso di soggiorno elettronico.
In questo senso, la legge n. 43 dava anche il mandato per la carta di identità elettronica.
LINDA LANZILLOTTA. Che vuol dire senza oneri?
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Significa che gli investimenti venivano finanziati, in una sorta di project financing, dal Poligrafico. In altre parole, lo Stato non faceva stanziamenti sul proprio bilancio; gli investimenti necessari per attrezzare le questure, i consolati all'estero, i posti di polizia e via dicendo, sono stati fatti dal Poligrafico, che ha provveduto anche all'addestramento del
personale, civile e non, dei commissariati, delle questure o dei consolati.
LINDA LANZILLOTTA. Mi scusi se la interrompo, ma per la carta di identità elettronica ha detto che avete attrezzato circa 2 mila punti, a fronte del fatto che ce ne sarebbero voluti come minimo 10 mila.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. No, non ho detto questo.
LINDA LANZILLOTTA. No, lo aggiungo io che ce ne volevano 10 mila, perché i comuni sono circa 8 mila, ma in più vanno considerati i consolati, le ambasciate e via dicendo. Questo è uno dei problemi per cui la CIE non è partita.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Non è questo il problema.
Distinguiamo i due o tre prodotti: li chiamo così per una sorta di deformazione.
Parlando del passaporto elettronico e del permesso di soggiorno, identifichiamo uno stesso filone; su questo abbiamo detto che abbiamo allestito, per questi due prodotti, 2.600 punti, 2.300 dei quali in Italia e poco più di 300 all'estero.
Tra l'altro, da quanto so io, vedo che siamo l'unico Paese con un così vasto numero di punti di emissione del passaporto. Non mi risulta, infatti, che vi siano altri Paesi che abbiano installato addirittura 308 punti di emissione del passaporto all'estero, come abbiamo fatto noi. Per quanto ne so, gli Stati Uniti hanno realizzato 45 postazioni all'estero; la Germania ha un unico centro, per motivi anche di sicurezza, oltre ad altri.
Il nostro Paese ha fatto una scelta diversa e noi abbiamo seguito questa scelta. Questo, dunque, non riguarda la CIE, che rappresenta, invece, una vicenda un po' kafkiana, per certi versi, se mi consentite il termine.
La CIE era partita con gli altri prodotti, con la pubblicazione della legge n. 43 il 1o aprile 2005. Questa legge, all'articolo 7-vicies ter, diceva che dal 1o gennaio 2006 avrebbe dovuto esserci la possibilità di richiedere la carta di identità elettronica.
In questo senso, il Poligrafico si è adoperato, così come per gli altri prodotti. Ha fatto, cioè, un piano industriale, lo ha presentato al Ministero dell'interno e al Ministero dell'economia e delle finanze, e se l'è fatto approvare; tutto questo in project financing, per realizzare questo tipo di attività e per allestire circa 17 mila postazioni, distribuite fra gli 8.101 comuni italiani. Ovviamente, quelli più grandi avrebbero avuto più di una postazione, quindi avevamo previsto tra le 17 e le 18 mila postazioni da mettere a disposizione sul territorio nazionale, oltre agli investimenti interni del Poligrafico e agli investimenti che lo stesso Ministero dell'interno avrebbe dovuto effettuare per gestire la banca dati.
Tutto questo è stato fatto, ovviamente, in un piano industriale, che consentisse, con l'indicazione di un valore della carta, il ritorno indietro di questi soldi.
Questi investimenti all'epoca erano stati individuati in circa 200 milioni di euro iniziali, per fare questa installazione; quindi abbiamo atteso che fosse emesso il decreto di fissazione del prezzo della carta, un elemento fondamentale per il project financing senza il quale è chiaro che nessuna azienda - soprattutto un'azienda come la nostra - può pensare di cercare finanziamenti per 200 milioni, più quelli necessari in termini di materie prime per iniziare l'attività.
Ripeto le date: la legge è pubblicata il 1o aprile 2005; a ottobre presentiamo il piano industriale; attendiamo, all'epoca, che ci sia la fissazione del prezzo con un decreto del Ministero dell'interno o del Ministero dell'economia e delle finanze. In realtà, questa fissazione del prezzo, dall'ottobre in cui è stato presentato il piano industriale, non c'è stata.
Si è avuta sostanzialmente con un decreto interministeriale del 9 maggio del 2006, quindi molti mesi dopo, e, se non ricordo male, pochi giorni dopo le dimissioni del Governo in carica. Quindi il
nuovo Governo, che si è installato dopo qualche giorno, con il Ministro dell'interno Amato, ha deciso di vedere meglio all'interno di questo progetto. Il Ministro, infatti, non era convinto - lo dico con parole povere per farmi capire - che i 30 euro che erano stati indicati come valore della carta e del progetto - ripeto, non solo per fornire la carta, ma per fornire tutte le installazioni ad essa legate - avrebbero consentito, in un arco di tre, quattro, cinque anni (perché all'epoca era questo il termine di validità della carta) al Poligrafico di rientrare dei soldi che aveva investito e di svolgere tutta l'attività necessaria per fornire ai comuni le attrezzature e l'addestramento del personale, un altro degli aspetti fondamentali.
Ripeto, per il passaporto e per il PSE (permesso di soggiorno elettronico) le persone che sono state addestrate sono circa 7 mila; quindi, a maggior ragione, questo sarebbe valso per la carta d'identità elettronica che avrebbe coinvolto, come abbiamo detto, oltre 8 mila comuni italiani.
Si è continuato, dunque, a svolgere riunioni al Ministero dell'interno per cercare di rivedere il progetto e, possibilmente, abbassarne il costo. Si è andati avanti per molti mesi su questa attività di revisione continua del prezzo della CIE, che ha portato, obiettivamente, a ritardi notevolissimi sino a che non è stato poi stabilito, nel febbraio del 2007 - se non ricordo male - un prezzo della carta a 20 euro. Io ricordo sempre che quando si parla sia di 30 euro sia di 20 euro, questo prezzo è comprensivo dell'IVA che è al 20 per cento. Quindi, in realtà, per l'azienda che produce e che realizza il progetto - qualunque essa sia, Poligrafico od altri - bisogna sempre scorporare l'IVA che, nel caso dei 30 euro, ovviamente, è di 5 euro, nel caso dei 20 è di circa 3,5 euro.
Si è, dunque, proceduto in questo modo, in attesa che il quadro istituzionale fosse completato.
Quando è stato emanato il decreto interministeriale del 16 febbraio 2007, di fissazione del prezzo a 20 euro, è stato rimodellato il piano industriale, perché i 20 euro, che poi sarebbero diventati 16,5, non potevano più reggere il piano industriale precedente, cioè quello di realizzare 17 mila installazioni, di creare cinque centri di emissione che avrebbero coperto una serie di comuni distribuiti in tutta Italia, di compiere una serie di backup all'interno del Poligrafico. Il piano industriale, dunque, è stato rifatto perché fosse compatibile con questo nuovo valore.
Nel frattempo, però, era emerso anche un altro argomento, ossia quello di rivedere le norme tecniche sottese all'emissione della carta, relative alla sicurezza e così via. I ministeri, e in modo particolare il Ministero dell'interno in coordinamento con il Ministero dell'innovazione tecnologica, insieme ad altri ministeri anche economici come, appunto, il Ministero dell'economia e delle finanze, hanno cominciato a lavorare, anche col nostro supporto e col supporto di altri, alle nuove norme tecniche. Ricordo che queste, in realtà, erano state emanate in precedenza nel luglio del 2000; la carta, infatti, era un progetto vecchio, non nuovissimo, non di oggi.
Il Poligrafico, dopo l'emanazione nel luglio del 2000 delle norme tecniche di emissione, che facevano seguito ad un precedente decreto del Governo dell'epoca del 1999, che si rifaceva alla legge n. 127 del 1997 e così via, ha svolto una serie di sperimentazioni sulla carta prima di arrivare alla standardizzazione e all'industrializzazione del progetto.
Nel 2001, quindi, è partita una prima sperimentazione con un numero limitato di comuni; dal 2003 al 2005 è partita una seconda sperimentazione che ha coinvolto un centinaio di comuni in giro per l'Italia, dove sono state emesse circa 2 milioni di carte.
Si è proseguito, anche in attesa che il progetto fosse industrializzato, a fare altre sperimentazioni con altri comuni, tant'è che ad oggi le carte in circolazione sono circa 3,5 milioni, grazie ad alcuni comuni che hanno partecipato a questa sperimentazione.
Nel 2007, dunque, come dicevo, ci si pone il problema di rendere più moderne e più attuali queste norme tecniche. Pertanto,
si fissava il prezzo, ma si ripartiva da capo, perché, in attesa di emanare queste norme tecniche, obiettivamente non era possibile dare inizio ai lavori, quindi superare la fase sperimentale. Questa, lo ricordo, prosegue tuttora, con un quantitativo molto limitato, cioè 300-400 mila carte di identità elettroniche l'anno, ma ovviamente riguarda, come ho detto, un numero molto contenuto di piccoli e medi comuni; oppure, nel caso dei comuni grandi, è limitata a qualche municipio o a qualche quartiere, quindi non è diffusa su tutto il territorio.
Cerco di essere sintetico, perché questa vicenda la definirei un romanzo.
LINDA LANZILLOTTA. Veniamo ai giorni nostri.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Queste norme tecniche sono state finalmente emanate nel novembre del 2007. Nel dicembre 2007 il Poligrafico scrive i bandi di gara per poter attuare il progetto. C'è il prezzo, ci sono le norme tecniche, realizziamo il progetto.
A questo punto ci sono state alcune vicende anche di carattere giudiziario, perché in attesa di capire se questo progetto sarebbe partito o meno, è stata costituita una società che per due anni non ha potuto fare nulla poiché, dato che il progetto non era partito, questa non poteva svolgere alcun tipo di attività. Il Poligrafico, proprio perché questa società non poteva partire, ad un certo punto l'ha liquidata. Era una società di scopo, fondamentalmente un consorzio; di questa faceva parte una società di Finmeccanica, oltre alle Poste e ad altri soggetti.
La Finmeccanica si è opposta a questa liquidazione, quindi in realtà il cosiddetto contenzioso tra noi e Finmeccanica è nato dal fatto che il progetto non è partito, non dal fatto che la società sia di intralcio al progetto, perché se il progetto fosse partito, ovviamente noi non avremmo messo in liquidazione questa società che era diventata inutile.
Questa scelta è nata anche per un altro motivo: la normativa comunitaria, infatti, nel frattempo - questa società era stata costituita nel 2005 - aveva mutato completamente l'indirizzo sull'in house. Poiché la società di Finmeccanica non era stata scelta con una gara, forse se il progetto fosse partito immediatamente, avremmo potuto contare sul fatto che la normativa non era ancora particolarmente consolidata...
LINDA LANZILLOTTA. Nemmeno il Poligrafico è stato scelto...
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Il Poligrafico è stato scelto per legge. Dopodiché, le leggi si possono modificare...
LINDA LANZILLOTTA. Scegliere un soggetto per legge...
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Io sono il meno adatto a parlare di questo. Sono nel posto dove le leggi si fanno! (Commenti dell'onorevole Lanzillotta). Forse, può darsi, non lo so.
Anche questi sono documenti di sicurezza. In nessun Paese è stata fatta un'attività di questo tipo con una gara internazionale. Prima di mettere in mano un progetto ad una società qualunque, che può venire da qualunque Paese, forse, per la sicurezza di un Paese, io personalmente farei attenzione. Comunque, io applico e attuo le leggi, quando mi capita, ma non spetta a me farle.
È ovvio che noi, che svolgiamo questa attività, siamo una società di servizio al 100 per cento dello Stato. Il problema di Finmeccanica - non spetta a me trattarlo, lo accenno soltanto - è che è una società solo parzialmente dello Stato, che ha quasi il 70 per cento di azionariato privato, e per questo, da quel che so io e da quel che dicono i giuristi, non è riconosciuta come società in house.
LINDA LANZILLOTTA. Chiedo scusa, è un punto molto delicato, per cui vorrei approfondire questo passaggio. In virtù
della considerazione che lei faceva sui profili di sicurezza che legittimavano, anzi, in qualche modo imponevano la scelta di un contraente pubblico, perché allora il Poligrafico ha fatto una società con altri soggetti a partecipazione privata per svolgere quelle funzioni che gli erano state attribuite dallo Stato in ragione della sua natura pubblica?
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Perché la legge, in realtà, consentiva questo. La legge di conversione n. 43 del 2005 - se la ritrovo la potrei anche leggere - consentiva di stringere accordi, lo diceva espressamente...
LINDA LANZILLOTTA. Io volevo chiedere una sua considerazione sull'argomento che lei portava, cioè sulla necessità di affidare un incarico ad un soggetto che garantisce la sicurezza in quanto partecipato al 100 per cento dallo Stato.
Adesso lasci perdere la legge, però c'era una contraddizione in questo elemento. Lei dice che si giustifica per legge il contraente pubblico, in quanto garantisce la sicurezza; tuttavia, quella stessa norma dice anche che il contraente pubblico può svolgere questo lavoro, di cui va garantita la sicurezza per lo Stato, con dei privati. Questo, allora, non mi torna.
PRESIDENTE. Le contraddizioni, dunque, sono all'interno della legge. Mi pare che il dottor Gabrielli abbia detto che la legge va applicata in ogni sua parte. In ogni modo, sentiamo la risposta.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Leggo il comma 3 dell'articolo 7-vicies quater del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, che espressamente dice che: «è in facoltà dell'Istituto poligrafico di stipulare accordi o indire gare con pubbliche amministrazioni ed anche con soggetti privati, anche allo scopo di estendere l'operatività delle carte valori alla fruizione di servizi, ivi compresi quelli di natura privatistica».
Credo, quindi, che all'epoca si volesse far sì che la carta d'identità fosse uno strumento come la carta nazionale di servizi e potesse svolgere un ruolo anche per la fruizione di determinati servizi presso i comuni, presso altre amministrazioni o anche presso privati. Poiché vi era la volontà di incrementare questi servizi, uno strumento semplice come la carta d'identità, che è così familiare nella tradizione italiana, certamente era lo strumento più facile.
In Italia girano circa 42-43 milioni di carte di identità, in questo momento prevalentemente cartacee. È chiaro che se un comune volesse fornire dei servizi, la maniera più semplice sarebbe proprio quella di fornirli attraverso la carta di identità, nel momento in cui questa fosse elettronica, come è accaduto nei comuni sperimentatori.
Molti dei comuni che hanno svolto la sperimentazione, essendo questo un mondo tutto nuovo, hanno obiettivamente potuto inventarsi e offrire una serie di servizi per il cittadino che credo siano utili. C'è chi lo usa per l'iscrizione dei figli alle scuole, chi per pagare i parcheggi, chi per pagare le tasse; c'è stata una serie di attività che penso abbiano agevolato la vita dei cittadini. Inoltre, in luogo della famosa documentazione che il cittadino si deve portare dietro ogni volta che chiede qualche servizio ad una amministrazione - questo lo sapete meglio di me, non lo voglio ripetere - la carta d'identità, probabilmente, se fosse stata emessa per tutti i cittadini, sarebbe stata uno strumento di indubbia facilitazione. Eravamo arrivati al punto di indire delle gare.
Mi ricordava il collega che, quando è stata pubblicata questa legge, il 1o aprile 2005, veniva indicato il 1o gennaio 2006 come data di inizio dell'attuazione. In tale data avremmo dovuto realizzare il passaporto elettronico, il permesso di soggiorno elettronico e la carta di identità elettronica, quindi c'era anche un problema di urgenza. Per questo la legge, probabilmente, consentiva una serie di operazioni
che, forse, con la normativa comunitaria - che però all'epoca non era così pregnante e puntuale, oggi la vediamo quattro anni dopo - non è stato possibile realizzare. La normativa italiana, il decreto legislativo n. 163, è di un anno e mezzo dopo. C'è stata, quindi, un'evoluzione sulla questione; allora c'era un carattere di urgenza, di immediatezza, di voglia di fare.
Mentre, tutto sommato, si è riusciti a realizzare gli altri due prodotti, la carta di identità elettronica non è stata poi fornita, non saprei neppure dirne il motivo, perché francamente non lo ho capito nemmeno io. Ad un certo punto, infatti, si è bloccato tutto questo processo, con vari tentennamenti di carattere amministrativo.
Dopo aver indetto i bandi di gara comunitaria nel 2007, per poter avere la disponibilità dell'hardware, del software, della logistica e quanto altro era necessario per l'installazione di queste attrezzature, in realtà in quel momento le gare stavano andando avanti.
Questo al di là degli aspetti giudiziari, che secondo me sono irrilevanti in tutto questo. Selex, che è una società di Finmeccanica, litiga con noi perché il progetto si è bloccato e non si è potuti andare avanti, e rivendica oggi la possibilità di portarlo a termine, esito che, per la verità, a me sembra difficilmente raggiungibile.
Nel momento in cui queste gare erano avanti nel tempo - c'è stata anche l'opposizione di Selex al fatto che noi facessimo le gare - è uscito il decreto-legge n. 112, convertito dalla legge n. 133, con la quale la carta di identità improvvisamente, da quinquennale, diventava decennale.
Non solo, ma anche la validità delle carte «cartacee» passava da 5 a 10 anni, quindi improvvisamente, questi ricavi, sul cui flusso si reggeva l'intero piano, provenienti dal fatto che i cittadini italiani sostituivano o facevano per la prima volta la carta in un numero di 8-9 milioni - questo è il trend che noi, come produttori della carta cartacea, abbiamo - non c'erano più. Improvvisamente, queste cifre passavano dai circa 9 milioni di carte stimate all'anno, a 450-500 mila pezzi l'anno. E questo non può essere sostenuto da nessun piano industriale; nessuno si mette a investire 200 milioni di euro per cinque anni per ricevere niente indietro.
LINDA LANZILLOTTA. Come nasce il decreto-legge n. 112?
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. L'interrogato sono io, ma posso fare l'interrogante: come nasce il decreto 112?
PRESIDENTE. Grazie a questo scambio di valutazioni, il problema è diventato assai interessante anche per chi partecipa più da lontano.
Approfitto, di questa interruzione per invitarla, dottor Gabrielli, a voler gentilmente concludere, perché siamo legati alla ripresa dei lavori dell'Aula.
Se poi avesse della ulteriore documentazione, oltre a quella già consegnata, che ci consentisse di approfondire la questione, le chiederei di trasmetterla ai nostri uffici.
LAMBERTO GABRIELLI, Amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Sono sempre disponibile.
Concludo rapidissimamente, sulla carta di identità, argomento che speravo di non trattare, visto che sono stato preceduto dalla dottoressa Pria che, come Ministero dell'interno, sicuramente ha riferito tutto.
Obiettivamente, il progetto si è arenato su questo aspetto, perché non c'è un progetto industriale, a elaborazione del Poligrafico, che consenta a un'azienda qualsiasi - non solo al Poligrafico - di finanziare oggi l'attivazione della carta d'identità elettronica, perché di fatto per cinque anni non ci sono emissioni di carte.
Vorrei semplicemente ricordare, visto che la produciamo, che la carta cartacea è un progetto di fine guerra del 1948-50, che non ha alcun elemento di sicurezza. Noi andiamo in giro con la nostra carta d'identità - anch'io ho lasciato all'entrata la mia carta di identità cartacea - e sappiamo benissimo che è carta valori ma
non è carta filigranata, non ha inchiostri di sicurezza ed è, purtroppo, facilmente duplicabile da chiunque: temo che sia un prodotto superato. Come ho detto, lo fabbrichiamo noi e, quindi, lo posso criticare.
Inoltre, noi siamo periti ufficiali di quasi tutti i tribunali italiani, quindi molto spesso ci troviamo a dover andare a verificare l'autenticità di queste carte e incontriamo dei veri drammi umani; coloro ai quali viene sottratta una carta, con cui poi vengono fatte delle transazioni, si trovano in guai veramente seri.
Questo lo do come testimonianza; dopodiché, lo ripeto, non spetta a me fare le leggi.
PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Gabrielli e tutta la delegazione dell'Istituto poligrafico dello Stato.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.