Sulla pubblicità dei lavori:
Bruno Donato, Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'INFORMATIZZAZIONE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Seguito dell'esame del documento conclusivo:
Bruno Donato, Presidente ... 2 4
Volpi Raffaele (LNP) ... 2
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 11,30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.
RAFFAELE VOLPI. L'indagine conoscitiva ha avuto, a mio avviso, aspetti estremamente interessanti, perché abbiamo avuto modo di confrontarci con tutti gli attori coinvolti nell'informatizzazione della pubblica amministrazione. Credo che ciò vada a merito della scelta dei soggetti da audire, dal momento che la completezza con la quale abbiamo approcciato l'argomento ci ha potuto fornire un quadro complessivo di assoluto interesse.
Al riguardo, ci sono alcuni elementi che, se ho ben capito, potranno essere meglio specificati, eventualmente anche attraverso una risoluzione che potremmo presentare a corredo del documento e che potrebbe specificare alcuni elementi dell'intervento svolto dalla collega Lanzillotta nell'ultima seduta, che, peraltro, contengono specificazioni relative ad alcuni riferimenti del documento stesso.
Dovremmo anche analizzare, nella parte politica del documento da presentare, gli aspetti di coordinamento delle politiche dell'informatizzazione della pubblica amministrazione. Senza attribuire colpe né dolo, ritengo che ci siano responsabilità piuttosto estese sull'interpretazione che si è voluta dare nell'organizzare gli interventi su questo settore: ci sono fornitori privati e grandi aziende, la parte Stato che interviene in forme più o meno dirette di coordinamento o di tentativo di coordinamento, e infine gli enti locali, che sono del tutto diversificati fra di loro e hanno diverse capacità di approcciarsi alla nuova sistemizzazione del lavoro.
Credo che su questo punto si sia riscontrato - è forse la parte fondamentale - una profonda divergenza fra ciò che è considerabile come mercato dell'informatizzazione (parlo dei sistemi software e non tanto dell'hardware) e le capacità di ricezione e di preparazione all'interno dell'ente pubblico per essere in grado di fruire concretamente di tali servizi. Di fatto, mancano alcuni elementi, secondo noi centrali, anche nella funzionalità di passaggio fra un ente pubblico e un altro. È palese che non possono esserci protocolli diversi semplicemente perché un ente locale, un comune o una provincia, si rivolge a un fornitore che usa un dato tipo di linguaggio e che, quando si è concluso il rapporto, magari a livello provinciale o addirittura consortile - come capita, peraltro -
e finanziato con fondi regionali, ci si accorge che i venti o trenta comuni non sono in grado di dialogare né con lo Stato, né con gli enti statali, né, tanto meno, con i comuni limitrofi.
La sintesi politica del prodotto che dovremo garantire al Parlamento dovrà incentivare la capacità di raccordo anche dal punto di vista delle specifiche che bisogna fornire, che devono essere sempre più unitarie. Non si può accusare una difficoltà tale da portare all'impossibilità di concertazione fra chi deve utilizzare gli stessi sistemi.
Ovviamente, si deve parlare di investimenti, che, in questo caso, all'interno della macchina pubblica, sono stati per molti anni lasciati all'immaginazione del loro potenziale risultato produttivo: mi riferisco a quelli destinati alla formazione. Vi è, infatti, una capacità di utilizzo dei sistemi informatici molto diversa a seconda delle generazioni di lavoro intervenute negli enti pubblici. All'interno di alcuni comuni o dei ministeri ci sono funzionari che ancora oggi avrebbero bisogno di alfabetizzazione informatica, mentre le nuove generazioni hanno un'immediata capacità di utilizzo del sistema informatico. Vi è, dunque, una difficoltà a uniformarsi, perlomeno su minime basi, compiendo grossi investimenti in formazione.
Abbiamo sentito nel corso dell'indagine conoscitiva i rappresentanti di ANCI e di UPI sostenere di aver stanziato cospicui investimenti. Penso che una capacità di raccordo da parte dello Stato, senza che si intervenga in maniera cogente, ma con un indirizzo condiviso con gli enti locali e con le regioni, debba portare anche a una forma di protocollo comune su come svolgere la formazione.
Il problema - lo ricapitolo - è, da una parte, il sistema mercato, che non può proporre troppi sistemi diversificati, perché gli enti si trovano poi ad avere protocolli diversi, che non dialogano; dall'altra, l'incentivazione di una parte di formazione, che diventa un elemento essenziale. Non da ultimo, credo che si debba ragionare sulle nuove tecnologie che avanzano e che non possono vederci, come sempre, in stato di arretratezza dell'approccio. Non intendo semplicemente l'infrastrutturazione stabile, come la banda larga o le reti, ma anche i nuovi sistemi.
Penso che siano state estremamente interessanti le audizioni di grandi aziende - ricordo Google o anche Microsoft - le quali, peraltro, hanno dato un'impostazione a un ragionamento ormai palese, che, nonostante sia ancora in fase di ricerca, molto presto ritornerà a essere immediatamente fruibile. Mi riferisco alla «nube informatica», cioè alla sintetizzazione, attraverso sistemi sempre più leggeri a livello di hardware, che consenta la possibilità di raccogliere dati in maniera virtuale e di non prevedere investimenti eccessivamente consistenti per i personal computer in sede fissa, quanto per quelli utilizzabili. In tal modo, si potranno raccogliere dati e interagire con i sistemi più avanzati con investimenti di infrastrutturazione. È vero che, in questo momento, si parla dell'hosting già utilizzato, ma quello che verrà implementato in futuro sarà molto più complesso e
avrà anche una capacità di raccolta complessiva dei dati enormemente superiore a quella permessa attualmente dagli hosting su server.
Questi sono i dati essenziali. Occorre sicuramente esercitare stimoli, il che è emerso anche dal documento - ringrazio per la sua redazione, non semplice nell'intento di mettere insieme tante audizioni - e credo che vadano anche ricapitolati, in termini politici, i centri di responsabilità da un punto di vista sia tecnico, sia del mercato e quindi degli acquisti, sia del coordinamento formale, con riferimento a protocolli sulle capacità di lavoro.
Sicuramente abbiamo la necessità di stimolare questi passaggi, non dimenticandoci che siamo noi - intendo come parte pubblica e, quindi, come cittadini - a dover condizionare il mercato, e non il mercato a dover condizionare la pubblica amministrazione. Il mercato deve mettere a disposizione, con un regime di concorrenza, prodotti che servano alla pubblica amministrazione: mi esprimo in termini critici, perché credo che, come me, molti
colleghi, che hanno avuto rapporti con gli enti locali in questi anni, sappiano quanto materiale inutile, a livello sia di hardware, sia, a maggior ragione, di software, sia stato venduto ai comuni, alle province e agli enti locali.
Occorre certezza. Ci sono alcuni prodotti di ottimizzazione del lavoro degli enti locali - porto due brevi esempi, presidente - come l'informatizzazione sui SIT (Sistemi informativi territoriali), che consentono di inserire piani regolatori e di sicurezza, nonché l'integrazione sui sistemi culturali. Sono di grande interesse, però bisogna che cerchiamo tutti insieme di stabilire quali siano i sistemi che interessano al pubblico. Non possiamo avere a riferimento il privato, che tutti i giorni inventa un prodotto e poi va a regalarlo - a suo avviso - all'ente locale, il quale poi non lo utilizza.
Penso che questi passaggi siano centrali, perché credo che ci giochiamo il futuro dell'utilizzo del pubblico nel nostro Paese.
Finisco con una nota, che non è polemica ma critica: dal punto di vista centrale - il riferimento è ovviamente rivolto ai ministeri, che si occupano, ormai tutti, di rapporti con i sistemi informatici - serve maggior coordinamento. Abbiamo sentito alcuni proclami di troppo, in alcune occasioni. Penso che occorrano più coordinamento, più certezza e alcuni manifesti in meno. In tal modo, potremo creare un'amministrazione - non fra alcuni anni, ma anche domani mattina, se vogliamo - più snella e più capace, con personale efficace ed efficiente e credo che l'introduzione di nuovi sistemi possa garantire anche una maggiore motivazione nei funzionari.
PRESIDENTE. Nessun altro ha chiesto di intervenire.
La proposta di documento verrà quindi predisposta tenendo conto delle integrazioni suggerite da quanti sono intervenuti. Mi auguro che entro l'inizio della prossima settimana il nuovo testo proposto possa essere posto in distribuzione ed eventualmente approvato.
Rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 11,40.