Sulla pubblicità dei lavori:
Nirenstein Fiamma, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANTISEMITISMO
Seguito dell'esame e approvazione del documento conclusivo:
Nirenstein Fiamma, Presidente ... 4 5 7
Bressa Gianclaudio (PD) ... 6
Corsini Paolo (PD) ... 5
Ferrari Pierangelo (PD) ... 3 4
Mantini Pierluigi (UdCpTP) ... 7
Pianetta Enrico (PdL) ... 6 7
Volpi Raffaele (LNP) ... 6
ALLEGATO: Documento conclusivo approvato ... 9
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A.
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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 8,35.
(Le Commissioni approvano il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, il seguito dell'esame del documento conclusivo.
Nella serata di ieri è stata diffusa via e-mail dagli uffici la proposta di documento conclusivo nella formulazione risultante dal recepimento delle modifiche proposte nel corso della seduta di ieri.
Chiedo, quindi, ai colleghi se intendano formulare osservazioni sul nuovo testo.
PIERANGELO FERRARI. In questa mia osservazione di carattere generale, salvo un paio di appunti più specifici al testo, farò riferimento al documento precedente perché l'ultima bozza mi è arrivata in un orario che non mi ha consentito di rivederla. Se, rispetto a ciò che sto per dire, alcune modifiche sono già intervenute, avvertitemi e ritirerò immediatamente l'osservazione.
Intanto vorrei esprimere un non formale e non scontato compiacimento per il buon lavoro fatto. Il lavoro del Comitato non è stato inutile. Mi sembra che sia il risultato non soltanto di un lavoro, ma anche di una passione, tanto più apprezzabile quanto più fa riferimento a una delle questioni fondamentali che attraversano la storia dell'Occidente, con cui noi possiamo non fare i conti. È un buon lavoro senz'altro, senza reticenze e senza riserve.
Ci sono alcune questioni che io vorrei sottoporvi, forse alcune correzioni. Per esempio, mi pare che una data non sia corretta: laddove si fa riferimento agli episodi avvenuti a Malmö in occasione della partita di Coppa Davis tra Svezia e Israele, credo che si tratti del 2009 e non del 2010. Questa è una sciocchezza, si intende. L'incontro avviene poco dopo l'operazione «Piombo fuso» nella striscia di Gaza, in ragione della quale ci fu l'insorgenza di proteste di cui si parla anche nel testo.
Ci sono altre questioni forse non meno banali di questa.
Come dicevo, più sostanziale è la questione relativa al caso italiano che non è irrilevante nella storia dell'antisemitismo in Europa. Mi pare poco sbrigare in una riga e mezza la questione con questa formula: «L'antisemitismo italiano è riconducibile ad alcune matrici ben riconoscibili, a partire da taluni settori della Chiesa cattolica».
Quel «taluni» è di una compiacenza quasi reticente. Non vorrei ricordare seri testi storici che hanno descritto i fiumi profondi che hanno attraversato la cultura
cattolica, anche recente, da Pio IX a Pio XI. Che resti, ma è una scelta tutta politica di una compiacenza perfino eccessiva. Non si è voluto scavare più in profondità. Ma non è questa la questione che mi sta a cuore.
La questione che mi sta a cuore è quella che fin dall'inizio, partecipando alle prime fasi dei lavori del Comitato, ho avvertito come fondamentale, cioè il rapporto tra le insorgenze antisemite e la critica alle politiche dello Stato di Israele. Devo dire che un confine opportuno è stato tracciato. Non è esplicitata la tesi, che sarebbe stata inaccettabile, per cui ogni critica allo Stato Israele è antisemitismo. Questo non c'è.
PRESIDENTE. È scritto a chiarissime lettere...
PIERANGELO FERRARI. Presidente, conoscendola la pregherei con molto affetto - che non ho, ma che dichiaro - di lasciarmi terminare l'intervento e di intervenire alla fine. Lei non è una maestra e io soprattutto non sono un allievo. Quando avrò finito, dirà quello che vuole. Finché ho la parola, parlo con la richiesta di non essere interpellato o corretto, né con la matita rossa né con quella blu.
FURIO COLOMBO. Qui non usiamo mai questo tono, ma va bene lo stesso.
PIERANGELO FERRARI. Onorevole Colombo, se c'è una persona che non può alzare il dito sui toni in questa Aula credo che sia lei più di tutti. Anche lei lasci parlare senza interrompere e dare giudizi sui toni (Commenti).
Sto parlando di una questione, non di un capitolo.
La questione non è irrilevante dal mio punto di vista e andrebbe approfondita con qualche maggiore attenzione, alzando questo confine che è stato inserito nel testo. Anche soltanto nella forma di un riferimento alle audizioni, mi sembra che si ceda un poco al rischio di interpretare in chiave antisemita manifestazioni, episodi e circostanze che hanno visto proteste anche radicali, anche di massa, anche inedite nei confronti della politica dello Stato di Israele.
Che quelle proteste fossero in rapporto con la politica dello Stato d'Israele e non con una cultura antisemita viene dichiarato - cito anch'io la relazione, che apprezzo - all'inizio della relazione, per esempio, nel paragrafo «Il contesto dell'indagine conoscitiva», laddove si fa riferimento all'incremento del fenomeno in Europa: «nei soli primi tre mesi del 2009 si sono verificate aggressioni di stampo antisemita più che nell'intero arco del 2008. Tale incremento è da porre in relazione, secondo gli autori del rapporto, con la reazione all'intervento militare di Israele nella Striscia di Gaza».
Si definiscono aggressioni di stampo antisemita, ma un riferimento a politiche dello Stato Israele c'è. Anche se tra la politica dello Stato di Israele e insorgenze autenticamente antisemite esiste un rapporto - e tornerò, concludendo, su questa questione -, forse non tutti questi episodi sono riconducibili a un'insorgenza antisemita.
Cito un paio di episodi su cui mi permetto di manifestare delle perplessità, avendo raccolto un minimo di informazioni. Si fa riferimento alla manifestazione del 2011 a Milano Unexpected Israel; ho chiesto lumi all'onorevole Fiano, il quale mi ha risposto che ci sono state proteste da parte dei centri sociali, ma che non possiamo definirle antisemite. Si è trattato di manifestazioni di un radicalismo molto aggressivo nei confronti dello Stato di Israele, ma che neppure arrivano all'antisionismo e non mettono in discussione l'esistenza stessa dello Stato di Israele.
Un altro episodio è stato citato in un'audizione, ma se l'audizione viene fatta propria da una relazione in qualche modo la comprende. All'inizio, laddove ho fatto la precedente citazione sull'insorgenza di vicende antisemite in Europa nel 2009, si fa riferimento al già citato episodio della partita di Coppa Davis tra Svezia e Israele, disputata a porte chiuse a causa delle veementi manifestazioni anti-israeliane.
Questo è un episodio molto importante. È stato importante in via di fatto e anche come occasione di riflessione. Ho letto su Internet le polemiche e i commenti su quella vicenda. Il sindaco socialdemocratico (e non nazista) di Malmö, Ilmar Reepalu, fece dichiarazioni probabilmente discutibili, però imputò quelle manifestazioni soltanto a una critica alla politica dello Stato di Israele, e in particolare all'operazione «Piombo fuso» nella Striscia di Gaza chi si era chiusa poche settimane prima.
Non entro nel merito di quell'operazione, giusta o sbagliata che fosse. Non posso dimenticare che scattò in conseguenza delle migliaia di missili di Hamas lanciate sul territorio di Israele, e ritengo assolutamente condivisibile, comprensibile e legittimo il diritto dello Stato di Israele di difendere la propria integrità, non solo la propria esistenza. Una risposta doveva essere data. Lo dico perché lo penso.
Forse fu una risposta sproporzionata, la discussione politica è aperta. Ci furono reazioni in tutto il mondo, come ci sono state in rapporto a tanti interventi militari. La mia generazione è cresciuta politicamente e ha compiuto scelte politiche in ragione del Vietnam. Eravamo antiamericani? Può darsi; se lo eravamo, io mi sono liberato da quella cultura. Ma erano reazioni a politiche e a interventi militari.
Cito Malmö perché c'è un passaggio decisivo per la questione politica che riguarda l'Europa. È una città di 270 mila abitanti, per un terzo stranieri e per un quinto musulmani. Un intero quartiere, Rosengarten, quello dove tra l'altro è nato Zlatan Ibrahimovich, è un quartiere ad alta disoccupazione, in cui il radicalismo islamico ha fatto proseliti. Quelle manifestazioni, quei quattromila manifestanti che cercarono di impedire la partita di tennis avevano un atteggiamento che nasceva dalla loro condizione, dall'ostilità verso lo Stato di Israele, da frustrazioni, da critiche politiche anche radicali, ma davvero la matrice è antisemita?
Tornando al punto iniziale, la relazione è apprezzabile perché dichiara un confine, che deve restare netto, tra critica allo Stato di Israele e antisemitismo e sottolinea in modo chiaro che non necessariamente la critica allo Stato di Israele e alla sua politica è antisemitismo. Questo confine diventa labile in alcuni punti, si smarrisce, si opacizza. Io lo alzerei, dichiarerei con più nettezza questa distinzione. Non tutto ciò che nel mondo è stato ed è critica allo Stato di Israele automaticamente è antisionismo. Non è contestazione del diritto all'esistenza dello Stato di Israele, non è soprattutto antisemitismo.
Questa è la questione principale che mi sembra contenuta nel rapporto.
PRESIDENTE. Mi dispiace interromperla, onorevole Ferrari, ma rimangono pochi minuti prima della chiusura della seduta. Forse è il caso di lasciare spazio agli altri colleghi.
Chiunque voglia intervenire ha a disposizione un minuto, un minuto e mezzo, non di più.
PAOLO CORSINI. Al di là della questione generale che ha proposto il collega Ferrari, trovo del tutto condivisibile l'osservazione linguistica che investe il passaggio relativo a «taluni settori» della Chiesa cattolica. È assolutamente indubitabile sotto un profilo storico; basterebbe citare La civiltà cattolica, la rivista dei Gesuiti, o una serie di personalità e personaggi. Io suggerirei di modificare il termine, perché sono stati coinvolti settori anche assai autorevoli della Chiesa cattolica in passato. Nel documento è detto molto nettamente che con la Nostra Aetate e con le scelte di Giovanni Paolo II la Chiesa cattolica si posiziona in un atteggiamento assolutamente non riconducibile all'antisemitismo.
La mia è semplicemente la sollecitazione a trovare un attributo più veritiero.
PRESIDENTE. Ieri abbiamo avuto tutto il tempo di intervenire, così come nelle sedute precedenti. Quella odierna è stata convocata per verificare le modifiche al testo suggerite nella giornata di ieri - proceduralmente di questo si tratta - prima di votare. Mi sembra che fosse questo l'intento del nostro incontro.
A meno che non ci siano altri brevissimi interventi, inviterei quindi i colleghi a procedere alle dichiarazioni di voto e poi al voto stesso.
RAFFAELE VOLPI. Sarò brevissimo. Noi eravamo disponibili a votare anche ieri mattina, sebbene, come ho detto, il documento sia molto complesso.
Tuttavia, non mi sento nella maniera più assoluta di sminuire le dichiarazioni dei colleghi, anche quelle di questa mattinata.
Ciò detto, per il lavoro che è stato fatto in particolar modo da lei, ritengo che sarebbe brutto concludere con l'astensione di alcuni colleghi.
Credo che si debba trovare una soluzione intelligente perché questo lavoro è stato compiuto da tutti con grande partecipazione, e in particolare da alcuni colleghi che stamattina sono intervenuti e che sono sempre stati presenti a tutti gli incontri e a tutte le audizioni.
Il nostro voto è favorevole, ma invitiamo a tenere presente che sarebbe bene ottenere il voto di tutti i colleghi.
GIANCLAUDIO BRESSA. Prima vorrei fare un'annotazione procedurale. Questa mattina non dobbiamo prendere o lasciare; se ci sono osservazioni che possono essere inserite nel documento, credo che non sia assolutamente un problema.
Venendo alla dichiarazione di voto, diamo atto in maniera molto convinta dell'ottimo lavoro che è stato compiuto, soprattutto in ragione della straordinaria complessità del tema che si è voluto affrontare, fermo restando che non possiamo sottacere alcune valutazioni che, a nostro avviso, avrebbero dovuto essere maggiormente sottolineate.
Una è stata ricordata nell'intervento del collega Ferrari. Forse si sarebbe dovuto sottolineare di più, cosa che peraltro in quest'ultima edizione del testo, rispetto alle precedenti, appare sicuramente fatta in modo migliore e più completo, che il parallelismo tra critica alle politiche dello Stato di Israele e antisemitismo non è sostenibile. Come ripeto, in questo documento molta strada è stata fatta in questa direzione e il chiarimento può senz'altro considerarsi soddisfacente.
Varrebbe la pena, però, lasciare agli atti, come nostra osservazione, che forse una questione meritava un maggiore approfondimento. Il fatto che la questione palestinese sia ancora un problema aperto e non risolto poteva essere più compiutamente richiamato all'interno di questo rapporto.
Ciò detto, prendendo atto della qualità del lavoro fatto, dell'importanza delle conclusioni e dell'utilità che questo documento potrà avere, come alcuni colleghi ricordavano nella seduta di ieri, se opportunamente distribuito e conosciuto, il nostro voto sarà favorevole.
ENRICO PIANETTA. Mi riallaccio alla questione sollevata dal collega Ferrari e ripresa dal collega Corsini, cioè il riferimento «taluni settori» della Chiesa cattolica. Se è possibile fare un emendamento, proporrei una soluzione di questo genere: «a partire da alcuni ambienti cattolici, anche autorevoli». In questo modo potrebbe esserci un migliore chiarimento anziché la genericità opportunamente riscontrata dal collega Ferrari. Non so se così abbiamo interpretato anche le considerazioni dell'onorevole Corsini.
Dopo di che, in pochi secondi anch'io ringrazio la presidente, gli uffici e tutti coloro che hanno lavorato a questo testo. Indubbiamente il tema è quanto mai ampio. Lo sforzo è stato quello di trovare un equilibrio e una modalità di affrontare un tema così delicato, anche in ragione della capacità di poter operare successivamente. Apprezzo, quindi, il fatto di avere ripristinato il riferimento alle proposte di lavoro.
L'analisi è stata molto estesa, ma pur con tutte le complicazioni e le difficoltà di affrontare ampiamente il tema, scendendo anche nello specifico, mi pare che il lavoro così fatto abbia avuto l'apprezzamento generale di tutti.
Pertanto, anche il voto del Popolo della Libertà sarà favorevole.
PIERLUIGI MANTINI. Intervengo per esprimere certamente il voto favorevole del gruppo dell'Unione di centro su questo rapporto.
Non sempre abbiamo potuto partecipare a tutta la complessità dell'indagine. Tuttavia, il risultato è di grandissimo valore ed è un risultato innovativo nel rapporto tra Parlamento e società. Auspico, quindi, anch'io che sia fatto un uso appropriato di questo documento.
Per certi versi, crediamo persino meglio che alcune questioni politicamente rilevanti non siano affrontate funditus. La questione israeliano-palestinese nell'attuale fase è forse un nodo che esula dagli intenti di questo rapporto.
In conclusione, scusandomi se sono sbrigativo, io eliminerei tutto quel breve periodo, non solo il riferimento ai «taluni» settori della Chiesa. Per quanto alcuni aspetti vengano ripresi, è un giudizio troppo tranchant, troppo sintetico e difficile da motivare. Quelle tre righe che spiegano le radici dell'antisemitismo italiano contengono a un tempo un giudizio tranchant, generico, non motivato e piuttosto impreciso.
Forse è preferibile lasciare all'indagine il valore dell'indagine e quindi anche dell'incompletezza. È il senso di un percorso a dare valore al risultato e non tanto arrivare a un giudizio riassumibile in poche parole e condiviso da tutti. Sarebbe un impegno esagerato. Insieme all'apprezzamento complessivo e al voto favorevole, credo di aver espresso il nostro rilievo sul punto.
PRESIDENTE. Colleghi, a me sembra che la questione richiederebbe un dibattito storiografico di grandissima ampiezza, che al momento non possiamo affrontare. Sinceramente, esulerebbe anche dagli scopi del nostro documento.
A me pare che l'ipotesi del collega Mantini di cassare questo aspetto sia ragionevole, altrimenti dovremmo avventurarci in sfumature complesse che non credo troverebbero l'accordo di nessuno.
Può ripetere la sua proposta, onorevole Pianetta?
ENRICO PIANETTA. «A partire da alcuni ambienti cattolici, anche autorevoli» al posto di «a partire da taluni settori della Chiesa cattolica».
PRESIDENTE. Ritengo che la riformulazione proposta dall'onorevole Pianetta si possa dare per accolta.
PIERLUIGI MANTINI. Dichiaro a nome del mio gruppo di non condividere questa formulazione, pur mantenendo il voto favorevole sulla proposta di documento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre osservazioni, procederei al voto.
Pongo in votazione la proposta di documento conclusivo, come riformulata (vedi allegato).
(È approvata).
Il voto è unanime, colleghi abbiamo fatto un buon lavoro. Auspico che al più presto si proceda alla raccolta e alla stampa degli atti dell'indagine conoscitiva.
Dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 9,10.
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