Sulla pubblicità dei lavori:
Zazzera Pierfelice, Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCE DELLA MEDESIMA SOCIETÀ
Audizione di Francesco Migliacci, Silvano Guariso e Lorenzo Ferrero, già presidenti della SIAE:
Zazzera Pierfelice, Presidente ... 3 4 6 11
Ghizzoni Manuela, Presidente ... 8 9 11 12
Carlucci Gabriella (UdCpTP) ... 7
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 3 6 9
Guariso Silvano, Già presidente della SIAE ... 4 9 11
Micalizzi Franco, Assistente di Francesco Migliacci ... 4 8 9
Migliacci Francesco, Già presidente della SIAE ... 3 4 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI;
Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,55.
(La Commissione approva il verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la società italiana degli autori e degli editori, con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione Francesco Migliacci, Silvano Guariso e Lorenzo Ferrero, già presidenti della SIAE.
Francesco Migliacci, è accompagnato dal maestro Franco Micalizzi. Il maestro Lorenzo Ferrero ha comunicato la sua impossibilità a partecipare all'audizione.
Do ora la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento delle relazioni.
FRANCESCO MIGLIACCI, Già presidente della SIAE. Signor presidente, il mio intervento dovrebbe vertere sulla gestione della SIAE?
FRANCESCO MIGLIACCI, Già presidente della SIAE. Essendo autore da tanti anni - forse troppi: ho cominciato nel 1957 -, ho capito che gli autori sono coloro che nella SIAE contano di meno. Quando fui nominato presidente, approfittai subito per nutrire il gruppo degli autori. Parlo di autori veri, non di autori che si sono aggiunti negli anni in maniera spregiudicata e incomprensibile.
Siamo arrivati a 90.000, ma si tratta di autori che non esistono. Basterebbe verificare il loro rendimento: non raggiungono i mille euro all'anno. Quelli che raggiungono cifre intorno ai 10.000 euro all'anno sono molto pochi. Coloro che raggiungono una possibilità di vita con i valori quotidiani non esistono. Io volevo difendere gli autori che hanno introiti tali da permettere loro una vita regolare, normale, non una vita ricca. Chi guadagna molto bene può condurre una bella vita, ma gli autori di livello medio devono essere difesi, perché sono minacciati da coloro che non scrivono niente.
Non mi è mai piaciuto, inoltre, il fatto che, se una canzone depositata ha molto successo, si verificano altri quindici o venti depositi dello stesso titolo: è pazzesco. Per
quanto mi risulta, questo fenomeno esiste ancora. La signora Franca Modugno, vedova di Domenico Modugno, con il quale io scrissi Nel blu dipinto di blu e altre canzoni, mi telefona ogni tanto preoccupata perché qualcuno ha depositato ancora altri brani con quello stesso titolo. Io vorrei sapere perché vengono accettati: si tratta di aspetti da considerare a difesa dell'autore.
Un importante fenomeno di quell'epoca riguardava la questione del vitalizio. Ricordo che al presidente era possibile effettuare donazioni ad autori importanti che si trovavano in difficoltà. Si trattava di autori che avevano scritto, ad esempio, tre pezzi famosi, il cui successo però andava calando. Sollecitai aiuti, ma troppe erano le persone che avevano bisogno. Fu allora costituito un fondo di solidarietà.
FRANCO MICALIZZI, Assistente di Francesco Migliacci. Scusi, io sono Franco Micalizzi. Sono un autore di musica. Sono presidente del Sindacato nazionale autori e compositori e vicepresidente della Federazione degli autori. Il maestro Migliacci mi ha chiesto accompagnarlo e intervenire per integrare i suoi ricordi.
FRANCESCO MIGLIACCI, Già presidente della SIAE. Vorrei svolgere una premessa. So che non può intervenire chiunque, ma il signor Micalizzi faceva parte del consiglio di amministrazione e dell'ufficio di presidenza.
PRESIDENTE. Ne prendo atto, ma prego l'audito di proseguire senza interruzioni.
FRANCESCO MIGLIACCI, Già presidente della SIAE. Come dicevo, il fondo di solidarietà all'inizio sembrò un'idea moralmente intelligente, umanamente e artisticamente giusta. Si scoprì, però, che volevano partecipare al fondo anche autori che autori non erano, avendo scritto pochissimi brani, pretendendo comunque di avere un sostegno dal fondo di solidarietà. Questo non era possibile, per il semplice fatto che si trattava di quasi 60.000 persone.
Poiché il fondo era stato costituito dagli autori veri, che ogni semestre versavano una certa cifra, lottammo per porre un ordine a tale sistema, ma mi pare che negli anni la situazione sia peggiorata. Io divenni presidente nel 2003 e diedi le dimissioni all'inizio del 2005. Da allora questi sedicenti autori sono aumentati.
SILVANO GUARISO, Già Presidente della SIAE. Signor presidente, onorevoli commissari, ho consegnato - penso che siano stati acquisiti - i documenti che sono intercorsi tra la presidenza della SIAE e il Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC) nel periodo in cui ho dovuto sopperire alla mancata rielezione del maestro Migliacci, che per una serie di motivi rinunciò alla designazione.
Quando fu pubblicata la sentenza del Consiglio di Stato che annullò l'assemblea del 23 giugno 2003 e, di conseguenza, l'efficacia delle nomine di tutti i consiglieri di amministrazione, compresa quella del maestro Migliacci, che, tengo a dirlo, a mio avviso è una grande persona, in qualità di consigliere anziano per nomina dovetti adeguarmi alle norme dello statuto, ma soprattutto alle indicazioni che provenivano dal MIBAC.
Per correttezza leggerò qualche passaggio della nota del 3 dicembre 2004 (contrassegnata con il numero 1), che ricevemmo il 9 dicembre, con cui il MIBAC ci comunicava l'esito della sentenza del Consiglio di Stato e i comportamenti da osservare: «Al riguardo, sentito l'Ufficio legislativo di questo Ministero, si ritiene che il consiglio di amministrazione della SIAE, nella composizione conseguente alla sentenza del Consiglio di Stato n. 1857 del 2004, debba circoscrivere la propria attività all'individuazione, a norma dell'articolo 9 dello statuto, del sostituto del presidente, che potrebbe essere indicato nella persona del membro elettivo più anziano di nomina, al quale dare mandato di curare gli adempimenti necessari per la sollecita convocazione dell'assemblea finalizzata al rinnovo della designazione del presidente e dei membri del consiglio d'amministrazione, la cui nomina è stata
annullata dalla suddetta sentenza, nonché di assicurare gli adempimenti demandati al presidente limitatamente alla gestione ordinaria dalla società».
Quando fu pubblicata la sentenza, all'interno del consiglio di amministrazione si era stabilito un certo clima e quanto era successo nel passato era stato superato. Come si sa, però, la giustizia è lenta, ma arriva sempre. Pertanto, bisognava risolvere i problemi e il Dipartimento per lo spettacolo e lo sport, nella persona del professor Francesco Sicilia, ci indicò la strada da percorrere.
Due giorni dopo venne convocato un consiglio d'amministrazione nel quale si espletò pedissequamente la procedura indicata come indirizzo di gestione. Io ero il consigliere anziano per soli tre mesi e fui esortato a diventare sostituto del presidente. Accettai per senso del dovere, ma il mio incarico era preciso: dovevo convocare immediatamente un'assemblea finalizzata alla ricostituzione del consiglio d'amministrazione.
Il 13 dicembre comunicai al Ministero per i beni e le attività culturali - ho sempre tenuto un filo diretto con gli organi vigilanti per evitare qualsiasi errore - la convocazione dell'assemblea per il 21 dicembre, garantendo i tempi tecnici per riuscire ad avere una presenza congrua. Il 21 dicembre presiedetti l'assemblea e, dato che si era stabilito un clima di concordia, pur con alcune diversità, furono designati nuovamente gli stessi soggetti che la sentenza aveva defenestrato.
Il pomeriggio stesso scrissi al Ministero per i beni e le attività culturali per non perdere tempo, visto che mi ero assunto l'impegno personale di fare in fretta e ricondurre la società alla normalità. Scrissi subito all'onorevole professor Giuliano Urbani, che era allora il Ministro per i beni e le attività culturali, e al professor Francesco Sicilia del Dipartimento per lo spettacolo e lo sport che, nel corso della riunione da me presieduta, con l'assistenza del notaio Antonio Ioli, erano stati designati: Francesco Migliacci, Ivan Cecchini, Giovanni Natale e Diego Cugia. Erano gli stessi consiglieri decaduti, ma in quel periodo si era trovato un equilibrio. Allegai anche il verbale.
L'ipotesi era che, calcolando i tempi tecnici, la vicenda si sarebbe conclusa in un paio di mesi al massimo. Entro la fine di gennaio ci si aspettava che tutto rientrasse, ma purtroppo così non fu. Le nomine non divennero effettive e rimasero designazioni.
Come dicevo, tenevo un filo diretto con il Ministero, anche per non rischiare di uscire dall'ordinaria amministrazione. Per farvi un esempio, nel mondo degli autori e degli editori è consuetudine, come dimostra uno dei documenti che lascio agli atti, chiedere l'anticipo dei diritti due o tre mesi prima della liquidazione. Preciso che quei soldi sono già incassati dall'anno precedente, sono giacenti e appartengono ad autori ed editori e a nessun altro.
Il direttore generale della SIAE può sottoscrivere fino all'80 per cento dei proventi da liquidare, con una forma di automatismo, ma talvolta qualcuno richiede il 100 per cento. Le grandi aziende, per esempio, se ne servono per far quadrare i bilanci o per investire. Avendo il dubbio che questo non rientrasse nell'ordinaria amministrazione, chiesi indicazioni al Ministero. È solo un caso, ma ogni qualvolta ero in dubbio scrivevo all'organo vigilante per evitare errori. Sapevo che il mio era solo un passaggio che doveva essere rapido e concludersi in fretta con la ricomposizione degli organi.
Il 18 maggio 2005 ho ricevuto, purtroppo, una lettera dal maestro Migliacci con la quale mi informava di quanto segue: «In occasione di un recente incontro avuto con il Ministro per i beni e le attività culturali Rocco Buttiglione, ho manifestato la mia volontà di non accettare la designazione a presidente dalla SIAE che l'assemblea ha votato lo scorso 21 dicembre. Nell'augurio che ciò serva a ritrovare tra gli associati la necessaria coesione venuta meno dopo la sentenza del Consiglio di Stato, ti prego di convocare al più presto l'assemblea degli associati affinché io possa comunicare loro questa mia decisione,
così che possano procedere alla designazione di un nuovo presidente».
Per me fu una doccia fredda, ma avevo l'impegno di provvedere subito. Se ciò non fosse successo, credo le cose sarebbero andate molto meglio, ma nel contempo si era almeno ricomposto il consiglio di amministrazione perché i tre consiglieri in attesa di definizione avevano ricevuto dal Ministero la nomina effettiva.
Sempre cercando di stringere i tempi, anche perché era arrivato il mese di giugno, periodo in cui si effettua la chiusura dei bilanci, un atto ordinario che richiedeva però molta più attenzione, avendo io, già come consigliere, responsabilità importanti, convocammo l'assemblea per il 28 giugno, inserendo all'ordine del giorno sia l'approvazione del bilancio consuntivo e dell'allora previsto documento di separazione contabile, sia la designazione del presidente, così da chiudere la questione relativa agli organi.
Il giorno stesso scrissi al Ministero per i beni e le attività culturali: «Mi è gradito comunicare che l'assemblea, nella riunione tenutasi in data odierna, da me presieduta con l'assistenza del notaio Susanna Operamolla, ha designato il dottor Ivan Cecchini alla carica di presidente della SIAE». Era ormai un rito, per me, comunicare le decisioni dell'assemblea e rimanere in attesa della nomina effettiva del presidente designato, così da poter rientrare nei miei ranghi.
Purtroppo, dopo qualche tempo, il dottor Cecchini rinunciò alla nomina, ma non ho trovato alcun documento a questo riguardo. Ricordo che vi fu fatto cenno durante un'assemblea. Ci ritrovammo così a cavallo dell'estate. Si tenga presente che il nostro mondo è fatto di molti autori che sono anche interpreti e durante l'estate lavorano. Forse ricorderete che poco tempo fa ho avuto il piacere di comparire davanti a questa Commissione insieme ad Al Bano Carrisi, Cristiano Minellono, Mogol, Mario Lavezzi. Al Bano e Lavezzi, ad esempio, sono anche artisti interpreti e nel periodo estivo è difficile poterli contattare.
Il 3 agosto, quindi, convocammo l'assemblea subito dopo l'estate, il 20 settembre, con un unico punto all'ordine del giorno, cioè la nomina del presidente dalla SIAE. Questo lasso di tempo doveva anche servire a trovare una soluzione di mediazione. Non era più possibile che per qualche motivo a me ignoto la designazione non andasse in porto. Avevamo fretta, perché il mercato correva. Mentre il mercato correva, la SIAE non è stata libera di usare tutte le proprie forze per seguire la tecnologia.
Il 20 settembre si tenne l'ennesima assemblea e il candidato alla presidenza era l'avvocato Giorgio Assumma. Credo che la designazione sia stata unanime. Il pomeriggio stesso ne diedi comunicazione al Ministero e, trascorsi i tempi tecnici, ricevemmo la notizia che finalmente avevamo un Presidente. Ho restituito le consegne della legale rappresentanza e sono tornato nei ranghi del consiglio di amministrazione, riprendendo il ruolo con cui avevo iniziato la mia esperienza alla SIAE.
Ho concluso il mio intervento. Resto, quindi, a disposizione per le vostre domande.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.
Il tema di una presenza qualitativa, che si riscontra dal punto di vista economico, ma evidentemente anche dal punto di vista della rappresentanza in sede statutaria, è un tema di straordinaria importanza. Voglio lanciare un allarme, presidente, sulla situazione che si sta creando in SIAE. Non si era mai visto che si disdicessero i contratti. C'è stato anche uno sciopero dei lavoratori. Non è questa la sede, ma avremo modo di parlarne. Che all'interno della SIAE esistano dei problemi è assolutamente indubbio. Penso, quindi, che sarà opportuno approfondire anche le problematiche esistenti fra gli autori.
Sono molto contenta che sia emersa con chiarezza la questione del deposito ripetuto dello stesso titolo. Ne ho sentito parlare solo informalmente e mi fa piacere che si dica ufficialmente che il problema esiste. È noto da tempo, evidentemente, e ritengo che l'attuale vertice della SIAE ne sia a conoscenza: se così non fosse, sarebbe persino più grave.
Vorrei porvi una breve domanda riguardo allo statuto. Come sapete, noi non siamo a conoscenza dello statuto attuale. Ci è stato detto ancora una volta che sarà nelle mani degli enti vigilanti. Per la verità, si è anche detto che era pronto, ma non ci risulta che sia così. Abbiamo intuito che all'interno di questo nuovo statuto sarà prevista una proporzione differente nel voto fra autori ed editori, con un evidente privilegio per gli editori. Allo stato attuale questo è quanto sappiamo. Se così non fosse, ne saremmo lieti, ma aspettiamo di vedere il testo.
Vorrei sapere se voi, in quanto autori, siete stati consultati sulla bozza del nuovo statuto, se ai vostri tempi è stata operata un'alienazione patrimoniale e che cosa pensate dell'alienazione patrimoniale e della costituzione dei fondi pensione.
La terza domanda è relativa al fondo di solidarietà, che, come voi ben sapete, è stato abolito a dicembre. Nella vostra memoria c'è scritto che non avete potuto fare altro che prendere atto di questa situazione. Noi siamo intervenuti nelle modalità che ci sono concesse come deputati. Mi interesserebbe capire se ritenete ancora utile l'esistenza di un fondo di solidarietà, sebbene con le caratteristiche enunciate dal maestro Migliacci e, cioè, distinguendo tra autori veri e non.
GABRIELLA CARLUCCI. Vi ringrazio per la vostra presenza. Anch'io ho alcune curiosità sull'abolizione del fondo di solidarietà.
So che vi sono state rivendicazioni e rimostranze e vorrei sapere che cosa vi è stato risposto ufficialmente a proposito dell'abolizione di questo fondo, costituito con soldi messi da parte negli anni dagli autori e che dovrebbero essere nella disponibilità di coloro che l'hanno alimentato.
Se ho ben capito, il maestro Migliacci ha detto che il fondo di solidarietà veniva garantito anche a persone che non possono definirsi autori. Ha detto che nella categoria degli autori ricade un numero enorme di persone che guadagnano forse 1.000 euro l'anno e quindi non si possono definire veri autori. C'è anche un altro grande numero di persone che non guadagna abbastanza da potersi definire autore. Solo una piccola minoranza riesce a ottenere, attraverso i proventi della SIAE, quanto basta per poter vivere e può, quindi, definirsi autore a pieno titolo.
Esisteva forse un regolamento che assegnava il fondo di garanzia a tutti indistintamente, anche a coloro che, come lei diceva, hanno versato solamente per 1.000 euro l'anno? Se non è così, a chi si riferiva questo fondo di solidarietà e quali sono ancora oggi le vostre idee in merito? È pur vero che da un giorno all'altro il commissario della SIAE ha deciso di abolirlo, ma credo che dobbiate agire affinché questo fondo o qualcosa di analogo venga mantenuto. Vorrei però capire con quali criteri e a chi veniva assegnato.
La curiosità nasce da quanto lei ha detto a proposito del fatto che nella categoria degli autori rientrano persone che versano davvero poco e che rappresentano la maggioranza.
PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi e do la parola ai nostri ospiti per la replica.
FRANCESCO MIGLIACCI, Già presidente della SIAE. Se il presidente permette, vorrei cedere la parola a Franco Micalizzi, che è stato mio utilissimo collaboratore, sia in consiglio d'amministrazione sia alla presidenza.
FRANCO MICALIZZI, Assistente di Francesco Migliacci. Grazie. Il fondo di solidarietà non è stato chiuso dal commissario per un capriccio o per suo volere. Gli è stato imposto perché, secondo il Ministero, non aveva basi legali: se l'avesse portato avanti avrebbe rischiato la galera. Il commissario è stato costretto a chiuderlo perché illegale, avendo tutte le caratteristiche di un vero e proprio fondo pensioni. Il Ministero ha ritenuto che non si trattasse di solidarietà, visto che, ad esempio, ne aveva diritto anche il coniuge rimasto in vita.
Improvvisamente, con una rapidità incredibile, hanno chiuso il fondo per evitare conseguenze penali, lasciando in mezzo alla strada un'infinità di autori che con quella somma riuscivano a vivere. Parliamo di circa 600 euro: si tratta di spiccioli, ma qualcuno riesce a vivere anche con gli spiccioli.
Una volta, in SIAE, esistevano gli iscritti e i soci. I soci erano coloro che potevano dimostrare, sulla base degli incassi, di essere professionisti e venivano ammessi alla denominazione di soci, acquisendo il diritto al fondo di solidarietà e ad altro. Gli altri aspettavano. Anch'io sono stato iscritto alla SIAE, sperando di diventare socio. Lo sono diventato perché, se si fa questo mestiere nel modo giusto, professionalmente e se ne possiede la capacità, si diventa soci e si accede alla classe superiore.
A seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, all'esito di un procedimento avviato dall'avvocato Renato Recca per sue questioni personali, le figure di socio e di iscritto furono abolite. Da quel momento ci sono stati solo iscritti alla SIAE, tutti allo stesso livello. Oggi la SIAE ha 90.000 iscritti, di cui solo mille guadagnano oltre 15.000 euro l'anno e possono dimostrare di vivere di questo mestiere. Gino Paoli, che è presidente della Federazione degli autori, della quale io sono vicepresidente, mi raccontava di aver cercato di iscriversi alla confederazione degli agricoltori perché produce olio: l'hanno bloccato perché non poteva dimostrare di vivere di quel lavoro. È normale, non è corporativismo: se guadagno 100 euro l'anno, come posso curare l'interesse di chi guadagna molto di più? I grandi personaggi guadagnano anche milioni di euro all'anno. Il nodo della SIAE è solo questo, anche se ho letto alcune
dichiarazioni della vicepresidente molto bellicose.
Il nodo è che gli iscritti sono 90.000, mentre quelli che realmente contribuiscono alla Società sono circa un migliaio. Non possono essere tutti sullo stesso piano. Una prima soluzione divideva gli elettori per fasce di guadagno (da A a D), ma la fascia più bassa e quella più alta potevano eleggere lo stesso numero di rappresentanti: qualcosa, quindi, non funzionava. Ciò ha prodotto i gravi problemi odierni e, quindi, anche il fatto che la SIAE non sia amministrata e non abbia la governance giusta. È ovvio, essendo una società di collecting: lo Stato entra nella società solo per la tutela morale.
Il diritto d'autore sta morendo. Può darsi che fra qualche anno la SIAE non serva più perché si divideranno solo centesimi. Ma la Commissione cultura ha fatto qualcosa per difendere il diritto d'autore? Ha adottato qualche iniziativa o studiato qualche provvedimento in grado di difendere il diritto d'autore?
PRESIDENTE. Quello assunto dal maestro Micalizzi è un atteggiamento che non condivido. In questa Commissione siamo abituati a confrontarci. Siamo in un'audizione: le chiedo, quindi, di non polemizzare con i componenti della Commissione. Lei potrà inviarci indirizzi a sostegno del
nostro lavoro. Posso, comunque, assicurarle che il diritto d'autore ha sempre avuto e ha la nostra attenzione. Ha concluso il suo intervento?
FRANCO MICALIZZI, Assistente di Francesco Migliacci. In linea di massima, sì. Il documento che abbiamo depositato come Federazione degli autori corrisponde pienamente al nostro pensiero.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole De Biasi per un intervento sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Do ora la parola al maestro Guariso per la replica.
SILVANO GUARISO, Già presidente della SIAE. Per quanto riguarda le domande dell'onorevole De Biasi, devo rispondere non in qualità di sostituto del presidente, ma come membro del sindacato.
Dopo l'ultimo incarico come consigliere d'amministrazione, sono tornato ai gioielli di famiglia. L'impegno associativo rimane, ma, non essendomi ricandidato per il consiglio d'amministrazione, ho seguito poco l'attualità. Io rappresento l'Unione nazionale compositori, librettisti e autori (UNCLA) in Europa in seno all'Alleanza europea dei compositori e cantautori (ECSA), un'organizzazione paneuropea che riunisce ventiquattro nazioni e ventinove associazioni. Vivo l'associazionismo dall'esterno. Essendo, comunque, membro dell'assemblea che è stata commissariata, sono a conoscenza di alcuni fatti di gestione.
Ho vissuto la vicenda della dismissione degli immobili dall'esterno, attraverso i giornali, come tutti. Ho invece affrontato la questione del fondo pensioni per i dipendenti dall'interno, perché già quando ero consigliere era emersa questa criticità. Il problema di far quadrare i conti alla fine dell'anno è sempre esistito. La gestione degli immobili di proprietà del fondo non era sufficiente per pagare le pensioni. Per far quadrare i conti bisognava attingere, in base a un vecchio contratto, dal conto economico degli autori e dalle provvigioni. Era un problema di difficile soluzione e l'ultimo commissariamento ha messo mano alla situazione. Penso, però, che su questo aspetto siate più aggiornati di me.
Il fondo di solidarietà ha antiche origini, perché è nato nel 1946. Io non sono socio, ma solo un iscritto di vecchia data. Sono convinto, però, che sia stato creato con oculatezza e correttezza. L'associazione per la quale sono responsabile dei rapporti istituzionali ha sempre avuto molti vecchi soci, dei quali non posso fare i nomi per motivi di privacy. Era la giusta gratificazione per una vita di lavoro.
Ci sono autori che conoscete tutti e fanno parte della storia della musica leggera italiana che non hanno un repertorio molto ampio, come ha detto giustamente il
maestro Migliacci, e che a fine carriera incontrano qualche difficoltà. Gli autori non hanno nient'altro, non hanno una previdenza. Il problema esiste e ho parlato più volte, in veste di rappresentante del sindacato, con persone che realmente faticano ad arrivare alla fine del mese.
Non so se è giusto che il fondo sia stato abolito. Non mi compete dirlo. Dal punto di vista etico e morale, avrei però delegato la base associativa a trovare una soluzione. Si tratta di un pensiero personale, che conta poco dal punto di vista della legittimità, ma credo sarebbe stato giusto per rispetto di tutti gli autori anziani che davvero faticano ad arrivare alla fine del mese.
Le consultazioni ci sono state. Io non ho partecipato a tutte perché una volta mi trovavo a Bruxelles. Abbiamo fornito alcune indicazioni. Ritengo corretto dire in quest'occasione, tuttavia, come sottolineava il maestro Micalizzi, che il regolamento elettorale allora vigente aveva suddiviso i membri per fasce di incasso. In passato i soci governavano la società, mentre gli altri non facevano niente. L'avvocato Recca vinse la causa contro la SIAE e la sentenza citata aprì a tutti il fondo di solidarietà. Non voglio dare giudizi, ma, pur essendo solo un iscritto, penso che le cose andassero meglio prima.
Quando nel 1999 fu emanato lo statuto, redatto dal professore Sabino Cassese e firmato da Mauro Masi, allora commissario straordinario, non capimmo bene cosa fossero le fasce di incasso, ivi previste. In sintesi, i ricchi votavano per i ricchi e i poveri votavano per i poveri. Io ho presentato alcune proposte per migliorare il regolamento elettorale. In passato, come dicevo, esistevano elementi più qualificanti e credevo che anche in quel caso si potesse trovare una soluzione che non stravolgesse le cose.
Non è vero che gli autori sono tutti uguali. Nel 2003 ho gestito le elezioni come segretario dell'UNCLA e mi ricordo che 144 autori di fascia D - la fascia più alta, con redditi da 200.000 euro in su, per un totale di incassi di circa 150 milioni di euro - designavano sei membri in assemblea, fermi restando quattro anni di anzianità; 140 membri di fascia C - la seconda a scalare, con redditi collocati tra 50.000 e 100.000 euro - designavano due membri in assemblea; 720 membri di fascia B - con redditi tra 15.000 e 50.000 euro - designavano tre membri nel 2003 e due nel 2007; 40.000 iscritti, ora forse 60.000 di fascia A - con redditi tra 0 e 15.000 euro - designavano sei membri in assemblea. Se ben ricordo, di questi, 22.000 non incassavano neanche un centesimo, ma la sommatoria degli incassi di questi 60.000 era pari a circa 130 milioni di euro, quasi come quelli della fascia D.
Inizialmente questo statuto ci fece un po' inorridire, ma da semplice iscritto ho capito che la logica era quella di garantire una rappresentanza minima e massima. Per aumentare il numero di appartenenti a una certa fascia, bastava cambiare la soglia di reddito. Poiché potevano essere apportati aggiustamenti, come membro dell'associazione che rappresento ho proposto al comitato che ha lavorato allo statuto una soluzione per ottimizzare il regolamento.
Sarebbe stato sufficiente creare un'ulteriore fascia borderline che facesse il taglio a un sedicesimo degli incassi, più o meno 600 o 700 euro. Automaticamente, sarebbero ricaduti in quella fascia circa 40.000 iscritti, che, senza rompere l'impianto, avrebbero avuto diritto a un unico rappresentante: uno su sessantaquattro non stravolge la vita a nessuno. Rispettando le regole statutarie, si sarebbe garantita in assemblea la rappresentanza di chi ha incassi minimi.
Questo sarebbe ancor più valido dal punto di vista degli editori. Sono molto amico del maestro Micalizzi, ma sulla questione relativa agli editori non la pensiamo allo stesso modo. Con lo stesso meccanismo delle quattro fasce previste dal vecchio statuto - conosco bene solo questo, mentre per ora sul nuovo circolano solo indiscrezioni -, su sedici membri in assemblea la fascia più alta degli editori se ne aggiudicava dieci. È giusto che siano loro a governare, perché investono fuori
dalla SIAE, ma in SIAE devono portare un contributo di conoscenza per ottimizzare i diritti da ripartire.
Il taglio, se non ricordo male, per il primo anno era fissato a 350 milioni di euro. Quarantanove editori, multinazionali comprese, che nel loro insieme incamerano l'80 per cento degli incassi della SIAE, avevano automaticamente diritto a dieci membri in assemblea su sedici. Due erano destinati alla fascia B, due alla fascia C e due alla fascia A. I grandi editori ne avevano dieci su sedici. Anche in questo caso si potrebbe ottimizzare, creando un'ulteriore fascia di incassi.
Ho avuto più volte l'occasione e la fortuna di frequentare autori come Migliacci, Mogol, Facchinetti: vi posso garantire che hanno molte più cose in comune piuttosto che divergenze. Vivono la loro vita come una missione, anche se è una parola grossa, e mi dispiace che al momento non siano ancora riusciti a trovare una soluzione. Sul nuovo statuto non mi pronuncio. Sono arrivate alcune voci, ma come responsabile delle relazioni istituzionali dell'UNCLA non posso basarmi sulle chiacchiere. Abbiamo chiesto ufficialmente al Ministero per i beni e la attività culturali di fornircene copia, che però non ci è ancora arrivata. Siamo sempre in trepida attesa. Anche per rispetto del vostro ruolo, non mi sembra giusto aggiungere altro.
Svolgo un'ultima considerazione sul fondo di solidarietà. Come accennavo, era giusto che ci fosse ed è giusto che si trovi una soluzione, soprattutto per gli autori veri. Concordo pienamente con il maestro Migliacci, ma i vecchi soci si sono fermati nel 1992, anno di pubblicazione della prima sentenza del Consiglio di Stato. Tutti gli altri erano solo soci potenziali. È mancato un regolamento definito che stabilisse nuove regole di affluenza al fondo.
Forse avete avuto modo di sentire il comitato che ha lavorato allo statuto. Il maestro Pagano era il decano di quel gruppo di lavoro, ma purtroppo ci ha lasciato. Il comitato aveva individuato alcune soluzioni. Sembrava che avesse trovato la quadratura del cerchio per rispettare le leggi e riuscire a tenere in vita nel breve periodo il fondo, limitando gli accessi di giovani autori o pseudo autori, che per me, comunque, sono iscritti come gli altri, con incassi troppo bassi.
Se ben ricordo, avevano stabilito che per accedere al fondo si dovesse raggiungere una soglia di 180.000 euro in dieci anni, cioè 18.000 euro all'anno di diritti d'autore. Purtroppo, non ho altri elementi da comunicare. Vi ringrazio per la pazienza.
PRESIDENTE. Do la parola al collega Zazzera.
PIERFELICE ZAZZERA. Intervengo per chiedere alcuni chiarimenti. Lei ha detto che vi siete resi conto che esisteva un disequilibrio tra le entrate e la garanzia degli immobili e il pagamento delle pensioni. Mi è sembrato di capire che eravate in perdita. Se vi risultava questo rischio, perché nel 2009 fu approvato un bilancio che diceva esattamente il contrario, e cioè che il fondo pensioni della SIAE era nelle condizioni di garantire le pensioni di tutti e che tutti potevano accedere a quel fondo? Il bilancio del 2009, se ho capito bene, diceva esattamente il contrario di quanto emerge dalla sua dichiarazione.
La seconda domanda riguarda lo statuto. Capisco che sia una partita molto delicata, ma non sono chiacchiere. Uno dei subcommissari ha dichiarato in audizione - è riportato nel resoconto stenografico - che il nuovo statuto va in una direzione diversa dal principio «una testa un voto» e si basa su quanto viene versato alla SIAE, dando più forza agli editori che agli autori.
Non entro nel merito della questione. Chiedo a voi se in realtà diverse dall'Italia esistano rapporti tra editori ed autori sproporzionati, a vantaggio degli uni o degli altri.
SILVANO GUARISO, Già presidente della SIAE. Il fondo pensioni dei dipendenti ha una gestione autonoma rispetto alla SIAE. Prima ho allargato il discorso perché si parlava dell'equilibrio finanziario
in generale, ma la questione non è una nostra competenza. Mi scuso per aver impropriamente accennato all'argomento.
Per quanto riguarda la seconda domanda, l'onorevole Zazzera, che è persona molto attenta, conosce già la risposta. Come ho detto prima, io rappresento l'UNCLA nel sindacato europeo ECSA. In tutte le società di autori europee, a parte la Performing Right Society (PRS) inglese, dove la governance tra autori ed editori è paritaria, prevalgono gli autori. In Spagna la proporzione tra autori ed editori è tre quarti contro un quarto; in Germania è due terzi contro un terzo. In Norvegia e in Polonia le società sono composte di soli autori. Non voglio essere frainteso. Il problema non è l'editore fine a se stesso. Anzi, come ho detto prima, la conoscenza commerciale di un editore è superiore a quella di un autore, che generalmente è un artista. L'apporto di un editore affinché la struttura funzioni meglio e permetta di guadagnare più soldi da dividere tra tutti coloro che ne hanno
diritto è indispensabile. Gli autori, stando insieme, riescono sempre a trovare una volontà di coesione che è tipica dalle società di collecting. Il collecting è per il bene di tutti; non ci sono azionisti.
Devo darle ragione, onorevole Zazzera. Ho ascoltato la registrazione dell'audizione del subcommissario Stella Richter e ho recepito quanto ha detto, benché non sia sceso nei particolari. Ho capito che il voto sarà in relazione all'apporto economico. Se l'ha detto, sicuramente il contributo economico sarà molto importante, ma anche prima valeva il «voto pesato».
Ho affermato che i ricchi votavano per i ricchi e i poveri per i poveri. Con la divisione per fasce di incasso, il «voto pesato» esisteva già. Centoquarantaquattro autori eleggevano sei rappresentanti come gli altri 60.000. Ho anche detto di aver proposto, a nome dell'UNCLA, come risulterà dagli atti, di istituire un'altra fascia di incassi da zero a un sedicesimo, fascia che avrebbe incluso migliaia di autori. Autori che incassano 500 o 600 euro all'anno non possono lamentarsi di avere un unico rappresentante in seno all'assemblea, così come i grandi autori non possono sentirsi disturbati da un rappresentante su sessantaquattro.
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei informarvi, in modo che ne rimanga traccia nel resoconto stenografico, che sono arrivate due nuove missive dalla SIAE, con la quale stiamo oramai intrattenendo un fitto carteggio. Tali lettere sono state inviate alla vostra casella di posta elettronica: non tornano sull'argomento da noi sollecitato, cioè lo statuto, ma si concentrano sulla vertenza in essere tra la SIAE e le organizzazioni sindacali.
Trasferiremo in sede di ufficio di presidenza le valutazioni sul modo in cui rispondere, se rispondere, ma mi pareva giusto lasciare agli atti l'esistenza di questo carteggio. Non do lettura del contenuto perché ne avrete preso visione e soprattutto perché si tratta di lettere molto corpose.
Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16,10.