Sulla pubblicità dei lavori:
Froner Laura, Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CARATTERISTICHE ATTUALI DELLO SVILUPPO DEL SISTEMA INDUSTRIALE E IL RUOLO DELLE IMPRESE PARTECIPATE DALLO STATO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE ENERGETICO
Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia:
Froner Laura, Presidente ... 2 4 7 8
Bella Mariano, Responsabile ufficio studi della Confcommercio - Imprese per l'Italia ... 6
Campanile Tommaso, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA ... 5 6 7 8
Lulli Andrea (PD) ... 5 6 8
Pergamo Gaetano, Coordinatore area ambiente ed energia della Confesercenti ... 2
Prestigiacomo Stefania (PdL) ... 6
Scanderebech Deodato (FLpTP) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la
Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 11,35.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle caratteristiche attuali dello sviluppo del sistema industriale e il ruolo delle imprese partecipate dallo Stato, con particolare riferimento al settore energetico, l'audizione di R.ETE. Imprese Italia.
Chiedo al dottor Gaetano Pergamo, coordinatore area ambiente ed energia della Confesercenti, di illustrarci il contenuto del documento e di sintetizzarci le osservazioni e le proposte che nel frattempo abbiamo provveduto a distribuire tra i colleghi, in modo da dare poi spazio a un eventuale confronto con i membri della Commissione. Se possibile, cerchiamo di contenerci in tempi brevi per la relazione, in modo da rendere più facile un confronto sulla base di eventuali richieste di chiarimento.
Do la parola al dottor Pergamo per lo svolgimento della relazione.
GAETANO PERGAMO, Coordinatore area ambiente ed energia della Confesercenti. Grazie, presidente. Noi abbiamo prodotto, come R.ETE. Imprese Italia, associazione rappresentativa delle confederazioni della piccola e media impresa, un documento che abbiamo depositato e che, quindi, avete. L'illustro brevemente, richiamando il ruolo delle piccole e medie imprese, che svolgono nel nostro Paese una funzione trainante per lo sviluppo.
Ricordiamo che siamo in una fase di grande difficoltà economica per il Paese, per le famiglie e anche per le imprese. Il sistema economico italiano è trainato dalle piccole e medie imprese ed è caratterizzato dalla forte presenza di un'imprenditorialità diffusa, che si confronta in questo momento con una crescente onda d'urto costituita dalla globalizzazione. Riscontriamo difficoltà nell'economia nazionale in senso generale e, con alcune modalità e identità, la crisi si riflette anche nei settori in cui è particolare la presenza di società partecipate dallo Stato.
Ricordiamo, infatti, che il sistema economico italiano è tuttora costituito da una forte presenza statale in settori economici di particolare strategicità. Questo fenomeno, come è a voi noto, è presente in misura rilevante nel settore energetico e caratterizza anche quello della produzione industriale e della ricerca.
A tal proposito, R.ETE. Imprese Italia, preso atto che dal 2001 a oggi frequenti dismissioni nel nostro Paese hanno contribuito a una sostanziale rimodulazione del ruolo degli enti pubblici in ambito economico, condivide il dato che nel comparto dell'energia il descritto fenomeno della partecipazione statale nel capitale
delle società è ancora presente in misura significativa. Ciò vale, per esempio, per grandi aziende come ENI ed ENEL da una parte, concorrenti sul cosiddetto libero mercato, nonché per Snam Rete Gas e Terna Spa, dall'altra, deputate a gestire le infrastrutture strategiche.
Come R.ETE. Imprese Italia, noi riteniamo che, mentre nel settore produttivo la presenza pubblica si traduce in una sostanziale debolezza, nel settore energetico le società citate a partecipazione pubblica abbiano avviato processi di governance fortemente orientati sui mercati internazionali, il che potrebbe anche indurre a riflettere su una sua progressiva emancipazione dalla partecipazione pubblica. Inoltre, occorre ricordare il forte ruolo che esercitano in campo energetico le cosiddette multiutility, Hera, A2A, Iren e via elencando, quasi tutte con maggioranze espressione delle istituzioni locali, quali comuni e province. Sotto tale profilo occorre richiamare, altresì, la progressiva rilevanza assunta nel settore in esame da parte di alcune società pubbliche, quale, per esempio, la Cassa depositi e prestiti.
R.ETE. Imprese Italia ritiene che ricorrano le condizioni per una crescita della concorrenza sistemica del settore energia, che è alla base della capacità produttiva e distributiva del Paese, fortemente caratterizzata da un elevato gap infrastrutturale. Peraltro, ricordiamo che il nostro è un Paese che affida la sua distribuzione per oltre l'80 per cento al trasporto su gomma.
In proposito, gli obiettivi strategici del settore energetico sono la competitività dei mercati, la sicurezza dell'approvvigionamento e lo sviluppo delle infrastrutture. In questo ambito, noi riteniamo che siano da ricercarsi e che siano auspicabili cooperazioni e protocolli di collaborazione tra piccole e medie imprese e aziende a livello sia centrale, sia territoriale, aziende operanti ovviamente anche nel campo energetico. La partecipazione pubblica in queste aziende partecipate dallo Stato in ambito industriale nel comparto energetico viene stimata a oggi in circa 45 miliardi, di cui circa la metà in relazione a ENEL, ENI e Finmeccanica.
Sulla base di queste considerazioni, noi riteniamo che vadano approfonditi e accelerati i processi di scorporo della partecipazione pubblica. Le nostre confederazioni hanno da tempo sollecitato misure volte alla separazione proprietaria delle attività detenute da Snam Spa. Si ritiene, infatti, che il ruolo dominante di ENI in tutte le fasi della filiera gas abbia rappresentato uno dei principali ostacoli all'ottenimento di una reale apertura del mercato.
Tale positiva disposizione relativa allo scorporo da ENI della gestione infrastrutturale di rete è contemplata anche dall'articolo 15 del decreto-legge n. 1 del 2012 in materia di liberalizzazioni. L'auspicio è che il decreto attuativo che concretizzerà tale positiva disposizione vada ad allinearsi con la normativa europea, con il terzo pacchetto energia, al fine di evitare completamente e non solo parzialmente la partecipazione di ENI nelle altre attività detenute da Snam Spa.
Noi riteniamo, in ogni caso, che la predetta separazione potrebbe costituire una prima e significativa tappa verso la netta ed effettiva distinzione tra le società destinate a competere sul libero mercato, da un lato, e le società destinate a dover garantire sicurezza ed equità a tutti i competitor, dall'altro.
Tali riflessioni possono essere svolte anche su altri fronti dello scenario energetico, oltre il gas e l'elettricità, laddove si considera la preponderante presenza di compagnie pubbliche in settori non propriamente essenziali per la sicurezza energetica. In proposito, nel settore elettrico e del gas vanno impedite le azioni di invadenza del mercato da parte di soggetti che operano in condizioni di posizione dominante, soprattutto nei servizi energetici e nel post-contatore.
R.ETE. Imprese Italia ritiene che il nuovo ruolo operativo della Cassa depositi e prestiti possa incidere positivamente anche in termini di sviluppo del sistema industriale italiano nel suo complesso, a condizione che il Ministero dell'economia e delle finanze definisca selettivamente, nel rispetto delle regole dell'economia e
del mercato, con appositi decreti, i requisiti qualitativi e quantitativi delle società di rilevante interesse nazionale che saranno oggetto di eventuali acquisizioni da parte di Cassa depositi e prestiti.
Veniamo alle osservazioni. Quanto descritto sinora evidenzia l'opportunità che l'amministrazione statale riduca gradualmente la propria quota di partecipazione nel capitale delle società destinate a competere sul libero mercato, il che vale soprattutto, in questo caso, per ENEL ed ENI. In entrambe le società il Ministero dell'economia dispone, infatti, di una maggioranza di fatto che è in grado di dominare le rispettive assemblee nell'adozione di scelte strategiche. L'attuale permanenza del ruolo pubblico, per quanto attiene al mercato energetico, è stata sempre giustificata dall'assenza di un mercato unico europeo, considerata la presenza di sottomercati nazionali.
In questo senso, dal nostro punto di vista, occorrerebbe operare in maniera spedita per la separazione proprietaria delle reti effettuata per il settore elettrico e prevista per il settore gas, per una maggiore armonizzazione dei mercati europei, per l'opportunità per il Governo di reperimento di risorse finanziarie.
Per quanto attiene al controllo strategico delle infrastrutture energetiche, si possono affermare princìpi differenti. Con favore si recepisce la recente uscita di ENEL dal capitale di Terna e si auspica che anche ENI possa uscire completamente dall'azionariato di Snam. Per fare ciò occorre prevedere con una norma aggiuntiva che la partecipazione di ENI e Snam non si attesti ancora a livelli significativi in termini di quota di partecipazione e occorre effettuare una profonda riflessione sull'attività delle società energetiche, inclusi, per esempio, il gestore dei servizi energetici con le sue controllate.
Si ricorda che il gruppo GSE è capogruppo di Acquirente unico, Gestore dei mercati energetici e Ricerca sul sistema energetico, società che operano nell'ambito energetico con finalità pubblicistiche.
Riepilogando, dal nostro punto di vista occorrerebbe definire un contesto gestionale in cui la Cassa depositi e prestiti, in conformità al ruolo sopradescritto, nell'ambito delle evoluzioni normative, ceda la quota ENI e acquisisca una quota di controllo in Snam pari a quella già detenuta in Terna. Sarebbe, altresì, necessaria la simultanea cessione da parte dello Stato, tramite il Ministero dell'economia, delle predette quote ENI.
Occorrerebbe, inoltre, ai fini della plausibilità della situazione, effettuare una congrua valutazione degli asset di Snam, individuare un modello di separazione proprietaria nel settore gas che includa le attività separate di rete, stoccaggio e rigassificazione e definire nuove regole per limitare l'invadenza delle posizioni dominanti nel settore energetico, impedendo comportamenti sleali.
Sarebbe opportuno, infine, che il prospettato sistema di passaggi proprietari non si ripercuotesse in alcun modo sulle vigenti tariffe, poiché non modificherebbe nella sostanza la rete nel settore energetico.
Con queste prime indicazioni si inizierebbe a ridisegnare il ruolo dello Stato e delle sue partecipazioni. Le misure che vengono indicate nel documento sono richieste nella consapevolezza che è ormai maturo il tempo in cui il pubblico torni a svolgere il suo mestiere di regolatore e i privati il loro mestiere di intraprendere. Ai soggetti pubblici spetterebbe, dunque, il ruolo di far rispettare le regole trasparenti per un vero mercato e a quelli privati di gestire le imprese.
Questa è la strada maestra che intraprende e indica R.ETE. Imprese Italia nell'ambito di questa indagine conoscitiva. All'interno di queste indicazioni, le associazioni che fanno capo a R.ETE. Imprese Italia si riconoscono e consegnano il presente documento agli atti della Commissione.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Pergamo, per le sue riflessioni.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ANDREA LULLI. La vostra posizione è chiara. Vedo che si insiste molto sul ruolo di Cassa depositi e prestiti. È una posizione che può essere condivisa, come è condivisibile la separazione proprietaria della rete del gas, per la quale spero che il decreto sulle liberalizzazioni definisca tempi certi per l'attivazione.
La spinta che voi effettuate, mi pare sia, seppure moderata dal ruolo crescente di Cassa depositi e prestiti che indicate, volta a una dismissione da parte dello Stato della presenza pubblica nelle nostre aziende più importanti.
Io pongo solo una domanda; sul tema non c'è da parte nostra un'opposizione ideologica. Il problema è che il peso internazionale dell'Italia sui mercati mondiali è determinato non solo dalla capacità delle nostre filiere manifatturiere, che comunque mantengono un ruolo importante, seppure siano in difficoltà, ma anche dal ruolo che abbiamo come Paese grazie anche alle aziende che voi citate, ossia ENI, ENEL e Finmeccanica.
Poiché nel passato i processi di privatizzazione non hanno dato risultati brillanti da questo punto di vista, non ritenete che, soprattutto nella fase di difficoltà economica che sta vivendo il Paese, una strategia di questo tipo potrebbe essere controproducente? Non vorrei che si potessero svendere i gioielli di famiglia per un ragionamento che in teoria può essere condivisibile, ma che poi si confronta con la situazione data.
Io credo che sia molto importante, e mi aspetterei un contributo di idee anche da parte vostra, capire come questi soggetti possano favorire la crescita della competitività del sistema delle piccole imprese. È del tutto evidente che sul profilo della nuova divisione internazionale del lavoro, ormai prepotentemente avviata, sono importanti il dinamismo e la creatività, ma è importante anche presidiare i punti strategici dell'apparato, perché, se non si presidiano, si può anche scivolare ulteriormente.
Questa è l'unica riflessione che mi sento di consegnare, apprezzando il lavoro che avete svolto e il documento che certamente sarà utile all'elaborazione del documento che la Commissione sarà chiamata a redigere a conclusione di questa indagine conoscitiva.
TOMMASO CAMPANILE, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Nel documento che vi abbiamo presentato, non abbiamo escluso l'ipotesi che lo Stato possa ancora mantenere una sua presenza in settori strategici importanti, qualora essa sia inserita in un disegno di strategia di politica industriale ed economica del Paese, che però noi stentiamo ancora a immaginare.
Nel settore energetico, peraltro, abbiamo sottolineato che negli impianti e nelle infrastrutture che consentono la distribuzione delle risorse energetiche e dei prodotti energetici lo Stato può ancora garantire un ruolo di terzietà, ossia una presenza e una proprietà nelle strutture di veicolazione di prodotti energetici.
L'aspetto che, secondo noi, è ormai superato è la partecipazione nelle attività di produzione dei prodotti energetici. È superato ovviamente dai tempi e dalle modalità e dalla presenza sul mercato, o dalla potenziale presenza sul mercato, di una serie di soggetti nuovi, nazionali e non, che dovrebbero definire compiutamente il mercato unico europeo che l'Unione europea sta da tempo sollecitando non solo a noi, ma anche agli altri Paesi, ad attuare.
ANDREA LULLI. Io penso che gli altri Paesi siano ancora più indietro del nostro.
TOMMASO CAMPANILE, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Bisogna essere anche coerenti, non solo noi, ma anche gli altri Paesi, con le indicazioni delle strategie complessive dell'Unione europea nel settore dell'energia.
Nemmeno in altri settori strategici abbiamo escluso la possibilità che lo Stato possa mantenere una presenza nelle attività produttive. Il problema è che negli altri settori l'attività delle aziende a partecipazione statale è assolutamente debole.
Mentre nel settore energetico ENI ed ENEL hanno dimostrato di essersi a un dato punto internazionalizzate - in questi giorni si vede in televisione una pubblicità dell'ENEL che recita «siamo presenti in quaranta Paesi», un dato importante - nel settore manifatturiero la presenza delle partecipazioni statali è assolutamente deficitaria.
Si coglie, dunque, il nesso tra struttura pubblica, inefficienza e redditività anche dal punto di vista finanziario di queste attività, per quanto riguarda gli interessi collettivi. Ci sono esempi clamorosi in cui sostanzialmente si immagina di poter far sopravvivere queste aziende con interventi surrettizi, che purtroppo non hanno dato grande prova di sé, anzi, tutt'altro.
ANDREA LULLI. Può portare alcuni esempi?
TOMMASO CAMPANILE, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Posso portare un esempio. Noi stiamo vivendo da due anni una «fantastoria» che si chiama SISTRI, per cui il Ministero dell'ambiente dà in appalto a questo soggetto pubblico un dato servizio. Non vi racconto la storia, perché sicuramente la conoscete tutti, ma non è il solo caso.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Precisi meglio, dal momento che sono presente. Precisi fino in fondo il suo pensiero.
TOMMASO CAMPANILE Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Noi abbiamo immaginato di dover gestire le nuove procedure a cui venivano obbligate le imprese attraverso un sistema che era stato affidato dal Ministero dell'ambiente a tali società pubbliche. Sono due anni che il sistema non funziona: i prodotti che sono stati dati alle imprese sono assolutamente carenti e le hanno messe in grave difficoltà. Questo è solo uno dei casi, ma ce ne sono tanti altri.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Io di solito non interrompo, ma lei ha riferito fatti inappropriati e non veri.
TOMMASO CAMPANILE, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Per la verità, abbiamo anche presentato diverse volte documenti al riguardo, ma non ci è mai stata data risposta. Questo è solo uno dei casi.
Vorrei, però, ritornare alla descrizione che svolgevo. Noi abbiamo di fronte uno scenario in cui ci sono imprese pubbliche che hanno raggiunto la maturità per potersi sottrarre alla guida e alla leadership del sistema pubblico e altre che, purtroppo, non sono riuscite a decollare. Noi immaginiamo che lo Stato abbia necessità, in alcuni settori strategici, di mantenere una presenza. L'importante è che la presenza sia definita all'interno di una strategia complessiva e che porti a gestire strutture efficienti dal punto di vista economico, finanziario e produttivo.
MARIANO BELLA, Responsabile ufficio studi della Confcommercio - Imprese per l'Italia. Vorrei aggiungere uno spunto che forse non è stato sufficientemente chiarito da parte nostra. Oggi la questione delle privatizzazioni e delle eventuali dismissioni, al di là degli aspetti fondamentali di politica industriale, ha un valore leggermente diverso rispetto al passato.
Mi permetto, infatti, di ricordare che fino a un paio di anni fa si ragionava in termini di deficit. Oggi, invece, il nostro Paese ha assunto alcuni impegni internazionali che non riguardano soltanto quella che oggi viene, forse impropriamente chiamata golden rule, ossia il deficit, ma anche il debito.
Chiarisco il concetto. Onorevole Lulli, condivido perfettamente il discorso dei gioielli di famiglia, però questi gioielli oggi hanno un valore differente. Ieri sostenevamo che è inutile vendere l'ENI, perché quanto si risparmia in termini di minori interessi sul debito pubblico, avendo ridotto la propria quota in ENI o in ENEL, si perde in termini di utili distribuiti che confluiscono nel bilancio dello Stato come entrate extratributarie.
Tale ragionamento sarebbe valido anche oggi, ma viene enfatizzato dal fatto che noi abbiamo preso cogenti, gravissimi
e importantissimi impegni in termini di debito. L'eventuale riduzione del debito, anche di un euro, di mille euro o di un miliardo di euro, ha una doppia valenza strategica, perché presentarsi nel 2014 con un debito anche solo leggermente più basso di quello che abbiamo oggi, in termini assoluti e in termini relativi, permette di avere per il futuro prossimo minori probabilità di dover compiere ulteriori manovre di tipo recessivo che incrementano la pressione fiscale per soddisfare tali vincoli.
Mi permetto soltanto di aggiungere questa riflessione, che ha anche una sua valenza strategica.
DEODATO SCANDEREBECH. Io pongo una domanda provocatoria su un tema in merito al quale vorrei conoscere il pensiero degli auditi.
Io penso che queste aziende siano un patrimonio che, oggi più di ieri, ha una valenza contrattuale nei confronti del mercato. Mi spiego, però vorrei avere una risposta da voi anche per chiarire alcune mie riflessioni. Se noi mettessimo tutte queste aziende in un Fondo Imprese Italia e poi introducessimo un azionariato popolare e dal ricavato andassimo a comprare i debiti all'estero, che cosa ne pensereste voi?
TOMMASO CAMPANILE, Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Sono già quotate, onorevole.
DEODATO SCANDEREBECH. Una parte di tali aziende sono quotate, come ENEL, Finmeccanica ed ENI, però, se aggiungiamo tutte le altre e costituiamo un Fondo Italia, che cosa ne pensate?
PRESIDENTE. Scusatemi, se è possibile non deve essere un dialogo, ma un intervento.
DEODATO SCANDEREBECH. Che cosa ne pensate come associazione, visto che rappresentate il territorio?
TOMMASO CAMPANILE Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Vorrei svolgere una considerazione. Anche l'ipotesi, come lei affermava, di andare verso una trasformazione di queste strutture in public company, sottolinea il fatto che comunque esiste una cessione al mercato della proprietà e che, quindi, non c'è una leadership della struttura statale, dell'amministrazione statale nella gestione di queste società.
Peraltro, come sottolineavo prima, esse avrebbero bisogno comunque anche di una strategia di politica industriale che andrebbe affermata nel breve periodo. La public company, però, è un'ipotesi che è stata più volte avanzata negli ultimi due decenni, ma che, probabilmente anche per carenza di strumentazione e di convinzione, non si è mai affermata nel nostro Paese. Quando si attuarono le prime privatizzazioni, ricordo che l'ipotesi di lavoro era questa, ma poi non siamo riusciti a realizzarla.
Io penso che, o in un'ipotesi di public company o comunque di privatizzazione totale di alcune di queste grosse grandi imprese, scorporando la produzione dalle infrastrutture, si potrebbero avere ritorni positivi sia in termini di mercato, garantendo maggior concorrenza, sia per il Paese, garantendo anche una maggiore collaborazione tra le imprese private, come di solito avviene. Nell'ambito di una filiera potremmo immaginare che ci sia una ricaduta positiva in termini di crescita delle piccole e delle piccolissime imprese, che in genere collaborano con le grandi imprese e che fino adesso hanno trovato enormi difficoltà.
Immaginate un solo dato: noi abbiamo migliaia di piccole imprese che lavorano in subfornitura o come fornitori per le grandi imprese, comprese quelle del settore energetico, che passano momenti assolutamente difficoltosi per il semplice motivo che si pone un problema di pagamenti delle forniture, che non è uguale a quello che si attua tra privato e privato. I termini
di pagamento di queste imprese si scontano non in giorni e a volte nemmeno in mesi.
ANDREA LULLI. Intendete riferirci che ENI, ENEL e Finmeccanica pagano in ritardo?
TOMMASO CAMPANILE Responsabile dipartimento competitività, ambiente e sicurezza della CNA. Sì.
ANDREA LULLI. Sarebbe interessante se lei ci proponesse una comunicazione di queste questioni. Ci potrebbe essere molto utile.
Mi permetto di rilevare che questo non fa parte dei debiti della pubblica amministrazione, però quando lei sostiene che non appartiene alla regola dei rapporti tra privati, a me risulta che il ritardo dei pagamenti fra soggetti privati sia almeno tre volte, in giro di affari, superiore a quello che riguarda la pubblica amministrazione. Quest'ultimo è un problema gravissimo, ma lo è anche il ritardo dei pagamenti fra privati.
Volevo solo svolgere questa precisazione, che ritengo doverosa.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lulli.
Potremmo concludere a questo punto, se non ci sono altri interventi. Vi chiedo, se possibile, di arricchire la documentazione proposta con ulteriori dati in vostro possesso sull'argomento, se lo ritenete opportuno. Li faremo distribuire poi ai componenti della Commissione.
Vi auguro buon lavoro e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 12,15.