Sulla pubblicità dei lavori:
Russo Paolo, Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANDAMENTO DEI PREZZI NEL SETTORE AGROALIMENTARE
Audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale liberi allevatori di conigli (ANLAC):
Russo Paolo, Presidente ... 2 3 5 6 8
Beccalossi Viviana (PdL) ... 6
Dal Moro Gian Pietro (PD) ... 5
De Bonis Saverio, Presidente dell'ANLAC ... 2 3 6
Di Giuseppe Anita (IdV) ... 6
Fogliato Sebastiano (LNP) ... 6
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per l'Autonomia: Misto-MpA; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-Repubblicani: Misto-LD-R.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14,35.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare, l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale liberi allevatori di conigli (ANLAC). Sono presenti Saverio De Bonis, Bruno Zenatti, Maurizio Zuliani, Leonardo Tinelli, Rocco Battaglino, Simone Mazzoni, consiglieri di amministrazione, Antonio Leone, segretario del consiglio di amministrazione, Luigi Errichiello e Michele Mastroianni, soci delegati ANLAC Campania, Francesco Avvantaggiato, socio delegato ANLAC Puglia, Domenico Mellano, socio delegato ANLAC Piemonte e membro commissione borsa merci Cuneo, Giuseppe Tomatis, socio delegato ANLAC Piemonte.
Do la parola al presidente dell'ANLAC, Saverio De Bonis.
SAVERIO DE BONIS, Presidente dell'ANLAC. Grazie, presidente. Ringraziamo la Commissione per averci concesso questa audizione. La nostra Associazione di liberi allevatori di conigli è un'associazione rappresentativa delle attività cunicole a livello nazionale e non è mai stata coinvolta nel tavolo ministeriale, benché sia abbastanza organizzata sul territorio.
Il nostro settore sta attraversando un momento critico senza precedenti, la cui origine risale all'iniziativa presa dal sottosegretario Dozzo nel 2002.
Per comprendere compiutamente i problemi che il nostro comparto sta attraversando, è quindi necessario compiere un passo indietro e risalire a quell'epoca.
Sotto l'egida del sottosegretario Dozzo, lo Stato delegò la predisposizione di un piano organico di rilancio ad una unione nazionale riconosciuta. Questo progetto prevedeva una serie di iniziative che dovevano calibrare, controllare, monitorare l'andamento del mercato nazionale, la struttura dell'offerta e i prezzi del mercato. Oltre a questo progetto, era prevista un'iniziativa di più ampio respiro relativa alla promozione attraverso la creazione di un consorzio di tutela del settore cunicolo.
Con quel progetto organico l'economia del settore cunicolo doveva rafforzarsi e diventare più stabile, mentre i consumatori avrebbero potuto beneficiare di maggiori certezze. Qualcosa però non ha funzionato. Nel corso degli anni, si è infatti rilevata una notevole concentrazione degli spazi commerciali e quindi una limitazione della libertà dei nostri piccoli imprenditori nazionali. Di conseguenza, molti allevamenti hanno chiuso la propria attività e numerosi sono rimasti senza lavoro.
L'associazione, a quell'epoca marginalizzata perché priva del riconoscimento formale dello Stato, aveva comunque nutrito grandi aspettative tenendo conto del rispetto di quegli obiettivi. Tutto il settore, compreso l'indotto non trascurabile, auspicava un cambiamento.
Poiché molti aspetti dell'attuale crisi finanziaria del nostro settore si legano alla chiarezza dei numeri, è doveroso innanzitutto proteggere le aspettative dei liberi allevatori italiani attraverso una corretta valutazione della situazione economica ed un'indicazione delle soluzioni più efficaci.
Come associazione, riteniamo giunto il momento di fare chiarezza sulle cause di questa crisi, che consideriamo anomala e abbiamo tentato di decifrare sulla base di autorevoli dati scientifici citati nel documento allegato, rispetto ai quali l'Ismea ci ha fornito un supporto.
Riteniamo che i problemi derivanti da questa crisi siano riconducibili anche alla mancata attivazione di alcuni strumenti che il legislatore aveva approntato per affrontare le crisi, in particolare l'articolo 8 del decreto legislativo n.102 del 2005, strumento importante con cui noi allevatori avremmo potuto tempestivamente attenuare gli effetti derivanti dalla crisi. È utile ricordare anche l'importante funzione svolta sia dalle unioni di produttori che dalle organizzazioni nazionali.
PRESIDENTE. Non vorrei interromperla, ma le devo far presente che purtroppo saremo presto costretti a ritornare in Aula. Le chiederei quindi - mi rimetto alla sua cortesia - di valutare l'opportunità di riferirci quanto è indispensabile, per non correre il rischio che la vostra posizione non sia compiutamente esposta. Nel documento che ci avete inviato avevamo appuntato la nostra attenzione, in merito alla questione dei prezzi, su una singolarità: mi riferisco alla presenza di un valore non riconosciuto nel nostro Paese, per cui addirittura si acquista all'estero.
SAVERIO DE BONIS, Presidente dell'ANLAC. I dati in possesso della nostra associazione dimostrano che questa crisi si è generata a seguito di una congestione del mercato. L'Italia importa più conigli di quanti ne esporta e nel tempo la struttura dell'offerta del mercato si è alterata, per cui la crisi è diventata strutturale e non congiunturale.
Secondo i dati forniti dall'Ismea e da noi elaborati, nel periodo 1999-2007 i consumi sono cresciuti. Il nostro comparto è entrato dunque in crisi nonostante un incremento della domanda nel nostro Paese riscontrabile sino al 2007. Nello stesso anno, sono aumentate anche le produzioni, che non hanno stentato a soddisfare anche la domanda interna. In un contesto economico globale molto critico, il nostro è quindi un settore florido dal punto di vista commerciale.
Nel periodo 1999-2007, le importazioni sono cresciute a un tasso medio del 4,8 per cento, mentre le esportazioni sono diminuite a un tasso medio del 15,8 per cento. Nel 2007, il mercato è andato in tilt, generando un saldo negativo dell'interscambio, in quanto il crollo delle esportazioni ha fatto registrare una diminuzione pari al 29 per cento. In questo contesto, in seguito a un eccesso di offerta sul mercato nazionale, si è verificato il crollo dei prezzi.
Abbiamo scoperto che nel 2007 sono stranamente raddoppiate le importazioni dalla Francia, dove nello stesso anno il prezzo medio è stato più alto di quello italiano di ben 10 centesimi. È quindi necessario verificare se dalla Francia si esportino in Italia conigli a un prezzo inferiore a quello del mercato interno francese, scelta che potrebbe configurare una discriminazione dei prezzi e quindi una pratica vietata dal diritto comunitario.
Approfondendo l'analisi dei dati, abbiamo rilevato come non siamo riusciti a recuperare quote di mercato in Spagna, dove dall'inizio del 2008 il prezzo medio è stato pari a circa 1,70 euro per un prodotto molto più leggero di quello italiano, per cui sarebbe molto più economico produrre in Italia ed esportare verso la Spagna. Nonostante questo vantaggio competitivo del mercato italiano, non siamo riusciti a recuperare quote di mercato in
Spagna. Abbiamo dunque concluso che i nostri operatori sono più bravi a importare conigli dall'estero più cari dei nostri, ma, quando ci sono situazioni favorevoli per l'export, meno bravi a esportare.
Tutto questo induce a dubitare di un sistema economico che perde competitività e funziona al contrario. Non avendo gli strumenti adeguati, riteniamo che molti elementi di criticità in grado di compromettere il corretto esplicarsi della concorrenza necessitino di un intervento dell'Autorità garante, al fine di accertare le dinamiche evidenziate. In passato, abbiamo sempre affrontato i problemi ai tavoli tecnici, che, pur essendo stati sollecitati in tempi utili per gli allevatori, sono risultati insolventi insieme alle misure anti crisi. Siamo convinti che le istituzioni e le politiche di Governo siano compatibili con la libertà economica, se si dimostrino in grado di proteggere i piccoli imprenditori e le loro attività da coloro che probabilmente, attuando manovre che alterano il gioco della concorrenza, potrebbero impossessarsene.
Oggi, chiediamo dunque a questa autorevole Commissione di avviare un'azione più approfondita nel nostro settore.
Vi trasmetteremo per posta elettronica una serie di report e di schede, che potrebbero dimostrare l'esistenza di una strategia aziendale finalizzata all'adozione di un prezzo predatore, derivante dal particolare assetto del mercato delle carni bianche nel nostro Paese e da probabili cartelli a danno dei piccoli allevatori. Questo genera un'alterazione delle regole del gioco, crea uno squilibrio nel mercato e - abbiamo notato - fissa di fatto, per venti mesi, un prezzo di mercato nella Borsa merci di Verona.
La nostra associazione ritiene quindi opportuno portare alla vostra attenzione alcune proposte: una revisione della legislazione relativa ai meccanismi di funzionamento delle OP, della normativa relativa alle attivazioni delle crisi di mercato, una separazione del nostro settore da quello avicolo, evitando commistioni e, al fine di fronteggiare le suddette manovre organizzate dai competitor, l'approvazione di un urgente disegno di legge sull'etichettatura e rintracciabilità obbligatoria dei prodotti, come previsto dal legislatore comunitario.
L'indicazione di origine non contrasterebbe con il principio di corretta concorrenza, in quanto in Italia siamo assolutamente autosufficienti. Il nostro mercato è infatti garantito dai nostri produttori interni, per cui non si rileverebbero i problemi relativi all'infrazione del diritto comunitario in altri comparti.
Vorremmo inoltre assicurare ai nostri produttori di base il carattere e le finalità di un associazionismo con una funzione sociale ed equiparare le nostre cooperative di piccoli produttori alle organizzazioni di produttori. In Parlamento, giace una proposta di legge finalizzata a realizzare questa equiparazione, perché l'attuale normativa sulla regolazione dei mercati costituisce per noi una barriera all'ingresso. I piccoli allevatori non riescono ancora a beneficiarne, per cui ne derivano restrizioni della concorrenza ingiustificate in base a interessi di carattere generale.
Al fine di sviluppare il settore, abbiamo anche la necessità di affrontare una nuova legislazione sui farmaci, perché l'attuale normativa non consente alle specie minori di avere a disposizione farmaci non registrati, laddove le case farmaceutiche non investono in ricerca in un settore meno importante.
Per favorire lo sviluppo del settore e garantire maggiore libertà ai nostri allevatori, è necessaria una nuova legislazione sui macelli. L'attuale normativa esige le stesse prescrizioni sia per i macelli avicoli che per quelli cunicoli, anche se questi ultimi hanno minori problematiche sanitarie rispetto agli avicoli.
Riteniamo inoltre importante un riequilibrio generale nella catena del valore tra produzione, trasformazione e distribuzione. Vorremmo un mercato unico, più neutrale e trasparente e la possibilità di superare gli obsoleti meccanismi delle attuali Borse merci, che spesso non rispecchiano settimanalmente i reali andamenti del mercato. Tali meccanismi dovrebbero essere riconducibili a una periodicità trimestrale, con maggiore neutralità e trasparenza,
con un'informazione, un supporto scientifico in relazione agli andamenti dei mercati da parte di Ismea, al fine di dotare i piccoli allevatori, marginalizzati nelle trattative, di utili informazioni commerciali. Vorremmo anche maggiore trasparenza sulla formazione dei listini nei punti vendita, magari cercando di far passare il doppio prezzo sui banchi.
Il nostro settore non ha mai beneficiato di nessun finanziamento pubblico, ma l'attuale situazione di crisi richiede una ristrutturazione finanziaria per impedire la chiusura delle imprese rimaste. I danni subìti hanno prosciugato tutte le nostre risorse, per cui chiediamo un intervento da parte dello Stato che consenta un agevole ripianamento delle passività.
Invitiamo codesta Commissione a sollecitare presso altre associazioni di produttori, di ditte mangimistiche un rapido riallineamento dei costi alimentari. Oggi, si assiste a un calo delle materie prime, ma le ditte mangimistiche tardano ad abbassare i listini. Esigeremmo dallo Stato anche un riallineamento rapido dei costi energetici e farmaceutici grazie al calo del prezzo del petrolio.
L'ultima richiesta che formuliamo sul piano della comunicazione e del marketing riguarda la promozione di campagne di comunicazione sul nostro prodotto, che sino ad oggi è stato pubblicizzato grazie ai pediatri, ai geriatri e ai nutrizionisti, che ne hanno divulgato gratuitamente la bontà, garantendo l'incremento dei consumi.
La nostra crisi potrebbe rappresentare un esempio del malfunzionamento della concorrenza, ovvero di come in una crisi generale, in nome di una presunta efficienza del mercato, che invece riteniamo funzioni in modo distorto e sleale, si approfitti della situazione per falcidiare le imprese e per colpire l'occupazione nel resto del Paese, vanificando tutti gli investimenti realizzati per lo sviluppo.
Se la libertà economica può genericamente definirsi come l'assenza di coercizioni o vincoli alla produzione o al consumo, al di là dei limiti necessari posti ai comportamenti dei singoli individui al fine di preservare la stessa libertà, le istituzioni e le politiche di Governo si dimostrano in grado di difendere la libertà economica quando riescono a proteggere gli individui e le loro proprietà da coloro che vogliono impossessarsi di ciò che non gli appartiene. Grazie.
PRESIDENTE. Abbiamo pochi minuti. È possibile rivolgere, al massimo, una domanda per gruppo. Do la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIAN PIETRO DAL MORO. Ringrazio i componenti dell'associazione per averci illustrato un piano così dettagliato, che ritengo avranno modo di farci avere. Desidero riflettere su una tematica centrale. Nell'ascoltare le diverse associazioni di categoria, permane sempre un'evidente mancanza di sintonia tra il momento in cui si verificano fenomeni di distorsione del mercato e quello in cui vengono registrati, giacché le reazioni sono sempre in ritardo. Succede il fatto, le categorie si attivano, acquisiscono informazioni sul mercato e cercano di formulare risposte, che spesso sono legate alla tracciabilità della filiera dal punto di vista della distribuzione e del prezzo.
Se dovessimo affrontare tali questioni non per piani soggettivi, ma in un piano più vasto e generale, potremmo mettere le categorie in condizione di avere i dati oggettivi, monitorati, che anticipano le eventuali situazioni di disagio. In tal modo, eviteremmo di audire le singole categorie che formulano l'ennesima richiesta di sostegno.
Come Partito Democratico, rivolgeremo la nostra attenzione a questa richiesta proveniente dal mondo delle carni bianche, in particolare dagli allevatori di conigli, che hanno avuto vantaggi competitivi quando le carni rosse sono finite nel mirino, laddove però reggere un mercato in espansione a causa delle difficoltà degli altri settori piuttosto che per iniziative a carattere propositivo garantisce senza dubbio vita breve. Ritengo quindi che, quando dovremo mettere in atto azioni e
proposte di tipo strutturale come Commissione, dovremo rappresentare al Governo l'esigenza di una costante azione di monitoraggio a sostegno delle aziende del settore.
VIVIANA BECCALOSSI. Come capogruppo del PdL, desidero ringraziarvi della vostra relazione, di cui chiedo di avere una versione più dettagliata dal punto di vista dei dati, anche al fine di essere più preparati rispetto al vostro settore in vista di un successivo incontro.
Nel condividere gran parte dell'intervento dell'onorevole Dal Moro, vorrei chiedere a voi rappresentanti dell'Associazione nazionale liberi allevatori di conigli se altre associazioni rappresentino questo settore.
Le organizzazioni professionali agricole in genere hanno alcuni settori, dal suinicolo all'avicolo. Nella mia esperienza in regione Lombardia, ho sentito parlare di settore dei conigli solo alla Fiera di Cremona, una parte della quale era dedicata al settore. So che esistono per quanto riguarda l'Associazione allevatori, le APA provinciali (non tutte) e quelle regionali. Desidero capire dunque se stiamo ascoltando i rappresentanti dell'intera filiera o solo una parte, poiché nel suo intervento, presidente De Bonis, ha citato spesso i piccoli allevatori di conigli. Vorrei quindi sapere se esistano anche grandi allevatori di conigli e in quale organizzazione si riconoscano.
SEBASTIANO FOGLIATO. Anch'io a nome del gruppo della Lega Nord desidero ringraziare i rappresentanti dell'associazione per aver rilevato queste problematiche, anche se avevamo già avuto notizia della crisi del settore.
Ho preso rapidamente visione del documento allegato, in cui emerge innanzitutto un tasso di crescita del consumo di carne di coniglio. È importante realizzare campagne pubblicitarie sulla televisione pubblica per rilanciare il consumo di carne, laddove soltanto incrementando i consumi si potranno garantire soddisfazione e maggiore remunerazione, ferma restando l'esigenza di un marchio che consenta la riconoscibilità della qualità del prodotto italiano.
Mi sfuggono alcuni passaggi sulla filiera, quali l'organizzazione, il numero dei macelli, la rete distributiva. Siamo comunque disponibili a recepire ulteriori notizie che vorrete fare pervenire alle nostre segreterie, anche al fine di elaborare delle proposte.
Ritengo che il Governo rivolga un'attenzione particolare a questo settore, sebbene oggi non sia presente.
ANITA DI GIUSEPPE. Innanzitutto, porgo i saluti da parte del gruppo dell'Italia dei Valori. Ritengo che le audizioni siano importanti per conoscere le problematiche che investono i vari settori, ma quando il tempo è così limitato dobbiamo limitarci a leggere quanto ci proponete.
Nella documentazione consegnata ci sono dei dati che la Commissione vaglierà. Sarà opportuno disporre anche di altro materiale per verificare meglio le vostre proposte; avrete senz'altro tutta la disponibilità di questa Commissione e del suo presidente, anche se considero dirimente che ci sia soprattutto la disponibilità del Governo.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei sapere per quale motivo chiediate un nuovo consorzio di tutela e un nuovo sistema di rilevazione dei prezzi per quanto riguarda la Borsa della camera di commercio.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente dell'ANLAC, Saverio De Bonis, per la replica.
SAVERIO DE BONIS, Presidente dell'ANLAC. In Italia esistono altre associazioni di categoria caratterizzate da strutture di filiera integrata. I nostri allevatori sono liberi, perché gestiscono autonomamente la scelta dei mangimi, la distribuzione commerciale e la macellazione. Sono liberi di cambiare partner in base alle convenienze e si distinguono dalle altre associazioni in cui questo grado di libertà non è garantito.
La differenza risiede nel fatto che molti allevatori, pur non essendo iscritti alla nostra associazione, ne sollecitano uno sviluppo, perché in altre associazioni non godono della libertà di poter esprimere punti di vista diversi. Alcuni contratti vincolanti, «capestro», spesso capziosi e ingannevoli costringono i nostri allevatori a seguire talune logiche di filiera in nome di una presunta efficienza, di una presunta sicurezza sul mercato, di una serie di circostanze che certamente necessiterebbero di un approfondimento.
Siamo tutti iscritti a Copagri o a Coldiretti e all'interno della nostra associazione sono presenti le varie anime del mondo sindacale. Abitualmente, le associazioni di categoria svolgono un ruolo importante, ma, prese dalle migliaia di problemi che affliggono la nostra agricoltura, spesso diventano uffici di servizio per inoltrare pratiche alla Comunità europea, per disbrigare le faccende relative alla PAC, quindi soggetti burocratici a supporto dei nostri servizi per quanto riguarda il dialogo con le istituzioni, la Comunità europea e lo Stato italiano.
Le APA hanno una funzione più tecnica. In questi ultimi mesi, rileviamo il loro sforzo per garantire un ulteriore servizio di natura commerciale, perché il progetto Italia Alleva va in questa direzione.
Siamo in attesa di un rafforzamento delle piccole realtà economiche, che costituiscono l'ossatura non solo della nostra economia, ma anche della nostra agricoltura. Rispetto a gruppi più organizzati, industriali, a lobby molto più forti, spesso i piccoli allevatori hanno due opzioni: cadere nella «trappola» di contratti di filiera o abbandonarsi al mercato con tutto quello che comporta.
Per quanto riguarda i dati relativi alla macellazione, abbiamo fatto un rapido riferimento. In Italia, gli allevatori importanti sono circa 1600, ma a seguito di questa crisi stiamo realizzando un ulteriore censimento per valutare quante attività abbiano chiuso. Molti dei 51 macelli autorizzati dalla Comunità europea versano in rilevanti difficoltà. Questi macelli stanno infatti attraversando un momento difficilissimo, riflesso della nostra crisi, che induce a un processo di concentrazione.
I mangimifici sono 14 e subiscono anch'essi gli effetti della crisi, perché in seguito al ridimensionamento degli allevamenti si rileva un processo di concentrazione, che comunque non contestiamo. La nostra unica perplessità riguarda eventuali distorsioni che possano aver alterato l'applicazione del diritto comunitario relativo alle norme antitrust.
Il consorzio riguarda una vicenda, a partire dalla crisi gestita dal sottosegretario Dozzo, che doveva avere le sue origini già nel 2002. Crediamo che lo Stato abbia finanziato un progetto ad hoc in questa direzione, ma questo consorzio non ha mai visto nascere iniziative di tutela. Recentemente, è stato creato un nuovo consorzio, che però non è condiviso dalla base dei piccoli allevatori e si ricollega ad altre logiche e ad altre organizzazioni. Auspichiamo dunque la nascita di un consorzio come in passato è stato il CUNACO, che per oltre quindici anni ha caratterizzato le produzioni nazionali garantendo riconoscibilità sia ai produttori che ai consumatori finali e assicurando soprattutto quel valore aggiunto che oggi manca alle nostre aziende.
Auspichiamo dunque un'iniziativa trasparente in questa direzione, che soddisfi le esigenze non tanto degli allevatori tutelati e non marginalizzati, quanto dei consumatori ormai fortemente disorientati. Scegliere oggi un prodotto italiano diventa infatti estremamente difficile. Si assiste a una serie di operazioni commerciali per cui animali senza fegato in Campania vengono commercializzati con scarsi controlli, altri importati vengono spacciati per conigli italiani, la distribuzione omette puntualmente le etichette.
Dobbiamo lavorare nelle nostre aziende e non possiamo svolgere un'attività di controllo per verificare se quel commerciante, quel macellaio o quel supermercato camuffi un prodotto e lo rivenda spacciandolo
per italiano. Sono quindi importanti la riconoscibilità, l'etichettatura e la rintracciabilità dei prodotti.
Dal 2002, lo strumento comunitario procede senza che sia resa effettiva la sua obbligatorietà. Si prosegue a colpi di deroghe, che agevolano le speculazioni e i processi di concentrazione del mercato.
PRESIDENTE. Purtroppo, dobbiamo avviarci alla conclusione in quanto i lavori dell'Assemblea sono iniziati in questo momento. Ci rendiamo conto che la vicenda è complessa. Alla luce delle sollecitazioni da lei fornite e delle considerazioni svolte dai rappresentanti di tutti i gruppi, sarà utile acquisire ulteriori dati ed elementi, in base ai quali approfondire e valutare eventuali iniziative.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,05.