Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione V
4.
Martedì 11 settembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE RECANTI RENDICONTO GENERALE DELL'AMMINISTRAZIONE DELLO STATO PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2011 (C. 5324) E DISPOSIZIONI PER L'ASSESTAMENTO DEL BILANCIO DELLO STATO E DEI BILANCI DELLE AMMINISTRAZIONI AUTONOME PER L'ANNO FINANZIARIO 2012 (C. 5325)

Seguito dell'audizione del Presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino:

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 2 4 7 9 10 16
Borghesi Antonio (IdV) ... 4
Calvisi Giulio (PD) ... 7 9
Cambursano Renato (Misto) ... 5 13
Ciccanti Amedeo (UdCpTP) ... 8
Duilio Lino (PD) ... 8
Giampaolino Luigi, Presidente della Corte dei conti ... 2 10 11 13 14 15 16
Granelli Ermanno, Consigliere della Corte dei conti ... 14
Marchi Maino (PD) ... 6
Mazzillo Luigi, Presidente di sezione della Corte dei conti ... 10
Meloni Maurizio, Presidente di sezione della Corte dei conti ... 13 15
Pala Maurizio, Consigliere della Corte dei conti ... 12 13
Palomba Vincenzo, Consigliere della Corte dei conti ... 15
Simonetti Roberto (LNP) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE V
BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 11 settembre 2012


Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

La seduta comincia alle 11,05.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nel quadro dell'indagine conoscitiva nell'ambito dell'esame dei disegni di legge recanti rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2011 (C. 5324) e disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2012 (C. 5325), il seguito dell'audizione del Presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, svoltasi il 26 luglio scorso.
Sono presenti anche il dottor Maurizio Meloni e il dottor Luigi Mazzillo, presidenti di sezione, il dottor Maurizio Pala, il dottor Vincenzo Palomba e il dottor Ermanno Granelli, consiglieri, e il dottor Roberto Marletta dell'ufficio stampa, che ringrazio per essere intervenuti.
Chiedo preliminarmente al dottor Giampaolino se intende aggiungere qualche considerazione rispetto a quanto esposto nella precedente audizione, in quanto la presente seduta è principalmente dedicata alle domande dei commissari e alle conseguenti risposte da parte della Corte dei conti.
Do, quindi, la parola al dottor Giampaolino.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. Ai fini di aggiornamento non vorrei aggiungere altro, perché abbiamo considerato questa come una prosecuzione della precedente audizione. Per favorire le domande mi permetterei, però, di ricapitolarne brevemente il contenuto, in modo da riprendere il filo del discorso, l'heri dicebamus, come si dice quando si torna dalle vacanze, che, peraltro, sono state molto brevi.
La relazione si sostanzia, come abbiamo affermato la volta scorsa, in una duplice partizione, la prima attinente ai conti dello Stato e alle politiche di bilancio in senso proprio e la seconda, più specifica e dettagliata, sulla gestione del bilancio per le singole amministrazioni. La stessa relazione si concentra, in particolare, sull'attendibilità e affidabilità dei dati esposti nel rendiconto generale dello Stato, in quanto l'area del bilancio dello Stato dovrebbe essere quella maggiormente garantita, governata com'è da stringenti regole procedurali.
Quanto alla qualità e all'adeguatezza delle informazioni offerte dal rendiconto dello Stato, la relazione affronta le principali criticità del bilancio, in parte ricorrenti, in parte di nuova formazione, ma tutte determinanti nel rendere spesso opaca la lettura delle risultanze contabili, alterando, di conseguenza, la percezione delle reali tendenze delle spese e delle entrate.


Pag. 3


Numerosi sono stati i fenomeni analizzati in tale contesto dalla relazione. Per quanto riguarda i residui attivi, si sono esaminati diversi casi, dalle discordanze tra i dati del rendiconto e le contabilità di entrata delle amministrazioni alle incongruenze interne al consuntivo, all'inadeguatezza della valutazione del grado di esigibilità con l'effettivo indice di riscossione dei residui attivi, al trascinamento di residui di versamento da un esercizio all'altro, alla determinazione di una parte dell'accertato partendo dal versato.
Per ciò che attiene alla spesa si sono considerate e poste in evidenza le insufficienze classificatorie del bilancio, la necessità di razionalizzare la struttura dei programmi e delle missioni, la persistenza di troppi capitoli promiscui, la tendenza crescente all'istituzione di capitoli «fondo», l'aumento dei residui perenti, la lievitazione dei debiti pregressi, tutte anomalie che mettono in crisi l'annualità del bilancio e la stessa rappresentatività del rendiconto.
I severi impegni assunti in sede europea e i ripetuti interventi correttivi del disavanzo pubblico hanno prodotto nei conti pubblici dell'Italia, come abbiamo ricordato nella scorsa audizione, effetti di forte riequilibrio, da assegnare non soltanto all'aumento del prelievo fiscale, ma anche al contenimento della spesa.
Nella sua relazione la Corte ha avuto modo di rilevare che per la spesa statale, il biennio 2010-2011 espone, in proposito, risultati di grande rilievo. Nei dati cumulati, la contabilità nazionale ci indica che, mentre le spese delle amministrazioni pubbliche al netto degli interessi sono diminuite dell'1 per cento, la spesa primaria dello Stato si è ridotta addirittura del 5,5 per cento.
La portata del raddrizzamento della spesa statale è colta con più efficacia se si guarda alle spese al netto degli interessi e dei trasferimenti destinati agli altri enti della pubblica amministrazione e, in particolare, alle amministrazioni regionali e locali. Si tratta, infatti, di voci di spesa condizionate dai meccanismi normativi di finanziamento dei servizi locali nel regime del federalismo, che alterano, pertanto, il profilo delle spese finali dirette dello Stato.
Al netto di tali voci, le uscite dello Stato risultano diminuite, nell'ultimo biennio, di quasi il 6 per cento. Uno sforzo di contenimento superiore al previsto, anche se del tutto sbilanciato nella sua composizione interna. A una riduzione di meno del 3 per cento delle spese correnti fa, infatti, riscontro la caduta delle spese in conto capitale, che nel biennio ha superato il 26 per cento.
Il confronto tra questi dati di consuntivo e le risultanze del rendiconto dello Stato - consentito dall'innovativo esercizio di raccordo contenuto nella relazione per il 2011 - permette di disporre di più approfondite valutazioni, soprattutto sugli esiti dei ripetuti provvedimenti di contenimento della spesa statale.
Guardando alle diverse categorie della spesa e, in particolare, ai consumi pubblici - redditi da lavoro e consumi intermedi -, che rappresentano più del 70 per cento della spesa statale al netto degli interessi e dei trasferimenti alle altre pubbliche amministrazioni, emergono spunti di riflessione non univoci.
Se si riconsiderano i redditi da lavoro dipendente, il confronto tra il rendiconto e la contabilità nazionale segnala andamenti divergenti, anche nel segno. A una riduzione della spesa nei dati di contabilità nazionale corrisponde un lieve incremento nelle risultanze del rendiconto.
I dati desumibili dal rendiconto generale dello Stato per il 2011 evidenziano, infatti, un sia pur minimo incremento della spesa in termini di impegni. La diminuzione delle retribuzioni lorde derivante dalle misure di riduzione del personale e dal blocco della contrattazione collettiva nazionale risulta, infatti, compensata da un incremento dei contributi aggiuntivi versati dallo Stato all'INPDAP per il necessario riequilibrio della gestione pensionistica dei dipendenti statali.


Pag. 4


Si tratta di un risultato non sorprendente, se si tiene conto degli effetti attesi dai ripetuti tagli che tali categorie di spesa hanno subìto con i provvedimenti di contenimento della spesa pubblica adottati negli ultimi anni. Le riduzioni lineari degli stanziamenti finanziari del bilancio dello Stato dell'esercizio 2011, adottate con provvedimenti legislativi a partire dal 2008, hanno, infatti, inciso sulla spesa in conto capitale pesantemente e, comunque, in misura molto superiore ai tagli impressi alla spesa corrente, quasi il 29 per cento contro il 2 per cento.
A partire dal 2004 la Corte ha affiancato all'auditing finanziario-contabile attività dirette ad accertare la regolarità dei procedimenti in specifiche aree di intervento, utilizzando strumenti informatici e approcci metodologici condivisi a livello internazionale. Si tratta di attività volte a stimare l'attendibilità e l'affidabilità di un aggregato contabile come il bilancio dello Stato, soprattutto attraverso strumenti di campionamento statistico, basati su modelli consolidati anche in ambito europeo e in grado di esprimere i rischi tecnici e il margine di affidabilità del campionamento stesso.
L'approccio campionario si è adeguato al sistema MUS (Monetary Unit Sampling), adottato alla Corte dei conti europea per affrontare, nel contesto della dichiarazione annuale di affidabilità (Déclaration d'Assurance - DAS), i cosiddetti test di convalida mirati alla verifica ex post della legittimità e regolarità delle operazioni sottostanti ai conti di bilancio.
In particolare, è stata messa a punto, nell'ambito di un più ampio sistema conoscitivo sulla finanza pubblica, una specifica applicazione informatica finalizzata ad indagini campionarie sui dati consuntivi della spesa.
La vigente legislazione, salvo che per le regioni e le province ad autonomia differenziata, a eccezione della Valle d'Aosta, non prevede per le regioni a statuto ordinario un giudizio di parificazione analogo a quello formulato dalla Corte per il rendiconto generale dello Stato. Si tratta, in effetti, di un'asimmetria ordinamentale, che non consente alle assemblee regionali di disporre di un pronunciamento di un organismo terzo e imparziale, qual è la Corte dei conti, circa gli esiti della gestione del bilancio da parte degli esecutivi regionali prima ancora dell'approvazione da parte degli stessi consigli regionali delle nuove leggi di bilancio regionale.
Tale lacuna ordinamentale meriterebbe di essere colmata, ad avviso della Corte, per offrire allo Stato, inteso come Repubblica, attraverso un giudizio sui rendiconti regionali, da affidare alla Corte dei conti, un appropriato momento valutativo di chiusura circa il rispetto, anche nella gestione delle risorse finanziarie da parte delle regioni, del canone costituzionale del buon andamento della gestione del pubblico danaro, individuando tempestivamente, a opera della stessa Corte, eventuali criticità e squilibri, nonché i rimedi per farvi fronte, e ciò anche allo scopo di conferire maggiore effettività al principio del pareggio di bilancio di recente costituzionalizzato.

PRESIDENTE. Grazie per questo intervento più sintetico rispetto alla precedente audizione. Credo che anche l'ultimo accenno, con riferimento ai controlli, sia importante. Noi come Commissione bilancio abbiamo ascoltato la Corte dei conti siciliana, proprio perché la regione Siciliana ha la possibilità di eseguire questo tipo di controllo. Credo, dunque, che, anche in previsione di quelle che potrebbero essere future tensioni sui bilanci regionali, non sia sbagliato il riferimento che ha svolto il presidente Giampaolino.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ANTONIO BORGHESI. Ringrazio il presidente e tutti i rappresentanti della Corte presenti oggi.
La mia domanda riguarda la gestione dei residui. La lettura dell'andamento dei residui è sconvolgente, in particolare per quanto riguarda i residui attivi, che nel


Pag. 5

giro di pochi anni sono sostanzialmente raddoppiati e ormai veleggiano attorno ai 215 miliardi di euro, mentre pochi anni fa erano 115 miliardi. È un dato impressionante, che riguarda tanto le entrate tributarie, quante le entrate extratributarie.
Sembrerebbe, invece, addirittura migliorata la gestione dei residui passivi, che dovrebbe essere associata alla capacità di spendere meglio da parte dello Stato. Se, però, si va a ben osservare, essa ha riguardato le spese in conto capitale, il che sembrerebbe anche legato al fatto che, in realtà, non spendiamo più per interventi in conto capitale.
Volevo capire, in particolare, se la Corte dei conti ha analizzato la questione dal lato dei residui attivi e se l'incapacità dello Stato di incassare sia legata a un momento o a un problema che la Corte dei conti può aver rilevato. Grazie.

RENATO CAMBURSANO. Ringrazio anch'io per la doppia collaborazione, come sempre all'altezza, da parte della Corte, che, come riferivo al presidente, ci ha acceso i fari sul rendiconto, mettendone in evidenza anche le ombre, come è corretto che sia.
Pongo alcune domande. Quanto alla prima, sappiamo, ahimè, da tanto tempo che con i tagli lineari prima e con la spending review poi si è agito molto sulla spesa e sul contenimento della medesima. Ha appena ricordato il Presidente Giampaolino che, mentre la spesa corrente ha avuto un ridimensionamento del 2 per cento, la riduzione di quella in conto capitale veleggia speditamente verso il 30 per cento (il 29 per cento, per l'esattezza).
Il presidente ha affermato anche, come sappiamo, che la maggior parte della spesa in conto capitale è opera delle amministrazioni locali, delle autonomie locali nella loro vasta gamma. Se, da una parte, abbiamo un Paese bloccato in termini di investimenti e, dall'altra, sappiamo che gli «azionisti» di riferimento di tali investimenti sono le autonomie locali, verrebbe da sé la necessità di aprire il rubinetto per consentire che le amministrazioni locali, soprattutto quelle virtuose, possano investire, con riferimento a quelle che hanno la disponibilità di risorse finanziarie.
La domanda, quasi scontata, è, a questo punto, la seguente: è possibile e, se sì, in quale misura, intervenire ancora e speditamente - è una mia osservazione - sulla rivisitazione del Patto di stabilità interno, alla luce dei dati del rendiconto?
Passo alla seconda domanda. È stato dedicato da alcuni settimanali ampio spazio a un progetto di legge presentato nell'altro ramo del Parlamento da alcuni colleghi senatori sulla necessità di costituire, come esiste sul fronte delle entrate, anche un'Agenzia delle uscite, come fosse il toccasana di ogni male.
Io non conosco il testo, ne ho letto solo il resoconto giornalistico, ma mi pare che ci siano già tanti soggetti istituzionali in campo, tant'è che addirittura ne andremo a creare molto presto un altro, in attuazione della legge costituzionale n. 1 del 2012, che reca la riforma dell'articolo 81 della Costituzione, e non solo. Che cosa ne pensa?
Arrivo alla terza domanda. Lei ha ricordato, appena adesso, la necessità di effettuare una rivisitazione delle attuali missioni. Come non concordare con lei? La domanda spontanea è dove, come e quali suggerimenti la Corte è in grado di fornire al Parlamento, non solo al sottoscritto, ovviamente.
Come quarta domanda, nella relazione che ci avete lasciato il 26 luglio, giorno del mio compleanno, peraltro, anche se non c'entra nulla con il nostro dibattito, in conclusione voi facevate riferimento a tre riflessi negativi sul bilancio pubblico. Ne diamo per scontati, si fa per dire, due.
Per noi che stavamo prima all'opposizione era un chiodo fisso quello di intervenire sul primo tema, che è ancora d'attualità. Il Ministro Severino sembra finalmente intenzionato ad agire sul fronte di tale problema, che è quello della corruzione e che è stato dalla Corte più volte richiamato.


Pag. 6


Il secondo tema è quello dell'evasione fiscale, su cui non si può non convenire.
Il terzo, su cui verte la domanda, è il trasferimento delle funzioni pubbliche fuori dalla circonferenza della pubblica amministrazione, attraverso le tante società. Recentemente si è già intervenuti, mi pare di poter affermare, da una parte in modo positivo, rendendolo più vincolante, ma, dall'altra, aprendo i cordoni della borsa, cioè dilatando un po' più i tempi di tale trasferimento, tenuto conto della necessità, soprattutto per le società che sono in rosso magari da alcuni anni, di disporre di maggior tempo per chiudere definitivamente questa esperienza.
L'ultima domanda verte ancora sulla legge costituzionale n. 1 del 2012: quali sono, secondo la Corte, i possibili interventi che noi legislatori dovremmo adottare sulla struttura ed eventualmente sulla procedura della formazione del rendiconto e dell'assestamento, dal momento che anche questo è al nostro oggetto? Grazie.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, presidente e grazie presidente Giampaolino. Vorrei esporre due quesiti, se posso permettermi, uno di merito e uno indirettamente di merito.
Quello di merito riguarda anche nel mio caso la gestione dei residui. Vorrei sapere se il riavvicinamento tra l'autorizzazione di competenza e la gestione di cassa può costituire un valido strumento al fine di porre rimedio alle criticità, così come già è stato anticipato e stabilito dall'articolo 42 della legge n. 196 del 2009, che avvicina il momento della competenza a quello della cassa e se ciò può risolvere il problema dei residui. Questa era la domanda più di merito sul rendiconto.
La domanda indirettamente di merito si collega alla sua affermazione di poco fa, per cui la portata del raddrizzamento della spesa statale è colta con più efficacia se si guarda alle spese al netto degli interessi e dei trasferimenti destinati agli altri enti.
Sostanzialmente, il rendiconto si avvicina al pareggio di bilancio con i tagli agli enti locali. Una quota sostanziosa delle misure attraverso le quali si raggiunge l'equilibrio di bilancio deriva dal minor trasferimento agli enti locali, i quali, però, si trovano essi stessi a non riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio e in una situazione per cui o devono sforare il Patto di stabilità interno, o non pagare i fornitori, o non erogare i servizi, o arrivare addirittura al dissesto.
Sto parlando, anche nel mio piccolo, come presidente di provincia: con riferimento agli equilibri di bilancio da garantire entro il 30 settembre di quest'anno, molto probabilmente l'ente provincia di Biella non raggiungerà tali equilibri, non tanto perché ha compiuto spese pazze, quanto perché nell'annualità 2012 perde 4 milioni di trasferimenti.
Tutto ciò riesce a creare una situazione positiva per il bilancio dello Stato centrale, ma io credo che nel suo complesso la spesa pubblica non concorra all'aumento del PIL necessario per avere un denominatore buono con cui andare incontro alle esigenze legate al valore del rapporto debito/PIL che ci chiede l'Europa. Questo sistema regge, dunque, da un punto di vista del bilancio dello Stato, ma vorrei capire se può reggere, nel suo complesso, anche da un punto di vista dei bilanci regionali.
Anche il ruolo degli amministratori nei confronti delle sezioni regionali della Corte dei conti è importante. Saranno poi loro i responsabili di queste situazioni di minori servizi o addirittura di dissesto, perché lo Stato fa pagare loro il pareggio di bilancio nazionale? Come si comporteranno le sezioni regionali della Corte dei conti nei confronti di questi amministratori: affermeranno che è colpa loro o dipende dal fatto che non ricevono i trasferimenti? Grazie, presidente.

MAINO MARCHI. Ho quattro domande da formulare. Cercherò di essere rapido.
Il 2011 rappresenta l'anno conclusivo della manovra triennale dell'estate del


Pag. 7

2008 e il primo della manovra del 2010, che agì sul 2011 e sul 2012, manovre che sono intervenute sia sul versante della spesa, sia su quello delle entrate, l'ultima anche con provvedimenti sul versante dell'evasione fiscale. Dal rendiconto 2011, si può capire il livello di attuazione di queste manovre?
Il secondo punto riprende una questione che citava adesso l'onorevole Simonetti, ossia che la portata dell'aumento della spesa statale è colta con più efficacia se si guarda alle spese al netto degli interessi e dei trasferimenti destinati agli altri enti della pubblica amministrazione e, in particolare, alle amministrazioni regionali e locali.
La domanda è la seguente: quando parlate dei trasferimenti, vi riferite ai trasferimenti in senso stretto o considerate anche voci di spesa del bilancio dello Stato, ma che poi nei fatti si trasformano in gran parte in trasferimenti verso le regioni e gli enti locali? Per esempio, il fondo nazionale per le politiche sociali nel 2008 aveva una dotazione di 2 miliardi e 500 milioni e ora risulta quasi azzerato. Si tratta di spesa statale, ma di fatto è una spesa che viene destinata per gli interventi a favore delle regioni e degli enti locali. Una voce di questo genere viene considerata nei trasferimenti agli enti locali oppure nella spesa dello Stato?
Passo alla terza domanda. Lo scorso anno, con riferimento al rendiconto 2010, si è discusso molto sulla questione dell'affidabilità del rendiconto stesso, anche in riferimento alle questioni sollevate proprio dalla Corte. Anche quest'anno nelle relazioni che sono state presentate in questa Commissione si pongono alcuni problemi con riferimento alla trasparenza. Che livello di affidabilità ha, a questo punto, secondo la Corte, il rendiconto? È un livello comunque elevato, oppure è un livello che deve preoccuparci?
Affronto un'ultima tematica. Quella dell'arretrato dei pagamenti della pubblica amministrazione è una questione rilevante su tanti versanti, primo fra tutti, a mio avviso, il fatto che stanno fallendo le imprese e che, anche attraverso questo fenomeno, insieme alla stretta creditizia, si sono aperti spazi enormi, soprattutto nel Nord, per le infiltrazioni mafiose nell'economia, essendo, da una parte, le imprese strozzate ed essendoci, dall'altra, soggetti pieni di liquidità.
Con riferimento alla massa dei debiti pregressi, come leggo nella relazione, guardando ai residui passivi e ai residui perenti, possiamo essere in grado di capire, visto che della questione si citano spesso dimensioni non certe - si parla di cifre tra i 70 e i 100 miliardi - a che livello di ammontare siamo come arretrato nei pagamenti della pubblica amministrazione? Mi riferisco all'arretrato rispetto ai tempi previsti dalla direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, dal momento che già nel disegno di legge comunitaria 2011, approvato dalla Camera e attualmente all'esame del Senato, si è stabilito di dare attuazione alla suddetta direttiva europea sui pagamenti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marchi, per avere attirato l'attenzione su questo problema.

GIULIO CALVISI. La prima domanda attiene a un quesito che poneva adesso l'onorevole Marchi. La legge di assestamento del bilancio dello Stato per il 2011, quella che ha disposto il taglio agli enti locali, lo voglio ricordare, non recava, come giustamente aveva messo in evidenza nella sua relazione l'onorevole Simonetti, gli effetti dei provvedimenti di luglio e agosto dello scorso anno.
Gli effetti di tali provvedimenti nel rendiconto 2011 sono visibili? Mi pare che voi indichiate una percentuale intorno al 15 per cento, ma si può vedere qualcosa in più, soprattutto in riferimento ai tagli agli enti locali? Ha ragione l'onorevole Simonetti: riusciamo a capire di più su come tali provvedimenti hanno inciso sul rendiconto del 2011?


Pag. 8


Passo alla seconda domanda. Nel rendiconto 2011, i residui attivi e passivi mi pare ammontano, rispettivamente, a 215 miliardi e a circa 93 miliardi. Alla fine voi affermate che lo Stato è sia un pessimo riscuotitore, sia un pessimo pagatore, ma che è più un pessimo riscuotitore che non un pessimo pagatore, perché i residui attivi sono sicuramente superiori ai residui passivi. C'è, però, un'incertezza, data proprio dallo squilibrio delle risultanze anche ai fini di una lettura dei saldi tra competenza e cassa riferita ai residui attivi.
L'anno scorso, nella relazione che ci avete presentato, voi quantificavate l'ammontare delle entrate incerte e mi pare che citaste la cifra di 40 miliardi, proprio per questo agire, ossia per questo effetto dei residui attivi. Quest'anno, non avendo io letto analoghe proiezioni, siete in grado di elaborare una cifra sul possibile ammontare delle entrate che presentano margini di incertezza? Voi svolgete, nel vostro giudizio di parificazione, un riferimento al fatto che esiste un problema proprio sulle entrate extratributarie, che spesso sono incerte. Si può arrivare a una quantificazione di queste entrate incerte?
Vengo alla terza domanda. Come Parlamento noi dobbiamo verificare i dati del bilancio dello Stato e ci confrontiamo con un bilancio di previsione, con un provvedimento di assestamento, con un rendiconto, con i dati di cassa e di competenza, con o senza le regolazioni contabili e con la contabilità nazionale.
Oggi lei ha fatto riferimento alla contabilità nazionale e ha messo in evidenza che ci sono discrasie per quanto riguarda le entrate e le uscite. Probabilmente, però, noi dovremo fare riferimento a questo parametro, considerando che il giudizio su di noi in Europa viene espresso in base ai dati della contabilità nazionale.
Torno alla domanda che lei si è posto nell'audizione del 26 luglio scorso: in quale misura le risultanze del rendiconto nelle diverse espressioni dei dati finanziari, stanziamenti, impegni, pagamenti, residui e via elencando, costituiscono un indicatore immediatamente utilizzabile per presentare l'andamento dei conti dello Stato nel quadro di controllo generale della finanza pubblica?
Come dobbiamo utilizzare il rendiconto, presidente Giampaolino? Lo dobbiamo utilizzare come strumento che aiuta la lettura dei dati di contabilità nazionale o, come invece dovrebbe essere, lo strumento principe che fornisce il quadro del bilancio dello Stato a consuntivo? È uno strumento che ci aiuta a leggere meglio i dati di contabilità nazionale, poi elaborati dall'ISTAT e dalla Ragioneria generale dello Stato, oppure deve essere il nostro strumento principe?

AMEDEO CICCANTI. Il presidente Giampaolino ha elencato numerose anomalie e criticità nell'elaborazione dei dati che costituiscono la base di questo rendiconto. Al di là delle responsabilità dei singoli soggetti che hanno elaborato i dati, vorrei capire se, secondo lei, presidente, è possibile spiegare il ruolo che la Corte dei conti potrebbe avere nel miglioramento spontaneo di questa prassi amministrativa, affinché il rendiconto sia più coerente con la normativa di contabilità pubblica.
Quali interventi lei pensa possa effettuare la Corte dei conti per poter tenere in un alveo più corretto l'elaborazione di questi dati all'esame del Parlamento, visto che noi non abbiamo molti strumenti tecnici per poterlo pretendere? La Corte dei conti ci potrebbe essere di grosso ausilio.

LINO DUILIO. Pongo solo una domanda che riguarda la prospettiva.
In una sede ufficiale, il professor Giarda, attuale Ministro per i rapporti con il Parlamento, ebbe modo di auspicare - fu un auspicio, se non ricordo male, perché in termini di strumentazione disponibile ancora non si è nemmeno iniziato il discorso - che noi in futuro dovremmo andare verso una prospettiva in cui la vera distinzione sul versante delle spese dovrebbe essere quella tra spese utili e inutili.


Pag. 9


Tale distinzione tra spese correnti e spese in conto capitale, che tutti conosciamo e che porta anche la Corte a comunicare che c'è stata una riduzione del 3 per cento sul versante delle spese correnti e del 26 per cento su quello delle spese in conto capitale, è diventata una sorta di religione, di dogma, e alla fine ha portato tutti a non considerare gli effetti sulla stessa funzionalità dell'amministrazione.
In Lombardia, lo ricordo un po' ironicamente, ma non tanto, è in corso una questione che riguarda la scuola, con l'invalidazione di un concorso per dirigenti scolastici che sta producendo un disastro totale, da cui non so come si verrà fuori. La questione è ora all'esame del Consiglio di Stato, dopo che il TAR ha annullato il concorso, e vedremo che cosa accadrà.
Perché è stato invalidato il concorso? Perché è emerso che le buste, quelle piccole che si utilizzano nei concorsi e in cui si mettono gli estremi dei concorrenti, acquisite attraverso la procedura Consip, peraltro, erano troppo sottili e, quindi, consentivano in controluce forse di intravedere i nomi dei concorrenti.
La vicenda, un po' ironicamente, mi ha fatto pensare che questo sarà uno degli effetti indesiderati della riduzione della spesa. Evidentemente, per utilizzare buste che costano meno, poiché nessuno compie miracoli, si sono comprate buste la cui consistenza fisica è tale per cui si è andati poi incontro a queste conseguenze.
Lo affermo un po' ironicamente, ma per osservare che non mi risulta che ci sia una valutazione di ordine qualitativo nemmeno da parte della Corte dei conti circa gli effetti che si stanno determinando sull'amministrazione per quanto riguarda il discorso della riduzione delle spese, sia a seguito della pratica dei tagli lineari, sia a seguito, e su ciò io comincio ad avere un dubbio, della pratica iniziata della spending review, la quale un po' evoca, se non si perfezionano gli strumenti, la pratica dei tagli lineari, nel senso che si procede a grandi cifre.
La mia domanda è se lei condivide, a maggior ragione per il fatto che noi dobbiamo sempre di più, in prospettiva, agire sul fronte della riduzione delle spese, che si debba arrivare a una classificazione anche operativa, oltre che formale, come auspicava il professor Giarda, tra spese utili e inutili, o comunque a una prassi dentro l'amministrazione che porti a teorizzare la riduzione delle spese correnti, ma non facendone un dogma che prescinda totalmente dalla funzionalità delle amministrazioni.

PRESIDENTE. Il relatore Calvisi ha chiesto di poter intervenire nuovamente.

GIULIO CALVISI. Mi ha ispirato l'intervento dell'onorevole Duilio.
Premetto che mi ha fatto molto piacere ascoltare una vostra proposta per far sì che anche le regioni a statuto ordinario abbiano il giudizio di parificazione della Corte dei conti. Spesso con i colleghi teniamo un dibattito sui privilegi delle regioni a statuto speciale e questa è la prima volta in cui, da un po' di tempo a questa parte, si evidenzia che anche i controlli sulle regioni a statuto speciale sono probabilmente superiori rispetto a quelli sulle regioni a statuto ordinario.
La suggestione che mi forniva l'onorevole Duilio è la seguente: molti ci segnalano un contenzioso, spesso ingiustificato e strumentale, della pubblica amministrazione o al suo interno oppure con terzi. Quanto pesa questo sulla lievitazione o sul mancato abbassamento dalla spesa corrente? Siamo in grado di svolgere una valutazione?
Secondo me, è una questione che forse non risulta nel rendiconto o nei bilanci delle regioni e dei comuni, però probabilmente a livello statale, di pubblica amministrazione, pesa. A noi molti consiglieri comunali e molti sindaci segnalano una spesa corrente che è diretta spesso proprio a dirimere contenziosi inutili all'interno della pubblica amministrazione o tra la pubblica amministrazione stessa e terzi, creditori o presunti debitori.


Pag. 10


Volevo chiedere se si è in grado di effettuare delle elaborazioni su questa tematica.

PRESIDENTE. Si pone anche tutta la vicenda dei crediti fiscali di Equitalia e del trasferimento delle competenze per la riscossione, parlando di residui. Credo che nel prossimo futuro essa potrà presentare problemi. Evoco ora il tema, perché forse dovremo riprenderlo in mano.
Do la parola al presidente Giampaolino per la replica. Il presidente cederà, a sua discrezione, la parola ai suoi collaboratori sulle diverse questioni, perché abbiamo toccato molti temi.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. In effetti, le domande sono molte. Se è consentito il termine, mi «libererei» subito dell'ultima, la più insidiosa, non tanto perché insidiosa, quanto perché attiene a un modo di essere ormai del nostro ordinamento, quello del contenzioso.
Ovviamente, non è possibile prevedere un costo del contenzioso delle pubbliche amministrazioni nel senso di quanto pesi sulle pubbliche amministrazioni il rifacimento di attività a seguito di intervento del giudice nelle amministrazioni. È un problema che deve un po' preoccupare l'ordinamento generale.
L'onorevole Duilio faceva riferimento a un episodio che ha, esso pure, origine, per così dire giudiziaria, quello dell'annullamento del concorso per la visibilità o meno di una busta, con grave pregiudizio sull'azione.
Il nostro ordinamento, da alcuni decenni o addirittura, secondo alcuni, sin dall'entrata in vigore della Costituzione, ha privilegiato rispetto alla pubblica amministrazione l'attività giurisdizionale e ha quasi dimenticato un canone dell'amministrazione, cioè la riserva dell'amministrazione. Alcune attività devono far capo all'amministrazione e trovare in se stesse il loro rimedio, ossia nell'ambito dell'amministrazione.
La giustiziabilità e la giurisdizionalizzazione di molte attività comportano un'«entrata» del giudice, se è consentito questo termine, nell'ambito dell'amministrazione, che può dar luogo ad alcune disfunzioni nello stesso modo di essere dell'amministrazione, ossia a una deresponsabilizzazione degli amministratori. Si tratta di un'amministrazione da parte dei giudici, i quali godono, peraltro, di uno status di immunità sotto questo aspetto.
Quanto pesi in termini economici il contenzioso inteso in questo termine, cioè del rifacimento e della ripetizione dell'attività amministrativa a seguito dell'intervento del giudice, è un problema difficilissimo da affrontare. Comunque non credo che ci siano, per quanto mi consta, analisi in merito. Si tratta, però, di un problema ordinamentale, di cui, a mio sommesso avviso, ci si deve fare carico.
Questa era una delle domande quasi fuori tema, nel senso che investe aspetti ordinamentali di carattere più generale.
Venendo alle singole domande, mi avvarrò dei miei collaboratori. Non riesco, in verità, a organizzarle in un discorso sistematico, ragion per cui preferisco seguirle nella loro enunciazione.
L'onorevole Borghesi richiama l'attenzione sui residui attivi e sui residui passivi. Pregherei il collega Mazzillo di fornire una risposta in proposito.

LUIGI MAZZILLO, Presidente di sezione della Corte dei conti. Si è evidenziato come i residui attivi siano in progressivo aumento. In effetti, guardando nel medio termine, la crescita si nota, però, con riferimento all'anno 2010, in realtà c'è stata una diminuzione, perché i residui del 2010 ammontavano a circa 230 miliardi rispetto ai 215 del 2011.
Devo evidenziare, tuttavia, come questi dati sui residui attivi siano, in realtà, dati che hanno un significato molto relativo. Ogni anno viene ricostruito il dato conclusivo partendo dal «magazzino residui», che è molto più ampio rispetto a quello che poi risulta a consuntivo.
In effetti, se guardiamo le entrate finali, i residui presi in considerazione ai fini della valutazione di quanto includere


Pag. 11

o meno in bilancio ammontavano, al 31 dicembre 2011, a circa 561 miliardi. Partendo da questi, sono state effettuate poi alcune sottrazioni e, quindi, si sono sottratte alcune partite, chiamate «condono IVA», «IVA Napoli», «informazioni contabili ritardatarie» e via elencando. Infine, è stata effettuata una classificazione dei residui per grado di esigibilità.
L'amministrazione finanziaria, ovvero l'Agenzia delle entrate, ha valutato quanto poteva essere effettivamente riscosso e, quindi, nell'ottica prudenziale di chi costruisce il bilancio ha stabilito di avere determinati crediti, ma di non ritenerli tutti esigibili, ragion per cui ne ha riportati in bilancio molti di meno. Siamo passati dai 561 miliardi circa, che rappresentano l'ammontare complessivo dei residui anche vecchissimi, di dieci o dodici anni fa, perché mancano anche le disposizioni normative per poterli cancellare, a 215 miliardi.
In realtà, questo dato è elaborato in base a ciò che viene effettivamente riscosso ed è esso stesso ottimistico. Nel 2011 sappiamo che i residui iniziali erano di circa 230 miliardi, ma che ne sono stati riscossi in totale circa 31 miliardi. Questi 31 miliardi sono al lordo dei versamenti che erano stati effettuati l'anno precedente, perché il riscosso comprende sia ciò che viene riscosso nell'anno, sia ciò che era stato riscosso l'anno precedente, ma non era stato versato.
Se noi sottraiamo quanto era rimasto da versare l'anno precedente, in realtà otteniamo che nel 2011 sono stati riscossi al netto dei residui poco più di 4 miliardi. Si tratta di un dato che, rispetto agli anni precedenti, è consistente, perché negli anni precedenti le cifre erano di 2 miliardi e 600 milioni nel 2010 e di 2 miliardi e 500 milioni nel 2009.
Che cosa accade? Accade che, in realtà, molti di questi resti da versare si trascinano da un anno all'altro e non vengono mai versati, tanto che noi abbiamo chiesto di distinguere nel consuntivo quanto è stato riscosso dell'anno e quanto riguarda, invece, il versato dell'anno precedente. Finora non siamo riusciti a ottenere che la Ragioneria generale dello Stato svolgesse questa diretta rilevazione.
Il calcolo viene effettuato sui residui netti ed è il risultato di un'operazione aritmetica che noi abbiamo sempre eseguito e che abbiamo, a suo tempo, suggerito solo per evidenziare l'esistenza e le dimensioni del problema. L'informazione si può ottenere solamente se si compie la rilevazione diretta.
In termini di percentuali la quota di residui riscossi netti ha rappresentato, nel 2011, il 3,5 per cento dell'importo dei residui iniziali riaccertati per quanto riguarda il complesso delle entrate finali.
Naturalmente, per quanto riguarda il comparto delle entrate tributarie, il rapporto è più elevato ed è molto più basso per quanto riguarda le entrate extratributarie, nelle quali, però, sono ora compresi anche le sanzioni e gli interessi relativi agli accertamenti tributari, in adesione alle regole del SEC 95.
Questo dei residui attivi è effettivamente un problema che andrebbe ancora approfondito da parte dell'amministrazione e che andrebbe gestito in modo molto più attento rispetto a quanto non avvenga attualmente.
Vorrei aggiungere soltanto una considerazione. Non ricordo chi aveva sollevato la questione dei risultati che sono poi ottenuti in base alle manovre. Volevo segnalare che, per quanto riguarda gli effetti delle manovre dal lato delle entrate, nella nostra relazione c'è una valutazione parziale soltanto di alcuni provvedimenti che erano inclusi nella manovra per il 2011 e, quindi, vengono forniti dati che, relativamente a questa componente, forniscono l'indicazione che tali risultati sono stati conseguiti, a dimostrazione che le valutazioni effettuate in sede di relazione tecnica erano realistiche.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. L'onorevole Cambursano, in considerazione delle manovre effettuate sulla spesa, domandava se fosse possibile


Pag. 12

pervenire a una rivisitazione del Patto di stabilità interno. Chiedo se il collega Pala intende fornire una risposta.

MAURIZIO PALA, Consigliere della Corte dei conti. Unifico le risposte per i temi vicini.
Una prima osservazione nell'intervento dell'onorevole Cambursano riguardava la valutazione che noi effettuiamo sull'andamento della spesa statale.
Nell'audizione del 26 luglio, che riportava, peraltro, considerazioni svolte nella relazione sul rendiconto, lo scopo specifico, con riguardo all'analisi della spesa statale, è stato quello di mettere in evidenza un aspetto che probabilmente è molto sottovalutato dall'opinione pubblica, sia interna, sia internazionale, cioè una cattiva percezione dell'inversione di tendenza drastica che c'è stata nell'andamento della spesa statale nell'ultimo biennio.
I risultati conseguiti in termini di riduzione della spesa statale - per comodità di analisi è apparso opportuno suggerire di produrre il calcolo al netto delle spese per trasferimenti e della spesa per interessi, che non dipendono ovviamente da variabili controllabili - indicano che la spesa finale dello Stato nell'ultimo biennio ha avuto un'inversione di tendenza fortissima, con un esito importante. Una riduzione del 6 per cento, che è il risultato di ripetuti provvedimenti di contenimento della spesa, rende l'idea che, finalmente, su quel fronte sono stati conseguiti risultati talvolta superiori perfino agli effetti che erano attesi nel momento del varo dei predetti provvedimenti di contenimento della spesa.
Si mette in evidenza, un dato ovvio, che tale riduzione del 6 per cento, cumulata nel biennio, è sbilanciata, perché il 3 per cento riguarda la riduzione della spesa corrente - non che una riduzione del 3 per cento della spesa corrente a questo livello di servizi sia un risultato da poco - ma a esso si contrappone una caduta del 26 per cento delle spese in conto capitale.
Ripeto queste cifre, che sono complesse per il fatto che, per renderle confrontabili a loro volta con gli anni precedenti, è necessario tenere presente che spesso all'interno di una categoria di spesa ci sono fattori che determinano andamenti accidentali, come la vendita delle frequenze e altri elementi che vanno tenuti presenti e che nella contabilità nazionale si tengono in considerazione. Questi sono dati di contabilità nazionale.
Ricordo, peraltro, che, per la prima volta, nella relazione del rendiconto 2011, di intesa e con l'aiuto della Ragioneria generale dello Stato, la Corte ha ritenuto opportuno pubblicare dettagliatamente i prospetti di raccordo, un'operazione mai svolta in precedenza. Sono dati mai pubblicati in nessun'altra sede, che consentono di passare dai dati della contabilità finanziaria - della contabilità di Stato - al conto dello Stato di contabilità nazionale, che poi è l'unico rilevante ai fini delle verifiche europee.
Questi prospetti di raccordo sono curiosamente richiesti solo nella fase di preparazione del bilancio; un allegato del prossimo disegno di legge di stabilità dovrebbe, infatti, contenere i prospetti di raccordo tra il disegno di legge di bilancio presentato alle Camere e il conto economico delle pubbliche amministrazioni, mentre nulla di tutto ciò è previsto nel consuntivo. Tale opera di raccordo è stata affidata semplicemente a un lavoro dell'ISTAT che non viene poi pubblicato nei risultati di consuntivo.
Abbiamo ritenuto di svolgere questo lavoro perché è utile, secondo la nostra opinione. Le differenze che si verificano talvolta in molte voci di spesa tra il consuntivo di contabilità finanziaria e il consuntivo di contabilità nazionale sono macroscopiche, talora addirittura con inversione di segno. Questo era un inciso.
La flessione delle spese di investimento è forte nello Stato ed è ovviamente fortissima negli enti locali, i quali comunque hanno ormai più o meno il 70 per cento della titolarità dell'intera spesa per investimenti della pubblica amministrazione.


Pag. 13

Si tratta di un crescente effetto stringente del Patto di stabilità interno, a sua volta determinato dalle condizioni difficilissime della finanza pubblica.
Quanto a trovare uno spazio maggiore per i pagamenti in termini di investimenti, la risposta riguarda un tema molto delicato. Per questo discorso valgono sempre i dati di contabilità nazionale. Il Patto di stabilità interno, come del resto ogni considerazione concernente anche i dati dello Stato, fa sì che per la contabilità nazionale, esprimendosi in termini molto grossolani, per la parte corrente, si utilizzino i dati di impegno e per la parte in conto capitale i pagamenti. Stiamo parlando di verificare se vi siano spazi per maggiori pagamenti degli enti locali in termini di investimenti.
Il problema degli enti virtuosi o non virtuosi c'entra poco, perché è un problema di carattere «macro». Solo se si trova il modo di avere una compensazione interna, con una maggiore riduzione della spesa corrente, è possibile pensare a una maggiore dinamicità dei pagamenti per investimenti. Come opinione personale, anche alla luce degli ultimi provvedimenti contenuti nel decreto-legge sulla spending review, vale a dire la revisione della spesa e il taglio dei consumi intermedi, che rende ancora più stretta la possibilità di aumentare la spesa corrente, io credo che, da questo punto di vista, sempre in termini «macro», gli spazi al momento non siano praticabili.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. Sempre dall'onorevole Cambursano veniva la domanda sulla costituzione dell'Agenzia delle uscite. Forse si riferisce alla Consip, a una concentrazione delle possibilità di operare in veste di stazione appaltante? Questa potrebbe essere una possibilità, ma dovremmo leggere il disegno di legge cui lei ha accennato.

RENATO CAMBURSANO. A prescindere da come è formulata la proposta nel disegno di legge, la domanda è se abbiamo bisogno di agenzie che si occupano di queste questioni, oppure già ce ne sono e, quindi, dobbiamo farle funzionare al meglio. Credo di conoscere la sua risposta, ma volevo sentirla.

MAURIZIO PALA, Consigliere della Corte dei conti. Sul tema degli investimenti pubblici volevo affermare che condivido anche personalmente l'osservazione dell'onorevole Duilio sul fatto che in ogni caso un rilancio degli investimenti pubblici o, se si vuole, correlativamente, un sacrificio degli investimenti pubblici richiede una riflessione più attenta anche dal punto di vista «micro», perché la rozzezza, forse inevitabile, nelle classificazioni della spesa pubblica, come anche in altre categorie di spesa, è evidente. All'interno della categoria degli investimenti pubblici molte spese che si compiono hanno poco a che fare con spese intese all'aumento del capitale e della capacità produttiva. Sono impropriamente classificate tra gli investimenti pubblici spese che poco hanno a che fare con l'investimento.
Sotto questo aspetto, uno sforzo selettivo, che dovrebbe riguardare in generale la spesa per analizzare che cosa è effettivamente, in questo caso specifico, inteso ad aumentare la capacità produttiva, mentre in altri casi riguarda semplicemente il fatto di eliminare gli sprechi, mi pare un suggerimento importante.

MAURIZIO MELONI, Presidente di sezione della Corte dei conti. Vorrei ricordare che nell'audizione del 26 luglio la Corte ha rilevato tra le anomalie della gestione della spesa l'imputazione a capitoli di spesa in conto capitale di natura promiscua di spese che hanno carattere di spesa corrente. Tale anomalia può determinare una possibile sostanziale elusione di limiti e vincoli operanti sui capitoli di spesa corrente. Questi capitoli di natura promiscua sono veramente pericolosi, perché non offrono la possibilità di capire la natura della spesa.
D'altronde, la suggestione del Ministro Giarda di dividere le spese tra utili e inutili è una suggestione graziosa, però


Pag. 14

noi siamo in presenza anche di una riforma della contabilità pubblica, che ha confermato, con la legge n. 196 del 2009, la divaricazione scolastica classificatoria tra spesa corrente e spesa in conto capitale. La Corte, anche attraverso quest'analisi di affidabilità, cerca di portare un contributo nell'individuare laddove i capitoli sono più eterogenei. È un lavoro che io ritengo importante.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. L'onorevole Cambursano poneva una domanda anche sul trasferimento delle funzioni pubbliche a determinate società. È un antico argomento, di cui la Corte è stata tra le prime a occuparsi, forse non molto ascoltata, né molto conosciuta nella sua giurisprudenza.
La strumentazione delle società per azioni, come è noto, è una forma di privilegio concessa all'imprenditore che rischia. Allorché manca questa realtà economica, la questione diventa molto dubbia e questa limitazione dell'autonomia sa di privilegio ingiustificato.
Per di più, si trasferiscono a soggetti privati funzioni al di fuori delle tante garanzie che devono accompagnare l'uso di risorse pubbliche. La Corte ha sempre richiamato l'attenzione sul tema, in sede sia di controllo, sia giurisdizionale, sino a rivendicare una sua giurisdizione su questi enti formalmente privati.
In ogni caso, si avverte l'esigenza che tutte le garanzie e le cautele che devono accompagnare l'esercizio di pubbliche funzioni si realizzassero anche in queste società, che molto spesso sono private solo nominalisticamente.
Ciò ha riflessi che sono noti e sono stati esaminati anche ai fini della stessa contabilità. Non è uno dei fenomeni che la Corte, da antica data, ha ben visto, ferma come è nel convincimento, che non può essere di tutti, che, allorché vi è sia esercizio di pubbliche funzioni, sia spesa di pubblico danaro, essi debbano essere accompagnati da garanzie che solo una disciplina amministrativa di controlli può garantire.
Rimane poi il principio di fondo. Si tratta di una strumentazione concessa a chi rischia in proprio e non con soldi altrui.
Credo che molte delle altre domande siano state conglobate nelle risposte. Rimangono quelle sulla trasparenza e sull'affidabilità dei dati, su cui vorrei pregare il collega Granelli di rispondere.

ERMANNO GRANELLI, Consigliere della Corte dei conti. Quella sul controllo dell'affidabilità dei bilanci è una delle attività sulla quale la Corte si sta impegnando molto negli ultimi anni. La domanda che è stata posta è se da questi controlli a campione, da questo campionamento, risulta una contabilità affidabile o no. La nostra impressione, per il numero di campionamenti che siamo riusciti a eseguire, è sostanzialmente positiva. L'amministrazione risponde correttamente al rispetto delle norme contabili.
Debbo rilevare che la Corte dei conti compie controlli puntuali sui titoli di spesa, convocando le amministrazioni e controllando la documentazione giustificativa. Abbiamo l'impressione che ci sia una notevole risposta sotto questo profilo, sia dell'amministrazione attiva, sia degli uffici centrali di bilancio corrispondenti.
Il problema, come emerge dalle criticità che sono state segnalate, è che spesso le amministrazioni si trovano a non poter corrispondere esattamente al dettato normativo per questioni che derivano, come al solito, dai tagli. Se si controllano queste criticità, emerge chiaramente che c'è una prassi volta ad assumere impegni senza che ci siano obbligazioni giuridicamente perfezionate e che tali prassi sono dovute semplicemente al fatto di poter bloccare i fondi che ci sono, con il timore che possano nel tempo, nel corso dell'esercizio finanziario di riferimento, essere colpiti da tagli.
L'amministrazione tende ad assumere impegni globali e ad avere una considerazione dell'atto di impegno un poco più flessibile rispetto a quanto, invece, la legge di contabilità imporrebbe.


Pag. 15


Questo è uno dei punti cardine della questione, derivante dalla preoccupazione di perdere i soldi da un momento all'altro. Su questo punto si dovrebbe, però, seriamente intervenire.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. Proporrei il dottor Palomba per rispondere alle questioni in merito alla rimodulazione di missioni e programmi.

VINCENZO PALOMBA, Consigliere della Corte dei conti. Sarò rapido. Un bilancio strutturato come il nostro, con missioni e programmi complessi, ha bisogno di una manutenzione e viene annualmente modificato. I programmi vengono accorpati a seconda delle esigenze.
Fondamentalmente, i binari su cui si può individuare e suggerire un modo di comportarsi sono quelli, da un lato, di seguire, per quanto riguarda le missioni, la classificazione funzionale europea COFOG, in modo da allinearle il quanto più possibile alla classificazione europea e, dall'altro, di svolgere un'analisi più approfondita delle missioni trasversali a più ministeri. Porto a esempio la missione che riguarda gli oneri generali, che in realtà dovrebbe diventare sempre più residua, in modo da trasferire nelle missioni e nei programmi e, quindi, nelle funzioni principali il grosso degli stanziamenti e dei relativi capitoli.
Lo stesso vale per le missioni che comprendono più programmi e sono presenti in più ministeri. Porto l'esempio della missione relativa alla ricerca, una missione importante, perché offre il quadro di quanto l'Italia spende per la ricerca. Se noi analizziamo bene la missione concernente la ricerca, vediamo che sfugge a questa quantificazione, per esempio, quanto viene speso dalle Università e dal Ministero della difesa per la ricerca. In realtà, questi sono suggerimenti che possono servire anche per dare il peso e il senso di quanto si spende per una determinata attività.
Chiudo osservando che un'analisi dei programmi è molto importante e soprattutto che andrebbe valutata a rendiconto con gli strumenti di misurazione e di valutazione previsti sia dalla legge n. 196 del 2009, sia dalla legge n. 15 del 2009, la cosiddetta legge Brunetta. Attraverso una valutazione sulla realizzazione o meno dei programmi si potrebbero rimodulare anche gli stanziamenti in un'ottica di spending review, abbandonando programmi che hanno offerto risultati inferiori rispetto alle aspettative.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. Se me lo consente, presidente, l'onorevole Simonetti aveva posto una domanda circa i pericoli di dissesto degli enti locali anche per i mancati trasferimenti da parte dello Stato. Questa è una delle evenienze di cui la Corte nel suo complesso è molto preoccupata. Pervengono dalle sezioni regionali segnalazioni in questo senso.
Noi auspichiamo, e l'abbiamo asserito anche in sede governativa, la possibilità che, più che pervenire a queste forme sanzionatorie e gravemente pregiudizievoli per gli enti, la Corte possa accompagnare tramite le sezioni regionali di controllo un rientro per le situazioni difficili, che sono più di una, di cui alcune molto preoccupanti, e che riguardano grandi capoluoghi di provincia e di regione.
In quest'ottica, poiché in questa fattispecie è coinvolto anche il Ministero dell'economia e delle finanze, e so che in sede governativa si sta prestando attenzione a tali situazioni, che potrebbero dar luogo a gravi conseguenze per diversi enti locali, forse è in quella sede che andrebbe ristudiata, ovviamente con interventi legislativi, una modulazione dell'intervento dello Stato nei confronti dell'ente locale.

MAURIZIO MELONI, Presidente di sezione della Corte dei conti. Volevo riprendere per un istante una considerazione già svolta dal presidente Giampaolino nell'intervento iniziale, quella dell'asimmetria ordinamentale della mancata parifica del rendiconto delle regioni ad autonomia ordinaria.


Pag. 16


È una questione estremamente importante, per cui potrebbe esserci uno spiraglio nella sede della cosiddetta legge rinforzata, che, come sappiamo, ha molte cure da parte della Commissione bilancio. Pensiamo alla regione Lombardia, alle più grandi regioni d'Italia, in cui la Corte non può pronunciarsi sui dati complessivi del rendiconto. La parificazione è prevista, come avete visto, per la Sicilia e c'è una forma analoga per il Friuli Venezia Giulia. Non c'è per la Valle d'Aosta, ma c'è per la Sardegna, senza forma giurisdizionale, come per Roma e Palermo.
La raccomandazione che forse la legge «rinforzata» prevista dalla legge costituzionale n. 1 del 2012 possa fare introdurre per le regioni un giudizio di parificazione è un'aspirazione non di parte della Corte, ma veramente dettata dalla volontà di contribuire alla chiarezza ordinamentale. Grazie.

LUIGI GIAMPAOLINO, Presidente della Corte dei conti. Chiediamo udienza per quando discuterete di questa legge «rinforzata».

PRESIDENTE. Vi assicuro che in quell'occasione non mancheremo di audire la Corte dei conti.
Ringraziando il presidente Giampaolino e naturalmente tutti i consiglieri che l'hanno accompagnato, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,25.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive