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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione V
7.
Martedì 19 aprile 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EFFICACIA DELLA SPESA E DELLE POLITICHE DI SOSTEGNO ALLE AREE SOTTOUTILIZZATE

Audizione del presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa, Marco Tronchetti Provera:

Giorgetti Giancarlo, Presidente ... 2 4 7 12
Baretta Pier Paolo (PD) ... 5
Cambursano Renato (IdV) ... 5
Cesario Bruno (IR) ... 7
Ciccanti Amedeo (UdC) ... 6
Di Biagio Aldo (FLI) ... 4
Marinello Giuseppe Francesco Maria (PdL) ... 4
Polledri Massimo (LNP) ... 6
Simonetti Roberto (LNP) ... 6
Tronchetti Provera Marco, Presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa ... 2 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

COMMISSIONE V
BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 19 aprile 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

La seduta comincia alle 14,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa, Marco Tronchetti Provera.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'efficacia della spesa e delle politiche di sostegno alle aree sottoutilizzate, l'audizione del presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa, Marco Tronchetti Provera.
Il dottor Tronchetti Provera è accompagnato dall'avvocato Francesco Chiappetta, group general counsel e direttore affari generali e istituzionali di Pirelli Spa, e dal dottor Filippo Maria Grasso, responsabile relazioni istituzionali per l'Italia di Pirelli Spa, che ringrazio per essere intervenuti.
Abbiamo ritenuto opportuno ascoltare dalla voce del dottor Tronchetti Provera l'esperienza del nuovo polo tecnologico di Settimo Torinese, che riteniamo possa costituire un caso di studio e anche di indirizzo rispetto a situazioni analoghe.
Do la parola al dottor Tronchetti Provera.

MARCO TRONCHETTI PROVERA, Presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa. Grazie. Prima di tutto mi scuso per il ritardo. Ho avuto l'occasione di visitare la Camera dei deputati, perché ho sbagliato sede, recandomi alla Commissione attività produttive, commercio e turismo. Mi scuso con tutti voi e cercherò di essere sintetico per guadagnare tempo.
Avevo previsto di iniziare il mio intervento con la proiezione di un filmato, alla quale rinuncio, e passo alla sostanza del nostro operato.
Noi avevamo un'attività di produzione a Settimo Torinese che si componeva di due parti, una relativa alla produzione di autocarri e una relativa alla produzione di vetture, entrambe non economicamente sostenibili e con perdite significative. Dovevamo chiuderle, ma abbiamo deciso di affrontare il tema dell'attività di produzione delle vetture, quella con maggiore incidenza di costi non sostenibili, e abbiamo cercato di immaginare come si potesse chiuderla, evitando però di portare fuori dall'Italia la produzione di pneumatici per le vetture.
Abbiamo elaborato un nostro progetto interno, immaginando di concentrare in una fabbrica tutte le tecnologie più avanzate che avevamo a disposizione per vedere se l'equilibrio fra i diversi fattori del lavoro venisse ricostruito, con la produzione di prodotti di una gamma molto più alta con macchinari avanzati e, quindi, con una potenzialità di produzione di valore aggiunto più elevata.
I numeri sembravano portare a una soluzione, ma la soluzione non arrivava.


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Abbiamo incontrato, quindi, nella sede della regione Piemonte il sindaco di Settimo Torinese per valutare quali fossero i supporti che potevano venire dalla parte istituzionale a un progetto che configurasse una trasformazione della fabbrica esistente in una più moderna.
Abbiamo ricevuto la massima apertura della regione Piemonte sia nella fase della precedente gestione della presidente Bresso, sia in quella dell'attuale presidente. Anche il sindaco di Settimo Torinese ha dimostrato una grande apertura.
Abbiamo allargato poi il tavolo al rettore del Politecnico di Torino, il professor Profumo, e abbiamo immaginato un progetto che, portando una parte di ricerca avanzata a Settimo Torinese, potesse avere le caratteristiche necessarie per essere finanziato, per una porzione, seppur minore, ma importante ai fini dell'economicità dell'investimento.
Elaborato il progetto iniziale, nella prima fase abbiamo parlato con le rappresentanze sindacali, illustrando quali fossero le necessità di riduzione dell'organico, tutte da realizzarsi attraverso l'utilizzo degli strumenti e degli ammortizzatori sociali disponibili.
Dopo mesi di lavoro, dalla fine del 2007 all'inizio del 2008, il progetto è apparso sostenibile. Abbiamo aggiunto al suo interno alcune caratteristiche che dal punto di vista ambientale garantissero l'applicazione del principio 20-20-20 per le emissioni di CO2, per energia e sostenibilità, con produzione di energia tramite fonti alternative.
Abbiamo, quindi, chiamato Renzo Piano per stilare un progetto industriale che fosse economico e siamo riusciti a immaginare l'utilizzo di pannelli fotovoltaici per la riduzione dell'uso di energia tradizionale e l'utilizzo di energie alternative.
Alla fine il progetto è risultato sostenibile e siamo partiti. A oggi è stato effettuato un investimento di circa 155 milioni di euro, destinato a salire in funzione di ulteriori investimenti, perché dovremo ristrutturare anche altre parti dell'area.
A un dato punto nel quadro generale abbiamo iniziato un'opera di riqualificazione del personale, perché cambiare gli assetti produttivi comportava un utilizzo di macchinari totalmente diversi da quelli che tradizionalmente erano presenti nella fabbrica.
È stato compiuto, inoltre, un lavoro di fidelizzazione del personale, che veniva da anni di frustrazioni. Si capiva dall'interno della fabbrica che essa era in affanno dal punto di vista della competitività industriale. I corsi promossi, per i quali abbiamo speso 7,5 milioni di euro, hanno funzionato bene. Abbiamo cercato di mantenere un legame fra territorio, impresa e lavoratori, creando eventi, da concerti a mostre fotografiche, perché rimanesse un legame con la fabbrica dopo anni di frustrazione. La situazione era ovviamente in degrado.
Il risultato di tutto ciò è stato, come chiunque di voi volesse venire a visitare la fabbrica oggi può constatare, estremamente positivo. La fabbrica non è ancora a piena velocità, ma sta producendo pneumatici di altissima gamma. Vi è una parte fortemente avanzata in cui si produce la mescola che viene utilizzata in Formula 1.
In tale ambito, l'azienda ha la sua testa e il 10 per cento della produzione del mercato, mentre il 90 per cento dell'attività Pirelli oggi è tutta rivolta agli pneumatici perché, venduti i cavi e separato l'immobiliare, Pirelli produce solo pneumatici e volutamente, perché essi hanno una possibilità, in un mondo più largo, di avere un mercato sempre crescente.
Registriamo, infatti, una crescita dalla Cina, all'America Latina, al Medio Oriente e, in un domani, anche in India e in Africa, due aree in cui la tecnologia ancora non premia. Noi vendiamo prodotti di alta tecnologia e ci siamo focalizzati sul segmento alto della gamma dei prodotti.
Tutto ciò sta funzionando e gli investimenti che compiamo nel mondo, dal Messico alla Cina, con in vista un'operazione interessante in Russia, mostrano come la nostra scelta di focalizzarci sugli pneumatici stia premiando anche in termini di crescita del valore dell'azienda.


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La storia di Settimo Torinese è a oggi una storia di successo ed è il primo passaggio di altri a Settimo, perché vogliamo continuare nella riorganizzazione di tale area.
Non vi tedierei oltre. La società va bene e in Formula 1 abbiamo accettato una sfida, quella di produrre pneumatici che non durino più di 25 giri, ma abbastanza per rendere il tutto un buono spettacolo. A oggi ci siamo riusciti. Osservo che riuscire a produrre pneumatici che non durano - ve lo spiegherò, se vorrete, in modo tecnico un'altra volta - è molto più difficile che non produrre pneumatici che durano. Noi forniamo sia la Formula 2, sia la Formula 3, dove c'è richiesta di pneumatici che durino, di cui tutti sono soddisfatti.
Oggi la Formula 1 è soddisfatta di avere pneumatici che hanno una tecnologia molto avanzata e che noi riusciamo a far durare fra i 20 e i 25 giri con le mescole morbide cosiddette a 15 giri, per rendere questo spettacolo, che era diventato un po' noioso, ancora affascinante per il pubblico.
Mi fermo e sono a disposizione. Grazie.

PRESIDENTE. Credo che si sia intuito il motivo per cui abbiamo organizzato quest'audizione. Si tratta di un caso quasi unico di grande investimento sul territorio nazionale.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ALDO DI BIAGIO. Cercherò di essere breve, ma vorrei affrontare tre punti con il presidente, che ringrazio per la sua relazione.
Non possiamo che esprimere compiacimento per l'impianto operato da Pirelli Spa a Settimo Torinese, che rappresenta un progetto di crescita di cui in Italia al momento abbiamo realmente bisogno. Non voglio rubare molto tempo in quest'aula, ma voglio cogliere l'occasione per evidenziare almeno tre aspetti. Innanzitutto, alla luce di quanto operato sul territorio, le chiedo se lei ritiene che possa esistere un legame tra sostenibilità e sviluppo industriale, se esso debba essere soltanto considerato come uno slogan o se possa essere inteso come una chiave interpretativa per lo sviluppo del settore manifatturiero, in modo tale da essere oggetto di approfondimento anche in sede legislativa.
In secondo luogo, che valore ha la ricerca e lo sviluppo per un'impresa come la Pirelli e quanto è importante lo sviluppo di centri di ricerca per stabilire legami con il territorio ed eventualmente, e implicitamente, sviluppi del territorio?
In ultima analisi, considerando il momento di impasse economica non solo del nostro Paese e la conseguente scarsità di risorse pubbliche a disposizione, chiedo se il presidente ritenga che al momento esistano strumenti, non necessariamente economici, che possano garantire la competitività delle aziende che decidono di rimanere e di investire in Italia, piuttosto che di delocalizzare la loro attività in aree più vantaggiose.
Ringrazio il presidente per l'attenzione.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, anch'io la ringrazio e mi riallaccio al ragionamento del collega Di Biagio.
Il vostro investimento di Settimo Torinese si contraddistingue per alcune caratteristiche: risparmio energetico rispetto ad analoghi investimenti e un'attenzione nei confronti dell'ambiente. Per alcuni versi, quindi, si tratta di un investimento ecocompatibile ed ecosostenibile, con tecnologie d'avanguardia a tutela della salute dei lavoratori. Sono tre punti che, a mio avviso, qualificano in maniera decisiva e assoluta il vostro investimento.
Vorrei, però, capire una questione. È di tutta evidenza che in un sistema in cui vige la globalizzazione ci interfacciamo con un'economia complessa e con quanto sta accadendo nei Paesi soprattutto dell'Est europeo, quelli che un tempo venivano chiamati economie o Paesi emergenti e che


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adesso non solo sono emersi, ma stanno addirittura tracimando.
Volevo cercare di capire, al di là del plauso per la vostra iniziativa, se per il sistema Paese, tenendo conto del fatto che, dal punto di vista della competitività, dobbiamo interfacciarci con le aggressioni vere e proprie al nostro sistema economico, sociale e lavorativo che vengono da altri Paesi europei, questo genere di iniziativa possa rappresentare un vero e proprio esempio e addirittura trasformarsi non in un costo, ma in un'opportunità di sviluppo che possa non solo essere presa a esempio teorico, ma anche produrre risultati positivi per il nostro sistema industriale e, quindi, a sua volta aiutare la competitività del nostro sistema rispetto a quanto sta accadendo negli scenari internazionali.
Il vero tema è proprio questo, ossia capire fino a che punto si possa continuare a svolgere attività industriale nel nostro Paese e non solo a rappresentare il nostro Paese come un polo di eccellenza in alcuni ambiti, ma anche riuscire a produrre i grandi volumi di affari che contribuiscono a sostenere il PIL del Paese e, quindi, il Paese nel suo insieme.

PIER PAOLO BARETTA. Colgo anche io l'occasione della sua presenza e mi inserisco subito nell'ultima osservazione svolta dal collega Marinello per provare a chiederle una valutazione, ovviamente sintetica, sul quadro della crisi.
L'investimento in oggetto avviene in controtendenza rispetto alla situazione di pesante crisi della nostra economia e della nostra industria. La questione è capire in che misura - ci stiamo dedicando molto in queste settimane a tale aspetto - si possa realizzare una vera inversione di tendenza e favorire la crescita. Le chiedo, quindi, una valutazione del quadro economico del nostro Paese.
Passo alla seconda osservazione. Si fa riferimento nella sua introduzione, ma anche nella documentazione che avete predisposto, ai rapporti consolidati o da costruire con l'università. Le chiedo se può approfondire questo aspetto, che mi pare centrale rispetto alla filosofia che lei ha illustrato.
Vengo, infine, alla terza e ultima questione. Nella documentazione che avete predisposto, in relazione al disegno del pneumatico, c'è un riferimento esplicito a people e stakeholder. Lei non ritiene che un investimento di questa portata e con queste caratteristiche andrebbe consolidato attraverso un sistema di coinvolgimento partecipativo dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti?
Personalmente sono un fautore della crescita dei sistemi partecipativi, perché li considero uno sbocco necessario in questa situazione di competizione globale. Domando se avete alcune idee in mente o se nel vostro orizzonte considerate questo un elemento su cui lavorare.

RENATO CAMBURSANO. Ringrazio il dottor Tronchetti Provera per la documentazione che ha predisposto, nonché per le questioni che ci ha anticipato.
Io vengo proprio da quel territorio, in particolare da Chivasso, dove, invece, si è vissuta un'altra esperienza decisamente non positiva, o meglio, che si è tradotta in una non positività nel medio periodo. Mi riferisco all'area in cui operava l'ex Lancia FIAT, con disponibilità nell'immediato a insediamenti di altre iniziative imprenditoriali, ma anche con la presa per il collo degli imprenditori dell'indotto, che si recavano volenti o nolenti in quell'area. Le conseguenze sono state che, a distanza di alcuni anni, tale luogo è completamente vuoto o quasi.
L'esperienza di Settimo Torinese, invece, è stata un successo. Conosco ovviamente sia il sindaco di Settimo, sia il presidente della regione Piemonte, ma soprattutto, ed era a lui che volevo arrivare, il rettore del Politecnico di Torino. Credo che in questa operazione - lei integrerà e correggerà le mie considerazioni - un apporto arrivi proprio da quel centro di ricerca che è il Politecnico di Torino, così come da altri politecnici.
Parlando proprio con il professor Francesco Profumo, più volte da lui sono venuti stimoli e credo che sia opportuno che,


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come Parlamento, come Governo, come istituzioni nel loro insieme, ne facciamo tesoro.
I laboratori dei Politecnici sono tanti e stanno svolgendo ricerca davvero innovativa. Per esempio, nella mia città esiste un laboratorio del Politecnico di Torino di nanotecnologie. Manca, da un lato, la parte pubblica che creda in queste iniziative e, dall'altro, imprenditori che rischino e investano nella prototipazione, visto che la ricerca è ovviamente di elaborazione, poi inizialmente in micro produzioni e se l'operazione, come auspicabilmente accadrà, presentasse i connotati del successo, anche in mega produzioni.
La domanda che le pongo in modo chiaro è la seguente: in un Paese in cui le risorse pubbliche e non soltanto pubbliche nella ricerca e nell'innovazione sono ovviamente molto al di sotto rispetto agli altri Paesi, almeno rispetto a quelli più direttamente competitivi con noi, e i tagli all'università di ogni ordine e grado, compresi quelli ai Politecnici, sono quelli che sono, come si può aiutare a far sì che questa ricerca non sia fine a se stessa, ma serva per produrre, dare occupazione e davvero investire in nuovi prodotti? La sfida di un Paese come l'Italia non può essere quella con la Cina, dove la manodopera è quella che è ed è a basso costo, ma sicuramente può avvenire solo nell'innovazione dei prodotti e dei processi produttivi. Grazie.

MASSIMO POLLEDRI. Ringrazio anch'io il presidente. Molte domande sono già state poste, ma aggiungo anche io le mie.
Il presidente ha affermato che questa esperienza si posiziona sul mercato internazionale, perché abbiamo conquistato la nicchia del valore aggiunto. È anche vero, però, che oggi nel settore arrivano pneumatici cinesi. Nella scelta si privilegia sempre la produzione nazionale, ma esiste questo tema.
Oggi uno dei temi d'attualità, per esempio nel mercato delle scarpe, è quello delle protezioni doganali. Sono cadute, purtroppo, le protezioni doganali minime, che, per esempio, nel campo delle scarpe, con 1,50 euro sono riuscite ad aumentare la produttività e a proteggere il mercato.
Come vede il tema nel settore? Lo considera un'eresia o, invece, l'Europa, pur senza scivolare nel protezionismo, dovrebbe valorizzare anche le sue eccellenze e il suo standard di vita?
Inoltre, esiste molta confusione nel mondo politico e nella magistratura, ma anche nei rapporti tra politica e industria. Mi sembra che questa sia un'esperienza positiva in cui forse non vi siete sentiti soli. In che modo lei giudica il senso di solitudine del mondo industriale? Può essere una scusa o deve essere, invece, un incentivo per fare meglio?

ROBERTO SIMONETTI. Anch'io provengo di fatto dai territori di cui si parla. Sono il presidente della provincia di Biella e sul mio territorio la Lancia, attraverso contratti di insediamento della regione, ha implementato la propria presenza. Costruisce i cambi per tutte le autovetture, sia nazionali, sia estere.
In Piemonte si ritorna fortunatamente a investire grazie anche al contratto di insediamento che la giunta regionale guidata da Roberto Cota ha voluto riproporre e finanziare. Ho visto che il vostro progetto percepisce 27 milioni di euro, ma non so se all'interno di questa compagine o di altre.
Anche col federalismo fiscale ci sarà una competitività interna delle regioni e in merito volevo chiedere se per le imprese sarà un dato positivo la possibilità di ricevere agevolazioni e la riduzione dell'IRAP. Rendere vivace il rapporto fra istituzioni e impresa può portare sviluppi positivi a tutto il sistema nazionale per gli investimenti esteri in Italia o fra le regioni stesse?

AMEDEO CICCANTI. Mi associo alle considerazioni che sono state svolte per questa iniziativa, che fa della vostra azienda un gioiello del nostro Paese da vantare anche a livello europeo. Essa ci inorgoglisce come italiani ed è una delle eccellenze che dobbiamo difendere.


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Ciò premesso, volevo capire se il modello sperimentato a Settimo Torinese possa essere esportato e se possa, per esempio, riguardare le regioni del sud, che possono godere di alcune risorse di provenienza europea che possono essere utilizzate per migliorare soprattutto la parte relativa alla ricerca e all'innovazione con la collaborazione, ovviamente, delle università. Lei sa bene che ci sono ingenti risorse non spese nel sud che potrebbero, se questi modelli funzionano, essere usate per decentrarli o esportarli.
Inoltre, sul mercato internazionale questa innovazione nel processo e nel prodotto ha conquistato nuovi mercati o ha reso più competitiva la vostra azienda rispetto ai competitor naturali che avete avuto in questi anni? C'è stato un sorpasso oppure no, oppure ci sarà? Tutto ciò è dovuto anche all'innovazione che avete portato nel rispetto del principio 20-20-20, che avete superato rispetto a ogni previsione?
Io penso che a livello europeo sarete stati valutati da alcune agenzie rispetto ai vostri competitor proprio per questa innovazione con riferimento al principio 20-20-20.

BRUNO CESARIO. Anch'io mi associo ai complimenti al presidente Tronchetti Provera. Volevo chiederle se i tempi di realizzazione, dal momento in cui avete avviato il progetto, sono stati consoni rispetto alle vostre richieste iniziali. Le istituzioni vi sono state vicine, come ho sentito prima, ma le domando se avete avuto anche un supporto di capitale pubblico e di aree disponibili da parte delle istituzioni e se questo tipo di progetto possa essere, come affermava il collega Ciccanti, esportato e se pensate di poterlo realizzare anche in altre parti d'Italia dove ci sono maggiori difficoltà nelle relazioni fra le istituzioni e gli industriali. Nel Mezzogiorno voi ritenete che un'iniziativa del genere non si possa realizzare anche per altre motivazioni?
Noi pensiamo che un'azienda come la vostra debba considerare tutto il territorio nazionale - ovviamente, però, i soldi sono i vostri - e che tutto il territorio possa avere grandi potenzialità.

PRESIDENTE. Abbiamo fatto un bel fuoco di fila di domande. Riassumerei il tema fondamentale delle ultime due o tre domande.
La vostra è un'azienda multinazionale, ma con la testa e con il cuore evidentemente in Italia. Esiste nel mondo un'azienda multinazionale che prima o poi deciderà di compiere un investimento di questa natura magari nel Meridione d'Italia? Esiste un motivo per questa azienda multinazionale per compierlo? Da alcuni anni non esiste, di fatto, alcuna forma di investimento diretto significativo di aziende straniere in Italia. Io penso che nella vostra decisione abbia contato moltissimo la testa, ma anche il cuore, altrimenti avreste compiuto scelte diverse.
Do la parola al dottor Tronchetti Provera per la replica.

MARCO TRONCHETTI PROVERA, Presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa. Ringrazio il presidente e voi tutti.
Parto dalle domande dell'onorevole Di Biagio e dell'onorevole Marinello, che coprono un'area un po' generale, che riguarda le modalità con cui il processo è avvenuto, dalla sostenibilità ambientale, ai rapporti con le istituzioni locali, e all'influenza che tutto ciò può avere sulla crescita in un Paese che vede una crescita rallentata.
Posso riferire che c'è stato un supporto notevole soprattutto da parte delle autorità locali. La sensibilizzazione a livello centrale è stata più difficile, ma a livello di regione, di comune e di provincia l'apertura è stata immediata.
Raccontandovi un aneddoto, proprio il rettore Profumo venne con me a bordo di una Fiat Multipla, insieme al sindaco di Settimo Torinese, in una giornata di cattivo tempo, perché dovevamo arrivare a una decisione. C'era passione, quindi, da parte di tutti per l'opportunità che il Politecnico vedeva di partecipare a un progetto affascinante e di creare quello


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che noi chiamiamo il pneumatico intelligente. Si tratta di una ricerca avanzata per inserire sensori all'interno del pneumatico, che è l'unica parte della vettura che ha contatti con il terreno e che può dare informazioni in tempo reale all'elettronica per reagire e garantire sicurezza, come la conoscenza del fondo stradale, del manto stradale, la reazione della vettura e la stabilizzazione. Tutto il tema è puntato su sicurezza e comfort.
Tale progetto piaceva molto al rettore, ne avevamo parlato e con lui e con il sindaco, oltre che con il presidente della regione, si è instaurata una sintonia facile sul progetto, pur sapendo che era difficile realizzarlo, perché i limiti economici erano quelli che erano.
Ognuno ha compiuto la sua parte: la regione si è attivata affinché alcuni fondi destinati alla ricerca dall'Unione europea venissero messi a nostra disposizione e il comune si è attivato sulle aree, perché noi liberavamo un'area vicina al centro della città e ci spostavamo verso l'autostrada, liberando quindi un'area cui andava data una destinazione d'uso diversa, il che creava valore. Non l'abbiamo ancora realizzato, perché è arrivata la crisi economica, ma l'operazione è stata compiuta con il massimo della buona volontà.
Con i sindacati siamo arrivati a trattare con la forza delle istituzioni e, quindi, con un progetto credibile, in cui non c'era spazio per la speculazione e non si poteva alzare la temperatura, come spesso avviene per incomprensioni, quando non c'è trasparenza e quando ognuno diffida dell'altro. A livello locale si è creata l'atmosfera giusta per poter iniziare l'avventura.
Le nostre ambizioni sono state molto alte dal punto di vista ambientale. La riduzione delle emissioni di CO2 è stata del 36 per cento, a fronte del principio 20-20-20, e la riduzione dei consumi energetici del 33 per cento, grazie a tutte le nuove tecnologie che abbiamo immesso; la produzione di energia da fonti rinnovabili si è mantenuta nel valore del 20 per cento, perché è un settore che ancora deve dare risultanze economiche stabili nel tempo.
Oggi si vive di incentivi e non ancora di tecnologia e, quindi, preferiamo non attuare un overshooting in un'area in cui il costo è temporaneamente basso, ma a termine la realtà può cambiare, perché le tecnologie non sono ancora adeguate.
La sostenibilità ambientale, al di là del minor costo, comporta un impatto molto importante anche sull'atmosfera di lavoro. Se la gente si sente di lavorare per un progetto positivo che, dal punto di vista ambientale, è anche avanzato, lavora meglio. L'atteggiamento di sconfitta che esisteva all'interno di questo mondo operaio, che aveva vissuto una ristrutturazione, si è trasformata in una progettualità in positivo. Facendo leva anche sul fattore psicologico, l'ambiente è un elemento estremamente importante.
Passo alla competizione con le economie emergenti. Certamente produrre con un costo del lavoro di 1 o 2 dollari l'ora è diverso che non produrre con un costo di 36 dollari l'ora, per essere chiari. Essendo, però, vicini a centri di ricerca organizzati e applicando la formazione con personale che già conosce la base del mestiere, ci sono risparmi di altra natura, che consentono di essere competitivi. In più il mercato di riferimento, quello europeo, è molto più sofisticato dal punto di vista della domanda e, quindi, il prodotto tecnologicamente avanzato oggi ha una domanda cardine in Europa.
La tecnologia, soprattutto se parliamo del mondo dell'automobile, si sta ora spostando anche in estremo Oriente, ma i volumi di vendita dei prodotti sofisticati sono in America, negli Stati Uniti. Poi arriva anche il resto del mondo, però c'è uno spazio per poter essere competitivi in Europa dall'Europa, con la tecnologia, perché il mercato è il più grande e i volumi premiano. Da altre regioni, dall'America Latina alla Cina, arriveranno, ma per ora i volumi di domanda di prodotti tecnologicamente avanzati in tali zone sono minori e l'operazione può essere conveniente. I costi logistici sono più bassi, il personale qualificato esiste e queste sono le diverse ragioni per cui le nostre aree geografiche sono più competitive.


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Collaborazione con gli enti locali e con i sindacati, attenzione al territorio e all'ambiente, mercato ricco di riferimento, tecnologie avanzate: questa è, almeno secondo me, la partita da giocare.
Con riferimento alle domande poste dall'onorevole Baretta, del rapporto con l'università ho parlato. Siamo all'inizio di un cammino, che è già in atto con altri centri di ricerca universitari. Lavoriamo con il Politecnico di Milano, con il MIT e con la Berkeley University per i sensori.
La nostra rete di relazioni con l'università è alla base del nostro sviluppo tecnologico. Siamo stati i primi a creare un consorzio negli anni Novanta con il Politecnico di Milano per lo sviluppo della fotonica e abbiamo inventato una formula giuridica, che non era mai stata usata prima, di partecipazione tra noi e l'università.
Sempre rimanendo all'onorevole Baretta, che guardava la nostra documentazione relativamente a people e stakeholder, il rapporto con i lavoratori è ovviamente cardine ed è molto più difficile, ma può essere di grossa soddisfazione in Italia e in Europa, perché il coinvolgimento non riguarda solo l'ambiente di lavoro e la formazione, ma anche la creazione di un ambiente.
Quando prima parlavo di concerti o di mostre fotografiche per riavvicinare alla fabbrica gente che aveva una disaffezione, ciò comportava sforzi anche di fantasia nel trovare leve che tenessero le persone impegnate.
Si può firmare qualunque contratto col sindacato, ma se un lavoratore si vuole mettere in malattia, lo fa. Per venire in fabbrica, come in ufficio, si devono avere anche un po' di stimoli, altrimenti si approfitta delle pieghe delle norme per vivere una qualità della vita considerata migliore. Credo che essere parte di un progetto vincente e sfidante sia in molti Paesi, e nel nostro in modo particolare per le mie esperienze di lavoro, determinante. Ho trovato gente fantastica a livello di operai, di impiegati e di dirigenti, se erano parte di un progetto. Quando ci si sente, invece, all'interno di un conflitto o di una situazione rischiosa, la qualità delle persone a un dato punto trova un freno nei timori soggettivi, che è naturale che esistano.
Con riferimento all'onorevole Cambursano, ho già parlato del Politecnico di Torino e del rettore Profumo, che ho la fortuna sia stato scelto da Assogestioni per metterlo nella lista dei consiglieri indipendenti nominati dalle minoranze. La vicenda è avvenuta contemporaneamente al momento in cui io lo chiamavo per chiedergli se volesse entrare nel consiglio di amministrazione della Pirelli Spa. È stata una combinazione fortunata e credo che sarà foriera anche di altre iniziative che abbiamo in mente di realizzare.
Il rapporto tra università e impresa è fondamentale e il costo, se si gestisce bene la relazione, è sostenibile. Occorre, naturalmente, un rettore illuminato. Gli strumenti di norma in parte esistono e in parte vanno affinati, in modo tale che i finanziamenti che arrivano sia dal centro, sia dall'Unione europea, trovino una canalizzazione naturale nella collaborazione tra università e impresa. Deve essere un sistema fluido, non solo un buon segretario del Consiglio comunale o un buon direttore generale della regione che permettono che ciò avvenga. Deve essere un'autostrada e non una strada per addetti ai lavori. Oggi il sistema è ancora una strada per addetti ai lavori, legata alla buona volontà dei singoli di attivarsi perché tutto funzioni. Gli strumenti esistono, dunque, ma bisogna semplificarne l'uso.
Onorevole Polledri, i pneumatici cinesi arrivano, però in Europa noi ci siamo attivati attraverso l'Associazione europea dei produttori di pneumatici, di cui è presidente il nostro direttore generale, il dottor Gori, e abbiamo concordato con la Commissione europea una normativa, che sarà emanata l'anno prossimo, la quale per gli pneumatici prevede tre filoni fondamentali.
Un primo è un filone ambientale, con la riduzione della presenza di oli aromatici, che sono dannosi per la salute nella


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produzione dello pneumatico. Tutte le nostre fabbriche in Europa sono già adeguate a questa normativa.
Il secondo riguarda la rumorosità del pneumatico, la cosiddetta noise. Se si sta di fianco a un'autostrada non si sente il rumore del motore, ma dello pneumatico, anche perché il manto autostradale non è ideale, ma esiste un limite anche per il rumore che viene prodotto.
Il terzo è legato alla sicurezza ed è la cosiddetta braking distance, la quale indica, per esempio a 80 chilometri all'ora, quanti metri occorrono per frenare una vettura, distanza legata all'efficienza della macchina, ma anche dello pneumatico.
Sono stati compiuti esperimenti - vengo ai cinesi - sulla stessa vettura con pneumatici di importazione cinese e con pneumatici di produzione delle migliori industrie europee e il risultato per la distanza di frenata sulla stessa vettura a 80 chilometri è mediamente di 80 metri per uno pneumatico tecnologicamente avanzato come i nostri e di 120 metri per uno pneumatico di importazione. È la differenza che comporta evitare l'urto, il pronto soccorso e non parlo di altro.
Credo che la normativa migliore attualmente sia questa. Adesso gli Stati Uniti, in collaborazione con la Commissione europea, stanno valutando di introdurre dal 2013 una normativa analoga. La vera competizione sta sulla qualità e sulla tecnologia. In tali campi ci dobbiamo battere; valgono più delle barriere doganali.
Noi siamo presenti in Cina e produciamo anche per il mercato cinese e asiatico, non per il mercato europeo, ma produciamo con una fabbrica che è la più avanzata in Cina e realizziamo prodotti che servono per i segmenti medio alti di gamma nella regione asiatica. Potremmo importarli tranquillamente anche in Europa, perché hanno le stesse caratteristiche di quelli che produciamo nelle altre fabbriche.
Ho già parlato della collaborazione con le istituzioni. È una questione anche del percepito delle imprese. Esso in Italia è talvolta più quello della cronaca nera finanziaria che non quello della realtà industriale e competitiva delle aziende. Ci sono molte imprese che funzionano bene, ma che non fanno notizia, mentre fa notizia la cronaca nera finanziaria magari raccontata da un consigliere un po' ciarliero o da un informatore nascosto, che poi alterano la realtà e la fanno apparire peggiore di quella che è.
Per questo motivo ho proposto che i verbali dei consigli di amministrazione diventino pubblici nel tempo, in modo tale che si sappia quando un informatore all'interno di un consiglio di amministrazione non è altro che una persona che altera la verità per i suoi interessi personali, ma la mia proposta è stata subito bocciata. Me lo immaginavo.
Quanto al federalismo fiscale, se prendiamo l'esempio degli Stati Uniti, noi vi avevamo alcune fabbriche: abbiamo dovuto chiuderne alcune e ne abbiamo aperte altre. Per aprire quelle nuove siamo andati a cercare gli Stati più favorevoli, che erano e sono quelli che negli Stati Uniti hanno una disoccupazione più elevata. Il sindacato non esiste o è più ragionevole, i servizi sono offerti dalla pubblica amministrazione a condizioni competitive e i terreni vengono concessi con agevolazioni in rapporto a quanto non avviene in altre regioni. Si tratta di un ribilanciamento fra aree più e meno fortunate di un Paese.
Nell'ambito del federalismo fiscale questo è il sogno che ognuno di noi coltiva. Se l'applichiamo, anche al sud è possibile che avvengano sviluppi di questo genere. La prima questione, per rispondere a una domanda successiva, è ovviamente la sicurezza. Ci sono tre regioni d'Italia in cui sappiamo che la sicurezza è una tema serio, mentre altre regioni del sud funzionano già bene. Si tratta poi di creare sul territorio le condizioni competitive.
Io credo nella competizione tra aree nei limiti della sostenibilità. Ognuno dà ciò che può dare, non si può chiedere a tutti l'impossibile. Il federalismo è certamente, se ben attuato, un'opportunità.
Con riferimento all'onorevole Ciccanti, che torna sugli argomenti relativi al fisco, ai sindacati, ai servizi e al sud, ribadisco


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che è sempre la stessa equazione. Aggiungo che occorrono le banche. Una volta, nel bene o nel male, c'erano sportelli bancari che decidevano di erogare soldi. Magari li davano al camorrista, ma anche all'imprenditore locale che sapevano essere una persona capace e perbene.
Oggi non esiste più non solo la competenza, il che è già un fatto grave, ma neanche il potere decisionale. Il pasticcio della disgregazione del territorio dal punto di vista della conoscenza delle realtà locali è grave, perché, se un imprenditore siciliano perbene vuole attuare un progetto, la sua pratica va a Roma, poi da Roma a Milano e, quando arriva a Milano, se non c'è un siciliano in ufficio, è difficile che gli diano i soldi. Semplifico, ma purtroppo avviene.
L'onorevole Ciccanti chiede se l'innovazione aumenti la competitività. L'accordo con l'università e il continuo cercare di essere davanti agli altri ci dà un vantaggio competitivo. Oggi noi abbiamo un fatturato che è attribuibile per il 25 per cento alla produzione relativa al primo equipaggiamento e per il 75 per cento a quella relativa al ricambio. Ci sono un miliardo di veicoli che girano nel mondo e ogni anno crescono mediamente del 3 per cento. Il segmento alto di gamma cresce del 5 per cento, con o senza crisi, perché anche se non si comprano le macchine si devono comunque cambiare gli pneumatici.
Collocandoci nel segmento alto di gamma, noi ci garantiamo la fornitura ai produttori che danno un effetto di trascinamento maggiore. Se un acquirente compra una bella macchina, le riapplica nel 70 per cento dei casi gli stessi pneumatici che ha trovato al primo equipaggiamento. Noi cerchiamo di fornire il segmento alto del mercato - l'unica eccezione è l'America Latina, dove vendiamo a tutti, perché il mercato sta evolvendo solo adesso e siamo il numero uno - in Europa, in Cina o in America.
Per darvi un'idea del significato, il 50 per cento dell'altissimo di gamma al primo equipaggiamento è fornito dalla Pirelli. Ciò significa che Ferrari, Maserati, Porsche, McLaren e Bentley installano pneumatici Pirelli nel 50 per cento dei loro modelli. Sono numeri piccoli, ma il valore è tanto. Con riferimento ad altre marche quali BMW, Mercedes e Audi - noi siamo co-leader in questo segmento - il 20 per cento delle loro automobili escono dalla fabbrica con i nostri pneumatici.
Siamo più piccoli degli altri, ma ci siamo concentrati sull'alto di gamma. Ci sono tre grandi costruttori di pneumatici e poi ci siamo noi, però quest'anno cresceremo di oltre il 20 per cento, seguendo questa logica.
La focalizzazione sugli pneumatici ci permette di stanziare più risorse. Oggi stiamo contemporaneamente costruendo una fabbrica in Messico per servire il mercato NAFTA, ultimando la fabbrica di Settimo e finalizzando un'acquisizione in Russia, mentre ampliamo la nostra attività in Cina e in Romania.
La componente della sostenibilità aiuta la credibilità dell'azienda, soprattutto nel mondo. L'Italia a parole è sensibile, ma la nostra stampa e i nostri mercati sono poco sensibili alla sostenibilità. Noi abbiamo un gruppo di persone che ha rapporti con gli investitori che investono esclusivamente in società che rispettano la sostenibilità. Noi siamo per il terzo anno di fila leader, e da dieci anni competiamo in quest'area, nel settore dei fornitori dell'industria automobilistica in termini di governance e di sostenibilità in tutti gli indici internazionali che in Italia hanno poca risonanza. Si inseriscono due righe proprio per fare un favore all'ufficio stampa, però il fascicolo che noi portiamo sulla governance e sulla sostenibilità ci dà accesso a investitori internazionali che altrimenti non investirebbero nella società Pirelli.
I tempi di realizzazione, sui quali l'onorevole Cesario ha richiesto chiarimenti, sono stati quasi «cinesi», una volta superata la fase iniziale, che è stata laboriosa, quella interna nostra della valutazione sul fatto se fosse economico aprire la fabbrica in Italia. Io l'ho voluta qui perché mi sembrava illogico che Pirelli, con la testa in Italia, non avesse tutte le sue tecnologie concentrate in Italia, dove abbiamo competenze


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molto sofisticate, cioè persone che, per così dire, «mangiano pneumatico» e hanno sempre vissuto nel mondo degli pneumatici. Questa sfida ha richiesto un po' di tempo per essere studiata, ma, da quando siamo partiti, i tempi di realizzazione sono poco superiori ai tempi cinesi.
Grazie alla collaborazione delle istituzioni, sapendo che in Italia per realizzare un progetto occorre un sacco di tempo - ho vissuto anche in passato esperienze nel settore immobiliare e la situazione è talvolta catastrofica - e in questo caso grazie all'attenzione della regione, della provincia e del comune, i tempi sono paragonabili a quelli cinesi.
La sintesi complessiva è che si può fare. Non c'è nulla che vieti di attuare determinate iniziative in Italia, perché, quando gli italiani decidono di voler realizzare un obiettivo, lo realizzano bene come chiunque e, in alcuni casi, anche meglio che in altri Paesi. Grazie.

PRESIDENTE. Penso che l'audizione sia stata molto interessante. Ringrazio il presidente e amministratore delegato di Pirelli Spa, il dottor Marco Tronchetti Provera, con cui ci saranno altre occasioni di incontro e di confronto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,05.

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