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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VIII
8.
Mercoledì 18 maggio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Tortoli Roberto, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE AMBIENTALI IN RELAZIONE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Audizione di rappresentanti del Gestore dei Servizi Energetici Spa (GSE):

Tortoli Roberto, Presidente ... 3 8 10 12
Lato Costantino, Direttore della direzione studi, statistiche e servizi speciali di GSE Spa ... 12
Montanino Gerardo, Direttore della divisione operativa di GSE Spa ... 3 8 10 12
Piffari Sergio Michele (IdV) ... 10
Realacci Ermete (PD) ... 8
Viola Rodolfo Giuliano (PD) ... 9
Zamparutti Elisabetta (PD) ... 9

Audizione di rappresentanti del Gestore dei Mercati Energetici Spa (GME):

Tortoli Roberto, Presidente ... 13 15 16
Guarini Massimo, Amministratore delegato di GME Spa ... 13 15 16
Realacci Ermete (PD) ... 15 16

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ... 17
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Italia dei Valori: IdV; Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): IR; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.

[Avanti]
COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 18 maggio 2011


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO TORTOLI

La seduta comincia alle 9,15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Gestore dei Servizi Energetici Spa (GSE).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti del Gestore Servizi Energetici Spa (GSE).
Sono con noi l'ingegner Gerardo Montanino, direttore della divisione operativa, il dottor Luca Barberis, direttore della direzione commerciale e attività regolatorie, l'ingegner Costantino Lato, direttore della direzione studi, statistiche e servizi specialistici, e l'ingegnere Libero Buttaro, esperto normative fonti rinnovabili della divisione gestione e coordinamento generale.
Nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata (vedi allegato), do la parola all'ingegner Montanino per lo svolgimento della relazione.

GERARDO MONTANINO, Direttore della divisione operativa di GSE Spa. Grazie, presidente. Abbiamo prodotto una documentazione forse anche troppo corposa per rimanere nei tempi consentiti e lasciare Spazio per eventuali domande successive. Sorvolerò su alcuni aspetti, ma ci sembrava utile presentarla nella forma più completa, in modo tale che rimanesse agli atti e che potesse essere utile anche successivamente per esaminare i diversi temi.
La nostra presentazione riguarda la direttiva europea n. 28 del 2009, la cosiddetta 20-20-20, e il PAN, il Piano d'azione nazionale sulle rinnovabili che il Governo ha presentato a Bruxelles la scorsa estate. Al punto 2 si affronta il decreto legislativo del 3 marzo 2011 n. 28 che ha recepito nella nostra legislazione la citata direttiva europea. Si tratta poi del quarto conto energia che riguarda il fotovoltaico e che è stato recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e, infine, si illustrano i compiti del GSE in questo contesto, insieme ad alcuni punti cruciali per raggiungere gli obiettivi.
Partirei dalla pagina 6, in cui è descritto l'obiettivo del 17 per cento che l'Italia deve raggiungere entro il 2020 e che riguarda il rapporto tra consumo finale lordo da fonti rinnovabili e consumo finale lordo totale. Il tutto concerne l'intero settore dell'energia e non più, come in passato, il solo settore elettrico.
Nella pagina successiva si vede che un'importante condizione per raggiungere l'obiettivo previsto è quella di stabilizzare i consumi finali totali complessivi di energia che si trovano al denominatore. Per


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ottenere ciò è necessario il Piano straordinario di efficienza energetica che si aspetta già da un po' di tempo. L'ipotesi assunta alla base del Piano del Governo è quella di mantenere i consumi complessivi da 131 a 133 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Naturalmente non è scontato il fatto di tenerli costanti e di non farli crescere, ma bisognerà adoperare alcune azioni per spingere sull'efficienza energetica.
Nella figura successiva, quella di pagina 8, sono riportati sinteticamente i dati del PAN in confronto con quelli che sono oggi, o meglio nel 2008, l'ultimo anno completo di consuntivi, i consumi di energia complessivi e quelli da fonti energetiche rinnovabili (FER) nei diversi settori in cui si può ripartire il settore energetico, ovvero elettricità, calore e trasporti, e i valori che il PAN immagina si possano e si debbano raggiungere al 2020.
Sottolineo il fatto che, mentre nel settore elettrico si immagina un contributo da fonti rinnovabili che cresca da 5 a 8,5 megatep, moltiplicando cioè per 1,7 il valore attuale, nel settore termico si passerebbe da 3,2 a 10,4, più che triplicando il contributo delle fonti termiche (per l'esattezza, moltiplicando per 3,2 il valore attuale), e in quello dei trasporti da 0,7 a 2,5, moltiplicando in questo caso per 3,5 il valore attuale.
Nella figura di pagina 11 è mostrata l'evoluzione che si è verificata in questi ultimi dieci anni della potenza installata nel settore elettrico per ciascuna fonte. Siamo passati da un totale di 18.000 megawatt all'anno 2000 a 30.000 megawatt, con un aumento dell'ordine di oltre il 60 per cento.
Tale aumento ha riguardato in piccola misura l'idroelettrico - in gran parte la risorsa è sfruttata e, quindi, ci sono pochi margini per nuovi impianti, resta soprattutto da mantenere il patrimonio esistente - in misura minima il geotermico, mentre l'eolico è in termini di megawatt il settore che ha dato il contributo più consistente. Il suo incremento è stato, infatti, di 5.500 megawatt. L'aumento ha coinvolto anche in parte le biomasse, con 1.700 megawatt in più, e il fotovoltaico, nel quale l'aumento è stato pari a circa 3.500 megawatt.
I tre settori in cui si sono sviluppate maggiormente le fonti rinnovabili e in cui si svilupperanno maggiormente anche nel prossimo futuro sono, dunque, eolico, bioenergie/biomasse e solare.
A pagina 13 in particolare ci siamo soffermati sul fotovoltaico, perché, come certamente sapete anche voi, è in forte crescita. Il numero di impianti in esercizio, che al 30 aprile 2011 era di 198.000 oggi supera i 200.000 (ho verificato questa mattina i dati sul sito del GSE dove, come sapete, c'è un contatore che fornisce in tempo reale la situazione delle domande pervenute) e i megawatt che al 30 aprile scorso erano 4.900, oggi credo siano intorno ai 5.200.
Questi numeri riguardano gli impianti già in esercizio e non considerano ancora quelli per i quali sono finiti i lavori in base alle agevolazioni previste dalla legge n. 129 del 2010, la cosiddetta salva Alcoa, che consente a chi ha terminato i lavori entro l'anno 2010 e riesce a effettuare l'entrata in esercizio entro la fine di giugno di ottenere le tariffe dell'anno 2010, evidentemente più vantaggiose di quelle del 2011.
Passando agli argomenti del PAN che ci sembrano più importanti, a pagina 22 si tratta della rete elettrica. È previsto nel decreto legislativo che essa venga potenziata consistentemente, anche perché, in base ai numeri del Piano d'azione nazionale sulle rinnovabili, gli incrementi di potenza previsti da oggi al 2020 sono per oltre 25.000 megawatt di nuova potenza.
Se consideriamo che il PAN aveva nell'obiettivo per il fotovoltaico 8.000 megawatt e che, invece, il recente decreto ministeriale parla di un obiettivo indicativo a fine 2016 di 23.000 megawatt, all'incremento già previsto nel PAN di 25.000 si aggiungeranno probabilmente ulteriori 20.000 megawatt di fotovoltaico. Dobbiamo essere capaci come infrastruttura di consentire di connettere alla rete e anche di lasciar produrre gli impianti. L'obiettivo si raggiunge, infatti, non se si creano i megawatt, ma se si realizzano i megawattora,


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cioè se gli impianti producono. Sembra ovvio, ma già oggi la rete elettrica nazionale non consente in alcuni periodi dell'anno agli impianti eolici in esercizio di produrre senza limitazioni e, a causa di queste limitazioni richieste da Terna, il gestore della rete di trasmissione nazionale, la produzione non effettuata, la cosiddetta mancata produzione di energia, vale circa il 10 per cento della produzione complessiva.
Bisogna fare in modo che tale situazione non peggiori da oggi al 2020, considerando che gli impianti che entreranno in servizio prevedono, oltre ai 25.000 megawatt già scritti nel PAN, altri 20.000 megawatt circa. È consistente la potenza degli impianti che dovremo essere capaci di connettere alla rete e di lasciar produrre.
Nella pagina successiva il decreto legislativo n. 28 prevede nel settore elettrico di rivedere i meccanismi di incentivazione delle fonti elettriche a valere dagli impianti che entreranno in esercizio dal 1o gennaio 2013. Sono sintetizzati in questa pagina gli aspetti principali, ossia remunerazione proporzionata ai costi, periodo di incentivazione pari alla vita utile delle diverse tipologie di impianti - oggi il periodo è di 15 anni ed è intenzione del Governo allungarlo anche a 20 o a 25 per evitare i fenomeni di rifacimento a fine vita anticipata rispetto alla fine di vita vera degli impianti - incentivi costanti per tutta la vita, incentivi destinati a nuovi impianti e rifacimenti. Per questi ultimi gli impianti fino a un valore non inferiore a 5 megawatt avranno un incentivo predefinito, mentre dai 5 megawatt in su, o dal valore che sarà definito, si terranno aste.
Si prevede che il decreto del Ministero dello sviluppo economico che dovrà dare attuazione a quanto descritto venga pubblicato entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo.
A pagina 26 si passa ai regimi di sostegno per le fonti rinnovabili termiche e all'efficienza. Questi interventi saranno incentivati a partire dall'anno prossimo, perché non godono ancora oggi di incentivi diretti, come avviene nel settore elettrico. Mentre nel settore elettrico si va avanti col meccanismo attuale fino al 1o gennaio 2013, per le fonti termiche già dal 1o gennaio 2012 dovranno essere operanti i nuovi meccanismi.
Il periodo di diritto all'incentivo dovrebbe essere esteso fino a un massimo di dieci anni, con incentivi commisurati o alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili o ai risparmi energetici conseguiti, incentivi costanti per la durata di vita, non cumulabilità con altri incentivi statali, salvo eccezioni.
Gli incentivi dovrebbero pesare sulle componenti delle tariffe del gas naturale, in analogia a quanto oggi avviene nel settore elettrico, dove, come sapete, esiste un'apposita componente della tariffa, la n. 3, e non ricadrebbero direttamente sul bilancio dello Stato.
Le modalità attuative con decreti del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con quello delle politiche agricole, alimentari e forestali e di intesa con la Conferenza unificata dovrebbero uscire sempre entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo.
A pagina 31 figura un elenco dei decreti attuativi che andranno predisposti, un elenco stralciato naturalmente dal decreto. È copioso e numeroso. Sono venti i decreti che impegneranno notevolmente il Governo. Speriamo che si riesca ad averli nei tempi previsti.
A pagina 35 abbiamo riportato gli elementi innovativi introdotti dal decreto legislativo, che vorrei passare in rassegna.
Si parla di razionalizzare i sistemi di incentivazione delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, come avevamo preannunciato nelle pagine precedenti, e gli incentivi valgono sulle componenti tariffarie. Sussiste il criterio dell'equa remunerazione dei costi, con incentivi commisurati ai costi di investimento. Si aggiungono la costanza del periodo di incentivazione e la possibilità che si tenga conto dell'energia prodotta o risparmiata a seconda dei meccanismi a cui si applica. La condizione ostativa alla percezione de


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gli incentivi nel caso vengano forniti dati mendaci o documenti non veritieri vale per gli impianti realizzati dal rappresentante legale della società che abbia presentato un progetto con dati mendaci o anche per il direttore tecnico o per altre società, nel caso di società in accomandita. È previsto anche il recupero delle somme eventualmente percepite in modo indebito.
Come ricordavo prima, non è prevista la cumulabilità con altri incentivi pubblici, fatte salve alcune eccezioni.
Sono previsti, inoltre, controlli effettuati dal gestore dei servizi energetici in base ai princìpi di efficienza, efficacia e proporzionalità, fermi restando i poteri di controllo e sanzionatori che rivestono le altre amministrazioni e gli altri enti pubblici. Non dobbiamo sostituirci ad altri. Sono previste anche sanzioni amministrative in materia di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio.
Passando al conto energia, i punti fondamentali sono a pagina 37. Il nuovo conto energia vale per gli impianti in esercizio dopo il 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016 per un obiettivo indicativo di potenza a livello nazionale di circa 23.000 megawatt, corrispondente a un costo indicativo cumulato di tali incentivi sulla bolletta tra 6 e 7 miliardi di euro. Quando si raggiungeranno i 6 miliardi, il Ministero dello sviluppo economico potrà rivedere la questione.
Accedono all'incentivazione le categorie di impianti descritte, ossia impianti fotovoltaici normali, che distinguiamo successivamente in piccoli e grandi impianti, impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e impianti a concentrazione. Siamo il primo Paese che incentiva gli impianti a concentrazione.
Nella pagina successiva sono definiti i piccoli impianti che riceveranno gli incentivi senza doversi iscrivere in una graduatoria. Si tratta di impianti realizzati su edifici di potenza non superiore ai 1.000 chilowatt. Si aggiungono gli impianti non su edifici con potenza fino a 200 chilowatt, nel caso in cui operino in regime di scambio sul posto e che abbiano un'utenza collegata all'impianto, nonché gli impianti fotovoltaici di qualunque potenza, se realizzati su edifici e aree delle amministrazioni pubbliche.
Questi sono i piccoli impianti, che hanno il vantaggio di poter accedere direttamente all'incentivo.
I grandi impianti sono tutti gli altri, per differenza, e, in particolare, quelli sugli edifici con potenza maggiore di 1 megawatt e quelli non su edifici che non utilizzano lo scambio sul posto. Questi grandi impianti dovranno iscriversi in una graduatoria. La prima sarà aperta a partire dal 20 maggio prossimo. Il giorno 16 maggio abbiamo pubblicato sul sito le regole tecniche, come era previsto dal decreto legislativo, per l'iscrizione al registro dei grandi impianti e per la formazione delle graduatorie, rispettando i tempi previsti.
A pagina 40 sono riportate le regole per l'iscrizione. In realtà, esistono alcune gerarchie e criteri di priorità da seguire. Per la prima tornata, quella relativa alla fine dell'anno 2011, gli impianti che entrano in esercizio entro la fine di agosto potranno evitare di iscriversi al registro perché potranno essere incentivati direttamente. Dopo gli impianti entrati in esercizio vengono gli impianti per i quali sono stati terminati i lavori alla data in cui essi presentano la richiesta di iscrizione e in seguito gli altri.
I criteri di priorità vedono in primo luogo la precedenza della data del titolo autorizzativo. A parità di data di titolo organizzativo, in secondo luogo, si tiene conto della minore potenza dell'impianto. Se ci fosse ancora una parità di potenza, ha la precedenza chi si è iscritto prima.
A pagina 41 abbiamo sintetizzato gli aspetti più importanti previsti nel conto energia. La tariffa è quella che vige al momento in cui l'impianto entra in esercizio. Nel caso in cui ci fosse un mancato rispetto da parte del gestore di rete dei tempi per il completamento della realizzazione della connessione alla rete, con riferimento ai tempi fissati nella delibera dell'Autorità, che credo si chiami TICA (Testo integrato delle connessioni attive), si applicheranno le misure di indennizzo


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previste e disciplinate da un'apposita delibera dell'Autorità, la n. 181 del 2010.
L'ho rimarcato perché è un aspetto importante. I produttori temono che i gestori di rete non si attivino nei tempi previsti. Se ciò dovesse succedere, sono previste misure di indennizzo.
Inoltre, un aspetto importante è che in aggiunta ai diversi premi sulla tariffa aggiuntivi, qualora ricorrano determinate condizioni, come, per esempio, il premio nel caso in cui si realizzino interventi di efficientamento energetico nell'abitazione alla quale l'impianto è collegato, che era previsto prima e che è stato conservato, o il premio nel caso in cui l'impianto fotovoltaico venga realizzato su un tetto in sostituzione di un tetto preesistente in eternit o in amianto - in questo caso il premio è stato anche maggiorato perché è stato fissato in 5 centesimi di euro, anche più del 10 per cento del precedente conto o del 5 per cento del secondo punto - ci sarà anche un premio del 10 per cento sulle tariffe per gli impianti il cui costo di investimento, detratto il costo del lavoro, per la parte realizzata nell'Unione europea ammonti almeno al 60 per cento.
Dobbiamo regolamentare insieme al Ministero dello sviluppo economico tutti questi aspetti, in modo da evitare che tutti gli impianti figurino come prodotti in Europa. Immagino che gli impianti le cui celle provengano dall'estero, da fuori Europa, non possano figurare. Dobbiamo evitare, cioè, che sia un 10 per cento generalizzato e far sì che si applichi veramente almeno a quella parte di lavoro e di produzione che è stata realizzata in Italia. Ci stiamo lavorando con il Ministero.
Per quanto riguarda il ruolo del GSE, a pagina 47 abbiamo riepilogato sia le principali attività che svolgiamo oggi, sia le nuove, che sono previste dal decreto legislativo.
Oggi promuoviamo e incentiviamo le fonti rinnovabili elettriche, rilasciamo certificati per la produzione da fonti rinnovabili e da cogenerazione, gestiamo servizi per la generazione distribuita, il ritiro dedicato dell'energia e il servizio di scambio sul posto, effettuiamo la previsione e monitoriamo attraverso il satellite la produzione da fonti rinnovabili, conduciamo studi statistici sulle fonti rinnovabili e intratteniamo rapporti internazionali, rappresentando l'Italia in molti consessi fra i quali l'International Energy Agency (IEA) o l'Association of Issuing Bodies (AIB). In molte altre occasioni siamo di supporto al Ministero dello sviluppo economico e ad altri ministeri. Pratichiamo, inoltre, assistenza alla pubblica amministrazione, in particolare nel campo dell'efficienza energetica e, in generale, in campo energetico e svolgiamo attività informativa.
Le nuove attività che il decreto legislativo n. 28 del 2011 pone in carico al GSE sono invece: la promozione delle fonti rinnovabili termiche, la gestione del meccanismo dei cosiddetti certificati bianchi, oggi affidata all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, lo sviluppo di un portale informativo sull'energia rinnovabile e sull'efficienza energetica, il monitoraggio tecnico, economico e ambientale ai fini dell'attuazione del PAN - anche perché il Governo dovrà ogni due anni riferire all'Unione europea sui risultati raggiunti e se l'Italia è sul percorso virtuoso che ci porterà al 17 per cento di produzione di energia da fonti rinnovabili nel 2020 -, la definizione del sistema italiano di monitoraggio statistico delle energie rinnovabili nei settori non solo elettrico, in cui le statistiche sono già oggi abbondantemente disponibili, ma anche nei settori termico e dei trasporti, a livello nazionale e gradualmente anche regionale, perché gli obiettivi dovranno essere ripartiti fra regioni e quindi è importante sapere a che punto è arrivata ciascuna regione, e, infine, la predisposizione ed elaborazione delle relazioni biennali per il PAN che sottoporremo al Ministero e che il Ministero, se lo vorrà, farà sue e manderà all'Unione europea.
A pagina 52 sono illustrati i punti cruciali per il raggiungimento degli obiettivi nazionali che l'Italia, insieme all'Unione europea, si è posta: varare con urgenza il Piano straordinario per l'efficienza energetica previsto nell'articolo 27


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della legge n. 99 del 2009, che è fondamentale per consentire la stabilizzazione dei consumi nazionali finali di energia a circa 133 megatep, come vi ho anticipato all'inizio della mia esposizione; procedere a emanare i numerosi e importanti decreti attuativi. Sono oltre venti, a parte altri provvedimenti che dovranno essere a loro volta emessi, in particolare per quanto riguarda l'incentivazione del calore rinnovabile e per l'efficienza energetica, ma anche per l'incentivazione del rinnovabile elettrico, perché si vuole rivedere il meccanismo e sostituire quello dei certificati verdi con meccanismi a tariffa.
L'ultimo aspetto riguarda l'individuazione dei futuri incentivi alle fonti rinnovabili da ripartire tra settore termico ed elettrico, entro un quadro di sostenibilità complessiva, tenendo conto sia dell'equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio, sia della sostenibilità economica degli incentivi da erogare. Gli incentivi italiani sono da rivedere sistematicamente al ribasso confrontandoci in modo trasparente con i migliori sistemi adottati in Europa. Spero di non aver corso troppo, ma l'argomento è vasto e volevo lasciare il tempo per eventuali domande.

PRESIDENTE. Grazie, direttore. Le chiedo di farci pervenire il tutto anche per via informatica. Avremo molto da studiare.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. Grazie per la relazione completa e per l'efficienza dimostrata. So che state compiendo un grande sforzo, che il problema è serio e che, essendo cambiate le politiche energetiche non solo italiane, ma anche estere - ricordiamoci che la Germania attualmente ha una quantità di fonti rinnovabili in rete molto superiore alla nostra, il tutto concentrato sulle nuove fonti rinnovabili - immagino che in questo vostro lavoro di ricerca e di monitoraggio di quanto accade all'estero, anche in riferimento alle smart grid e alle nuove possibilità, stiate svolgendo sicuramente un buon lavoro.
Vorrei sollevare tre questioni. La prima è una questione di stima. Voi parlate oggi rispetto al decreto-legge cosiddetto «salva Alcoa», che sappiamo tutti essere stato un cavallo di Troia pericoloso in tutta questa vicenda, di 5.200 megawatt ad oggi...

GERARDO MONTANINO, Direttore della divisione operativa di GSE Spa. È il totale della potenza oggi in esercizio relativa alle domande pervenute per gli incentivi. I megawatt saranno anche un po' di più, perché la potenza in servizio è quella di due mesi fa.

ERMETE REALACCI. Voi, però, avevate effettuato una stima degli effetti del salva Alcoa che arrivava, se non sbaglio, sopra gli 8.000-8.500 megawatt. Per come conosco questo mondo, mi pare complicato che si realizzino 3.000 megawatt da oggi a fine giugno. Volevo capire quindi se una parte di quegli impianti fossero in realtà non corrispondenti, ossia più cartacei che sostanziali, o se ci fosse un problema di calcolo di quegli effetti, perché onestamente quella stima rispetto al punto cui siamo oggi mi pare eccessiva. Probabilmente avremo meno megawatt dal salva Alcoa a consuntivo di quanti erano previsti, anche se resta il problema importante del costo degli effetti di quel provvedimento.
Passo al secondo punto. Noi abbiamo chiesto più volte, ma non ci è mai stato fornito il dato esatto, quanto abbiamo speso in moneta attuale per le finte fonti rinnovabili negli anni passati. Si valuta, fra nucleare e fonti assimilate, che sono stati spesi non meno di 50 miliardi di euro, però ci piacerebbe sapere da voi, dall'inizio a oggi, quanto è stato effettivamente speso, perché si è trattato di cifre molto importanti, che tuttavia non sono state oggetto di un dibattito pubblico e neanche di considerazione adeguata. Se ci fate avere i dati ci usate una vera cortesia, perché ci sono utili nel dibattito pubblico, naturalmente parlo di dati attualizzati, visto che parliamo di questioni che risalgono anche a più di un decennio fa, capaci di darci un'indicazione esatta del valore di


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quanto è stato prelevato nella bolletta degli italiani a causa degli incentivi alle finte fonti rinnovabili.
La terza questione che intendo porre riguarda un problema enorme che sta emergendo, che avete sottolineato anche voi - complimenti davvero, il materiale è molto ben elaborato - riguardo al fatto che oggi, a parte l'iscrizione al registro, gli incentivi cambiano ogni mese. Ciò aprirà un contenzioso mostruoso sugli allacci. Conoscendo, infatti, la burocrazia italiana e i suoi ritardi ed essendoci a volte un legittimo sospetto nei confronti dei gestori della rete, io vedo un grande lavoro per gli avvocati. Per questo vi chiedo: come pensate voi che questa situazione sia risolvibile?
Ultimo punto. È chiaro che l'iniziativa, cui noi siamo peraltro favorevoli, del 10 per cento di vantaggio in termini di incentivi per le produzioni realizzate per almeno il 60 per cento in Europa non reggerà. Potrà durare un anno, ma non è una situazione gestibile. Le vie d'uscita possono essere due: o si trovano alcuni standard, come è avvenuto in tanti settori, che selezionino le produzioni italiane - penso a ciò che è accaduto nel campo dei frigoriferi, delle lampadine e di altri in cui l'innalzamento dell'asticella ha favorito le imprese italiane - oppure si dimostra che i cinesi, come è anche possibile, compiono azioni di dumping. Ci sono settori, come le piastrelle, per portare un esempio, in cui questo fenomeno alla fine ha prodotto decisioni a livello di Unione europea.
Voi state lavorando per monitorare queste due vie d'uscita dalla vicenda del 10 per cento, che, secondo me, non potrà tenere a lungo rispetto ai ricorsi in sede internazionale?

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Ci è stato segnalato nella relazione in maniera opportuna il rischio nell'obiettivo del 2016 di avere una maggior produzione energetica di quella che poi si riesca a mettere effettivamente in rete. Quali sono le cause tecniche di questo fenomeno e quali, secondo voi, le possibili soluzioni? Il verificarsi di questo fatto negativo potrebbe rappresentare, infatti, anche un rischio «politico» rispetto alla gestione della questione. A volte si sente parlare in questo Paese di abbandonare le rinnovabili e, per fronteggiare queste posizioni, bisogna tenere conto anche del rischio da voi paventato, vale a dire il fatto che si arriva a produrre un'energia che poi, di fatto, si butta via perché non è possibile conservarla e viene, quindi, sprecata. Per questo, sarebbe utile se ci segnalaste quali possono essere le azioni necessarie per evitarlo. Grazie.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Anch'io vi ringrazio. In particolare, ritengo importante l'urgenza che voi sottolineate rispetto alla necessità di adottare un Piano straordinario dell'efficienza energetica, il quale dovrebbe essere la priorità in un dibattito che, invece, a mio avviso, si è focalizzato sulla questione del fotovoltaico, che, anche dai dati che voi ci fornite, ha ipotecato la possibilità di ricevere risorse da investire su efficienza energetica e, in particolare, su rinnovabili termiche. È un dato molto importante, che mi auguro anche nel corso del prosieguo di questa indagine conoscitiva possa essere ulteriormente approfondito.
Anch'io, come il collega Realacci, vi volevo chiedere dati precisi sull'effetto che ha avuto il decreto-legge salva Alcoa, in termini non solo di megawatt, ma anche di costi legati all'incentivazione.
Volevo anche sapere, rispetto alle procedure semplificate che esistono per impianti fino a 1 megawatt, se voi avete riscontrato casi elusivi di parcellizzazione di impianti per restare al di sotto di 1 megawatt per usufruire della semplificazione, ma arrivando poi di fatto al megawatt, se non addirittura superandolo, e se ciò avviene in particolari zone d'Italia.
Inoltre, il decreto legislativo n. 28 del 2011 vi affida alcuni compiti legati all'informazione e, nello specifico, alla realizzazione di un portale informatico. Da questo punto di vista mi interessava avere maggiori informazioni: a che punto siete, state incontrando difficoltà? Vorrei avere un aggiornamento in merito.


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SERGIO MICHELE PIFFARI. Sulla questione delle fonti rinnovabili esiste un forte aumento di produzione di energia non sempre stabile nelle fasce orarie che pone una questione di accumulo e di migliore utilizzo dell'energia prodotta anche in termini di maggiore efficienza del sistema (su questo versante ricordo che le cosiddette centrali a pompaggio nel settore idroelettrico sono state oggetto di grossi investimenti nei decenni passati e poi sono state abbandonate). Tenuto conto di questo, vi chiedo se in questo momento sia sufficiente, secondo voi, il fatto che sia il mercato a regolamentare e, quindi, a investire su sistemi di questo tipo di accumulo di energia o se sarebbe bene che si trovasse attraverso il legislatore una forma di regolamentazione più efficiente che garantisse il sistema nel suo insieme.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

GERARDO MONTANINO, Direttore della divisione operativa di GSE Spa. Per quanto riguarda la stima degli effetti del decreto-legge salva Alcoa, gli impianti che avevano presentato domanda per avere il diritto al beneficio della legge n. 129 del 2010 erano impianti per una capacità complessiva di produzione di 3.950 megawatt, poco meno di 4.000. Di questi, a oggi, sono entrati in servizio impianti per circa 2.000 megawatt, già inclusi nei 5.200 megawatt di cui si è parlato. Se entrassero in esercizio gli altri impianti, per ulteriori 2.000 megawatt, arriveremmo a 7.200. Nel frattempo, oltre al salva Alcoa, che riguarda impianti teoricamente terminati l'anno scorso, l'industria sta andando avanti e si stanno realizzando ulteriori nuovi impianti: da qui la previsione che raggiungeremo gli 8.000 megawatt prima della fine dell'anno.
Certamente, gli impianti ascrivibili al salva Alcoa che non riuscissero a entrare in servizio entro giugno perderanno i benefici e, quindi, non avranno diritto alle tariffe incentivanti del 2010, ma dovranno presentare domanda per i nuovi incentivi: se sono grandi impianti, si iscriveranno nel registro, se sono piccoli impianti, entreranno direttamente nel nuovo sistema degli incentivi. In ogni caso, risulta che tutti gli impianti si stanno comunque realizzando. ENEL Distribuzione ha assicurato più volte che riuscirà a realizzarli tutti. In genere in Italia siamo capaci di realizzare gli obiettivi sotto le scadenze. Dei 2.000 megawatt entrati in esercizio nell'anno 2010, ben 1.000 megawatt sono entrati in servizio nel dicembre del 2010. L'anno prima, dei 700 megawatt entrati nel 2009 il 33 per cento è entrato in servizio a dicembre. È probabile, pertanto, che anche stavolta ci sarà un rush finale.
Per quanto riguarda i soldi spesi, vi faremo pervenire alcuni dati. Non abbiamo seguito il nucleare e per le fonti assimilate abbiamo i dati dal momento in cui il GSE ha la responsabilità di gestirle. Raccoglieremo comunque i dati e ve li faremo avere.
Per il problema degli incentivi che cambiano ogni mese capisco che ci sarà molta pressione sui gestori di rete, in particolare per l'ENEL, che detiene il 95 per cento degli impianti fotovoltaici, che in genere non sono in città. Ci sarà una forte pressione e in ciò agiranno le penalizzazioni che ha previsto l'Autorità che vigilerà sul rispetto delle norme. Immagino, per la verità, che le sanzioni non siano sufficienti a ricompensare il soggetto, che avrebbe la possibilità di intentare causa civile, ma credo che i tempi della giustizia civile lo impediscano.
Per quanto riguarda il premio del 10 per cento nel caso in cui il 60 per cento dell'impianto provenga dall'Unione europea, un esempio interessante ci viene dalla legislazione dell'Ontario, per la quale è previsto un peso per ognuno dei componenti dell'impianto e per ciascuna delle fasi. Se assembliamo soltanto in Italia i pannelli, ma le celle sono prodotte altrove, si può valutare l'incidenza sul costo dell'impianto finale del lavoro compiuto in Italia. Se in Italia sono state semplicemente applicate la cornice di alluminio intorno e la targhetta finale e ciò vale l'1


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per cento del costo del pannello, lo potremmo considerare ai fini di valutare il 60 per cento.
La questione non è ancora definitivamente sciolta, perché stiamo procedendo per priorità. Dovevamo pubblicare il registro e il 20 maggio uscirà il portale, però, d'accordo con la Direzione energia del Ministero dello sviluppo economico, troveremo la migliore soluzione che saremo in grado di trovare per risolvere il problema.
Per quanto riguarda la mancata produzione di energia, gli impianti che non riescono a produrre perché non possono andare in rete, purtroppo vengono bloccati e non producono. Riconosciamo al produttore - non è per colpa sua se non produce, ma gliel'ha chiesto il gestore della rete nazionale - un pagamento per l'energia prodotta e poi pagheremo a qualcun altro l'energia prodotta per soddisfare i bisogni della comunità. Il rischio che non raggiungiamo l'obiettivo è legato alla capacità che il sistema Italia avrà di realizzare per tempo il potenziamento di rete, sia della rete di trasmissione nazionale da parte di Terna, sia delle reti di distribuzione, in modo tale da consentire a tutti gli impianti di produrre.
Considerando che di tutti gli impianti eolici il 95 per cento si trova nel triangolo tra Campania, Puglia e Basilicata, sappiamo anche orientativamente dove sono collocati. Il 20 per cento della potenza fotovoltaica installata è in Puglia, perché ci sono le migliori condizioni di sole e, quindi, anche quando arriveremo ai 23.000 megawatt, se ci arriveremo al 2016, una percentuale analoga si troverà tutta in Puglia.
Sappiamo, dunque, già oggi dove e come potenziare la rete, non dobbiamo aspettare che entrino in esercizio gli impianti per poi decidere come potenziarli, anche perché, purtroppo, gli iter autorizzativi durano a volte anche più di dieci anni per le linee a 380 kilowatt. Immagino, quindi, che Terna sia già partita, come piani e programmi, per realizzare in tempo utile l'obiettivo, non al 2020, ma anche prima, perché naturalmente non ci giochiamo tutto nell'ultimo giorno del 2020.
Questa potenza sarà distribuita negli anni e, anno per anno, gli impianti entreranno in servizio. Se distribuiamo i 40.000 megawatt in dieci anni, si tratta di più di 4.000 megawatt l'anno.
Per quanto riguarda l'effetto del decreto-legge salva Alcoa, posso fornire alcuni elementi di dettaglio sui megawatt e sui costi e riferire la situazione ripartendola. Noi stiamo completando le verifiche sugli impianti. Gli impianti erano 58.000 e il gestore dispone di 300 persone. Si è attivato e ha stretto collaborazioni facendo scattare fotografie satellitari. Inoltre, con il CESI, che aveva già vinto una gara internazionale per effettuare la verifica sugli impianti, e con l'ENEA abbiamo potenziato al massimo la nostra capacità di intervento.
La percentuale di impianti che a oggi non ha rispettato le condizioni previste dalla legge è di circa il 10 per cento. Abbiamo già presentato anche degli esposti in magistratura nei casi in cui abbiamo individuato evidenti falsità. Se ci è stata mandata un'asseverazione in base alla quale tutto l'impianto era completato e abbiamo scoperto che una data percentuale dei moduli non era installata o il collegamento alla rete, per la parte che si chiama connessione di impianto, non era completo, non solo non abbiamo riconosciuto gli incentivi, ma abbiamo anche informato la magistratura perché valutasse l'opportunità di procedere.
Per quanto riguarda la parcellizzazione degli impianti, è già successo da sempre. Se ricordate, nel primo conto energia fino a 50 chilowatt non c'era bisogno di pagare fideiussioni, ma a 50 esse scattavano. È stata realizzata in Italia una miriade di impianti da 49,99 chilowatt per evadere la fideiussione da pagare.
Il decreto ministeriale attuale prevede che dobbiamo attivarci entro alcune settimane per trovare soluzioni anche per evitare che si evada la legislazione autorizzativa. Infatti, se invece di realizzare un impianto da 3 megawatt se ne realizzano


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10 da 300 chilowatt, le autorizzazioni sono diverse. Bisogna, dunque, fare in modo che uno stesso soggetto non possa suddividere gli impianti in tanti impianti piccolini, pur con alcuni limiti. Immagino, ad esempio, che se i soggetti non sono gli stessi e chiedono alla rete punti di consegna diversi, possiamo intervenire poco. Ci è stato chiesto comunque di attivarci per trovare soluzioni e lo faremo.
Per il portale informatico passo velocemente la parola al collega.

COSTANTINO LATO, Direttore della direzione studi, statistiche e servizi speciali di GSE Spa. Sul portale informatico abbiamo iniziato a lavorare da pochissimo e riteniamo che sia un progetto ambizioso che si svilupperà nel tempo. Fra sei mesi pubblicheremo una prima parte, che ne è la base, e per alcune parti importanti metteremo in mostra le best practice delle diverse regioni, province e comuni d'Italia. Riteniamo importante far conoscere le buone iniziative che già avvengono in Italia. Ci teniamo moltissimo.
Per la parte dell'efficienza energetica dovremo collaborare con l'ENEA.
Per le altre parti, che riguarderanno l'informazione su come incentivare sia la parte elettrica, sia la parte termica, per la parte elettrica siamo piuttosto autosufficienti, perché la gestiamo noi, mentre per la parte termica ci siamo attrezzando.
La risposta è che fra sei mesi avremo certamente l'impostazione del portale, ma sarà un lavoro che continuerà a evolvere nel tempo, perché è un lavoro grosso e nella nostra ambizione, se ci riusciamo, vorrebbe diventare la piattaforma comune nazionale su cui anche le regioni e i comuni possano interagire per avere informazioni, speriamo trasparenti e corrette, su tutto ciò che avviene sulle energie rinnovabili.

GERARDO MONTANINO, Direttore della divisione operativa di GSE Spa. Un ultimo punto riguarda la capacità di immagazzinare energia e i sistemi di pompaggio. In effetti, oggi sono in esercizio tra 6.000 e 7.000 megawatt realizzati a suo tempo dall'ENEL monopolista, grossi impianti di pompaggio sull'arco alpino, nonché a Presenzano o in Campania.
Non credo che siano sufficienti anche per il futuro, qualunque sia la potenza che verrà realizzata. A oggi la potenza di esercizio non dà ancora grossi problemi, ma già il fatto di aver portato gli 8.000 megawatt che vedevamo al 2020 - avevamo dieci anni di tempo per pensarci - a 23.000 al 2016 pone problemi nuovi.
Bisogna rifletterci perché nei giorni di sole e di domenica in cui i 23.000 megawatt dovessero essere tutti in servizio, rappresentando una fetta molto consistente del carico nazionale, non potremmo fermare tutti gli impianti termoelettrici, che hanno bisogna poi di alcune ore per ripartire. È un problema che deve essere studiato e che pone sfide nuove.
Altri Paesi sono un po' più avanti di noi, come la Germania, e hanno realizzato molti più megawatt di quanti ne realizziamo noi. Forse il sistema è più magliato, essendo tale Paese nel cuore dell'Europa, mentre l'Italia ha una posizione, dal punto di vista geografico, un po' periferica e allungata, che pone problemi nuovi. Il tema va studiato ed è anche alla nostra attenzione.

COSTANTINO LATO, Direttore della direzione studi, statistiche e servizi speciali di GSE Spa. Volevo aggiungere che in Germania esiste già il dispacciamento della parte fotovoltaica in alcune zone. Viene dispacciata anche l'energia fotovoltaica. Si tratta sicuramente di una condizione che dovrà essere introdotta anche in Italia, perché con queste quantità, con un carico medio sulla nostra rete di circa 35-40.000 megawatt negli orari diurni - le fonti rinnovabili arriveranno a una quota simile -, un discorso nuovo dovrà essere senz'altro affrontato anche in Italia.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti del GSE per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.


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Audizione di rappresentanti del Gestore dei Mercati Energetici Spa (GME).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti del Gestore dei Mercati Energetici Spa (GME).
Sono con noi l'ingegner Massimo Guarini, amministratore delegato, il professor Alfonso Maria Rossi Brigante, presidente, l'ingegner Giovanni Battista Aruta, direttore dell'area mercati, il dottor Stefano Alaimo, responsabile dell'unità di gestione mercati per l'ambiente, il dottor Alessandro Talarico, direttore delle relazioni istituzionali e comunicazione.
Do la parola all'amministratore delegato, ingegner Massimo Guarini, per lo svolgimento della relazione.

MASSIMO GUARINI, Amministratore delegato di GME Spa. Signor presidente, signore e signori onorevoli, vi ringrazio innanzitutto per aver dato la possibilità al GME, la società che ho l'onore di guidare, di intervenire con la presente audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energie da fonti rinnovabili.
Il Gestore dei mercati energetici è la società responsabile in Italia dell'organizzazione e della gestione all'ingrosso del mercato elettrico, del mercato del gas e dei mercati dell'ambiente. Il mercato elettrico e quello del gas sono piattaforme organizzate per gli scambi tra produttori, consumatori e grossisti che permettono di stipulare in regime di neutralità, trasparenza e concorrenza contratti di compravendita dell'energia elettrica e del gas.
Per quanto riguarda i mercati dell'ambiente, il compito del GME è incentrato sulla gestione di tre piattaforme di scambio.
La prima, quella delle unità di emissione relative alla direttiva europea n. 87 del 2003, il mercato è attualmente sospeso in considerazione degli andamenti anomali delle negoziazioni e, in particolare, di presunti comportamenti irregolari o illeciti prontamente segnalati dal GME alle istituzioni di riferimento.
La seconda è quella dei titoli di efficienza energetica che attestano la riduzione dei consumi attraverso l'attuazione di progetti ad hoc.
La terza, infine, è quella dei certificati verdi, cioè dei titoli che certificano la produzione da fonte rinnovabile dell'energia elettrica, di cui parlerò più diffusamente in seguito.
I sopramenzionati meccanismi di mercato rappresentano la via scelta dall'Italia per assicurare l'attuazione delle politiche ambientali nel nostro Paese attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l'incentivo al risparmio energetico e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra.
Tale percorso risponde a quello intrapreso a livello europeo, i cui princìpi si basano, da un lato, sul far sostenere sempre di più a chi inquina i costi per ridurre l'impatto ambientale e, dall'altro, sulla deroga agli aiuti di Stato per le incentivazioni alle energie rinnovabili per renderle competitive nel lungo periodo.
Inoltre, gli strumenti di mercato permettono di trasformare la sfida ambientale in un'opportunità di crescita industriale e occupazionale a ragione della componente di business intrinseca nei certificati, ovvero la loro commerciabilità. Ciò permette di ricavare un vantaggio economico dalla loro vendita oppure dal loro acquisto, quando questo risulti la strategia economica più efficiente.
La caratteristica principale dei sistemi di incentivazione basati su meccanismi di mercato è quella di minimizzare gli oneri per il sistema e, nello stesso tempo, di promuovere l'innovazione tecnologica, determinando un'efficienza dinamica e allocativa. Ciò si ottiene attraverso una competizione sia tra le diverse tecnologie disponibili, sia tra i diversi soggetti economici coinvolti, favorendo quelli che hanno una migliore struttura dei costi.
Nel caso specifico delle fonti rinnovabili l'introduzione del meccanismo basato sui certificati verdi ha avuto l'effetto di incentivare maggiormente nella fase di


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avvio le tecnologie più economiche rispetto alle altre, poiché il valore dell'incentivo risultava uguale a prescindere dalla tecnologia e dalla fonte utilizzata.
Per ovviare a questo elemento distorsivo si è ritenuto opportuno apportare alcuni correttivi all'impianto normativo originale, prevedendo in primo luogo un graduale aumento dell'incentivo per le fonti più costose nel momento in cui quelle più economiche iniziavano a essere vicine al pieno sfruttamento.
In seguito, dopo aver esteso gli anni di certificazione da 8 a 12, alla fine del 2007 è stata introdotta una differenziazione del numero dei certificati emessi per ciascun megawattora prodotto in funzione del costo della fonte incentivata ed estendendo, al contempo, il periodo di certificazione da 12 a 15 anni.
I risultati in questi anni di applicazione del meccanismo sono di tutto rilievo, con il volume dei certificati verdi scambiati cresciuto costantemente negli ultimi anni. Nel 2010 il numero dei titoli scambiati ha superato complessivamente i 25 milioni di certificati, con un controvalore superiore a 2 miliardi di euro.
Grazie al buon funzionamento del meccanismo di certificazione la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è addirittura aumentata oltre gli obiettivi fissati dalla legge finanziaria del 2007.
La volatilità dei prezzi dei certificati verdi registrati sul mercato organizzato dal GME negli anni scorsi è stata, tuttavia, fonte di alcune incertezze per gli operatori, ma va considerato come dette oscillazioni rappresentino segnali di mercato utili al legislatore per intervenire e correggere situazioni anomale.
La discesa dei prezzi dei certificati verdi manifestatasi nel corso del 2008 evidenziava una situazione di eccesso di offerta di certificati. Ciò ha consentito di introdurre la norma che prevede un prezzo di ritiro dei certificati verdi in eccesso da parte del GSE a partire dall'inizio del 2009. A un segnale di mercato è, pertanto, seguita un'azione del legislatore volta a correggere l'anomalia evidenziata.
Attualmente il prezzo dei certificati verdi, grazie alle novità normative introdotte, può muoversi all'interno di un corridoio con un limite superiore individuato dal prezzo di riferimento a cui il GSE può vendere i certificati verdi relativi agli impianti cosiddetti CIP 6 e da un limite inferiore, rappresentato dal prezzo di riacquisto dei certificati verdi in eccesso da parte dello stesso GSE.
La circostanza secondo cui la discesa del prezzo è limitata al ribasso consente di garantire agli operatori un livello minimo di remunerazione degli investimenti. Al contempo, essendo presente anche un limite superiore, si scongiurano oneri eccessivi per il sistema, qualora la situazione di mercato spingesse il valore dei certificati verdi verso l'alto.
Il legislatore, utilizzando queste due leve, può modulare in modo semplice ed efficace il livello degli incentivi che ritiene opportuni. Un meccanismo così disegnato, peraltro presente in altri Paesi europei come Belgio e Gran Bretagna, sembra comunque essere in grado di garantire la stabilità di lungo periodo conservando, al contempo, un determinato grado di flessibilità per il livello di incentivo.
Inoltre, tale politica, basata su strumenti di mercato, è risultata essere uno strumento equo, dal momento che è supportata dall'intero sistema elettrico italiano, essendo il relativo costo distribuito sulla totalità degli utenti elettrici.
Il decreto legislativo n. 28 del 2011 di attuazione della relativa direttiva comunitaria del 2009 ha definito un nuovo quadro di riferimento di medio-lungo termine per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili in funzione degli obiettivi per il 2020.
Tale nuovo quadro prevede anche la graduale eliminazione dell'incentivazione basata sui certificati verdi per reintrodurre un sistema di tipo feed-in tariff. È stato, infatti, stabilito che l'attuale meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili basato sui certificati verdi resterà in vigore per tutti i nuovi impianti che entrano in esercizio prima del 31 dicembre 2012, mentre


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per tutti gli impianti che entreranno in esercizio successivamente a tale data la relativa produzione verrà incentivata non più attraverso i certificati verdi, ma attraverso una tariffa calcolata sulla base di alcuni criteri generali che dovranno assicurare un'equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio, la citata feed-in tariff.
Inoltre, la quota di obbligo per i produttori e per gli importatori da fonti convenzionali su cui si basa il sistema dei certificati verdi è pari al 7,55 per cento per il 2012 e si riduce linearmente a partire dal 2013 fino ad azzerarsi per l'anno 2015. Ciò determinerà l'ulteriore incremento di eccesso di offerta di certificati verdi a fronte di una domanda tendente a zero, con il conseguente azzeramento del mercato di riferimento.
Con riguardo a quest'ultimo punto va sottolineato come il mercato dei certificati verdi stia attraversando già ora una fase di forte incertezza, con possibili conseguenze negative sugli investimenti futuri. Infatti, non risulta ancora chiaro come verranno gestite l'emissione e la negoziazione dei certificati verdi successivamente al 2015, anno in cui si azzererà l'obbligo sopra menzionato.
Per gli impianti già in esercizio il cui periodo di incentivazione va oltre il 2015 e per gli impianti che entreranno in esercizio entro la fine del 2012 i certificati verdi continueranno a rappresentare l'unica forma di incentivazione, pur in una situazione in cui non vi sarà più un mercato di riferimento su cui poterli vendere.
La previsione di un prezzo di ritiro dei certificati verdi ancora in circolazione dopo il 2015 calcolato attraverso un metodo deterministico consentirebbe di poter effettuare valutazioni circa gli incassi futuri da parte dei produttori. Una soluzione così individuata potrebbe essere in grado di sostenere le decisioni di investimento che dovranno essere prese da oggi fino al 2013 e di tutelare opportunamente chi ha già effettuato detti investimenti e che, di conseguenza, beneficerà dell'emissione dei certificati verdi anche dopo il 2015. Ciò consentirebbe di non rallentare la crescita della potenza installata relativa a impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Nel ringraziarvi nuovamente per l'occasione offertaci di approfondire in questo contesto tali tematiche, rinnoviamo l'impegno del GME a dare il proprio contributo alla realizzazione della strategia energetica nazionale. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Grazie a lei, ingegner Guarini. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. I certificati verdi avevano il doppio effetto non solo di promuovere le fonti rinnovabili, ma anche di rappresentare un incentivo da parte dei produttori e dei grandi emettitori a stare attenti al problema delle emissioni. Sappiamo che un problema di questo tipo si è verificato e continua a verificarsi. Leggiamo oggi sui giornali che esiste una polemica sulla centrale di Porto Tolle, che è stata bloccata dal TAR.
Non entro nel merito della vicenda giudiziaria, ma sappiamo, per esempio, che nel campo della produzione di energia elettrica il ricorso al carbone aumenta di molto le emissioni di CO2 e che lo stesso problema sussiste in alcuni settori ad alta intensità di emissione del nostro sistema produttivo.
Il meccanismo che voi ipotizzate agisce nelle due direzioni, ossia agisce nel senso della promozione delle future fonti rinnovabili oggi attivate dai certificati verdi, ma anche come un incentivo da parte dei grandi emettitori a stare attenti alla programmazione dei propri investimenti?

MASSIMO GUARINI, Amministratore delegato di GME Spa. Il nuovo meccanismo della feed-in tariff da noi non è molto conosciuto. Noi possiamo affermare che il meccanismo dei certificati verdi ha funzionato bene in questa direzione: creando segnali sul mercato, dava la possibilità di intervenire in modo proporzionato. Se arrivava un segnale al ribasso, a quel punto


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il legislatore poteva decidere se fosse ciò che desiderava oppure se intervenire e creare, per esempio, come è stato fatto, un limite oltre il quale GSE ritirava tali certificati.
Viceversa, se arrivava un segnale al rialzo, ciò significava che qualcosa non funzionava e si poteva intervenire in un altro modo.
Non so che cosa accadrebbe con una tariffa fissa determinata e forse non tocca a noi esprimerci, perché non riguarderebbe neanche più il nostro mercato. Possiamo solo confermare che il mercato attuato da noi ha funzionato piuttosto bene. A noi in un certo senso spiace - questo credo si possa dire - che venga meno, perché sparisce un mercato che, come noi possiamo testimoniare, ha svolto bene il suo lavoro.

ERMETE REALACCI. Approfitto dell'occasione per sollevare un'altra questione. Nella parte introduttiva della vostra relazione voi citate il fatto che svolgete anche un'azione di monitoraggio sulle grandi reti, gas ed elettricità. Soprattutto nel campo del gas, ma forse anche in quello dell'elettricità, ci sono sicuramente alcune strozzature ed evidenze, che incidono per una componente non banale nella formazione del prezzo per gli utenti, siano essi utenti privati o imprese.
Da questo punto di vista, tenuto conto che si parla di un'ipotesi di unificazione sotto una stessa casa madre delle due reti dell'elettricità e del gas. Abbiamo letto indiscrezioni in questo senso. Esiste un vostro punto di vista in materia, un orientamento da parte vostra?

MASSIMO GUARINI, Amministratore delegato di GME Spa. Noi mettiamo sul mercato l'energia elettrica e adesso vi metteremo anche il gas. Ciò che mettiamo sul mercato viene dalle reti dell'energia elettrica. Con Terna ha funzionato molto bene. Non abbiamo ancora indicazioni particolari di ciò che può capitare per il gas, perché il nostro intervento su questo mercato è all'inizio.
Non me la sento di esprimermi né in una direzione, né in un'altra, perché non siamo testimoni diretti di quanto è successo.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti del GME per la disponibilità dimostrata e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,25.

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