Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione VIII
22.
Giovedì 22 marzo 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Margiotta Salvatore, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE AMBIENTALI IN RELAZIONE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

Audizione di rappresentanti della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac):

Margiotta Salvatore, Presidente ... 3 4 5 9
Belvedere Carlo, Segretario generale della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac) ... 6 8
Bergamini Giorgio, Presidente dell'Associazione italiana per la promozione della cogenerazione (Cogena) ... 3 5
Di Biagio Aldo (FLpTP) ... 5
Realacci Ermete (PD) ... 4 8

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac) ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

[Avanti]
COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 22 marzo 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SALVATORE MARGIOTTA

La seduta comincia alle 10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche ambientali in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, l'audizione di rappresentanti della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac).
Sono presenti Giorgio Bergamini, presidente dell'Associazione italiana per la promozione della cogenerazione (Cogena), Giulio Marconi, consigliere della medesima associazione, e Carlo Belvedere, segretario generale della Ascomac.
Do subito la parola al signor Giorgio Bergamini per la sua relazione.

GIORGIO BERGAMINI, Presidente dell'Associazione italiana per la promozione della cogenerazione (Cogena). Buongiorno a tutti. Per quanto riguarda le nostre considerazioni sulla bozza di decreto per lo sviluppo delle energie rinnovabili che in questi giorni sta circolando, ci preme focalizzare l'attenzione su alcuni concetti che riteniamo particolarmente importanti.
Il primo obiettivo che riteniamo importante raggiungere è la realizzazione di una filiera industriale dell'energia rinnovabile stabile nel tempo, cosa che fino a oggi in Italia non siamo riusciti a fare. Il secondo è la promozione della ricerca e del lavoro qualificato italiano. Il terzo è l'utilizzo delle risorse nel modo più efficace per il raggiungimento dell'«Obiettivo 2020».
L'esperienza di questi anni di incentivazione alle rinnovabili potrebbe lasciare spazio a interventi più mirati ed efficaci dal punto di vista del rapporto tra soldi spesi e CO2 risparmiata. Raccomandiamo, quindi, di selezionare tra le diverse fonti quelle più vicine all'equilibrio economico e più idonee a svilupparsi autonomamente, senza necessità di incentivi, considerate le caratteristiche del nostro Paese.
Noi crediamo che una politica basata sull'incentivazione con una tariffa onnicomprensiva e stabile nel tempo non sia particolarmente efficace né idonea in questo momento. A parità di efficacia, peserebbe troppo sull'incentivo e sullo sviluppo della fonte in anni in cui la disponibilità di risorse economiche risulta essere minore di quanto possiamo ipotizzare in futuro. Questo genera e ha generato difficoltà a livello di bancabilità degli interventi. Noi proponiamo, invece, una modulazione degli incentivi legata a un indice revisionale, che potrebbe essere quello dell'Istat o un altro indice legato al valore della energia.
Proponiamo inoltre la creazione di un modello incentivante decrescente nel tempo, ma protratto nei prossimi anni, in


Pag. 4

maniera da evitare la colonizzazione nel nostro Paese di tecnologie prodotte essenzialmente all'estero, come è avvenuto per il fotovoltaico e come è avvenuto e avverrà sicuramente per l'eolico. In Italia non si produce una sola pala eolica e si producono ben pochi impianti fotovoltaici. L'attività temporale prevista dal decreto per i prossimi tre anni difficilmente consentirà all'industria italiana di programmare i propri investimenti nello sviluppo e nella ricerca per dare vita anche in Italia a un sistema industriale capace di essere competitivo sulla scena mondiale
Inoltre, secondo noi occorre tenere conto, fra le diverse fonti, di quelle che, per loro natura intrinseca, produrrebbero nuovo lavoro stabile in Italia. Ad esempio, la stessa quantità di incentivi impiegata nel biogas produce dodici volte la quantità di nuovo lavoro prodotta dal fotovoltaico. Crediamo che debba essere un parametro di particolare evidenza. A questo proposito non si capisce perché nella bozza di decreto sulle rinnovabili che sta circolando si prevedano, tramite il sistema delle aste, si prevedono soli 660 megawatt tra idroelettrico, geotermico, biogas, biomasse solide e liquide e ben 2350 megawatt di eolico, quando neanche una pala verrà prodotta in Italia. Perché questo squilibrio?
Così come per il fotovoltaico sono fluite verso la Cina e in parte verso Germania o altri Paesi decine e decine di miliardi di euro, abbiamo calcolato che da 2,8 a 3,5 miliardi di euro della prossima tranche di incentivazione andranno all'industria eolica del nord Europa.
Pensiamo anche di proporre l'introduzione nel prossimo decreto di un parametro che premi le tecnologie con il miglior rapporto di efficacia dell'incentivo. Ciò significa, a parità di euro spesi per singola fonte, premiare quella che fa risparmiare più tonnellate di CO2. La tabella delle incentivazioni ipotizzata non tiene conto di questo parametro. Crediamo invece che migliorare l'efficacia della spesa in vista del raggiungimento dell'obiettivo 20-20-20 sia un nostro dovere. Vi do solo un dato in proposito: tra le diverse fonti possono intervenire moltiplicatori pari a quattro, ovvero a parità di spesa una fonte fa risparmiare una tonnellata di anidride carbonica e un'altra fonte ne fa risparmiare quattro.
L'ultimo suggerimento è quello di tenere conto anche della capacità delle diverse fonti rinnovabili di produrre lavoro in aree disagiate o a forte disoccupazione, come ad esempio la Sardegna, la Sicilia e in generale il Sud Italia. Molto interessanti da questo punto di vista sono il biogas e il biometano, altra fonte sulla quale il nostro Paese registra un ritardo nella messa a punto dei provvedimenti applicativi. In tal senso ricordo che in Germania nel 2012 sono già stati autorizzati e sono in costruzione circa cento impianti, equivalenti a 1 megawatt elettrico, per la produzione di metano da immettere nei metanodotti del Paese.
Da noi è ancora in corso la redazione dei documenti tecnici.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Bergamini per il suo intervento e per la documentazione consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

ERMETE REALACCI. Le sue considerazioni sono ragionevoli, presidente. Ovviamente bisogna tenere conto della capacità delle singole fonti di entrare autonomamente nel mercato, considerando il parametro della riduzione dei costi. Nell'incentivazione del fotovoltaico sono stati compiuti errori in passato, ma bisogna valutare quali sono le condizioni per un pieno ingresso nel mercato per questa come per le altre fonti.
Sappiamo che l'Italia in alcuni campi ha un know-how più consolidato, come per esempio nelle caldaie per il recupero degli scarti. A livello di aneddotica, mi sembra che le stalle dei cavalli della regina di Inghilterra siano servite, dal punto di vista della produzione energetica, da un'azienda della provincia di Padova. C'è, però, un problema aperto che riguarda la


Pag. 5

materia prima per impianti a biogas e biomassa in generale. Come lei sa, è già in atto una competizione sul food e in alcune zone del nostro Paese il prezzo delle materie prime con cui si alimentano questi impianti, come ad esempio il mais, aumenta anche per gli altri usi.
Servono regole che orientino il sistema produttivo del Paese nella giusta direzione. Un conto è il biogas derivato dai residui dei grandi allevamenti della pianura Padana, che andrebbe favorito il più possibile anche in connessione all'abbattimento dei nitrati, un problema non piccolo per un Paese che opera in continua deroga alle normative comunitarie di carattere sanitario, e un conto è sottrarre filiere che servono l'alimentazione o l'allevamento per ricavarne energia. Lì i calcoli vanno fatti in maniera opportuna.
La direzione è giusta, ma anche questo parametro deve essere valutato quando si tratta di favorire o incentivare una fonte o l'altra.

ALDO DI BIAGIO. La relazione è interessante e ci fornisce un quadro di efficienza energetica, in particolare per l'energia rinnovabile da cogenerazione. È un quadro molto chiaro.
Vengo alle domande. Alla luce di quanto evidenziato, quale potrebbe dunque essere, in base ai contributi ricevuti, la tecnologia con la migliore performance in termini di emissioni di CO2? Sul versante dello sviluppo della generazione distribuita, unitamente alle reti energetiche sia elettriche, anche smart grid, sia termiche, vorrei comprendere meglio la ratio della segnalazione dell'Antitrust che ha valorizzato la generazione distribuita e le reti energetiche. Sul versante della fiscalità vorrei invece sapere, a seguito della nota dell'Agenzia delle dogane, qual è la penalizzazione del settore e quali proposte intendete formulare per superare questa impasse.
Vorrei condividere un altro aspetto. Si parla continuamente di incentivi e di valorizzazione del settore, ma si tende a dimenticare in che modo queste politiche intervengono sul consumatore. Nello specifico, la bolletta ha visto crescere la voce A3 e presto aumenterà anche quella relativa all'efficienza proprio per far fronte a questi interventi. Ritenete che siano percorribili altre strade per sostenere il settore, tutelando però il cliente finale?

PRESIDENTE. Do, quindi, la parola ai nostri ospiti per una breve replica.

GIORGIO BERGAMINI, Presidente dell'Associazione italiana per la promozione della cogenerazione (Cogena). Le osservazioni dell'onorevole Realacci sulla diatriba food no food sono giuste. Credo che alcune zone siano intasate a causa della mancata programmazione di questi interventi. Non a caso io mi riferivo ad aree particolarmente critiche dal punto di vista occupazionale, come il Sud Italia. Posso però darvi un dato. In Italia esistono circa 450.000 ettari di terreni incolti, oggi assoggettati ai contributi europei. Questi terreni potrebbero essere resi produttivi dal punto di vista energetico. Quello sui rifiuti e sul riutilizzo dei sottoprodotti dell'agricoltura, come i liquami, è un altro discorso giusto e sicuramente andrebbe precisato.
Mi permetto anche di segnalare un dato dell'Università di Padova, riportato da Veneto Agricoltura, secondo cui nel 2011, nonostante siano stati attivati circa 150 impianti a biogas in Italia, l'estensione coltivata a mais è calata del 5 per cento. A volte la questione food no food è condizionata non tanto dall'uso della biomassa per l'energia quanto da condizioni di mercato a livello internazionale, che con la produzione dell'energia hanno poco a che vedere.
Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Di Biagio a proposito delle tecnologie che consentono un maggiore impatto dal punto di vista dell'abbattimento della CO2, tutti i calcoli compiuti e confrontati con istituti di ricerca, tra cui l'Università di Padova insieme alla quale e al Ministero dello sviluppo economico stiamo lavorando alla redazione di un documento sul biometano, confermano che sicuramente la più efficiente è la


Pag. 6

produzione di biometano per l'immissione di gas di origine nazionale posta in sito e abbinata a cogenerazione ad alto rendimento. L'insieme di queste due tecnologie consente in assoluto il miglior rapporto tra spesa e abbattimento delle emissioni.
Per la risposta alle altre domande, lascerei la parola al nostro segretario, dottor Carlo Belvedere.

CARLO BELVEDERE, Segretario generale della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac). Buongiorno a tutti e grazie per l'attenzione. Ho predisposto del materiale per dare il senso delle cose. Si tratta di una relazione di una quarantina di pagine, strutturata in una parte operativa costituita da proposte di emendamenti, un abstract e alcune slide che mi aiuteranno a fornire qualche risposta.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili e il regime di sostegno, dagli studi fatti emerge che il regime di sostegno alle rinnovabili, così come all'efficienza energetica, è articolato su due macrosettori: aiuto all'investimento e regime di sostegno all'esercizio. Per essere ancora più concreti, probabilmente la bolletta A3 cresce perché, all'interno di quella componente, si concentrano due fattori altamente rischiosi e collegati, cioè investimento ed esercizio.
La proposta operativa è quella di scindere l'investimento. Un'attuazione pratica è l'attuale misura del 55 per cento, ancorché fino al 2012, e dal 2013 del 36 per cento, che consente al cliente finale di acquistare tecnologia oggetto di risparmio. Al riguardo avevamo chiesto che venissero aiutate nell'investimento non soltanto alcune tecnologie, ma tutte quelle che rientrano, ad esempio, nell'allegato 3 della direttiva n. 32 del 2006, oggetto delle schede dell'autorità, cioè tutte quelle tecnologie che consentono interventi di efficientamento energetico.
Una cosa è l'investimento, che riguarda il fisco; una cosa è l'esercizio, che riguarda la bolletta. Se la bolletta venisse alleggerita dal peso straordinario dell'investimento, che non deve essere ammortizzato tutto insieme con l'esercizio, riteniamo che finalmente si potrebbe dare un senso a una politica di sostegno diversa dall'aiuto all'investimento, come disciplinato dai regolamenti comunitari, l'ultimo dei quali è il regolamento n. 800.
Il cliente finale è danneggiato perché, accendendo e spegnendo la luce, partecipa a un grande investimento da cui, però, non ottiene alcun ritorno. La bolletta continua per lui a crescere, anche a causa - mi duole dirlo - della componente relativa all'efficienza energetica. La voce UC7 della bolletta mano a mano crescerà perché anche i sistemi di efficienza cominciano a essere incentivati. La nostra proposta è forte e chiara: da una parte, separare l'investimento dall'esercizio, anche per evitare doppie premialità in considerazione del fatto che molte tecnologie godono di troppi sussidi e sostegni, e dall'altra rendere più selettivo l'intervento sul sostegno con una serie di corrispettivi tariffari e oneri generali di sistema in bolletta.
In sintesi, a nostro modo di vedere, per il sistema Italia occorrerebbero politiche di generazione di energia, che sono ben diverse dalle politiche di auto-consumo e auto-generazione di energia, destinate non più a un solo cliente finale, come attualmente avviene, ma a più clienti finali, in ossequio alla direttiva comunitaria n. 32 del 2006, concernente i programmi di miglioramento dell'efficienza energetica.
Il Governo, con la misura del 36 per cento, ha messo al centro l'edificio e lo ha reso oggetto di interventi alluvionali, antisismici e di risparmio energetico. Non si tratta quindi più della tapparella, della maniglia o del vetro, ma finalmente di un complesso dove ognuno per sé comincia a dire la propria. Certo, 48.000 euro per un cliente finale privato non sono molti, ma è pur vero che il decreto «salva Italia» ha dovuto affrontare il problema dell'indicizzazione delle pensioni. Inoltre, riteniamo che sarebbero utili politiche intersettoriali per residenziale-abitativo, residenziale-industriale e trasporto.
Per quanto riguarda l'efficienza energetica, il problema è rappresentato dagli edifici. La direttiva n. 31 del 2010 per gli edifici a energia quasi zero individua una


Pag. 7

serie di sistemi alternativi ad alta efficienza. Noi scontiamo il fatto che la cogenerazione, rispetto alla generazione distribuita, non ha avuto accesso alla detrazione del 55 per cento. Lo avrà a quella del 36 per cento, ma è lo strumento tecnologico che la stessa Unione europea indica come basilare per l'efficienza energetica. Il fatto è che a oggi l'energia prodotta in un edificio serve soltanto per i servizi comuni, ma non per i residenti. Nei condomini si può trasferire - si tratta di trasferimento e non di distribuzione perché questa implica un regime di concessione da parte dello Stato, ma noi non siamo in concessione - l'energia termica, ma non l'energia elettrica prodotta da un cogeneratore.
La nostra segnalazione all'Antitrust, che ha avuto come esito un'informazione a Governo e Parlamento, mira a all'eliminazione, nell'ambito della generazione e del relativo trasferimento di energia, dei blocchi insiti nel sistema efficiente di utenza (SEU), nel quale il beneficiario è un solo cliente finale e dove fonti rinnovabili e cogenerazione sono alternative. Non si capisce quale sia il motivo di tale imposizione, dal momento che l'Università di Genova ha ottenuto fondi per studiare - e sarà realizzato a Bruxelles con intelligenza italiana - un quartiere in isola efficientato attraverso tutte le tecnologie che operano nella generazione distribuita.
L'edificio è l'oggetto dell'efficienza energetica. L'altro aspetto è la generazione distribuita. Se, come dice l'Antitrust, dobbiamo cominciare a mettere in competizione la generazione tradizionale con quella distribuita, occorrono nuove regole, a partire dall'auto-produttore. Non si comprende più perché l'auto-produttore possa essere persona fisica o giuridica o società collegata, quando in un condominio, per esempio, non c'è alcuna società collegata al capo condomino o al capo scala, ma può esistere un vincolo - questo è interessante - dovuto al programma di miglioramento dell'efficienza energetica. In tal una caso, potrebbe essere una società di servizi energetici (ESCO) a efficientare a tutto tondo gli appartamenti e il complesso dell'edificio. Questo avrebbe una logica e la gestione potrebbe passare anche attraverso le smart grid.
Sottolineo, inoltre, che la cogenerazione, rispetto alle fonti rinnovabili, è programmabile. La stessa cogenerazione che adesso è alternativa alle fonti rinnovabili nel SEU diventerebbe lo stabilizzatore dell'energia non programmabile prodotta dal fotovoltaico nell'attico. Se così fosse, unendo una porzione di rete detta smart grid, si riuscirebbe a far dialogare l'edificio o la pluralità di edifici con il sistema elettrico nazionale. È quanto sta già avvenendo in Germania e non solo. Come dicevo, a Bruxelles realizzeranno questo progetto con intelligenza italiana.
In tema di generazione distribuita abbiamo proposto alcune modifiche normative relative alla nozione di auto-produttore e di reti elettriche private, reti che il decreto legislativo n. 93 del 2011 all'articolo 38, comma 5, suddivide in due porzioni. Le reti interne di utenza (RIU) solo industriali godono di un beneficio negato a tutte le altre reti, cioè a tutte le reti elettriche private, pur rappresentando esse lo sviluppo del Paese.
A seguito della nostra segnalazione, l'Autorità antitrust ha per prima cosa affermato che le reti sono cavi di rame uguali per tutti e che non c'è alcuna differenza tra grandi e piccoli. In secondo luogo, poiché l'energia che fluisce all'interno della rete privata non è oggetto di concessione da parte dello Stato, ha contestato il fatto che le reti elettriche private paghino i corrispettivi di trasmissione e di distribuzione. La domanda logica che pongo alla Commissione è come sia possibile applicare a un privato un tributo di trasmissione e distribuzione in concessione per un servizio che egli non ha mai reso al soggetto dichiarante.
Su questo abbiamo presentato un ricorso all'Unione europea. Non è possibile infatti che il gestore di rete elettrica privata, distinta dalle RIU solo industriali, debba versare un corrispettivo di trasmissione e distribuzione, trattandosi di un'attività oggetto di concessione da parte dello Stato. Sono soldi che non vanno nemmeno


Pag. 8

allo Stato, bensì al distributore o alla società di trasmissione. Stiamo pensando che sia opportuno chiedere indietro questi soldi non dovuti per un servizio non dovuto.

ERMETE REALACCI. La collega Mariani e io siamo intervenuti su questo a suo tempo perché la questione aveva interessato, per esempio, anche le cartiere dell'area di Lucca dotate di impianti di cogenerazione.

CARLO BELVEDERE, Segretario generale della Federazione nazionale commercio macchine (Ascomac). Credo che la segnalazione dell'Antitrust sia illuminante perché vede la generazione distribuita come una minaccia e una mitigazione del potere di mercato non solo dei distributori, che dovrebbero implementare le reti investendo gli utili nelle reti italiane e non in altre, ma anche di chi genera energia elettrica, e mi riferisco agli impianti termoelettrici.
Se questo ha un senso, occorrerà una riformulazione dei sistemi di distribuzione chiusi, che rappresentano un sistema di competitività per il Paese. Quando fu approvata la legge n. 99 del 2009, da cittadini onesti pensavamo che le reti di impresa fossero un sistema per incentivare le imprese ad aggregarsi, a mettere a fattor comune infrastrutture anche energetiche e a esportare al meglio, ma così non è stato. Sono servite soltanto a individuare alcune reti interne di utenza, che non versano, se non sul prelievo, corrispettivi e oneri.
Ricordo che il versamento di corrispettivi e oneri generali solo sul prelievo discendeva da una legge di carattere generale che è stata ridotta a imbuto per alcuni con la legge n. 99 del 2009, articolo 33, proseguita col decreto «Romani» del 10 dicembre 2010 sulle reti elettriche private e da ultimo con l'articolo 38, comma 5, del decreto legislativo n. 93 del 2011. Come ripeto, abbiamo presentato una segnalazione all'autorità europea per quanto riguarda presunti aiuti di Stato sia per l'esenzione dalle accise di elettricità per consumi superiori a 1.200.000 kilowatt orari/mese sia per la riduzione dell'aliquota di accisa sul combustibile che sfonda 1.200.000 metri cubi annui di gas consumato, a favore di un sistema che accorpa i consumi e riesce a usufruire non di sconti, ma addirittura di esenzioni. Visto che si chiedono sacrifici ai cittadini, sarebbe opportuno bilanciarli.
Per quanto riguarda le reti energetiche, abbiamo proposto il modello operativo delle reti di impresa perché nel contratto di rete d'impresa è previsto che più soggetti si mettano insieme, utilizzando programmi, iniziative e strumenti congiunti e comuni. È una proposta forte e chiara per il Paese, da realizzare attraverso un sistema intelligente che riguardi le reti elettriche e le reti termiche.
Provo a rispondere sinteticamente alla domanda relativa alla fiscalità energetica. Fino al 6 settembre 2011 il combustibile che entrava veniva defiscalizzato in una certa misura. Con una nota dell'Agenzia delle dogane - peraltro molto puntuale e sulla quale non ho nulla da dire - è stato affermato che il combustibile produce elettricità e calore e che quindi, in funzione dell'uso industriale o civile, si applica l'aliquota di accisa sul combustibile che produrrà calore in cogenerazione. Il problema di diritto che stiamo segnalando ancora una volta all'Antitrust è il seguente. Il cogeneratore è una tecnologia che produce energia elettrica e recupera calore. Noi comprendiamo l'accisa sulla produzione di calore, come per le caldaie, ma non comprendiamo, in punta di diritto, l'accisa imposta sul recupero del calore. Un conto è il recupero e un conto è la produzione.
È adesso in discussione alla Commissione bilancio del Senato il decreto-legge n. 16 del 2012. A tale decreto noi abbiamo proposto un emendamento affinché solo alle unità di cogenerazione ad alto rendimento, cioè quelle a più avanzata performance tecnologica, venga applicata l'aliquota per la produzione di energia elettrica, essendo il cogeneratore una macchina elettrica, a fronte di un recupero di


Pag. 9

gettito sugli impianti termoelettrici nazionali, che producono energia elettrica e dissipano il calore in atmosfera.
Riteniamo che chi è più virtuoso debba essere premiato e per questo abbiamo presentato ai ministri competenti una proposta di emendamento relativa all'applicazione dell'accisa per produzione di energia elettrica sul presupposto di diritto che la macchina cogeneratore è una macchina elettrica. Recupera calore, ma non lo produce.
Come si evidenzia nella relazione scritta, da una parte si cerca di incentivare le rinnovabili termiche ed elettriche e dall'altra parte si penalizza l'efficienza termica del cogeneratore. La proposta di emendamento è molto selettiva perché non riguarda tutta la generazione combinata, ma solo la cogenerazione ad alto rendimento, che è il fiore all'occhiello del nostro Paese perché l'Italia in questo campo può dire molto perché è patria di motori puliti.

PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Ascomac e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10,35.

[Avanti]
Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive