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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione I
1.
Mercoledì 20 ottobre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Santelli Jole, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE C. 3572 REGUZZONI, RECANTE «DISPOSIZIONI PER IL TRASFERIMENTO A MILANO DELLE SEDI DELLA COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETÀ E LA BORSA E DELL'AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO»

Audizione di rappresentanti dei sindacati dei dipendenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e della Commissione nazionale per le società e la borsa:

Santelli Jole, Presidente ... 3 7 14
Branca Francastella, Rappresentante della SIAG-FIBA-CIS-Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 5
Cappelletti Cinzia, Rappresentante della FALBI-Consob ... 12
Fabrizio Stefano, Rappresentante della CGIL-FISAC-Consob ... 7
Gentili Gianluca, Rappresentante della UIL-CA-Consob ... 10 14 15
Giovanelli Oriano (PD) ... 15
Lorenzin Beatrice (PdL) ... 15
Mariani Pietro, Rappresentante della FIBA-CISL-Consob ... 14
Meli Vito, Rappresentante della FISAC-CGIL-Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 3
Volpi Raffaele (LNP) ... 14 15
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE I
AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 20 ottobre 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE JOLE SANTELLI

La seduta comincia alle 15,20.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dei sindacati dei dipendenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e della Commissione nazionale per le società e la borsa.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, in relazione all'indagine conoscitiva nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 3572 Reguzzoni, recante «Disposizioni per il trasferimento a Milano delle sedi della Commissione nazionale per le società e la borsa e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato», l'audizione di rappresentanti dei sindacati dei dipendenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e della Commissione nazionale per le società e la borsa.
Ricordo che in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi si è convenuto sull'opportunità di invitare all'audizione, ai fini di una più proficua e puntuale attività conoscitiva della Commissione, specificatamente i rappresentanti dei sindacati dei dipendenti delle due autorità.
L'ufficio di presidenza, anche a seguito di specifiche richieste avanzate in tal senso da alcune organizzazioni sindacali, ha peraltro convenuto sul fatto che all'interno della rappresentanza di ciascuna organizzazione sindacale potessero essere presenti anche rappresentanti a livello nazionale.
Sono presenti le seguenti organizzazioni sindacali: per l'Autorità garante della concorrenza e del mercato la FISAC-CGIL, la SIAG-FIBA-CISL, per la Consob la CGIL-FISAC, la CISAL-SIBC e la UIL-CA, che hanno preannunciato informalmente di voler intervenire unitariamente, la FALBI e la FIBA-CISL.
Per l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, do la parola al rappresentante della FISAC-CGIL, dottor Vito Meli, e al rappresentante della SIAG-FIBA-CISL, dottoressa Francastella Branca.

VITO MELI, Rappresentante della FISAC-CGIL-Autorità garante della concorrenza e del mercato. Grazie presidente. Ringrazio la Commissione a nome dei dipendenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per aver consentito al personale di esprimersi in una sede così importante.
Come è facile immaginare, la proposta di legge all'esame della Commissione desta enormi preoccupazioni al personale dell'Autorità, tanto che per la prima volta nella storia della nostra istituzione i dipendenti hanno indetto all'unanimità una giornata di sciopero, affidandone l'eventuale, concreta attuazione alle rappresentanze sindacali.
Le ragioni dello sciopero sono l'oggetto del nostro breve intervento di oggi, che tuttavia deve partire da una premessa: i dipendenti dell'Autorità, come hanno sempre fatto nei venti anni trascorsi dalla sua


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istituzione, intendono responsabilmente farsi carico dell'interesse pubblico generale e della specifica missione che l'istituzione persegue.
Ciò posto, vi sono buone ragioni per ritenere che il trasferimento a Milano non porterebbe alcun tipo di beneficio, ma produrrebbe gravi disagi per i dipendenti, elevati costi per l'amministrazione pubblica e soprattutto importanti disfunzioni all'attività dell'Autorità, a fronte di incontestabili, importanti risultati conseguiti negli ultimi venti anni dall'Autorità con sede a Roma.
Il primo punto, ovvero l'assenza di fondate ragioni per lo spostamento a Milano, è oggetto di un documento analitico realizzato dalle rappresentanze sindacali, che si chiede di allegare agli atti della Commissione.
In estrema sintesi, è evidente che molto spesso i soggetti economici nei confronti dei quali l'Autorità è intervenuta hanno sede a Roma, come avviene per le principali associazioni di categoria e per le grandi imprese ex pubbliche, che oggi detengono posizioni dominanti nei mercati nei quali operano.
In ogni caso è stata anche censita la provenienza geografica delle parti coinvolte nei casi istruttori di concorrenza svolte dall'Autorità nel 2009. È risultato che solo una quota minoritaria delle imprese ha sede nel nord Italia (il 28 per cento), prevalendo al contrario le società con sede nel Meridione (40 per cento) e nel centro (32 per cento). Anche con riferimento all'attività consultiva svolta dall'Autorità, la maggior parte delle segnalazioni è stata inviata agli organi centrali dello Stato (dal 2006 ad oggi il 66 per cento) e solo un terzo alle amministrazioni locali, peraltro ugualmente distribuite sull'intero territorio nazionale.
Analoghe considerazioni possono essere svolte in merito all'azione dell'Autorità nella repressione delle pratiche commerciali scorrette in forte crescita negli ultimi anni. Si consideri ad esempio che gli uffici operativi delle compagnie telefoniche, nei confronti delle quali ogni anno ricorrono in assoluto il maggior numero di segnalazioni dei consumatori, sono a Roma alla stregua dei grandi gruppi già citati, anch'essi oggetto di un considerevole numero di richieste di intervento.
Non tratto dei gravi disagi che il trasferimento creerebbe ai dipendenti, perché questi sono evidenti a tutti, e non mi soffermo sugli elevati costi dovuti al trasferimento, che un noto settimanale ha stimato in 200 milioni di euro, perché ci auguriamo che questi saranno oggetto di quantificazione più qualificata di quella che potremmo fare noi. Ricordo solo che, oltre alle ovvie spese logistiche, vi sarebbe il costo del ricollocamento presso altre amministrazioni di pari rango dei dipendenti che non possono trasferirsi a Milano, nonché il costo delle compensazioni spettanti a coloro che si dovessero spostare, quantificabili in base ai criteri adottati dalla Banca d'Italia, cui l'Autorità per legge fa riferimento per il trattamento economico del personale.
Desidero invece evidenziare i rilevanti effetti negativi sul funzionamento dell'Autorità, che deriverebbero proprio dall'impossibilità per la gran parte dei dipendenti di trasferirsi a Milano, riducendo nel medio periodo in modo significativo la capacità dell'Autorità di perseguire i propri fini istituzionali.
Il personale dell'Autorità si concentra infatti nella fascia di età compresa tra i 38 e i 48 anni e l'età media è pari a 43 anni. Le donne sono inoltre quasi il doppio degli uomini (circa il 63 per cento) e il personale con figli di età inferiore a diciotto anni è il più numeroso. Infine, parte importante dei dipendenti con incarichi dirigenziali è costituita da donne di età media sotto i 45 anni con figli piccoli.
Ne consegue che molto più di altre amministrazioni con personale con caratteristiche demografiche più varie l'Autorità è dotata di dipendenti particolarmente sensibili ai problemi connessi al trasferimento; una parte molto importante e numerosa del personale dovrebbe lasciare l'Autorità, non potendo affrontare lo spostamento a Milano di uno solo dei genitori, essendo i figli non ancora autonomi per ragioni anagrafiche.


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L'Autorità verrebbe così depauperata di una parte molto rilevante del suo personale, entrato con qualifiche molto specifiche, che successivamente ha acquisito un know-how, nel corso dei venti anni di attività, non reperibile al di fuori dell'Autorità. Gran parte del personale direttivo è infatti in possesso, oltre che della laurea con votazione non inferiore a 110 e di titoli di studio post universitari, dell'esperienza maturata all'interno dell'Autorità nella tutela della concorrenza e del consumatore, che è difficilmente replicabile, non essendo tale attività svolta da altre amministrazioni italiane. Ne consegue che nel medio periodo, ovvero per alcuni anni, il personale dell'Autorità sarebbe difficilmente sostituibile.
Si deve infine ricordare che, se l'Autorità riesce a gestire centinaia di casi l'anno anche di rilievo erogando sanzioni pecuniarie per centinaia di milioni di euro (870 milioni di euro solo dal 2006 ad oggi), ciò è possibile perché, diversamente da quanto avviene in altri contesti, i funzionari con l'ausilio del personale operativo non solo svolgono l'attività istruttoria, ma redigono anche i provvedimenti poi assunti dal collegio, che da solo non potrebbe mai produrre una tale enorme mole di lavoro.
Il trasferimento forzoso a Milano provocherebbe dunque gravi ostacoli al funzionamento dell'Autorità proprio in una situazione di importante crisi economica, nella quale la concorrenza e i consumatori hanno particolare bisogno di tutela e nel contesto di serio deficit di competitività sottolineato nei giorni scorsi dalla BCE.
Concludo auspicando che la Commissione possa utilmente tener conto del nostro intervento.

FRANCASTELLA BRANCA, Rappresentante della SIAG-FIBA-CISL-Autorità garante della concorrenza e del mercato. È un onore poter esprimere a codesta Commissione le ragioni dei lavoratori dell'Antitrust, che trovate esposte nel dettaglio nel documento unitario delle RSA FIBA-CISL e FISAC-CGIL che è stato consegnato alla presidenza e che chiediamo di pubblicare agli atti.
Tratteremo qui solo gli argomenti principali. Le ragioni sono di contrarietà, già dichiarate dalla CISL in generale per le grandi amministrazioni pubbliche, e dalla segreteria nazionale FIBA-CISL nello specifico.
La proposta di legge in esame è basata sull'assunto, non dimostrato, che lo spostamento della sede dell'Autorità garante a Milano consentirebbe maggiore efficienza e minori costi. Non è così per le seguenti ragioni.
In primo luogo, va chiarito che l'Antitrust non presta servizi alle imprese, ma svolge una delicata funzione di garanzia, vigilando su tutto il mercato nazionale a favore di tutti i consumatori. La posizione geografica di Roma, anche al di là della questione della capitale, è dunque funzionale a consentire un più agevole rapporto con tutto il territorio della Repubblica.
Non è vero d'altro canto che le imprese si collocherebbero in maggioranza al nord, perché ad esempio i grandi ex monopolisti pubblici hanno tutti i centri direzionali a Roma, come anche tutte le associazioni di imprese presenti nella capitale. È poi ben conosciuta la distribuzione territoriale capillare delle imprese medie e piccole.
Per quanto concerne le competenze a tutela dei consumatori, oggi divenute centrali nell'attività dell'Autorità, il discorso è ancora più evidente. Devono essere tutelati tutti i consumatori italiani nei confronti delle scorrettezze poste in essere da qualunque professionista in qualunque parte del territorio.
A ciò si aggiunga che il Parlamento spesso chiama la nostra istituzione a esprimere pareri in occasione dell'esame di disegni di legge o di indagini conoscitive. La localizzazione al centro geografico del Paese appare quindi oggettivamente giustificata ora come venti anni fa, data di istituzione dell'Antitrust.
La proposta in esame è poi a nostro avviso gravemente carente e perciò anche fuorviante sotto il profilo dei costi dello smantellamento e della riapertura, anche nella misura in cui non si occupa in nessun punto del problema del personale. L'essenza di una istituzione di garanzia


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come l'Antitrust risiede nel personale di qualità che la manda avanti, ed è chiaro che, a meno di non voler ipotizzare, senza, a nostro avviso, alcun vantaggio per il Paese, una migrazione forzata dei 278 lavoratori attualmente in servizio, dovranno in ogni caso essere predisposte le compensazioni economiche previste in questi casi dal contratto della Banca d'Italia, che si applica ai dipendenti dell'Antitrust in virtù di espressa previsione legislativa.
A queste compensazioni dovrà poi essere aggiunta la possibilità di accedere nei ruoli di organismi di livello costituzionale paragonabile con sede in Roma.
Anche con le compensazioni, che a tutt'oggi non sono previste, dopo venti anni di affidamento sulla sede unica individuata per legge a Roma, con un'età media di quarantaquattro anni per gli uomini e quarantadue per le donne e la netta prevalenza di donne, è ragionevole prevedere che la quasi totalità del personale non potrà trasferirsi perché non potrà movimentare un bacino familiare di circa mille persone, con molti bambini.
Le parole «pari opportunità» non devono essere contraddette dai fatti e non è giustificabile a nostro avviso chiedere al personale e alle famiglie di pagare il prezzo economico e sociale di tutto ciò.
Queste considerazioni allo stato assenti nella proposta in esame lasciano chiaramente intravedere i costi ingenti che ricadranno necessariamente sul bilancio statale, non essendo quello dell'Autorità capiente. Circolano stime attendibili di costi aggiuntivi per la sola Antitrust di decine di milioni di euro l'anno, ma la conseguenza più grave che la proposta in questione determinerà sicuramente nell'immediato sarà l'abbattimento dei livelli di produttività dell'istituzione e per un tempo non breve.
A nostro avviso l'effetto reale e immediato del provvedimento sarà il collasso dell'attività dell'Autorità per un tempo non breve, considerando anche quello necessario per ricostruire un ruolo di personale adeguato tramite idonei concorsi pubblici di pari qualità, accompagnato dall'aumento degli oneri finanziari a carico dello Stato. Alle retribuzioni dei dipendenti che passeranno ai ruoli di altre amministrazioni si dovranno infatti sommare le retribuzioni dei dipendenti che mano a mano dovrebbero essere riassunti per la nuova sede di Milano.
Per come è oggi configurata, la proposta in questione appare un atto oggettivamente suscettibile di paralizzare per non meno di quattro anni una delle istituzioni del Paese che funziona a elevati livelli di efficienza, come certificato non da noi, ma dalla Commissione europea, dalle riviste internazionali specializzate e dagli stessi operatori, imprese e avvocati, che quotidianamente hanno rapporti con noi, peraltro in un periodo nel quale la comunità sovranazionale ci chiede di agire per aumentare gli indici di competitività del Paese.
È quindi dovere del sindacato illustrare i pericoli concreti della proposta in questione e rappresentare senza fraintendimenti che la dispersione di un patrimonio di conoscenze e professionalità nei settori giuridico, economico, statistico e informatico, che si è consolidato nel confronto quotidiano di venti anni con gli studi professionali più importanti d'Italia, rappresenta una perdita secca per il Paese intero.
La categoria di personale più numerosa è quella funzionariale, che redige i provvedimenti assunti dal collegio: 110 come voto di laurea in aggiunta a una qualificata esperienza di almeno tre anni post lauream sono i requisiti per accedere al concorso per la nostra carriera direttiva. Questo è il target del personale Antitrust.
È dovere istituzionale del sindacato rappresentare la portata implosiva per l'Antitrust della proposta di legge, se rimarrà nel testo attuale, e rappresentare a codesta Commissione che, se nonostante ciò si vuole andare avanti nel proposito di delocalizzazione dell'Antitrust, nonostante l'apprezzamento che lo stesso Parlamento ha più volte dimostrato nei nostri confronti invitando l'Autorità a fornire il proprio punto di vista su molte questioni


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rilevanti, dovranno comunque essere previsti esplicitamente gli istituti compensativi economici e il diritto di opzione.
Senza queste indispensabili cautele, il testo della legge, qualora approvato, vedrebbe il sindacato attivarsi in tutte le sedi per farne accertare l'illegittimità anche costituzionale, con conseguenti ulteriori costi per l'Erario.
Con il rispetto e la reverenza dovuti al luogo della sovranità popolare, quanto esposto rappresenta le forti preoccupazioni del personale dell'Antitrust, che lo hanno indotto all'unanimità a conferire alle organizzazioni sindacali il più ampio mandato a rappresentare le ragioni qui esposte in tutte le sedi e a indire il primo sciopero nella storia ventennale di questa istituzione, a difesa della sua missione di fronte a un provvedimento che è in grado di rendere inefficiente e inefficace un'istituzione che funziona, anche se potrebbe sempre migliorare, facendone pagare il prezzo a quelli che la fanno funzionare. Vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. In merito alla sua richiesta precedente, avvocato Branca, la nota che avete trasmesso alla presidenza sarà posta in distribuzione.
Do la parola ai rappresentanti dei sindacati attivi nell'ambito della Consob, precisando che il dottor Stefano Fabrizio e il dottor Gianluca Gentili interverranno in rappresentanza della CGIL-FISAC, della CISAL-SIBC e della UIL-CA.

STEFANO FABRIZIO, Rappresentante della CGIL-FISAC-Consob. Onorevole presidente, onorevoli membri della Commissione, vi ringraziamo per l'opportunità fornitaci di illustrare le nostre considerazioni in merito alla proposta di legge C. 3572, nella convinzione che quanto andiamo a esporre possa rappresentare un apporto costruttivo basato su elementi oggettivi per una più compiuta valutazione di tale proposta di legge e delle sue complessive implicazioni.
Vi parleremo non solo come rappresentanti dei lavoratori, ma anche in base alla concreta conoscenza del ruolo e delle competenze della Consob e della realtà operativa della stessa.
Lo spostamento avrebbe costi certi ed elevati in termini di efficienza e di efficacia nello svolgimento dell'attività di vigilanza istituzionale della Consob. Elevati sarebbero anche i costi sociali a carico del personale e delle relative famiglie, così come il costo economico dell'operazione. Per contro, non si ravvisano vantaggi né per la collettività né per i soggetti vigilati.
Intendiamo esaminare la proposta di legge con riferimento alle sue motivazioni politiche, a quelli che sono indicati come presupposti tecnico-organizzativi, che però non sempre tengono in debito conto la realtà del mercato o quella dell'organizzazione e del funzionamento della Consob, e alle ripercussioni di carattere economico, organizzativo e sociale che, ove la proposta di legge fosse approvata, sarebbe destinata a produrre.
In linea di principio, commentare e analizzare le motivazioni politiche esula dai nostri compiti, essendo tali valutazioni di competenza dell'assemblea parlamentare.
È tuttavia opportuno osservare, a nostro avviso, che né il concetto di federalismo né quello di decentramento amministrativo hanno nulla a che vedere con quello della mera rilocalizzazione di strutture, che in considerazione dell'intangibilità e dell'ampia diffusione degli interessi tutelati non possono che essere attribuite allo Stato centrale e ai suoi apparati.
Ne è una riprova il fatto che anche nei Paesi di consolidata tradizione federalista le autorità di controllo delle borse risiedono nelle capitali politiche. Negli Stati Uniti la SEC, Security and Exchange Commission, ha la sede principale a Washington, mentre nelle città sedi delle borse compresa New York, la principale sede di borsa mondiale, ci sono solo i Secondary Regional Office.
In Germania, la Bafin, la Consob tedesca costituita nel 2002, possiede due sedi, la principale a Bonn, sebbene dal 1990 essa non sia più la capitale politica, l'altra a Francoforte. L'Antitrust tedesco ha sede solo a Bonn. Tale posizionamento non è casuale, ma risponde a un'ottica di efficienza,


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dovendo tali strutture interloquire necessariamente con le altre strutture centrali dello Stato.
I casi in cui uffici dell'amministrazione statale sono ubicati in luoghi diversi dalla capitale sono infatti frutto di retaggi storici o di situazioni contingenti piuttosto che di scelte politiche. La Corte costituzionale e l'Ufficio brevetti tedeschi citati nella proposta di legge furono ad esempio rilocalizzati dopo l'occupazione di Berlino est a seguito della seconda guerra mondiale.
Per quanto attiene ai presupposti di carattere tecnico-organizzativo, sulla base della nostra esperienza lavorativa riteniamo che occorra chiarire alcuni aspetti della concreta articolazione dell'organizzazione della Consob, in considerazione non solo del quadro normativo di riferimento, ma anche delle prassi di mercato e del contesto economico nel quale l'istituto è chiamato a svolgere i suoi compiti di vigilanza.
Premesso che la finalità cui deve essere sottesa l'attività della Consob come esplicitato nel decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, il testo unico della finanza, è la tutela degli investitori risparmiatori ovvero dei cittadini italiani, e che non è dato vedere come questi potrebbero essere meglio tutelati riducendo la presenza della Consob a una sola città, anche per quanto attiene ai profili di interesse dei soggetti vigilati non si ravvisa alcun motivo atto a giustificare lo spostamento dell'istituto.
Da questo punto di vista, infatti, negli anni la Consob, nell'ambito della sua autonomia organizzativa, ha progressivamente rafforzato il ruolo della sede milanese, concentrandovi quelle attività che più efficacemente potevano esservi svolte. Non a caso l'attuale ripartizione degli uffici tra le due sedi è analoga alla divisione organizzativa della Bafin.
In concreto, a Milano risulta assegnato oltre il 25 per cento del personale, percentuale che sale al 43 per cento se si considera soltanto il personale delle divisioni operative; si tratta di una percentuale destinata a salire ulteriormente non appena l'istituto nel 2012 avrà portato a termine il programma di completamento dell'organico, passando dalle attuali 578 alle 715 risorse previste dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 2008.
Nell'Italia unitaria il concetto di borsa valori come luogo fisico degli scambi nacque nel 1913. Esso ha perso di attualità a seguito dell'introduzione a partire dal 1991 di un unico circuito di negoziazione nazionale di tipo telematico.
Ne sono conseguite l'immaterialità degli scambi e la creazione di un mercato virtuale aperto agli operatori internazionali. A ciò si aggiunga che oggi, a seguito della direttiva 2004/39/CE, la cosiddetta MiFID, gli scambi non sono più realizzati soltanto sulle borse, ma anche su molteplici piattaforme, i cosiddetti MTF, che possono essere direttamente effettuati dagli intermediari che operano come internalizzatori.
Per alcuni titoli azionari italiani gli scambi fuori dal mercato regolamentato superano quelli in borsa. Per 62 titoli gli scambi fuori mercato rappresentano oltre il 50 per cento delle negoziazioni. Si tratta di un fenomeno in continua crescita, acuito dal 2007 dalla fusione di Borsa italiana con il London stock exchange.
Il futuro o meglio il presente per la piazza finanziaria italiana è quello di una borsa con la «testa» (il CdA), il «cuore» (l'elaboratore che governa gli scambi) a Londra e le «braccia» (gli operatori collegati in remoto) sparse per tutto il mondo. Ne è riprova la circostanza che oltre la metà dei contratti su azioni eseguiti in borsa è originato da intermediari aventi sede legale fuori dall'Italia, mentre solo un terzo dei contratti è originato da intermediari con sede legale a Milano.
Gli adempimenti informativi dei soggetti vigilati sono inoltre ormai resi per via telematica, rendendo indifferente la localizzazione dell'istituto. Analogamente, sono consolidate prassi e modalità tecniche di comunicazione in videoconferenza e conference call che riducono i costi e facilitano l'interlocuzione con i soggetti vigilati.


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Nelle occasioni in cui soggetti vigilati sono tenuti a presentarsi in Consob vengono utilizzate secondo le circostanze entrambe le sedi. È frequente che siano gli stessi soggetti vigilati a scegliere presso quale sede recarsi.
Se sono innegabili il ruolo e l'importanza della piazza finanziaria milanese, è altrettanto vero che i diversi soggetti vigilati dalla Consob sono comunque distribuiti in modo sostanzialmente omogeneo sul territorio nazionale. In termini numerici, le società quotate del centro-sud sono poco più della metà di quelle del nord, ma si equivalgono in termini di capitalizzazione di borsa; 18.000 dei 37.000 promotori finanziari operano in aree diverse dal nord del Paese e analoghi rapporti esistono per le altre tipologie di soggetti vigilati. Da questo punto di vista, quindi, l'attuale articolazione su due sedi meglio assicura una vicinanza anche geografica a tutti gli operatori. Per contro, la chiusura della sede romana creerebbe solo disagi agli operatori del centro-sud, mentre non apporterebbe alcun beneficio a quelli del nord.
In economia una soluzione si definisce Pareto-efficiente quando migliora il benessere di alcuni lasciando invariato quello degli altri. Pur volendo ignorare i disagi sui dipendenti e i costi che il trasferimento genererebbe, lo stesso trasferimento non migliorerebbe la situazione per i soggetti vigilati del nord del Paese, mentre non potrebbe che peggiorarla per quelli del centro-sud. Indifferente nella migliore delle ipotesi sarebbe per i risparmiatori.
In proposito si segnala inoltre che l'Italia ha recentemente recepito la direttiva relativa alle PMI, la Small business act, che rappresenta il punto di riferimento per una nuova politica per la piccola impresa e che dà significativo rilievo alle agevolazioni che la pubblica amministrazione è tenuta a offrire anche in termini di contatto, quello di vicinanza, con le piccole e medie imprese.
Conseguentemente, il Ministero dello sviluppo economico ha sottolineato la necessità di interventi di policy che favoriscano un maggior utilizzo del capitale di rischio da parte delle PMI in generale e di quelle del sud in particolare. Da questo punto di vista, un allontanamento della Consob dalle PMI meridionali sarebbe contrario agli obiettivi di sviluppo basati sul principio di vicinanza della pubblica amministrazione sancito dalla disciplina comunitaria.
Per quanto attiene alle ripercussioni, un eventuale trasferimento a Milano della sede della Consob avrebbe pesanti effetti, di pari rilevanza, di natura economica, organizzativa e sociale.
Per quanto riguarda gli effetti economici, elevati costi sarebbero generati da un eventuale spostamento. Attualmente la Consob è articolata su due sedi adiacenti a Roma e due limitrofe a Milano, che con le assunzioni già programmate raggiungeranno tutte il limite della capienza.
In particolare si tratta di uno stabile di proprietà a Roma, di uno stabile in concessione gratuita sino al 2050 su Milano, di due stabili in affitto su Roma e Milano, i cui contratti della durata di sei anni sono operativi da pochi mesi. Se al trasferimento fosse realmente sotteso un incremento dell'efficienza della Consob, sarebbe necessario abbandonare tutti questi stabili per concentrare gli uffici in un'unica nuova sede.
Prescindendo dai costi connessi all'eventuale acquisto o affitto di una nuova sede indispensabile in un'ottica di accrescimento dell'efficienza e dai costi di trasloco degli archivi e degli arredi, il trasferimento potrebbe comportare la perdita degli investimenti effettuati per i lavori a fondo perduto di ristrutturazione e ammodernamento dello stabile in concessione (a oggi circa 12 milioni di euro), la necessità di rescindere unilateralmente con non meno di cinque anni di anticipo i contratti di locazione, il cui valore residuo è superiore a 11 milioni 400 mila euro, la necessità di alienare l'immobile di proprietà di Roma con probabili, consistenti perdite in conto capitale sia per lo stato di conservazione dell'immobile che per l'andamento del mercato immobiliare. Si tenga presente che l'immobile è talmente fuori dal mercato che la porzione dello


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stesso nei cui locali è in locazione l'Antitrust è da tre anni posta in vendita senza alcun successo.
A tutto ciò andrebbero aggiunte altre voci di costo. I contratti di fornitura di servizio in outsourcing in essere, ovvero quelli di informatica, servizi generali, sicurezza, scadono tutto il 31 dicembre 2014 e l'equivalente economico della loro rescissione con tre anni di anticipo sarebbe di oltre 19 milioni di euro. Per consentire inoltre la necessaria continuità operativa all'istituto anche durante la delicata fase di transizione ovvero di trasloco, sarebbe necessario duplicare le infrastrutture informatiche e gli apparati di interconnettività con l'esterno. Il costo di tali acquisizioni secondo stime del tutto prudenziali non potrebbe essere inferiore ai 3 o 4 milioni di euro. Dovrebbero infine essere previste indennità per il personale oggetto di trasferimento.
Per ironia della sorte, tali costi nel caso della Consob finirebbero per gravare più o meno direttamente proprio sui medesimi soggetti vigilati ipotizzati come ultimi, effettivi beneficiari di questa operazione dalla stessa proposta di legge. Con i loro contributi di vigilanza (107.900.000 euro nel 2010) coprono oltre il 90 per cento del fabbisogno finanziario dell'istituto. Si ricorda che il contributo dello Stato è meno dell'1 per cento.
In caso di trasferimento, escludendo un intervento a carico del bilancio dello Stato, tali contributi potrebbero persino triplicare.

GIANLUCA GENTILI, Rappresentante della UIL-CA-Consob. Continuando il discorso del collega Stefano Fabrizio, volevo sottolineare, per quanto concerne le ripercussioni organizzative, che il trasferimento vorrebbe concentrare su Milano l'attività della Consob per migliorarne l'efficienza, ma tale visione non tiene conto che nella capitale risiedono i principali referenti istituzionali dell'istituto, in primis il Parlamento e il Ministero dell'economia e delle finanze e tutte le altre autorità di vigilanza di settore (Banca d'Italia, Isvap e Covip) nonché alcune associazioni di categoria (ABI e Assonime). Inoltre a Roma si riunisce, ogni volta che si manifesti un caso potenziale di crisi finanziaria di natura sistemica, il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria.
Ciò comporterebbe comunque la necessità di una cospicua e costante presenza su Roma del personale dell'istituto, come dimostrano le circa cinquecento missioni effettuate a tal scopo a Roma negli ultimi tre anni dal personale della sede di Milano.
È del tutto evidente che in caso di trasferimento tale dato non potrebbe che aumentare, anche in considerazione della circostanza che oggi la Divisione consulenza legale dell'istituto è dislocata a Roma, che le udienze dell'ultimo grado di giudizio, Cassazione e Consiglio di Stato, avvengono in tale città e che il TAR del Lazio ha competenza inderogabile sulle controversie aventi ad oggetto tutti i provvedimenti della Consob, così come quelli della Banca d'Italia e dell'Antitrust.
Da questo punto di vista, l'ipotesi di trasferimento non terrebbe conto della recentissima innovazione legislativa sul processo amministrativo, con la quale tra l'altro sono state trasferite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo anche le controversie in tema di sanzioni, che in precedenza erano attribuite alle Corti d'appello.
Certi ed elevati sono anche i costi connessi a una più che probabile perdita in termini di capitale umano, che un trasferimento produrrebbe. L'ipotesi di trasferimento potrebbe infatti indurre un consistente numero di colleghi a ricollocarsi presso altri impieghi su Roma. Una volta subìto il trasferimento, inoltre, qualsiasi offerta di lavoro su Milano anche leggermente migliorativa diverrebbe appetibile.
In proposito, si tenga presente che già oggi il personale della Consob per le professionalità maturate è ricercato dall'industria finanziaria, e negli ultimi anni il rapporto tra dimissionari e numero di dipendenti della sede di Milano è stato quasi triplo rispetto a quello della sede di Roma. Un trasferimento non potrebbe che accentuare tale fenomeno.


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L'istituto dovrebbe quindi investire ingenti somme per formare nuovo personale, con cui sostituire i dimissionari, e in ogni caso ne risentirebbe l'efficacia dell'azione di vigilanza a causa del depauperamento delle esperienze e delle professionalità interne.
Su Milano inoltre non è solo più difficile mantenere il personale ad elevata qualifica, ma, viste le realtà stipendiali esistenti nel capoluogo lombardo, le procedure di assunzione vengono espletate con maggiori difficoltà. Negli ultimi dieci anni sono stati banditi otto concorsi pubblici per assunzioni di giovani laureati su Roma e altrettanti per assunzioni analoghe su Milano. Il numero di domande pervenute per i concorsi su Roma è però stato quasi il triplo di quelle per Milano (circa 10.000 contro poco più di 3.600).
I giovani laureati residenti nel nord Italia partecipanti ai concorsi banditi per la sede milanese della Consob sono risultati in media meno del 40 per cento.
Anche dal punto di vista della gestione del personale la strada finora utilizzata di bilanciare le assunzioni tra Roma e Milano al fine di rafforzare costantemente il presidio Consob sulla piazza milanese porta a far ritenere che, date le risorse sino ad oggi rese disponibili, la macchina amministrativa del nostro istituto così come è strutturata, pur se come tutte le cose migliorabile, funzioni adeguatamente.
Per quanto concerne i risvolti sociali, in caso di chiusura della sede di Roma della Consob nella quale attualmente sono impiegate 432 persone, si genererebbero rilevanti costi sociali a carico del personale interessato e delle relative famiglie.
Il personale della Consob, anche in considerazione del grado di istruzione richiesto per l'accesso in istituto, ha un'età media di poco superiore ai 40 anni, ed elevata è la presenza femminile (poco meno del 49,4 per cento). Oltre il 59 per cento dei dipendenti ha figli in età scolare o prescolare; venti dipendenti hanno figli minori o sono essi stessi portatori di gravi handicap riconosciuti ai sensi della legge n.104 del 1992.
Si tratta quindi di una composizione sulla quale un trasferimento sarebbe destinato a produrre pesantissime ripercussioni. Per molti colleghi si imporrebbe la necessità di scegliere tra lasciare la famiglia a Roma, generando un pendolarismo difficilmente sostenibile, o gestire un trasferimento in una nuova realtà. Tale trasferimento comporterebbe la necessità anche per il coniuge di cercare ove possibile una nuova occupazione su Milano, l'inserimento dei figli in nuove strutture scolastiche, il venir meno della rete di protezione sociale offerta dalle famiglie d'origine che, soprattutto per chi come i dipendenti del nostro istituto lavora abitualmente ben oltre l'orario di lavoro, rappresenta un presupposto indispensabile per poter continuare a offrire i livelli di prestazione sin qui garantiti, la necessità di aggiungere agli impegni economici, i mutui, assunti per l'acquisto di una casa su Roma, quelli necessari per disporre di un'unità abitativa su Milano.
Tali problematiche quindi evidenziano come per molti colleghi l'ipotesi delle dimissioni potrebbe prima o poi trasformarsi da eventualità a unica strada percorribile. Come precedentemente illustrato, ciò rappresenterebbe un costo anche per l'istituto in termini di perdita di capitale umano e di rallentamento dell'azione amministrativa.
Per dare un'idea precisa di come il personale della sede di Roma stia vivendo questa proposta di legge e della crescente preoccupazione che essa desta nel personale e nelle relative famiglie, riferiamo che a latere e in via autonoma rispetto alle iniziative di tutte le RSA dell'istituto il personale sindacalizzato e non della sede romana ha dato luogo nelle scorse settimane a una raccolta di firme, per significare alla Commissione e al suo presidente vicario l'apprezzamento per le dichiarazioni sul tema rilasciate ad alcuni mass media. A tale iniziativa ha aderito la quasi totalità del personale presente in quei giorni in istituto.
Confidiamo quindi che le argomentazioni complessivamente portate alla vostra attenzione dimostrino che il trasferimento


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della Consob a Milano rappresenta chiaramente un'operazione in cui di certo vi è soltanto il sostenimento di elevati costi per i soggetti vigilati, per la collettività e per i dipendenti, mentre non sono individuabili i concreti benefici che ne discenderebbero per i risparmiatori e per i soggetti vigilati.
Ci soffermiamo infine sui supposti benefici che deriverebbero dall'allontanamento dell'istituto dalla «politica romana». Premettendo che il provvedimento imporrebbe un allontanamento da Roma piuttosto che dalla politica romana, che come è noto è fatta dai rappresentanti di tutto il Paese, ci domandiamo se questo allontanamento fisico non possa di converso condurre a ben più pericolosi ed elevati «rischi di cattura» da parte dei soggetti vigilati, a motivo della loro supposta maggiore vicinanza. Si evidenzia che quello da parte dei soggetti vigilati è infatti l'unico aspetto della cosiddetta «teoria della cattura» trattato in letteratura.
L'efficienza e l'efficacia dell'azione della Consob, la sua indipendenza e la professionalità dei dipendenti non possono certo migliorare in virtù della mera localizzazione degli uffici: semmai sono necessari interventi per l'attribuzione di competenze e per l'ampliamento dei mezzi da mettere a disposizione dell'istituto.
A tal fine potrebbero più proficuamente essere impiegate a nostro avviso le risorse che un eventuale spostamento invece assorbirebbe in modo improduttivo.
Siamo infine convinti della capacità della politica di saper discernere ciò che è utile e ciò che non è utile per il Paese specie quando, come in questo caso, con i propri atti può incidere così pesantemente sui cittadini, sui lavoratori e sulle loro famiglie.
A loro nome, onorevole presidente e onorevoli membri della Commissione, vi ringraziamo per l'attenzione.

CINZIA CAPPELLETTI, Rappresentante della FALBI-Consob. A nome dei dipendenti della Consob, la FALBI, il sindacato di maggiore rappresentatività, ringrazia per l'opportunità di contribuire all'analisi di una proposta di legge che riguarda l'istituto e la vita lavorativa dei suoi dipendenti. Il nostro intervento integra il documento consegnato alla presidenza.
È avviso della FALBI che la proposta di legge C. 3572, nella parte in cui prevede il trasferimento della sede Consob a Milano, sia inidonea al raggiungimento del dichiarato obiettivo di maggiore efficienza, in quanto non tiene conto dell'organizzazione e del funzionamento dell'istituto.
Ciò può essere facilmente compreso conoscendo almeno schematicamente l'organizzazione lavorativa che l'istituto si è dato per il raggiungimento dei fini istituzionali. L'attività della Consob ha come obiettivi la tutela degli investitori e l'efficienza, la trasparenza e lo sviluppo del mercato mobiliare.
La vigilanza viene attuata in diversi modi. Sulle transazioni di mercato, dematerializzato dal decreto Eurosim del 1996 i controlli si realizzano esclusivamente in via telematica. Sono pertanto ininfluenti sia la sede del vigilato sia quella del vigilante, il quale potrebbe addirittura svolgere tale attività persino in posizione di telelavoro dalla propria abitazione.
Sempre in via telematica, attraverso un sistema di teleraccolta, la Consob riceve i dati e le notizie dovuti dai soggetti vigilati. Anche in questo caso è ininfluente la residenza del vigilato o del vigilante.
Poste dunque tali attività, l'obiettivo di rendere più veloce l'acquisizione delle informazioni, come letteralmente si sostiene nel proporre il trasferimento della Consob a Milano, appare al momento non possibile.
Vi è poi l'attività ispettiva, che si concentra già nelle divisioni che risiedono a Milano. La vicinanza a una delle maggiori piazze finanziarie per la piena soddisfazione delle esigenze del mercato, seconda motivazione addotta a sostegno della proposta di trasferimento della Consob a Milano, è quindi stata già realizzata ed è pienamente efficace.
Vi è poi la vigilanza regolamentare attuata dalla Consob. Secondo quanto stabilito dal legislatore sia nazionale sia europeo nell'intento di realizzare la vigilanza per finalità, la Consob opera in costante


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raccordo con le altre autorità di controllo (Banca d'Italia, Isvap e Covip) tutte residenti a Roma, così come sono residenti a Roma le più importanti associazioni di categoria (Assonime, ABI, Assoreti), con le quali la Consob interagisce responsabilmente nel corso dell'azione di vigilanza.
Ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, il testo unico della finanza, che prevede testualmente che la Banca d'Italia, la Consob, l'Isvap e la Covip collaborino tra loro anche mediante scambio di informazioni, al fine di agevolare le rispettive funzioni, le interazioni e le necessità di raccordo sono divenute ancora più stringenti.
Per citarne una fra le tante, i dati acquisiti nel corso dell'attività di vigilanza di una delle autorità vengono scambiati se presentano elementi di interesse. Tali sinergie rafforzate anche di recente in sede di istituzione del supervisore europeo sulle autorità nazionali apportano alle attività della Consob ma anche alle altre autorità un valore aggiunto, che sarebbe senz'altro vanificato dall'eliminazione della sede di Roma, con inevitabili ripercussioni sulla qualità della vigilanza e con incremento dei costi di trasferta.
Quanto sinora esposto conduce all'obbligatoria conclusione che lo spostamento della sede Consob da Roma a Milano arrecherebbe certamente nocumento alla collettività, sulla quale si riverserebbero gli ingenti costi diretti e indiretti, senza un incremento dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione dell'istituto.
Si avrebbero costi vivi e immediati per le complesse operazioni di trasloco, per la nuova logistica e per le penali connesse alla prematura rescissione dei contratti di affitto e di servizi. Soltanto per l'outsourcing, la guardiania e la polizia i contratti valgono 8 milioni di euro e le penali verrebbero calcolate in proporzione.
Durante il trasferimento si verrebbero inoltre a creare rilevanti rischi per la continuità dell'azione di vigilanza, per superare i quali sarebbero necessari ingenti investimenti finalizzati alla duplicazione delle infrastrutture interne ed esterne (disponiamo di 200 server e della connessione alla rete privata Bitnet per il collegamento con i mercati) fino al momento della loro dismissione, altro notevole investimento a fondo perduto.
Rilevanti sarebbero inoltre i costi per le necessarie misure economiche di sostegno al personale da trasferire, personale proveniente quasi tutto da rigorose selezioni pubbliche, in cui è stata loro assicurata la destinazione romana.
Deve essere inoltre considerato che l'adozione del provvedimento di trasferimento che si ipotizza comporterebbe sicuramente una perdita di capitale umano, di professionalità e di esperienze acquisite per il rifiuto o l'impossibilità di spostarsi o di spostare la famiglia. L'elevato livello di professionalità rende il dipendente Consob interessante per il mercato. Le figure più ambite sono proprio quelle che costituiscono il cuore della vigilanza e, limitandosi ai dipendenti più qualificati, sarebbe a rischio dimissioni il 45 per cento dei dipendenti delle divisioni operative.
Si consideri per di più che ha famiglia con figli minori e coniuge con attività lavorativa il 46 per cento dei dipendenti e che il 25 per cento è costituito da donne con figli minori. Tale fenomeno comporterebbe una sicura riduzione della capacità operativa e una perdita di efficienza.
Il ritorno alla normalità richiederebbe tempi molto lunghi per effettuare nuove selezioni e una costosa, indispensabile formazione specialistica. Spostare la Consob a Milano realizzerebbe infine un ulteriore, grave danno, quello più pericoloso e difficile da colmare: il danno umano e motivazionale a quei dipendenti che subirebbero la disgregazione della famiglia o sarebbero costretti a riorganizzarsi la vita dopo aver fatto scelte importanti legate alla residenza di lavoro.
Il recupero della piena efficienza dell'istituto sarebbe forse impossibile, perché le colleghe e i colleghi della sede di Roma non desiderano essere trasferiti.
Gli effetti di un'eventuale approvazione della proposta di legge in discussione sarebbero soltanto negativi e avrebbero risvolti negativi sulla tutela del risparmio costituzionalmente garantita.


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PIETRO MARIANI, Rappresentante della FIBA-CISL-Consob. Come segretario nazionale, considero condivisibili tutte le considerazioni finora esposte ed evidenzio solo alcuni aspetti.
In caso di trasferimento a Milano, le ricadute istituzionali che sono state ben evidenziate avrebbero costi notevoli senza alcun rafforzamento dell'efficacia e dell'operatività dell'istituzione. Non ci sarebbe quindi un miglioramento dell'adempimento istituzionale dei compiti assegnati alle due autorità.
Non mi soffermo sulle ricadute sul personale, che sono state ben evidenziate, ma sottolineo solo che altre autorità, come quella dell'energia elettrica e del gas, che il legislatore ha collocato a Milano, per necessità, funzionalità e interlocuzioni hanno dovuto aprire una sede secondaria a Roma. L'autorità per le garanzie nelle comunicazioni per le stesse motivazioni ha aperto una sede operativa a Roma. Se teniamo conto dell'evoluzione della legislazione europea, in cui dal 1o gennaio è operativa una vigilanza della BCE sui soggetti intermediari europei, è prevedibile che anche su questi due settori possano esserci ulteriori modifiche.
Riteniamo quindi che il Parlamento debba con molta responsabilità considerare che i costi sostenuti sono enormi. Confidiamo che dall'esame di questa Commissione emerga una proposta che rafforzi invece l'attuale operatività delle istituzioni, sia dell'Antitrust che della Consob, tenendo anche conto che alcune autorità non hanno la dirigenza preposta al completo.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

RAFFAELE VOLPI. Ringrazio tutti gli auditi perché considero utile anche per noi che siamo i presentatori della proposta di legge conoscere le loro opinioni.
Vorrei porre una domanda brevissima perché nella relazione della CGIL-FISAC, SIBC-FISAV e UIL-CA, consegnata alla presidenza, nella parte letta dal dottor Gentili c'è un passaggio che non riesco a capire perfettamente.
A pagina 5 al quinto capoverso si legge: «Inoltre su Milano non solo è più difficile mantenere il personale ad elevata qualifica» - domando perché - «viste le realtà stipendiali esistenti nel capoluogo lombardo». Mi domando cosa significhi, quanti posti siano stati banditi in questi concorsi e se lei, dottor Gentili, valuti la quantità pari alla qualità della presentazione delle domande.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Gentili per la replica.

GIANLUCA GENTILI, Rappresentante della UIL-CA-Consob. Premesso che intendevamo allegare, in seguito alle domande poste dalla Commissione, eventuali dati, negli ultimi dieci anni abbiamo riscontrato che il rapporto tra i dimissionari e il numero dei dipendenti della sede milanese risulta triplo rispetto a quello romano. Oggi, a Roma siamo sui 430, mentre negli ultimi dieci anni saremo stati in media 410; a Milano oggi siamo sui 140 circa e il dato medio potrebbe essere leggermente inferiore.
Per quanto riguarda soltanto i concorsi per coadiutori, la qualifica tecnica che per il contratto di riferimento inquadra di norma i giovani laureati che vengono inseriti nel gradino più alto della carriera operativa, che di solito è l'anticamera per il passaggio tramite un concorso interno alla carriera direttiva e quindi al funzionariato, è stato riscontrato che a fronte di otto concorsi siamo, se non ricordo male, nell'ordine di circa 80 posti banditi su Milano e 120 posti banditi su Roma, ma 80 su una media di 120-130 di Milano è una cifra diversa dai 120 della sede di Roma che ha sempre avuto un personale di oltre 400 dipendenti.
Personalmente, nei miei sette anni di attività presso la sede milanese ho potuto riscontrare che molti dei colleghi che avevano vinto il concorso con me hanno in seguito deciso di prendere altre strade magari proprio sulla sede milanese, in cui alcuni tra i principali gruppi bancari italiani


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dotati di ampie risorse finanziarie hanno offerto loro quelle che in passato i colleghi consideravano irrinunciabili proposte.

RAFFAELE VOLPI. Si riferiva quindi a questo...

GIANLUCA GENTILI, Rappresentante della UIL-CA-Consob. Sì, non a caso anche negli ultimi anni a parità di lavoro alcuni colleghi alla fine hanno ceduto anche come progressione in carriera, come ad esempio nel caso di un funzionario istruttore che su 120 si trovi in settantesima posizione di anzianità e si veda offerto un posto di responsabile di un'unità organizzativa di un istituto di credito di alto profilo. Poiché la Commissione è interessata, vi invieremo una tabella riepilogativa.

RAFFAELE VOLPI. Mi interessava questo aspetto perché credo che la capacità del rapporti industriali, quindi la capacità sindacale sia importante a prescindere dalla categoria.
Se esiste un mercato che si traduce in un rapporto di «cercatori di teste» che vanno a pescare all'interno di una situazione, mi domandavo quale fosse l'elemento di valore.

ORIANO GIOVANELLI. Intervengo solo per ringraziare a nome del gruppo del Partito Democratico tutti gli intervenuti a questa audizione, sottolineando, al di là dei diversi interventi che si sono succeduti, l'assoluta convergenza delle argomentazioni espresse, che in gran parte ricalcano l'opposizione che il nostro gruppo ha già manifestato verso questo provvedimento.

BEATRICE LORENZIN. Vorrei ringraziare tutti gli intervenuti per le esaustive relazioni e per averci dato la possibilità di avere un'ulteriore documentazione per prendere una decisione e poterci confrontare su queste proposte in modo più compiuto.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,15.

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