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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
17.
Martedì 29 maggio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di Estela Carlotto, Presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo:

Colombo Furio, Presidente ... 3 8 9
Carlotto Estela, Presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo ... 3
Cherniak Carlos, Ministro plenipotenziario presso l'Ambasciata della Repubblica argentina ... 6
Farina Renato (PdL) ... 9
Ithurburu Jorge, Presidente della ONLUS «24 marzo» ... 7
Narducci Franco (PD) ... 8
Pietragalla Horacio, Deputato della Repubblica argentina ... 4
Porta Fabio (PD) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 29 maggio 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 12,10.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di Estela Carlotto, Presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di Estela Carlotto, presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo.
La signora Carlotto è accompagnata dall'onorevole Horacio Pietragalla, dal ministro Carlos Cherniak, dal ministro Eduardo Varela e dal consigliere Federico Gonzalez Perini dell'ambasciata argentina. Sono inoltre presenti la signora Buscarita Roa e il signor Jorge Ithurburu.
Do, quindi, la parola ai nostri ospiti affinché svolgano la loro relazione.

ESTELA CARLOTTO, Presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo. Buongiorno, non è la prima volta che, come abuela di Plaza de Mayo, ho il privilegio di essere accolta da questo Comitato e devo riconoscere che le nostre parole e le nostre esigenze sono sempre state ascoltate. Essere in Italia per me significa essere nel mio Paese perché sono italiana, data l'origine di mio marito, e ricevere la solidarietà e l'appoggio dei parlamentari e del popolo italiano in generale.
Sono ormai trentacinque anni che le abuelas lottano. Siamo nate a seguito di una dittatura civile e militare. Nel 1976, infatti, ebbero inizio la persecuzione e l'assassinio di 30.000 persone adulte o adolescenti, oltre a un perverso piano sistematico di furti di neonati. Siamo nonne oltre che madri perché siamo alla ricerca di due generazioni. Questo compito è stato tutt'altro che facile. Ci siamo ritrovate senza sapere che fare, spaventate, ma al tempo stesso desiderose di prenderci cura della nostra famiglia e preoccupate che ai nostri figli non succedesse nulla di pericoloso.
Mio marito Guido Carlotto, originario di Arzignano in provincia di Vicenza, i suoi genitori, i nostri quattro figli, Laura, Claudia, Remo e Guido, e io eravamo una famiglia di ceto medio, con progetti di vita diversi da quelli che sto vivendo e da quelli che vivemmo in quei momenti: uscire alla ricerca di una figlia che non tornò e che ritrovammo morta assassinata. Ora, da trentacinque anni siamo alla ricerca del figlioletto nato durante la sua prigionia in un campo di concentramento. La dittatura in Argentina allestì centinaia di campi di concentramento. Mio nipote - italiano, evidentemente - che mia figlia chiamò Guido, potrebbe essere oggi in Argentina come in qualsiasi altra parte del mondo.
Noi nonne non cerchiamo solo i nostri propri nipoti, siamo anche alla ricerca di


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400 neonati rubati in quegli anni di terrore. Finora, portando avanti questo compito così difficile, abbiamo ritrovato 105 nipoti e oggi posso dire con orgoglio che è con noi uno dei nostri nipoti ritrovati, attualmente deputato al Parlamento nazionale, l'onorevole Horacio Pietragalla. I nostri nipoti ci accompagnano; sono entrati nell'associazione delle abuelas di Plaza de Mayo per aiutarci a trovare le centinaia che ancora mancano all'appello.
Molti di loro sono di origine italiana. Nelle loro vene scorre sangue italiano. Bisogna trovarli perché sono nipoti di tutti, sono nipoti del mondo. I nipoti italiani devono essere nipoti anche dell'Italia. Per questo chiediamo assistenza, un aiuto, una mano tesa affinché possiamo trovarli il prima possibile. La nostra vita è breve. Ci rimane poco da vivere e vogliamo abbracciarli.
Noi nonne per lo più abbiamo superato gli 80 anni. Io ne ho quasi 82. Forza ne ho. Non posso più camminare bene, ma il cuore è forte e la mente impegnata. Oggi sono qui per ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto per noi. Attraverso aiuti economici, per esempio. La nostra casa, la nostra sede centrale è stata acquistata grazie ad aiuti italiani. L'Italia ci ha anche assistito, costituendosi parte civile, nei processi storici che si svolti qui quando in Argentina vigeva la legge dell'impunità. Vi dobbiamo ringraziare anche per molto altro.
Tuttavia sono qui anche per dirvi che non è ancora finita. Anche se abbiamo una democrazia forte e governi impegnati, e sia il governo di Néstor Kirchner, sia quello della nostra Presidente Cristina Kirchner hanno sempre tenuto alta la bandiera dei diritti umani, abbiamo bisogno che i Paesi con figli scomparsi ci sostengano per porre fine a questa lotta. Fintanto che un solo desaparecido mancherà all'appello, finché ci sarà un nipote che sta crescendo chissà dove, magari accanto agli assassini dei genitori, fino ad allora non sarà acqua passata, sarà ancora tempo presente.
Provo grande emozione nel trovarmi qui, nel salutare alcune persone che già conosco e nel conoscerne di nuove. Senz'altro le mie parole di nonna italiana e argentina vi arriveranno al cuore perché siete genitori. Le donne sanno che cosa significa avere un figlio. Speriamo che mai sappiano cosa voglia dire perderlo.
Le mani strette tra loro permetteranno di rendere reale una frase molto argentina: nunca más, mai più. Grazie.

HORACIO PIETRAGALLA, Deputato della Repubblica argentina. Buongiorno. Anzitutto vi racconterò la mia esperienza, che cosa ha significato per me recuperare la mia identità.
Nove anni fa con molti dubbi mi avvicinai alla sede delle abuelas con un altro nome, un'altra data di nascita e un altro numero di carta di identità. Loro si incaricarono di farmi elaborare quei dubbi avuti durante la crescita, fino a credere nella possibilità di essere figlio di un desaparecido. Io sono cresciuto accanto a persone vicine ai militari. Il mio aspetto fisico, alcune questioni di date e il fatto che il mio padrino fosse un militare fecero crescere questi miei dubbi una volta che ebbi appreso ciò che era successo all'epoca della dittatura. Nel 2002 mi avvicinai alle nonne e nel 2003, dopo un'analisi genetica, ho potuto dimostrare che ero figlio di Liliana Corti e di Horacio Pietragalla, due militanti politici assassinati dalla dittatura argentina.
Non solo ho potuto conoscere la storia dei miei genitori, e andarne fiero perché hanno lottato per un mondo migliore e per una patria più giusta ed egualitaria, ma ho appreso anche la lotta dei nonni per ritrovarmi, cosa che purtroppo non si è realizzata perché nel frattempo erano deceduti. Ho avuto però la fortuna di incontrare parte della famiglia e recuperare parte della mia identità italiana. I miei otto bisnonni, infatti, sono italiani.
Domenica scorsa si è svolta una cerimonia a Grottammare e una piazza è stata dedicata alle nostre care madri e nonne di Plaza de Mayo. È stato eseguito l'inno italiano e subito dopo l'inno argentino. Poter sentire queste due cittadinanze come parte di me è stata una


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sensazione molto forte. Era la prima volta che mi succedeva.
Noi siamo convinti che i Paesi che hanno rapporti con l'Argentina debbano collaborare e contribuire alla ricerca dei nostri fratelli. Sappiamo che l'ascendenza italiana in Argentina riguarda più del 50 per cento della popolazione. Dopo la dittatura molti genocidi possono essere fuggiti in cerca di impunità verso il vostro territorio, portando con sé alcuni dei nipoti che le abuelas stanno cercando. Sappiamo anche che molte famiglie italo-argentine sono state separate dall'oceano e che, secondo una logica di reificazione dei minori, qualche nipote può essere stato portato nel vostro Paese a mo' di regalo o in affidamento.
Riteniamo inoltre che molti dei nipoti che stiamo cercando possano essere venuti in Italia in cerca di benessere economico dopo la fortissima crisi che ha colpito l'Argentina nel 2001, sfruttando l'ascendenza italiana. Per noi è importantissima la cooperazione del Governo italiano nel diffondere queste informazioni. Come dicevo, più del 50 per cento della popolazione argentina è di origine italiana. Molti dei giovani venuti qui che abbiamo incontrato in varie visite al vostro paese hanno familiari, zii, cugini, che sono rimasti in Italia. Per questo potrebbero essere venuti qui a cercare una vita migliore.
L'Italia è impegnata, come ha detto la cara abuela, nella ricerca dei nipoti. Lo abbiamo constatato in questi anni vedendo varare diversi progetti di collaborazione con le abuelas. Per noi è però estremamente importante l'impegno odierno. Ci è indispensabile perché le nonne sono ormai molto anziane, hanno tanta vita alle spalle. Hanno ricevuto il premio UNESCO per i diritti umani e penso che abbiano il diritto di abbracciare i loro nipoti, così come crediamo che i loro nipoti abbiano diritto a conoscere la verità.
Ho avviato le procedure per ottenere la cittadinanza italiana perché, ritrovando la mia identità, ho ritrovato anche le mie origini italiane. Potrò vedere l'Italia con altri occhi a partire da questa verità. C'è una richiesta che noi avanziamo. Molti dei giovani che ritrovano la propria identità hanno ascendenza italiana, ma non possono dimostrarlo perché i loro familiari sono stati sequestrati dalla dittatura in quegli anni e sono scomparsi oppure sono deceduti nel corso del tempo. Noi vorremmo che fosse concessa la possibilità di accelerare queste procedure che servono a restituire l'identità. Individuare i nonni e i bisnonni è importante per i nipoti che riscoprono la propria identità. Quando però si tratta di persone decedute è difficile riuscirci.
Un altro strumento che riteniamo importante e grazie al quale il Governo italiano potrebbe cooperare con le abuelas nella ricerca dei nipoti sequestrati è la Rete per il diritto all'identità creata qui in Italia. L'esperienza ci dice che un giovane che cominci a nutrire dubbi su se stesso deve potersi rivolgere a persone che considera vicine. Noi abbiamo creato una rete per l'identità in tutta la Repubblica argentina in modo che una persona che abbia dei dubbi, ad esempio, nella città di Cordoba possa trovare un referente di Cordoba con la sua stessa mentalità e le sue stesse abitudini.
Per i nipoti che hanno dubbi in Italia la cosa più logica sarebbe potersi accostare da pari a pari a un referente italiano, a qualcuno che abbia le stesse usanze, la stessa lingua e lo stesso approccio. È importante che l'Italia cooperi con la Rete per il diritto all'identità che le abuelas hanno creato in Italia.
Altra questione per noi importante e sulla quale abbiamo dialogato riguarda le esumazioni. Per ragioni di tempo e di impunità non siamo riusciti a ultimare né la banca dati genetica delle abuelas né la banca dati dell'equipe argentina di antropologia forense, l'organizzazione incaricata di ritrovare i resti dei nostri genitori scomparsi. Noi pensiamo che l'accelerazione delle procedure di esumazione dei familiari sepolti in Italia per restituire l'identità ai nipoti e ai resti di neonati deceduti renderebbe più breve e meno traumatica l'attesa di un responso


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genetico per un giovane o per genitori che vogliano seppellire degnamente il proprio bambino.
Ci sono altri aspetti che potremmo trattare in questo nostro incontro odierno. Personalmente vorrei dire che, come deputato argentino e componente della Commissione per i diritti umani, vedo con favore la possibilità di svolgere un incontro in questa che io considero la mia madrepatria.
So che l'impegno dei nostri fratelli italiani sarà fecondo affinché le nostre care nonne riescano ad abbracciare i loro nipoti. Grazie.

CARLOS CHERNIAK, Ministro plenipotenziario presso l'Ambasciata della Repubblica argentina. In primo luogo, a nome dell'Ambasciata argentina, desidero ringraziare il presidente e i commissari per l'occasione così importante offerta alla nostra delegazione, guidata da Estela Carlotto, presidente dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo. Questo ha permesso anche all'onorevole Pietragalla di incontrarsi con voi oggi.
Vi ringrazio anche per la vostra cooperazione e per tutti i passi compiuti sia dalla Camera dei deputati sia dal Senato italiano sia dai vari governi italiani, che ci hanno aiutato nel campo dei diritti umani. Come ben sapete, dal 2003 in particolare, e oggi sotto la presidenza di Cristina Kirchner, il Governo argentino ha ben chiaro che la politica dei diritti umani è uno dei capisaldi del consolidamento della democrazia in Argentina.
Un ringraziamento particolare riguarda l'ultimo accordo firmato tra i Ministeri degli esteri argentino e italiano, accordo relativo all'apertura degli archivi dei consolati italiani presenti in Argentina al tempo della dittatura militare. Questo accordo di cooperazione dimostra la volontà e l'impegno dell'Italia nei confronti della causa dei diritti umani in Argentina.
A questo proposito, alcuni mesi fa si è tenuta una prima riunione a cui ha partecipato l'allora Segretario di Stato per i diritti umani, onorevole Eduardo Duhalde, oggi purtroppo defunto. In quella riunione abbiamo deciso di lavorare assieme per l'apertura di questi archivi. La settimana prossima l'ambasciata argentina contatterà il Ministero degli esteri italiano per cominciare a lavorare a questo obiettivo. Considero ormai scontato che l'impegno assunto formalmente dal Governo italiano prenderà corpo. Ringrazio in anticipo per la collaborazione che riceveremo dalle autorità italiane.
Da ultimo vorrei esplicitamente riferirmi alla questione della Rete per l'identità. Come ha spiegato l'onorevole Pietragalla, si tratta di una costruzione in cui intervengono risorse umane di varie discipline, antropologi, psicologi, sociologi, persone che grazie al proprio ambito disciplinare possono contribuire alla difficile impresa di recuperare l'identità dei nipoti rubati sotto la dittatura militare.
Questa sinergia tra specialisti, con l'appoggio senza riserve dello Stato argentino e l'instancabile lotta delle abuelas di Plaza de Mayo, ha già permesso di ritrovare 105 nipoti. Questi giovani non sono stati individuati solo in Argentina, ma anche in altre parti del mondo. Ciò significa che l'ipotesi che esistano nipoti da ritrovare oltre i confini dell'Argentina non è folle, non è infondata. La nostra responsabilità, quindi, come ambasciata e come rappresentanza dello Stato argentino, è lavorare insieme alla Rete per il diritto all'identità in Argentina per sviluppare la Rete per l'identità in Italia.
Questo è già in atto in altri Paesi tramite le nostre ambasciate. Ogni qual volta abbiamo preso contatto con un deputato, un senatore o un funzionario del governo centrale, di una regione o di una piccola città italiana - e di questo di nuovo vi ringrazio in anticipo - abbiamo sempre ricevuto solidarietà, cooperazione e comprensione. Senz'altro, con la campagna che stiamo portando avanti ne otterremo ancora di più.
L'ambasciata argentina, in rappresentanza dello Stato argentino, desidera per


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ciò ringraziarvi tutti e ciascuno come rappresentanti del popolo italiano. Grazie.

JORGE ITHURBURU, Presidente della ONLUS «24 marzo». Buongiorno, mi chiamo Jorge Ithurburu. Sono il coordinatore della Rete per l'identità e sono membro della ONLUS «24 marzo».
Ci siamo messi in rete con altre associazioni, tra cui l'Istituto italiano di psicoanalisi di gruppo, Libera contro le mafie, Amnesty International e altre associazioni non governative, per supportare in Italia i giovani italo-argentini che nutrano dubbi sulla propria identità. La rete è nata nel 2009, anche con l'aiuto della trasmissione Chi l'ha visto?. Abbiamo aperto un sito web, abbiamo una e-mail (dubbioretexi.it) e un numero di telefono a cui rispondono i nostri volontari (335-5866777).
Nelle varie regioni italiane disponiamo di gruppi di psicologi che accompagnano i giovani che ci contattano in questo percorso di ricerca identitaria. Con la collaborazione dell'ambasciata argentina e dei consolati argentini di Roma e di Milano possiamo svolgere l'esame del DNA davanti al console, esame che poi viene inviato alla banca nazionale dei dati genetici in Argentina. L'unica prova dell'identità è una prova scientifica. Queste pratiche possono durare molto tempo e per questo vogliamo assistere i giovani che hanno dubbi così importanti.
In questi anni in Italia sono stati svolti e si dovranno svolgere altri esami del DNA su famiglie residenti in Italia parenti di donne che al momento del sequestro erano incinte. Per completare questa banca nazionale dei dati genetici abbiamo chiesto loro un campione di DNA. A breve sarà eseguita anche l'esumazione - è in corso una rogatoria internazionale - della salma del padre di una giovane desaparecida, sepolto a Fossacesia in provincia di Chieti.
Ci sembra molto importante l'azione che questo Comitato può svolgere. Il ministro Cherniak ricordava l'accordo bilaterale siglato tra Italia e Argentina in materia di documenti diplomatici e consolari. Volevo ringraziare l'onorevole Colombo e gli altri membri del Comitato perché l'accordo è stato possibile grazie a voi. Venimmo qui insieme al direttore dell'Archivio nazionale della memoria, Ramón Torres Molina, e al signor Carlos Pisoni dell'Associazione dei figli dei desaparecidos a chiedervi di procedere in quella direzione e ciò che è partito dal Comitato ha dato luogo in breve tempo a un accordo internazionale. Per questo vi ringrazio.
Da ultimo vorrei segnalarvi due vicende attuali. Per tanti anni abbiamo chiesto a questo Comitato che lo Stato italiano si costituisse parte civile nei processi che si sono svolti a Roma per i desaparecidos italiani. Oggi gli stessi processi per i quali sono stati giudicati i militari qui in Italia si stanno svolgendo in Argentina. Ricordo, ad esempio, il processo per l'uccisione di Martino Mastinu e altri. Ebbene, adesso che in Argentina si stanno svolgendo i processi per decine di cittadini italiani assassinati non c'è alcun interessamento da parte delle autorità diplomatiche e consolari.
Volevo anche segnalare al Comitato che, siccome questi processi hanno soprattutto bisogno delle testimonianze di persone che abbiano vissuto quei fatti e possano riferirli ai giudici, ci sono molti cittadini italo-argentini residenti in Italia che in queste settimane si stanno recando in Argentina in qualità di testimoni o parti civili nei processi. Si tratta di processi seri e importanti. In Argentina sono stati perfino uccisi due testimoni. Per questo le autorità argentine assicurano a molti testimoni protezione e una scorta.
È il caso di Piero Di Monte, nato in Abruzzo, emigrato a cinque anni in Argentina e detenuto due anni nel campo di concentramento «La Perla»: è uno dei sette sopravvissuti di quel campo, dove morirono duemila persone. Piero Di Monte nel 1978 è tornato in Italia, ha anche incontrato il Presidente Pertini, e da allora ha sempre lavorato in Italia. È andato a deporre in Argentina e gli è stata assicurata una scorta, ma non ha ricevuto nemmeno una telefonata dal


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consolato italiano o dall'ambasciata italiana. Anche il regista Marco Bechis ha deposto, e come lui tante altre persone meno note. Chiediamo che le autorità diplomatiche e consolari seguano di più le famiglie italiane che intervengono in questi procedimenti in qualità di testimoni o parti civili.
La possibilità di trovare un figlio di desaparecidos in Italia esiste. Ne sono stati già trovati in Spagna, in Messico, in Cile. I legami sono molto stretti. Vi chiediamo, a nome delle altre associazioni, di sostenerci e di seguirci in questo percorso. Grazie.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per quanto ci hanno detto. Da un lato è servito come briefing rispetto a ciò che avevamo già ascoltato e ci eravamo già detti nell'incontro del 2009 e, dall'altro, ci avete presentato un up-to-date della situazione che ci racconta quante cose restano da fare e in quanti modi ancora possiamo essere utili dal punto di vista del sistema politico italiano. Come Comitato parlamentare potremo fungere da pungolo, avvertimento e antenna per il governo affinché accada ciò che avete giustamente indicato.
Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti e formulare osservazioni.

FABIO PORTA. Rivolgo un ringraziamento sentito a Estela Carlotto, presidentessa dell'Associazione Abuelas de Plaza de Mayo, al nostro collega Horacio Pietragalla del Congresso argentino, a Jorge Ithurburu, di cui conosciamo l'instancabile lavoro per i diritti umani e per tenere viva la memoria della tragedia dei desaparecidos, e saluto i rappresentanti dell'ambasciata.
Come abbiamo detto in altre occasioni, siamo probabilmente di fronte a una delle più grandi atrocità compiute dopo la seconda guerra mondiale. I desaparecidos sono 30.000 e adesso ci stiamo occupando di questi 500 ragazzi che, come Horacio, hanno perduto e devono riacquisire la propria identità, di cui 105 sono stati già individuati. Un passo importante per favorire il compimento dei processi, come ricordava il ministro Cherniak, è stato fatto con l'apertura degli archivi dei nostri consolati. Ciò è stato possibile anche grazie a questo Comitato, alle nostre interrogazioni parlamentari e all'accordo firmato dai due Ministri degli esteri.
Adesso dobbiamo compiere un passo in più e fare nostra la battaglia per il diritto all'identità. Oggi si terrà una conferenza stampa e sono convinto che il Parlamento italiano, a partire da questo Comitato, farà di tutto per la divulgazione di questa iniziativa perché anche in Italia forse ci sono alcuni dei figli dei desaparecidos. L'appello lanciato da Jorge Ithurburu credo che non possa rimanere inascoltato. Dobbiamo fare in modo che le nostre istituzioni, il nostro governo e la nostra rete consolare non siano assenti, ma manifestino la propria sensibilità e presenza nei processi.
Se ci sono casi che hanno bisogno di un'attenzione maggiore dal punto di vista dell'incolumità delle persone, non rimarremo indifferenti.

FRANCO NARDUCCI. Voglio anzitutto felicitarmi con la signora Carlotto perché la vedo in forma e con il grande corazón che abbiamo conosciuto.
Credo che tutti i democratici italiani l'abbiano elevata a simbolo di una lotta giusta contro la repressione della democrazia. Ricordo le parole che pronunciò nel 2000 alla prima Conferenza degli italiani nel mondo, a cui la invitammo per portare una testimonianza dall'Argentina, un grande Paese che ci è vicino e ci sta a cuore.
La dittatura argentina e la vicenda dei desaparecidos sono una delle grandi tragedie del secolo scorso. Vorrei ricordare però anche l'Uruguay e il Cile. La nostra rete diplomatica svolse un ruolo importante. L'ambasciata italiana di Santiago del Cile ospitò con grande fatica più di duemila persone che probabilmente avrebbero avuto una triste sorte.


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Credo che occorra continuare a coltivare la memoria e lottare per i diritti, così come stanno facendo le abuelas e le madri di Plaza de Mayo. Bisogna lottare sempre per i diritti e per la democrazia senza dimenticare ciò che è accaduto. Molti italiani, grazie agli organismi dell'ONU, accolsero persone che avevano parenti in Italia, a conferma del grande legame che c'è tra il Sud America e il nostro Paese.
Vorrei anche ricordare che il nostro Paese si è impegnato enormemente con i processi che si sono celebrati a Roma. Alla luce di quanto diceva Jorge Ithurburu, dobbiamo continuare a lavorare insieme. La battaglia per ridare un'identità ai figli dei desaparecidos, a quei bimbi che furono prelevati appena nati e che sono probabilmente molti di più di quello che si pensa, si combatte anche per la democrazia.
Credo che l'accordo siglato il 1o giugno dell'anno scorso tra l'Italia e l'Argentina sia un passo fondamentale in questa direzione. Gli archivi della rete consolare italiana in Sud America possiedono sicuramente molti dati che possono concorrere a risolvere questi drammatici problemi umani. Sotto questo profilo, penso che tutte le forze politiche italiane del nostro Parlamento siano con voi. Guardiamo soprattutto al consolidamento della democrazia in Argentina, allo sviluppo, al benessere, al progresso. Non molto tempo fa abbiamo ospitato il vostro Ministro degli esteri.
Siamo certamente preoccupati quando vediamo aumentare le tensioni per le isole Malvinas, ma credo che oggi la democrazia in Argentina sia consolidata e in grado di gestire le sfide del futuro. Penso che l'Italia, per i vincoli di amicizia e i vincoli storici dovuti ai milioni di italiani che vivono nel vostro Paese, sarà sempre un interlocutore affidabile e attento per il vostro governo e per la crescita della vostra democrazia.
Ringrazio di nuovo la signora Carlotto e le auguro di poter combattere ancora tante battaglie perché senza di lei probabilmente non saremmo qui a discutere e non avremmo in mano così tanti elementi per guardare avanti.

RENATO FARINA. A nome del Popolo della Libertà, mi dichiaro commosso e colpito dagli interventi che abbiamo udito questa mattina. Un conto è conoscere le informazioni, un altro conto è condividere in viva voce esperienze che non possono che mobilitare il Parlamento a dare tutto l'appoggio a questa battaglia di civiltà.
Credo che il diritto all'identità e alla verità, superi qualsiasi questione psicologica o d'altro tipo che sicuramente alcuni avranno anteposto per non sconquassare queste vite ormai stabilizzate. Non esiste in questo caso alcun oscurantismo tollerabile. La grande questione è che, dopo la scoperta della verità, occorre continuare a garantire una forte solidarietà.
Mi associo agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto. Faremo di tutto per rendere questa solidarietà pratica, operativa e vissuta.

PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti. Concluderei questo nostro incontro con alcune considerazioni.
In primo luogo la vostra visita rappresenta la continuità dei rapporti fra l'Argentina e l'Italia. È un legame prezioso del quale voi ci avete affettuosamente ringraziato, ma del quale noi ringraziamo voi perché ci aiutate a mantenere un rapporto molto importante per la vostra e nostra identità e per la nostra moralità politica.
Per quanto riguarda le richieste che benevolmente, ma chiaramente e fermamente avete avanzato alle istituzioni italiane, vorrei dirvi che questo Comitato e la Commissione affari esteri raccolgono non come archivio, ma come punto dell'agenda di lavoro ciò che ci siamo detti questa mattina. Chiederò agli uffici, potendo contare sulla loro straordinaria qualità, di trasformare il verbale di questo incontro in un promemoria per il Ministero degli esteri in modo che nulla vada perduto indipendentemente dall'enfasi


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che ciascuno di noi, come deputato e membro del Parlamento, sarà in grado di inserire nella propria attività e nei propri interventi.
Per me che vengo da lontano, dai tempi della Resistenza e dell'antifascismo italiano, dal ricordo del dopoguerra, dalla memoria e dalla perdita di memoria degli italiani rispetto alla loro dittatura, non si può che provare gratitudine per la tenacia con cui voi e la signora Carlotto in particolare avete tenuto fede all'impegno preso e avete continuato a battervi per mantenere questo filo di luce, questo laser capace di penetrare il passato. Ci date un esempio che è come un dono. Vi ringrazio per quello che fate e per quello che siete.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,55.

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