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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
18.
Martedì 5 giugno 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di padre Alejandro Solalinde, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca:

Colombo Furio, Presidente ... 3 5 8 10 11
Bucchino Gino (PD) ... 7
Carraro Riccardo, Rappresentante dell'ONG «Brigate internazionali di pace» ... 5
D'Ulisse Francesca, Rappresentante dell'ONG «Brigate internazionali di pace» ... 5
Farina Renato (PdL) ... 6
Mecacci Matteo (PD) ... 7
Pianetta Enrico (PdL) ... 8
Pistelli Lapo (PD) ... 6
Solalinde Alejandro, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca ... 3 8 11
Tempestini Francesco (PD) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 5 giugno 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 13.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di padre Alejandro Solalinde, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di padre Alejandro Solalinde, direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca.
Nel dare il benvenuto a padre Alejandro Solalinde, insieme a Francesca D'Ulisse e Riccardo Carraro che lo accompagnano, segnalo ai colleghi che padre Solalinde - che è anche coordinatore del centro pastorale cattolico di cura per i migranti nel sud-ovest del Messico - è impegnato da molti anni nel dare aiuto e protezione umanitaria ai migranti in transito per il Messico e diretti negli Stati Uniti, denunciando gli episodi di rapimento, sfruttamento e violenza di cui sono fatti oggetto da parte del crimine organizzato transnazionale.
Come è anche attestato da Amnesty International, proprio a causa della sua attività umanitaria padre Solalinde è diventato bersaglio di minacce, attacchi e denunce penali infondate, tanto che la Commissione interamericana per i diritti umani ha chiesto al Messico di provvedere a misure di protezione per garantirne l'incolumità.
Do la parola a padre Solalinde perché svolga il suo intervento.

ALEJANDRO SOLALINDE, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca. Sono lieto e onorato di essere qui tra voi, persone solidali, e questa è anche una buona occasione per dirvi che in Messico stiamo vivendo una tragedia umanitaria, come è stata definita due anni fa dal relatore della Commissione interamericana per i diritti umani, Felipe González, e come è stato nuovamente constatato l'anno scorso durante una visita in Messico dello stesso esponente.
Quello che succede ai migranti deve preoccuparci tutti, perché, al di là di ogni considerazione politica, ideologica, congiunturale, religiosa, sono esseri umani, sono quello che siamo noi. Non sono estranei venuti da altrove, non sono esseri diversi da noi per natura; sono esseri umani che stanno soffrendo molto, ovunque. Ci sono più di 214 milioni di persone in movimento nel mondo e soffrono perché non trovano un posto dove stare.
D'altra parte, in Messico noi vediamo passare una parte delle migrazioni; le migrazioni sono, come sapete, flussi diretti in varie direzioni: emigrazione, immigrazione, transmigrazione, ritorno. Il Messico


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è un Paese che ha tutto questo. Il problema, però, riguarda soprattutto i fratelli e sorelle che vengono dall'America centrale, i transmigranti. È un problema molto grave, perché praticamente sono stati espulsi; la loro è una migrazione forzata, questo va detto.
Il sistema neoliberale capitalista non ce la fa più, ormai non può più offrire opportunità a tutti e gli stessi Stati Uniti hanno causato, con l'accaparramento di risorse come il caffè e la frutta da parte delle loro società transnazionali, l'impoverimento dell'America centrale. A questo si associa la scarsa sensibilità dei Governi stessi nei confronti dell'accaparramento di beni da parte di un certo numero di famiglie, ma c'è anche la passività - va detto - della Chiesa cattolica, che ha fatto solo quello che doveva, non di più, rispetto a questo dramma della migrazione. È vero che in Messico si stanno cominciando a organizzare, a livello regionale, cose come la Dimensione pastorale della mobilità umana, ma non basta: questa è solo una parte della Chiesa. Anche il resto della Chiesa deve impegnarsi.
Che cosa succede a questi fratelli e sorelle che vengono dall'America centrale? Quando entrano in Messico diventano merce, merce che si può scambiare e da cui si può ricavare denaro. La criminalità organizzata ha dimostrato che si può ricavare denaro da loro, si possono fare affari a loro spese, con l'estorsione, la prostituzione, il traffico di organi, la tratta delle persone a fini di sfruttamento lavorativo e sessuale. Un dramma che ci deve far vergognare è quello dei sequestri.
Vi chiederete come sia possibile estorcere denaro (25 milioni di dollari ogni sei mesi da 10.000 sequestri di migranti), considerato che i migranti in effetti non hanno soldi. Quando però vengono sequestrati sotto tortura sono costretti - e a volte muoiono - a dare il numero di telefono e il nome di un familiare o di un conoscente che vive negli Stati Uniti. Se la famiglia o il conoscente negli Stati Uniti paga il riscatto - la somma può variare da 1.000 a 2.000 e fino a 7.000 dollari a persona - il migrante ha la vita salva, altrimenti viene ucciso.
Quando la persona ha pagato il riscatto e riesce a entrare negli Stati Uniti e a trovare lavoro, deve lavorare per uno o due anni per pagare il riscatto. È un'ingiustizia totale, perché questo denaro che tanta gente paga con tanti sacrifici serve alla delinquenza organizzata per comprare armi migliori.
Il Messico è un Paese corrotto, questo va detto, e una parte della delinquenza non è costituita dai cartelli, ma da funzionari pubblici ladri e traditori che si sono arricchiti alle spalle dei poveri. Ci sono anche funzionari di polizia mal pagati, ma anche poco formati sul piano dei valori, che commettono questi atti.
È vero poi che una parte della Chiesa cattolica si è indignata e sta lavorando attraverso le 55 case di accoglienza che abbiamo per i migranti, ma l'atteggiamento ufficiale della Chiesa cattolica è stato di connivenza e di tolleranza rispetto a questi politici corrotti, che per anni hanno derubato il Paese e lo hanno sprofondato nella violenza fino a questi ultimi anni. Non cambia se sono del PRI (Partido Revolucionario Institucional) o del PAN (Partido de Acción Nacional), il sistema è quello.
Per queste ragioni oggi in Messico i giovani si stanno ribellando, stanno dicendo basta ai partiti politici, alla classe politica; più tardi dovranno dirlo anche nei confronti della Chiesa cattolica. Si chiede che tutti partecipino a un cambiamento, cerchino di fare qualcosa per questi migranti.
Voi, come voce internazionale e nazione autorevole, potete fare molto, anzitutto dando l'esempio con i vostri migranti, trattandoli con giustizia, dotandovi di leggi giuste per loro, facendo in modo che nei vostri centri di accoglienza ci sia trasparenza, facendo entrare gli osservatori, specie quelli responsabili dei diritti umani. È giusto che si definisca il tempo di sosta in questi centri fino al rimpatrio, se questo viene deciso.


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Occorre anche rivedere le politiche pubbliche sulle migrazioni e, se non esistono, bisogna vararle in modo da rispettare i diritti umani. Sarebbe anche opportuno ricordare al Governo messicano il suo impegno nelle istanze internazionali per il rispetto dell'integrità dei migranti, in modo che faccia più di quello che sta facendo.
Non è possibile avere un'immagine all'esterno, mentre all'interno a volte si agisce in un modo che non è quello desiderabile, necessario e opportuno per intervenire su questo terreno.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio padre Solalinde. Vorrei sapere dalle persone che lo accompagnano se desiderano intervenire.

RICCARDO CARRARO, Rappresentante dell'ONG «Brigate internazionali di pace». Peace Brigades International è una ONG di protezione e accompagnamento per difensori dei diritti umani che dal 2010 accompagna padre Solalinde.
La nostra ONG accompagna difensori dei diritti umani che vivono in condizioni di rischio e che subiscono o hanno subito minacce di morte per il loro lavoro di protezione e difesa dei diritti umani. Attualmente ha progetti in Messico, ma anche in Guatemala e in Colombia, per quanto riguarda l'America latina.
Il caso di padre Solalinde è uno dei tanti casi che noi seguiamo in Messico. Quello che la nostra ONG sta constatando sul campo in quest'ultimo periodo è che in Messico si assiste a un livello di minacce e di intimidazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani tale da determinare una inibizione del lavoro stesso di questi attivisti. È della settimana scorsa il caso di un comitato dello Stato di Puebla che promuoveva i diritti dei lavoratori nelle fabbriche dello stato stesso e che ha dovuto chiudere l'ufficio per le minacce a cui erano stati sottoposti i suoi esponenti.
Questa inibizione è gravissima. Il livello delle minacce - portate avanti da attori sempre differenti, a seconda del contesto e del ruolo che questi attivisti come padre Solalinde rivestono all'interno del Messico - è tale da portare alla paralisi del lavoro in difesa dei diritti umani, come nel caso del comitato che ho citato, che è stato costretto a chiudere.
Noi riteniamo che questo sia molto grave e siamo fortemente preoccupati. In Messico assistiamo a una recrudescenza di queste minacce e di queste violenze nei confronti dei difensori dei diritti umani e, accompagnando padre Solalinde anche in viaggi come questo attraverso l'Europa, chiediamo l'attenzione della comunità internazionale e la possibilità che questa intervenga, perché la condizione dei difensori dei diritti umani, in Messico nel caso specifico, possa essere protetta attraverso i sistemi e i meccanismi di cui la comunità internazionale dispone, oltre che attraverso una pressione diretta sui Governi dei diversi stati del Messico, che sono i primi attori di questa repressione e delle minacce nei confronti degli attivisti.

FRANCESCA D'ULISSE, Rappresentante dell'ONG «Brigate internazionali di pace». Ritengo che l'obiettivo di questa audizione possa essere quello di aprire una nuova finestra sul Messico dal momento che in questo mese si parlerà di questo Paese per il vertice del G20. Oltre ai temi economici, commerciali, e a tutto quello che riguarda le grandi potenze del pianeta, il Parlamento italiano può aprire una finestra sul tema dei diritti umani e magari sollecitare il Governo a prendere qualche impegno in sede di G20, e successivamente anche nei rapporti bilaterali con il Messico.
Ringrazio sinceramente il presidente per aver voluto dare spazio a una persona straordinaria, padre Solalinde, che in questo momento è costretto a lasciare il proprio Paese, e per avergli dato una tribuna così importante per poter svolgere le sue riflessioni.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.


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FRANCESCO TEMPESTINI. Innanzitutto vorrei anch'io ringraziare tutti quelli che si sono fatti carico di questa iniziativa che ci consente di conoscere di persona padre Solalinde.
Rivolgo naturalmente un ringraziamento a padre Solalinde, che ha fatto un intervento molto stringato, ma spero che potrà dirci di più rispondendo a qualche nostra domanda, tenendo conto che la «fame» di notizie e di informazioni su ciò che accade in Messico e sulle problematiche delle quali il padre si è fatto testimone molto impegnato, è molto grande.
Per quello che ci riguarda, dobbiamo approfondire i temi politici. Tra quelli che sono stati evocati, ce n'è uno che mi interessa sottolineare e che trasformo in una domanda per chiedere un approfondimento. Sul grande vicino del Messico che è in parte causa oggettiva delle vicende di cui parliamo - dico causa oggettiva perché è la patria del capitalismo, è il grande Paese ricco confinante e via dicendo - e comunque è un vicino molto determinante per le politiche che riguardano le migrazioni, quindi per la vita di milioni e milioni di esseri umani (che vanno negli Stati Uniti, ma adesso anche ritornano, a causa della crisi economica di quel Paese), quale giudizio esprime? Rispetto alle presidenze conservatrici, la presidenza Obama ha segnato dei cambiamenti? Ci sono approcci differenti, politiche pubbliche diverse? Sarebbe interessante capire, ad esempio, se c'è qualcosa di concreto, al di là degli annunci, che la politica americana è riuscita a fare - dando per scontata la buona volontà - nei confronti degli altissimi livelli di corruzione del sistema pubblico messicano.
Mi farebbe piacere se lei potesse indicarci alcuni punti e darci alcune risposte intorno a queste domande che riguardano gli Stati Uniti.
La seconda questione riguarda un tema su cui lei si è limitato a un'indicazione di larga massima, ma assolutamente calzante. Lei ha affermato che il principale modo di aiutarvi è dare il buon esempio, ed io credo che su questo lei abbia ragione da vendere. Tutti i Paesi hanno anzitutto, in questa materia, il dovere di fare non comizi ma buone azioni.
Più in generale, a proposito di prese di posizioni che riguardano il G20 in particolare, quali possono essere le possibili sollecitazioni che il Parlamento italiano può rivolgere al proprio Governo affinché in sede di G20 si faccia qualcosa - e che cosa - non perdendo questa occasione?
La ringrazio molto sentitamente per la sua presenza.

LAPO PISTELLI. Francesco Tempestini mi semplifica il compito perché, pur non essendoci raccordati prima, ha posto due delle quattro domande che intendevo rivolgere a padre Solalinde. Unendomi alle due domande già fatte, ne aggiungo dunque altre due.
In primo luogo, padre, oltre a ringraziarla per il lavoro straordinario che svolge, per la figura che lei rappresenta personalmente, per l'entusiasmo con cui sta compiendo questo cammino difficilissimo, le chiedo se lei ritiene che la maggiore pressione migratoria dei poveri messicani verso gli Stati Uniti sia condizionata - e fino a che punto - dalla stagione incredibile di violenza che il Messico attraversa rispetto alla guerra delle bande di narcos e dei cartelli che si contrappongono.
Purtroppo, negli ultimi anni il Messico, almeno sui media occidentali, ha fatto più parlare per i 50.000 omicidi negli ultimi due anni che per le sue straordinarie potenzialità e bellezze. Vorrei capire se questo movimento migratorio sia anche una fuga da una condizione di violenza ritenuta insostenibile.
In secondo luogo, vorrei capire come le istituzioni messicane vedono il suo lavoro. Lo accolgono, lo aiutano, lo boicottano? Quale tipo di rapporto hanno i centri di ospitalità che lei ha contribuito a fondare con le istituzioni centrali e locali messicane?

RENATO FARINA. Ringrazio padre Solalinde per la testimonianza che ha dato in questi anni. Mi rendo conto di come le


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modalità con cui sono perseguiti, resi schiavi e oggetto di riscatto e sfruttamento i migranti dal Messico siano identiche alle condizioni denunciate per i profughi dall'Eritrea, dalla Somalia, dal Corno d'Africa, che sono nella stessa situazione, nelle mani dei mercanti di uomini del Sinai.
Le chiedo se e in che modo esista una solidarietà tra la sua azione e la Chiesa cattolica degli Stati Uniti, e se trova comprensione anche nelle chiese protestanti americane. Inoltre, vorrei sapere se la sua attività è sostenuta - e in che modo - dal Pontificio Consiglio dei migranti guidato dai monsignori Vegliò e Marchetto.

GINO BUCCHINO. Vorrei portarle il mio saluto e il mio fortissimo ringraziamento per quello che lei, padre Solalinde, sta facendo per i migrantes. Da quello che lei stesso ci dice e i suoi collaboratori ci raccontano, possiamo dire che è veramente un miracolo che lei sia ancora vivo. Spero davvero che il Governo del Messico possa mettere in pratica immediatamente il programma di protezione nei suoi confronti.
Credo che il lavoro che lei sta facendo per i suoi e per tutti i migranti del mondo sia davvero grande, così come grande è il suo coraggio di venire qui a dirci, anche con parole forti, che la Chiesa è in qualche modo passiva, e parla addirittura di connivenza, di tolleranza. Lei ha il coraggio di presentarci un Messico a volte anche diverso da quello che siamo abituati a conoscere, in questa Roma così piena di turisti, di ristoranti e di gente che passeggia. Lei ha il coraggio - lo ha fatto anche qualcun altro, come credo di aver letto - di parlarci del Messico come un Paese troppo lontano da Dio e troppo vicino agli Stati Uniti.
Spero davvero che possiamo anche noi fare qualche cosa per lei e che, oltre ad ascoltare le nostre parole spesso di circostanza, lei ci chieda anche direttamente che cosa si aspetta che noi possiamo fare per lei, e ci proveremo. La ringrazio, padre.

MATTEO MECACCI. Ho avuto modo di incontrare anche in altra occasione padre Solalinde e credo che il nostro Comitato possa valutare anche un'iniziativa da assumere - starà al presidente definirne la forma - nei confronti delle autorità messicane per sollecitare una presa di posizione un po' più chiara di quanto non è accaduto fino ad oggi rispetto alla garanzia di sicurezza che padre Solalinde deve avere nel continuare il suo lavoro.
Padre Solalinde si trova in Europa certamente per fare un viaggio di sensibilizzazione, ma anche perché sostanzialmente gli è stato consigliato di lasciare il suo Paese. Credo che questo, in un Parlamento di un Paese democratico, debba meritare una valutazione su come poter segnalare questa vicenda alle autorità messicane.
Tengo a dire, inoltre - poiché resti a verbale tra di noi, nell'ambito del dibattito politico in questo Comitato - che la vicenda messicana, di cui non abbiamo avuto molto modo di occuparci nel corso di questa legislatura, sta sollevando un dibattito interessante a livello politico, in particolare in merito al fallimento della guerra alla droga in quel Paese e in tutta la regione. In particolare, mi riferisco alle prese di posizione di alcuni ex presidenti di quei Paesi, che hanno sostanzialmente messo nero su bianco e denunciato il fallimento di una politica. Si può discutere su come debba essere una politica alternativa, però dobbiamo prendere atto di questo fallimento, che credo non sia molto diverso da quello che noi stiamo registrando, con un coinvolgimento più diretto, in Afghanistan, rispetto alla possibilità di rompere il legame che esiste tra i proventi che derivano dal narcotraffico e attività illegali di altro tipo (in questo caso la migrazione, in altri casi forme di resistenza armata organizzata alle autorità).
Siccome questa è una riunione formale, penso che meriterebbe - non solo da parte del nostro Comitato, ma anche della nostra Commissione - un approfondimento il tema di come si possa condurre una guerra contro qualcosa di astratto, non identificabile con un'autorità politica


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o con uno Stato o con un'organizzazione terroristica, come è appunto la droga, e come questo a volte porti ad approcci molto ideologici che sono una copertura per altro tipo di attività, di politiche di sicurezza, di limitazione delle libertà civili. Tali misure sappiamo che, anche in Messico, stanno colpendo coloro che propugnano delle politiche alternative in materia di migrazione e in altri temi sociali.
Tenevo a mettere questa considerazione a verbale della nostra Commissione.

ENRICO PIANETTA. Anch'io ringrazio padre Solalinde per quello che ci ha raccontato e illustrato. Non c'è dubbio - l'hanno detto i colleghi, lo sappiamo - che il fenomeno della tratta degli esseri umani, del traffico di organi, è qualcosa di aberrante, di disumano. Le parole non sono sufficienti a esprimere tutto ciò che proviamo di negativo rispetto a questi fenomeni.
Il numero delle persone assoggettate a questa tratta di esseri umani è veramente importante: leggo che nel 2010 sono state oltre 11.000. Vorrei chiederle, al di là della sua opera immensamente umana e fraterna, se ci sono delle modalità di collaborazione con le autorità e come avvengono, qual è la reazione, qual è la partecipazione. Questo fenomeno, come ho detto un attimo fa, è talmente grande che indubbiamente deve trovare una risposta da parte delle autorità, e la sua azione può essere veramente utile per creare le condizioni per estirpare questa pratica disumana della tratta degli esseri umani e del traffico di organi e via dicendo.

PRESIDENTE. Do la parola a padre Solalinde perché risponda alle domande o aggiunga ulteriori considerazioni, se intende farlo, a quello che ha ascoltato, nel modo in cui lo abbiamo inteso, per vedere se c'è corrispondenza precisa fra ciò che lei ha detto e ciò che noi abbiamo ascoltato e chiesto.

ALEJANDRO SOLALINDE, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca. Grazie a tutte e tutti voi che avete avuto la bontà e la pazienza di ascoltarmi. Dietro di me ci sono più di 500 difensori dei diritti umani, di ambo i sessi, 55 case dei migranti e anche persone molto coraggiose del mondo giornalistico, uomini e donne, che hanno dato testimonianza, come avrebbero dovuto fare gli ecclesiastici. Loro lo hanno fatto, e per questo la loro vita in Messico è in pericolo; non è un caso che molti di loro abbiano perso la vita negli ultimi mesi.
Quanto al ruolo che svolgono gli Stati Uniti, come tutti sappiamo, il sistema neoliberale capitalistico è esaurito. Lo stiamo vedendo in Europa. L'effetto che questo ha avuto in America centrale è molto chiaro: ci sono società transnazionali che si impadroniscono del caffè, della frutta e di tutte le risorse dell'America centrale e in breve impoveriscono i Paesi; ci sono famiglie che accumulano ricchezza grazie a questo sistema. È il capitalismo: in Messico abbiamo, per nostra vergogna, l'uomo più ricco del mondo e 46 milioni di poveri. Negli Stati Uniti è la stessa cosa: ci sono 56 milioni di poveri.
Questo sistema, con la corruzione e altri fattori, ha fatto sì che in Paesi poveri come l'Honduras gran parte della ricchezza che ancora c'è, lasciata lì dalle transnazionali, finisse in mano a sei famiglie, nel Salvador sette famiglie, nel Guatemala cinque famiglie.
Tutto ciò è importante per farci capire che l'emigrazione non è un fenomeno spontaneo, cioè i poveri decidono di andare in vacanza. Non è così, è una migrazione forzata, in cui agisce una doppia morale. Da una parte gli Stati Uniti hanno bisogno di manodopera, ma non di manodopera con dei diritti, bensì di una manodopera intimorita e malpagata, che sia competitiva con quella cinese. Ecco perché occorrono alleati e complici come il Governo messicano: per regolare la migrazione.
Che cosa succede con il Governo messicano? In Messico, con tutti i Governi precedenti c'è stata una politica di sottomissione. Soprattutto gli ultimi due Governi del PAN, conservatori, sono stati


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Governi di assoggettamento agli Stati Uniti. Questo, attraverso il Plan Mérida per i migranti, significa una violazione dei diritti umani dei migranti, non perché gli Stati Uniti o il Piano Mérida esigano esplicitamente questa violazione, ma perché è stato il Governo messicano a intenderla così, attraverso una politica repressiva dell'Istituto nazionale di migrazione. Non è possibile - e con ciò rispondo a parte delle domande che mi sono state rivolte - che per un illecito amministrativo si debba mobilitare la polizia o forze che operano nell'ambito della sicurezza. Se un migrante ha commesso un illecito amministrativo è un irregolare amministrativo, ma non è un terrorista, non sta minacciando la sicurezza nazionale, quindi è incredibile che il Messico abbia mobilitato, attraverso l'Istituto nazionale di migrazione, perfino la Marina militare per fare retate di migranti, oltre a mobilitare l'esercito e la polizia federale per rastrellare famiglie, donne e bambini. Questo non è giustificabile.
Gli Stati Uniti sono un grande Paese con una vocazione democratica ma con una cattiva memoria, perché dimenticano che tutti noi, qui e ovunque, siamo migranti. Gli Stati Uniti sono un Paese nato attraverso i migranti che, arrivati dall'Inghilterra, dall'Europa, in breve si impossessarono del territorio. Ora hanno dimenticato di essere stati migranti e non vogliono più ricevere i nuovi migranti che sono di origine latina.
Obama può fare ben poco. Ricordatevi che i nordamericani nel loro governo sono pragmatici, hanno interessi, quindi i diritti umani possono aspettare, come ha dimostrato la politica migratoria degli Stati Uniti. Se in Messico un migrante è merce, quando arriva negli Stati Uniti è un criminale, quindi può andare in galera. Le carceri, che sono private, sono anch'esse un affare: sono istituzioni privatizzate. Ho visto a New York, l'anno scorso e anche quest'anno, prigioni in cui si può sistemare una famiglia, ed è un affare: l'uomo va in un carcere, la moglie in un altro, e i bambini in un luogo di adozione in cui non li vendono, ma comunque ricevono sovvenzioni per questo servizio. Quindi per me c'è un'ipocrisia, una doppia morale da parte dei Governi.
Il ruolo del Messico è molto triste perché, mediante il Piano Mérida, fa le veci del gendarme, trattando i suoi fratelli peggio di quanto gli Stati Uniti non gli dicano di fare. Noi possiamo dire che qualcosa si può fare. Ad esempio, riferendoci a quello che dicevo prima, cioè che ci siamo dimenticati che siamo tutti migranti, questo va ricordato ovunque. Chi rimane fermo nel mondo? Nessuno ha fondato un paese che non avesse radici e flussi migratori. La migrazione ci arricchisce; non è un problema, ma un'opportunità di arricchimento culturale e anche spirituale.
Che si può fare? In tutto il mondo va riconosciuto che i migranti non sono estranei, ma sono quello che siamo noi, sono della nostra razza, sono i nostri fratelli e sorelle. Non possiamo trattarli come nemici o come potenziali terroristi, come fanno gli Stati Uniti. Bisogna reagire. Viviamo in un mondo egoista, meschino, gretto; siamo materialisti, siamo stati trascinati dal potere e dal denaro, e questo fa sì che non ci amiamo e non ci riconosciamo più come fratelli, come esseri umani.
Anche negli Stati Uniti si vive la violenza e l'ingiustizia. L'ondata di violenza che si vive in Messico ha a che vedere con gli USA. Io dubito che sia solo lotta tra cartelli, poiché questa c'è sempre stata ma non avevamo visto mai una tale violenza, che fa capire che c'è un certo controllo del Governo sul Messico, pur così violento come lo vediamo oggi. È un Messico ricco e questo mi fa vergognare. Voglio dirvi che il Messico è più ricco dell'Italia; ha risorse naturali maggiori dell'Italia. Credetemi, il Messico è un Paese ricchissimo, ha tutto per essere una grande nazione, mai una grande potenza ma una nazione sviluppata sì, con un programma di sviluppo per tutti, ma non lo è perché è troppo corrotto. Non serve a nulla avere una PEMEX, un'impresa petrolifera nazionale, avere tanto petrolio se i governanti lo rubano, se serve solo ad alcuni; nelle


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campagne, invece, possiamo vedere terre abbandonate, indigeni dimenticati, poverissimi. Quasi 50 milioni di messicani, la metà della popolazione del Paese, vivono nella povertà.
Per tutto questo che cosa hanno fatto le istituzioni? Voglio dirvi qualcosa - non solo io, ma i molti che si sono battuti per i diritti umani dei migranti - ma comunque parlo per me. Io sono cattolico, sono battezzato, ma non parlo come sacerdote, parlo come battezzato. La cosa più grande che mi sia capitata in vita mia è il mio battesimo, è stato allora che mi hanno inserito il chip missionario, quindi devo difendere, amare e dare la vita per i miei fratelli. Ebbene, le istituzioni che cosa hanno fatto? Cosa ha fatto il Governo messicano, con cui noi certamente abbiamo rapporti? La Dimensione pastorale della mobilità umana dell'episcopato messicano è la parte più viva della Chiesa; abbiamo sempre avuto contatti con il Governo, lo abbiamo inquietato, pungolato, abbiamo fatto molte carovane di pressione con attivisti perché era l'unico modo per ottenere qualcosa in Messico.
L'atteggiamento della Chiesa cattolica è stato freddo, tiepido, ovunque, anche qui a Roma. Abbiamo qui la maggior dimostrazione di quello che la Chiesa cattolica non deve essere. La Chiesa cattolica non fu fondata per essere uno Stato del Vaticano, è una sede apostolica di servizio. Il Papa non deve essere un Capo di Stato, ma deve essere il primo missionario, avere la forza per andare a verificare in giro, come il capo di una missione, a provvedere ai problemi dei poveri. È il primo a doversi preoccupare della povertà e della giustizia nel mondo. È il primo che deve profetizzare davanti ai governi, dicendo loro quello che si può fare e quello che non si può fare. Tuttavia, non può farlo perché come Capo di Stato non può profetizzare, non può intervenire in altri Stati, è limitato, è lui stesso a porsi limitazioni e restrizioni.
Se si va dietro al potere e al denaro non si possono servire due padroni: Dio e il denaro. Ci siamo allontanati da Dio, abbiamo perduto la fede e dobbiamo reagire. È difficile quello che sto dicendo, ma dobbiamo tornare a noi stessi, all'essere umano, all'amore per la gente. È la cosa più importante che ci possa essere.
Il denaro non è nei piani di Cristo, in quei piani c'è l'autorità come servizio. Dobbiamo essere servitori. Mi dispiace, un giorno il Papa e tutti i cardinali dovranno tornare sul cammino di Gesù, dovranno tornare sul cammino della fede, della libertà totale per servire una Chiesa libera, in cammino. Le chiese non possono fare molto. In Messico la comunità teologica unita delle chiese a livello ecumenico si è preoccupata di noi, ma purtroppo questo livello di consapevolezza, di apertura, di pluralismo distante dal fondamentalismo non giunge alle comunità più semplici, dove ancora le chiese cristiane evangeliche non possono essere solidali con i migranti che passano per la loro strada.
Per noi, quindi, la Chiesa deve conoscere un cambiamento profondo. Quel cambiamento iniziato con il Concilio Vaticano II e poi, purtroppo, interrottosi.
Sì, la Chiesa è passiva. Che nei miei confronti ci sia stato rispetto è qualcosa d'incredibile. Ci sono due miracoli nella mia vita: il primo è che sono vivo, il secondo è che io continui a partecipare come sesto coordinatore della Dimensione migrante in Messico per conto dell'episcopato messicano.
A mio avviso, se la guerra è un insuccesso, penso anche, però, che serva agli interessi degli Stati Uniti. Finché c'è guerra ci sono buoni affari. Se si privatizzasse o si desse piena libertà alla droga - penso che adesso non convenga perché manca l'educazione sufficiente - credo che finirebbero gli affari per gli Stati Uniti.
Non so se ho trascurato qualche domanda. Se ci sono aspetti su cui non mi sono soffermato sono pronto a rispondere con piacere.

PRESIDENTE. Grazie, padre Solalinde. Mi sembra che lei ci abbia detto molte cose che disegnano un mondo di ingiustizia e un mondo di dolore, per il quale non è certo la riunione di un Comitato a porre


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una soluzione. La sua testimonianza, tuttavia, ci è preziosa perché allarga il nostro orizzonte, ci aiuta a capire fatti che sporadicamente vengono segnalati dalla cronaca o dalla stampa internazionale e a comprendere che problemi di questa natura e di questa dimensione richiedono una cooperazione internazionale vasta quanto è vasto il problema.
Le occasioni internazionali che stanno aprendosi adesso, come il G8, certamente motivano da parte di questo Parlamento un rapporto con il nostro Governo affinché sia almeno un testimone fra gli altri di un problema che è ed appare gravissimo.
C'è naturalmente un'inadeguatezza curiosa tra un'istituzione parlamentare e il lavoro che lei da solo svolge; c'è una sproporzione enorme, che nello stesso tempo ci dà un senso di calore e di protezione per coloro che lei riesce ad intercettare ma anche un senso di relativa inutilità per il lavoro politico che presume così tanto di se stesso e raggiunge così poco della realtà.
Oltre a ringraziarla, le promettiamo di non dimenticare il fatto che lei è passato qui da noi, il fatto che ogni giorno il suo impegno continua; quindi la nostra creatività deve consistere nel fatto di trovare i passaggi che congiungano in qualche modo il nostro lavoro con il suo.
Grazie a nome di tutti.

ALEJANDRO SOLALINDE, Direttore del centro migranti Hermanos en el Camino di Ixtepec, nello Stato messicano di Oaxaca. Grazie a tutti. Dio vi benedica.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,45.

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