Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione III
25.
Martedì 13 novembre 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SU DIRITTI UMANI E DEMOCRAZIA

Audizione di rappresentanti della rete Afgana:

Colombo Furio, Presidente ... 3 6 8
Ayubi Najiba, Giornalista e direttrice del Killid Group ... 4
Di Stanislao Augusto (IdV) ... 7
Giordana Emanuele, Portavoce della rete Afgana ... 3 8
Joyenda Mir Ahmad, Responsabile della Foundation for Culture and Civil Society ... 3
Mashal Frozan, Responsabile dell'Afghan Women Network ... 6
Rafiee Azizurrahman, Rappresentante dell'Afghan Civil Society Organization ... 5
Tempestini Francesco (PD) ... 7
Zazai Hamidullah, Rappresentante dell'Afghan Cultural Foundation ... 5
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Autonomia Sud - Lega Sud Ausonia - Popoli Sovrani d'Europa: Misto-ASud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 13 novembre 2012


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 12,35.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della rete Afgana.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, l'audizione di rappresentanti della rete Afgana.
Sono presenti Hamidullah Zazai, rappresentante dell'Afghan Cultural Foundation, Mir Ahmad Joyenda, responsabile della Foundation for Culture and Civil Society (FCCS) ed ex parlamentare, analista della società afgana, Rahman Hotaki della Civil Societies Coordination Jirga, Barialai Barialai Omarzay, responsabile dell'Afghan NGOs' Coordination Bureau (ANCB), Frozan Mashal, responsabile delle Reti femminili afgane, Mohammad Saeed Niazi del Civil Society Development Center (CSDC), Idrees Zaman, rappresentante di Cooperation for Peace and Unity, Azizurrahman Rafiee, dell'Afghan Civil Society Organization, Najiba Ayubi, giornalista e direttrice del Killid Group ed Emanuele Giordana, portavoce della rete Afgana.
Do la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della relazione.

EMANUELE GIORDANA, Portavoce della rete Afgana. Grazie, presidente. Afgana è una rete della Società civile italiana. Vogliamo innanzitutto ringraziare per l'attenzione che la Commissione riserva a questa delegazione, i cui membri rappresentano la maggior parte delle reti della società civile afgana. Abbiamo lavorato per sostenerli in questa attività, che ci sembra un fondamento della democrazia afgana, attraverso due conferenze della Società civile che si sono svolte a Kabul e a Roma nel 2011.
Il Governo italiano, in particolare il Ministro degli esteri, ha sostenuto questo sforzo finanziando due progetti, uno dei quali è attualmente in corso, e compiendo un'azione piuttosto singolare. Per la prima volta, infatti, alla Conferenza dei donatori di Tokyo, dove era presente una folta rappresentanza della società civile afgana, è stato invitato anche un rappresentante della società civile italiana. I progetti sono stati implementati da due organizzazioni non governative: Intersos l'anno scorso e Arci cultura e sviluppo (ARCS) quest'anno.
Prima di cedere la parola all'ex parlamentare Mir Ahmad Joyenda per il primo intervento a nome della delegazione, vorrei consegnare alla Commissione una ricerca sulla società civile afgana realizzata l'anno scorso da Giuliano Battiston.
Vi ringrazio.

MIR AHMAD JOYENDA, Responsabile della Foundation for Culture and Civil Society (FCCS). Ringrazio a nome di tutta la delegazione l'onorevole Colombo e la Commissione per aver ricevuto i rappresentati


Pag. 4

della società civile afgana. L'Italia ha ottimi rapporti con l'Afghanistan fin da quando Marco Polo ha attraversato il nostro Paese. Negli ultimi dieci anni l'Italia ha aiutato moltissimo la nostra società civile, cooperando per la democrazia e per migliorare il nostro sistema giuridico. Gli italiani hanno fatto grandi cose per noi. I rappresentati della società civile afgana sono qui oggi per parlare dei risultati di questi dieci anni e di ciò che possiamo fare insieme nel futuro. Vogliamo che siate partecipi dei progetti per il futuro del nostro Paese.
La cosa più importante che voglio sottolineare è che, dopo la partenza dell'Unione Sovietica dall'Afghanistan, il mondo ha abbandonato il nostro Paese e siamo caduti nella rete di Al Qaeda. Ora anche voi avete capito cosa ha significato lasciare l'Afghanistan a se stesso. Prima che il testimone della sicurezza militare passi al Governo afgano, la società civile deve essere aiutata. È vero che negli ultimi dieci anni abbiamo ottenuto ottimi risultati, ma da noi, per esempio, non esistono partiti politici e non parliamo con una voce sola come invece è successo alla Conferenza di Tokyo del 2012.
Vogliamo ringraziare Emanuele Giordana, Intersos e ARCS per averci permesso di venire in Italia due volte. A Roma è stata organizzata per noi una grande conferenza e abbiamo potuto parlare anche con il Presidente della Repubblica italiana. Siamo molti fieri dei risultati di quella conferenza, ma non è abbastanza. Dobbiamo fare passi più grandi per rafforzare la società civile afgana specialmente in vista del passaggio che avverrà tra il 2014 e il 2024.
La sicurezza dell'Afghanistan gioca un grande ruolo nella sicurezza del mondo. Aver abbandonato l'Afghanistan ha significato povertà, disoccupazione e altri problemi. Rischiamo di diventare un'altra volta la base del terrorismo. Adesso in Afghanistan abbiamo decine di migliaia di scuole, ma ci sono anche scuole religiose che stanno educando i fondamentalisti. Le scuole coraniche sono molto pericolose. Tra Afghanistan e Italia è già stata firmata una strategia comune. Dobbiamo sostenere questi accordi perché ci avete detto che non ci lascerete soli.
Vorremmo che i legislatori italiani creassero delle possibilità di collaborazione tra Afghanistan e Italia. Sappiamo che avete fatto molto per la nostra democrazia. Ci avete aiutato a organizzare elezioni democratiche, ma abbiamo ancora molti problemi da superare. Speriamo che il Governo e il Parlamento italiani pensino al nostro futuro in termini di sviluppo economico, di diritti umani e delle donne, di libera stampa e che si discuta di questo nel Parlamento italiano.
L'Italia ha sempre aiutato l'Afghanistan. Siamo fiduciosi che continuerà a farlo affinché il Paese possa evitare prevedibili pericoli. Ci sono molte cose che potreste fare per noi. Per esempio, dobbiamo pensare alla collaborazione tra la società civile italiana e quella afgana.
Non voglio però parlare troppo. I miei colleghi faranno ulteriori considerazioni.

NAJIBA AYUBI, Giornalista e direttrice del Killid Group. Grazie per il tempo che avete dedicato al nostro gruppo e per averci ricevuto un'altra volta. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo viaggio.
Io sono una giornalista e vorrei parlare della libertà di parola e di espressione nel mio Paese perché si tratta di una parte importante della democrazia. Storicamente non abbiamo mai avuto così tanti giornali e mezzi di comunicazione. È un periodo davvero fiorente. Negli ultimi dieci anni abbiamo ottenuto grandi risultati dal punto di vista della libertà di espressione e ne siamo fieri. Molti giornalisti, donne e uomini, però sono morti per conquistare questa libertà. Perciò dobbiamo salvaguardarla.
I giornalisti afgani e specialmente le donne afgane vedono come un incubo l'arrivo del 2014. La stampa afgana ha bisogno di essere sostenuta sia sul piano economico che morale. I media hanno lavorato e imparato molto negli ultimi dieci anni, crescendo e offrendo ai giornalisti molte opportunità di lavoro. Oggi


Pag. 5

possiamo contare sulla nostra stampa ed è un grandissimo risultato. Tuttavia, il sostegno esterno è necessario.
Non sappiamo che cosa accadrà dopo il 2014. Il nostro sistema giuridico ha ancora bisogno di sostegno. Quello che ci aspettavamo dai nostri amici stranieri era che creassero sistemi con standard internazionali per poter combattere la corruzione nel nostro Paese. Non siamo ancora a questo livello. È vero che le donne, che sono metà della nostra società, hanno ottenuto grandi progressi nelle città, ma sono preoccupate perché non hanno un futuro garantito. Poiché la loro libertà non è garantita, saranno le prime vittime dopo il 2014. Le donne dovranno sempre convivere con questa preoccupazione.
State spendendo molto per motivi militari ma, quando nel 2014 non avrete più questa responsabilità, in Afghanistan rimarranno grandi problemi che senza l'aiuto economico dei Paesi amici non sarà possibile affrontare. Quello che proponiamo è che, dopo aver lasciato il territorio afgano, i nostri amici investano in Afghanistan ancora per vent'anni almeno il 30 per cento delle spese sostenute per ragioni militari, al fine di mantenere i sistemi che hanno creato e farli diventare maturi e permanenti. Se non ci abbandonerete, non cadremo vittima della violenza.
Abbiamo lavorato molto, ma per poter continuare dobbiamo essere abbastanza forti.

HAMIDULLAH ZAZAI, Rappresentante dell'Afghan Cultural Foundation. Ringrazio il presidente Colombo, la Commissione e Afgana per aver dato la possibilità alla società civile afgana di scambiare esperienze e opinioni e di visitare la città di Roma.
Chi mi ha preceduto ha esposto le nostre necessità e richieste. Io voglio invocare di nuovo la collaborazione delle società civili internazionali. Il fatto di avere amici a livello internazionale ci incoraggia. Noi vogliamo contare per poter mantenere la sicurezza in Afghanistan e non tornare a dodici anni fa. Non vogliamo ridiventare base del terrorismo.
Abbiamo istituzioni legali e democratiche: c'è un Parlamento, ci sono dei ministeri, c'è una polizia nazionale. Il nostro Governo lavora insieme ad alcune associazioni. Tuttavia, questi risultati sono molto fragili. La società civile internazionale non deve abbandonarci. È per questo che vogliamo condividere con voi le nostre preoccupazioni. L'anno scorso si sono tenute tre conferenze sull'Afghanistan, a Bonn, a Chicago e a Tokyo. La società civile afgana è intervenuta e ha chiesto al mondo di dare conto degli aiuti che ci garantirà. In cambio l'Afghanistan ha promesso di rispettare le leggi e i diritti umani.
La società civile è l'unico soggetto che può controllare il governo e sostenere i cambiamenti. Vi ringraziamo per l'aiuto che fornite al nostro Governo, ma è molto importate che aiutiate anche la società civile perché possa fare il proprio dovere. Oggi abbiamo il potere di controllare il governo e la politica. In dieci anni abbiamo fatto molto, ma abbiamo ancora bisogno dell'appoggio della società civile internazionale per aiutare il nostro Governo e collaborare con esso.
L'Italia è uno dei più importanti partner dell'Afghanistan soprattutto nel campo delle politiche sociali. Noi vogliamo rispettare gli impegni che abbiamo preso e i programmi che abbiamo promesso di attuare, ma vi chiediamo di aiutarci a realizzare tutto questo.
I miei colleghi parleranno dei meccanismi per rendere possibile questo aiuto.

AZIZURRAHMAN RAFIEE, Rappresentante dell'Afghan Civil Society Organization. Saluto gli onorevoli commissari e tutti i presenti.
Vorrei rispondere a una domanda semplice: perché siamo qui è perché vogliamo che il Governo italiano continui a mantenere il suo impegno verso il nostro Paese. Non è mai stata data una spiegazione alla guerra in Afghanistan. La guerra in Afghanistan è una guerra di valori contro il radicalismo e il conservatorismo di alcuni gruppi che praticano addirittura il terrorismo kamikaze. I nostri valori sono invece quelli della democrazia, della parità, della


Pag. 6

libertà, della reciproca accettazione. Noi combattiamo per i nostri valori; i nostri nemici e i terroristi combattono per i loro valori. Dobbiamo vincere questa guerra perché, se noi perderemo, perderanno i nostri valori.
Crediamo che perdere la guerra in Afghanistan significhi perdere la guerra nel mondo. Se perderemo la guerra in Afghanistan, perderemo la legalità e la nostra cultura. Per questo speriamo che il popolo italiano e soprattutto i politici italiani pensino a una strategia di lungo periodo. La guerra in Afghanistan non è ancora finita, ma abbiamo più speranze di vincerla. Crediamo che il nostro Paese abbia bisogno di sostegno ancora per quindici anni.
Nelle conferenze di Bonn, Chicago e Tokyo si è detto che per l'Afghanistan era necessario compiere un'attività di raccolta fondi. Tuttavia, a non ricevere aiuto in Afghanistan è proprio la società civile. Politicamente si parla di aiuti, ma è la società civile a sostenere e garantire la democrazia. Per democratizzare l'Afghanistan, quindi, gli aiuti devono essere estesi anche a essa.
Finora in Afghanistan non esiste alcuna legge che sostenga la società civile. Se la società civile internazionale ci abbandonerà, lasciandoci soli in un Paese in cui la democrazia non è completa e ha molti nemici, correremo un grosso pericolo.
È molto importante pensare, prima di tutto, che la guerra in Afghanistan non è finita. Se perderemo in Afghanistan, perderemo anche nella regione, in Medio Oriente e nel mondo perché il Paese diventerà preda dei nostri nemici terroristi. A quel punto nemmeno voi in Europa potrete stare tranquilli nelle vostre case. Il terrorismo non ha pietà e non sente di avere responsabilità verso le persone che uccide. La guerra va assolutamente vinta e per questo bisogna pianificare anche i prossimi anni.
Dobbiamo sostenere la reciproca accettazione e il rispetto dei diritti umani e dei valori internazionali.

FROZAN MASHAL, Responsabile dell'Afghan Women Network. Buongiorno a tutti. Io lavoro per le associazioni femminili e vorrei quindi parlare delle preoccupazioni delle donne in Afghanistan.
Specialmente in vista del passaggio di consegne e delle prossime elezioni le donne sono preoccupate per la propria sicurezza. Negli ultimi mesi sono state attaccate, ma è indispensabile che le donne partecipino alle prossime elezioni e alla politica del Paese. Noi donne afgane dobbiamo essere aiutate in tutto il territorio.
Le donne afgane hanno bisogno di collaborazione per entrare in politica e sentirsi meno isolate.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti. Credo che abbiamo avuto un ritratto singolarmente vivido e parecchio più vivo di quello che passano continuamente i media a proposito dell'Afghanistan.
I temi fondamentali sono stati quello del mantenimento del rapporto tra i due Pesi e l'incubo del 2014 - per citare l'espressione che ha usato la signora Ayubi -, che credo ci riguardi moltissimo come Paese partecipante alla missione, che è di pace ma anche di guerra, in Afghanistan. Hamidullah Zazai ci ha parlato della fragilità delle istituzioni - problema che capiamo benissimo perché siamo una democrazia recente e abbiamo avuto istituzioni fragili per lungo tempo, e forse in parte le abbiamo ancora - e della contrapposizione fra fragilità istituzionale e terrorismo.
Azizurrahman Rafiee ci ha parlato invece di una guerra di valori e ha affermato che forse sono necessari non meno di quindici anni per creare una vera via d'uscita verso la normalità nello scontro fra democrazia e terrorismo. Frozan Mashal, infine, ci ha ricordato un problema mondiale, ma certamente impellente e urgente in Afghanistan, e cioè il ruolo delle donne nel lavoro, nel rispetto e nel rilievo della vita pubblica e nella politica.
Un'espressione che è tornata spesso in queste vostre conversazioni, di cui Il Comitato vi è grato, è società civile contrapposta all'idea di guerra distruttiva e di terrorismo, a garanzia di un rapporto tra società civile che alimenta la politica e politica che alimenta la democrazia. Il


Pag. 7

quadro che ci avete fornito non può che trovarci attenti e preoccupati. Se è in bilico la situazione di tanti settori, aspetti e problemi del mondo, è certamente in equilibrio instabile quella del vostro Paese e in un modo che riguarda e spaventa voi, come ci avete detto con una chiarezza insolita, ma non può non tenere in ansia e in tensione anche noi.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

AUGUSTO DI STANISLAO. Intendo ringraziare Emanuele Giordana e Giuliano Battiston per il lavoro che stanno compiendo in terra afgana.
Ciò che ci è stato riferito oggi rappresenta un segnale forte e chiaro con riferimento a richieste dalle quali non potremo svicolare. Credo che il tema del 30 per cento delle risorse da riconvertire e destinare alla società civile sia una traiettoria dalla quale non possiamo e non dobbiamo più discostarci. Le parole sono ormai troppe. Bisogna invece intervenire in maniera concreta per lasciare in mano alla società civile afgana il destino del Paese.
Ci viene chiesto qualcosa di importante non solo e non tanto, come ci ricordava il presidente Colombo, in termini di garanzie, quanto in termini di passaggio di testimone. I delegati afgani ci hanno detto che sono abbastanza maturi e consapevoli da riprendere in mano il proprio destino, che non passa solo attraverso la tutela militare. Da oggi in poi l'argine è soprattutto rappresentato dalle garanzie che può offrire la società civile.
Ricordo che in Parlamento approvammo un ordine del giorno che affermava in maniera chiara la necessità di appoggiare le attività di formazione e di supporto alla società civile afgana in tutte le sue sfaccettature e problematiche per offrire un sostegno reale e concreto sia sul piano culturale sia sul piano economico e finanziario.
In questo modo non ci sarebbe più bisogno di fare da balia, ma si darebbe pieno riconoscimento a una società civile che oggi si dice autonoma e in grado di rapportarsi con pari dignità alla società civile internazionale e alla società civile italiana in particolare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Mi associo alle parole del presidente Colombo nel ringraziarvi e nel sottolineare l'utilità di questo incontro per noi, e per me in particolare, perché si tratta dell'incontro con la parte a noi più vicina e alla quale ci legano i rapporti di maggiore intensità e di maggiore affinità.
La società civile afgana ha compiuto nel corso degli anni progressi straordinari e penso che la battaglia principale che si combatte in Afghanistan non sia quella tra l'esercito regolare e i terroristi, bensì quella tra la società civile afgana e i vecchi e quasi insuperabili blocchi all'emancipazione e alla crescita democratica e civile.
La vostra è la battaglia di fondo che si combatte e nei confronti di questo impegno dobbiamo orientare attenzione e risorse. A me non piacciono, se non come slogan, le definizioni in cifre. Non so se sarà il 30 per cento, ma certo è che dal 2014 un impegno riconfermato dell'Italia nei confronti dell'Afghanistan dovrà tradursi gradualmente, ma in modo significativo, in un apporto che concentri maggiori risorse a sostegno della società civile.
Dico gradualmente, tenendo conto della situazione, perché, come sapete, ciò sarà influenzato dallo stato dei fatti in Afghanistan, dalla percezione di una minore incombenza del rischio e dalla capacità delle forze militari afgane di prendere il proprio posto e sostituire le forze straniere della coalizione, un insieme di fattori tutti ben chiari a voi e che ci portano a dire che sarà nostro impegno dirottare ogni risorsa possibile dal versante militare a quello civile.
Si tratta di un lavoro di anni. Abbiamo quindi di fronte molto tempo per lavorare insieme meglio di prima. Come sapete, la nostra parola d'ordine resterà condizionalità. In quanto rappresentanti della società civile afgana, dovrete essere i garanti di questa condizionalità. La nostra opinione chiara è che ogni risorsa che andrà in Afghanistan dovrà essere accompagnata da tangibili ed evidenti scelte del governo e


Pag. 8

delle istituzioni a favore dei processi democratici, dell'emancipazione della società e soprattutto, data la particolare attenzione che abbiamo sempre rivolto a questo settore, alla questione femminile.
Noi condizioneremo il nostro impegno in Afghanistan a risultati tangibili per quanto riguarda la condizione delle donne. Lo abbiamo detto e l'abbiamo fatto dire al nostro Governo a Tokyo. Lo ribadiamo a voi: saremo in prima fila per sostenere il nuovo Afghanistan, ma la società civile afgana dovrà aiutare questo processo e farsi garante di una politica di condizionalità che vuole essere ispirata a principi di eguaglianza e di emancipazione soprattutto in funzione della condizione femminile.

PRESIDENTE. Do ora la parola a Emanuele Giordana per la replica.

EMANUELE GIORDANA, Portavoce della rete Afgana. A costo di essere tranchant, come direbbero i nostri amici francesi, vorrei dire che ho molto apprezzato la presenza dei parlamentari che sono qui oggi. Noto una prevalenza del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori. Sono le stesse persone il cui lavoro abbiamo visto e seguito in questi mesi.
Mi dispiace che non ci siano rappresentanti di altre forze politiche, ma il nostro lavoro, presidente, è anche quello di monitorare chi segue le vicende dell'Afghanistan, cosa dice e se mantiene le promesse. Noi confidiamo nell'aiuto di coloro che sono presenti oggi e delle loro organizzazioni politiche. Mi rendo conto, onorevole Tempestini, che quello del 30 per cento è uno slogan, ma è la maniera per far capire che vogliamo la condizionalità anche per quel che riguarda la spesa militare.
Ricordo infine che nella legge di finanziamento siamo riusciti a ottenere, grazie all'aiuto di molti parlamentari, l'inserimento della frase «L'Italia è favorevole alla costruzione di una Casa della società civile a Kabul». Desideriamo e vogliamo chiedervi che questa dicitura rimanga anche in occasione del rifinanziamento della legge come segno tangibile e fisico dell'impegno dell'Italia, e speriamo anche dell'Europa, nella costruzione di una Casa della società civile.
Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Desidero ringraziare lo staff italiano che ha reso possibile questo incontro: Vincenzo Mangini, Emanuele Giordana, Giuliano Battiston e Daniela Colombo, perché ha fatto da ponte, rendendoci un grande servizio. Ringrazio poi la delegazione afgana soprattutto per la chiarezza che ha voluto adottare, completamente al di fuori dagli schemi formali che di solito caratterizzano eventi come questi.
Vorrei aggiungere un chiarimento a quanto detto in ultimo da Emanuele Giordana. Questa è una seduta pubblica, che viene registrata e resa accessibile anche ai colleghi non presenti. A volte alcune technicality, come per esempio la partecipazione a due diverse Commissioni, possono impedire a colleghi di altri schieramenti del nostro Parlamento di presenziare, come invece regolarmente accade. Ciò non significa che saranno esclusi dal sapere, dal leggere e partecipare nel momento in cui raccomandazioni e messaggi come quelli che ci avete mandato voi diventeranno decisioni da prendere.
Nel ringraziarvi nuovamente e nel porgervi un augurio molto caro, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,20.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive