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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
23.
Martedì 5 ottobre 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Pianetta Enrico, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO DELLE NAZIONI UNITE

Audizione di Riccardo Maria Graziano, segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito:

Pianetta Enrico, Presidente ... 2 9 11 12
Baccini Mario (PdL) ... 9
Barbi Mario (PD) ... 9
Graziano Riccardo Maria, Segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito ... 3 11
La Torre Mario, Consigliere d'amministrazionedel Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito ... 12
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano: Misto-Noi Sud LA-PLI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 5 ottobre 2010


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ENRICO PIANETTA

La seduta comincia alle 13,30.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di Riccardo Maria Graziano, segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, l'audizione dell'avvocato Riccardo Maria Graziano, segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito.
Questo organismo ha tra i suoi obiettivi principali la promozione della conoscenza del microcredito come strumento di aiuto per lo sradicamento della povertà, l'individuazione di misure per stimolare lo sviluppo delle iniziative dei sistemi finanziari a favore dei soggetti in stato di povertà, al fine di incentivare la costituzione di microimprese in campo nazionale e internazionale, la promozione della capacità e dell'efficienza dei fornitori di servizi di microcredito e di microfinanziamento nel rispondere alle necessità dei soggetti in stato di povertà, al fine di promuovere innovazione e partenariato in questi settori.
Tra i fini perseguiti si annovera inoltre l'agevolazione dell'esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, nel rispetto delle competenze istituzionali del Ministero degli affari esteri.
Recentemente, una delegazione di questo nostro Comitato si è recata a New York in occasione del summit promosso dalle Nazioni Unite per fare il punto circa il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Al di là della necessità di incrementare le risorse economiche e finanziarie, è stata evidenziata l'utilità l'esigenza di realizzare un miglior coinvolgimento tra il nord e il sud del mondo, per mettere in atto l'ottavo obiettivo, la ownership dei Paesi in via di sviluppo.
Credo che la concessione di microcrediti e ogni intervento in grado di agevolare, facilitare, migliorare la capacità di questi Paesi in ordine a una migliore responsabilità rappresenti un fulcro per migliorare il percorso verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha particolarmente sottolineato l'importanza di un miglior coinvolgimento, non soltanto per una questione finalizzata a fondamentali aspetti umanitari, ma anche perché ciò permette di perseguire una migliore sicurezza mondiale. Da un generale punto di vista politico, quindi, questa importante funzione è stata particolarmente sottolineata.
Do subito la parola all'avvocato Graziano, che è accompagnato dal professor La Torre, consigliere di amministrazione, e


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dal dottor Giovanni Pes, capo della segreteria dell'onorevole Mario Baccini, presidente di questa istituzione.

RICCARDO MARIA GRAZIANO, Segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito. La ringrazio, presidente, della possibilità di questo incontro che ci fa particolarmente piacere e ci onora, per poter avviare un confronto, che speriamo di poter anche ripetere in future occasioni, nell'ambito della missione etico-giuridica del Comitato, che ha così tanti punti di contatto con il focus principale di lotta alla povertà e all'esclusione sociale che contraddistingue anche il Comitato permanente sugli obiettivi di sviluppo del millennio.
Lottare contro la povertà e l'esclusione sociale significa porre le basi per una società più equa, un mondo più sicuro e istituzioni più forti. Questi sono concetti lapalissiani, che però non dobbiamo mai stancarci di ripetere a noi stessi per primi.
Nel corso della sua ultima enciclica, Sua Santità ha sottolineato questo aspetto, e il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha individuato nel microcredito un utile strumento.
Lo sradicamento della povertà è il primo obiettivo del millennio, che s'intende realizzare entro il 2015. Crediamo di poter fare la nostra parte come ente pubblico.
Il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, ente pubblico di tipo non economico, è la naturale prosecuzione del Comitato nazionale italiano per il 2005, anno internazionale del microcredito.
Il Comitato era nato in risposta alle risoluzioni 53/198, 58/488 e 58/22, con cui l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2005 anno internazionale del microcredito. Con tali risoluzioni le Nazioni Unite chiesero a ogni Stato membro di costituire un Comitato nazionale dedicato alla promozione del microcredito, indicato come strumento utile al perseguimento degli Obiettivi del millennio attraverso la lotta all'estrema povertà.
Dobbiamo dare atto alla sensibilità delle istituzioni italiane, che, prime a livello mondiale, hanno recepito questo appello costituendo un Comitato non ancora in forma di ente di diritto pubblico, ma incardinato comunque presso il Ministero degli affari esteri, con un compito di promozione, di studio e di analisi di questo fenomeno.
In data 7 settembre 2004 si è costituito il Comitato nazionale italiano 2005, cui fu attribuito l'obiettivo di definire e promuovere la cosiddetta «via italiana al microcredito», accezione che comprende un ampio spettro di attività di tipo microeconomico e microcreditizio, ma in generale reinterpreta quello che deve essere il microcredito in un Paese occidentale evoluto quale la nostra patria.
Il microcredito è nato in Italia alla fine del 1400 attraverso l'esperienza marchigiana e toscana dei banchi di pietà, e il modello della Grameen Bank di Muhammad Yunus ora all'attenzione della platea mondiale ha avuto il grande merito di rilanciare il fenomeno, di cui però rivendichiamo una sorta di diritto di autore. Il modello di microcredito che può essere applicato in un Paese in via di sviluppo non può infatti essere lo stesso applicato in Italia.
L'azione del Comitato 2005 fece leva sulle potenzialità, sulle professionalità e sul patrimonio di conoscenze già presenti nel sistema Paese, non tralasciando di sviluppare sinergie positive con gli altri Stati impegnati nella stessa direzione.
Al Comitato 2005 aderirono numerosi soggetti istituzionali, organizzazioni non governative, istituzioni del settore bancario e finanziario, esponenti del mondo imprenditoriale, istituti, fondazioni, università ed enti di ricerca, che in gran parte tuttora compongono il Consiglio nazionale del Comitato nella sua attuale veste di ente pubblico.
Nel 2006, stante la positiva azione svolta, il Comitato è stato trasformato in Comitato nazionale permanente, che quindi non esaurisce la sua funzione nell'arco di un anno o poco più. Questo


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rappresenta uno dei pochi casi di continuità di iniziativa nell'ambito internazionale del microcredito.
In tale in tale anno il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è compiaciuto di accordare l'Alto patronato permanente della Presidenza della Repubblica al Comitato in considerazione del valore solidaristico e dell'attività svolta.
L'allora Presidente dell'Assemblea generale dell'ONU, ambasciatrice Al Khalifa è venuta a Roma per inaugurare la sede del Comitato nazionale, testimoniando così un'attenzione internazionale di assoluto rilievo su questa iniziativa italiana, che sta facendo scuola.
Un ulteriore tassello del percorso istituzionale del Comitato è rappresentato dalla legge 244 del 24 dicembre 2007, la legge finanziaria di quell'anno, che, attraverso i commi 185, 186 e 187 ha riconosciuto al Comitato la funzione e il ruolo di ente di diritto pubblico non economico, incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e operante sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo e con economie emergenti.
Per quanto riguarda i progetti internazionali, la legge ci ha posto sotto il ruolo di concerto e di programmazione del Ministero degli affari esteri.
Anche nella recente manovra anticrisi dell'agosto 2009 sono stati riconosciuti il ruolo svolto dal Comitato e uno stanziamento annuale a carico del bilancio dello Stato per assicurare la funzionalità e la vita dell'ente.
Un ulteriore e importantissimo riconoscimento istituzionale è giunto con la direttiva emessa dalla Presidenza del Consiglio e pubblicata il 20 settembre 2010, che ha definito i compiti operativi in capo al Comitato soprattutto in tema di monitoraggio e di valutazione delle iniziative italiane di microcredito e microfinanza, che si esplicheranno in forma diretta attraverso l'attivazione di fondi di garanzia e sviluppo per l'autoimprenditorialità e l'autoimpiego.
Questa nostra formula sta riscuotendo grosso successo, in quanto costituendo un fondo di garanzia riusciamo a ottenere dal sistema bancario un effetto leva, che permette il finanziamento di una quantità enormemente maggiore di progetti rispetto a quelli che avrebbero potuto essere finanziati con fondi a dono o con impiego diretto di risorse.
In questo quadro, la missione etica del Comitato emerge attraverso i compiti attribuiti soprattutto in materia di monitoraggio e di valutazione nel settore microfinanziario, di rendicontazione al Governo e al Parlamento con frequenza almeno biennale (speriamo però di riuscire a fare un rapporto annuale al Parlamento e alla Presidenza sullo stato del microcredito e della microfinanza), di costituzione di reti e partnership fra soggetti italiani, di informazione finalizzata a promuovere il microcredito e gli altri servizi inclusivi, di creazione di un database per la microfinanza.
Possiamo anche annunciare una grande iniziativa, perché, di concerto con il Ministero del lavoro e il Ministero dello sviluppo economico, siamo riusciti a ottenere l'attribuzione in via diretta di fondi comunitari per circa 2 milioni di euro, al fine di permettere al sistema Paese Italia di dotarsi di un database pubblico, autorevole e assolutamente aperto alla consultazione di tutti gli operatori sui temi del microcredito e della microfinanza.
Non si può studiare un fenomeno senza conoscerlo, e la conoscenza passa sicuramente attraverso la formazione di un database in grado di assisterci.
Svolgiamo attività di ricerca attraverso il coinvolgimento di enti competenti, con continue sinergie con università come la Sapienza, la Luiss, l'Università di Bologna per promuovere corsi di alta formazione, master di secondo livello o dottorati di ricerca in materia di microcredito, microfinanza e in generale sull'economia inclusiva.
Con l'università La Sapienza abbiamo messo a sistema una rete di pubbliche amministrazioni, stabilendo che il Ministero degli affari esteri, il Comitato nazionale del microcredito, Sace e Simest finanzino dottorati di ricerca in materia di finanza inclusiva, poi utilizzabili anche


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all'interno del Ministero per gli interventi relativi alla attività inclusive e di sostegno.
Il Comitato sta svolgendo pertinenti riflessioni istituzionali in materia legislativa, che hanno portato a ridefinire all'interno del Titolo V del Testo unico bancario la definizione del microcredito. In Italia mancava un dato normativo al riguardo e attraverso commissioni di studi miste tra Comitato, Banca d'Italia, università e Ministero dell'Economia siamo arrivati a una definizione condivisa di microcredito. Questo è un fatto non di poco conto anche perché ci siamo allineati alle direttive comunitarie in materia, indicando, in materia di microcredito imprenditoriale, un importo massimo di 25.000 euro per singolo finanziamento, ampliabile in alcuni casi. Una limite inferiore, pari a 10.000 euro è stato definito per quanto riguarda il sostegno al consumo, che ovviamente ha una necessità di finanziamento inferiore.
Stiamo cercando di promuovere un aspetto innovativo, che attraverso il nostro strumento si sta via via delineando, cioè il passaggio dall'assistenza, dai soldi a fondo perduto, dalle liberalità pur nobili, ma sterili e fini a se stesse, al concetto di responsabilità che la microfinanza comporta e che trova il suo senso più profondo nella capacità di rafforzare la convinzione soggettiva di un individuo di poter influire sulla propria vita.
Dare credito a una persona significa concederle fiducia. Questa fiducia deve essere ripagata sia con il lavoro, sia in termini economici. Non siamo infatti dei benefattori: siamo degli operatori pubblici che aiutano la formazione di un fenomeno che ha una ricaduta sociale.
Vorremmo fare una rapida carrellata sui progetti internazionali e i protocolli che abbiamo in corso, per poi soffermarci su quelli più significativi. A livello internazionale, in sinergia con il Ministero degli affari esteri è già stato sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e con la Banca tunisina di solidarietà (BTS), che è il braccio operativo del Governo tunisino in materia di assistenza alla persona.
Il Comitato ha attivato nell'ambito di un programma dell'OIM un progetto di capacity building in favore della Banca tunisina di solidarietà in materia di servizi finanziari inclusivi. Il programma di assistenza e formazione ha coinvolto i quadri dirigenti e i vertici della banca, che hanno svolto una missione in Italia, cui ha fatto seguito una nostra nel loro Paese.
Stiamo quindi aiutando i funzionari apicali della BTS a capire cosa s'intenda come microcredito in un Paese evoluto e ad aiutarli a usare alcuni dei nostri modelli nell'ambito della loro azione, anche perché la Tunisia è molto sensibile ai progetti di microcredito e ne ha svolti alcuni meritevoli. Stiamo cercando di incrementare lo scambio di informazioni e di aiutarli a evolvere su progetti di secondo livello.
Un'ulteriore, interessante missione è stata svolta a Cuba, da noi promossa insieme al Ministero degli affari esteri, al fine di contribuire allo sviluppo economico e sociale della nazione caraibica attraverso progetti di microcredito e microfinanza.
Il Comitato a seguito di questa missione, cui ho partecipato anche in via diretta, ha avuto l'incarico di sviluppare progetti di microcredito nel settore agricolo, attraverso la costituzione di cooperative di soci lavoratori e con un consorzio superiore che li riunisca, sulla base dell'esperienza del microcredito agrario venezuelano.
Questa missione era inizialmente partita in salita perché la dirigenza locale dava un'accezione particolare al credito in termini quasi capitalistici, mentre in seguito ha capito che dar credito significa dar fiducia al popolo.
Le aperture recentemente annunciate da Fidel Castro e i tre annunci di aperture sul settore di future microimprese di queste ultime due settimane aiutano sicuramente questo progetto. Una parte della nostra attività ha anche stimolato il Governo cubano ad aprirsi a un concetto di microimpresa. Ora partiranno 20.000 microaziende nel terziario e 8-9.000 agricole, delle quali contiamo di aiutare una discreta percentuale.


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Siamo già al secondo incontro per la realizzazione del progetto relativo a Santo Domingo. In luglio si è svolta una missione del Presidente della Repubblica Dominicana in Italia, cui la stampa ha dato ampio risalto. Una prossima missione avrà luogo nei primi giorni di novembre.
Solitamente, per aiutare questi Paesi l'Italia portava fondi della cooperazione e cercava di porre in essere progetti di qualità elevata, che però si esaurivano con l'esaurirsi dei fondi economici a disposizione.
Riteniamo di avere un valore aggiunto, che tali Paesi stanno percependo, in materia di know how, di capacity building e di capacità operativa e formativa, che rappresenta una grossa opportunità concessa al Paese obiettivo, per cui il fondo di garanzia e sviluppo viene costituito con finanza diretta del Paese obiettivo stesso.
Santo Domingo ha annunciato la creazione di un fondo di 50 milioni di dollari (si partirà con un progetto pilota di 5), che servirà a finanziare con un rapporto di leva di 1:4 o 1:5. Prevedendo 25-30 milioni con una media di finanziamento di 8-10.000 dollari a microimprenditore è facile valutare l'impatto sociale che questa iniziativa può porre in essere.
Lo stesso sta avvenendo in Mongolia, nazione che si sta rivelando sempre più interessante soprattutto per una capacità di fornire materie prime grezze unica al mondo, giacché molte concessioni minerarie non sono sfruttate.
Anche a seguito di una nota ricevuta dal Ministro Frattini, ci siamo concentrati su questo Paese ponendolo come Paese obiettivo, ed è all'approvazione del Governo della Mongolia un memorandum of understanding che sarà firmato dal loro Presidente della Repubblica, in occasione di una visita in Italia nei prossimi mesi.
Anche qui porteremo funzionari, formazione, capacity building, know how, ma i fondi verranno messi a disposizione dal Paese obiettivo. Questo è un passaggio veramente importante.
Si sta ancora valutando se utilizzare per la piccola parte di concorso economico chiesta all'Italia più che parte di «finanza a dono» uno strumento quale quello della Sace, che possa garantire la dazione di finanza se e quando sarà necessario.
Nel momento in cui si costituisce un Fondo di garanzia e sviluppo, la componente di sviluppo serve a finanziare il costo dei progetti e la formazione degli operatori, quella di garanzia a garantire l'effetto leva sul plafond rischio che la banca individuata concederà sui progetti, a fronte di un business plan asseverato e condiviso con il Governo locale, con la banca che si sceglie e ovviamente con il sistema Italia.
Un progetto di microcredito che abbia la sua corretta costituzione non dovrebbe fornire default superiori al 4-5 per cento. Anche ipotizzando di raddoppiare questo dato, saremo sempre ampiamente in grado di far fronte a questi default con la parte locale del fondo di garanzia e quindi di tenere la garanzia pubblica italiana con beneficio di escussione successiva, per cui si esaurisce il portafoglio dello Stato obiettivo e poi eventualmente si attinge alla garanzia del Paese Italia, che garantisce appoggio tramite il nostro ente pubblico.
Questo ovviamente non deve accadere, perché, se arrivassimo a superare il 10 per cento di default, significherebbe che il progetto deve essere rimodulato. In tal modo si garantisce la possibilità di portare avanti una quantità notevole di progetti senza avere risorse economiche impiegate dal sistema Paese Italia, ma con una grandissima capacità di formazione sul posto di futuri microimprenditori.
Stiamo svolgendo un'altra attività con l'Argentina e soprattutto con il Banco de la Provincia de Buenos Aires. Abbiamo sottoscritto un memorandum of understanding, che definisce i termini della collaborazione, con la finalità di sostenere il microcredito e la microfinanza riconosciuti come fattori fondamentali per raggiungere gli Obiettivi del millennio all'interno della Provincia di Buenos Aires. Riteniamo che questi siano anche strumenti di diplomazia preventiva; il nostro presidente ha anche scritto un interessante testo sulla lotta alla povertà.


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Sono stati anche siglati protocolli e intese con il movimento produttivo argentino, che riunisce le più importanti forze industriali del Paese. Obiettivo di questo protocollo è fare sinergia con la banca finanziatrice e individuare le imprese obiettivo e i progetti che dovranno essere finanziati.
Abbiamo chiesto al Banco de la Provincia di investire risorse finanziarie per aiutare lo sviluppo delle iniziative, e solo in via assolutamente sussidiaria chiederemo al Ministero degli affari esteri di sostenerle economicamente. Vorremmo evitare tale eventualità, perché si sta evidenziando come i Paesi obiettivo, dopo un iniziale stupore nel constatare che un Paese economicamente forte come l'Italia non garantisce più danaro come in passato, ma offre professionalità e know how, apprezzano il fatto di essere aiutati a sviluppare progettualità che non sarebbero in grado di affrontare se non in modo meno evoluto.
All'interno del sistema produttivo argentino sono stati identificati questi ambiti di intervento: analisi dell'ambiente del settore della microfinanza, realizzazione di studi di fattibilità sui concreti progetti, identificazione dei partner locali, selezione e formazione del personale destinato a seguire i progetti di microfinanza, monitoraggio e valutazione dei progetti, sviluppo piani di marketing, assistenza tecnica funzionale all'inclusione finanziaria e tutoraggio dei singoli progetti.
Stiamo proponendo un modello in cui, nel momento in cui si identificano un business plan e i soggetti obiettivo di queste risorse economiche, viene garantita un'attività di tutoring anche nella spesa i fondi. Dobbiamo essere certi che i microimprenditori che hanno a disposizione 20-25.000 euro impieghino quelle somme per comprare macchinari per avviare un'attività piuttosto che per scopi magari anche nobili quali nutrire i figli.
Questo finanziamento è infatti non a dono, ma pone la capacità dell'uomo sotto la propria attenzione, e l'uomo deve essere in grado non solo di restituire ciò che ha percepito, ma anche di pagare un modesto tasso di interesse. Si potrebbe fare un'interessante dissertazione sugli elementi immateriali del microcredito in materia di autoconsiderazione, di autostima e di valorizzazione dell'uomo al centro della politica, ma al momento possiamo anche tacerne.
In materia di azione internazionale un'altra interessante attività è svolta dal Comitato in sinergia con Unioncamere. Nel mese di luglio, presso la Presidenza del Consiglio è stato sottoscritto un memorandum of understanding con Unioncamere. Tutto il sistema camerale italiano che opera all'estero, quindi tutte le camere presso le singole nazioni e istituzioni si porrà in sinergia con noi per sviluppare, tramite gli appoggi reciproci dei due enti pubblici, i progetti di microcredito in quelle aree.
Le iniziative imprenditoriali si rivolgeranno in particolare alle categorie di persone escluse dal circuito del credito tradizionale quali immigrati, donne, giovani ed ex detenuti. L'accordo con Unioncamere prevede la costituzione di un gruppo consultivo con il compito di promuovere le attività di formazione degli operatori territoriali e di partecipare ai bandi comunitari, al fine di accedere ai finanziamenti messi a disposizione.
Troppe risorse finanziarie vengono perse per incapacità dei Paesi obiettivo e a volte anche dell'Italia di vincere bandi comunitari e soprattutto di gestirli. Ci siamo però impegnati e abbiamo già vinto due gare in sinergia con il Ministero del lavoro e il Ministero dello sviluppo economico, per cercare di drenare sul fronte della microfinanza la maggior parte dei finanziamenti su questo fronte.
Comitato per il microcredito e Unioncamere dovranno poi impegnarsi a favorire progetti di microcredito e microfinanza per le imprese italiane che intendono operare all'estero e a canalizzare anche le rimesse degli immigrati. Il gruppo consultivo che verrà costituito nelle prossime settimane si riunirà una volta al mese.
Stiamo studiando con il Ministero degli affari esteri altri interventi programmati


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in Armenia, Pakistan e Iraq. Ciò viene evidenziato dal rapporto di presentazione delle nostre attività, che verrà pubblicato nelle prossime settimane, intitolato «La microfinanza come strumento anticrisi», che vi consegno in anteprima in quanto in via di definizione.
La formazione è un nostro punto caratterizzante, perché riteniamo che solo formando gli operatori e seguendoli attraverso i funzionari locali già istruiti e con uno specifico know how si possa garantire un'efficace azione di promozione della microimpresa.
Nel 2009-2010 è partito e finirà nel prossimo mese di dicembre il primo corso di alta formazione per operatore di microcredito promosso e finanziato dall'ente italiano per il microcredito e realizzato dall'Università di Bologna.
A partire dal 2010, in sinergia con l'area didattica interfacoltà Scienza della cooperazione allo sviluppo della Sapienza, il Comitato ha finanziato borse di studio per dottorato di ricerca in materia di sviluppo economico, finanza e cooperazione internazionale.
Altre iniziative partiranno alla Luiss soprattutto in materia di assistenza alla redazione dei business plan, strumenti economici raffinati cui un microimprenditore non avrebbe diversamente accesso.
Per quanto riguarda la rete internazionale del microcredito, l'ente pubblico è interlocutore istituzionale in numerose iniziative di carattere inclusivo, sociale e finanziario, e rappresenta all'estero la microfinanza nazionale. Ciò costituisce un fatto importante anche per minimizzare la dispersione di risorse e di energie, e canalizzare le stesse in materia di microfinanza sul sistema Paese Italia.
In tale prospettiva, il Comitato promuove iniziative di networking volte a estendere e rafforzare i legami fra operatori profit e no profit e istituzioni del settore.
Il Comitato partecipa attivamente ai più rilevanti forum di discussione e di confronto internazionali spesso anche su delega del Ministero degli affari esteri o dell'economia, oltre che per inviti diretti, contribuendo allo sviluppo dei nuovi paradigmi di crescita strutturale sostenibile, che saranno alla base della politica di sviluppo territoriale dei prossimi decenni.
In tale ottica siamo anche membri della European microfinance platform, l'organizzazione che riunisce le istituzioni europee nello sviluppo di iniziative di microcredito specialmente nel sud del mondo.
Il Comitato partecipa annualmente in qualità di organo tecnico del Ministero degli affari esteri all'incontro del Consultative Group to Assist the poor (CGAP), braccio operativo della Banca mondiale in termini di microfinanza.
Abbiamo anche contribuito alla realizzazione dello Small and medium enterprises forum tenutosi a Bruxelles nella scorsa primavera, nonché della tavola rotonda internazionale sulle tecniche finanziarie innovative per i Paesi in via di sviluppo tenutasi nelle maggiori capitali europeo lo scorso autunno.
Il Comitato garantisce inoltre il proprio contributo alla ricerca europea sulla microfinanza partecipando alla Conferenza europea sulla microfinanza, che si tiene annualmente a Bruxelles e che vede la partecipazione delle più importanti diversità e dei centri di ricerca dell'Unione. Menzioniamo infine la partecipazione del Comitato al G8 dei ministri dello sviluppo economico dell'11 e 12 giugno 2009.
Nella relazione delle attività svolte il sottosegretario Scotti ha individuato nel microcredito e nell'ente del microcredito la via italiana per lo sviluppo, e il nostro presidente Baccini ha presentato all'assise il Comitato e le sue attività. Il discorso e la presentazione sono agli atti ufficiali del Ministero degli affari esteri.
Le attività di ricerca sui Paesi obiettivo riguardano i modelli di fattibilità, i modelli di governance, la realizzazione e il monitoraggio dei piani di business, la mappatura e l'analisi dei processi, la gestione dei rischi, il sistema di controllo interno, lo sviluppo dei piani di marketing e di commercializzazione dei prodotti delle microimprese, gli aspetti di assistenza tecnica funzionali all'inclusione finanziaria.


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La politica italiana di cooperazione è un argomento che ci appassiona e ci vede proattivi. Negli ultimi tempi, infatti, le politiche di cooperazione stanno subendo interessanti modifiche di tipo filosofico e strutturale. In tempi di grande austerità, infatti, anche la politica di cooperazione deve saper mutare le proprie strategie: non più aiuti a dono, che pesano sulle tasche dei contribuenti italiani senza apportare benefici significativi sulle comunità dei Paesi in via di sviluppo, ma fondi di garanzia, che, attraverso il meccanismo virtuoso del fondo rotativo di garanzia, siano in grado di servire un numero potenzialmente illimitato di soggetti obiettivo.
Occorre adoperarsi affinché il microcredito diventi uno strumento sempre più incisivo nell'ambito delle politiche italiane di cooperazione. Ciò si può fare anche inserendo il microcredito all'interno dei programmi di conversione del debito e nei programmi per le linee di credito agevolate.
L'Italia può garantirsi un'opportunità fondamentale nel promuovere la crescita economica e la coesione nei Paesi beneficiati in modo durevole perché i microimprenditori, una volta avviati, costituiscono poi una ricchezza per loro stessi e per i Paesi in cui operano. In tale ottica il microcredito diventa uno strumento politico di importanza strategica anche nel concerto della diplomazia preventiva cui accennavo.
Rimaniamo ovviamente a disposizione per qualsiasi chiarimento.

PRESIDENTE. Ringrazio l'avvocato Graziano per l'ampia relazione con cui ha illustrato le origini, l'attuale organizzazione, il concetto dell'assistenza come responsabilità che innesca fiducia e non come dipendenza, gli interventi di intesa con il Ministero degli affari esteri in alcuni Paesi.
Poiché una delle aree più importanti e preoccupanti è l'Africa, vorrei sapere cosa si stia facendo in quell'area in cui dovrà realizzarsi la grande collaborazione, per fare in modo che quel continente che oggi soffre fame e malattie possa recuperare e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

MARIO BARBI. Ringrazio il segretario generale del Comitato per la sua esposizione. Cercherò di risparmiare tempo permettendomi magari anche qualche ruvidezza nelle domande, di cui mi scuso.
Ritengo che lei valuti positivamente il rapporto costi/benefici del Comitato, come si evince dalla sua illustrazione del lavoro, ma vorrei avere dati più specifici sui risultati conseguiti e quindi sulla effettiva messa in campo della leva prodotta dall'iniziativa del microcredito.
Vorrei sapere inoltre in cosa consista lo specifico e insostituibile contributo che il Comitato dà allo sviluppo di questa iniziativa, che non può essere dato da altri organismi quali un ufficio specifico dell'amministrazione della cooperazione o altro.
Mi rendo conto che si tratta di riferimenti fondamentali, del dubbio esistenziale, ma vorrei comprendere quale sia il senso specifico di questo Comitato, cosa lo renda necessario e quali risultati possa presentare.
Lei ricordava come siamo stati il primo Paese ad accogliere una raccomandazione delle Nazioni Unite istituendo questo Comitato, fatto sicuramente positivo che però non può non rammentarci le raccomandazioni che continuiamo a non raccogliere, sebbene ci siano rivolte in modo reiterato, come ad esempio nel caso della Commissione indipendente per i diritti umani.
Mi associo alla domanda del presidente Pianetta, perché ho l'elenco dei Paesi (Mongolia, Tunisia, Cuba, Santo Domingo, Argentina, Pakistan, Armenia, Iraq), ma effettivamente l'Africa subsahariana è per noi un campo in cui il microcredito potrebbe essere utile.

MARIO BACCINI. Ringrazio il presidente, l'avvocato Graziano, il professor La


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Torre e il dottor Pes per la relazione al Comitato permanente sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio della Camera dei deputati.
Questa istituzione pubblica nasce per una grande e straordinaria intuizione del Parlamento italiano, che all'unanimità ha varato una legge per intervenire con un'istituzione pubblica nell'economia sociale di mercato come scelta strategica fondamentale di un momento storico.
Kofi Annan fece un appello internazionale, l'Italia lo raccolse, siamo andati avanti su questa strada e il Parlamento italiano è stato tra i primi a entrare in maniera decisa nell'economia sociale di mercato, perché si è ritenuto probabilmente che l'automatismo del mercato non potesse risolvere i problemi dei poveri.
Per lottare contro l'estrema povertà, l'emarginazione e l'esclusione sociale e finanziaria, il Parlamento italiano, e il Governo Prodi subito dopo, ha voluto istituire il Comitato, che successivamente il Governo Berlusconi ha regolamentato, con una grande motivazione.
Il Comitato non è una banca e nemmeno vuole diventarlo: è la risposta alla necessità di mettere a sistema in un grande progetto la via italiana al microcredito. Il Parlamento ha quindi suggerito di mettere a regime tutte le intelligenze più sensibili del nostro Paese e di non sprecare più soldi con microinterventi settoriali, cercando di mettere tutti insieme i soggetti senza sostituirsi a loro, ma facendoli lavorare in rete, di mettere a regime tutte le banche per superare le garanzie reali con garanzie personali, quindi utilizzando un fondo di garanzia, le strutture pubbliche e private, e rendendo questo microcredito uno strumento utile per l'umanità.
Oltre a lavorare nei confini dell'attività domestica, il Comitato è stato spinto a proliferare nel mondo. Questa è stata l'intuizione del legislatore. Il Comitato è andato dove vi erano risorse a disposizione, perché il fondo in dotazione è utilizzato e centellinato in modo molto virtuoso con una microstruttura e grazie all'intelligenza del Consiglio di amministrazione, costituito di fatto da volontari, si è attivato per realizzare questi progetti.
L'obiettivo è mettere in rete tutte le forze esistenti per rivolgerci alle sacche più povere ed emarginate del nostro Paese sostenuti da indirizzi costanti che il Parlamento indica con ordini del giorno.
La lotta alla povertà è uno strumento importante, ma mi farebbe piacere ritornare sull'argomento, signor presidente, magari con più attenzione in una conferenza allargata, con soggetti protagonisti del settore. Il discorso delle garanzie reali presuppone una nuova cultura, il passaggio da una responsabilità collettiva a una responsabilità individuale dei soggetti in campo.
La lotta alla povertà è il primo risultato di italianità messo in campo prima dal Governo Prodi e poi dal Governo Berlusconi, è un'operazione Paese animata da protagonisti a tempo determinato. Come richiesto dal Parlamento, stiamo studiando la via italiana al microcredito.
La stiamo cercando attraverso lo studio e l'analisi e soprattutto la formazione, perché non sempre un immigrato, un ex detenuto, una delle 180.000 donne marocchine in Italia con cui è stata siglata una convenzione, sono in grado di fare una microimpresa. È quindi necessario selezionarli, formarli e avviarli nel mondo del lavoro, insegnandogli a realizzare un business plan e assistendoli con i giovani nuovi operatori di microcredito che il Comitato sta preparando, perché fare «microcredito all'italiana» presuppone una grande motivazione culturale e una sensibilità sociale fuori dal comune.
Yunus è stato un pioniere, al quale riconosciamo questo merito, ma i problemi europei sono diversi dalla sua vocazione. La Grameen Bank è un'esperienza che va bene in Bangladesh, ma non può funzionare a Torpignattara a Roma, a Milano o a Reggio Calabria, né in Venezuela.
Ci hanno chiamato da Santo Domingo e Cuba perché hanno cominciato a capire che noi italiani siamo gli unici protagonisti


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mondiali in grado di sviluppare business plan e gestire fondi di garanzia con i loro soldi.
Quando il Governo, le Commissioni parlamentari e il Parlamento daranno indirizzi e soldi, il Comitato potrà andare anche in Africa. È uno strumento operativo, per cui, se ci sarà la possibilità di intervenire - mi sembra che l'area sia ritenuta una priorità da parte della Commissione esteri - i soggetti che sono all'interno anche del consiglio nazionale del Comitato (ONG, operatori del sistema economico e finanziario, università) possono immediatamente preparare progetti per l'Africa subsahariana.
Poiché il tempo è tiranno, concludo osservando che il Comitato è a disposizione come strumento della politica estera del nostro Paese. Il Comitato non è una banca, ma cerca di far sì che le banche investano, tanto che, grazie ai suoi primi interventi e alla sensibilizzazione sul microcredito e la microfinanza, sono sensibilmente cresciute alcune fasce di microimprese, che hanno superato gli indici negativi.
Dove il microcredito non interviene c'è una caduta libera, ma dove interviene e il messaggio è arrivato, perché uno dei compiti è sensibilizzare a realizzare microimprese, sono aumentate del 10-20 per cento le forze lavoro in campo.
Non voglio fornire dati in modo approssimato, per cui sarà inviata alla presidenza una relazione più compiuta. Credo comunque che questo strumento possa essere potenziato sempre di più.
La rete italiana si sta formando, perché abbiamo messo a sistema tutto il mondo della cultura, dell'università, delle organizzazioni non governative, stiamo formando una nuova classe dirigente della microfinanza, del microcredito. Il Comitato resta uno strumento della politica estera del nostro Paese e ovviamente aspetta di ricevere indicazioni, perché i suoi limiti sono dettati dal perimetro stabilito dal legislatore.
Il Comitato non può fare finanziamenti, ma se domani una legge stabilisse che debba diventare strumento erogatore, sarebbe sicuramente a disposizione.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Baccini per aver integrato con il suo intervento la relazione del segretario generale, avvocato Graziano, e soprattutto per aver evidenziato che il Comitato non è una banca, ma mira a mettere in rete tutte le forze e le capacità in grado di dare un contributo alla via italiana al microcredito.
Credo di cogliere anche la sua considerazione in merito alla sollecitazione che con l'onorevole Barbi avevamo evidenziato circa la mancanza dell'Africa come area in cui poter spendere energie organizzative per accrescere in questi Paesi attraverso il microcredito la capacità di gestione della cosa pubblica in quella concezione dell'economia sociale di mercato che l'onorevole Baccini ha sottolineato in modo particolare.
Questo nostro Comitato potrebbe quindi dare qualche indicazione al Governo per garantire particolare attenzione nei confronti di queste aree, giacché il Comitato indaga tutto ciò che riguarda il raggiungimento degli Obiettivi del millennio e quindi la riduzione della fame e delle malattie e anche una migliore gestione della cosa pubblica da parte di questi Paesi, che devono non ricevere doni ed essere dipendenti, ma creare condizioni e sinergie per realizzare uno sviluppo attraverso le loro energie, intelligenze e capacità.
Do quindi la parola al segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, Riccardo Maria Graziano, per la replica.

RICCARDO MARIA GRAZIANO, Segretario generale del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito. Per quanto riguarda la domanda sul rapporto costi/benefici, a prescindere dall'inopportunità di fare l'apologia di se stessi, risponderemo solo con un dato, ovvero una lettera inviata anche al Ministero dell'economia.


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L'attività svolta in materia internazionale, di cui vi abbiamo dato un elenco, è meno della metà dell'attività svolta dall'ente pubblico, che svolge la propria funzione essenzialmente in materia nazionale.
All'interno del nostro Consiglio nazionale sono rappresentati ministeri, banche, fondazioni, che hanno un momento di incontro e di riflessione di tipo quasi volontaristico, perché attingiamo le migliori professionalità di questi soggetti per poter promuovere i nostri progetti.
Il Comitato è costato allo Stato circa 1,5 milioni dal febbraio-marzo 2009. Anche se non avessimo svolto nulla, calcolando solo i finanziamenti comunitari che sarebbero stati dispersi, abbiamo assicurato al sistema Italia l'equivalente di due volte e mezzo le risorse percepite per il nostro funzionamento.
Questo è stato oggetto anche di una nota del nostro presidente al Ministro Tremonti, che mi ha fatto oggetto di apprezzamento e non a caso a giugno-luglio, in un momento delicato, è stata una motivazione di tipo puramente economico.
La motivazione di tipo esistenziale è che siamo un ente pubblico. Raggruppare tutti gli operatori del settore con l'autorevolezza che può dare una veste istituzionale ci garantisce accesso a maggiori possibilità. Siamo uno strumento del Governo e dei ministeri che ci assegnano incarichi e finora ne sono ben felici, perché la maggior parte dei progetti da noi proposti sono stati adottati dai Paesi obiettivo.

MARIO LA TORRE, Consigliere di amministrazione del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito. Vorrei evidenziare ancora una specificità del Comitato, che, riunendo insieme anime diverse, svolge un singolare lavoro di coordinamento tra il mondo no profit e il mondo profit. Questa è una chiave essenziale per canalizzare verso la microfinanza gli sforzi e le iniziative degli intermediari finanziari, che adesso sono molto più attenti a questo tema, però in un'ottica maggiormente solidaristica ed etica. Si tratta di un lavoro molto delicato, e il Comitato da questo punto di vista sta svolgendo uno sforzo importante.
Il Comitato si occupa inoltre di un altro aspetto, di cui difficilmente potrebbero occuparsi altri soggetti: potendo lavorare sul piano internazionale ma anche domestico, quando lavora sul piano domestico indirettamente lavora anche sul piano della cooperazione internazionale. Tutti gli interventi promossi e coordinati per gli immigrati hanno ad esempio un importante effetto indiretto anche a livello di cooperazione internazionale.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, che ce ne hanno illustrato le caratteristiche, le funzioni e le attività, anche per queste ultime considerazioni molto preziose per il nostro lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,35.

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