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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
21.
Giovedì 8 ottobre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione del presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, onorevole Marcelo Freixo:

Colombo Furio, Presidente ... 3 6 7 8
Freixo Marcelo, Presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro ... 3 7
Porta Fabio (PD) ... 6
Ramello Paola, Rappresentante di Amnesty International ... 3
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 8 ottobre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 12,15.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, onorevole Marcelo Freixo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione del presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, onorevole Marcelo Freixo.
Ricordo che sono altresì presenti Jorge Vinicius, assistente dell'onorevole Freixo, e, in rappresentanza di Amnesty International, Paola Ramello, Daniela Carboni e Michela Gaito.
Do la parola ai nostri ospiti.

PAOLA RAMELLO, Rappresentante di Amnesty International. Desideriamo ringraziare il presidente e i deputati presenti per l'opportunità che ci è offerta di illustrare le problematiche riguardanti i diritti umani in Brasile. Molto brevemente, svolgerò un'introduzione sulle preoccupazioni di Amnesty International riguardo questo Paese.
Il Brasile presenta una forte disparità economica e sociale, che si riflette sul mancato accesso ai diritti fondamentali da parte delle popolazioni più povere. Nonostante gli sforzi del Governo in questi anni di migliorare la situazione, purtroppo il livello di violazione dei diritti umani a livello generale è ancora elevato e preoccupante.
A questo proposito, uno delle proposte che si vorrebbe portare al vertice che si terrà nei prossimi giorni tra Unione Europea e Brasile è quello di inserire nell'agenda il problema dei diritti umani. Le preoccupazioni principali riguardano, per quanto concerne le aree rurali, una forte violenza nei confronti dei lavoratori senza terra e la questione delle popolazioni indigene, che, in questa fase ancora indefinita di demarcazione delle terre ancestrali, molto spesso sono costrette a sgomberi forzati da parte dei proprietari terrieri.
Per quanto riguarda, invece, le aree urbane, il problema centrale è quello della sicurezza pubblica e della violenza della polizia e delle forze di sicurezza, tema di cui si è occupato il deputato dello Stato di Rio Marcelo Freixo, a cui cederei la parola.

MARCELO FREIXO, Presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro. Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente e gli altri deputati di questa occasione di dialogo e confronto. Sono qui in rappresentanza del Parlamento dello Stato di Rio de Janeiro, di cui


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presiedo la Commissione difesa dei diritti umani. Sono lieto di conoscere il Parlamento italiano e la sua Commissione esteri e vedere che essa esamina attentamente i temi dei diritti umani. Ciò non accade sempre nei Parlamenti europei. Il più delle volte l'economia occupa un posto privilegiato nelle relazioni esterne e poco si tratta, in tali rapporti, dei diritti umani.
Noi abbiamo avviato una Commissione parlamentare d'inchiesta per Rio de Janeiro e abbiamo esaminato un tema molto insolito per Rio. Si è accertato che dal 2000 a Rio c'è la mafia, quindi i nostri contatti con l'Italia sono importantissimi, anche se l'evento che stiamo affrontando è specifico di Rio, e non di scala nazionale. Si tratta comunque di strutture mafiose che noi definiamo milicias - così le ha battezzate la stampa di Rio -, che non sono però milizie nel senso abitualmente noto, dal momento che si tratta di gruppi formati da poliziotti, agenti carcerari, vigili del fuoco, tutti o quasi in servizio effettivo e che dominano parti del territorio di Rio - si parla di 200 territori - militarmente ed economicamente. Dominando il territorio, controllano anche la vita delle persone, e non solo nelle favelas: al contrario del narcotraffico, che occupa soprattutto queste ultime, le milicias controllano interi quartieri, strade, l'intera vita delle persone - in aree semiperiferiche e povere di Rio, non certo in quelle turistiche - oltre ad attività economiche molto redditizie, come il trasporto alternativo.
La rete di trasporto di Rio non è molto efficiente, le metropolitane e gli autobus non funzionano adeguatamente, soprattutto nelle aree periferiche; capita spesso che la popolazione utilizzi microbus, furgoncini, e dipende quindi da tale trasporto alternativo per andare a lavorare. Tutto il controllo del trasporto alternativo è in mano alla mafia.
Per avere un'idea, noi abbiamo studiato i bracci economici di tali gruppi: una sola milicia, la più antica, che agisce nell'area di Rio das Pedras, solo con la rete di trasporto alternativo incassa 60 mila euro al giorno, per darvi un'idea della dimensione economica e di potere. Tale denaro ovviamente sfugge ai controlli, si tratta di soldi liquidi facilmente destinati, poi, ad altre attività illecite, come l'acquisto di armi o il finanziamento di campagne politiche.
Lo stesso gruppo controlla anche la distribuzione del gas - che è in bombole, in quelle aree - ed è tutto venduto tramite le milizie, che ricavano un profitto enorme dal controllo di tale attività.
Esse controllano, inoltre, la distribuzione della TV via cavo, mediante allacciamenti clandestini, nonché, come molte mafie che esistono nel mondo, la vita delle persone attraverso il pizzo, la tassa di sicurezza che gli abitanti di quelle aree sono costretti a pagare per la propria protezione, ma in verità per proteggersi da tali milizie. Tutte queste attività possono, per esempio, fruttare a una milizia molto nota, la più forte di Rio, nel famoso quartiere di Campo Grande, a est della città, tra un milione e mezzo e due milioni di euro riscossi ogni mese.
Con il loro potere economico, le milicias hanno cominciato a organizzarsi per agire anche politicamente. Hanno sempre agito in rapporto a determinati gruppi politici di Rio. Dal 2004, gli stessi capi delle milizie cominciano a candidarsi al Parlamento municipale, e diventano consiglieri comunali: nel 2004 tre consiglieri sono capi di milizie e nel 2006 un capo di milizia, poliziotto e fratello di un ex consigliere municipale, viene eletto deputato statale di Rio.
Vediamo, quindi, che esiste un chiaro rapporto tra famiglia, controllo del territorio, braccio economico e braccio politico. In questo senso cominciamo ad avvicinarci fin troppo al funzionamento delle mafie che l'Europa conosce meglio di noi.
In Parlamento la situazione diventa strana e minacciosa, non solo per i diritti umani, ma per la democrazia, perché loro controllano i voti. Quando queste persone dominano il territorio offrono sempre il loro appoggio al Governo. E perché vogliono essere presenti in Parlamento? Lo spiego con un esempio chiaro: nel quartiere Campo Grande, gestito dalla potente milizia cui ho accennato, tutte le nomine


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a incarichi pubblici sono gestite dalle milicias: i dirigenti degli ospedali, i presidi delle scuole, i commissari, tutti sono designati dalla base politica dell'amministrazione locale, che è in mano ai capi delle milizie. Si arriva a un punto, a Rio, in cui crimine, polizia e politica sono ormai inseparabili.
Questo è una reale minaccia per l'ordinamento democratico di Rio, che non è un posto qualunque in Brasile. Sto parlando di Rio de Janeiro, che avrà un ruolo fondamentale per la Coppa del Mondo e le Olimpiadi nel 2014 e nel 2016.
Noi siamo entrati in Parlamento il 1o febbraio 2007, nello stesso momento in cui vi entravano le milizie. La nostra prima azione concreta, il 13 febbraio 2007, è stata la richiesta di istituire una commissione di inchiesta parlamentare sulle milicias. Il Parlamento non ha accolto la proposta, perché al suo interno le milizie avevano più forza di noi. Siamo riusciti a istituirla solo nel giugno del 2008 per un fattore esterno, in quanto dei giornalisti di un noto quotidiano di Rio, O Dia, erano andati a raccogliere materiale per un reportage in un'area dominata dalle milizie, e tre di loro erano stati individuati e torturati selvaggiamente. Questo episodio ha modificato la percezione delle milicias da parte della stampa, che ha cominciato a esigere dal Governo un contrasto e un'attenzione maggiori nei loro confronti.
Un'altra triste verità è che, finché le vittime delle milizie erano abitanti dei quartieri poveri, nemmeno i giornali se ne preoccupavano. Solo a partire dal momento in cui le vittime sono state persone a loro vicine, con un'identità più visibile, i media hanno cominciato a prendersi a cuore la questione. La nostra richiesta di istituire una commissione era già ferma da un anno in Parlamento, e tutti i media, televisioni e giornali, ne hanno sollecitato l'istituzione. Il caso dei giornalisti torturati si è verificato a maggio e la commissione è stata istituita a giugno. Vedete, quindi, quanto abbia influito sul Parlamento tale episodio.
L'inchiesta è stata realizzata attraverso un coordinamento tra funzionari di polizia e miei collaboratori. Abbiamo, quindi, creato un gruppo esteso al di là del Parlamento, sollecitando giudici, giornalisti, altri esponenti della polizia, un gruppo solido di persone con buoni rapporti personali, e abbiamo indagato per sei mesi sulle milizie. Ne è scaturita una relazione finale che abbiamo portato qui. Purtroppo non è in italiano: chiedo scusa, ma non c'è stato il tempo di tradurla in tutte le lingue dei Paesi che stiamo visitando, di cui l'Italia è il sesto. Ne è disponibile, però, la versione inglese.
Nella relazione si descrive il funzionamento delle milicias, dove sono, quali sono i loro bracci politici e le loro strutture economiche. Essa contiene una richiesta d'incriminazione in cui si dimostra il coinvolgimento di 225 persone e si chiede di indagare su altre 900. L'aspetto più importante non è solo che si mostra come il Parlamento di Rio abbia reagito a una situazione così delicata - il che è un bene per chiunque operi in ambito parlamentare - ma anche che, durante le indagini, molte cose a Rio hanno cominciato a cambiare: diversi capi di milizia sono stati arrestati, ed anche dei parlamentari - il che è un ottimo segnale - legati alle milizie sono stati deposti, arrestati e alcuni già condannati; in particolare due fratelli - un consigliere municipale e un parlamentare - sono stati condannati a dieci anni di carcere. La cosa più importante, però, è che la relazione presenta anche cinquantotto proposte concrete per affrontare le milizie.
Noi sappiamo - e l'Europa ha una conoscenza superiore alla nostra - che le prigioni non bastano a fermare il potere delle mafie: occorrono misure politiche, economiche e territoriali, le milizie devono essere indebolite nella loro struttura economica e ciò a Rio non è ancora accaduto.
Lo ripetiamo, si tratta di una minaccia alla democrazia, ma è un problema mondiale, non solo di Rio. Nel caso delle mafie italiane, del resto, il problema non riguardava solo l'Italia e così anche quello delle mafie di Rio de Janeiro non è esclusivo di Rio o del Brasile. Si tratta di un tema che deve essere conosciuto a livello internazionale.


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Dal momento che alcuni Parlamenti d'Europa intrattengono un dialogo permanente con il Brasile sui diritti umani, è importante per noi che il tema delle milizie rientri in questo canale di relazioni con i Paesi europei.
Oltre alle cinquantotto proposte concrete, trovate nella relazione una mappa di tutto il funzionamento delle milizie. Su tali proposte noi stiamo dialogando con il Governo federale brasiliano il quale, va detto, attualmente non si oppone affatto alla relazione, la quale è stata approvata all'unanimità dal Parlamento dello Stato di Rio, con il voto favorevole di tutti i deputati. È chiaro che le pressioni di questo ultimo anno ci hanno aiutato a ottenere tale risultato; anzi, il Governo brasiliano si dichiara favorevole alle misure, ma non ha ancora raggiunto la velocità richiesta. Sono molte le vite in gioco, e ogni giorno perso a causa della burocrazia ce ne fa perdere altre.
Vi ringrazio di nuovo per questa occasione di confronto. Chiediamo che il tema delle mafie a Rio, che purtroppo esiste, possa rientrare nei temi dei rapporti bilaterali ed essere trattato nelle Convenzioni che si occupano della situazione dei diritti umani in Brasile. È una delle misure concrete da prendere per far fronte a questi gruppi che, senza alcun dubbio, sono il maggior esempio di violazione dei diritti umani e di attentato alla democrazia che noi abbiamo conosciuto nella storia di Rio. È la prima volta che la criminalità organizzata ha un disegno di potere, il che è totalmente inammissibile per chi difende la democrazia. E noi siamo qui in cerca di risposte a tutto ciò.

PRESIDENTE. Ringraziamo il presidente Freixo. Per parte mia posso dire che l'argomento ci interessa immensamente. Siamo un Paese tormentato dal cancro della mafia, e quindi il puro e semplice uso di tale parola suscita in noi un'attenzione vivissima e un allarme grandissimo.
Per quanto riguarda questo Comitato, che è parte della Commissione affari esteri, nonché la Commissione nel suo insieme, ci preoccuperemo certamente anche presso il Governo, che è poi il tramite dei rapporti internazionali, affinché il tema non sia mai eluso e sia attentamente riportato nelle discussioni e negli incontri congiunti. È evidente che un problema così grave che pesa su di voi non solo assomiglia a un problema altrettanto grave che pesa su di noi, ma ha la tendenza a diffondersi nel mondo con la stessa gravità e con una forza moltiplicata dalla debolezza dei Paesi e dei Governi che lo affrontano.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FABIO PORTA. Volevo ringraziare gli amici di Amnesty International, nonché l'onorevole Freixo, per la presenza, l'intervento e i fatti interessantissimi e anche preoccupanti che ci hanno raccontato. Ringrazio anche gli uffici della Camera per il materiale che hanno preparato.
Vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, rafforzate non solo dal fatto di essere membro di questo Comitato e di questa Commissione, ma anche di essere l'unico parlamentare italiano residente in Brasile. Come sapete, noi abbiamo dodici deputati eletti all'estero, e io sono uno di questi.
Sono residente a San Paolo, una città che come Rio de Janeiro vive i problemi di collusione tra delinquenza organizzata, poteri istituzionali e mafie di vario genere. Mi riallaccio all'intervento del presidente Colombo, che ringrazio anche per l'importante lavoro che svolge a capo di questo Comitato.
Noi italiani - diceva il presidente - sappiamo cosa vuol dire la parola «mafia», l'abbiamo vissuto e sofferto sulla nostra pelle, non solo per ciò che riguarda i conflitti, le morti e le tragedie, ma anche per l'immagine del nostro Paese. Da tanti anni, e ancora in parte, alcune regioni italiane sono conosciute più per la parola «mafia» che non per le loro bellezze; lo dico anche come parlamentare - se mi permettete - nato in Sicilia.
Il Brasile vive, in parte, lo stesso dramma: è un Paese sicuramente molto


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più bello, più importante, più ricco per tanti aspetti che non per la violenza, la delinquenza e la povertà. Peraltro, è un Paese che, in questi anni, ha dimostrato non solo di saper crescere economicamente e svilupparsi, ma anche di avere il coraggio, a differenza di altri Paesi emergenti, di tentare di conciliare la crescita con la redistribuzione della ricchezza, lo sviluppo economico con la giustizia sociale. Da questo punto di vista mi sembra che, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, il Governo Lula stia rappresentando un avanzamento in questa direzione.
Ricollegandomi anche a Rio, in questi giorni si sta svolgendo a Stoccolma il vertice Brasile-Unione europea e, quindi, questa audizione cade anche in un momento particolare. Mi sembra che l'importante riconoscimento di alcuni giorni fa - la vittoria di Rio de Janeiro per le Olimpiadi del 2016, che si aggiunge al fatto che Rio, insieme a tutto il Brasile, ospiterà nel 2014 anche i campionati mondiali di calcio - dimostri, a sua volta, il successo del Brasile come Paese che riesce a dare un'immagine di sé che va al di là dei problemi che stiamo discutendo.
Rispetto alle questioni specifiche, credo che in Brasile, ma non solo in questo Paese, la mafia si possa sconfiggere anche con le forze di polizia, con le forze dell'ordine, ma soprattutto con la lotta alla povertà, nonché con il ripristino della legalità e delle regole democratiche. In questo mi sembra che le istituzioni brasiliane stiano dimostrando di compiere il loro dovere, nonostante in Brasile - come anche in Italia - le collusioni tra mafia o delinquenza e istituzioni esistono. Noi ne sappiamo qualcosa e ogni riferimento a quanto sta succedendo in queste ore, ovviamente, è del tutto casuale. Mi riferisco ai problemi di legalità e al fatto che neanche le più alte cariche dello Stato siano immuni da eventuali indagini. Non parlo della mafia, ma evidentemente di questioni che hanno attinenza con la legalità.
Tra alcune settimane, o mesi, andremo in Brasile come Commissione mista parlamentare Italia-Brasile. Esiste una Commissione formata da otto deputati del Parlamento italiano e otto della Camera dei deputati brasiliana. In base a un protocollo specifico, che esiste tra le due Camere, ci riuniremo probabilmente nei primi mesi del prossimo anno.
Credo che, in relazione al tema della lotta alla mafia, dei diritti umani, della legalità, se esiste un'esperienza italiana che, anche a livello di diplomazia parlamentare, riveste un significato importante, sia proprio quella della lotta antimafia. Ritengo che anche la nostra Commissione antimafia possa interagire. È uno dei temi di cui potremo anche discutere, portando un'esperienza, come anche acquisendo altro materiale e informazioni per poter lavorare insieme.
Vi ringrazio. In base alle mie considerazioni, credo che possiamo trovare anche con questo Comitato ulteriori spunti per lavorare. Mi metto a disposizione in questo senso.

PRESIDENTE. Do la parola al presidente Freixo per la replica.

MARCELO FREIXO, Presidente della Commissione difesa dei diritti umani e cittadinanza dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro. Trovo molto importante il dialogo tra il Parlamento italiano e quello brasiliano. Questa relazione è stata già presentata alla Commissione dei diritti umani della Camera dei deputati e anche alla Commissione dei diritti umani del Senato. Entrambe le Camere legislative federali brasiliane sono al corrente del problema e sono piuttosto preoccupate. Sappiamo infatti che, per quanto questa possa essere oggi una realtà limitata a Rio, le condizioni che hanno provocato il problema a Rio possono benissimo determinarne la diffusione nel resto del Brasile.
Non sarebbe la prima volta che i fenomeni in Brasile cominciano a Rio e poi da lì si diffondono. È capitato spesso nella storia del Paese: Rio è sempre il luogo che esporta e diffonde i buoni e i cattivi modelli. È successo con la samba, che è una bella cosa, ma può accadere anche con le milicias, che noi non vogliamo.


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È per questo dunque che auspico questo dialogo e questa intensificazione del contrasto alle milicias: perché ora è più facile fermarle rispetto a qualche tempo fa, se solo prendiamo i provvedimenti necessari - e possiamo farlo. Il Ministro della giustizia del Governo Lula, Tarso Genro, una persona serissima e impegnata a favore della democrazia, conosce la relazione, l'ha letta e si è già impegnato a intervenire. Lui stesso sa, però, quanto sia difficile per lo Stato brasiliano decidere con la rapidità richiesta. Non sempre lo Stato è rapido quanto vorremmo che fosse, lo sappiamo, e ciò non vale solo per il Brasile. È per questo che il dialogo internazionale e la possibilità di sfruttare il canale dei rapporti tra alcuni Paesi e il Brasile possono aiutarci molto e aiutare coloro che, in seno al Governo brasiliano, vogliono prendere tali provvedimenti, e molte volte non riescono a ottenere gli strumenti necessari.
Le milicias di Rio non lavorano con la droga: questo è un aspetto importante che le distingue da altre milizie o mafie latinoamericane. Non si tratta dello stesso fenomeno. Queste milicias non spacciano droga, ma sono anzi portatrici di un discorso di ordine, di «fare giustizia», che in verità serve a legittimare un gruppo criminale formato da agenti pubblici che forniscono sicurezza, per così dire. Ciò è assai grave e complesso, e potrà trovare soluzione soltanto se prendiamo misure che vadano al di là dell'azione di polizia. La polizia a Rio sta agendo, è riuscita ad arrestare alcuni capi, ma sappiamo che non può fermare il potere economico di queste milizie. Si tratta di misure che dipendono dal Governo federale e dal Governo di Rio de Janeiro.
Occorrono anche misure legislative: in Brasile, ad esempio, non esiste il reato di milizia. C'è un disegno di legge al riguardo presentato al Congresso un anno fa, e noi vorremmo che fosse approvato quanto prima, perché ci aiuterebbe ad affrontare le milicias in tribunale. È solo un esempio, ci sono altre cinquantotto proposte nella nostra relazione.

PRESIDENTE. Ringrazio Marcelo Freixo, i rappresentanti di Amnesty International che così gentilmente e utilmente hanno accompagnato il rappresentante dell'Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro e presidente della Commissione difesa dei diritti umani, nonché il suo assistente Vinicius.
Per quanto sta a noi, la vostra testimonianza e la documentazione che ci lasciate non andranno né perdute, né dimenticate.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,45.

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