Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Strumento di esplorazione della sezione Lavori Digitando almeno un carattere nel campo si ottengono uno o più risultati con relativo collegamento, il tempo di risposta dipende dal numero dei risultati trovati e dal processore e navigatore in uso.

salta l'esplora

Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

Torna all'elenco delle indagini Torna all'elenco delle sedute
Commissione III
24.
Martedì 16 febbraio 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione del ministro Valentino Simonetti, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani:

Colombo Furio, Presidente ... 3 6 8 11
Barbi Mario (PD) ... 6
Pianetta Enrico (PdL) ... 7
Simonetti Valentino, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 3 6 8
Tempestini Francesco (PD) ... 7
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 16 febbraio 2010


Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 12,05.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro Valentino Simonetti, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione del ministro Valentino Simonetti, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani
Ricordo che il ministro Simonetti, cui diamo volentieri il benvenuto, è già stato audito da questo Comitato nelle sedute dell'11 dicembre 2008 e del 25 febbraio 2009. Il ministro Simonetti ha fatto parte della delegazione italiana che la scorsa settimana si è recata a Ginevra in occasione dell'esame periodico universale del nostro Paese da parte del gruppo di lavoro del Consiglio e delle Nazioni Unite sui diritti umani e proprio questo tema sarà il cuore dell'audizione odierna.
Do la parola al nostro ospite per lo svolgimento della relazione.

VALENTINO SIMONETTI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, presidente e gentili onorevoli. È per me sempre un particolare onore e piacere avere l'occasione di essere audito e di mettere al corrente degli sviluppi più recenti riguardanti il monitoraggio internazionale sulla situazione dei diritti umani in Italia.
A quanto mi risulta dai resoconti, credo che abbiate avuto modo di esaminare anche l'ultima relazione presentata al Parlamento dal Comitato interministeriale dei diritti umani circa l'attività del 2008. Purtroppo, le relazioni arrivano sempre con un certo iato. Ho visto, comunque, che vi è stato un dibattito; dunque è stato esaminato, e la cosa non può che farmi piacere, dato che in passato le relazioni del CIDU forse non venivano esaminati con la dovuta attenzione.
Se permettete, prima di descrivere quanto accaduto a Ginevra la scorsa settimana, vorrei ricordare, ad esempio, che la relazione relativa alle attività del CIDU per l'anno 2006 - inoltrata, quindi al Parlamento nel giugno 2007 - conteneva al suo interno un interessante studio e degli approfondimenti compiuti in seno al


Pag. 4

Comitato interministeriale atti ad individuare quali fossero stati i rilievi sistematici effettuati nei confronti dell'Italia da parte degli organismi internazionali di monitoraggio dei diritti dell'uomo. Per rilievi sistematici intendo quei rilievi che riguardano problematiche di fondo, presenti da molti anni, che ancora non sono state risolte. Un tema che ritorna, ad esempio, e che è ritornato naturalmente anche Ginevra, è quello dell'istituzione nazionale indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani. Questa è una richiesta che viene presentata all'Italia ormai da una decina d'anni e che viene reiterata ogni volta, sia in ambito delle Nazioni Unite, sia in ambito del Consiglio d'Europa. Nella relazione al Parlamento relativa alle attività del 2006, vi sono, infatti, una serie di temi che sono puntualmente tornati all'attenzione anche in questa occasione a Ginevra. Mi riferisco, ad esempio, all'assenza del reato di tortura nel nostro codice penale, alla richiesta di ratificare il protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite.
Mi riferisco, anche, ad un altro tema che da anni è particolarmente rilevante per quel che riguarda il nostro Paese, ossia a tutta la problematica relativa ai Rom, ai Sinti e ai camminanti; alle loro condizioni di vita, al loro status del nostro Paese e via dicendo. Questo tema è stato presente in maniera decisa nel corso dell'incontro e del dibattito ginevrino.
Richiamo questi punti proprio in quanto la relazione del 2006 aveva approfondito in maniera sistematica tutti questi diversi temi e aveva anche dato qualche indicazione di tipo tecnico - il nostro, infatti, è un Comitato tecnico - sulle possibili soluzioni e approcci per affrontarli.
Venendo adesso a Ginevra e, quindi, alla prima tappa dell'esame dell'Italia nell'ambito della procedura di revisione periodica universale del Consiglio dei diritti umani, ricordo che tale procedura è nuova ed è stata introdotta con il Consiglio dei diritti umani, che ha sostituito la Commissione dei diritti umani, e che si tratta di una procedura che riguarda tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite. Con il ciclo attualmente in corso, sono ormai quasi cento i Paesi già esaminati e si prevede che nel ciclo complessivo dei quattro anni tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite saranno esaminati.
Quello che è notevole di questa procedura è che sinora tutti i Paesi vi si sono sottoposti; non abbiamo avuto nessun caso di un Paese che si sia rifiutato di sottoporvisi. Questo è già un aspetto di rilievo, in quanto abbiamo esaminato Paesi come la Corea del nord, per citarne uno, e nella giornata di ieri si è svolto l'esame di un Paese come l'Iran, che si è presentato con una propria relazione e si è sottoposto all'esame, come hanno fatto tutti gli altri Paesi sinora.
L'Italia, quindi, ha passato la prima parte di questo esame martedì scorso, il 9 di febbraio. Vi ricordo, in estrema sintesi, che questo esame periodico universale si compone essenzialmente di due parti: la prima parte, svoltasi appunto il 9 febbraio, consiste in un dibattito interattivo di fronte a un gruppo di lavoro del Consiglio dei diritti umani. Si tratta di un gruppo di lavoro a composizione aperta, nel quale siedono tutti gli Stati membri e al quale sono presenti anche tutti gli osservatori che vogliano partecipare alla seduta. Il dibattito dura tre ore: un'ora è a disposizione della delegazione del Paese esaminato, mentre due ore sono riservate a tutti gli Stati presenti, siano essi membri del Consiglio o osservatori. Tutti gli Stati presenti hanno la facoltà di indirizzare al Paese esaminato delle domande o di sottoporre delle raccomandazioni. Le raccomandazioni costituiscono, infatti, il prodotto di questo primo dibattito ed esse vengono condensate in un documento che si chiama «rapporto del gruppo di lavoro». Esso contiene una sintesi del dibattito, quindi di quanto è stato detto sia dalla delegazione nazionale, sia da tutti i Paesi che sono intervenuti. Ricordo che in questa sede non è consentito alle organizzazioni non governative di prendere la parola; sono, pertanto, solo gli Stati a parlare.


Pag. 5

Allegato a tale documento vi è poi l'elenco consolidato di tutte le raccomandazioni espresse.
Nel caso dell'Italia, c'è stata un'attenzione particolare, dimostrata dal numero dei Paesi che si sono iscritti a parlare. Sono state 64 le nazioni che lo hanno fatto. Per iscriversi a parlare bisogna mettersi in coda, per cui il primo che arriva sarà anche il primo a prendere la parola. Dei 64 Paesi iscritti, solo 51 hanno potuto effettivamente prendere la parola; il tempo, infatti, è contingentato in due ore di dibattito, pertanto quelli che si sono iscritti per ultimi non hanno potuto prendere la parola, in quanto il tempo era scaduto.
I cinquantuno Paesi intervenuti rappresentano una gamma di tutti i Paesi di ogni regione e tutti i vari gruppi regionali sono stati molto presenti ed attivi nel dibattito. Sono state poste numerose domande e sono state formulate numerose raccomandazioni all'Italia: 153, in totale. Raggruppando, tuttavia, quelle di identico contenuto, le raccomandazioni sono 92, che è, quindi, il numero di raccomandazioni contenuto nel documento adottato ad referendum alla fine della seduta. Si tratta di un numero elevato e, tuttavia, nella media dei numeri elevati, se pensiamo che un Paese come la Norvegia ha avuto 91 raccomandazioni e altrettante ne ha avute la Cambogia. Avere molte raccomandazioni, quindi, non è di per sé è un dato significativo. Tra l'altro, si tratta di un numero che è andato crescendo con il passare delle sessioni: man mano che questo esercizio veniva più assimilato e compreso dalle delegazioni che partecipavano, è andato costantemente aumentando il numero di raccomandazioni registrate. In sintesi, il numero delle raccomandazioni rivolte all'Italia è elevato, ma non è un record.
I contenuti del dibattito saranno leggibili per intero nei documenti del dibattito, che saranno disponibili sul sito dell'Alto Commissario dei diritti umani fra una decina di giorni, una volta, cioè, che sarà scaduto il tempo per le correzioni formali che possono essere ancora richieste da parte degli Stati intervenuti.
Come si può evincere dal résumé, i temi più trattati sono stati i problemi relativi al razzismo e alla xenofobia. Il numero di interventi su questo tema lo metterei, infatti, al primo posto. Al secondo posto, possiamo senz'altro mettere il problema del trattamento dei migranti in genere: ossia, da un lato, l'ammissione dei migranti nel territorio italiano, dall'altro, il trattamento dei migranti nel territorio nazionale, da tutti i punti di vista. Un terzo aspetto, oggetto di numerose raccomandazioni da parte di molte delegazioni, è stato quello dell'istituzione nazionale indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani. Di seguito, abbiamo la richiesta di adesione e ratifica di atti e convenzioni internazionali e, via via, altri temi in ordine minore.
In generale, sono stati toccati moltissimi temi, come quelli relativi alla giustizia, alla situazione delle carceri, alla libertà dei media, all'indipendenza della magistratura, a questioni di carattere ambientale, per arrivare al coinvolgimento della società civile nei seguiti delle raccomandazioni. Molte delegazioni hanno affrontato anche il tema delle vittime di tratta e dei diritti dell'infanzia.
Dal punto di vista procedurale, le raccomandazioni rivolte all'Italia sono state tutte recepite dalla delegazione italiana; essa si è, infatti, riservata di rispondere all'insieme delle raccomandazioni in un secondo tempo, come è consentito dalla procedura e come hanno fatto sinora quasi tutti i Paesi dell'Unione europea, che hanno preferito prendere tempo ed esaminare le raccomandazioni per rispondere in un secondo momento. La risposta verrà, quindi, fornita in un documento scritto che sarà consegnato e distribuito prima della sessione plenaria del Consiglio dei diritti umani che avrà luogo in giugno. In tale sessione sarà nuovamente esaminato il documento con le raccomandazioni e la risposta del Governo. Al termine di questo processo,


Pag. 6

sarà adottato il documento conclusivo che chiude il procedimento nei confronti dell'Italia.
Il Comitato interministeriale dei diritti umani ha già curato la predisposizione di uno dei tre documenti base utilizzati per il dibattito della scorsa settimana, cioè il cosiddetto «rapporto nazionale», che è quello del Governo. Tale documento è accompagnato da un altro che raccoglie i punti di vista della società civile, il cosiddetto «summary», e da un altro ancora che raccoglie invece le conclusioni di tutto il sistema delle Nazioni Unite sull'Italia, ossia dei vari organismi di monitoraggio della situazione.
Sarà, quindi, lo stesso Comitato interministeriale dei diritti dell'uomo che, riunendo tutte le amministrazioni attorno a un tavolo, esaminerà le raccomandazioni e valuterà che tipo di risposta si possa fornire. Le raccomandazioni possono essere accettate, rifiutate o accettate con vario tipo di riserve; ci sono, quindi, varie formule che possono essere impiegate.
Mediamente, molte raccomandazioni sono formulate in modo tale da poter essere accettate senza particolari difficoltà. Almeno la metà di esse consistono, infatti, in esortazioni a continuare a fare degli sforzi in una certa direzione, in quanto si tratta, magari, di attività già in corso. Ci sono, poi, raccomandazioni che vanno esaminate più a fondo con le amministrazioni competenti per valutare il tipo di risposta e la motivazione da fornire in quell'ambito specifico.
Credo che tanto basti, come illustrazione di questo primo procedimento. Naturalmente sono a vostra disposizione, se vi fossero quesiti o aspetti da approfondire.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai miei colleghi per eventuali domande, mi permetta di porle un quesito. Ho inteso che il comitato che lei rappresenta ha accettato per studio, considerazione e risposta successiva tutte le raccomandazioni e le domande che sono state avanzate; non vi è stato, quindi, nessun tipo di intervento tra le due parti ma semplicemente un recepimento, per poi rispondere in un secondo tempo. La domanda che le pongo è, quindi, in cosa consista il secondo tempo.

VALENTINO SIMONETTI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Il secondo tempo, come ho avuto modo di spiegare, consiste nella seduta del Consiglio dei diritti umani che conclude il procedimento di revisione. Si tratta, dunque, della seconda fase del procedimento, che si svolgerà a giugno e durerà un'ora. In questa ora, la delegazione nazionale illustrerà la risposta che intende dare alle raccomandazioni; essa sarà fornita in forma scritta e consisterà in un documento che sarà messo a disposizione di tutti i membri del Consiglio e delle organizzazioni della società civile che, in questa fase, possono prendere la parola. Si terrà un breve dibattito e, al termine, sarà prodotto un documento che riassume l'insieme della procedura.
In ogni caso, non è il comitato che ha accettato di prendere in considerazione tutte le domande: questa è una scelta del Governo. Il comitato, infatti, è solo un organo tecnico che coordina il tipo di esame e di risposta che si può dare alle raccomandazioni.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

MARIO BARBI. Vorrei chiedere al ministro di illustrarci anche qualche impressione riportata dal procedimento di revisione. Io mi rendo conto che la relazione che ha svolto sia essenziale e giustamente stringata nella rappresentazione della procedura e dei fatti; essa è quasi una relazione statistica, in cui abbiamo dei dati quantitativi, come il numero di raccomandazioni e quant'altro. Tuttavia, vorrei chiedergli di compiere un passo in più. Rimanendo, naturalmente, nel limite del suo ruolo e nell'ambito delle attribuzioni e delle libertà che gli sono consentite, vorrei che ci illustrasse anche le impressioni che ha riportato sulle questioni qualitative, ad esempio sul


Pag. 7

modo in cui si è svolto l'esame e sull'attenzione che abbiamo ricevuto che, effettivamente, sembra notevole, a giudicare dal numero di Paesi che hanno ritenuto di doverci rivolgere delle domande o portare delle osservazioni. Le chiederei, dunque, se sia possibile addentrarci maggiormente nella parte qualitativa. Naturalmente, tra la responsabilità tecnica e quella politica esiste una distinzione della quale non si può non tener conto. Noi, chiaramente, siamo molto interessati anche alla parte politica, oltre che a quella tecnica, anche perché riscontriamo che, in qualche modo, siamo fermi su questioni estremamente rilevanti come quelle che lei ci ha ricordato essere già contenute nella relazione del 2006, ossia l'autorità indipendente, la questione della tortura, la ratifica del protocollo opzionale, oltre che su tutte le altre questioni più difficili da definire. Quando, infatti, parliamo di razzismo, di trattamento dei migranti e di xenofobia, ci riferiamo a fenomeni complessi che non sono definibili in fattispecie normative e sui quali aspetti culturali, sociali e di costume diventano rilevanti, in quanto investono, oltre che le responsabilità delle istituzioni, quelle più larghe di un Paese e della sua realtà. Queste sono questioni che noi conosciamo e sulle quali abbiamo diverse volte manifestato preoccupazione. Mi riferisco, ad esempio, alla questione dei Rom, a quella del trattamento degli immigrati, alla clandestinità e quant'altro.
Tuttavia, approfittando di questa sede, e affinché resti agli atti, devo dire che è motivo per me di riflessione il fatto che l'intervento che ha svolto il Governo, nella persona del sottosegretario Scotti, ha annunciato la predisposizione di un disegno di legge per la ratifica della convenzione contro la tratta degli esseri umani - che è cosa buona e giusta, in quanto questa predisposizione prima arriva, meglio è - dall'altra, però, afferma che si rinvia di nuovo ad un tempo indefinito la costituzione di un'autorità indipendente in materia di diritti umani, per la quale sarà approntato un disegno di legge nei prossimi mesi. Si tratta di una definizione temporale che si presta a dilatazioni; per di più, trattasi di un disegno di legge, del quale conosciamo le procedure, ed esso sarebbe, inoltre, la condizione preliminare per la ratifica del protocollo sulla tortura.
Oltretutto, c'è un altro punto di rilievo, ed è quello in cui si dice che il Governo italiano non intende ratificare la Convenzione sui diritti dei migranti a causa della mancata distinzione tra immigrazione legale ed illegale.
Non so se lei sia in grado di fornirci qualche informazione di tipo comparativo su questo punto. So che questa convenzione effettivamente suscita nei Paesi destinatari di immigrazione più di una difficoltà. Tuttavia, non so come rispetto ad essa si comportino Paesi come la Germania, la Francia o la Gran Bretagna, ad esempio, che sono i Paesi con i quali noi riteniamo di avere consonanze e somiglianze culturali, istituzionali, eccetera.

FRANCESCO TEMPESTINI. Io mi associo e faccio mie le osservazioni dell'onorevole Barbi. Questo mi consente di porre, inoltre, un'altra questione. Io vorrei chiederle un giudizio molto sintetico sui quattro anni di attività del Consiglio dei diritti umani. Al ritmo di un garbato minuetto, infatti, noi andiamo avanti con le raccomandazioni, le repliche e le contro repliche, e l'Iran entra, o sta per entrare, nel Consiglio dei diritti umani.
Quel che mi chiedo, quindi, è: ne vale la pena? Dovendo tirare un bilancio, i diritti umani nel mondo hanno fatto un passo avanti grazie all'istituzione di questo Consiglio, e se sì, in che senso?

ENRICO PIANETTA. Anche io voglio ringraziare il ministro Simonetti per quanto ci ha illustrato circa gli esiti della sua missione a Ginevra. Non c'è dubbio che i temi sollevati da queste raccomandazioni siano temi di fondo e credo che abbia fatto bene a evidenziare il fatto che l'Italia ha questi problemi ormai da molto tempo, ed è necessario cercare di trovarvi una soluzione.


Pag. 8


Vorrei porle un paio di domande. Vorrei avere, se possibile, qualche ulteriore approfondimento soprattutto per quanto riguarda i primi due temi toccati, ossia razzismo, xenofobia e trattamento dei migranti; in particolare, mi piacerebbe capire quali siano gli aspetti maggiormente contenuti nelle raccomandazioni dei vari Paesi relativamente a questi due argomenti che hanno suscitato le maggiori attenzioni.
Inoltre, vorrei sapere se gli elementi oggetto delle raccomandazioni verso l'Italia esistano anche nei confronti di altri Paesi europei. Non glielo chiedo per stilare delle graduatorie o per evitare di assumerci le nostre responsabilità in ordine alla costruzione di un'impalcatura sempre più adeguata per la promozione e la tutela dei diritti umani; glielo chiedo, piuttosto, per valutare quale sia, in ambito europeo, la capacità e la possibilità di concordare le azioni da intraprendere. Vorrei capire, cioè, come fare fronte comune e risolvere tali questioni in sede europea, senza, ripeto, modificare i nostri impegni, i nostri i doveri e le nostre responsabilità in ordine ad un tema così importante.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al ministro Simonetti per la replica, vorrei ricordare ciò che egli ha ripetuto varie volte nel suo intervento, ossia la qualità tecnica del Comitato e della sua funzione, quindi anche delle sue parole e della missione che ha svolto a Ginevra.
Le nostre domande sono un misto di domande politiche e tecniche; pertanto, credo che noi dovremmo estendere la nostra comprensione al ministro se ci risponderà sull'aspetto tecnico, rinviando agli organi politici le risposte politiche. È evidente, infatti, che come Comitato siamo molto più ansiosi di avere delle risposte politiche. Tuttavia, sarebbe interessante approfondire anche l'aspetto tecnico, peraltro già molto ben descritto, e capire meglio come procede questo esame, giovandosi della presenza del ministro Simonetti, che da «avvocato» del Governo italiano, vi ha partecipato rappresentando il cliente, molto più che immedesimandosi nelle questioni. In questo modo, forse, ci potrà aiutare a sapere di più sulla procedura e su ciò che è effettivamente avvenuto. Naturalmente, lo esoneriamo fin d'ora dal fornire giudizi politici che non fanno parte della sua mansioni e della sua missione.
Credo, piuttosto, che sia importante che il suo Comitato ci fornisca più notizie tecniche, consentendoci di leggere quello che è accaduto; non so se sia possibile avere accesso ai verbali, ma questo ci metterebbe in condizioni la parte per la cui soluzione Barbi e Pianetta sono al lavoro e potrebbe fornirci dei materiali utili per la parte che invece tocca a noi, cioè entrare nel territorio politico sulla base di una buona informazione tecnica.
Do la parola al ministro Simonetti per la replica.

VALENTINO SIMONETTI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie presidente. Rispondo a partire da questo suo ultimo spunto.
Per quanto riguarda i documenti, essi sono ancora nella versione draft. Devono, infatti, trascorrere quindici giorni dal momento della sua adozione al momento in cui viene reso pubblico, in quanto qualcuno dei Paesi qui elencati potrebbe contestare che non è stato riportato esattamente ciò che ha sostenuto.
In ogni caso, a partire dalla prossima settimana questo documento sarà reperibile, come ho detto in precedenza, sul sito dell'Alto Commissario per i diritti umani. Esso contiene una sintesi del dibattito, ossia: cosa ha detto la delegazione italiana, quali sono state le domande sottoposte da ciascun Paese, tutte le risposte orali date dalla delegazione italiana e, infine, l'elenco esatto consolidato delle raccomandazioni. Si tratta, quindi, di una documentazione completa e pubblica di questo esercizio che è, lo sottolineo, totalmente pubblico.
Per quanto riguarda le questioni sollevate dall'onorevole Barbi, vorrei chiarire alcuni punti. Riguardo, ad esempio,


Pag. 9

alla Convenzione per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti, abbiamo ricevuto numerose raccomandazioni affinché sia ratificata. Questa convenzione è stata adottata nel 1992 per un'iniziativa messicana dettata dai problemi particolari che ha il Messico nei confronti degli Stati Uniti. Ha avuto una gestazione lunghissima; ci sono voluti dieci anni prima di raccogliere il numero di ratifiche necessarie a far sì che essa entrasse in vigore. Contiene, infatti, vari aspetti problematici per i Paesi di immigrazione. L'aspetto più problematico è la mancata distinzione fra due categorie di migranti, ossia gli irregolari e i regolari. Questo è stato un ostacolo sin dall'inizio, per cui nessun Paese di immigrazione ha aderito a questa convenzione; questo punto è necessario che sia chiaro. Ad oggi, i Paesi che la hanno ratificata sono meno di quaranta e nessuno di questi è Paese di immigrazione. Nel caso dei Paesi dell'Unione europea, poi, esiste un problema in più, vale a dire che ormai la materia è in larga parte disciplinata da legislazioni o direttive europee, pertanto non sarebbe nemmeno più immaginabile un'adesione separata da parte di un Paese dell'Unione europea, senza gli altri ventisei. Non a caso, davanti a identiche domande, tutti i Paesi europei che hanno passato l'esame della revisione periodica universale hanno dato la stessa risposta, affermando di non essere in grado di aderire alla convenzione per le due ragioni summenzionate. Già in sede di intervento dell'onorevole Scotti, il sottosegretario che ha diretto la nostra delegazione, questo punto era stato chiarito: non eravamo in condizione di aderire alla convenzione per questi due motivi.
Per quanto riguarda, invece, il protocollo opzionale alla convenzione sulla tortura, bisogna ricordare che la sostanza di questo protocollo risiede nella richiesta di aderire a un meccanismo internazionale di ispezione, costituito da un sottocomitato che siede a Ginevra e, soprattutto, di istituire un meccanismo nazionale indipendente di ispezioni in tutti i luoghi di detenzione. Questa è la richiesta fondamentale. Il problema è che si tratta di individuare se un simile meccanismo già esista nel nostro Paese, o se sia necessario crearlo. Molti Paesi hanno risolto il problema assegnando tali funzioni all'organismo nazionale indipendente di promozione e tutela dei diritti dell'uomo. Questo, dunque, è il motivo per cui nel discorso tenuto dal sottosegretario Scotti si è detto che noi stiamo cercando di trovare una soluzione che risolva i due problemi allo stesso tempo: una volta che saremo in grado di istituire l'organismo nazionale indipendente, potremo conferire a questo stesso organismo anche il compito di svolgere le ispezioni sul territorio nazionale.
Per quel che riguarda le ispezioni di tipo internazionale, ricordo che l'Italia è già soggetta, come tutti i Paesi del Consiglio d'Europa, alle visite periodiche del Comitato di prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa, che infatti è venuto varie volte nel nostro Paese, con visite ordinarie e straordinarie.
Per quel che riguarda le impressioni riportate, mi consenta di svolgere un paio di osservazioni. Innanzitutto, non ci sono state sorprese; le domande e i problemi sollevati erano esattamente le domande e i problemi che ci aspettavamo, in quanto sono questioni note anche a livello internazionale e sono rappresentate in molti documenti. Abbiamo raccolto, invece, molte espressioni di apprezzamento per il nostro Paese; mi riferisco, ad esempio, ai numerosi Stati dell'America latina che hanno ricordato i forti legami con l'Italia a causa dell'emigrazione italiana e via dicendo. In generale, quindi, si è riscontrato un atteggiamento non ostile, tranne rarissime eccezioni; gli iraniani, ad esempio, non sono forse stati particolarmente gentili, però sono rimasti all'interno dell'atteggiamento standard in questo genere di esercizio.
Passando, poi, alla valutazione sul Consiglio, certamente si tratta di valutazioni di carattere politico nelle quali non voglio entrare. Dal punto di vista tecnico, però, permettetemi una riflessione. Io seguo i diritti umani da più di sette anni


Pag. 10

ormai. Ho visto la vecchia Commissione dei diritti dell'uomo, ne ho visto la morte e ho visto la nascita del Consiglio. Ho visto anche le illusioni di chi pensava che bastasse passare da una Commissione a un Consiglio per rivoluzionare tutto. Questa è sempre stata un'illusione, in quanto siamo comunque all'interno dei meccanismi delle Nazioni Unite, che hanno una loro logica, le loro procedure e i loro sistemi, e più di tanto, non possono produrre. Tuttavia, direi che proprio la revisione periodica universale, pur con tutti i suoi limiti, rappresenta una svolta fondamentale. Per la prima volta, infatti, abbiamo un meccanismo che porta tutti i Paesi ad essere esaminati, mentre in precedenza c'erano sistemi che prevedevano una risoluzione di condanna di un certo Paese. Questo era l'unico strumento possibile ai tempi della Commissione dei diritti dell'uomo, ed era uno strumento ormai estremamente politicizzato e sempre più difficile da usare, in quanto era sempre più difficile raccogliere il numero di voti necessari per far passare una risoluzione. Era, dunque, uno strumento che andava esaurendosi.
Direi, quindi, che la revisione periodica universale è, in effetti, un meccanismo nuovo e, ripeto, pur con tutti i limiti, è il valore aggiunto del Consiglio rispetto alla Commissione. Neanche questo, infatti, è meccanismo perfetto; soffre di una serie di inconvenienti procedurali e d'altro genere. Tuttavia, nel contesto delle Nazioni Unite è uno strumento innovativo e direi che produce dei risultati. Quando sarà concluso questo primo ciclo e inizierà il secondo, allora si avrà la prova di quanto sia efficace. In quella sede, infatti, si dovrà decidere cosa fare quando lo stesso Paese che è stato esaminato quattro anni prima ritorna e gli si chiede che cosa abbia fatto delle raccomandazioni e degli impegni presi. Quello sarà il momento di verifica sull'efficacia persuasiva di tutti questi meccanismi, che sono tutti, appunto, persuasivi, e mai sanzionatori, con i limiti evidenti di ciò.
Ricordo, inoltre, che nel 2011 è prevista una revisione del Consiglio dei diritti umani. Si svolgerà, pertanto, una riflessione sulla validità di questo meccanismo e su eventuali integrazioni o modifiche. Si valuterà, per esempio, se il Consiglio dei diritti umani debba diventare organo principale delle Nazioni Unite o continuare a restare un organo ausiliario dell'Assemblea generale, e se la composizione debba cambiare, andando, verso una composizione universale o d'altro tipo. Ci sono, quindi, molte questioni aperte e l'anno prossimo sarà il momento in cui tutte queste questioni saranno dibattute e verranno al pettine.
Per quanto riguarda le questioni giustamente sollevate dall'onorevole Pianetta, posso dire che certamente, in tema di razzismo e xenofobia e del trattamento dei migranti, andiamo da raccomandazioni di carattere molto generale - come le esortazioni a intensificare gli sforzi per combattere il razzismo e la xenofobia nei discorsi, nell'atteggiamento, nello sport, e così via -, a inviti di carattere più puntuale, come ad esempio modificare la legislazione, soprattutto per quanto riguarda i migranti. Alcuni aspetti della legislazione italiana, infatti, sono stati evidenziati in alcune raccomandazioni e, quindi, c'è stato un invito a modificare la legislazione. La gamma, dunque, è molto vasta: sul tema del razzismo, xenofobia e trattamento dei migranti abbiamo una trentina di raccomandazioni, per cui il campo è vastissimo.
Riguardo al coordinamento europeo, vorrei ricordare che la scelta dell'Unione europea, quando è stata inaugurata questa procedura, è stata di assumere un atteggiamento tale che non desse l'impressione di essere un blocco unico; si voleva evitare di comportarsi come un blocco omogeneo per far sì che il dibattito rimanesse aperto anche fra gli stessi membri. Moltissime delle raccomandazioni rivolte all'Italia, infatti, vengono da Paesi dell'Unione europea; ad esempio la Repubblica Ceca ha fatto quasi dieci raccomandazioni, gli inglesi poche di meno.
Tra l'altro, le raccomandazioni che vengono dai Paesi europei occidentali sono spesso quelle più precise; questi, infatti,


Pag. 11

sono i Paesi più sensibili alle posizioni delle grandi organizzazioni non governative attive nell'ambito dei diritti umani. Noi stessi partecipiamo attivamente a questa procedura ponendo molte domande e facendo molte raccomandazioni a tutti i Paesi, e riteniamo che questo sia un meccanismo che va incoraggiato e rafforzato. In quanto Paese attivo, l'Italia riceve le visite di Amnesty International e di Human Rights Watch, che ci portano le loro considerazioni sulla situazione dei diritti umani; ovviamente, lo stesso fanno i Paesi europei che hanno rapporti particolarmente stretti con queste organizzazioni.

PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Simonetti per la precisione e l'accuratezza della sua relazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,50.

Consulta resoconti delle indagini conoscitive
Consulta gli elenchi delle indagini conoscitive