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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione III
34.
Mercoledì 19 gennaio 2011
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Colombo Furio, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Audizione di monsignor Shlemon Warduni, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad:

Colombo Furio, Presidente ... 3 7 11
Barbi Mario (PD) ... 8
Farina Renato (PdL) ... 7
Nirenstein Fiamma (PdL) ... 9
Polledri Massimo (LNP) ... 8
Warduni Shlemon, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad ... 4 7 8 10
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Futuro e Libertà per l’Italia: FLI; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani: Misto-Noi Sud-PID; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Repubblicani, Azionisti. Alleanza di Centro: Misto-RAAdC.

COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 19 gennaio 2011


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FURIO COLOMBO

La seduta comincia alle 9,05.

(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione di monsignor Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, l'audizione di sua eccellenza Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, al quale do il benvenuto e che ringrazio per la sua disponibilità.
Ricordo che monsignor Warduni, guida spirituale dei caldei, fa parte del Consiglio speciale per il Medio Oriente della Santa Sede e che è sempre impegnato nella tutela dei cristiani in quella regione e, in particolare, in Iraq. La sua testimonianza di oggi sarà, quindi, particolarmente preziosa, anche alla luce della risoluzione, approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 12 gennaio, sulla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate.
Mi permetterei, eccellenza Warduni, prima di darle la parola, di leggere la mozione che è stata approvata dalla Camera: «Premesso che la libertà religiosa è la madre di tutte le libertà e fa parte dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo quali sono espressi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico, sia in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Le stragi perpetrate in questi ultimi mesi, che hanno mietuto vittime nella minoranza cristiana, sono il culmine di un'offensiva condotta con violenza sistematica e indiscriminata contro la presenza cristiana in vaste aree del mondo. Purtroppo, come documentano questi eventi, il diritto di libertà religiosa è oggi rimesso in discussione, generando intolleranza, spesso alimentata e strumentalizzata per motivi politici ed economici, che sempre più di frequente producono aberranti atti di violenza collettiva a danno delle minoranze.
In questo clima ciò che più colpisce è il silenzio delle istituzioni: la voce sommessa di chi prova a protestare è facilmente messa a tacere, si nota in modo stridente la mancanza di un'iniziativa forte e decisa a carico della diplomazia internazionale. L'ONU si dice costernata, ma non risulta che abbia preso iniziative di qualsiasi tipo. Anche la grande stampa, che in molti casi è pronta a mobilitarsi per nobili iniziative, qualche volta tace.
L'integrazione europea per essere autentica deve fondarsi sul rispetto dell'identità


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dei popoli d'Europa, della cui civiltà una delle sorgenti è il Cristianesimo, che è all'origine dell'idea di persona e della sua centralità».
Questo testo le mostra lo spirito con il quale il Parlamento italiano ha affrontato la gravissima questione di cui lei oggi, eccellenza Warduni, è testimone.
La prego di prendere la parola.

SHLEMON WARDUNI, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad. Grazie, signor presidente. Il mio nome significa «pace» in aramaico. Noi utilizziamo tante volte questi nomi: salaam, shalom, shlama.
Carissimi onorevoli e membri di questo Comitato, la pace sia con voi. Vi ringraziamo con tutto il cuore per averci ricordato e per esservi presi cura di noi, che siamo molto provati e maltrattati, ragion per cui abbiamo bisogno di voi e chiediamo l'aiuto di tutti gli uomini di buona volontà che vogliono il bene dell'uomo.
Finalmente avete voluto ascoltarci, perché siete sicuri che siamo in grande difficoltà e in grande pericolo. Sono venuto qui per farvi sentire la nostra voce piena di fiducia in Dio e in voi.
Certamente l'Italia ha sempre cercato di aiutarci attraverso le visite degli onorevoli italiani, fra cui, alcune settimane fa, quella dell'onorevole Farina, che chiedeva sempre di noi.
Noi vi chiediamo di pensare prima di tutto a tutti gli iracheni. La soluzione che vi chiediamo, infatti, è una soluzione completa. Una soluzione parziale non sarà utile, non gioverà a nulla e non sarà giusta. Dobbiamo tutti cooperare seriamente per trovare le vie giuste per andare alla radice del problema.
Prima di tutto voglio comunicarvi che la nostra situazione peggiora sempre di più e che ciò avviene da lungo tempo. Alla base ci sono cause politiche, sociali ed economiche e il fatto che nessuno ci protegge, motivo per cui usciamo da un problema ed entriamo in un altro più difficile. I nostri credenti sono stanchi e non sanno dove andare, né che cosa fare. I nostri diritti sono calpestati e ci troviamo in una situazione molto amara.
I cittadini iracheni sono buoni e hanno convissuto con la diversità etnica, religiosa e confessionale. Per questo motivo si meravigliano e chiedono perché vivono questa situazione tragica. L'Iraq è conosciuto nella sua storia e cultura, nelle quali sono curati tutti i beni spirituali e materiali. È un Paese molto ricco, ma adesso molto povero a causa delle guerre, delle divisioni e di altre cause.
Di nuovo vi ringraziamo per questa iniziativa, ma vi supplichiamo di agire con impegno e insieme per salvare tutti gli iracheni, specialmente le minoranze, che sono elementi essenziali nel Paese. Fra di esse ci sono i cristiani, che hanno fatto e fanno tanto per costruire l'Iraq e per garantirne il successo e che hanno sacrificato la vita durante i secoli per difendere il Paese e i suoi abitanti. La storia ne è testimone.
Cari amici, la soluzione migliore che suggeriamo è quella che segue.
Prima di tutto, auspichiamo che cooperiate insieme perché si realizzino la pace e la sicurezza in Iraq e nel Medio Oriente, nonché in tutto il mondo. Se ciò avvenisse, nessuno lascerebbe il Paese: gli abitanti hanno bisogno di pace e sicurezza e vogliono che la loro vita sia garantita per poter vivere tranquillamente come tutti gli uomini. L'Iraq non ha bisogno di aiuti materiali. Se ci fosse la pace e se si lasciassero i beni agli iracheni, essi sarebbero più che sufficienti.
In secondo luogo, è molto importante non vendere le armi a coloro che non amano la pace. Prima con Saddam si parlava delle armi nucleari, ma da dove venivano tali armi? L'Iraq non aveva la possibilità di produrle. Venivano, quindi, dall'Occidente, dall'America stessa. Ci si può chiedere da dove questi terroristi si procurino le armi. Da dove prende il danaro e le armi Al Qaeda per poter compiere questi atti terroristici? Bisogna aiutare la gente comune a seminare la pace e la fratellanza nel mondo.
In terzo luogo, vi chiediamo di risolvere i nostri problemi sul terreno, in Iraq, come abbiamo riferito agli onorevoli che sono venuti nel Paese, e di trovare il lavoro


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per i nostri giovani, che sono disperati, perché non hanno il lavoro. Vogliono costruire il loro futuro, ma non sanno come fare.
Si può intervenire incontrando il nostro Governo, come è stato fatto e come spesso avviene, con i nostri parlamentari, oppure costruire tante officine o piccoli progetti dove lavorino i giovani.
Bisogna aggiustare le infrastrutture: come è possibile che in ventiquattro ore finora abbiamo solo due o quattro ore di elettricità? È possibile? Voi potreste vivere così?
Da sette o otto anni siamo in queste difficoltà. Abbiamo pensato che sarebbe arrivata la libertà, ci si prometteva la democrazia. Quale libertà, quale democrazia? La libertà è quella di uccidere e di commettere atti terroristici?
Occorre fare pressione perché i cristiani siano trattati con giustizia. Non vogliamo altro che il rispetto dei diritti umani. In tale ambito abbiamo il problema molto serio dei minorenni: se un papà e una mamma, per qualsiasi ragione, diventano musulmani, i loro figli minorenni lo diventano automaticamente a loro volta.
Dobbiamo avere la libertà di coscienza e di religione, perché ora abbiamo solo la libertà del culto. C'è la libertà, possiamo pregare, possiamo tenere il catechismo, ma chi vuole cambiare la sua religione, specialmente per diventare cristiano, non lo può fare e incorre in pericolo di morte.
In quarto luogo, vogliamo che sia aperto un tribunale internazionale speciale per scoprire coloro che hanno ucciso i nostri martiri sacerdoti, come monsignor Faraj Rahho. Ero io a trattare con i terroristi e chiedevo loro di venire a prendermi al suo posto, perché lui era malato. Mi minacciavano di venire a prendere anche me. Se fossi diventato musulmano subito, mi avrebbero riportato il monsignore.
Non potete immaginare la nostra situazione, compreso anche l'attacco alla cattedrale della Nostra Signora della Salvezza. Abbiamo chiesto questi aiuti tante volte, ma nessuno ci risponde. Noi vogliamo che la verità venga scoperta e conosciuta da tutti.
In quinto luogo, è in corso un attacco feroce contro i cristiani solo perché sono cristiani. Il fanatismo ha accecato gli occhi e le menti dei terroristi. Vogliamo che voi parliate con forza morale e con dialogo con i capi dei Paesi dove questi malviventi crescono e imparano il fanatismo e il terrorismo. C'è un grande pericolo che questi atti si diffondano dappertutto nel mondo, il che sarebbe più grave di una guerra mondiale.
Voi intrattenete relazioni con tutti questi Paesi. L'Arabia Saudita non lascia fare nulla ai cristiani, ma costruisce moschee dappertutto. Lo ricordo non perché sono cristiano o per fanatismo, ma per una constatazione oggettiva. Hanno il petrolio. Se l'Iraq non avesse il petrolio, chi gli avrebbe dato retta, chi ci sarebbe venuto?
Hanno affermato di combattere la guerra per Saddam, ma era solo questa la ragione vera? Perché si raccontano grandi bugie? Si sarebbe dovuto ammettere che la questione era il petrolio e che l'Iraq è un posto strategico per dominare tutto il Medio Oriente. Si sarebbe dovuto aggiungere che l'altra causa era Israele, perché Saddam era un nemico tenace di questo Paese. Anche questo non è giusto: bisogna esprimersi in modo chiaro e tondo.
In sesto luogo, vogliamo che l'ONU sia più forte e decisa per difendere i diritti dell'uomo, i diritti degli oppressi. Quando si verificano maltrattamenti, perché l'ONU non grida a voce alta e potente contro questi malfattori? Voi, onorevoli carissimi, avete rapporti con tutte le organizzazioni umanitarie mondiali. Dovete muovervi velocemente perché non passi il tempo e le situazioni non diventino più complicate.
Quante volte avete sentito che in Iraq vengono uccisi cristiani? Sono uccisi anche capi religiosi musulmani. Più di cinquecento capi religiosi musulmani sono stati uccisi. Noi chiediamo perché.
In settimo luogo, un punto molto importante è quello di prendersi cura degli iracheni fuori dell'Iraq, di coloro che hanno lasciato il Paese. Abbiamo sentito,


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come anche voi avete sentito, che un dato Paese vuole prenderne 10 mila e un altro 5 mila, ma vi chiedo se questa sia la vera soluzione del problema. Se alcuni Paesi europei accettano 10-20-50 mila persone, gli altri 500 mila dove vanno?
Se si incitano gli abitanti a lasciare il Paese, si vuota l'Iraq dei cristiani, che sono un elemento molto importante. Anche i musulmani riconoscono che l'Iraq è un grande giardino e che i fiori sono i cristiani, senza i quali non possono vivere. Li ringraziamo, però vogliamo questo tradotto nei fatti.
Abbiamo ricordato al Governo che ci ha promesso tantissime belle cose, ma che finora non ha fatto nulla.
A voi carissimi amici, come veri amici, che volete il bene e i diritti dell'uomo, ricordiamo che ci promettete molto, ma vi chiediamo di fare ciò che ci promettete. Altrimenti poco per volta saremo sterminati.
Ci sono alcuni Paesi che parlano dei diritti dell'uomo ma non danno il permesso di soggiorno. Vogliono cacciare gli iracheni e parlano comunque dei diritti umani. Si prendono cura forse più degli animali che di questa gente.
Se un uomo e una donna anziani hanno lasciato tutto alle spalle, hanno venduto tutto ciò che avevano e i loro figli si trovano in un dato Paese, come li si può mandare via di nuovo? Dove vanno? Tornano di nuovo all'inferno.
Ho affermato una volta che, se qualcuno non crede all'inferno, può venire una settimana a Baghdad per poter credere che esiste veramente.
Carissimi amici, noi gridiamo ad alta voce, con i nostri bambini, i vecchi, i giovani, gli uomini e le donne: aiutateci, fate quanto vi è possibile perché possiamo avere i nostri diritti. Noi vogliamo solo la pace e la sicurezza. Altro sarà dato, se noi siamo in pace e se ci lasciano in pace. In un'altra occasione ho invitato a prendervi il nostro petrolio, ma a lasciarci in pace.
Diciamo, quindi, no alla guerra e sì alla pace. Quante volte Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI hanno gridato no alla guerra? Noi con loro diciamo no alla guerra e sì alla pace, no alla morte e sì alla vita, no alla schiavitù - siamo sì liberati da un dittatore, da un ladro, ma quanti altri dittatori e ladri ci sono ancora? - e sì alla libertà, no al terrorismo e sì all'amore, che fortifica, si sacrifica per l'altro e vivifica. Dio è amore e chi vive nell'amore vive in lui. Noi abbiamo fiducia in lui perché lui ci ama e si prende cura di noi. Diciamo no al fanatismo e sì all'apertura.
Alcuni giorni fa si è tenuto un congresso sul dialogo interreligioso. Erano presenti più di duecento capi religiosi musulmani e l'incontro era stato promosso dal capo dei sunniti. Ho detto loro chiaro e tondo che con l'invidia e con il rancore non possiamo risolvere nulla: noi dobbiamo riconciliarci l'uno con l'altro - è questo che ci manca - fra sunniti e sciiti, fra musulmani e cristiani e fra tutti, compresi anche gli yazidi, i mandei e altri.
Siamo tra le minoranze, però una volta anche il nostro Cardinale patriarca ha affermato che siamo per numero in minoranza, ma che nei fatti, come dottori, ingegneri e altre personalità, siamo la maggioranza. Noi siamo il 2 per cento, ma in realtà siamo il 30 per cento, perché ci sono tanti dottori, tanti ingegneri e tanti altri professionisti. Purtroppo, però, la maggioranza lascia il Paese e anche questa è una grave perdita.
Siamo nei tempi del progresso e della globalizzazione e, quindi, lavoriamo insieme e andiamo avanti. Il tempo della giungla è passato senza ritorno; è passata l'era dell'homo homini lupus. Non vogliamo che ritorni, anche se forse sta tornando, il tempo in cui non esisteva l'Europa unita per seminare la pace, il bene, i diritti umani. Se ci fossero i diritti umani, i diritti religiosi sarebbero garantiti da sé. Garantire il diritto dell'uomo significa dargli la libertà.
Bisogna fare il possibile perché regnino l'amore, la vita e la pace. Vi ringraziamo di nuovo. Il Signore vi benedica e vi dia la forza di realizzare il bene, di far vincere la giustizia e la pace e di sostenere gli oppressi, i maltrattati e coloro i cui diritti sono calpestati.


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Anche noi offriamo le nostre sofferenze e i nostri dolori per voi, per l'Europa, perché si stabilizzi la pace in tutto il mondo. Che il Signore vi benedica e vi protegga. Viva la pace, vivano i diritti dell'uomo. Grazie.

PRESIDENTE. Sono grato, credo anche a nome dei colleghi, a monsignor Warduni per la sua testimonianza. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

RENATO FARINA. Ringrazio con tutto il cuore monsignor Warduni per averci offerto la sua testimonianza, nonché per la passione con cui testimonia che dentro una situazione di così grande persecuzione non ci si abbandona alla disperazione.
Vorrei porre una domanda sull'attualità. Che garanzie sta offrendo l'attuale Governo Al Maliki riguardo alla libertà religiosa, intesa nel modo in cui l'ha definita lei, ovvero non solo come libertà di culto, ma anche come libertà di essere persone?
Inoltre, riguardo agli attentati che hanno colpito in particolare la cattedrale siro-cattolica, le indagini secondo voi sono state condotte in modo da sviare la verità? C'è una vostra lettura particolare di questi fatti? Vedo che chiedete un'inchiesta internazionale: ciò significa che non siete sicuri che si voglia la verità?
Mi scusi se assommo alcune altre domande. I Paesi, - a parte l'Italia che sono sicuro l'abbia fatto - le istituzioni dall'Europa unita e le altre potenze chiedono al Governo iracheno attuale il bene della libertà religiosa o lo tengono in secondo piano, secondo lei?
Esistono oggi ministri cristiani, come aveva promesso Al Maliki? Vi sentite garantiti eventualmente dalla loro presenza?
Mi scuso per la molteplicità delle domande, ma intendevo attualizzare al presente i vostri problemi.

SHLEMON WARDUNI, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad. Il nuovo Governo non ha ancora fatto nulla. Come al solito hanno promesso la nostra libertà e non vogliono che lasciamo il Paese, perché i cristiani gli danno lustro. Abbiamo visto il Presidente della Repubblica, il quale ci ha promesso tutto ciò e ha istituito un comitato per gli affari dei cristiani. Aspettiamo e speriamo. Siamo in un momento di attesa. Speriamo.
Il Governo ha agito per trovare i malfattori che hanno commesso l'attacco e sostiene di aver catturato 14-15 persone. Fra tutte le loro azioni c'era quella dell'attacco alla Chiesa e la loro motivazione per esso è che noi siamo infedeli. I cristiani sono infedeli. Il Corano, però, afferma che bisognava rispettare i cristiani.
La scelta è caduta su questa chiesa perché la frequentavano tante persone e poi perché abbiamo tenuto il sinodo e volevamo unificare i cristiani. Loro non vogliono questa unità, perché è forza. Il cattolicesimo è forte nel mondo e, quindi, ne hanno paura.
Noi vogliamo veramente capire che cosa hanno fatto. In relazione all'uccisione di monsignor Faraj Rahho hanno affermato di aver arrestato una persona e di averla impiccata. Perché? Era da solo? No, erano in quattro o cinque. Dove sono gli altri? Noi troviamo che le indagini non vanno bene così: sono chiacchiere, ragion per cui chiediamo un'indagine esterna per scoprire la verità.
Abbiamo un solo ministro, che è ministro dell'ambiente. È solo una formalità per tenerci buoni.
Un mese fa sono stato al Parlamento europeo ed era presente anche l'onorevole Mario Mauro, che ha promesso di trattare la questione della libertà religiosa. Anche la maggioranza del Parlamento tedesco l'aveva promesso.
La maggioranza è a favore dell'inserimento della libertà religiosa fra i diritti umani, anche se molti in Parlamento non sono religiosi.
Hanno dimostrato comunque di essere a favore della proposta di emanare una legge per tutelare la libertà religiosa in tutto il mondo. Così ho capito in quel contesto.


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MARIO BARBI. Ringrazio monsignor Warduni per le informazioni che ci ha comunicato. Il presidente Colombo ha già segnalato nella sua introduzione come il Parlamento italiano sia sensibile e attento, oltre che vicino alla condizione di sofferenza e di persecuzione che in questo momento subiscono le minoranze religiose, in particolare quelle cristiane, in Iraq.
Svolta questa premessa, monsignor Warduni, volevo approfittare di questa occasione per chiederle alcune informazioni in più rispetto a questa condizione di difficoltà, di sofferenza e di persecuzione.
La prima riguarda la distribuzione nel territorio iracheno di questo tipo di persecuzione. Leggo dalle note che accompagnano la sua audizione che esistono differenze significative nel territorio iracheno. Mossul è un epicentro di questa persecuzione e Baghdad è un punto molto difficile. Ci sono comunità che si dissolvono o che comunque tendono a ridursi fino quasi a scomparire, mentre leggo che in Kurdistan c'è accoglienza di profughi cristiani.
Queste almeno sono le informazioni che trovo nelle carte. Anche nel sud, a Bassora, non ci sono stati episodi tanto rilevanti quanto quelli registrati in altre parti, in particolare a Mossul e a Baghdad. Le volevo chiedere come si spiega questa differenza e se ciò corrisponde al vero.
Delle autorità le chiedeva già il collega Farina e lei ha risposto. Le vorrei chiedere, invece, che problemi ci sono dal punto di vista giuridico, costituzionale e normativo. Sempre dalle informazioni che leggo, ho appreso, ma non ho capito con certezza, che in tutto l'Iraq o almeno in alcune province vige la Sharia come legge civile.
È chiaro che ciò costituisce un problema fondamentale, nel senso che vi è un presupposto religioso nella vigenza di questa legge come legge civile e, quindi, il fatto che valga per minoranze di altre fedi e di altre credenze costituisce di per sé un problema. Si pone, quindi, un problema di laicità dello Stato iracheno. Mi sembra che sia così, ma allo stesso tempo le pongo la domanda di come intervenire sui presupposti giuridici dell'ordinamento iracheno.
Altra questione è il fatto che essi vengano o che venissero rispettati, nel caso in cui ci fossero, ma le domando come intervenire sui presupposti giuridici dell'ordinamento iracheno affinché la libertà religiosa, che, come lei ha giustamente ricordato, è un'articolazione della libertà e, quindi, dei diritti umani in quanto tali, sia assicurata.

SHLEMON WARDUNI, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad. Lei ricordava che nelle diverse parti dell'Iraq ci sono modi diversi di trattare i cristiani. Certamente dove c'è più fanatismo i cristiani e le altre minoranze sono più attaccati. In generale, gli sciiti si mostrano meno ostili. Inoltre, a Mossul da tanti secoli il rapporto è sempre un po' più difficile.
Dipende anche dal modo di vivere l'Islam. Come cristiano, se vivo bene il Vangelo, dovrei essere più aperto e amichevole e lo stesso vale anche se si vive veramente il Corano. Ci sono tanti buoni contenuti nel Corano, molto vicini al Cristianesimo: la preghiera, l'amore per i genitori, l'Al di là, l'elemosina e via elencando.
Dove c'è il fanatismo, dove ci sono questi terroristi, con le nuove tendenze di avere solo l'Islam, c'è molto più pericolo e Mossul è compresa in queste zone. A Bassora, invece, vi sono gli sciiti che sono più moderati.
Per quanto riguarda la Sharia, nella Costituzione non si parla della Sharia, ma ci sono punti non toccabili. Se c'è un punto non toccabile, dov'è la libertà? Ci sono, però, tentativi di laicizzazione. Ci sono alcuni che pensano che la religione sia una cosa e la politica un'altra, ma anche altri per cui la politica e la religione sono la stessa cosa. Bisogna stare attenti.

MASSIMO POLLEDRI. Anch'io saluto e ringrazio sua eccellenza. Credo che sia un ringraziamento che viene dal profondo di tanti italiani.
Ci ha riferito molto, ma vorrei far notare una questione: la percezione comune


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del cittadino italiano che guarda la televisione è che in Iraq ci sia una fase di assestamento, di guerriglia per tutti, cioè che le bombe colpiscano tutti e che oggi la persecuzione, in particolare quella dei cristiani, non sia percepita. L'opinione pubblica - credo che sia compito anche del Parlamento - dovrebbe capire l'esistenza di un continuo massacro in corso.
Inoltre, quando si parlava della Sharia, c'è un aumento della legislazione in tal senso? Abbiamo visto molti Paesi compiere un declino nei diritti democratici con l'instaurarsi della Sharia, che non viene percepita dall'Europa come una fonte di discriminazione, ma che, di fatto, in trenta Paesi, tra cui lo stesso Egitto, ha fatto peggiorare le condizioni della democrazia.
Vengo al rapporto tra trattati economici e democrazia. Dove l'Europa può condizionare economicamente l'Iraq? La Russia è migliorata da quando gli Stati Uniti hanno deciso di darle aiuti in cambio di democrazia. Qual è la chiave, anche utilitaristica e concreta, che può magari convincere?
Un'altra domanda è sulle scuole. L'Iraq è un Paese in cui più del 40 per cento degli abitanti è al di sotto dei 16-18 anni, una situazione cui noi non siamo abituati. Quando siamo stati in Israele e abbiamo visto tutti quei bambini, è un fatto che ci ha colpito e immagino che avvenga lo stesso in Iraq.
Esiste un programma, c'è qualcuno che insegni la tolleranza e il rispetto, per esempio le madrase. Esiste nella scuola pubblica?
Infine, esiste un partito di riferimento dei cristiani? Contate politicamente?

FIAMMA NIRENSTEIN. Anch'io ringrazio profondamente monsignor Warduni per essere venuto e per averci spiegato bene la situazione. Fa una grande differenza sentire in diretta le testimonianze, l'angoscia e la paura.
La vorrei rassicurare, perché da parte di molti di noi ci sono una grande passione e una grande attenzione nei confronti del tema. Ne scriviamo, ne parliamo e abbiamo svolto una discussione anche in Aula. Facciamo del nostro meglio. Lei e tutti coloro che soffrono questa persecuzione e questa espulsione siete nel nostro cuore, il che è un gran bene.
Penso che almeno il fatto di essere all'attenzione del mondo sia molto importante. Ricordo quando, negli anni fra il 1948 e il 1952, 800 mila ebrei furono espulsi dai Paesi arabi e ci fu il silenzio più totale. Nessuno nemmeno se ne accorse, mentre adesso nei confronti di questa persecuzione contro i cristiani il mondo è più pronto a difendersi e a esprimersi. Questo punto è molto importante e mi farebbe piacere una parola da parte sua in merito.
Le pongo due domande. Lei sostiene che nel Corano ci sono molte parole gentili nei confronti dei fratelli - nel libro è questa l'espressione usata - cristiani ed ebrei, però tali espressioni di gentilezza e di similitudine sono poi legate ad alcune condizioni. Secondo una di queste condizioni, la Sharia prevede che siano soggetti al pagamento di una tassa.
Volevo domandare se ne esiste una forma e se in Iraq si osserva questo dettame coranico. Immagino che non ci sia una forma diretta in questa nuova democrazia. Non ci dovrebbe essere, ma mi interessa sapere se esiste almeno un tentativo da parte del mondo musulmano di farla pagare.
Passo all'altra domanda. Proprio nei giorni scorsi all'università di Al-Azhar al Cairo, una delle fonti maggiori da cui promanano le indicazioni, è stata espressa da parte di un importantissimo imam, di cui ora non ricordo il nome, ma forse lei lo sa, una fatwa molto importante, che è stata diramata per ogni dove. L'ho letta ieri e ancora ieri l'altro su tutti i giornali in arabo e in traduzione.
Essa sostiene che è tempo per il mondo islamico della jihad preventiva. Ciò mi ha molto impressionato perché la jihad nel Corano ha un carattere difensivo. Ricordo la sura che afferma: «non vi farete dominare dai cristiani e dagli ebrei». È una sura terribilmente ripetuta e gli estremisti, come afferma lei, sostengono effettivamente di essere dominati oggi da cristiani e


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da ebrei. Sono sette secoli che i cristiani e gli ebrei dominano i loro fratelli nella Terra Santa.
Adesso si aggiunge un passaggio ulteriore. Questa nuova fatwa afferma che siamo al tempo della jihad preventiva e non difensiva. Lei pensa che questa fatwa appena emanata al Cairo possa avere un valore dirompente? Per la verità, ho letto alcuni commenti che ritengono che essa cambi molto la situazione e che ne crei una ancora più difficile, pericolosa e aggressiva nel mondo islamico. Vorrei sapere se lei condivide quest'analisi.

SHLEMON WARDUNI, Vicario patriarcale caldeo di Baghdad. Io ho parlato degli iracheni al primo punto, chiedendo proprio di pensare a tutti gli iracheni. L'autobomba non distingue tra un bambino o un cristiano e questi atti avvengono dappertutto.
Un anno fa un'autobomba di fronte alla mia chiesa ha ucciso due giovani e forse un musulmano che passava per caso. Tante case musulmane sono state distrutte. Un musulmano, mio vicino di casa, era seduto sulla sua porta. Si è alzato subito ed è corso in chiesa per chiedere della mia incolumità.
Dobbiamo sempre evitare di generalizzare, però esiste una tendenza all'attacco ai cristiani che prima non si vedeva. Uccidevano il vescovo, i sacerdoti, ma non in questo modo. Solo a Mossul avvenivano fatti del genere. Non si sa chi è stato e perché, ed è questo che noi vogliamo sapere. Bisogna vedere i fatti specifici e poi quelli generali.
Per alcuni suoi aspetti, se la sharia acquista valore di legge, sarebbe la fine. Speriamo comunque di instaurare un dialogo. L'altro giorno, nel corso dell'incontro interreligioso, il Papa è stato invitato a recarsi in Iraq per vedere la situazione. È stato affermato che i cristiani sono giusti, retti e onesti, ma questo in generale, in pubblico. Che cosa accade dentro lo sa il buon Dio.
In pratica io ho insistito per la pace. Se ci sono pace e sicurezza in Iraq e in tutto il mondo, nessuno lascerà l'Iraq, perché il Paese è molto ricco e può far vivere tutto il Medio Oriente e di più ancora. Galleggia sul petrolio, che però ci ha portato questi guai.
Che cosa potete fare? Insisto, come cristiano, di pregare per i cristiani. Alle altre organizzazioni chiedo di fare il loro meglio per la pace. Bisogna mettere per primi gli interessi dell'Iraq, non i nostri. Gli italiani vi si recano per prendere un piccolo pozzo di petrolio, i francesi per altri motivi. No, non va bene. Occorre mettere gli interessi degli iracheni e dell'Iraq prima di tutto e le cose andranno meglio. Lavoriamo con interesse e con passione per portare la pace nel Paese. Non va bene distribuire migliaia di iracheni in un Paese o in un altro. Questo non risolve il problema, che si risolve sul posto, da noi.
Ho chiesto a tante organizzazioni di compiere piccoli lavori nei nostri centri. Abbiamo dieci grandi villaggi cristiani e non c'è un ospedale, né un'università. Perché? Siamo anche noi cittadini, lo siamo stati seicento anni prima dei musulmani, perché allora la maggioranza dei musulmani attuali erano cristiani. Non è un segreto, è così. La storia e la cultura cristiana sono state importanti? Anche prima del Cristianesimo ricordiamo i caldei, gli assiro-babilonesi, i sumeri, Hammurabi. Forse l'Iraq potrebbe vivere di turismo per visitare questi siti antichi, ma nessuno può venire a visitare il Paese. Se non si può garantire la propria vita, come si può garantire quella degli altri?
Non possiamo garantire alle famiglie la vita e il lavoro per i figli e dobbiamo lasciarle andare. Io posso vivere, posso sacrificarmi per voi, ma non dare garanzie. Se il Governo non può garantire se stesso, che cosa può fare la gente?
Le scuole sono andate in rovina, perché c'è paura anche degli attentati. C'era un asilo con 70 bambini e che adesso ne ha appena cinque o sei. I genitori hanno paura e non li mandano. I professori e i maestri vanno a scuola solo per fare il loro dovere e prendere lo stipendio alla fine del mese, ma sono pochissimi quelli che svolgono l'insegnamento come una missione.


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C'è paura e mancano i mezzi di comunicazione. Non c'è l'elettricità. L'anno scorso in estate con 55 gradi e senza un ventilatore com'era possibile fare un esame? Adesso su ventiquattro ore ci sono due ore di elettricità. Potreste vivere voi così? Come possiamo vivere in Iraq, dunque?
L'Iraq è il leone del petrolio, ma non abbiamo gasolio per far funzionare i generatori. L'America ha portato grandi generatori per il Kuwait, se vi ricordate, e ha portato l'elettricità in due o tre mesi. Ho chiesto diverse volte, dato che hanno portato questi carri armati, questi mezzi blindati, se non potevano portare venti o trenta generatori elettrici grandi. Non avevano il petrolio per sostenerne il costo? Perché ci vogliono solo far soffrire? Non si può né dormire, né mangiare, né pregare, né studiare, né lavorare senza elettricità.
Adesso abbiamo quattro o cinque scuole private nostre cristiane e tutti, anche i musulmani, ci portano i loro figli, anche se si paga, perché sanno che vi si insegna molto di più e c'è pulizia. La qualità è migliore. In una scuola cristiana privata il 90 per cento degli alunni sono musulmani e il 10 per cento cristiani.
Noi siamo sempre pronti, e loro lo sanno, ad aiutare tutti. Durante la guerra le nostre chiese e le nostre case erano aperte per tutti. Venivano a dormire da noi. Si recano anche alla Grotta di Lourdes, per esempio, per chiedere l'aiuto della Madonna, perché la stimano.
Due o tre anni fa io guidavo la mia macchina e alcune grandi auto di stranieri, degli americani o delle forze di sicurezza, mi hanno sparato più di venti pallottole. Mi sono fermato e mi sono venuti dietro. Mi hanno chiesto se fossi vivo, se fossi ferito. Ho risposto di no. Si sono stupiti e se ne sono andati. Sono rimaste con me due persone, due fratelli musulmani sciiti, che mi hanno proposto di accompagnarmi a casa. Uno è rimasto vicino alla mia macchina e l'altro mi ha portato. Mi hanno detto che la croce e la Madonna mi hanno salvato.
Questa è la nostra situazione. Non siamo sicuri. Per questo ho insistito per la pace. Per favore, dateci la pace e la sicurezza e tutto sarà risolto. Gli iracheni sono capaci di lavorare bene e vogliono andare avanti, ma in questa situazione è impossibile.
Ci sono sei o sette partiti cristiani, però noi vogliamo averne uno solo. Siamo pochi e non va bene essere divisi. Abbiamo tenuto una riunione con tutti loro; si sono riuniti per la prima volta insieme con i capi religiosi cristiani e abbiamo cercato di parlare dell'unità fra di noi. Poi ciascuno vive il suo partito.
A proposito della tassa, alcuni fanatici sostengono che i cristiani devono pagare, ma per il momento ciò non avviene. Hanno anche chiesto ai nostri cristiani di pagare oppure di dar loro le proprie figlie. Hanno affermato che li avrebbero uccisi, se non avessero lasciato le loro case e non se ne fossero andati. Questo avveniva a Dora e a Mossul.
Per quanto riguarda la jihad, ciò che è stato ventilato sarebbe disastroso, ma speriamo che non accada.
Ringrazio il Governo italiano che ha accolto più di 20-30 feriti nell'attacco alla cattedrale.

PRESIDENTE. Grazie a lei, eccellenza Warduni. Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 10.

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