Sulla pubblicità dei lavori:
Cirielli Edmondo, Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SUL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE MILITARE DEI RUOLI DELLA TRUPPA A DIECI ANNI DAL DECRETO LEGISLATIVO N. 215 DEL 2001
Seguito dell'audizione del Generale di divisione Bruno Stano, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito:
Cirielli Edmondo, Presidente ... 2 3 8
Garofani Francesco Saverio, Presidente ... 4 6 8
Bosi Francesco (UdCpTP) ... 6 7
Di Stanislao Augusto (IdV) ... 5 6
Gidoni Franco (LNP) ... 4
Petruccelli Walter, Capo sezione Ufficio impiego truppa del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito ... 4
Recchia Pier Fausto (PD) ... 6
Stano Bruno, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito ... 2 3 4 5 6 7 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul reclutamento del personale militare dei ruoli della truppa a dieci anni dal decreto legislativo n. 215 del 2001, il seguito dell'audizione del Generale di divisione Bruno Stano, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito.
Prima di iniziare l'audizione intendo ringraziare il generale per la sua nuova disponibilità, nonché, per la loro partecipazione, il tenente colonnello Roberto Nardone, capo sezione Ufficio impiego truppa, e il tenente colonnello Walter Petruccelli, capo sezione Ufficio impiego truppa del medesimo Dipartimento.
Do, quindi, la parola al generale Stano per la replica ai quesiti cui non aveva potuto rispondere, ricordando che se ci saranno altre domande, sarà comunque a disposizione.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Saluto il presidente e tutti gli onorevoli deputati e vi ringrazio ancora una volta per l'opportunità che mi è concessa di essere in mezzo a voi.
Nella scorsa occasione il presidente aveva posto una domanda sul tema della mobilitazione. In particolare la domanda faceva riferimento all'istituzione di un Servizio nazionale di riserva volontaria per la mobilitazione e il completamento delle Forze armate, unificando un po' tutte le proposte di legge in materia presentate dai deputati Paglia, Cirielli, Gidoni, Recchia e Di Stanislao.
Ho approfondito la questione. Carissimo comandante Speciale - l'onorevole è stato l'unico che ha svolto un'esercitazione piuttosto grossa di mobilitazione - tale Servizio nazionale si pone sia come semplificazione, sia come miglioramento della situazione attuale per quanto riguarda il tema della mobilitazione.
Qual è l'attuale regime? Al momento noi prevediamo le forze di completamento generale: tutti i cittadini fino al quarantacinquesimo anno, in caso di mobilitazione o di grave crisi dell'Italia, vengono chiamati a far parte delle forze di completamento generale.
Nel quadro delle forze di completamento generale ci poi sono le forze di completamento volontarie, composte da coloro che volontariamente, a seguito della propria disponibilità, vengono chiamati per completare gli organici, in termini di ufficiali, di sottufficiali e di truppa.
Una parte di queste forze di completamento volontario - è questo il punto importante - che noi chiamiamo riserva selezionata perché riferita solo agli ufficiali, è composta da personale laureato che noi reclutiamo ogni anno.
Gli ufficiali di complemento sono richiamati, perché hanno un expertise e svolgono una professione specifica di cui le Forze armate dispongono in forma limitata oppure sono del tutto prive. Mi riferisco a particolari tipologie di ingegneri, per esempio. Alle Forze armate normalmente non conviene istituire un intero corso di studi per consentire di laurearsi in ingegneria ad un singolo soggetto e, quindi, lo prendiamo dal mondo civile. Questo vale per quanto riguarda gli ufficiali.
Chiamiamo comunque anche coloro che non sono ufficiali, li inquadriamo e, sulla base della legge cosiddetta Marconi - adesso confluita nel codice dell'ordinamento militare - attribuiamo loro un grado. Sono, però, sempre aspetti particolari e peculiari. Sulla base della mia esperienza posso riferirvi che abbiamo chiamato ingegneri, medici, psicologi, l'anno scorso anche un agronomo, giornalisti, in sostanza personale di cui la Forza armata non è dotata, oppure ne è dotata in maniera molto ridotta.
Il testo unificato delle varie proposte integra queste forze. Pur mantenendo le forze di completamento generale, ipotizza anche la creazione di due nuovi istituti. Il primo è il Servizio nazionale militare dei volontari, ossia forze di completamento volontarie. Tutti i cittadini italiani, sia che abbiano svolto il servizio di leva, sia che non l'abbiano svolto, possono prestare il loro servizio.
Il Servizio nazionale militare dei volontari ha come caratteristica il reclutamento regionale: ogni regione può chiamare questi ragazzi. Ciò avviene all'atto dell'emergenza regionale, ossia quando succede un fatto particolare. Per esempio, in Campania abbiamo assistito allo spiegamento delle Forze armate per l'operazione strade pulite. Noi abbiamo mandato i nostri uomini, però se ci fosse stata questa legge, nulla avrebbe vietato alla regione di attingere da risorse locali. Tali soggetti arrivano e si integrano con i reparti di stanza nella regione, ossia frequentano il corso di addestramento con i reparti della regione.
Il secondo istituto è quello che viene chiamato Riserva nazionale qualificata, i cui appartenenti vengono a svolgere solo compiti esclusivamente militari. Sono più o meno uguali agli altri, però lo scopo di questa Riserva nazionale qualificata non è quello di completare, bensì di integrare.
Sono coloro che ai nostri tempi - onorevole Speciale - erano i vecchi battaglioni complementi, ossia risorse aggiuntive alle Forze armate. Anch'essi vengono chiamati in base alle esigenze.
Questo testo integra e migliora, dunque, ciò che noi già abbiamo e già facciamo. L'unico aspetto che penso occorra vedere alla luce dell'odierna situazione nazionale è quello finanziario. È previsto che si attinga al Fondo speciale del MEF, ma sinceramente, con il taglio che subiremo tra poco, attingere ulteriori risorse dal bilancio della Difesa per tale scopo potrebbe sembrare un po' eccessivo. Se fosse possibile, solo a titolo personale, prenderei questi ragazzi, perché si fa senz'altro del bene, ma con risorse aggiuntive non solo della difesa. Già adesso non navighiamo nell'oro.
PRESIDENTE. C'erano altre domande cui dovevate rispondere?
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. C'era un'altra domanda sul personale femminile.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Se ricordo bene la domanda era sui volontari di sesso femminile e sul fatto se ci fossero differenze.
Attraverso le slide che erano state presentate, io avevo specificato che non ci sono differenze tra volontari di sesso maschile e di sesso femminile e soprattutto
che la Forza armata garantisce il principio di pari opportunità sia sul reclutamento, sia sull'accesso dei gradi, alle qualifiche e alla specializzazione.
Quanto alla normativa che si applica al personale femminile in materia di maternità, dobbiamo tener conto che si tratta di soggetti del pubblico impiego, ma che al tempo stesso hanno uno status particolare, ossia lo status proprio del militare. Svolgo solo questa piccola precisazione.
Se occorre, il tenente colonnello, Walter Petruccelli, potrebbe fornire ulteriori ragguagli.
PRESIDENTE. Do la parola al tenente colonnello Walter Petruccelli.
WALTER PETRUCCELLI, Capo sezione Ufficio impiego truppa del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Aggiungo solo poche parole a quanto già detto dal generale Stano.
In particolar modo, ovviamente anche il comparto difesa applica in toto il decreto legislativo n. 151/2001, il cosiddetto Testo unico sulla maternità. Ricollegandoci al particolare status, con il codice dell'ordinamento militare entrato in vigore nell'ottobre del 2010, ci siamo dotati di ulteriori accorgimenti. Si sono previste ulteriori facilitazioni per il personale femminile in stato di gravidanza, il quale viene esentato da servizi faticosi e pericolosi anche per i sette mesi successivi al parto.
Inoltre è stato previsto il divieto di impiegarlo in turni notturni e in alternativa al coniuge che sia a sua volta militare, nonché l'esenzione dall'impegno all'estero. Sono tutele, in un comparto che ormai è orientato più all'estero che non all'attività sul proprio territorio, di rilevante pregio, ulteriori rispetto a quelle che fornisce qualsiasi altra pubblica amministrazione.
FRANCO GIDONI. Volevo porre due domande al generale, ricollegandomi alle problematiche segnalate anche nelle conclusioni della relazione svolta nella precedente audizione.
Lei ha affermato che c'è un'accentuata regionalizzazione dei reclutamenti e che la loro provenienza è nettamente superiore nelle regioni meridionali.
Volevo chiederle se, secondo lei, la maggiore propensione a presentare domanda per entrare nel mondo dell'Esercito da parte di coloro che provengono dalle regioni del Sud è riconducibile solamente a una questione economica oppure se possono esserci altri elementi di rilievo. Vorrei conoscere il suo pensiero anche sulle cause della scarsa propensione a entrare nell'Esercito da parte di coloro che provengono dalle altre regioni d'Italia.
Inoltre, volevo chiederle se, secondo lei, è possibile, preso atto che non tutti i volontari poi troveranno impiego permanente all'interno dell'Esercito, stringere rapporti con il mondo del lavoro cosiddetto civile, in modo tale da formare figure che, una volta terminato il periodo di ferma, possano in alternativa trovare un impiego all'esterno. Mi riferisco anche alla possibilità di collaborare con aziende esterne, le quali hanno modo di conoscere i ragazzi e, quindi, di offrire loro un posto di lavoro consentendogli di rinunciare a proseguire la carriera militare.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Comincio dalla prima domanda sulla regionalizzazione. Abbiamo già riferito che il 77 per cento di tutti volontari proviene da Roma in giù. Un motivo - però le posso assicurare che non si tratta dell'unico - è quello che nelle regioni meridionali c'è meno occupazione. La spinta potrebbe anche venire dal fatto di trovare un impiego, ma, una volta che noi abbiamo avviato questo sistema, diamo la possibilità al giovane di vedere se la professione militare gli si confà oppure no, se gli piace o meno.
Con il generale Speciale avevamo gestito anche il discorso della leva, prima della sua sospensione, e io avevo notato che dalla fine degli anni Ottanta o dall'inizio degli anni Novanta avevamo sempre difficoltà a reclutare e, quindi, a completare gli organici degli alpini, tanto per fare un esempio. Peraltro, c'erano anche forti limitazioni, perché il reclutamento
alpino, con riferimento alla leva, veniva da determinate regioni. Anche allora, negli ultimi anni del servizio di leva, c'erano grosse difficoltà.
Quanto al motivo per cui dalle altre regioni i volontari provengono in misura minore, sinceramente, non le so riferire. Ci sono tanti motivi che concorrono, tra cui magari la possibilità di trovare un maggiore impiego. Dobbiamo tenere conto che oltre a noi ci sono anche le altre Forze armate, che possono essere più appetibili. Senza tanti giri di parole, forse è più appetibile l'Aeronautica, perché ci sono tanti reparti e forse perché il giovane la vede meglio, oppure i Carabinieri e le forze di polizia. Questo è ciò che penso della regionalizzazione.
Per quanto riguarda il discorso del venire a fare la professione del volontario e poi abbandonare la carriera militare avevamo ricordato che il modello, almeno a oggi, conta 112 mila unità per quanto riguarda l'Esercito. Di queste circa 75.800 circa sono volontari.
Oggi come oggi, se uno è idoneo, dopo essere passato in VFP1 e transitato in VFP4 per concorso, passa sempre in servizio permanente. Tutti i VFP4 e i vecchi VFP, cioè quelli in ferma di tre anni oppure quadriennale, vi passavano. Se non subito, ne passava una parte, ma, dopo le ulteriori due ferme biennali, bene o male tutti passavano in servizio permanente perché avevamo un contenitore, quello dei militari di truppa, che era vuoto. Passavano, dunque, tutti, fermo restando che coloro che non volevano continuare, assolto l'obbligo della ferma quadriennale, ritornavano alla vita civile.
La Forza armata si è fatta carico di istituire una direzione che pensa a tali soggetti e al loro inserimento nel mondo civile. Quando ero a capo dello specifico reparto, noi svolgevamo per questi ragazzi, oltre a tutti i corsi normali militari, anche due corsi specifici: quello d'inglese e quello di informatica. Cercavamo di dare loro già un attestato per essere inseriti nella vita civile.
C'erano poi gli accordi nell'ambito delle regioni, con cui si dialogava. Esiste, dunque, una direzione che provvede a questo aspetto. Penso che continueremo su quest'opera, soprattutto adesso che se si dovessero verificare delle decurtazioni, come prevedo, spontaneamente si darà maggiore impulso a questo discorso.
AUGUSTO DI STANISLAO. Per riprendere il tema delle risorse finanziarie aggiuntive da destinare ai due nuovi istituti relativi alle forze per la mobilitazione, le chiedo se lei ha stimato a quanto possa ammontare più o meno realisticamente la somma da dover impiegare.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Non posso stimarla, perché non so quanti sono coloro che possono farne parte. Il mio era un discorso di massima.
So, perché ci vivo dentro, anche se non è il mio lavoro pensare alla programmazione finanziaria, che noi abbiamo già grandi difficoltà con gli organici attuali, e ciò per via delle rilevanti decurtazioni al bilancio della difesa che sono state operate. Nel momento stesso in cui inseriamo ulteriori reparti, perché di questo si tratta, la situazione si complica.
Con il vecchio sistema si realizzava un aggancio, ma valeva soltanto in caso di mobilitazione, in cui cambia lo scenario. Se, invece, questo aggancio si effettua in tempo di pace, è diverso. Consideriamo, per esempio, un reparto di Salerno, il 19o Reggimento di Cavalleria Guide. Esso ha il suo organico e i ragazzi che ne fanno parte ogni giorno. Se prende un plotone di venti uomini dal nuovo servizio che vogliamo introdurre e deve portarli quasi allo stesso livello degli uomini che ha già, ciò significa che deve addestrarli, vettovagliarli e vestirli. Deve fare come se fossero per un mese effettivi a pieno regime del 19o Reggimento di Cavalleria Guide.
Non so quanto ci verrà a costare, perché dipende dall'attrattiva e da quanti volontari si presenteranno. Un fatto è certo: i finanziamenti destinati a reparti esistenti sono un dato ineludibile. Ancorché il suo servizio sia limitato per un mese, deve soddisfare anche l'addestramento di questo plotone.
Ho parlato di un plotone, ma può darsi che l'attrattiva sia tale da far arrivare anche una compagnia. Non lo so, è una novità che si sta introducendo. Chi volesse farlo, non dovrebbe fare altro che presentare la domanda e partirebbe. Questo servizio è un di più che stiamo avviando.
AUGUSTO DI STANISLAO. Porto un esempio banalissimo, proprio per far capire ai colleghi della maggioranza parlamentare la situazione attuale.
Se il Governo stanzia per la mini-naja 7,5 milioni di euro per il 2012 e un milione per ogni ulteriore anno...
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Mi sembra che sia limitata a quindici giorni.
AUGUSTO DI STANISLAO. Sì, invece questa iniziativa mi sembra molto più seria, programmatica, organizzativa, professionalizzante e omogeneizzante fra i diversi aspetti. Si potrebbe anche compiere un'operazione per cui si programma l'ingresso e l'uscita e poi si vede di cosa c'è bisogno per fare che cosa e con quale prospettiva. Evidentemente potremmo sottrarre quella somma stanziata per non fare nulla, o per far fare bella figura a qualcuno, e indirizzarla invece verso un'iniziativa seria. Nel primo caso la spesa è inqualificabile, mentre nell'altro noi la qualificheremmo.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. È meno qualificante la spesa che lei ha citato. Per questo motivo ho sostenuto che è una proposta senz'altro migliorativa.
Consideriamo anche che, se noi teniamo questi ragazzi - porto sempre l'esempio del 19o Reggimento di Cavalleria Guide - e c'è un'emergenza, come può essere quella che è successa a Napoli, anche il Governo (apro una parentesi, perché non sono un esperto) potrebbe stanziare fondi ad hoc per tale esigenza. A noi farebbe molto più comodo avere risorse finanziarie aggiuntive.
PIER FAUSTO RECCHIA. Generale, volevo porle una domanda. È evidente che noi siamo in un passaggio complicato caratterizzato da un ridimensionamento delle risorse. Infatti, a partire dal Ministro della difesa, viene annunciata una rivisitazione dello strumento anche in termini di ridimensionamento del personale, che evidentemente colpirà anche la sua Forza armata.
Poiché ci sono alcuni problemi in termini di esuberi in alcuni ruoli - faccio riferimento ai marescialli, perché nelle diverse audizioni l'abbiamo verificato con tutte le Forze armate - ma, nello stesso tempo, noi abbiamo bisogno di garantire che i volontari siano in quantità sufficiente da assicurare l'operatività dell'Esercito, volevo capire se voi vi eravate formati un'idea su come gestire questo problema, ossia come agevolare la fuoriuscita di coloro che sono in esubero, garantendo, però, la tenuta della capacità operativa dello strumento.
PRESIDENTE. Generale, prima di darle la parola per la replica, vorrei aggiungere una mia domanda, rispetto alla quale lei ha già parzialmente risposto a proposito del tema della cosiddetta precarizzazione.
Se non ricordo male, nella scorsa audizione lei ha ipotizzato che tra le misure che potrebbero essere adottate ci potrebbe essere l'estensione della fascia da quattro a otto anni, per cui questi ragazzi si troverebbero ad affrontare un periodo più lungo di precarietà.
Credo che sia interessante porsi la domanda se questo tipo di fenomeno incida o potrà incidere anche sul modello dell'attuale sistema di arruolamento, tanto da dover indurre a un ripensamento complessivo.
FRANCESCO BOSI. Vorrei porre anch'io una domanda che penso possa essere inserita nella risposta alle domande dei due colleghi intervenuti per ultimi.
Volevo chiedere al generale qual è il rapporto percentuale tra il personale militare e quello civile impiegato nei ruoli civili della Difesa, o meglio, nell'ipotesi di normative che favoriscano l'uscita di personale
in esubero, quale sarebbe la fuoriuscita di personale civile e non militare.
Vorrei sapere come misura questo fenomeno, come lo considera e se ha una valenza importante.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Tutti i quesiti fanno parte di un unico concetto.
L'onorevole Speciale, quando era generale, ha effettuato tante ristrutturazioni. Questa, se permette, è forse un po' più dolorosa. Noi partiamo da un concetto di un modello di difesa elaborato quando il generale Speciale stava per andar via. Si trattava di - parlo dei volontari, ma la situazione è uguale per ufficiali e sottoufficiali; il concetto non cambia - quasi 76 mila volontari, mentre adesso ne abbiamo 8 mila in meno. Non abbiamo raggiunto, per nostra fortuna, quella cifra, perché sarebbe stato ancora più grave. Prendiamo, però, quei dati.
FRANCESCO BOSI. Si prevedeva il raggiungimento a regime al 2021.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Sì, il modello prevedeva il raggiungimento a pieno regime nel 2021.
Chi sono questi soggetti? I VSP sono quasi 32 mila. Ci sono e devono rimanere.
La risposta alle vostre domande riguarda, quindi, le altre categorie. Quando bisogna ristrutturare - da quando io sono entrato nel sistema, si parla sempre di ridimensionamento e di taglio - ciò significa che bisogna agire su due canali diversi.
Il primo è il reclutamento, cioè l'immissione. Ogni anno noi chiamiamo oltre 18 mila VFP1. Nel momento stesso in cui il Governo ci comunicherà che non ci saranno più 112 mila unità, ma ad esempio 95 mila - non è importante la cifra, ma il concetto - e, quindi, bisognerà ridursi da 112 mila a 95 mila, unità, essendo noi ora, fortunatamente, 106 mila, orientativamente dovremo ridurci di 10-12 mila unità. In quest'ambito si può soltanto aspettare che tali soggetti raggiungeranno il limite della pensione.
L'altro parametro è l'ingresso. Bisogna agire su questi due fattori. Negli anni Novanta esisteva la cosiddetta legge Angelini.
Quando bisognava ridurre, il Governo prevedeva per alcuni soggetti benefici per poter andare in pensione. Gli ultimi cinque anni venivano abbuonati. Si supponeva che dati soggetti avessero svolto i cinque anni così da poterli mandare in pensione.
Adesso non si può fare questo, perché tra poco si dovrà arrivare addirittura a 67 anni per andare in pensione. Non si può agire più, quindi, nemmeno con altri incentivi di tipo finanziario, ragion per cui bisogna agire sui reclutamenti.
Si sta agendo, per esempio, nell'ambito del passaggio presso altre amministrazioni pubbliche, soprattutto, e apro un altro concetto che avete espresso voi, in alcuni ruoli per cui abbiamo esuberi.
Prima di parlare degli esuberi vorrei svolgere una precisazione. Sulla base dei numeri del modello di 112 mila unità, ufficiali, sottufficiali e truppa, è vero che in alcuni ruoli noi abbiamo un po' di esuberi, soprattutto nei sottufficiali. I volumi organici di 112 mila unità comprendono 12.050 ufficiali e 24.091 sottufficiali. Di questi ultimi 16.108 sono sergenti. Oggi come oggi, nel ruolo sergenti abbiamo pochissime unità.
Che cosa facciamo? Il personale in soprannumero nei ruoli marescialli viene fatto operare con le funzioni di sergente. Poi, a mano a mano che i sergenti che vengono dai VSP prendono il loro posto e riempiono quel ruolo, i marescialli non ci saranno più.
Alla fine, se consideriamo il numero di 112 mila, perché partiamo sempre, almeno oggi, da questo, non c'è un numero elevato di marescialli. Si parla di un surplus di circa 3 mila unità e non di più.
Questo è il vecchio sistema, però. Andiamo al nuovo. Non si deve parlare più di 112 mila unità, ma - come ipotizzato - di 95 mila. Avremo, dunque, alcuni surplus e non si potrà fare altro che agire nei due modi prima evidenziati. Dovremo reclutare un po' di meno, il che significa che per alcuni anni non si recluteranno più 12 mila volontari in ferma annuale, 150 ufficiali
provenienti dai corsi normali dell'Accademia e 200-250 marescialli. Invece di 12 mila ne prenderemo 6 mila e invece di 150 ne prenderemo 75-100.
C'è un discorso di reclutamento e di connessione con l'iter della carriera che uno deve compiere nel corso di quarant'anni. Questo è un dato. C'è un combinato disposto tra il reclutamento scarso, cioè inferiore alla norma, e l'esigenza di permette l'uscita di questo surplus. Si tratta di far uscire marescialli e tenenti colonnelli dall'altra parte, o nei ruoli civili della difesa oppure anche nei ruoli civili delle altre amministrazioni. So che stanno lavorando a tale scenario in questi giorni, perché ho visto una bozza di testo.
L'altra possibilità è una mia personale idea. Si potrebbe fare un altro discorso. Come per i dirigenti quando si supera un dato numero, essendo numeri fissi, c'è un'attesa per la riduzione dei quadri - si chiama RQ -, così potremmo pensare a una RQ anche per i tenenti colonnelli e per il ruolo marescialli. La RQ opera per i colonnelli e i generali, cioè per i gradi dirigenti. Questa possibilità potrebbe essere impostata anche per i gradi inferiori, per i tenenti colonnelli e i marescialli. Questa è la mia idea.
Per quanto riguarda la percentuale del personale civile, sinceramente non la conosco. Poiché gestisco anche il personale civile, so che c'è stato un elevato ingresso di personale civile negli anni Ottanta. So anche che alla fine degli anni 2020, con le regole attuali, è previsto un elevato numero di congedi. Nulla vieta che, oltre a questi due step, ce ne sia anche un altro per cui da oggi al 2020, quando diverse unità andranno via, si possa transitare il personale militare nei ruoli civili della difesa. Non conosco, però, la percentuale.
Non so se i sindacati l'accetteranno o meno, però penso che noi forniamo professionalità molto esperte. Ad esempio, stanno venendo meno alcune figure professionali molto particolareggiate, nei cantieri e nei poli, per quanto riguarda la Forza armata. Noi abbiamo i poli di Vicenza e Nola, dove si effettuano manutenzioni ai mezzi. C'è personale piuttosto anziano che sta andando in pensione e non viene sostituito e, quindi, possiamo fornire personale che con pochi corsi potrebbe sostituirlo benissimo.
AUGUSTO DI STANISLAO. Volevo solo chiederle se il personale civile per voi sia stato un valore aggiunto o no.
BRUNO STANO, Capo del Dipartimento impiego del personale dello stato maggiore dell'Esercito. Io sono stato a Nassiriya. Mi sono portato idraulico, elettricista, falegname, tutti civili, perché non li avevo tra i ragazzi. Per me è molto di più che un valore aggiunto.
Il personale dei poli hanno specializzazioni che non si trovano. Adesso per la nave che si è arenata all'isola del Giglio ci sono quelli dell'NBC di Civitavecchia. Ci sono figure che hanno una professionalità immensa, impagabile e che non è nemmeno facile sostituire.
PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, ringrazio nuovamente il generale Stano per la sua presenza e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14,30.