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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VI
2.
Mercoledì 7 ottobre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ventucci Cosimo, Presidente ... 2

INDAGINE CONOSCITIVA SUL CREDITO AL CONSUMO

Audizione di esperti:

Ventucci Cosimo, Presidente ... 2 8 10 11 12
Ceccuzzi Franco (PD) ... 10
Comaroli Silvana Andreina (LNP) ... 10
D'Antuoni Agostino, Esperto del settore ... 2 11
Pagano Alessandro (PdL) ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE VI
FINANZE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 7 ottobre 2009


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSIMO VENTUCCI

La seduta comincia alle 14,35.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di esperti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul credito al consumo, l'audizione di esperti.
Do la parola all'avvocato Agostino D'Antuoni, esperto del settore.

AGOSTINO D'ANTUONI, Esperto del settore. Buongiorno a tutti. Signor presidente, signori deputati, vi ringrazio per l'invito a offrire la mia testimonianza, a portare il mio contributo ai lavori di codesta Commissione.
Come ben sapete, il tema del credito al consumo è di stretta attualità e molto ampio, perché in questa accezione vengono indicate diverse forme di concessione del credito.
Per credito al consumo si intende - facciamo una debita premessa - la concessione, nell'esercizio di un'attività commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di un consumatore ovvero di una persona fisica che agisce per scopi estranei all'attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta. Il consumatore si obbliga, nel caso di dilazione di pagamento, a corrispondere le somme al venditore di beni o servizi alle date convenute; nel caso di concessione di un prestito, a restituire l'importo concesso e pagare gli interessi calcolati sulla base di un parametro finanziario (tasso di interesse). La dilazione di pagamento è concessa da soggetti autorizzati alla vendita di beni e servizi, mentre il finanziamento è concesso dalle banche e dagli intermediari finanziari. Nel TUB sono contemplate tutte le ipotesi relative al costo totale del credito e al tasso annuo effettivo globale, o TAEG, espresso in percentuale annua del credito, che comprende tutti gli interessi e gli oneri. Esiste una normativa comunitaria (direttiva 2008/48/CE), che prevede, tra l'altro, il necessario e uniforme completamento delle normative degli Stati membri, in corso di recepimento dalla maggior parte degli stessi.
Affronterò, in questa mia esposizione, un'analisi di ciò che è accaduto negli ultimi anni fino ad oggi, per svolgere qualche riflessione e per offrite qualche suggerimento.
Affido l'introduzione alle parole che il Presidente George W. Bush ha pronunciato davanti al Congresso il 18 giugno 2002 (non vorrei essere irriverente; utilizzo le parole del Presidente Bush semplicemente perché esse ci aiutano a capire cosa è accaduto): «Diventare proprietari della casa è un modo di realizzare il sogno americano. Voglio estendere il sogno tutti. La gente spesso vorrebbe comprare, ma


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non ha soldi e a questo c'è rimedio. Faremo sì che venga semplificata la documentazione richiesta. Abbiamo bisogno per gli acquirenti a basso reddito. Fannie Mae e Freddie Mac faranno la loro parte». Sappiamo tutti com'è andata a finire, anche in Italia. Sono stati concessi prestiti per l'acquisto di unità immobiliari a chiunque, anche a cittadini extracomunitari senza reddito appena arrivati nel nostro Paese. Le percentuali di intervento di tali finanziamenti sono arrivate al 140 per cento del prezzo di acquisto dell'immobile.
Mediante il prestito immobiliare le persone compravano casa, pagavano le provvigioni all'agente immobiliare, gli onorari e le imposte al notaio, i compensi di mediazione creditizia, sostenevano le spese di trasloco e di arredamento e, qualche volta, saldavano anche i prestiti personali in essere. Spesso avanzava anche del denaro sul conto per le spese correnti. Venivano prelevate quantità di denaro contante allo sportello bancario il giorno della stipula dell'atto notarile, cambiando gli assegni circolari tratti dal mutuo, per accontentare tutti i professionisti coinvolti dell'affare: periti, agenti immobiliari, agenti di mediazione creditizia, notai. Come si poteva costruire tutto questo? Attraverso la falsificazione sistematica delle dichiarazioni dei redditi e delle perizie, che sovrastimavano il valore degli immobili (spesso redatte per convenzione bancaria dagli stessi agenti immobiliari), e la compiacenza dei direttori di banca, stimolati dai loro direttori commerciali, che chiedevano pratiche in quantità.
Si è violata ogni più elementare regola di equilibrio economico. Siamo arrivati a concedere prestiti fino al 53 per cento del reddito disponibile nel rapporto tra rata e debito. Quando poi il reddito era contraffatto, il rapporto arrivava anche al 100 per cento. Uno dei due redditi di una famiglia serviva per il pagamento del mutuo. Guadagno 1.000 euro, posso avere una rata di 530 euro al mese. Addirittura superiore se, poi, ho falsificato la dichiarazione dei redditi.
I mutui sono stati concessi principalmente nella forma del prestito indicizzato al costo del denaro o suoi derivati (ad esempio, Euribor). Il rapporto tra rata e reddito era già poco sostenibile allora, con i mutui indicizzati ad un costo del denaro che, dal 2001 in poi, era all'incirca dell'1,5 per cento. Quando il costo del denaro è salito di quattro punti percentuali il meccanismo si è rotto.
Cosa sta accadendo ora? Alcune banche italiane hanno costituito società immobiliari che stanno rivendendo gli immobili che avevano finanziato, che hanno riacquistato in asta pubblica, con propri mutui concessi ben oltre i valori di mercato. Verranno privati della casa quegli stessi mutuatari a cui qualcuno ha venduto denaro senza regole. Tutto questo sta accadendo senza che vi siano responsabilità da accertarsi e tutele per chi sta perdendo la casa. Anzi, è cominciata la corsa agli affari immobiliari prima che qualcuno si accorga che qualcosa non ha funzionato.
Chi controlla i banchieri che hanno premuto sulle reti vendita perché vendessero mutui a qualsiasi costo e a chiunque? È lecito peraltro chiedersi se sia legittima la partecipazione al capitale sociale degli istituti di credito per le stesse società di mediazione creditizia e di mediazione immobiliare. Ci sono banche italiane che hanno costituito società immobiliari partecipate da istituti di credito e da società di mediazione creditizia e di mediazione immobiliare.
Per questo la valutazione del merito creditizio è stata affidata allo stesso soggetto che intermediava i finanziamenti e le vendite immobiliari! La Banca d'Italia perché omette di controllare come sono stati concessi i mutui ora in sofferenza presso gli uffici legali delle banche? Perché, forse, in quei fascicoli troveremmo nell'ordine: perizie false, dichiarazioni dei redditi contraffatte, atti notarili con dichiarati negli atti di vendita ben inferiori ai mutui di scopo che sono stati concessi, con tanto di assegni circolari consegnati davanti al notaio, assegni che coprivano ben oltre il prezzo dell'immobile! Tutto


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questo è in contrasto palese con il TUB (che, è noto, consente di finanziare fino all'80 per cento del valore dell'immobile) e, ovviamente, con le normative antiriciclaggio. Perché le procure della Repubblica non sono state attivate per indagare su quello che ormai tutti sanno? Anche perché le prove sono meramente documentali. Le prove di quanto sto affermando sono in ogni fascicolo di ogni mutuo che, in questo momento, è in sofferenza presso gli istituti di credito e che ha visto la banca finanziare ben oltre il valore dell'immobile dichiarato nell'atto notarile.
È legittimo chiedersi se sia lecito che le banche stiano ricollocando sul mercato quegli stessi beni, affidandone la vendita alle stesse società di mediazione che partecipano al proprio capitale e che hanno venduto i mutui che in questo momento sono in sofferenza. Dall'esame dei bilanci dei principali istituti di credito che hanno concesso quei mutui ancora non emergono le sofferenze (relative ai mutui che non vengono pagati). Perché questo esporrebbe le banche a possibili controlli. Forse. Visto che poi, alla fine, il controllato possiede tutte le quote azionarie del controllore e che il vero guadagno non è nella concessione del prestito, ma segue la concessione del prestito: è, cioè, nella cartolarizzazione.
La finanza creativa, con queste cartolarizzazioni, ha inquinato il mondo intero. Cartolarizzazioni - facciamo bene attenzione - che stanno ripartendo in questi mesi. Nel mese di agosto - faccio un esempio tratto dalla cronaca, ma lo stesso vale per altri istituti di credito - MPS ha emesso titoli azionari legati a prestiti immobiliari per 4,1 miliardi di euro. Nell'ultimo anno, e fino ad oggi, le banche italiane hanno cartolarizzato circa 100 miliardi di euro di prestiti. Per la precisione, 97 miliardi e 36 milioni: 27 miliardi Unicredit e 24,5 miliardi Intesa Sanpaolo; seguono tutti gli altri, nessuno escluso.
Consentire la cartolarizzazione di un debito viziato nelle regole della concessione vuol dire infettare il mercato di titoli inconsistenti, sapendo di farlo. Perché le valutazioni del rischio su questi prestiti sono e vengono viziate quanto le perizie degli immobili e le dichiarazioni contraffatte dei redditi dei mutuatari che ne sono alla base. Nella fase precedente il fallimento di Lehman Brothers i titoli venivano venduti agli investitori istituzionali, che poi li rimpacchettavano e li rivendevano in altre forme all'infinito. Adesso cosa accade? È la banca stessa che riacquista i propri titoli, per darli in garanzia alla BCE e creare, così, nuova liquidità. Nell'emissione del 12 agosto Monte dei Paschi di Siena ha emesso titoli per mutui residenziali che sono stati riacquistati da una società costituita e partecipata dalla banca stessa: titoli che poi saranno venduti al mercato per creare liquidità. Tutto questo per creare più volte liquidità non supportata da depositi reali. Sentiamo in questi giorni che gli istituti di credito non hanno bisogno dei bond dello Stato, ma che procederanno autonomamente alla raccolta di liquidità nel mercato. Ora si capisce perché!
Per quanto riguarda i prestiti finalizzati e le carte revolving, riporto fedelmente le parole del direttore del servizio studi della struttura economica e finanziaria della Banca d'Italia, dottor Giorgio Gobbi, ascoltato in audizione l'11 marzo di quest'anno dalla Commissione prezzi del Senato (della quale sono consulente per nomina autorizzata dal Presidente del Senato): «Dobbiamo sempre tener presente che le banche sono imprese e che quindi non hanno l'obiettivo di segnalare qual è il prodotto meno conveniente per loro e più conveniente per il cliente. Credo che non riusciremo mai a mettere a punto una normativa che si spinga a tanto». Queste parole - a mio avviso gravissime -, nella loro semplicità, mi hanno ovviamente colpito, perché espresse con sincerità da parte di chi dovrebbe vigilare sullo svolgimento del rapporto tra credito bancario e cliente e si trova, invece, a vivere l'imbarazzo quotidiano del conflitto di interessi prodotto dalla composizione del proprio capitale azionario.
Cosa sono le carte revolving? Le carte revolving mettono a disposizione dell'utente


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una vera e propria riserva di denaro sulla quale contare per effettuare acquisti o prelievi di contante. Il cliente si impegna a restituire gli importi utilizzati e gli interessi maturati rispettando l'importo della rata minima mensile stabilita in contratto. Ad ogni utilizzo la disponibilità della carta diminuisce; allo stesso tempo, man mano che il titolare rimborsa le spese con rate mensili, la disponibilità sulla carta si ripristina. Gli interessi sulle carte revolving dovrebbero essere calcolati in base a due parametri: TAN (tasso annuo nominale) e TAEG (tasso annuo effettivo globale, che tiene conto di tutte le spese). In altre parole, le carte revolving offrono la possibilità di spendere del denaro indipendentemente dai fondi di cui una persona dispone sul proprio conto corrente e di pagare ratealmente il debito.
Nel 2008 l'utilizzo delle carte revolving è aumentato dell'11 per cento rispetto al 2006. Nel 2009 si stima un aumento del 25 per cento sul 2008. Stando alle rilevazioni dell'ABI, le carte di questo tipo circolanti in Italia ammonterebbero a 4,3 milioni.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un'istruttoria, nei confronti di Mastercard e di altre otto banche e società finanziarie, per possibili intese restrittive della concorrenza e poca chiarezza espositiva dei propri prodotti nel settore delle carte di pagamento. Le società sono Mastercard, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Sella, Barclays, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Esse risulterebbero oltremodo responsabili per aver trasferito costi elevati sugli esercenti e sui consumatori.
Secondo i dati del Ministero dell'economia e delle finanze, nel 2008, il valore delle operazioni di credito al consumo è cresciuto, in Italia, dell'1,4 per cento rispetto al 2007, toccando i 60 miliardi di euro. Nel primo semestre del 2009 si rileva una contrazione del credito al consumo per acquisti a rate di circa il 20 per cento. Si stima una riduzione degli acquisti di beni durevoli, legata alla contrazione dei consumi, per circa 20 miliardi di euro (-2,5 per cento).
La crisi è diventata meno lontana: la possiamo toccare con il calo delle vendite, dei consumi e della produzione e con la perdita di occupazione. Aumentano, tuttavia, i prestiti personali per affrontare la quotidianità, con cessione del quinto dello stipendio, e le carte revolving.
Le previsioni per tutto il 2009 indicano una riduzione di 4 miliardi di euro per prestiti finalizzati all'acquisto, ma un aumento di circa un miliardo di euro per carte revolving e cessioni del quinto dello stipendio. I tassi di interesse di questi ultimi partono dal 16 per cento - a cui vanno aggiunti i costi di istruttoria della pratica e di mediazione, che oscillano tra il 10 e il 20 per cento del prestito richiesto - a fronte di un costo del denaro dell'1 per cento. Si stima che, tra rimborso di capitale, interessi, mascherate commissioni di istruttoria e mediazione, si arrivi al 30 per cento del capitale preso a prestito.
L'Autorità garante della concorrenza del mercato è chiamata frequentemente ad aprire procedimenti istruttori nei confronti di operatori del settore del credito al consumo anche con riferimento ai messaggi pubblicitari diffusi a mezzo stampa, per la non veridicità degli stessi o la difficoltà di individuare le condizioni di erogazione dei finanziamenti e l'incidenza delle voci che contribuiscono alla determinazione dei costi complessivi. La gente non capisce!
I costi che sono usciti dalla porta, per i minori tassi di interesse, li stiamo facendo rientrare dalla finestra - senza intervenire - con le più alte commissioni, ovviamente mascherate, applicate dalle società.
È di questi giorni la notizia che i vertici dell'American Express Italia sono stati indagati dalla procura della Repubblica di Trani con l'accusa di truffa e usura aggravata in relazione ai tassi di interesse applicati alle carte di credito di tipo revolving. In una denuncia si è rilevato che, a fronte di un prestito di 2.600 euro e di un mancato addebito di una rata di 200 euro, American Express aveva richiesto, dopo due mesi, 686,4 euro. Era stato


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applicato, quindi, un tasso di interesse del 54,21 per cento, notevolmente superiore alla soglia di usura del 25,23 per cento. Esaminando altre casistiche - la Guardia di finanza ha proceduto ad ispezioni - è emerso che ad alcuni soggetti sono stati applicati tassi annui effettivi pari al 46,32 per cento, al 251 per cento e al 108,99 per cento.
A mettere in allerta circa i rischi di insolvenza relativi alle carte di credito è un rapporto di luglio del Fondo monetario internazionale, il quale prevede che in Europa verranno bruciati - grazie alla crisi e al mancato controllo su queste forme di prestito - circa il 7 per cento dei 1.730 miliardi di euro che rappresentano il mercato europeo del credito al consumo. Recessione e aumento della disoccupazione sicuramente stanno rendendo più difficile il regolare pagamento delle rate di mutuo e delle carte.
Va aggiunta una considerazione. Il mancato corretto censimento dell'erogazione di questi prestiti personali - di cui nessuno tiene conto - non consente una corretta considerazione dell'indebitamento privato complessivo delle nostre famiglie, che andrebbe ben oltre il 50 per cento del reddito disponibile tanto sottolineato come vanto del sistema Italia. I debiti finanziari delle famiglie stanno aumentando nei canali parabancari. Sono numerose le segnalazioni di diniego di erogazioni di mutui o di prestiti che stanno mettendo famiglie e imprese nelle mani di finanziarie e di usurai.
Affrontiamo, ora, il tema della cessione del quinto dello stipendio. Si tratta di una particolare tipologia di prestito personale, da estinguersi con cessione di quote dello stipendio o del salario fino al quinto dell'ammontare degli emolumenti valutati al netto delle ritenute. La durata massima consentita è di 120 mesi; la minima non è inferiore a 36 mesi. Possono usufruire del finanziamento con cessione del quinto dello stipendio i dipendenti pubblici statali, i dipendenti di aziende private che abbiano un contratto a tempo indeterminato e - ultima concessione che è stata fatta a costoro - anche i pensionati.
Il massimo importo che si può richiedere di finanziare con la formula della cessione viene calcolato in base alla liquidità maturata (TFR), allo stipendio netto o all'entità della pensione.
Ci siamo chiesti per quale ragione questa formula di finanziamento sia in continua crescita? Perché non c'è alcun rischio di insolvenza. In caso di perdita del lavoro o di decesso del debitore - si badi che stanno crescendo in maniera esponenziale i finanziamenti concessi a ultraottantenni; stiamo lasciando i nostri anziani nelle mani di queste finanziarie, che da due anni a questa parte stanno vedendo il proprio business crescere del 20 per cento all'anno -, interviene una polizza assicurativa obbligatoria che copre il rischio di insolvenza. Tali polizze, costosissime, gravano integralmente sul debitore-consumatore finale. Vuoi i soldi? Stipula la polizza di assicurazione! Oggi è possibile anche per i pensionati ottenere un prestito, e la scadenza non può eccedere - bontà loro - il novantesimo anno di età. La particolarità sta nel fatto che il rimborso avviene con trattenuta della rata direttamente in busta paga o dalla pensione. Questa formula di finanziamento ha registrato un aumento del 27 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Negli ultimi tre anni tale strumento di finanziamento è cresciuto nelle richieste in maniera esponenziale. Molti istituti lo praticano direttamente o con reti appositamente create: Santander con Unifim, Crédit Agricole con Agos, Intesa Sanpaolo con Neos, Unicredit con Fineco.
La rete distributiva dei suddetti prodotti è organizzata da migliaia di mediatori creditizi, che li utilizzano per concessione di banche e finanziarie e che aumentano il costo di tali forme di prestito aggiungendo le proprie competenze. Rimane nella soglia dell'usura il rimborso del solo prestito, a cui, però, devono aggiungersi polizze obbligatorie e percentuali di mediazione creditizia. Complessivamente, si stima che tali prestiti arrivino a costare il 50 per cento della somma richiesta.


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La ragione del successo di tali prestiti possiamo leggerla nelle stesse pubblicità delle banche e delle finanziarie. Protestati, falliti, pensionati: tutti finanziabili con la cessione del quinto. Questa crisi, come sappiamo, ha lasciato il segno su molte persone, per i ritardi nelle scadenze dei pagamenti. Ecco trovato lo strumento per consentire che il denaro possa essere dato ai menzionati soggetti a qualsiasi costo e fuori da ogni controllo! Attraverso le finanziarie - che nessuno controlla - le banche stanno facendo quanto sarebbe loro precluso in quanto istituti di credito. Quando non sono le finanziarie stesse ad essere strumento di riciclo di denaro della criminalità organizzata, come evidenziato anche da recenti attività di indagine della magistratura. Le mafie del nostro Paese stanno mettendo sul mercato quelle liquidità che i canali istituzionali stanno negando alle famiglie e alle imprese.
Veniamo alle frodi creditizie. La frode creditizia non è volta soltanto ad ottenere un credito o un bene con l'intento di non rimborsare il finanziamento ovvero di non pagare quanto acquistato, ma anche alla sottrazione e alla clonazione delle carte di credito. Possono verificarsi anche veri e propri furti di identità, con l'utilizzo dei dati personali. Nel 2007 sono stati rilevati dall'osservatorio CRIF 22.500 frodi, per un valore di 112 milioni di euro. Nel 2008 le frodi accertate - mediante indagini della magistratura e procedimenti giurisdizionali - sono 25.000, per un valore di 140 milioni di euro.
Il testo unificato dei disegni di legge n. 414 e n. 507, approvato il 16 settembre 2009 dal Senato è un primo passo per affrontare il tema delle frodi. Andrebbe ampliata, a mio avviso, la potenzialità dell'utilizzo delle banche dati di riferimento per le analisi dei soggetti richiedenti il finanziamento. Gli archivi a cui il testo approvato dal Senato fa riferimento sono spesso lacunosi - in particolare, per quanto riguarda i dati dei pagamenti previdenziali, delle persone fisiche e degli extracomunitari, spesso censiti con l'indicazione di date di nascita e di luoghi di residenza contraffatti - e, oltretutto, privi dell'efficacia di pubblicità notizia propria, ad esempio, delle banche dati delle camere di commercio e dell'Agenzia delle entrate.
L'andamento tendenziale dell'economia italiana per i prossimi anni lascia prevedere una prospettiva di crisi occupazionale gravissima per il prossimo anno e una bassa crescita per i prossimi cinque anni. Le previsioni macroeconomiche di quasi tutti gli istituti di ricerca più attendibili prevedono un ritorno del valore reale del PIL ai livelli del 2007 soltanto nel 2014. Secondo il centro studi di Confindustria stiamo attraversando la più lunga recessione del dopoguerra.
Nello scenario previsto per i prossimi anni è importante prevedere, accompagnare l'accesso al credito di privati e di aziende di qualunque dimensione. Ha ricordato nei giorni scorsi il Ministro Tremonti: «Il compito specifico delle banche è ancora più difficile in fase di crisi che durante la normalità. Se le banche continuano a fare soldi con la finanza, stanno solo preparando la prossima crisi». Mai come in questo periodo abbiamo capito che il rapporto cliente-banca non può essere un affare privato. Mai come oggi non possiamo che riconoscere l'importanza della vigilanza sui prodotti finanziari concessi e sulla correttezza dei dati alla base di tali prestiti di denaro. L'immissione nel sistema bancario di dati fasulli allo scopo di concedere prestiti è questione di ordine pubblico, di certo non attinente alla sola sfera dei rapporti personali tra banche e clienti.
Tutto ciò ancora non è chiaro al sistema bancario italiano, che considera violazioni, intromissioni nel privato le necessarie attività di controllo governativo.
Quanto sta accadendo non è meno grave delle conseguenze economiche di una pandemia o di una guerra.
Passate le esondazioni, spesso si rafforzano e si ridefiniscono gli argini dei fiumi. Noi, invece, come bambini sulla sabbia in riva al mare, continuiamo ad occuparci dell'acqua sul castello senza immaginare un arretramento o una fortificazione di ciò che abbiamo costruito.


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Stiamo rincorrendo la crisi, ma non la stiamo fermando alla radice; soprattutto, non vengono puniti i colpevoli, affinché simili fenomeni non possano più accadere, perché significherebbe ammettere che qualcuno ha sbagliato, che le istituzioni le quali dovevano controllare sono superate o inadeguate o hanno omesso con dolo i dovuti controlli.
C'è chi ha sbagliato anche nel nostro Paese, perché si è operato fuori dalle regole esistenti. Il fatto che nessuno stia pagando nel mondo intero per ciò che ha innescato la crisi finanziaria risulta un'esimente per i colpevoli e terreno fertile perché tutto possa accadere nuovamente in tempi brevi, sull'onda del vecchio adagio secondo il quale «tutti colpevoli fanno nessun colpevole».
Non è vero che il mercato tende all'equilibrio da solo; per lo meno, non sempre, e non senza regole che ne accompagnino l'evoluzione. «La scelta del banchiere è di decidere chi finanziare. Le banche devono compiere scelte imprenditoriali»: in quest'affermazione del dottor Gobbi, che cito ancora una volta, è contenuto il disegno perseguito dalle banche, che mai come oggi deve vedere un intervento da parte dello Stato. Così come non doveva essere lasciato libero di elargire prestiti in libertà negli anni precedenti, il sistema bancario non può e non deve essere lasciato libero di fare mera impresa, omettendo di effettuare valutazioni di ordine sociale.

PRESIDENTE. Prendiamo atto di quanto dichiarato dall'avvocato D'Antuoni in questa sua audizione-denuncia. Essa sarà senz'altro valutata con attenzione dalle istituzioni preposte al controllo del credito al consumo e, inoltre, contribuirà anche alle decisioni che questa Commissione riterrà di assumere.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ALESSANDRO PAGANO. Ringrazio l'avvocato D'Antuoni e l'associazione che egli rappresenta, «Avvocati per le riforme».
Già dal nome si comprende perfettamente come non si tratti di un'associazione qualsiasi, ma di un'associazione impegnata affinché vengano attuate riforme nell'interesse del Paese (o, almeno, questa dovrebbe essere la mission). La relazione dell'avvocato D'Antuoni è, appunto, la prova concreta di cosa significhi lavorare per il Paese. Non abbiamo ascoltato una semplice esposizione di dati, né un'elencazione arida di elementi volta ad offrire una fotografia del Paese, ma molto di più. Com'è giustamente posto in risalto in un passaggio della relazione, il rapporto cliente-banche - e, aggiungo io, cliente-finanza -, di qualunque tipo o specie, non è più un semplice affare privato, riguardante il soggetto che chiede il mutuo o il prestito e l'istituto di credito o ente finanziario.
Oggi l'interesse precipuo del Paese passa attraverso il controllo - nel senso nobile del termine, non nel senso dirigistico - della finanza. L'etica è stata ormai completamente abbandonata. È chiaro che, se stiamo vivendo un momento di crisi epocale e strutturale, ciò non avviene per una casualità. Se il Santo Padre ha ritenuto opportuno - oggi, non cinque anni fa o tra cinque anni - intervenire con un'enciclica su tali tematiche, è perché vi era la seria esigenza di una riflessione intorno a un concetto essenziale: i comportamenti dei soggetti che dovrebbero gestire la finanza di questo Paese non sono improntati all'etica. Dunque, ci troviamo di fronte a un dato drammatico.
Troppe volte sono passati messaggi del tipo «il mercato si autoregola», frutto di una visione assolutamente liberista. La tesi della mano immanente non è più accettabile oggi, perché i fatti dimostrano che siamo in presenza di un mercato incapace di autoregolamentarsi e, soprattutto, sempre più orientato a realizzare speculazioni e a determinare effetti negativi per il corpo sociale.
Il 42o Rapporto annuale del CENSIS sulla situazione sociale del Paese individuava nella capacità degli italiani di fare risparmio una delle ragioni fondamentali per le quali l'Italia stava vivendo una crisi meno acuta rispetto agli altri Paesi del


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mondo occidentale. Mi pare, tuttavia, di cogliere segnali che vanno in direzione diametralmente opposta. Le sensazioni che avvertivamo a fior di pelle hanno trovato conferma, oggi, nella relazione dell'avvocato D'Antuoni. In altre parole, il Paese risparmiava - forse, era esattamente questa la fotografia di un anno e mezzo, due anni fa -, ma chi si dedica con attenzione alle problematiche economico-finanziarie avvertiva da tempo che il quadro stava mutando rapidamente.
Mi pare di aver colto nella relazione dell'avvocato D'Antuoni elementi che meritano una riflessione molto approfondita. Tutti noi avevamo percepito che doveva esserci un motivo se le banche rifiutavano i «Tremonti bond». D'altra parte, i provvedimenti legislativi con i quali si mettevano a disposizione delle banche risorse finanziarie consistenti miravano a sostenere non tanto gli istituti di credito quanto il complesso del sistema produttivo. Non riuscivamo a capire in quale modo le banche avrebbero superato le difficoltà strutturali, che tutti sapevamo essere presenti all'interno dei loro bilanci. Oggi abbiamo potuto razionalizzare una percezione che era basata sulla mera intuizione.
Quanto è stato detto può essere ulteriormente rafforzato da alcuni dati statistici che mi permetto di aggiungere.
Nei primi otto mesi del 2009 il sovraindebitamento delle famiglie è cresciuto dell'89,3 per cento rispetto al 2008 (lo affermano le associazioni specialistiche). Inoltre, bisogna tenere conto di un fenomeno che esulava dall'oggetto della relazione dell'avvocato D'Antuoni: l'associazione Contribuenti.it ci dice che l'usura è cresciuta, in Italia, del 71,6 per cento e che sono a rischio, attualmente, 1.693.000 famiglie e 1.254.000 piccole imprese. L'associazione fornisce cifre ancora più dettagliate. Ad esempio, il debito medio delle famiglie, nei primi otto mesi del 2009, è di 28.600 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto i 48.200 euro.
Occorre considerare, altresì, la crescita delle scommesse sportive, alla quale è collegato un dato sociologico assolutamente inequivocabile: se la gente avverte l'esigenza di rivolgersi al mondo delle scommesse è perché, evidentemente, non ce la fa più. Ovviamente, il ricorso al gioco non è una soluzione, ma peggiora la situazione.
La fotografia sociologica risultante dai predetti dati dimostra che la situazione è realmente drammatica. Se non poniamo rimedio subito, tra qualche anno ci troveremo a dover ricostruire dalle macerie.
Purtroppo, non posso fare altro che fare mia la relazione dell'avvocato D'Antuoni, ringraziandolo per la saggezza e la profondità della stessa. Quanto egli ha espresso trova conferma -non voglio essere autoreferenziale: me ne guarderei bene - in svariati interventi e iniziative parlamentari del sottoscritto in materia di carte revolving, di cessione del quinto dello stipendio, di carte di credito e di frodi creditizie. Nel corso dell'esame in sede referente di taluni provvedimenti approvati lo scorso anno sono state presentate anche proposte emendative, ma è mancata, purtroppo, la sensibilità per accoglierle.
A questo punto, signor presidente, non mi resta che tirare le conclusioni del discorso, per forza di cose gravissime, in conformità alla mission legata alla tipologia di questa Commissione, la quale svolge una funzione non meramente auditiva, ma di indagine conoscitiva.
Se la Carta costituzionale garantisce il prosieguo nelle sedi preposte, tutte le autorità giudiziarie che possono essere interessate devono essere informate. Non possiamo più permetterci di contrastare certi comportamenti del sistema bancario con i soliti mezzi, perché abbiamo di fronte a noi un gigante assolutamente prevaricante, come i fatti dimostrano abbondantemente. Oggi abbiamo un solo sistema: quello di denunciare il più possibile quanto sta accadendo.
Chiedo, dunque, che siano trasmessi gli atti alla Procura della Repubblica. Sono stati citati elementi assolutamente incontrovertibili: toccherà alla magistratura verificare se essi integrino o meno fattispecie di reato.


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Chiedo, inoltre, che la relazione sia immediatamente trasmessa alla Banca d'Italia e al Ministro dell'economia e delle finanze, che certamente è sensibile alle tematiche affrontate oggi.
Chiedo, infine, che la nostra Commissione si attivi per esaminare in tempi rapidissimi una proposta di legge in materia, che ovviamente poi seguirà il normale iter parlamentare.

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, lei sa che l'audizione odierna è pubblica e che la pubblicità degli atti è assicurata anche mediante i circuiti televisivi interno e satellitare.
Comunque, riferirò le sue richieste al presidente, il quale assumerà le conseguenti determinazioni.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ringrazio anch'io l'avvocato D'Antuoni, perché la sua relazione è stata veramente puntuale. Mi fanno specie, in particolare, i dati in essa riportati, che sono allarmanti.
Poco tempo fa abbiamo audito i rappresentanti della Banca d'Italia, alla quale dovrebbero competere i controlli nel settore del credito, e mi sembra che essi non abbiano minimamente accennato ai fenomeni richiamati dall'avvocato D'Antuoni. Mi chiedo, a questo punto, quale sia la ragione di tale discordanza. La Banca d'Italia non è a conoscenza di queste cose, visto che non ha fatto veramente nulla che potesse andare incontro agli utenti delle banche, ai cittadini?
Un altro aspetto che mi lascia molto perplessa riguarda gli anziani, i quali corrono, attualmente, i rischi maggiori. Mi preoccupa la loro situazione e auspico che questa Commissione riesca a fare qualcosa per migliorarla, a far sentire come stiamo operando per il bene dei cittadini.
Infine, anche dalla relazione che abbiamo ascoltato emerge come siano le grandi banche quelle che stanno cercando di truffare e sfruttare oltre misura i cittadini. Le banche di più ridotte dimensioni, invece, che hanno un legame più stretto con il territorio, stanno aiutando, soprattutto in questo momento di crisi, le piccole aziende.
Tale circostanza fa pensare, anche perché i grandi sistemi bancari - ho notato che lei, avvocato, ha citato questo dato nella sua relazione -, anziché utilizzare lo strumento che il Governo ha creato per sostenerli, preferiscono ricominciare con lo sfruttamento finanziario, che ha causato la crisi in atto.

FRANCO CECCUZZI. Desidero ringraziare l'avvocato D'Antuoni, il quale ci ha consegnato una relazione che denuncia una situazione molto preoccupante, indicando circostanziati elementi ai quali la Commissione e anche il Governo devono dedicare grande attenzione.
Purtroppo, non sfugge ad alcuno ciò che è avvenuto in quest'anno e mezzo di legislatura. Pur avendo approvato ben otto provvedimenti di natura economica, il cui esame ha richiesto grande attenzione e, talvolta, anche tempi lunghi, le nostre proposte migliorative sono state più volte respinte. In qualche caso, abbiamo subito addirittura a una sorta di «espropriazione»: il Governo ha ottenuto che fossero soppresse in Assemblea talune disposizioni che questa Commissione aveva introdotto nei testi dei provvedimenti in sede referente. È accaduto, ad esempio, nel caso dei giorni di valuta dei bonifici bancari.
Il tema non è estraneo al ragionamento che stiamo sviluppando oggi. Entro il 1o novembre 2009 il nostro Paese si dovrà conformare alla direttiva 2007/64/CE, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, ai sensi della quale gli ordini di pagamento dovrebbero essere soggetti a un tempo di esecuzione di un giorno. Invece, con il testo di legge approvato poco tempo fa dal Parlamento la normativa in vigore nel nostro Paese è stata adeguata ai voleri dell'ABI, poiché il Ministro non ha mantenuto fede alla promessa di non modificare il testo approvato in Commissione.
Quindi, ce n'è per tutti: non solo per le banche, ma anche per il Governo, dimostratosi inerte nell'anno e mezzo trascorso dall'inizio della legislatura.


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Quando siamo finalmente riusciti, con moltissima fatica, a introdurre elementi di rafforzamento della portabilità dei mutui, il sistema bancario ha trovato ancora una volta la disponibilità del Governo, che ha assunto un atteggiamento molto benevolo anche nei confronti dei professionisti, i quali hanno utilizzato la portabilità dei mutui per crearsi un'ulteriore nicchia di lucro. E potrei continuare con gli esempi.
Penso che, al termine delle audizioni programmate nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul credito al consumo, dovremmo riprendere a lavorare sulle proposte che questa Commissione aveva cominciato a esaminare nella scorsa legislatura, il cui iter è stato interrotto dalla prematura conclusione della stessa. Mi riferisco al cosiddetto disegno di legge Pinza, presentato dal Governo per recepire nell'ordinamento italiano la direttiva comunitaria in materia di credito ai consumatori. Nel corso di questi mesi, abbiamo proposto più volte tale tema all'attenzione del Governo, ma senza ricevere risposte.
A mio avviso, dalla denuncia dell'avvocato D'Antuoni, alla quale dobbiamo prestare grandissima attenzione, dobbiamo trarre elementi di lavoro. Soprattutto, dobbiamo operare un'inversione di rotta, perché quanto è stato fatto finora dimostra che, nonostante il momento di crisi, non vi è alcuna volontà di intervenire in maniera più incisiva, come riconosce, del resto, anche l'avvocato D'Antuoni. Non farà piacere al Governo, il quale non vuole sentire pronunciare la parola «crisi»: perché la crisi... non esiste!

PRESIDENTE. Non sta a me, ovviamente, rispondere a nome del Governo.
Do la parola all'avvocato D'Antuoni per la replica.

AGOSTINO D'ANTUONI, Esperto del settore. Ringrazio voi tutti delle parole di stima nei miei confronti.
Adesso c'è da rimboccarsi le maniche. Mi permetto di svolgere alcune brevi osservazioni, partendo dalla domanda dell'onorevole Comaroli. Banca d'Italia non si accorge di tutto quel che sta accadendo? Ciò che vi ho riferito oggi sono andato a dichiararlo, non più di due anni fa, ai due responsabili degli uffici legislativi della Banca d'Italia e dell'ABI. La reazione è stata di grande stupore, poiché le mie asserzioni non collimavano con i dati di cui essi disponevano. Mi è stato risposto che, evidentemente, gli strumenti di controllo in loro possesso non consentivano di verificare quanto sostenevo.
Non faccio il giurista, faccio l'avvocato. Personalmente, ho assistito, in qualità di consulente, alla stipula di qualche migliaio di atti di mutuo e di compravendita. Quindi ho assistito personalmente alle vicende che ho richiamato oggi nella relazione. Non ho riferito ciò che mi è stato raccontato, ma ho visto di persona atti di compravendita con mutui che coprivano il 140 per cento del valore dell'unità immobiliare; ho visto di persona passare assegni circolari che andavano ben oltre il valore del prezzo dell'immobile.
Tutto questo l'ho detto alla Banca d'Italia e all'ABI, ma non ne ho tratto alcun risultato. Sono anche andato a parlarne informalmente in Commissione bilancio al Senato, non più di due anni fa. Ebbene, l'anno scorso, a settembre del 2008, una simpatica senatrice - la quale mi aveva dato ascolto in quella occasione (ometterò di farne il nome per dovere) -, incontrandomi di nuovo, mi ha detto che ero un uccello del malaugurio, dal momento che stava avvenendo tutto quello che avevo predetto in Commissione bilancio. Ho risposto che non ero io uccello del malaugurio, ma che loro erano miopi, in quanto non vedevano o non volevano vedere quello che stava accadendo sotto gli occhi di tutti.
Sono andato a parlare di queste cose, anche informalmente, alla Guardia di finanza, ancora una volta senza ricavarne alcun risultato. Le prove di quello che ho affermato sono meramente documentali. In ogni istituto di credito sono depositati fascicoli che contengono atti di vendita, atti di mutuo, assegni circolari emessi e prelievi di denaro contante allo sportello: bisogna solo andarli a controllare. Guardare al passato è importante, perché lo


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strumento del mutuo residenziale è alla base della finanza creativa non del passato, ma di oggi.
Come ho già detto, un istituto di credito italiano ha emesso, un mese fa, 4 miliardi di euro di titoli legati a mutui residenziali. Capire il meccanismo del mutuo ci serve, dunque, per capire il meccanismo delle scatole cinesi create dagli istituti di credito per realizzare liquidità che diversamente non avrebbero. Certo, i «Tremonti bond» sono più cari: costa meno moltiplicare il denaro sulla base del niente.
Le denunce le ho fatte. Sono andato nelle sedi più opportune, ma ho ricevuto soltanto pacche sulle spalle e grandi sorrisi. Ciò è avvenuto in tempi non sospetti, dal momento che ho iniziato a parlare di queste cose nel lontano 2007, quindi ben prima che la crisi scoppiasse. Sembrava, però, che vaneggiassi.
Grazie dell'attenzione.

PRESIDENTE. A proposito di quanto ha affermato concludendo la sua replica, avvocato D'Antuoni, desidero aggiungere che, se lei è stato uno dei primi a richiamare l'attenzione su certi fenomeni, nel 2007, sono stato forse tra i primi, insieme alla senatrice Bonfrisco, a denunciare i rischi a cui andavano incontro i comuni che avevano sottoscritto derivati.
Ebbene, il sottosegretario all'economia e alle finanze Tononi - era Ministro Padoa Schioppa - rispose che non c'era assolutamente motivo di allarmarsi e che, anzi, l'utilizzo dei derivati da parte dei comuni poteva spalmare le passività e rispondere all'esigenza di acquisire liquidità. Si trattava, quindi, di un fatto estremamente positivo. Era il 2007 e, all'epoca, ero senatore.
Lei, avvocato, ha citato Gorge W. Bush e una data. Vi sono volumi che trattano l'argomento. Se non sbaglio, l'ultimo edito è quello di Fabrizio Galimberti, nel quale si possono rinvenire anche i concetti da lei esposti. Noi pensavamo si trattasse di meccanismi tipicamente americani; invece, lei denuncia che fenomeni analoghi si verificano anche in Italia, e con grandi movimenti di denaro.
Ad ogni modo, avvocato D'Antuoni, rimane il coraggio con il quale ha effettuato la sua denuncia. La ringrazio a nome della Commissione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,30.

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