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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
1.
Mercoledì 1° agosto 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROPOSTA DI LEGGE C. 2367 ARGENTIN, IN MATERIA DI NORME PER L'INSERIMENTO DELLO STUDIO DELLA TECNICA E DELLA TECNOLOGIA ATTE AL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEGLI EDIFICI PUBBLICI E PRIVATI NEI PROGRAMMI DIDATTICI

Audizione di rappresentanti delle associazioni di categoria, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH), Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND) e Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA):

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3 8 11 13
Argentin Ileana (PD) ... 8 12
Capitanio Santolini Luisa (UdCpTP) ... 11
De Torre Maria Letizia (PD) ... 10
Di Paola Walter, Rappresentante del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA) ... 12
Di Sivo Michele, Rappresentante del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA) ... 12
Frassinetti Paola (PdL) ... 10
Leporini Barbara, Rappresentante della Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND) ... 5 11
Nardone Giulio, Presidente dell'Associazione Disabili Visivi (ADV) e rappresentante della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH) ... 3 11
Porcu Carmelo (PdL) ... 9
Trieste Giuseppe, Presidente del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA) ... 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 1° agosto 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

La seduta comincia alle 15,40.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti delle associazioni di categoria, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH), Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND) e Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla proposta di legge C. 2367 Argentin, in materia di norme per l'inserimento dello studio della tecnica e della tecnologia atte al superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati nei programmi didattici, l'audizione di rappresentanti delle associazioni di categoria, Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH), Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND) e Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA).
Do quindi la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della relazione.

GIULIO NARDONE, Presidente dell'Associazione Disabili Visivi (ADV) e rappresentante della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH). Presidente, onorevoli commissari, sono il presidente nazionale dell'Associazione disabili visivi, facente parte della FISH. Il presidente della FISH si scusa, ma è stato trattenuto fuori Roma.
Desidero preliminarmente ringraziare la Commissione per averci convocato, trattandosi di un argomento di estrema importanza. La legislazione italiana in materia di eliminazione delle barriere architettoniche è piuttosto completa ed esauriente, anche se è in corso un aggiornamento delle norme, in particolare di quelle regolamentari. L'Italia, purtroppo, si distingue per la mancata applicazione delle norme esistenti. La proposta di legge C. 2367 Argentin intende svolgere un'attività preventiva informativa e formativa assolutamente indispensabile per non dover correre dietro alle situazioni errate o non conformi e, quindi, per prevenire anziché curare.
Il fatto che quotidianamente vengano costruite opere senza la minima osservanza delle disposizioni sull'eliminazione delle barriere architettoniche significa che esiste anche una carenza di conoscenza della normativa stessa. I piani sono perlomeno due. Il primo è quello della conoscenza normativa e della sua diffusione. In questo va anche compresa la conoscenza di una norma contenuta nel decreto ministeriale n. 236 del 1989, relativo alle strutture private, e di una contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, relativo alle strutture pubbliche.
In entrambi i provvedimenti - all'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale


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n. 236 e all'articolo 1, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 - è contenuta una norma, alla lettera c), che definisce barriera architettonica anche «la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque» - in ossequio allo universal design - «e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi».
Il fatto che la definizione di barriere percettive o sensoriali sia contenuta alla lettera c) fa sì che non si arrivi a leggerle. La maggior parte dei tecnici si ferma alla lettera a). Le barriere fisiche per persone con disabilità motorie sono molto trascurate, ma le barriere percettive sono addirittura dimenticate. Le percentuali di adeguamento sono, infatti, di poco superiori allo zero.
Oltre al problema culturale e normativo, c'è anche un problema di carattere tecnico. Una volta appurato che occorre eliminare le barriere sia fisiche sia sensoriali, bisogna sapere come fare: purtroppo, non lo si studia nella scuola italiana, nemmeno nelle scuole più specializzate in materia, come ad esempio l'istituto tecnico per geometri o per periti edili.
In ambito universitario, nelle facoltà di ingegneria e architettura, pur con tutte le sfaccettature dei corsi di laurea, non esiste la materia delle barriere architettoniche. In Italia c'è forse solo un corso post lauream, ma ogni anno vengono formate alcune decine di ingegneri o architetti rispetto alle decine di migliaia che compongono il nostro sistema di professionisti. Lo stesso vale per i tecnici dei vari enti pubblici locali e nazionali. Per questo plaudiamo all'iniziativa di introdurre nei programmi delle scuole medie superiori e a livello universitario materie che trattino questo argomento.
Nello specifico, la proposta di legge non tiene conto dell'articolo 9 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, in quanto la proposta è precedente o praticamente coeva alla ratifica della Convenzione da parte dell'Italia. La Convenzione stabilisce un diritto all'accessibilità autonoma delle persone con disabilità e di tutti. Si tratta di un diritto soggettivo perpetuo ed esigibile, che dà luogo a eventuali ricorsi giurisdizionali per la sua tutela. È, quindi, importante che la norma preveda con molta chiarezza e specificità quali siano i reati. Nell'ultima parte della proposta di legge è indicata una sanzione di una certa importanza che, pur limitandosi all'aspetto pecuniario, dissuaderebbe in particolare gli amministratori pubblici dal dimenticarsi completamente di questa normativa.
Bisogna aggiungere - ciò sarà oggetto di una comunicazione scritta che faremo pervenire alla Commissione - che occorre chiarire che le sanzioni si applicano non solo alla messa a norma dell'esistente, ma soprattutto all'adeguamento delle nuove opere e al controllo che i pubblici funzionari sono chiamati a eseguire sui lavori privati. Le strutture private aperte al pubblico sono soggette alla normativa sull'eliminazione delle barriere architettoniche, ma basta dare un'occhiata in giro per vedere quanti supermercati, ipermercati, banche o altre strutture aperte al pubblico di tutti i generi siano dotati, ad esempio, dei percorsi e dei segnali tattili per non vedenti e ipovedenti, che sono essenziali per l'orientamento, la riconoscibilità dei luoghi e, quindi, per la sicurezza delle persone con disabilità visiva. Siamo quasi a zero.
È importante che questo aspetto sanzionatorio si estenda anche alla verifica che dovrebbe essere svolta per legge, ma che in realtà non viene eseguita. Per questa mancata effettuazione esiste solo un'assolutamente teorica omissione in atti d'ufficio, che non viene mai perseguita. È quindi più che necessario prevedere una sanzione anche per la verifica delle asseverazioni con cui il direttore dei lavori o il progettista di un'opera, anche privata, deve garantire di aver ottemperato alla normativa sull'eliminazione delle barriere architettoniche, ivi comprese quelle percettive. Come ripeto, ciò è essenziale, perché la legge non viene quasi mai rispettata.
Ho terminato la mia esposizione generale. Da ultimo, aggiungo che il termine


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stabilito per l'adeguamento delle strutture esistenti deve essere congruo e il termine di sei mesi, previsto nella proposta di legge, non lo è. Ci vorrebbe il genio della lampada per poter adeguare tutte le strutture pubbliche che non sono a norma, alcune dal 1989, altre dal 1996. Bisogna sicuramente stabilire un termine più congruo per evitare la scappatoia della mancata osservanza per impossibilità oggettiva.
Vi ringrazio per l'attenzione.

BARBARA LEPORINI, Rappresentante della Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND). Presidente, onorevoli commissari, buon pomeriggio e grazie per questo invito a confrontarci su un tema che sta a cuore a tutti i disabili di qualunque associazione. Io faccio parte dell'Unione Italiana ciechi e ipovedenti e oggi rappresento la FAND.
Cercherò di essere breve, perché invieremo una memoria scritta. Per quanto riguarda la proposta di legge, anche noi l'abbiamo accolta con grande interesse e disponibilità e, soprattutto, con grande apertura a proposito del design for all e dello universal access nell'ambito della formazione. Da anni sosteniamo che per le barriere architettoniche o di altro tipo occorra prevedere determinati accorgimenti fin dal momento della progettazione, anziché intervenire in un secondo momento, quando potrebbe voler dire rifare tutto daccapo oppure quando intervenire potrebbe implicare costi notevolmente più alti di quelli che sarebbero stati necessari se si fosse operato in quella direzione fin dall'inizio.
Spesso si pensa che il superamento delle barriere architettoniche serva solo ai principali fruitori, che sono le persone con disabilità. È invece importante sottolineare che l'accessibilità universale è utile a tutta la società, anche a coloro che non includiamo nelle categorie dei cosiddetti disabili.
Un aspetto della proposta che abbiamo accolto e riteniamo molto positivo è la formazione nell'ambito della scuola secondaria di secondo grado e dell'università. È dalla formazione che inizia la sensibilizzazione e la costruzione di una cultura. È importante formare professionisti più preparati, che sappiano orientarsi tra le normative, le modalità e le tecnologie necessarie.
Una maggiore formazione su argomenti così importanti - laddove ci sia, come dovrebbe, la volontà di applicare le normative e le tecniche stabilite - avrebbe il vantaggio di non lasciare nulla al caso. Oggi spesso si procede attraverso contatti con le associazioni o per volontà personale. Non è detto che quando non si applica la normativa ciò avvenga per malafede. Spesso avviene per ignoranza, intesa come mancata conoscenza dei problemi.
Introdurre alcuni temi fin dalle scuole superiori, per poi approfondire tematiche più specifiche all'università, potrebbe anche stimolare nuove soluzioni legislative. La stessa Convenzione delle Nazioni Unite menziona soluzioni alternative, sperimentazioni e nuove tecnologie che possono offrire ulteriori possibilità. Una preparazione scolastica e universitaria sicuramente potrà creare professionisti che svolgeranno meglio il proprio lavoro.
Quello delle possibili sanzioni è un altro aspetto molto importante, di cui eventualmente occorre definire il livello di applicazione. Come sappiamo, capita spesso che le leggi non vengano rispettate. Monitorare e sanzionare l'applicazione della legge è sicuramente importante, anche se, personalmente, ritengo che l'elemento legato alla sensibilizzazione, alla formazione e alla cultura sia il punto forza della proposta di legge C. 2367. Peraltro, ciò risponde a quanto contenuto nell'articolo 9, comma 2, lettera c) della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, laddove si stabilisce la necessità di fornire una formazione relativa ai problemi di accesso con cui si confrontano le persone con disabilità a tutti gli interessati, con riferimento sia agli edifici sia agli oggetti, come citato anche nella proposta di legge.
Spesso le barriere architettoniche sono considerate solo ostacoli fisici, ma non dobbiamo dimenticare gli strumenti. Capita,


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per esempio, che si riesca a entrare in un edificio pubblico ma che ci si trovi davanti ai cosiddetti touch screen per prendere il numero e accedere a un ufficio. In questi casi siamo riusciti a eliminare le barriere fisiche, ma non quelle tecnologiche. Vedo, quindi, molto positivamente la formazione, in rapporto sia agli ostacoli fisici che agli oggetti e alla strumentazione.
Concludo dicendo che nell'articolo 9 della Convenzione citata si parla anche di accessibilità dell'informazione e della comunicazione, anche con riferimento alla produzione di materiale in ambito pubblico. Sarebbe positivo se nella proposta di legge o in futuro si possa prevedere un ampliamento del concetto di accessibilità, così come definito dagli articoli 9 e 21 della Convenzione delle Nazioni Unite.

GIUSEPPE TRIESTE, Presidente del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA). Ringrazio il presidente e gli onorevoli presenti. FIABA, Fondo italiano abbattimento barriere architettoniche, è entrato nel suo decennale. Il presidente è figura di regia. Per questo motivo, mi accompagnano alcuni membri del comitato tecnico-scientifico.
La proposta di legge in esame è certamente, per il nostro Paese, una grande opportunità per promuovere la conoscenza e la cultura dell'accessibilità e, quindi, l'affermazione delle pari opportunità attraverso la formazione degli studenti e un intervento più incisivo nel rispetto della normativa esistente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche. A seguito della firma del protocollo tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e FIABA, siamo già al terzo concorso nazionale per lavorare sulle nuove generazioni affinché l'accessibilità sia percepita come libertà dell'essere umano di muoversi e come qualità dell'ambiente per bambini, adulti e anziani.
FIABA si propone di abbattere tutte le barriere, da quelle architettoniche a quelle culturali, che precludono la possibilità di godere e vivere l'ambiente in tutte le sue forme. Per questo promuove la fruibilità universale e la progettazione di ambienti totalmente accessibili secondo i principi della total quality e dello universal design, cioè la progettazione per tutti finalizzata all'inclusione sociale e all'uguaglianza nel rispetto della diversità umana, attenta ai bisogni, alle esigenze e ai desideri delle persone.
La qualità della vita nelle città varia non solo in base alle risorse disponibili, ma anche e soprattutto in base alle diversità e alle capacità che le città hanno di mettere l'individuo nelle condizioni di poter accedere a tali risorse, di contrattare a proprio favore i tempi e gli spazi in modo da compiere le azioni e mantenere le relazioni che ritiene significative per la propria vita sociale. Diventa fondamentale, così, ripensare, arricchire e sviluppare la relazione tra persone e ambiente, in quanto le caratteristiche qualitative e quantitative di quest'ultimo hanno un impatto sulla persona e sulla partecipazione alla vita sociale.
Se si riducono le possibilità di scelta, anche la qualità della vita si riduce. Senza una piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società si ledono i diritti umani e il rispetto per la dignità della persona. FIABA sostiene un cambiamento culturale nelle modalità di costruire e progettare gli spazi urbani, pianificare la mobilità, educare e preparare al confronto tra pari. La Convenzione si propone che tale cambiamento possa partire proprio dagli studenti di oggi, in quanto professionisti di domani.
FIABA condivide, pertanto, l'obiettivo generale della proposta di legge di introdurre lo studio dello universal design nei programmi didattici delle scuole secondarie di secondo grado a indirizzo tecnico, nonché nell'ambito degli insegnamenti impartiti presso le università. Coinvolgere gli studenti in un percorso che stimoli la riflessione su un nuovo modo di concepire la realtà in cui viviamo rappresenta il superamento di tutte le barriere e di tutti gli ostacoli, soprattutto culturali, che spesso condizionano l'incontro con le altre persone con tutte le loro peculiarità. Ciò è


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determinante per creare e rinforzare in loro l'interiorizzazione di una coscienza nuova, più attenta e disponibile alla conoscenza e alla creazione di un ambiente di qualità, accessibile e fruibile da tutti.
Ognuno di noi rappresenta qualcosa ed è visto dagli altri in un modo diverso, il che è da intendere come opportunità di crescita per il singolo e per la comunità. Il superamento di ogni forma di discriminazione passa innanzitutto attraverso l'abbattimento delle barriere culturali, vero ostacolo verso una piena integrazione. La partecipazione attiva dei giovani in questa azione di promozione e cambiamento culturale diventa un intervento fondamentale per costruire una nuova società del futuro senza barriere.
Nell'esaminare con estremo interesse la proposta di legge, voglio subito insistere sul fatto che la disabilità è una condizione che riguarda tutti in qualsiasi momento della propria vita, in modo temporaneo o permanente. FIABA propone, dunque, di modificare l'articolo 2 della proposta di legge, inerente ai programmi didattici delle scuole secondarie di secondo grado a indirizzo tecnico, finalizzando lo studio dei principi dello universal design e della domotica al raggiungimento di una vivibilità per tutti senza nessuna distinzione, svincolandolo così da un rapporto esclusivo con la disabilità.
Nei programmi didattici sarebbe opportuno introdurre anche la nozione di total quality, che ha come idea base una progettazione attenta alla qualità totale percepita da tutte le persone e che coinvolge tutti gli ambiti e i settori. I principi dello universal design devono, infine, diventare una disciplina obbligatoria per tutte le classi di laurea, non solo di quelle tecniche indicate all'articolo 3. Solo così si potrà garantire la reale affermazione di una sensibilità universale verso la problematica delle barriere architettoniche.
Qualunque titolo di studio si acquisisca, si svolgerà una professione in uno studio o all'interno di una struttura. Serve, quindi, la cultura della diversità. Tutti, ad esempio, vogliamo diventare anziani e questo è un punto chiave, visto come sta aumentando la popolazione anziana. Abbiamo l'obbligo e il dovere di dare alle persone che diventano anziane qualità di vita, altrimenti creeremo per loro delle prigioni.
Come viene sottolineato nella parte introduttiva della proposta di legge, la normativa vigente in materia di eliminazione delle barriere architettoniche è una delle più complete e avanzate, ma proprio la sua complessità finisce per creare dubbi sulla sua applicazione. Il suggerimento di FIABA è che tale proposta di legge si faccia promotrice di un'attenta attività di analisi e di studio delle problematiche di ordine normativo che limitano l'accessibilità e la fruibilità universale, raccogliendo informazioni e mettendo in relazione le competenze e le sensibilità di vari esperti, al fine di pervenire all'elaborazione di un testo unico che sia un'armonizzazione e semplificazione della normativa esistente per risolvere i conflitti dovuti alle diverse lacunose competenze.
Le leggi vigenti, sia pur avanzate quando sono state emanate, oggi sono vecchie e sorpassate. Un esempio per tutti è l'obbligo dell'ascensore dal quarto piano in poi nelle nuove costruzioni. Tutti hanno bisogno della libertà di muoversi da un piano all'altro. Noi sottovalutiamo il trasporto verticale, ma oggi è indispensabile per la qualità della vita di tutte le persone.
In conclusione, la proposta di legge C. 2367, che è necessario approvare, eventualmente inserendo i nostri suggerimenti, in tempi brevi, è fondamentale perché si tratta di un atto che riguarda il rispetto dei diritti umani. Oltre alla ratifica della Convenzione dell'ONU, vi è anche la legge n. 67 del 2008. Vogliamo forse intasare ancora di più i tribunali con i contenziosi avviati dalle persone che si vedono discriminate? È pericolosissimo. Peraltro, la proposta di legge aspetta da anni di vedere la luce. Abbiamo bisogno che ciò avvenga in tempi brevi, perché le cose cambiano molto velocemente.
Chiediamo, quindi, di sostituire le leggi già esistenti con un'unica legge che le comprenda tutte, attuale e già aperta a una verifica annuale per il futuro.


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PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi. Segnalo che il presidente Giuseppe Trieste è accompagnato dal professor Michele Di Sivo della facoltà di architettura dell'università di Chieti e dall'architetto Walter Di Paola.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ILEANA ARGENTIN. Prima di tutto voglio ringraziare la Commissione cultura per aver ospitato l'indagine conoscitiva, che sfiora anche le competenze della Commissione, con riferimento alla cultura ed alla volontà di eliminare i limiti e tutte le barriere architettoniche. Avremmo dovuto forse discutere sulla proposta di legge in questione in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, ma in questo caso la nostra idea è quella di qualificare la formazione e la professionalità di coloro che un giorno saranno i tecnici del settore, tra cui architetti e ingegneri, e tutto il personale professionalizzato.
La proposta di legge contiene alcuni punti «pesanti». Come dicevano i rappresentanti delle associazioni, lo scopo è quello di imporre sanzioni, perché il nostro Paese ha le migliori leggi sulla disabilità, che però sono tutte leggi di indirizzo. Non sono mai leggi sanzionatorie e, come prevede il diritto, c'è legge dove c'è norma e dove c'è sanzione.
Accolgo in modo positivo il fatto di non voler penalizzare la «follia», bensì di punirla solo economicamente, ma la sanzione serve per creare una cultura diversa rispetto alla diversità. Normalmente, se non si assume una persona con disabilità, si pagano pochi soldi. Se non si elimina una barriera architettonica, si paga una piccola multa. Sono tutte misure relative, che nessuno può controllare. L'idea di una penalizzazione, che io per prima ritengo possa banalizzare la legge perché sappiamo che potrebbe non essere applicata, vuole essere un input per considerare l'accessibilità e la fruibilità come assenza di limiti per tutti.
Al presidente Trieste dico che non ritengo necessario, per l'idea con cui l'ho scritta ed elaborata insieme ai colleghi, di rappresentare la proposta all'interno di tutte le facoltà. Questo vuole essere uno strumento tecnico. Di cultura se ne fa tanta, ma purtroppo essa arriva a pochi. Io desidererei che questo strumento per costruire arrivasse in mano ai tecnici. L'alibi è sempre stato quello di non sapere come costruire senza barriere o come eliminare le barriere esistenti. La normativa vigente disciplina come eliminare le barriere architettoniche. Noi vogliamo che si costruisca senza barriere: è un altro mondo.
Io mi sono fatta portavoce con umiltà, ma anche con grande determinazione, di un principio, cioè che costruire senza barriere architettoniche costa meno che eliminarle. Visto che alcuni soggetti hanno bisogno di un sistema assistenziale forte e molte volte, per eliminare barriere architettoniche, spendiamo soldi che invece potrebbero essere utili per far alzare una persona dal letto, c'è bisogno di rivedere alcune norme. Costruire senza barriere è la mia idea portante. Una struttura priva di barriere architettoniche, inoltre, non deve mai essere brutta.
Ritengo che sarebbe sciocco immaginare piazza di Spagna senza la sua scalinata ed è giusto che gli occhi di chi può vederla guardino quella bella scalinata o che i piedi di chi può salire le scale se la godano pienamente. Ritengo invece folle che la fermata dell'autobus installata il mese scorso sia inaccessibile o che un ufficio in cui, come diceva prima la dottoressa Leporini, per mettersi in fila serve un bigliettino sia inaccessibile. Tutto questo non può esistere.
Siamo in attesa delle vostre osservazioni e siamo pronti ad inserire tutte le modifiche necessarie. Credo, però, in base agli interventi che ho sentito, che la condivisione del progetto di massima sia piena. In una seconda fase sentiremo i tecnici e gli esperti del settore, tra cui certamente gli architetti.
Io ho lavorato moltissimo con FISH e in particolare con l'avvocato Nardone sulle barriere architettoniche a Roma. Ci siamo trovati a scoprire addirittura dei monopoli.


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Sono stata consigliere comunale del Comune di Roma con delega all'handicap per più dieci anni e per l'acquisto di un materiale piuttosto che un altro ho talvolta dovuto intraprendere una folle battaglia. Ricordo, quindi, che l'eliminazione delle barriere architettoniche ha un suo mercato, a volte clientelare, e ciò è vergognosamente indegno. La costruzione di un Paese in cui ci sia una risposta per tutti, ma soprattutto in cui non sia possibile arricchirsi sulla sfortuna di altri, mi pare fondamentale.
È vero che la proposta di legge in esame serve a tutti e chi mi conosce sa che non potrei pensarla diversamente, ma quando sono arrivata alla Camera dei deputati sono stati spesi 560.000 euro per realizzare dieci pedane. Noi che siamo «del mestiere» sappiamo che è una follia. Le pedane sono costruite perfettamente a norma, ma io sarei potuta passare anche su una pedana diversa, più vicina ai bisogni che conosciamo.
Mi piacerebbe spiegare nelle scuole e nelle università che la perfezione non è legata soltanto al grado di pendenza di una pedana, ma all'idea che qualcuno deve poter entrare e usufruire al meglio degli spazi.

CARMELO PORCU. Ringrazio i dirigenti di FAND, FISH e FIABA che son qui per portare il loro contributo a una nostra elaborazione legislativa su una problematica così importante.
Inizio subito con una provocazione a loro rivolta. Ho sentito affermazioni molto simili; c'è una linea che collega i vari interventi, pur essendo noi, come Ileana Argentin sa benissimo, a conoscenza delle varie divisioni e motivazioni storiche, logiche e politiche che muovono il movimento degli invalidi. Una volta tanto noi politici potremmo chiedere qualcosa al mondo sociale. Sarebbe opportuno, ad esempio, porre all'ordine del giorno del movimento dei disabili del Paese l'abbattimento delle barriere tra le diverse associazioni della disabilità in Italia.
Non sarebbe sbagliato incominciare a procedere in questo modo, anche perché gli argomenti sono tutti uguali. Non vediamo perché non ci debba essere in Italia un grande movimento unitario dei disabili, capace - quello sì - di rimuovere tutte le barriere che esistono in questo Paese. Qualche volta si pensa che le istituzioni siano immediatamente ricettive. Se, invece, alle istituzioni non arriva un colpo di cannone forte da parte dell'opinione pubblica o da parte del movimento sociale che c'è nel Paese, non sempre sono efficaci. Una maggiore collaborazione, una maggiore unitarietà, un maggiore peso del movimento dei disabili forse avrebbe ripercussioni positive anche all'interno di questo apparato.
Detto questo, mi sembra di poter condividere tutte le osservazioni che ho sentito. Mi limito a contestare alla radice il fatto che, quando si parla di barriere architettoniche, a cominciare dalla segnaletica europea, si pensa subito alla persona in carrozzina. C'è in questo approccio una deviazione culturale. Oggi gli amici non vedenti rappresentati da FAND e FISH ci hanno fatto capire che le barriere architettoniche sono tutt'altro che un problema legato solo alla carrozzina o alle persone non completamente deambulanti.
Chi come me è declinante verso la non deambulazione - il mio motto è «barcollo, ma non crollo», ma a furia di dirlo può darsi che qualcuno mi faccia lo sgambetto prima o poi - sa che bisogna guardare anche a coloro che non sono completamente fuori combattimento, ma hanno forti difficoltà. Questo riguarda una fascia di cittadini che non sono soltanto i disabili, ma sono tutti i soggetti che abbiamo elencato poco fa. Perfino alcuni giovani con difficoltà provvisorie di deambulazione mi dicono di aver imparato tanto nel periodo in cui, per esempio, erano fratturati, o ingessati. Tutte queste considerazioni messe assieme dimostrano che la questione delle barriere architettoniche è una questione di civiltà.
Quando l'onorevole Argentin mi ha chiesto di collaborare alla stesura della proposta di legge e di portare avanti questo progetto, non ho avuto difficoltà a rompere le barriere che non ci devono


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essere tra noi parlamentari, che, sia pure da sponde diverse, ci occupiamo di problemi tanto delicati. Debbo dire, a onor del vero, che ciò è successo prima che entrasse in carica il Governo Monti: siamo, quindi, al di sopra di ogni sospetto di aver combinato questo «pasticcio» per fare qualcosa di politicamente corretto.
L'approccio è utile e la collaborazione dimostrata dalle associazioni è perfetta. Penso che questo, se non altro, servirà a smuovere le acque di un dibattito culturale stagnante. Mi sembra che chi come noi ha avuto parte nelle lotte degli anni Settanta e Ottanta debba constatare un certo regresso, una certa incapacità di ascolto da parte dell'opinione pubblica su queste tematiche rispetto ai grandi movimenti che c'erano allora.
Per rimuovere questo tipo di difficoltà e far sì che si sviluppi di nuovo un dibattito culturale alto su questa materia, mi sembra opportuno che tutti quanti garantiamo la nostra collaborazione.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Vi ringrazio per i vostri interventi. I colleghi hanno già detto tutto. Io voglio aggiungere un concetto. Credo che sia necessaria una grande alleanza perché la proposta di legge sia ben elaborata e possa essere ben applicata. Mai come attraverso le esperienze in cui si è incappati si può capire se negli angoli di una legge si annidi qualcosa di non chiaro, che, come è stato detto, potrebbe anche dare adito a infiltrazioni di interessi criminosi. Intorno alla disabilità, infatti, girano tanti soldi. Per prima cosa, quindi, la legge deve essere chiara.
In secondo luogo, deve essere promossa una cultura diffusa. Certamente noi vogliamo che tutti i tecnici, dagli impiantisti agli architetti, agli urbanisti, conoscano a fondo questa materia e vogliamo che a conoscerla siano soprattutto i tecnici pubblici, perché, fino a prova contraria, i progetti passano dagli uffici comunali. È il personale del comune a piantare i pali della luce in mezzo al marciapiede. A Roma è molto frequente. Grande attenzione dovrà perciò essere prestata a tutti i tecnici delle pubbliche amministrazioni.
Occorre anche che le persone comprendano il vantaggio di costruire le proprie case o compiere le proprie scelte di vita usando lo universale design. Ci sono persone che vanno in pensione e impiegano la liquidazione per comprare una casa completamente barrierata. La mia richiesta è che nelle memorie che ci manderete ci spieghiate nei particolari cosa eventualmente manchi o sia eventualmente non chiaro nel testo della proposta di legge: credo che ciò sia molto importante.

PAOLA FRASSINETTI. Ringrazio i presentatori della proposta di legge C. 2367 e i rappresentanti delle associazioni, che oggi ci hanno dato l'opportunità di approfondire un argomento molto importante.
Mi soffermo sull'articolo 4 del provvedimento, che disciplina la responsabilità dell'amministratore pubblico per il mancato adeguamento, portando la mia esperienza di assessore all'edilizia scolastica della provincia di Milano. Mi sono scontrata con le problematiche dell'adeguamento normativo delle scuole, spesso vetuste, molte addirittura costruite a fine Ottocento, perché inevitabilmente l'adeguamento peggiorava l'estetica dell'edificio.
Sono d'accordo con l'onorevole Argentin quando rimarca il fatto che la bellezza, l'estetica e questo modello architettonico dovrebbero essere un tutt'uno per educare l'approccio delle persone a queste innovazioni. Solitamente, dopo gli adeguamenti normativi, peraltro costosissimi, in sede di valutazione si affermava che si erano spesi tanti soldi per avere una scuola più brutta.
In base alla mia esperienza personale credo che, oltre alla difficoltà di completare gli adeguamenti normativi dei luoghi dove studiano i nostri ragazzi, sia importante coniugare, anche al di fuori dell'edilizia scolastica, la nuova cultura dell'adeguamento normativo con l'estetica, in modo che l'assenza di barriere diventi intrinseca al nostro modo di apprezzare le opere architettoniche che saranno costruite.


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LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Anch'io non aggiungerò altre considerazioni rispetto a quelle già svolte dai colleghi. Sono contenta di essere qui, perché con la FISH, a suo tempo, seguimmo molte questioni che riguardavano gli alunni disabili nelle scuole. Abbiamo svolto un lavoro importante, attraverso interventi e convegni. Anch'io ritengo che questo sia un passo avanti che deve essere compiuto, come diceva la collega De Torre, facendo capire alle persone, all'opinione pubblica, ai giornali, ai colleghi parlamentari e a tutti coloro che sono interessati a questi temi, ma anche a chi non è interessato, che non si tratta di un atto di buonismo che fa fare bella figura a chi lo propone.
Si tratta di un passo avanti per tutti, non solo per i disabili. Ritengo che sia una proposta intelligente, che deve essere portata avanti, ad esempio nelle università, non chiedendo udienza o ascolto con il cappello in mano, ma con lo spirito di chiedere, come diceva la collega Argentin, un vantaggio per tutti. Credo sia questo lo spirito che ci muove in Commissione.
L'iter della legge potrebbe non essere velocissimo, ma dovremmo fare in modo che lo sia perché siamo a fine legislatura e c'è un ingorgo di provvedimenti che devono essere approvati. Dobbiamo smaltire un lavoro enorme, ma farla arrivare in porto prima della fine della legislatura dipenderà dalla volontà trasversale di tutti i partiti, del Governo e di chiunque potrà darci una mano a spingere per l'approvazione della proposta di legge. In una legislatura tanto difficile e complicata, sarebbe un segno di maturità e di attenzione da parte di un Parlamento che non si occupa solamente di spread e di economia, ma anche di questi temi. Sono sicura che tutti i presenti faranno la loro parte.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica.

GIULIO NARDONE, Presidente dell'Associazione Disabili Visivi (ADV) e rappresentante della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH). Interverrò brevemente, anche perché ho riscontrato piena comprensione da parte di tutti i commissari dello spirito della proposta di legge. Li sento partecipi e sono quindi molto fiducioso sul fatto che perlomeno si tenterà di approvarla in tempi non biblici.
Volevo rassicurare l'onorevole Porcu circa la collaborazione tra le associazioni. È vero che esistono due federazioni: la FISH raggruppa circa trentaquattro associazioni nazionali di tutti i tipi di disabilità, mentre la FAND raggruppa le associazioni storiche, le più antiche. Non si tratta, però, di una contrapposizione, tant'è vero che insieme costituiamo il Forum italiano sulla disabilità, rappresentato presso lo European disability forum a Bruxelles.
Quando si tratta di risolvere le questioni più importanti relative alla disabilità, a parte le differenze naturali di ciascun tipo che vanno affrontate con competenze specifiche, e accogliendo in pieno la considerazione che non si tratta solo dei disabili, ma di tutti, come ho detto parlando di universal design, siamo pronti a fare la nostra parte.
Siamo quindi pienamente disponibili a collaborare con la Commissione.

BARBARA LEPORINI, Rappresentante della Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND). Ringrazio di nuovo chi ha voluto che questa importante proposta di legge fosse presentata e ha collaborato alla sua stesura. Accolgo anch'io con molto piacere l'interesse manifestato e la comprensione delle finalità della proposta di legge e del target di riferimento.
La necessità di conciliare estetica e accessibilità per tutti è un elemento importante anche per l'accesso all'informazione, perché spesso si crede erroneamente che ciò che è accessibile è automaticamente brutto o poco gradevole. Se riusciremo a conciliare questi aspetti, a partire dalla formazione e dalla progettazione, rispettando lo spirito della legge,


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avremo i giusti stimoli e potremo ottenere risultati migliori e più accettabili per tutta la società.
Per quanto riguarda le associazioni, vorrei solo dire all'onorevole Porcu che aver tenuto la stessa linea dovrebbe far riflettere sul fatto che, trattandosi di problemi che riguardano tutti coloro che come noi hanno difficoltà, non esistono associazioni distinte, bensì la volontà di trovare soluzioni comuni ed essere allineati. Non siamo in lotta tra noi, ma vogliamo soprattutto pensare al bene di tutte le persone che convivono con la disabilità.

MICHELE DI SIVO, Rappresentante del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA). Vorrei informarvi che presso la facoltà di architettura di Pescara, da tre anni, teniamo un corso di progettazione universale di sessanta ore. Credo che possa essere un'informazione interessante per ciò di cui state discutendo.
Per quanto riguarda la proposta di legge, vorrei solamente dire che lo universal design si basa su una concezione olistica tale per cui intorno all'ambiente urbano si ragiona in termini sistemici. Le sue implicazioni sono di due livelli. C'è un livello psico-socio-economico, che ha che fare con l'usabilità delle attrezzature, la sicurezza, l'inclusione sociale e così via. È la parte importante su cui occorre lavorare. Il motivo è molto semplice: se la parte tecnica, che ruota intorno alla legge n. 13 del 1989, si sovrappone a questa concezione della progettazione universale, non funziona più e bisogna rivedere la legge.
L'onorevole Argentin non è d'accordo, ma le cose stanno così. Non possiamo continuare, ad esempio, a progettare gli spazi esterni della città senza distinguere tra pedone e ciclista. Per me i marciapiedi non dovrebbero nemmeno più esistere perché sono un ostacolo alla mobilità all'interno della città.

ILEANA ARGENTIN. I non vedenti li ha dimenticati?

MICHELE DI SIVO, Rappresentante del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA). Esistono sistemi per far fruire lo spazio anche ai non vedenti. Quindici giorni fa sono stato a Helsinki per un convegno sul design for all. Le posso assicurare che i non vedenti nella città di Helsinki, dove i LOGES sono collocati solo sull'attraversamento, si muovono perfettamente. Il LOGES è un business. È bastato mettere un divisorio tra il pedone e il ciclo-pedone per dare indicazione al non vedente affinché potesse utilizzare il marciapiede. È una logica completamente diversa rispetto a quella della legge n. 13. Ve lo dico perché intorno a questo tema stiamo lavorando da un paio d'anni e vi posso assicurare che stiamo ottenendo risultati importanti.
L'universal design, così come il design for all e l'inclusive design, hanno implicazione di carattere trasversale a tutti i settori della cultura e della formazione. Basta pensare alla medicina, alla fisiologia, alla psicologia, alla sociologia, all'economia, tutti campi su cui bisognerebbe lavorare per realizzare i piani strategici di accessibilità della città. Per attuare una legge di questo genere bisogna cambiare totalmente mentalità.
Approvare la proposta di legge senza modificare la legge n. 13 produrrà sicuramente danni dal punto di vista dell'ambiente urbano.

WALTER DI PAOLA, Rappresentante del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA). Dal 1989 a oggi ho acquisito un po' di esperienza in questo settore. Alla luce della proposta di legge dell'onorevole Argentin, che conosco da alcuni anni, mi domando quale sia il limite oltre il quale si ha innalzamento della barriera architettonica e culturale. Se la legge definisse quel limite, avremmo fatto tutto quello che dovevamo fare. Mi auguro che questo sia il risultato finale: noi cercheremo


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di essere di supporto nei limiti delle nostre possibilità.
Io ho avuto la possibilità di conoscere il mondo di chi è affetto da disturbi specifici di apprendimento (DSA), che di recente sono stati riconosciuti dalla legge. Poiché l'onorevole Zamparutti parlava della fruibilità delle scuole, segnalo la necessità di collocare alcune prese ai lati della stanza perché tutti possano collegare il computer e non ci sia differenza tra chi ha un DSA e chi non ce l'ha. Il computer lo usano tutti.

PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,50.

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