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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
7.
Martedì 15 dicembre 2009
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DELLA RICERCA IN ITALIA.

Audizione di rappresentanti del Comitato Telethon Fondazione Onlus e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA):

Aprea Valentina, Presidente ... 3 6 7 8 9 10 11 14
Bachelet Giovanni Battista (PD) ... 6 7
Bottaro Massimiliano, Ricercatore non strutturato dell'ISPRA ... 8 12
Ghizzoni Manuela (PD) ... 10 14
Granata Benedetto Fabio (PdL) ... 9
Mannozzi Michela, Ricercatrice non strutturata dell'ISPRA ... 14
Monaco Lucia, Direttore scientifico del Comitato TelethonFondazione Onlus ... 3 7
Palmieri Antonio (PdL) ... 6
Persia Emma, Tecnico di laboratorio strutturato dell'ISPRA ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 15 dicembre 2009


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

La seduta comincia alle 14,10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Comitato Telethon Fondazione Onlus e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia, l'audizione di rappresentanti del Comitato Telethon Fondazione Onlus e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Sono particolarmente lieta di avere in Commissione la dottoressa Lucia Monaco, direttore scientifico del comitato Telethon e, come me, ne sono lieti tutti i gruppi. Vorrei rappresentare a lei - come in seguito farò anche con i ricercatori di ISPRA - che i gruppi parlamentari hanno fatto oggi un'eccezione per la presente audizione: in genere, infatti, quando il Governo pone la fiducia, le Commissioni vengono sconvocate (brutta espressione che si usa quando si interrompe l'attività parlamentare). Nonostante ciò, in considerazione dell'importanza di questa audizione e soprattutto dal fatto che non avremmo potuto rinviarla, i gruppi parlamentari hanno comunque deciso di audirvi.
Ciò che desideriamo maggiormente è conoscere l'impegno e i risultati ottenuti da Telethon sul fronte dell'area di ricerca. Noi teniamo queste audizioni all'interno dell'indagine conoscitiva sulla ricerca, fortemente voluta dal gruppo di maggioranza, in particolare dall'onorevole Palmieri, del PdL, e dall'onorevole vicepresidente della commissione Nicolais, in questo momento non presente, del PD, gruppo comunque qui autorevolmente rappresentato.
Dati i ben noti sforzi compiuti e i finanziamenti che generosamente tutti gli italiani hanno voluto destinare, vorremmo capire se sia possibile annoverare i risultati di questa ricerca nell'indagine che stiamo conducendo sul tema. So, infatti, che si sono raggiunti dei risultati e ci farebbe piacere inserirli nella nostra indagine.
Do la parola alla dottoressa Lucia Monaco per lo svolgimento della relazione.

LUCIA MONACO, Direttore scientifico del Comitato Telethon Fondazione Onlus. Signor Presidente, la ringrazio molto per questo invito e per la considerazione particolare che avete rivolto a Telethon. È per me un onore essere qui con voi oggi in conclusione della nostra campagna di raccolta fondi che, credo, abbia raggiunto tutti voi negli ultimi giorni. Noi conduciamo, infatti, una campagna molto martellante, in quanto è proprio tale campagna che ci permette, anno dopo anno, di proseguire nel nostro impegno.
Telethon nasce nel 1990 per volontà di un gruppo di pazienti della UILDM, l'associazione


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per la lotta alla distrofia muscolare, i quali decisero di prendere a modello l'iniziativa statunitense lanciata dall'attore Jerry Lewis e di proporre anche in Italia una raccolta fondi pubblica per promuovere la ricerca sulle distrofie muscolari. Questa scommessa, raccolta dalla signora Susanna Agnelli, nostro compianto presidente, che ci ha lasciato pochi mesi fa, ebbe successo ed è sopravvissuta in questi venti anni crescendo nel tempo e permettendo a Telethon di intraprendere iniziative sempre più ampie.
Le finalità della fondazione ben presto si ampliarono per coprire tutte le malattie di origine genetica. Per statuto Telethon si è data la priorità di privilegiare le malattie che, per la loro rarità, sono neglette dai maggiori finanziamenti pubblici e privati.
I fondi raccolti grazie alla generosità degli italiani sono stati destinati a diverse iniziative di ricerca; tali iniziative di finanziamento si sono articolate innanzitutto sul territorio italiano. La prima, partita già nel 1991, si è concretizzata in un bando di progetti di ricerca aperto a tutti i ricercatori sul territorio italiano attivi in istituti di ricerca no profit. Tale iniziativa è valida tutt'ora e la comunità scientifica italiana può, anno dopo anno, contare sulla regolarità dei bandi e programmare quindi il proprio lavoro grazie alla disponibilità dei fondi che Telethon mette a disposizione.
Nel 1994 Telethon ha deciso di dotarsi anche di ricerche intramurali, lanciando l'iniziativa di istituti di ricerca interna. Il primo fra tali istituti è il TIGEM, Istituto per gli studi genetici e per la medicina molecolare, situato a Napoli; ad esso è seguito il TIGET, nato da un'iniziativa di cofinanziamento con l'istituto scientifico San Raffaele di Milano per la terapia genica. Nel 1999 è nato un istituto virtuale intitolato al premio Nobel Renato Dulbecco che riunisce, sotto questo nome così prestigioso, i ricercatori del Programma Carriere distribuiti sul territorio.
Attraverso tutte queste iniziative, Telethon affronta il tema della ricerca sulle malattie genetiche, conscio di avere a disposizione un patrimonio che deriva dalla generosità degli italiani e di dover rispondere alla volontà dei pazienti. Per questo motivo, Telethon si è da subito dotato di un sistema di finanziamento basato sul criterio internazionalmente accettato del peer review e fonda sul concetto del merito la selezione dei progetti da finanziare.
Grazie al sistema del peer review, fondato sui concetti della competenza di giudizio e dell'indipendenza, sono stati selezionati dei progetti eccellenti.
La selezione di tali progetti è affidata ad una commissione di scienziati internazionali, tra i quali vi è una rappresentanza minima di scienziati italiani. Oggi, infatti, abbiamo 30 scienziati in commissione e solo tre di essi sono italiani. I nostri scienziati sono tenuti ad uscire fisicamente dalla stanza quando si discute un progetto riguardante la loro città, in quanto potrebbero ricevere qualche sollecitazione indebita.
La commissione è, inoltre, supportata dal lavoro di revisori esterni scelti di volta in volta per ogni singolo progetto, in base alla loro competenza. La scelta dei revisori e l'abbinamento tra progetto e membri della commissione è svolta dalla direzione scientifica di Milano, dove lavorano dei professionisti, i research program manager, che derivano la loro esperienza dalla ricerca diretta e hanno, quindi, la competenza per operare questo abbinamento. Ovviamente, essi spendono moltissime energie e attenzioni per evitare conflitti di interesse, affinché la valutazione sia del tutto indipendente. Al termine della valutazione, la commissione stila una graduatoria di merito che è accettata e rispettata dal consiglio di amministrazione, il quale, a sua volta, eroga i finanziamenti in base alla valutazione medesima.
Quanto ai risultati della ricerca Telethon, dobbiamo dire che per noi, come fondazione, il risultato ideale è costituito dalla terapia, quindi dalla cura delle malattie genetiche. Questo è un risultato che poniamo in cima a quella che abbiamo chiamato la «scala della ricerca». Il risultato


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arriva, quindi, alla fine di un percorso di ricerca molto lungo che richiede tappe numerose e complesse.
Possiamo vantare dei successi di cui siamo fieri, in quanto sono riconosciuti a livello internazionale.
Tra questi, vi è, ad esempio, la cura di 13 bambini affetti dalla Sindrome Complessa di Immuno Deficienza (SCID), una gravissima patologia di origine genetica. Tale risultato è stato ottenuto presso l'istituto TIGET San Raffaele per la terapia genica. Questo è stato il primo caso di terapia genica efficace e di successo al mondo, al punto che i ricercatori del San Raffaele sono stati convocati al Congresso americano, ossia al Parlamento americano, per testimoniare il loro successo. La loro terapia è stata raccomandata dalla Food and Drug Administration (FDA), l'ente nazionale americano del farmaco, come terapia di riferimento per questa malattia.
Più recentemente, l'istituto TIGEM di Napoli, che collabora con un centro clinico di Filadelfia, il Children's Hospital, ha effettuato con successo la terapia genica su pazienti affetti da una cecità genetica. Inoculando nell'occhio delle navicelle virali modificate che portano il gene corretto, i pazienti hanno riacquistato l'autonomia e la capacità visiva.
Questi sono successi di cui andiamo fieri, pur essendo consci del fatto che essi investono un numero ancora limitatissimo di pazienti e di malattie. Ci siamo attrezzati, dunque, per preparare una filiera che disponga di un numero crescente di progetti che possono entrare in clinica. Recentemente, abbiamo sottoposto all'Istituto superiore di sanità il protocollo clinico per altre due terapie geniche di altre due malattie genetiche rarissime e siamo in attesa del responso. Abbiamo, inoltre, approntato una piattaforma tecnologica per la terapia genica che ci permette di alimentare questa filiera con molte altre malattie; un esempio per tutti, la beta talassemia.
La terapia è, dunque, il risultato auspicabile al quale noi tendiamo. Ci rendiamo conto, tuttavia, che la scienza procede per passaggi intermedi obbligati. Quello che ci preme, pertanto, è far sì che i ricercatori che chiedono il finanziamento di Telethon siano coscienti del fatto che devono cercare di muoversi verso le fasi più applicate della loro scienza e questo, grazie ai bandi mirati e a una azione strategica operata con il supporto di advisory board internazionali, sta già succedendo. I nostri finanziamenti, quindi, si stanno progressivamente focalizzando su attività di ricerca transnazionale.
È molto importante rilevare che il primo risultato della ricerca è ovviamente costituito dalle pubblicazioni scientifiche. In questo campo i ricercatori Telethon eccellono. Ogni anno commissioniamo alla Thomson Reuters - un'agenzia internazionale che valuta gli indici bibliometrici - un'analisi delle pubblicazioni Telethon e notiamo che, costantemente negli anni, tali indici mostrano che la qualità delle nostre pubblicazioni è nettamente migliore e superiore alle medie nazionali statunitensi, europee e italiane. Tale risultato ci conferma l'idea che ponendo all'origine una selezione del merito otteniamo dei risultati eccellenti.
Un altro punto di forza di Telethon è la promozione delle carriere di giovani scienziati: riteniamo che ciò sia fondamentale per permettere di disseminare la buona scienza in una Italia. In questo senso, l'istituto Dulbecco Telethon, che ho citato all'inizio della mia esposizione, rappresenta il nostro sforzo. Noi offriamo a giovani scienziati, che non hanno una posizione fissa in Italia, una carriera che consiste in cinque anni, rinnovabili per una sola volta, con un salario e un grant di ricerca costituito da fondi per reclutare giovani borsisti, che consenta di formare un gruppo di ricerca che presenti degli esempi di eccellenza e che parta dai giovani.
Questa iniziativa è stata per noi molto difficoltosa da realizzare; lo sviluppo naturale che avevamo ideato inizialmente per il Dulbecco Telethon Institute, infatti, voleva che questi ricercatori si integrassero nel tessuto accademico italiano, ma ciò non è stato facile. Questa integrazione, tuttavia, sta ora avvenendo: su 30 ricercatori


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che abbiamo finanziato, 15 hanno trovato una collocazione nell'accademia o presso gli istituti. Ci stiamo sforzando affinché ciò succeda anche per gli altri colleghi della Dulbecco Telethon Institute. È estremamente importante che, in questo sforzo, ci venga riconosciuto dalle istituzioni la possibilità di porre a disposizione del Paese l'eccellenza che noi abbiamo creato, pensando magari a iniziative di sostegno della formazione superiore che vedano congiunte le forze di Telethon e delle istituzioni.

PRESIDENTE. Grazie per quanto ha detto e per la chiarezza con cui ha illustrato tutta l'attività di Telethon. Quando si è tenuta la presentazione alla Camera, io e i colleghi responsabili dell'iniziativa di quest'anno abbiamo potuto guardare negli occhi i ragazzi che si sono salvati grazie alle vostre cure, ed è stata un'emozione davvero molto grande.
Comunico che all'audizione sono presenti, per il PdL, la vicepresidente Paola Frassinetti, l'onorevole Palmieri, l'onorevole Barbieri e il capogruppo onorevole Granata; per il Partito democratico, la capogruppo onorevole Ghizzoni e gli onorevoli De Torre, Bachelet, Mariani, Coscia e De Pasquale.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

ANTONIO PALMIERI. In realtà, il mio vuole essere solo un intervento di ringraziamento; non mi sembra, infatti, che ci sia molto altro da aggiungere a quello che lei ha detto con chiarezza cartesiana. La ringrazio per essere venuta qui da noi in una giornata complicata: quando si pone la fiducia non è mai una giornata di ordinaria amministrazione. Vorrei, altresì, rivolgerle un plauso, in quanto effettivamente questo è un modello innovativo, anche se ormai perfettamente collaudato, e a me sembra che voi compiate uno sforzo per arricchirlo continuamente, pur proseguendo nel solco di una via tracciata all'origine, ma arricchendolo di nuovi ambiti di azione e di nuove modalità di intervento.
Infine, plaudo anche al fatto che le vostre iniziative sono portate avanti coinvolgendo le persone e il popolo. Da questo punto di vista, a mio avviso, tutto ciò che consente al singolo cittadino di essere coprotagonista di una realtà che altrimenti sarebbe per lui troppo grande e irraggiungibile non può che ricevere una lode. Qualcuno la chiama sussidiarietà, altri le danno nomi diversi; tuttavia, io credo che questo sia il metodo migliore.
Uno dei motivi della nostra indagine conoscitiva è proprio di trovare forme nuove attraverso le quali finanziare e alimentare la cultura della ricerca scientifica in Italia.
Come ha detto frate Cionfoli (faccio anch'io una citazione dotta) «possiamo dire solo grazie». Questo ringraziamento lo facciamo, credo, anche a nome dei colleghi del Pdl ed è fatto veramente con il cuore, oltre che con il cervello, per l'apprezzamento di quello che fate.
Continueremo, peraltro, le nostre audizioni - lo segnalerò alla presidenza - con altre due realtà di tipo innovativo.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Ringrazio moltissimo i rappresentanti di Telethon ed esprimo loro tutta la mia ammirazione e il mio apprezzamento.
Tuttavia, è necessario porre alcune domande, e magari anche un po' maligne, dato che noi siamo all'opposizione. Le vorrei, dunque, chiedere: le sembra possibile che, in un istituto di ricerca, uno degli addetti alla direzione scientifica possa attribuire finanziamenti al proprio laboratorio medesimo, oppure che il presidente sia lo stesso che alloca le risorse?
Lei ha fatto molta attenzione ai conflitti di interesse. Poiché ho partecipato da poco ad un'interrogazione parlamentare su un istituto di nuova creazione, ossia l'IIT, che riceve circa 100 milioni di euro, equivalenti a quasi dieci volte il vostro ricavato annuo, mi chiedo se sia possibile avere questo tipo di risultati di qualità senza la peer review. L'impressione, infatti, è che la qualità sia legata anche a standard di tipo internazionale di valutazione.


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La seconda domanda che le rivolgo è la seguente: una volta che, come si dice in ambito aziendale, vi sia stato lo spin off, e, grazie a Telethon, un'istituzione scientifica sia riuscita ad ottenere risultati così straordinari, ha senso che questa debba continuare a dipendere in via definitiva e permanente dalla bontà dei donatori? Non sarebbe, invece, più opportuno che si configurasse come uno spin off vero e proprio, attraverso il quale, con metodi più razionali che non con scelte politiche, si possa dar vita a nuovi istituti di ricerca nel Paese?

PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Monaco per la replica.

LUCIA MONACO, Direttore scientifico Telethon. Rispondo alla prima domanda, ossia se è possibile che un istituto si autovaluti. Ovviamente non lo è. Questo è un tema importantissimo.
I nostri istituti hanno ottenuto livelli di grandissimo successo grazie anche alla possibilità che noi abbiamo avuto di attrarre e di richiamare in Italia scienziati di livello internazionale.
Il professor Ballabio, il professor Naldini e la professoressa Roncarolo, che hanno diretto e dirigono i nostri istituti, probabilmente, senza il sostegno di Telethon, avrebbero fatto altro nella vita. Avrebbero avuto grandissimo successo scientifico, ma non si sarebbero occupati di malattie genetiche.
Queste persone, che sono sottoposte ad un giudizio esterno che noi imponiamo loro, potrebbero, ovviamente, avere l'ambizione di pensare di essere così brave da non rendersi necessaria una loro valutazione ogni cinque anni; potrebbero chiedersi per quale motivo debbano essere sottoposte a questo terribile fuoco di fila e fornire il rendiconto delle proprie azioni ogni due anni e mezzo. Tuttavia, si rendono conto che questa è la loro forza, che li rende veramente inattaccabili: hanno questa legittimazione, che viene loro dal fatto di lavorare per l'istituto di Telethon, il quale risponde alla finalità di Telethon; non è, dunque, un istituto che essi hanno creato, ma un istituto dove c'è chi valuta il loro operato e li fa andare avanti.
L'altro aspetto fondamentale di tale revisione esterna è che essa permette un'azione di «reindirizzamento» delle finalità scientifiche. Ciò ci permette di far sì che gli obiettivi dei ricercatori rimangano coerenti con i nostri obiettivi. Con l'aiuto di una commissione scientifica internazionale e di un advisory board internazionale siamo, infatti, in grado di affermare che adesso la finalità ultima si può perseguire al meglio, rimodulando e riorientando le attività. Questo è uno strumento molto efficace.
Onorevole Bachelet, le spiace ripetermi la seconda domanda?

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Le chiedevo se, nella vostra esperienza, paragonandola anche con quella internazionale di altri Paesi, abbia senso continuare a dipendere in via definitiva dalla bontà dei donatori o se non sia più opportuno che, invece, questi rappresentino dei semi, degli spin off per dar vita ad istituti che possano permanentemente essere finanziati attraverso scelte del Governo.

LUCIA MONACO, Direttore scientifico del Comitato Telethon Fondazione Onlus. Quello che posso dire è che i nostri istituti, con il passare del tempo, dipendono in misura sempre minore dal finanziamento Telethon. Essi hanno, infatti, raccolto scienziati molto bravi a procurarsi fondi altrove, ad esempio dalla Comunità europea, dai fondi ministeriali o dal National Institutes of Health (NIH), ossia dall'estero. Sono eccellenti e faccio un esempio: lo European Research Council ha lanciato un bando per finanziamenti molto ricchi destinati a ricercatori senior ed entrambi i direttori dei nostri istituti se li sono aggiudicati. C'è già, quindi, un cofinanziamento che deriva dall'abilità e dalla capacità dei nostri ricercatori.
Devo dire che molto spesso noi riceviamo sollecitazioni da chi ci sostiene; alcuni cittadini ci dicono che non è giusto che siano loro a finanziare la ricerca, in quanto dovrebbe essere lo Stato. Io rispondo


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loro che questo è vero, che lo Stato deve occuparsi della ricerca; tuttavia, gli Stati, anche quelli più ricchi del nostro, che dedicano una quota percentualmente maggiore di fondi alla ricerca, devono agire in base alle priorità e devono, quindi, preoccuparsi di coprire la massima parte della popolazione per quanto riguarda la ricerca sanitaria. Anche in Paesi come gli Stati Uniti e l'Inghilterra, dunque, le charity sono realtà ben presenti. È vero, tuttavia, che in questi Paesi interviene un passaggio successivo; vi sono, infatti, azioni di lobbying da parte di charity. Esse vanno al Congresso, presentano il problema della specifica malattia in questione e spesso trovano un percorso che sfocia in iniziative di cofinanziamento. Questo è, dunque, un percorso che anche noi auspichiamo e che speriamo si possa verificare, ad esempio, per l'iniziativa cui accennavo poc'anzi, quella cioè di costruire un'istruzione superiore che si avvalga dei ricercatori del nostro Programma Carriere.

PRESIDENTE. La ringraziamo e le facciamo i nostri auguri per il lavoro e per la raccolta di denaro pubblico che ancora una volta siete riusciti a realizzare.
Avendo concluso questa parte dell'audizione, procediamo dando il benvenuto ai rappresentanti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), in particolare al dottor Massimiliano Bottaro, ricercatore non strutturato, alla dottoressa Michela Mannozzi, ricercatrice non strutturata, alla signora Emma Persia, tecnico di laboratorio strutturato.
Sono lieta di comunicarvi che i gruppi parlamentari hanno fatto oggi un'eccezione per voi e per la dottoressa Lucia Monaco; infatti, nonostante sia stata posta la questione di fiducia sulla finanziaria, essi hanno voluto mantenere l'impegno di questa audizione.
Do la parola al dottor Bottaro per lo svolgimento della relazione.

MASSIMILIANO BOTTARO, Ricercatore non strutturato dell'ISPRA. Buongiorno, sono Massimiliano Bottaro e sono ricercatore precario presso l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Innanzitutto, vorrei ringraziarvi a nome di tutti i miei colleghi per la vostra sensibilità e disponibilità in una giornata così importante per le attività parlamentari.
Vi siamo molto grati, in quanto avete scelto di ascoltare direttamente da noi la gravissima situazione che sta vivendo il nostro istituto e, più in generale, la ricerca ambientale pubblica in Italia.
L'ISPRA, istituito con decreto legge un anno e mezzo fa, ossia nel giugno 2008, doveva rappresentare il centro di eccellenza e di riferimento per tutte le tematiche ambientali del Paese. Esso ha accorpato, o per meglio dire ha fuso insieme, tre storici istituti e agenzie vigilate dal Ministero dell'ambiente: l'Istituto centrale per la ricerca sul mare, a cui noi afferiamo, l'Istituto nazionale per la fauna selvatica e l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici. Lo scopo di tale fusione era di avere una struttura, in materia ambientale, analoga all'Istituto superiore di sanità e il nostro compito doveva essere di dare pareri di competenza e supporto tecnico al legislatore, al fine di una tutela e di un'ottima conservazione del patrimonio ambientale italiano.
Ahimè, al momento tali ottime intenzioni e le migliori aspettative sono tradite, in quanto, dopo un anno e mezzo, il nostro istituto si è rivelato una scatola completamente vuota.
L'istituto, dal punto di vista amministrativo, è stato molto burocratizzato: sono state smantellate, infatti, tutte quelle regolamentazioni snelle e dinamiche che ne rappresentavano la forza e che sono proprie di un istituto di ricerca; soprattutto, però, ha avuto inizio un vero e proprio smantellamento di tutto il personale tecnico-scientifico non strutturato, ovvero precario.
Come è sicuramente noto a questa commissione, purtroppo, la maggior parte dei giovani ricercatori - che giovani in realtà non sono, in quanto si parla di persone che hanno in genere tra i trentacinque


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e i quarantacinque anni - non godono di posti di ruolo, ovvero hanno i cosiddetti contratti flessibili della ricerca.
Si tratta, tuttavia, di persone che lavorano in maniera dura, con grande spirito di servizio e grande spirito di sacrificio, apportando enormi benefici al Paese.
Ebbene, da quando è stato istituito l'ISPRA, si è potuto osservare una sorta di «cecchinaggio» del ricercatore precario, e perdonate se uso questo il termine. A gennaio 2009, sono stati lasciati a casa, in maniera del tutto estemporanea ed improvvisa, una cinquantina di colleghi; a giugno, non sono stati rinnovati i contratti di duecento colleghi, e adesso, alla scadenza del trentuno dicembre 2009, andranno a casa oltre 230 ricercatori e tecnici precari, prevalentemente provenienti dall'ex istituto di ricerca sul mare.
Questo a noi sembra totalmente assurdo; al momento, infatti, nonostante statutariamente il nostro istituto debba ancora far fronte alle missioni ereditate dai tre enti, dopo un anno e mezzo, il nostro istituto non gode ancora di un proprio statuto e di un proprio regolamento. Non comprendiamo secondo quale parametro di razionalizzazione delle risorse si possa continuare a far fronte agli alti compiti che l'istituto deve affrontare, se si manda a casa circa il 40 per cento del personale. Si tratta, peraltro, di personale altamente specializzato e con una grande esperienza, che va da un minimo di 6 anni a punte che arrivano fino a quindici anni. Io, personalmente, sono nove anni che lavoro per il mio istituto di ricerca. Non comprendiamo, quindi, i termini e i parametri che si stanno utilizzando per far sì che questo istituto, che doveva essere il centro di eccellenza per tutte le tematiche ambientali in Italia, possa davvero svolgere tale compito.
Su questo tema abbiamo cercato di sensibilizzare tutte le istituzioni, in particolare il Governo e il Ministro Stefania Prestigiacomo, ma, ahimè, invano.
Dal 24 novembre stiamo presidiando il tetto del nostro istituto in un estremo tentativo di far sì che la ricerca ambientale in Italia non svanisca. Lo Stato ha investito molto sulla nostra formazione e non è con falsa modestia che dico che siamo corteggiati da diversi Paesi stranieri. Noi, però, vogliamo rendere forte e fare il bene del nostro Paese; per esso abbiamo lavorato molto e gli abbiamo dedicato buona parte della nostra vita e dei nostri studi. Nell'ultimo anno e mezzo, tuttavia, il nostro Paese ci ha riservato una trattamento che noi non riusciamo a concepire, e questo ci fa davvero male. Avere modo di relazionare a voi questa situazione ci rende speranzosi per il futuro e, soprattutto, per il futuro del nostro Paese. La nostra battaglia non è una battaglia politica o di parte; è una battaglia che portiamo avanti per garantire un futuro migliore al nostro Paese, in quanto senza la ricerca e senza la tutela dell'ambiente non c'è futuro.

PRESIDENTE. Comunico che sono presenti, per il PdL, la vicepresidente, onorevole Frassinetti, l'onorevole Palmieri, che ha richiesto la presente indagine conoscitiva - sostenuto in ciò dal vicepresidente Nicolais del PD -, l'onorevole Barbieri e il capogruppo, onorevole Granata. Per il PD, sono presenti gli onorevoli Schirru, Madia e De Pasquale, l'onorevole Ghizzoni, capogruppo, e gli onorevoli Coscia, Mariani, Bachelet e De Torre.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Interverrò molto sinteticamente, ringraziando, innanzitutto, i ricercatori presenti per aver voluto informare la commissione di questa vicenda, che noi, peraltro, già conoscevamo, avendo appreso direttamente le questioni ad essa connesse.
Io ritengo che oggi, al di là di un eventuale approfondimento dei temi in discussione, non vi possa che essere, da parte nostra, la piena consapevolezza di cosa questa situazione rappresenti, anche in termini simbolici. Tutti conosciamo la situazione, giacché, con l'azione di questa commissione, abbiamo sempre cercato di prestare attenzione ai temi della ricerca


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all'interno delle dinamiche legislative e rispetto ad alcune impostazioni poste in essere da parte del Governo. Tale azione, a volte ha avuto successo, altre volte meno.
Sicuramente, però, si tratta di un tema trasversale e molto caro a tutta la Commissione, in quanto ci rendiamo conto di quanto esso sia strategico per la costruzione di prospettive future per la Nazione. In modo particolare, i temi ambientali rappresentano una questione che io ritengo strategica in maniera assoluta, in quanto si tratta di un campo di ricerca legato a uno dei più grandi patrimoni immateriali e materiali del pianeta.
Noi siamo, pertanto, politicamente consapevoli della centralità del vostro istituto e di quel che significano le sue parole amare relativamente alle lusinghe che ricevete da altre realtà nazionali, anche statali, per l'importante lavoro che svolgete.
In questo senso, da parte della Commissione mi permetto di avanzare alla presidenza una richiesta immediata di audizione monotematica con il Ministro Stefania Prestigiacomo, per studiare quali iniziative porre in essere da un punto di vista legislativo o da un punto di vista di eventuale reperimento di risorse. Di questo, infatti, si tratta principalmente. Dal punto di vista legislativo, si è fatto quanto era da fare.
Credo, pertanto, di trovare d'accordo anche i colleghi del Popolo della Libertà nel richiedere alla presidenza di procedere con tale audizione. Essa non dovrebbe essere tanto un'audizione dell'istituto nei confronti del ministero, quanto del Parlamento nei confronti del ministero, in quanto si tratta di un tema centrale della politica nazionale.

PRESIDENTE. Occorrerà, onorevole, avanzare questa richiesta all'ufficio di presidenza

MANUELA GHIZZONI. Vi ringrazio per aver accolto il nostro invito. Vorrei svolgere alcune considerazioni e, al contempo, informarvi del fatto che domani, nella Commissione VIII, che è quella competente, sarà presente anche il commissario e a lui rivolgeremo delle domande.
Questa, tuttavia, è un'occasione importante, in quanto le osservazioni che esprimiamo rimarranno agli atti della Camera. Si tratta, infatti, di un'indagine conoscitiva e non solo un'audizione informale; credo, quindi, che le cose che diremo nel corso di questo nostro incontro siano importanti.
Vorrei rivolgervi alcune domande e svolgere una considerazione. Concordo con quanto ha poc'anzi detto il collega Granata, ma non credo che siamo di fronte solo a un problema di risorse.
Credo, piuttosto, che siamo di fronte a un problema di politiche e di scelte nei confronti della ricerca. Penso che fosse questo il tema che voleva esplicitare il collega.
Noi abbiamo affrontato questo tema e ci siamo trovati d'accordo nel riconoscere che l'Italia ha di fronte un grande problema, ossia la necessità di investire in innovazione e ricerca, se vuole davvero provare ad agguantare la ripresa. Di certo, non possiamo farlo andando a incidere sul costo della manodopera, in quanto non possiamo ambire alla ripresa se lavoriamo sul livello basso della catena del valore: potremo farlo solo lavorando sull'altro versante.
Su questo argomento abbiamo posizioni diverse. Noi riteniamo che si sia fatto troppo poco e che anche in questa finanziaria si sia investito troppo poco. Faccio un esempio che ritengo un fatto grave: da questa finanziaria sono scomparsi i trecento milioni destinati al Fondo per gli Investimenti nella Ricerca Scientifica e Tecnologica (FIRST). Anche di ciò noi parliamo troppo poco.
Vi rivolgo, ora, un paio di domande. Secondo il vostro modo di vedere - domani lo chiederemo anche al commissario -, il nuovo assetto che l'agenzia e i due istituti hanno ricevuto nell'ISPRA risponde o meno, da un punto di vista strategico, all'obiettivo di ricerca e tutela dell'ambiente, soprattutto marino, che si è prefissato? Che cosa si può fare di meglio? Quale poteva essere, eventualmente, dal


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punto di vista di un pensiero a lungo termine, un intervento strategico alternativo?
Inoltre, sebbene il tempo a disposizione non sia molto, vorrei che ci descriveste in breve in cosa consiste esattamente l'attività dei ricercatori precari. Se ho capito bene, 480 persone, nel corso di questi mesi, verranno estromesse dall'attività dell'istituto. A quali ambiti di intervento si sono dedicati negli ultimi anni questi ricercatori?
Io ho avuto modo di incontrarvi e ho appreso notizie molto importanti. Grazie al lavoro dei ricercatori non di ruolo e non strutturati nell'istituto abbiamo vinto premi, siamo stati menzionati in molte attività di ricerca e abbiamo ricevuto menzioni di merito anche da parte di altri Paesi europei.
Dico ciò perché temo che, con queste cifre, l'attività dell'ISPRA decada e non possa rispondere al ruolo che si è dato di tutela e ricerca nell'ambito ambientale e non solo.
Il precariato nel mondo della ricerca è un tema che affronteremo, in quanto lo stesso problema investe anche il CNR, l'Istituto nazionale di fisica nucleare, e via dicendo. Si tratta, pertanto, di un tema che credo debba essere non solo attenzionato, ma che debba diventare una priorità per il Governo. Per quanto riguarda la nostra parte politica, lo è già. Il Governo Prodi aveva tentato di darvi una risposta che, purtroppo, non ha completamente risolto la questione. Ad ogni modo, credo che fosse sulla buona strada.
Bisogna ripartire da lì, facendo certamente attenzione al valore personale, al talento e alle capacità dei ricercatori. So bene, tuttavia, che abbiamo ottimi ricercatori nei nostri istituti, ai quali - ahimé - non rimane che andare all'estero.
Per non fare un discorso retorico circa il viaggio all'estero, aggiungo che, a mio avviso, un altro problema cui dobbiamo dare una risposta consiste nel trovare il modo di internazionalizzare la nostra ricerca.
Certo, è giusto che i nostri ricercatori facciano e maturino esperienze all'estero, ma sarebbe anche giusto e opportuno che noi chiamassimo i ricercatori a fare esperienza nei nostri istituti. Solo così possiamo compensare quello che invece sta diventando un viaggio di sola andata.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

EMMA PERSIA, Tecnico di laboratorio strutturato dell'ISPRA. Per quanto riguarda le attività che svolgono i miei colleghi ricercatori, essi stessi potranno, in seguito, fornirvene un'illustrazione migliore.
Quanto a me, io sono una persona fortunata, in quanto ho ancora un posto fisso in Italia e un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Nonostante ciò, sono sul tetto, assieme a tanti altri miei colleghi strutturati, al fianco dei colleghi precari. L'ex ICRAM è confluito nell'ISPRA con circa 80 dipendenti di ruolo e 250 dipendenti precari; questo già la dice lunga su chi effettivamente svolga le attività e su quale sia il ruolo dei miei colleghi precari. Siamo saliti sul tetto per protestare non solo per i posti di lavoro dei nostri colleghi, ma per la salvaguardia delle attività. Da quando, infatti, si è insediata questa struttura commissariale - rappresentata, insolitamente, da un prefetto e due vice prefetti, tra cui un capo di gabinetto, assolutamente non esperti in materia -, le attività si sono progressivamente paralizzate.
Queste figure avrebbero dovuto armonizzare quanto di eccellente c'era nei tre enti di provenienza, invece, nelle more della riorganizzazione, l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare e l'Istituto nazionale di fauna selvatica sono stati semplicemente accorpati all'interno di procedure che noi riteniamo siano piuttosto strette per i controlli ambientali.
Ricordo che i controlli che l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale deve compiere, rappresentano un settore strategico per il Paese. Quello dell'ISPRA è un acronimo bellissimo nel quale noi crediamo. Noi protestiamo perché


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vogliamo lavorare; siamo convinti delle nostre capacità e non vogliamo che gli anni di investimento nella formazione di questi ricercatori vadano dispersi.
La scorsa settimana, sono stati resi noti gli indici europei nei quali si evidenzia che un laureato, non un ricercatore, costa dai 250 mila ai 500 mila euro al nostro Paese. Tale cifra andrebbe moltiplicata per 200, ossia per il numero delle persone che se ne vanno, e si tratta, comunque, di un calcolo minimale, in quanto le persone in questione hanno svolto tutte il dottorato o sono comunque tecnici specializzati, il cui costo si aggira intorno ai 100-150 mila euro. Tale è la cifra necessaria per stare attorno a strumenti molto sofisticati relativi alla ricerca di matrice ambientale.
Ci terrei, inoltre, a sottolineare che, in particolare, l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare è arrivato nell'ISPRA con una capacità di attrazione di fondi notevole. Nel 2008, esso aveva chiuso il bilancio con 23 milioni di residuo attivo. In questo Paese, purtroppo, i contributi per la ricerca pubblica sono sempre stati pochi e, negli anni, sono divenuti sempre meno. In questo accorpamento abbiamo, quindi, perso un altro 20 per cento del contributo ordinario.
Vorrei sottolineare che nel nostro istituto si lavora in équipe e tutto il personale contribuisce al successo del risultato, a partire anche da quello amministrativo, che negli anni si è adattato alle necessità di chi, magari, un'ora dopo, deve compiere un'escursione di ricerca in mare.
Sono, pertanto, i curricula di noi tutti che esercitano una tale capacità di attrazione di fondi e, proprio per questo motivo, vorrei evidenziare la sorpresa che ci ha colto di fronte all'assurdità di questi licenziamenti, avvenuti senza un progetto di riordino. Come recita, infatti, l'articolo n. 28 del decreto legge istitutivo n.133 del 2008, si dovevano fornire un modello di riorganizzazione e uno statuto.
Apro, a questo proposito, una breve parentesi: noi siamo vigilati dal Ministero dell'ambiente; si propone e si avvia questo modello di riorganizzazione e, pertanto, troviamo assurdo che non ci sia un contributo del MIUR nel consiglio di amministrazione. Sappiamo che esso è fermo. Noi facciamo ricerca applicata ed è giusto che siamo vigilati dal Ministero dell'ambiente, ma la ricerca deve anche avere un coordinamento.
Per tornare alla capacità di attrazione di fondi che consentirebbe la copertura degli stipendi, aggiungo che noi chiediamo il reintegro del contributo ordinario, che era dell'ex ICRAM e dell'ex INFS, e che è nascosto nella Missione 18 del Ministero dell'ambiente, mentre il finanziamento ordinario dell'ISPRA è previsto nella Missione 17. Nel dossier del Centro studi del Senato n. 157, potrete constatare la grave incapacità di spesa di questo ministero e la quantità di denaro che è stata sottratta. Questo, tuttavia, è un altro argomento.
Pertanto, per aiutare i rinnovi e il riconoscimento del lavoro subordinato per questi lavoratori precari - e sono tanti i lavoratori strutturati che possono testimoniare della loro validità -, noi chiediamo che le convenzioni fisse possano diventare contributo ordinario.
Inoltre, come potete vedere nella cartellina che vi abbiamo consegnato, proprio in questi giorni, finalmente, ci sono stati riconosciuti milioni di euro per il 2008. Se volete, potrete, in seguito, leggere l'articolo uscito questa mattina in allegato a una lettera protocollata del ministero, nel quale si rende noto che ci vengono restituiti milioni di euro che ingiustamente ci erano stati sottratti. Evidentemente, la gestione miope di questa agenzia commissariale ha forse dei problemi ad organizzare un bilancio ed ha fatto confusione tra competenza e cassa. Ci sono, così, tornati milioni di euro freschi per il 2008 e li aspettiamo anche come copertura per il 2009 e per il 2010.

MASSIMILIANO BOTTARO, Ricercatore non strutturato dell'ISPRA. In conclusione, vorrei rispondere brevemente alla domanda posta dall'onorevole Ghizzoni circa le nostre attività.
Noi ci occupiamo, come ho detto poco fa, di tutto ciò che è relativo all'ambiente


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in Italia. Dovete pensare, dunque, che è un settore che va dal fiorellino di bosco ai rifiuti. Compiamo interventi sulle emergenze in mare, sull'inquinamento atmosferico e chimico, sul rischio radioattivo, sulla tutela della biodiversità marina e terrestre, sulla gestione delle risorse marine e terrestri, sull'acquacoltura, sui siti inquinati, eccetera. Noi ci occupiamo di tutto questo e avremmo dovuto essere il punto di riferimento per tutto questo. Forse dalla mia introduzione non si è evinto in maniera così chiara, ma il fatto che noi veniamo lasciati a casa ha dei responsabili, dal nostro punto di vista.
Noi riteniamo che la struttura commissariale posta a capo di questo istituto dal momento della sua nascita abbia evidenziato, in un anno e mezzo, dei limiti che sono piuttosto lampanti. Per noi è gravissimo che dopo un anno e mezzo una struttura commissariale non sia riuscita a far avere al nostro istituto uno statuto; riteniamo gravissimo che non ci sia un regolamento; riteniamo oltremodo grave che, invece, ci sia stato un atteggiamento quasi «mobbizzante», se mi consentite il termine, nei confronti dei lavoratori non strutturati: ci sono stati, infatti, dei rinnovi mancati per via dell'interpretazione assolutamente parziale e molto faziosa di alcune leggi e di alcuni regolamenti. Si sono emanate delle circolari interne che fanno rabbrividire per la loro scarsa chiarezza e per quanto sono assolutamente lontane dal buon senso. Ricordo una circolare uscita alcuni mesi fa, la nota circolare n. 24, al leggere la quale, se non ci fosse stato da piangere, ci sarebbe stato da ridere: era scritta anche in una maniera lontana da quello che dovrebbe essere lo stile istituzionale, soprattutto in un istituto scientifico.
Tutto questo per noi è assolutamente incomprensibile e, soprattutto, è contraddittorio: con l'istituzione dell'ISPRA, infatti, il ministro ha tracciato una riga, intendendo rilanciare la ricerca ambientale in Italia - e noi di questo siamo contentissimi - e ottimizzarla. Certamente, anche in istituti di ricerca come il nostro ci sono sprechi e, forse, ci sono i cosiddetti «fannulloni» anche tra di noi. Proprio sabato scorso, scambiando delle battute l'onorevole Lupi, vicepresidente della Camera, egli affermava che bisogna ottimizzare le risorse e gestirle meglio.
Ebbene, noi siamo scienziati e siamo pienamente d'accordo con questa linea. Addirittura, noi non vogliamo il posto fisso a tutti costi: semplicemente, noi non vogliamo precariato. Vogliamo, bensì, una mobilità e una flessibilità seria, e vogliamo la dignità dei lavoratori che, con i contratti tipici della ricerca, non abbiamo. Questi tipi di contratti, infatti, levano ogni diritto e ogni dignità al lavoratore, e sono scandalosi. Io ho un assegno di ricerca e non ho diritto a nulla con la mia forma contrattuale. Soprattutto, noi vogliamo che ci sia effettivamente un'ottimizzazione delle risorse. Mandare a casa tutti i ricercatori precari significa buttare via l'acqua con il bimbo dentro.
Non è questo il modo per discernere gli stracci dalla seta; questo è un modo per fare piazza pulita e tabula rasa, buttando all'aria anni di ricerche e di investimenti e facendo, tra l'altro, una pessima figura con i nostri corrispettivi europei. Come ha detto la collega Mannozzi, infatti, che è stata membro di una delegazione all'ONU sugli inquinanti, mentre io sono il vicepresidente di una società scientifica, noi siamo punti di riferimento internazionali per progetti di ricerca e tematiche specifiche. Adesso noi andremo a fare tutt'altro, lasciando il campo scoperto e facendo fare all'Italia una magra figura con i partner stranieri. Questo è, in generale, un problema italiano, ma il nostro caso specifico potrebbe diventare un apripista per cambiare atteggiamento verso i temi della ricerca, affinché la ricerca sia finalmente considerata un investimento da cui assolutamente non si può prescindere, e che anzi bisogna finanziare ogni anno sempre di più, invece di essere considerata una spesa da tagliare ogni anno sull'altare della finanziaria, sotto ogni Governo. Purtroppo, la ricerca è sempre stata il fanalino di coda, e questo è l'atteggiamento che bisogna cambiare, se vogliamo garantirci un minimo di futuro. Grazie.


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MICHELA MANNOZZI, Ricercatrice non strutturata dell'ISPRA. Intervengo ancora solo per un breve momento, in quanto, come avrete intuito, ci sono tanti aspetti da sviscerare, spiegare ed approfondire. Ho già incontrato alcuni dei presenti a questa riunione sul tetto dell'istituto. Invito anche tutti gli altri membri della commissione a venirci a trovare: la nostra sensazione, infatti, è che saremo sicuramente ancora lì anche a Natale o Capodanno.
Tutti coloro, quindi, che avessero intenzione di approfondire e di spendere un po' del loro tempo per esporci il loro punto di vista o per ascoltarci, sono i benvenuti. Ci terremmo, in particolar modo, soprattutto ad incontrare gli esponenti della maggioranza che, nonostante gli inviti e i solleciti, ancora non sono saliti sul tetto.

PRESIDENTE. Io credo che questi due incontri, oggi in Commissione cultura e domani in Commissione ambiente, insieme alla richiesta avanzata dal capogruppo di maggioranza, dovrebbero forse farvi sentire più tranquilli, o almeno far cessare questa azione così violenta che compite prima di tutto nei vostri confronti: immagino quanto essa sia pesante, dal punto di vista della dignità e dal punto di vista della situazione in cui vi trovate.

MANUELA GHIZZONI. Forse sarebbe opportuno che, in questo scorcio di tempo che ci allontana dall'apposizione di fiducia, noi ragionassimo su un ordine del giorno condiviso sulla vicenda specifica dell'ISPRA e, in generale, della ricerca. Credo che qualcosa, in questo senso, sia stato già predisposto e ritengo che ciò possa essere un segnale importante.

PRESIDENTE. Credete, sicuramente questo incontro produrrà cose buone. Io mi auguro che, con il nuovo anno, si possa effettivamente ragionare con il Ministro Stefania Prestigiacomo e con il Ministro Maria Stella Gelmini per salvare questa ricerca e prevedere una continuazione, innanzitutto, dell'attività e, ovviamente, anche delle vostre posizioni personali. Rimane traccia del vostro lavoro anche in questa indagine conoscitiva, che ci ha permesso di incontrarvi così celermente. Vi facciamo tanti auguri e naturalmente il dialogo non si interrompe a questo punto; cercheremo, anzi, di riprenderlo al più presto.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,05.

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