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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
9.
Giovedì 11 marzo 2010
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Nicolais Luigi, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLO STATO DELLA RICERCA IN ITALIA

Audizione di esperti del settore:

Nicolais Luigi, Presidente ... 3 6 7 8
Barbieri Emerenzio (PdL) ... 8
Di Lauro Roberto, Presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn ... 6 8
Zanone Poma Mario, Presidente della Fondazione Filarete ... 3 6
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani; Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di giovedì 11 marzo 2010


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI NICOLAIS

La seduta comincia alle 13,55.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di esperti del settore.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia, l'audizione di esperti del settore.
Do la parola al presidente della Fondazione Filarete, dottor Mario Zanone Poma.

MARIO ZANONE POMA, Presidente della Fondazione Filarete. Signor presidente, ringrazio la Commissione per aver dato alla mia fondazione l'opportunità di presentare il progetto Filarete.
In premessa, vorrei fare una brevissima considerazione che credo sia a monte di un discorso che faremo dopo. Indubbiamente, c'è bisogno di innovazione anche nella ricerca, ma molte volte si vede che questa innovazione, di cui oggi abbiamo bisogno in tutti i settori, probabilmente fa più fatica nella ricerca. È proprio per questo che vorremmo presentare il modello Filarete, che riteniamo sia abbastanza innovativo. Non è il solo, peraltro, perché anche nell'Istituto italiano di tecnologia, che ho modo di visitare sovente a Genova, ci sono chiari momenti di innovazione che potrebbero essere utili al Paese, soprattutto negli anni a venire.
Filarete è una fondazione privata, nata soprattutto da un'esigenza che abbiamo avvertito come Fondazione Cariplo - sono stato per molti anni commissario della Fondazione - come Intesa Sanpaolo (sono presidente di una delle banche del gruppo) e come Università degli studi di Milano. Direi che proprio nell'ambito dell'Università degli studi, con il professor Decleva, si è potuto vedere come il trasferimento tecnologico potesse avere uno sviluppo forse diverso o forse impostato in maniera innovativa proprio per trasferire la conoscenza - credo che lei, presidente, conosca questi temi meglio di me - in termini accelerati. Questo era il tema di fondo, di qui il nome «Acceleratore d'impresa».
Quanto al nome «Filarete», nel '400 a Milano abbiamo avuto un architetto, appunto Filarete, per la verità fiorentino, che ha lasciato molto della sua opera; soprattutto, vedendolo con il professor Decleva, come storico, Filarete è colui che ha disegnato la città ideale. Siccome la città ideale è un network, una rete, è importante per noi dal punto di vista della possibilità di diffondere in rete questi concetti che vogliamo produrre.
Come dicevo, l'idea è nata da Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Università degli studi di Milano, con lo scopo di accelerare, quindi rendere il momento scientifico molto vicino al momento economico - questa è forse la parte più innovativa del progetto - nel modo che


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adesso vi descriverò, riservandomi di consegnare un documento, di cui vedo il presidente è già in possesso.
Innanzitutto, la mission e gli obiettivi sono quelli di creare nuovi imprenditori provenienti dal mondo universitario, cercando di forzare la predisposizione di alcuni ricercatori che proprio nell'ambito universitario già hanno prodotto brevetti o comunque opportunità di trasformare il loro prodotto intellettuale in impresa, di favorirli nel momento della transizione dal mondo dell'università al mondo dell'impresa e di favorire i processi di ricerca e di sviluppo nelle imprese avanzate. La particolarità del modello è la seguente: su 6 mila metri quadri abbiamo un terzo - non ho segnato questo punto, ma credo possa essere interessante - per le piattaforme tecnologiche che devono integrarsi tra loro, un terzo per le aziende che entrano per poter vedere cosa si sviluppa all'interno del processo e un terzo per gli spin-off che possono nascere dal contesto sia universitario sia aziendale. Questa è la parte innovativa del sistema.
Ho cominciato a fare spin-off anche in Germania alla fine degli anni '90 e devo dire che il momento che trovo sempre più delicato è quello in cui bisogna introdurre il sistema finanziario ed economico nel sistema ricerca. Abbiamo allora deciso - questa è un'idea che ho voluto appoggiare moltissimo - di creare una società di investimenti dentro la stessa fondazione.
Questo significa che gli analisti e i business developer lavorano a stretto contatto con gli scienziati, giorno per giorno, prendono il caffè insieme. Ritengo che questo sia un aspetto estremamente importante per creare una confidenza, dal momento che linguaggi diversi come quello dell'università e quello economico e finanziario molte volte purtroppo non si comprendono.
Come ho già accennato, la Fondazione Cariplo è un ente privato no profit, la banca è un ente privato profit, l'università è un ente pubblico: credo che questa fusione pubblico-privato possa essere originale per creare attrazione presso enti sia pubblici sia privati.
Cito ora alcuni concetti base, venendo al nucleo del nostro progetto. Innanzitutto, noi vogliamo che il trasferimento sia sì su base brevettuale, ma abbiamo anche notato nel tempo - credo che il presidente lo possa testimoniare - che molti brevetti non sono utilizzati. Il problema che ci poniamo, in termini di scarsità di risorse, è quello di poter provocare un'analisi direi pre-competitiva. Noi abbiamo studiato nei testi di Michael Porter e in testi di diversi autori americani l'analisi competitiva sui mercati, ma oggi riteniamo che l'analisi competitiva debba essere sviluppata a livello delle idee, attraverso i network. Poi parlerò brevemente della nostra internazionalizzazione: anche se abbiamo solo due anni di vita, sono stati due anni molto intensi.
Dopo l'analisi pre-competitiva, è anche più facile fare un'analisi del possibile investimento. Abbiamo dei casi anche a Milano, in molti spin-off, nei quali purtroppo dopo l'attività «scientifica» e magari di impostazione dello spin-off, ci si è resi conto che altre idee erano più avanzate e lo spin-off non aveva valore. Questo è un dramma per gli investitori, perché i cosiddetti investitori in seed capital o venture capital si allontanerebbero ancora di più dalla ricerca. Questo è un altro meccanismo di valutazione che consideriamo molto importante.
Le nove piattaforme tecnologiche. Innanzitutto sono nove i professori universitari di altissimo livello, anche internazionale, che nelle nove piattaforme lavorano in modo integrato. Abbiamo la genomica, la proteomica, le cellule vegetali, le cellule animali, la micro e la nano tecnologia che lavorano insieme. Per esempio, sono già venuti fuori alcuni concetti sulla microfluidica tra la parte nanotecnologica e la parte più tipica del mondo cellulare.
Abbiamo già visto dei progetti che forse non sarebbero mai nati singolarmente dai vari ricercatori se non avessero lavorato insieme in questo contesto.
Passo velocemente a un altro punto, riportato a pagina 8 della relazione. Se volete ulteriori delucidazioni, oltre al fatto


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che la nostra Fondazione è aperta alla visita da parte dei membri della Commissione, credo che possa essere interessante guardare questo flusso, molto sinteticamente. Si consideri che lo scienziato, in quel momento, non ha valori economici, quindi anche i 20 mila o 50 mila euro - parlo di cifre microscopiche - possono aiutarlo a impostare la prima base della sua ricerca applicata. Dopodiché, se noi riteniamo che la ricerca sia meritevole di investimento, la società di investimenti entra direttamente in campo, quindi si costituisce la srl (o altro) e la si finanzia. A quel punto si parla con gli altri fondi di seed capital o venture capital, in modo che lo scienziato si senta anche protetto in questa prima fase operativa. La fase successiva, entro i tre anni, può essere una fase in cui si comincia a pensare veramente all'apertura al mercato.
Vengo alle tre «gambe» del sistema, come le definisco. Fondazione Filarete ha tre gambe fondamentali: la parte scientifica, la Filarete servizi, che deve pensare a tutto quello che riguarda non solo le piattaforme, ma anche la creazione degli spin-off (anche le esigenze legali, commerciali e esigenze di altro tipo devono essere coperte), la Filarete investimenti, che deve fornire anche il financial advisoring, il business development e la partnership manageriale.
Penso, cominciando con i primi spin-off che abbiamo, di fare un trasferimento culturale anche in materia economico-finanziaria.
Ho già parlato dei soci fondatori. Tuttavia, il nostro statuto prevede dei co-fondatori e degli aderenti, in modo da avere un sistema di finanziamento continuo, senza dover ricorrere, se non per i grants, al danaro pubblico. Questa è l'altra caratteristica che ho voluto impostare fin dall'inizio, naturalmente con tutta la volontà di collaborare, ma nello stesso tempo di avere un certo livello di indipendenza per poter portare avanti dei progetti che altrimenti nel tempo verrebbero bruciati.
Filarete investimenti è una normale società di investimenti e non tocca molto del sistema operativo di una società di investimenti, ma in piccolo lavora direttamente con i ricercatori. Questo è veramente indispensabile, a mio avviso, per creare quella comunanza di linguaggi senza la quale credo che sia veramente molto difficile spiegare a uno scienziato qual è la parte economica che deve meditare nel suo sviluppo «imprenditoriale», ma altrettanto difficile per l'investitore spiegare qual è il processo scientifico. Questa comunione di linguaggi deve nascere nella pausa caffè.
Esprimo un'ultima considerazione - poi ho terminato, così se avete delle domande da porre sono a vostra disposizione - che riguarda il contesto internazionale nel quale abbiamo creato la rete. Abbiamo iniziato le operazioni internazionali il 25 maggio dell'anno scorso. Sono venuti subito gli israeliani, nel trasferimento tecnologico, perché li conosciamo da tempo e avevamo comunicato loro l'idea. Cito il professor Ehud Gazit presidente della società di trasferimento tecnologico dell'Università di Tel Aviv e del Governo israeliano. A settembre - a dire il vero, loro ci avevano proposto maggio, ma noi non eravamo pronti - faremo una missione con tutte le Università israeliane per mettere in comune le esperienze. Loro, ad esempio, non hanno il modello della banca, quindi vogliono capire questo sistema che abbiamo più o meno inventato.
Inoltre, sempre in ambito internazionale, cito la Kauffman Foundation, molto nota. Ne incontrerò i rappresentanti a Berlino lunedì e martedì, perché anche la Charité Università di medicina di Berlino, che ha organizzato un convegno internazionale proprio il 15 e il 16 marzo, vuole conoscere a fondo il modello Filarete. Devo dire che la cosa mi ha un po' stupito, ma non molto, perché la Kauffman è la fondazione americana che ha creato i 3.500 Business angel, quindi è il fulcro del nuovo sistema imprenditoriale americano.
Abbiamo avviato rapporti con l'Università di Philadelphia. La Charité di Berlino è interessata, infatti come ho accennato sarò a Berlino lunedì e martedì; l'Agency for Science, Technology and Research di Singapore (A-Star) è interessata per la


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genomica e la proteomica e alcune realtà cinesi si sono manifestate come interessanti.
Questo è il contenuto innovativo che volevo presentare oggi alla vostra Commissione Vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Zanone Poma per la sua presentazione.

MARIO ZANONE POMA, Presidente della Fondazione Filarete. Signor presidente, poiché alle ore 14 devo partecipare a un consiglio in Confindustria, vorrei chiedere di potermi assentare.

PRESIDENTE. Certamente.
Mi scuso per la scarsa presenza di colleghi, ma purtroppo i lavori dell'Aula sono andati avanti più del previsto e ricominceranno prima del previsto, dunque devo chiedere a tutti di essere brevi. Tutte le relazioni, naturalmente, saranno distribuite ai componenti della Commissione.
Nel dare la parola al professor Di Lauro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, ricordo che è presente anche l'ingegner Marco Cinquegrani, direttore generale.

ROBERTO DI LAURO, Presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn. Signor presidente, vorrei anch'io ringraziare lei e i membri della Commissione per l'opportunità di presentare l'ente pubblico di ricerca Stazione Zoologica Anton Dohrn, uno dei dodici enti pubblici di ricerca vigilati dal MIUR. Sarò breve, per le ragioni richiamate dal presidente.
L'ente ha presentato una relazione nella quale sono contenute alcune informazioni. Cercherò di riassumerne i punti più importanti. Naturalmente siamo a disposizione per rispondere a qualunque ulteriore richiesta di chiarimento da parte della Commissione.
Lasciatemi cominciare dicendo che la Stazione Zoologica Anton Dohrn è forse il più famoso istituto di ricerca italiano, citato su tutti i libri di biologia, nato nel 1873 per iniziativa di un naturalista tedesco. È un istituto anche concettualmente importante per come è nato, essendo stata la prima «infrastruttura». Il concetto di infrastruttura è nato con la Stazione Zoologica: un ente dedicato a fornire servizi per ricercatori che volessero utilizzarli.
La Stazione Zoologica Anton Dohrn è stato anche il primo ente di ricerca autonomo, non dipendente da strutture accademiche, e il primo ente interamente dedicato alla ricerca. Ha ospitato numerosi premi Nobel, ha contribuito a conseguire numerosi risultati scientifici.
Questa gloriosa tradizione rappresenta un elemento di visibilità del nostro sistema di ricerca nel mondo intero, tanto è vero che - vorrei cominciare dall'organizzazione e dal consiglio scientifico che è illustrato a pagina 4 - è stato relativamente semplice costituire, con l'inizio della mia presidenza nel novembre 2007, un consiglio scientifico di assoluto prestigio, che comprende i direttori dei più importanti istituti di ricerca di biologia (e non soltanto di biologia marina) del mondo, inclusi naturalmente anche alcuni direttori di istituti di biologia marina e tre premi Nobel che hanno accettato di far parte del nostro Consiglio scientifico sulla base dell'attività che l'ente svolge e sulla base della gloriosa tradizione dell'ente. Per me, per il direttore, per i ricercatori dell'ente qualche volta questa gloriosa tradizione è un peso, perché con essa dobbiamo confrontarci. Noi riteniamo, tuttavia, che l'ente sia al passo con questa tradizione.
Vorrei portarvi rapidamente a pagina 6, dove si parla delle finalità scientifiche dell'ente. La finalità scientifica dell'ente è lo studio della biologia marina. Il mare copre il 70 per cento della superficie terrestre, contribuisce agli equilibri climatici globali e la Stazione Zoologica è fortemente impegnata a studiare, attraverso lo studio di organismi marini, come questi contribuiscono a questi studi climatici globali. L'unicità di questo ente, che appunto è unico nel panorama scientifico di questo Paese, è che esso contiene al suo interno ricercatori di ecologia e di biologia. La direzione, molto supportata anche dal


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consiglio scientifico, è di studiare l'ecologia e la biologia insieme, in modo da poter studiare i meccanismi importanti che sono alla base degli equilibri climatici globali.
Vorrei sorvolare sui risultati più importanti della ricerca, che sono descritti da pagina 7 a pagina 12, e farvi notare che in grassetto sono riportate le riviste su cui sono stati pubblicati i risultati della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Vorrei farvi osservare che tra queste riviste sono spesso citate Science, Nature, Development e altre riviste tra le più importanti nel panorama scientifico.
La Stazione Zoologica svolge attività di ricerca e anche attività di alta formazione. Abbiamo un dottorato internazionale che gestiamo insieme alla Open University di Londra.
Abbiamo sentito con molto piacere, alla presentazione del Piano nazionale della ricerca del Ministro Gelmini, all'Accademia dei Lincei, dove siamo stati invitati, che nel Piano stesso è previsto un progetto per coinvolgere gli enti di ricerca nell'alta formazione e nei dottorati. Questa alta formazione noi la facciamo già con università straniere e speriamo di poterla fare, in futuro, con università italiane, secondo quanto scritto nel Piano nazionale della ricerca.
Vorrei spendere la maggior parte del tempo che mi rimane su un aspetto, che sta lanciando la Stazione Zoologica, che costituisce un'opportunità per il nostro Paese a livello europeo e globale. L'Unione europea ha avviato un processo, che si chiama European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI) nel quale ha voluto identificare le infrastrutture necessarie per le attività di ricerca dell'intera comunità scientifica europea.
In questo processo si è inserita la Stazione zoologica, che ha proposto di creare un'infrastruttura di ricerca europea, coordinata dalla Stazione stessa, che offrirà accesso allo studio degli organismi marini all'intera comunità scientifica europea.
I partecipanti a questa infrastruttura di ricerca sono 13 istituti di ricerca, che rappresentano 12 nazioni. La Stazione Zoologica è alla guida di questo movimento. L'opportunità per il nostro Paese è quella di avere la sede di un'infrastruttura di ricerca europea, nell'ambito della quale sono coordinati 13 istituti di ricerca fra i più prestigiosi.
È un'opportunità per tutti noi. Stiamo per ricevere un finanziamento per cominciare a formare questa infrastruttura di ricerca. Abbiamo già avuto un'adesione di massima del Ministero della ricerca per iniziare questo processo e siamo in attesa di avere qualche finanziamento per poterlo portare avanti.
Un ultimo punto, se mi consentite, riguarda i finanziamenti, che per la Stazione Zoologica Anton Dohrn sono rimasti identici dal 2006 al 2010. Per affrontare queste nuove sfide sarebbero necessari un aumento del finanziamento ordinario e un aumento della pianta organica.
Abbiamo concluso questa piccola relazione, che non leggerò, con una swot analysis nella quale abbiamo indicato i punti di forza, i punti di debolezza - devo dire che sono pochi - le opportunità e le minacce per l'ente.
Riteniamo che sia fondamentale mantenere la nostra autonomia. Vorrei infine sottolineare che abbiamo allegato per intero la relazione dell'ultimo consiglio scientifico, di cui ho richiamato il prestigio, con le valutazioni del CIVR, altrettanto prestigiose per il nostro ente.
Vi ringrazio per la pazienza e per l'attenzione. Credo di aver espresso i punti salienti della nostra relazione.

PRESIDENTE. Ringrazio il professor Di Lauro, anche perché rappresenta uno dei più prestigiosi centri di ricerca italiani, inserito in un contesto internazionale molto importante, anche per la tematica specifica di cui si interessa.
Presento brevemente i partecipanti a questo incontro: l'onorevole Goisis della Lega Nord, l'onorevole Palmieri, che è stato uno degli iniziatori di questa indagine, insieme con me e con l'onorevole Caldoro, l'onorevole Barbieri, l'onorevole Mazzoni del PdL e l'onorevole De Torre del Partito democratico.


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Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

EMERENZIO BARBIERI. Mentre lei illustrava la relazione io leggevo le prime pagine. Tuttavia, la domanda che sto per formulare non ha nulla a che vedere con il contenuto della sua esposizione.
Mi ha colpito un aspetto: voi avete un consiglio d'amministrazione di otto membri, due dei quali designati dal personale dell'ente. Mi sembra una leggera anomalia, ma la pongo come riflessione. Non è possibile che il 25 per cento dei consiglieri sia nominato dal personale dell'ente. Mi interessa capire la ratio.

ROBERTO DI LAURO, Presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn. Personalmente condivido questa riflessione. Chiarisco che è in atto il riordino degli enti di ricerca, che dovremo completare entro ottobre. Ebbene, dal riordino emerge che dovremo avere un consiglio di amministrazione di tre membri, compreso il presidente. Sono perfettamente allineato con la sua osservazione. Non credo che ci dovrebbero essere rappresentanti del personale nel consiglio di amministrazione. Tuttavia, francamente trovo il numero di tre membri, compreso il presidente, un po' restrittivo, considerata anche la partecipazione di enti locali al consiglio di amministrazione, che ritengo un punto di forza.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Di Lauro e l'ingegner Cinquegrani, che oltretutto è stato un mio allievo, quindi non posso sbagliarne il nome.
Congratulazioni ancora per il vostro lavoro.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,20.

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