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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
3.
Martedì 28 febbraio 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCE DELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione di rappresentanti di associazioni di categoria:

Frassinetti Paola, Presidente ... 3 6 7 10 11 12
Arnone Giovanni, Rappresentante dell'Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC) ... 6
Barbanente Mariangela, Presidente dell'Associazione documentaristi italiani (Doc/it) ... 6
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 7
Giulietti Giuseppe (Misto) ... 8
Koch Giovanna, Presidente dell'associazione Scrittori associati di cinema e televisione (SACT) ... 7
Lainati Giorgio (PdL) ... 9 11
Lusuardi Nicola, Rappresentante dell'Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC) ... 3 10 11
Purgatori Andrea, Rappresentante dell'associazione 100autori ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 28 febbraio 2012


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

La seduta comincia alle 12,50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di associazioni di categoria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la Società italiana degli autori e degli editori (SIAE), con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione di rappresentanti di associazioni di categoria, a cui do il benvenuto.
Sono qui presenti numerose associazioni: vi prego, quindi, di fare in modo che sia solo un rappresentante per associazione a prendere la parola. Sono presenti l'associazione dell'autorialità cinetelevisiva 100autori, l'Associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi (AIDAC), l'Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC), l'Associazione registi di fiction televisiva (ART), l'Associazione italiana film d'animazione (ASIFA), l'Associazione documentaristi italiani (DOCIT), e gli Scrittori associati di cinema e televisione (SACT).
Per l'associazione dell'autorialità cinetelevisiva 100autori sono presenti Andrea Purgatori, portavoce dell'associazione, Andrea Marzulli, analista dei media, Sergio Giorcelli, avvocato consulente e Nicola Lusuardi, coordinatore nazionale, cui do la parola.

NICOLA LUSUARDI, Rappresentante dell'associazione 100autori. Innanzitutto vi ringrazio per averci ricevuto e perché ci ascoltate. Nel mio intervento non parlerò come coordinatore nazionale dell'associazione 100Autori, ma come coordinatore delle associazioni di autori che, in merito alle questioni sulle quali riferiamo, hanno una posizione comune. Innanzitutto, sottolineo che le associazioni qui presenti sono tutte le associazioni degli autori dell'audiovisivo italiano: si tratta di un fatto storico, perché la delegazione che voi avete di fronte può a buon titolo affermare di essere rappresentativa della totalità o quasi degli autori dell'audiovisivo italiano, o almeno di quelli in attività, e questo non è un dato inerte.
La ragione per la quale abbiamo chiesto questa audizione è il fatto che, nel corso degli ultimi dieci anni, si è determinato, per gli autori dell'audiovisivo italiano, un danno estremamente rilevante sul piano dei diritti, che nel caso degli autori dell'audiovisivo si materializzano nel cosiddetto «equo compenso», il quale è stato istituito dal decreto legislativo n. 154 del 1997 ed ha cominciato a determinare i propri effetti economici nel 1998. Molto rapidamente, l'equo compenso è la remunerazione che spetta agli autori


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per ogni singola utilizzazione delle loro opere, ossia per la prima messa in onda e per le repliche.
Cos'è accaduto? In cosa è consistito il danno? Al moltiplicarsi di canali e di piattaforme, che hanno intensificato l'uso delle opere, non è corrisposto in alcun modo un adeguato aumento del compenso dovuto agli autori. Il risultato è non solo che gli autori non vengono remunerati, anche se per legge dovrebbero esserlo, per lo sfruttamento delle loro opere su piattaforme che allo stato attuale non prevedono alcuna remunerazione, ma, a causa di quello sfruttamento, le opere vedono svuotarsi il loro valore e perdono la loro capacità di replica sui canali per i quali, invece, una remunerazione è prevista.
Vorrei sottolineare che quello di cui stiamo parlando non è solo leggibile in termini di gravissimo danno materiale, ma concerne direttamente la mancata tutela della libertà d'espressione, considerato che, in un momento di recessione gravissima del settore audiovisivo - in seguito vi fornirò alcuni dati l riguardo, perché, se non inquadriamo ciò di cui stiamo parlando nel contesto, rischia di sfuggire la posta in gioco del nostro discorso -, il mancato riconoscimento dei diritti aggrava lo stato di sofferenza degli autori e moltiplica la pressione del ricatto non solo potenziale, ma anche attuale, che il sistema esercita su di loro, il che non è un bene.
Ricordo, in proposito, che la RAI - di cui tra poco parleremo, ovviamente prima di tutto - ha ingiustificatamente ridotto il suo investimento in audiovisivo di 120 milioni di euro negli ultimi tre anni, chiudendo le linee editoriali specifiche, ad esempio, di Rai Due e Rai Tre. Ciò ha determinato un calo da 800 a 500 ore di contenuti realizzati, il che vuol dire meno di cinquanta titoli a stagione. Sono valori precedenti al 2000, che ci relegano di moltissime lunghezze all'ultimo posto tra i Paesi europei che abbia un senso prendere come benchmark (Germania, Stati Uniti, Francia, Spagna). Ciononostante, la narrativa audiovisiva - non solo la fiction, ma anche il cinema, il documentario, il cartone animato - non solo è parte del contratto di servizio, ma, soprattutto, è un contenuto richiesto moltissimo dal pubblico e straordinariamente remunerativo. Ricordo che, per quanto riguarda la RAI, gli ascolti medi della fiction sono mediamente superiori agli ascolti medi di rete.
Com'è stato possibile tutto questo? Credo che tale questione riguardi in senso lato il Parlamento e la politica italiana. Prima di tutto, è stato possibile grazie al clima complessivo di licenza che si è creato e si è affermato con riferimento all'ambiente digitale. I network sono i primi ad approfittare di questo clima di licenza e trattano l'ambiente digitale come un territorio gratuito e deregolato. Se usano l'ambiente digitale, lo possono cioè fare gratuitamente, quindi la RAI svuota di valore le proprie library, bruciando una straordinaria ricchezza. Questo clima di licenza è l'alibi che la RAI utilizza per non mettere a punto alcuna progettualità editoriale e industriale al fine di produrre contenuti originali sul web e per le nuove piattaforme digitali: pertanto, la RAI non si mette all'avanguardia e brucia ricchezza invece di crearne. Ciò, naturalmente, mette in discussione il suo ruolo di servizio pubblico.
La seconda ragione per cui questo danno si è verificato attiene alla scarsissima efficienza della sezione cinema e audiovisivo della SIAE con la precedente gestione, che ha mancato sistematicamente di rinegoziare gli accordi per la remunerazione dell'equo compenso. Questa gravissima inadempienza della gestione della SIAE è diventata oggetto, dal 2008 in poi, di un violento contenzioso tra le associazioni degli autori e la SIAE stessa, che però si è risolto favorevolmente nell'estate del 2010, quando la SIAE si è fatta carico del proprio ruolo di tutela degli autori dell'audiovisivo, di cui ha deciso di riappropriarsi.
A quel punto sono finalmente cominciate le negoziazioni ed è stato aperto un tavolo con la RAI, che ha però assunto un atteggiamento assolutamente inaccettabile, sia sul piano politico, sia sul piano culturale, sia - come se questo non bastasse -


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sul piano legale. La RAI ha cioè bloccato la negoziazione su una proposta ultimativa con la quale, sostanzialmente, sostiene che sta sfruttando le opere su tutte le piattaforme digitali, che pagherà di meno lo sfruttamento delle opere sui canali generalisti e con le risorse risparmiate redistribuirà il compenso sulle piattaforme digitali. Per essere chiari, è come se voi pretendeste dal vostro pizzaiolo di fiducia che per gli stessi 5 euro con cui ieri sera vi dava una pizza, questa sera ve ne debba dare tre: questo è l'atteggiamento che la RAI pretende di tenere.
La RAI argomenta questo suo atteggiamento riferendosi alla crisi: è bene sapere che l'equo compenso non è un esborso aggiuntivo e imprevisto, ma è parte integrante dei costi per l'apprestamento dall'offerta televisiva, al pari dei costi di palinsesto, senza contare il fatto che gli accordi tra la SIAE e la RAI prevedono che la remunerazione dell'equo compenso sia agganciata a scaglioni di fatturato; quindi, gli autori italiani fin dall'origine si sono fatti carico di condividere con la RAI il rischio d'impresa. Diminuisce il fatturato, diminuisce l'equo compenso; aumenta il fatturato, aumenta l'equo compenso.
Il documento che vi abbiamo consegnato espone con grande dettaglio i termini di questo problema. Vorrei però stralciarne molto rapidamente un paio di dati, per farvi capire l'importanza del tema e la posta in gioco. La società francese di collecting SACD raccoglie ogni anno, per gli autori dell'audiovisivo, 180 milioni di euro, che corrispondono a quanto noi in Italia chiamiamo equo compenso. Le mancate negoziazioni, l'indisponibilità dei broadcaster, il clima di illegalità nel quale viviamo determinano invece il fatto che la SIAE italiana raccoglie per gli autori dell'audiovisivo 40 milioni di euro. La tariffa inglese al minuto è 260 euro, quella francese è 306 euro, mentre quella italiana è 212 euro. I canali specializzati e tutte le piattaforme digitali, cioè quei canali il cui palinsesto viene tenuto in piedi grazie al massiccio sfruttamento di opere dell'audiovisivo, nel 2009 ottenevano lo 0,48 per cento di share, mentre a gennaio 2012 il 5,29 per cento. Questo fa di quei canali, di fatto, la quarta rete generalista per ascolti in Italia.
A fronte di questi risultati, a fronte di uno scenario che vede inevitabilmente una trasformazione del mondo dell'audiovisivo, che deve pensare i termini del digitale, l'unico atteggiamento che noi troviamo da parte della RAI, cioè del servizio pubblico, è quello di negare la remunerazione, bruciare la ricchezza esistente, non investire un solo euro nella determinazione di piani industriali ed editoriali che portino innovazione e produzione di contenuti originali.
Questa gravissima situazione ha portato la SIAE, di assoluto concerto con tutte le associazioni di autori che vedete qui rappresentate, ad avviare per la prima volta nella storia -sottolineo la gravità di questo dato - un contenzioso arbitrale nei confronti dei servizi innovativi di Confindustria, che poi avrà effetto, a sua volta, su tutto il sistema dei broadcaster. Vorrei sottolineare che questa procedura ha un grandissimo significato politico, perché non è destinata solo ad affermare le ragioni economiche, ma anche le ragioni di diritto, cioè quelle culturali e politiche che fanno del diritto degli autori un istituto fondamentale per la tutela della libertà d'espressione e, in ultima analisi, uno dei fondamenti civili delle moderne società democratiche.
Concludo con una richiesta a voi, che rappresentate il Parlamento. Tutto questo costituisce, di fatto, la conseguenza di un difetto della legge, la quale prevede che gli autori dell'audiovisivo non abbiano un diritto esclusivo come quello proprio della musica, ma appunto il diritto ad un compenso. Questo determina una disparità di trattamento gravissima tra autori di opere dell'ingegno. Come autori noi crediamo che sia il momento di promuovere un'azione legislativa che metta in definitiva sicurezza il diritto dovuto agli autori dell'audiovisivo, superando una situazione che ad oggi è stata causa di sopruso e


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pretesto per ritardare ogni seria politica editoriale industriale rispetto all'ambiente digitale. Grazie infinite.

PRESIDENTE. Ringrazio il coordinatore nazionale di 100autori. Vorrei presentarvi i parlamentari presenti a questa audizione: il capogruppo di Popolo e Territorio, onorevole Gianni; i deputati del PdL, il capogruppo onorevole Barbieri e gli onorevoli Murgia, Lainati, Scalera e Bonaiuti; per il Partito Democratico, l'onorevole De Biasi; l'onorevole Zazzera, capogruppo dell'Italia dei Valori; l'onorevole Giulietti, capogruppo del gruppo misto; l'onorevole Carra dell'Unione di Centro.
Do ora la parola all'avvocato Arnone, dell'Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC).

GIOVANNI ARNONE, Rappresentante dell'Associazione nazionale autori cinematografici (ANAC). L'associazione nazionale autori cinematografici partecipa, come ha affermato il nostro portavoce, a tutto quello che stiamo facendo insieme. Dopo una riunione collettiva, con tutte le associazioni, la SIAE ha avuto il primo dubbio che forse rimandare il problema e non affrontarlo per la sua drammaticità, fosse sbagliato, proprio perché ha visto insieme per la prima volta tutte le associazioni di tutti i professionisti e di tutti gli artisti che, in modo molto diverso l'uno dall'altro, lavorano in questo settore.
Voglio solo ricordare, visto che siamo in Parlamento, l'origine storico-parlamentare dell'equo compenso. Esso fu introdotto nel 1999 con un provvedimento, sottoscritto dall'onorevole Maccanico, che modificava l'articolo 46 della legge sul diritto d'autore. Ciò al fine di evitare che la concorrenza spietata e gravissima che la televisione stava facendo al cinema lo distruggesse in termini di mercato, mettendo a rischio un veicolo della libertà di espressione.
Non fu quindi semplicemente un modo di allargare il piano su cui venivano considerati i compensi degli autori: fu la necessità di stabilire che se la televisione, cioè la RAI, che a quell'epoca era il contraddittore principale, voleva usare il cinema, doveva usarlo tenendo conto dei diritti di chi il cinema aveva fatto.
Fu introdotto quindi questa norma, che risolse un problema di tensione molto grave, una crisi grave del cinema, che ricominciava così ad avere un futuro, non dovendo più scontrarsi con le trasmissioni di film mandate in onda in maniera selvaggia prima dalla RAI e poi, tanto più, dalle altre antenne televisive. Tale norma, quindi, non ha un'origine di semplice aggiustamento economico, in quanto la sua origine ancora oggi si sta manifestando: potrebbe essere il modo per impedire che il cinema sia danneggiato e per introdurre invece una collaborazione di reciproca convenienza con le televisioni, specialmente con i nuovi sistemi tecnologici e digitali.
Non si tratta semplicemente di chiedere di mantenere e di aggiornare un compenso: è il modo con cui fu risolto dal Parlamento lo scontro fra cinema, che naturalmente era molto più debole, e antenne televisive, e quindi di permetterne la convivenza. Se si rompe questo equilibrio, il rischio è di ritornare ad una crisi del cinema, che veramente non sapremmo in che modo poter risolvere. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola alla dottoressa Mariangela Barbanente, presidente dell'Associazione documentaristi italiani.

MARIANGELA BARBANENTE, Presidente dell'Associazione documentaristi italiani (Doc/it). Vorrei aggiungere solo una piccolissima considerazione riguardo all'anomalia dell'equo compenso per i documentari: è una battaglia che mi sta particolarmente a cuore come presidente dell'Associazione documentaristi.
Gli autori di documentari, non solo sono soggetti ad abbattimenti assolutamente ingiustificati soltanto per l'appartenenza a un genere - cosa che succede anche al cinema d'animazione e all'animazione in generale -, ma, in virtù di una clausola assolutamente anomala, inserita


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nel contratto stipulato tra la SIAE e i broadcaster, possono ottenere l'equo compenso soltanto se contrattualizzati come tali. Questo ha fatto sì che alcune redazioni, soprattutto della RAI - ma credo che questo malcostume si stia diffondendo - inseriscano nei contratti una clausola secondo la quale quello che stanno pre-acquistando, comprando o producendo non è un documentario, ma un filmato e quindi, come tale, non è soggetto al pagamento dell'equo compenso.
Questa è una clausola vessatoria a cui molti autori e molti produttori sono costretti ad assoggettarsi.

PRESIDENTE. Do ora la parola a Giovanna Koch, presidente degli Scrittori associati di cinema e televisione italiani (SACT).

GIOVANNA KOCH, Presidente dell'associazione Scrittori associati di cinema e televisione (SACT). Grazie. Vorrei soltanto sottolineare quanto già detto riguardo alla sofferenza e alla pressione che la diminuzione dell'equo compenso esercita in particolare su una fascia di scrittori che hanno tra i trentacinque e i cinquant'anni. I tagli esercitati sulla fiction dalla RAI - di conseguenza, anche da Mediaset, perché sappiamo che c'è un accordo tra i network - hanno conseguenze su una fascia sociale importante di lavoratori con figli, il che determina preoccupazioni familiari forti, anche per il futuro. Questa fascia sociale soffre più di tutte delle problematiche che sono state presentate.

PRESIDENTE. Grazie. Vorrei presentarvi anche gli altri parlamentari che ci hanno raggiunto: per il Partito Democratico, la capogruppo onorevole Ghizzoni, l'onorevole Mazzarella e l'onorevole Coscia; per il PdL l'onorevole Mazzuca.
Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Grazie, presidente. Intanto grazie a tutti voi per l'esposizione molto chiara, direi inequivoca. Rivolgerò domande di merito, ma vorrei dirvi anzitutto che noi siamo nell'ambito di un'indagine conoscitiva sulla SIAE e dobbiamo quindi inquadrare bene anche il tema di cui stiamo parlando. Certamente l'equo compenso è parte di questo ragionamento, però mi permetterete di rivolgervi alcune domande che esulano un po' dal tema, almeno apparentemente.
In primo luogo, concordo sul fatto che in Italia tutta la transizione al digitale è stata completamente deregolata. Vi sono, cioè, alcuni criteri e parametri per un riaggiustamento di molte questioni, ovviamente non soltanto quella relativa agli autori, che assume un rilievo particolarmente importante, in relazione alla qualità del prodotto. Come sappiamo, infatti, il grande rischio della moltiplicazione può essere anche quello della caduta di qualità, segnatamente per il servizio pubblico, che in sostanza è ciò che noi stiamo vedendo.
Peraltro, il duopolio prosegue, quindi la relazione molto stretta si basa sull'auditel e non sempre sulla qualità. Da tre anni, cioè dall'inizio della legislatura, noi chiediamo l'audizione del direttore generale e del presidente della RAI - lo dico perché lo sappiate -, che non è ancora stato possibile effettuare. Presidente, io sono qui a richiederle di nuovo, ufficialmente, un'audizione, che ritengo sia improcrastinabile. Spero vivamente che questa sia finalmente la volta buona. La preoccupazione - penso di interpretare anche l'opinione dei colleghi - riguarda la caduta di qualità del servizio pubblico, un'inessenzialità del contratto di servizio sui temi innovativi e la tendenza a ragionare solo sull'hardware e mai sui contenuti. Questi problemi cominciano davvero ad essere troppo grandi perché possa essere garantita l'esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo degno di questo nome.
Concordo, quindi, sul disagio profondo e anche sul mancato riconoscimento di professionalità, anche perché c'è un altro capitolo, che voi non avete aperto forse soltanto per pudore, riguardante l'acquisto di format stranieri da parte della RAI, che non si occupa invece della capacità e della


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professionalità dei suoi autori: si tratta di un fenomeno molto grave, che ha però a che vedere con il tema dei diritti d'autore e solo parzialmente voi. Infatti, come sapete, c'è un grande dibattito riguardante il diritto connesso, perché ovviamente il sistema si muove a catena.
Personalmente, esprimo una grandissima preoccupazione sullo stato della SIAE. Abbiamo trovato per adesso una situazione molto complicata, anche molto difficile da decifrare, e siamo anche consapevoli che il nostro compito non è quello proprio di un'aula di un tribunale. Noi ci dobbiamo occupare, ovviamente, di altre questioni; se vi saranno gli estremi, ognuno farà il suo mestiere.
Vi porgerò tre domande che riguardano la nostra indagine conoscitiva, sperando di potervi nuovamente incontrare, dopo l'audizione dei vertici RAI, sul tema specifico, magari anche al fine di predisporre insieme una risoluzione o per incidere non dico su un'ipotesi di riforma, ma almeno su un cambiamento di alcuni parametri organizzativi e industriali.
Nelle audizioni del direttore generale e dei sub-commissari della SIAE, si è accennato alla questione dello statuto. Io vorrei capire qual è il vostro atteggiamento riguardo a un'affermazione pronunciata qui con riferimento al testo dello Statuto: noi non l'abbiamo ancora letto, nonostante ne abbiamo fatto richiesta. Ci è stato detto che è pronto, ma non sappiamo se lo vedremo ora perché prima deve essere portato a conoscenza del Governo.
Vi sto informando sullo stato delle cose, ma vorrei capire un ragionamento che è stato svolto sullo statuto, per me di difficile comprensione, riguardo ad una presenza ponderale nel consiglio di amministrazione, fra gli editori e gli autori, con una prevalenza evidente degli editori. Vorrei sapere che cosa ne pensate voi.
La seconda domanda riguarda il fondo di solidarietà, che ritengo colpisca molto gli autori, per quel che ho capito. Al Senato stiamo cercando di ripristinare questo strumento, ma vorrei capire cosa pensiate della scomparsa del fondo di solidarietà e della sua riduzione ad una sorta di miseria per le vedove indigenti degli autori e per coloro che hanno un'invalidità del 100 per cento: si tratta di una scelta un po' pesante.
Penso che, pur non essendo quella previdenziale una materia che possa afferire direttamente alla SIAE, tuttavia ci siano molti modi per comporre tavoli ministeriali e per cercare di risolvere un problema, che penso riguardi prevalentemente la parte - scusate il termine, non è bello - «più debole», meno protetta, cioè quella degli autori.
In terzo luogo, vorrei capire meglio quanto da lei affermato all'inizio del suo intervento. Come mai, fino al 2010, non c'è stata la trattativa sull'equo compenso, che invece c'è stata da improvvisamente quella data?

GIUSEPPE GIULIETTI. Integro l'intervento della collega, perché le riflessioni sono comuni. Intanto, come prima valutazione, vorrei se possibile ringraziarvi per aver prodotto un solo documento: non lo dico in modo polemico, ma pensando al fatto che spesso, purtroppo, alcuni problemi non si affrontano, per via delle divisioni tra le associazioni interessate.
Questo è un dato che vorrei restituirvi e di cui, secondo me, dovrebbe tener conto la Commissione: sulla vicenda SIAE c'è qualcuno che riesce a parlare un solo linguaggio, che non è il linguaggio della guerra per bande. Lo apprezzo particolarmente, perché tra un po' la guerra per bande determinerà il tracollo di tutti gli enti culturali italiani (questa, però, è una mia riflessione).
Voi avete trasmesso le vostre valutazioni anche all'autorità? Tutti stiamo dimenticando, infatti, che su questo tema c'è un altro interlocutore: benché abbia quasi rinunciato spontaneamente ad esercitare il suo ruolo, anche l'AGCOM ha una competenza in materia. Vorrei capire com'è terminato il rapporto con l'AGCOM. Segnalo alla Commissione che entro il mese di marzo il Governo nominerà il nuovo presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Nella sua gestione degli ultimi anni l'AGCOM è stata per voi un interlocutore


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a favore della libertà del mercato e dei diritti degli autori o ha teso a essere una camera di conservazione dei diritti dei grandi gruppi televisivi? È importante capirlo per non ripetere gli errori successivamente.
In secondo luogo, la questione dei diritti, che è stata ben spiegata all'inizio, riguarda solo la RAI o l'atteggiamento è congiunto e coordinato tra Sky, RAI, Mediaset e La7? C'è lo stesso atteggiamento o ci sono atteggiamenti differenziati? Lo chiedo perché spesso - questo aspetto si lega alla prima domanda - si tendono a formare accordi di cartello per la difesa della stessa posizione, se non c'è un'autorità politica o istituzionale che bacchetta chi assume gli accordi di cartello; chiaramente ciò determina un danno a tutte le associazioni degli autori, oltre che ai consumatori. Mi interessa quindi capire se ciò riguardi solo la RAI o tutti gli interlocutori, se cioè il forno sia diventato unico, senza più quindi possibilità di competizione.
Presidente, in questo caso, alla fine delle audizioni, le chiederei la trasmissione degli atti anche all'Autorità antitrust, perché, quando affrontiamo questi temi, non c'è solo un profilo che riguarda l'AGCOM e la RAI, ma anche un profilo antitrust.
Per quanto riguarda la RAI, qui si è detto - lo ha affermato molto bene l'onorevole De Biasi poco fa - che, poiché la RAI non ha dato risposte, la SIAE, avvalendosi di una sua facoltà, intende nominare un super perito, un super arbitro. Vorrei sapere se a voi ciò risulti, se il processo sia stato avviato, se sia stata individuata la figura del super arbitro e quali siano i passaggi successivi, se siamo cioè nella fase terminale che darà poi vita al contenzioso o siamo ancora nella fase di individuazione della figura che dovrà determinare l'arbitrato.
Torno sulla questione riguardante lo statuto, che è stata già posta. Ricordo che una volta queste associazioni avevano posto con grande forza il tema non di «una testa, un voto», ma quanto meno dalla parità della rappresentanza. Vorrei capire se anche in merito a ciò avete una posizione condivisa, e quale sia: è importante capirlo alla vigilia della pubblicazione dello statuto, in modo che non si riproponga solamente una modifica dei decimali, ma anche della rappresentanza sostanziale degli autori.
Presidente, a prescindere da questa vicenda, le chiederei la trasmissione degli atti di questa audizione alla Commissione Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, che incontra permanentemente il presidente e il direttore generale della RAI, perché vorrei capire quali risposte siano mai state fornite - l'onorevole Lainati ne saprà più di me - in particolare alle autorità di garanzia che, lo ripeto, mi paiono il grande soggetto estraneo e forse andrebbero sentite anche sulla vicenda SIAE.
Infine, voi avevate già avanzato denunce sui rischi di bancarotta e su alcune situazioni interne. Le vostre denunce sono mai state prese in considerazione negli anni passati dai Ministeri vigilanti? Siete mai stati convocati? Non è vero, infatti, che tutto è scoppiato all'improvviso, come tutti adesso fanno finta che sia avvenuto: ricordo vostre denunce politiche argomentate. Vi chiedo solo se nel passato i vigilanti vi hanno convocato per dirvi che cosa stesse accadendo.

GIORGIO LAINATI. Essendo il vicepresidente della Commissione di vigilanza sulla RAI, mi corre l'obbligo di intervenire e di rendervi edotti del fatto che domani, alle ore 15.00, avremo l'audizione della dottoressa Lei e del presidente Garimberti, ai quali potremmo anticipare alcune delle questioni che voi avete giustamente sollevato: immagino che i colleghi che sono intervenuti prima di me saranno d'accordo. Rimane altrettanto opportuna l'iniziativa della collega De Biasi, che ha chiesto analoga audizione in questa Commissione, com'è avvenuto peraltro nelle precedenti legislature. Ricordo che il presidente Petruccioli e altri presidenti sono venuti qui numerose volte a interloquire con noi.


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Per il resto, mi riconosco ampiamente nelle domande che vi sono state poste dai colleghi.

PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

NICOLA LUSUARDI, Rappresentante dell'associazione 100autori. Grazie, cercherò di essere molto sintetico.
Partirei dalla questione dello statuto, che ovviamente nemmeno noi abbiamo letto: siamo tutti in trepidante attesa. La posizione che certamente gli autori dell'audiovisivo condividono è quella che imputa a un cattivo funzionamento della SIAE i danni pregressi che abbiamo subito. Parte di questo cattivo funzionamento è imputabile a questioni a proposito delle quali noi ci aspettiamo che la proposta di statuto contenga soluzioni.
Si tratta essenzialmente di due questioni: da una parte, la certezza che le risorse raccolte dalla sezione cinema e quindi dal mondo dell'audiovisivo non siano state impiegate per mettere a disposizione della sezione cinema gli strumenti necessari a fare un buon lavoro di negoziazione e di collecting nell'interesse degli associati. Ci aspettiamo, quindi, che la proposta di statuto preveda un modo di organizzare la SIAE con una trasparenza amministrativa che permetta di essere certi che i denari raccolti vengono impiegati all'interno della sezione.
L'altra questione è quella della rappresentanza, che si pone in termini diversi. Il collega Andrea Purgatori svolgerà qualche breve considerazione riguardo al tema del consiglio d'amministrazione, ma certamente noi siamo di fronte a due gravi anomalie, che ci aspettiamo vengano risolte. Da una parte, nel mondo della musica, a volte vi sono rappresentanze di autori che non portano fatturato alla SIAE, la quale vive su questa anomalia, che, se pur gestibile, resta sempre un'anomalia. Ci sono circa 65.000-70.000 autori della SIAE che da moltissimi anni non portano diritti ma hanno il medesimo diritto di rappresentanza di chi lo fa.
Lo stesso discorso vale, all'interno del mondo del cinema, per i produttori che non producono un euro di fatturato nei confronti della SIAE, che pure hanno un diritto di rappresentanza e un peso nelle decisioni degli organi sociali largamente sproporzionati rispetto al loro contributo.
Un terzo aspetto concerne il sistema elettorale. Noi autori dell'audiovisivo ci aspettiamo di sentirci proporre una riforma del sistema elettorale che renda più trasparenti e più chiaro il rapporto tra gli associati, i candidati e quindi gli eletti, uscendo da meccanismi di trasversalità che in passato ci hanno creato grandi problemi. Questo ragionamento attiene allo statuto.
Lascio per ultima la questione relativa al fondo di solidarietà, ma vorrei prima soffermarmi sulla domanda in merito all'atteggiamento dei broadcaster. Certamente non solo la RAI tiene questo atteggiamento: lo fanno anche Mediaset e Sky, al punto tale che, nel momento in cui il negoziato tra SIAE e RAI si è sostanzialmente fermato, gli altri broadcaster, il cui contratto è a sua volta scaduto, si sono fermati e hanno deciso di attendere l'esito del negoziato con la RAI. Possiamo tranquillamente dire che le proposte e le richieste che vengono da Mediaset sono ancora più drastiche di quelle della RAI. Mediaset ha proposto che le prime tre repliche di un prodotto non dovessero essere remunerate.
Vorrei sottolineare il fatto che l'equo compenso non è una remunerazione, ma la compensazione per il fatto che la legge e il mercato consentono l'esproprio totale dei diritti di sfruttamento dell'opera al suo autore. L'equo compenso è, quindi, una forma di compensazione proporzionale al successo. Vorrei anche sottolineare che si tratta di opere dimostrabilmente ammortizzate alla prima messa in onda, per la quale, peraltro, gli autori ricevono un compenso ridotto al dieci per cento. L'opera, quindi, è già ammortizzata con la prima messa in onda, ma vi è una remunerazione minima; con le repliche successive, l'opera è totalmente in guadagno e la remunerazione dovrebbe essere equa.
Per quello che riguarda Sky, dopo avere negoziato nel 2004 un accordo, ridicolo


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per gli autori, che era stato concesso in nome della start up, il contenzioso tra gli autori e la SIAE è stato scatenato proprio dal fatto che la SIAE non ha più avuto la determinazione, negli anni seguenti, di rinegoziare quegli accordi: per tale motivo, l'accordo con Sky è rimasto largamente penalizzante. Il suo valore economico è largamente inferiore alla metà di quello di RAI e Mediaset, a fronte di un broadcaster che oggi fattura più di RAI e più di Mediaset: una cosa assurda.
Non solo, ma Sky non ha avuto nemmeno il fair play di continuare ad erogare...

GIORGIO LAINATI. Da 8 anni? Dal 2004?

NICOLA LUSUARDI, Rappresentante dell'associazione 100autori. Dopo il 2004 non c'è più stata nessuna rinegoziazione.
In quella fase di contenzioso tra SIAE e i broadcaster noi abbiamo preteso la disdetta del contratto con Sky, cioè il mancato rinnovo ulteriore di quel medesimo contratto del 2004. Per intenderci, quel contratto remunera un passaggio cinematografico 70 euro, sempre da dividere tra soggettisti, sceneggiatori e regista: vi rendete conto, quindi, che si tratta di cifre umilianti, che svuotano di valore l'opera, che sui canali generalisti non vale poi più niente, e ciò arreca un grandissimo danno. Non solo, ma Sky non ha avuto nemmeno il fair play di continuare ad erogare gli anticipi sulla base dell'accordo precedente, i cui termini già erano quelli che vi ho appena raccontato.
Per quello che riguarda l'Agcom, è stata informata e le sono sempre stati trasmessi tutti gli atti, ma noi non abbiamo percepito una sua attività significativa di moral suasion o di regolamentazione a favore del diritto d'autore.
Sul super arbitro, va premesso che la SIAE ha intrapreso il cammino, previsto dalla legge sul diritto d'autore, del ricorso all'arbitrato nei confronti delle controparti. Le associazioni di autori hanno condiviso questa scelta e hanno chiesto fortemente che si passasse alla fase del contenzioso. In questo momento, a quanto ci risulta, sono in corso le valutazioni ultime, definitive, sulla persona a cui offrire l'incarico. Per quanto ne sappiamo noi - riteniamo di essere stati costantemente informati con correttezza dalla SIAE su quanto stava accadendo -, è questione di giorni prima che le persone individuate sciolgano la loro riserva e dicano se accettano o meno l'incarico. A quel punto la cosa diventerà ufficiale, verrà nominato l'arbitro e verranno nominate le controparti.
Concludo dicendo che, riguardo al fondo di solidarietà, tra tutte le associazioni vi è una condivisione molto profonda. Auspicheremmo e avremmo auspicato fortemente un diverso metodo nel rendere note alla base associativa e alle associazioni che la rappresentano le criticità in essere e le soluzioni a cui la gestione commissariale stava pensando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire anche il dottor Andrea Purgatori, portavoce dell'associazione dell'autorialità cinetelevisiva 100autori.

ANDREA PURGATORI, Rappresentante dell'associazione 100autori. Negli ultimi sette anni sono stato rappresentante degli autori dell'audiovisivo nell'assemblea della SIAE e, quindi, ho una conoscenza diretta di tutte le questioni di cui state discutendo e anche delle questioni che vi abbiamo posto.
Il problema è che potreste tranquillamente trovare traccia, in tutti i verbali delle assemblee che si sono tenute alla SIAE, della posizione marginale in cui gli autori dell'audiovisivo sono stati tenuti, il che si è risolto in una serie di scontri molto duri.
La questione dell'equo compenso, che riguarda i network, si può infatti allargare, ad esempio, a tutte le Telecom, che ad oggi non versano un solo centesimo per lo sfruttamento delle opere dell'audiovisivo, sotto ogni forma. Questo fenomeno è stato da me personalmente denunciato più volte, così come più volte ho chiesto in assemblea che la SIAE, unico socio dello


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Stato per con riguardo al servizio pubblico, utilizzasse lo 0,46-0,47 per cento che gli consente di sedere nell'assemblea dei soci per far valere la questione della legalità e del rispetto del mandato che noi sottoscriviamo nei confronti della SIAE, che opera in sostanziale regime di monopolio.
Chiedevamo, cioè, che fossero rinegoziati questi accordi, che non lo erano mai stati e che sono sempre andati avanti in regime di proroga, senza che ci fosse riconosciuto nemmeno l'aumento previsto dall'ISTAT. Tutto ciò ha provocato non soltanto un danno economico agli autori, ma ovviamente anche un danno economico alla SIAE, la quale si è svegliata solo nel momento in cui si è trovata con una difficoltà di bilancio e ha capito che avrebbe dovuto cominciare a richiedere ciò per cui aveva un mandato, pur non avendolo mai esercitato.
Tutto questo fa parte di una lunga storia, all'interno della quale c'è una SIAE che fino a pochissimo tempo fa ha funzionato con un meccanismo inerziale, in base al quale le risorse che le arrivavano, tutto sommato, le consentivano di arrivare ad un pareggio di bilancio: in tale situazione, la SIAE non faceva più di tanto per andare a cercare il resto del fatturato, che le avrebbe consentito di crescere e anche di migliorare sotto il profilo dei servizi. Finché non si è arrivati a una situazione limite, quella in cui ci troviamo adesso. Affinché voi abbiate anche elementi numerici che vi consentano di capire di cosa stiamo parlando, vi informo che la sezione cinema della SIAE è composta da dodici persone su 1.200 dipendenti. Sono saliti a ventidue dopo una mia richiesta in assemblea, ma ne fanno parte anche autisti, segretari, e così via. Sostanzialmente, le persone che lavorano per raccogliere l'equo compenso degli autori dell'audiovisivo sono dodici, di cui sei raccolgono il diritto che spetta agli autori musicali: non si tratta, quindi, degli autori dell'audiovisivo, ma semplicemente di chi compone le musiche per le opere dell'audiovisivo. Il costo di questo personale, per eccesso, non arriva a un milione di euro, a fronte dei 4,5/5 milioni di euro che versiamo alla SIAE in virtù dell'aggio che ci richiede ogni volta che prende l'equo compenso per nostro conto.
Abbiamo chiesto, ovviamente, un adeguamento funzionale dell'organico, ma anche che tutti i soldi che versiamo non vengano utilizzati per altre sezioni, in particolare per la musica.
Il consiglio di amministrazione della SIAE, per il 90 per cento, è composto da editori e autori musicali: un solo autore rappresenta gli autori di tutte le altre sezioni e le altre categorie. Evidentemente, questa formula non può funzionare, perché non tiene nel debito conto il diritto alla rappresentanza di ben altre quattro sezioni. In modo molto semplice e, se volete, anche molto banale, noi pensiamo che una società degli autori e degli editori debba avere, all'interno del consiglio di amministrazione, una rappresentanza alla pari degli autori e degli editori. Ho cercato di riassumere molto brevemente la questione.

PRESIDENTE. Ringraziando tutti i partecipanti, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,40.

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