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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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Commissione VII
14.
Mercoledì 20 giugno 2012
INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE N. 2 DEL 9 GENNAIO 2008, RECANTE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA SOCIETÀ ITALIANA DEGLI AUTORI E DEGLI EDITORI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD ATTIVITÀ, GESTIONE E GOVERNANCE DELLA MEDESIMA SOCIETÀ

Audizione del dottor Angelo Della Valle e del dottor Giovanni Crisostamo Profita, già direttori generali della SIAE, e di rappresentanti dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM):

Ghizzoni Manuela, Presidente ... 3 6 9 11
Benini Massimo, Membro del direttivo dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM) ... 9 11
Carra Enzo (UdCpTP) ... 6
De Biasi Emilia Grazia (PD) ... 6 11
Della Valle Angelo, Già direttore generale della SIAE ... 3 6 7
Levi Ricardo Franco (PD) ... 6
Natale Giovanni, Membro del direttivo dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM) ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro per il Terzo Polo: UdCpTP; Futuro e Libertà per il Terzo Polo: FLpTP; Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, Democrazia Cristiana): PT; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Alleanza per l'Italia: Misto-ApI; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling; Misto-Repubblicani-Azionisti: Misto-R-A; Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia: Misto-NPSud; Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare: Misto-FCP; Misto-Liberali per l'Italia-PLI: Misto-LI-PLI; Misto-Grande Sud-PPA: Misto-G.Sud-PPA; Misto-Iniziativa Liberale: Misto-IL.

COMMISSIONE VII
CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

Resoconto stenografico

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di mercoledì 20 giugno 2012


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MANUELA GHIZZONI

La seduta comincia alle 8,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Angelo Della Valle e del dottor Giovanni Crisostamo Profita, già direttori generali della SIAE, e di rappresentanti dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 2 del 9 gennaio 2008, recante disposizioni concernenti la Società italiana degli autori e degli editori, con particolare riferimento ad attività, gestione e governance della medesima società, l'audizione del dottor Angelo Della Valle e del dottor Giovanni Crisostamo Profita, già direttori generali della SIAE, e di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Editori Musicali (ANEM).
Il dottor Profita non può essere presente a causa di un impegno all'estero.
Do la parola al dottor Angelo Della Valle per la sua relazione.

ANGELO DELLA VALLE, Già direttore generale della SIAE. Penso che sarebbe più opportuno che io risponda alle vostre domande.
Io sono stato direttore generale della SIAE per due anni, dal 2005 al 2007. In precedenza sono stato direttore generale facente funzioni per un altro anno. Sono entrato in SIAE nel 1971 e quindi ho fatto tutta la carriera interna, diventando vice direttore generale nel 1994.
La SIAE è una società molto particolare, come avrete già capito. È del tutto atipica per vari motivi. Il primo e, forse, quello fondamentale, è il fatto che si tratta di una società privata. Poiché gestisce diritti privati, si deve comportare come una società privata. Per altro verso, ha avuto il riconoscimento di ente pubblico già dal 1929, perché il diritto d'autore è un diritto debole.
Si tratta, infatti, di difendere l'utilizzazione di opere che di per sé sono a disposizione di tutti. Le opere vengono utilizzate con estrema facilità e, se non ci fosse una difesa forte e importante, sostenuta dallo Stato, sarebbe facile utilizzarle senza compensare gli autori.
Dall'uso delle opere gli autori traggono il loro sostentamento. Quando si crea un'opera, tranne i pochi fortunati che hanno rapporti con editori o pubblicisti, nessuno guadagna nulla. Solo nel momento in cui l'opera viene utilizzata si comincia a incassare qualche diritto. Questo fu il motivo per cui, attorno al 1880, nacquero le società di autori, compresa la SIAE.
Non si tratta, però, di un aspetto particolare dell'Italia. Pur non esistendo società con la caratteristica di ente pubblico, figura, peraltro, molto meno presente all'estero, tutte le società di autori straniere


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sono società civili, ma godono di una difesa particolare del diritto d'autore. Hanno, infatti, particolari guarentigie che consentono loro di porsi sul mercato in modo diverso rispetto alle altre società privatistiche.
Questo è il quadro di base delle società di autori. Altro aspetto che spesso viene affrontato è la natura monopolistica delle società di autori e della SIAE in particolare. In tutto il mondo le società di autori sono monopoliste. In altri Paesi, a differenza che in Italia, ogni branca del diritto d'autore ha la propria società. In Francia, ad esempio, per la musica c'è la Société des auteurs, compositeurs et editeurs de musique (SACEM) e per gli autori drammatici c'è la Société des auteurs et compositeurs dramatiques (SACD). Nel proprio campo, ciascuna società di fatto è monopolista. Il motivo è tecnico-operativo. La concorrenza, infatti, per essere efficace deve essere rappresentata nei confronti di soggetti esterni. Le società di autori hanno due compiti: il primo è la difesa degli autori, in quanto esse devono rispondere ai propri autori e offrire loro il migliore servizio possibile. Il secondo compito consiste nell'offrire il miglior servizio possibile agli utilizzatori. I due aspetti sono chiaramente in contrasto.
Per offrire al minor prezzo il diritto d'autore, bisogna far venir meno gli interessi degli autori. Per offrire al meglio il diritto d'autore, bisogna far venire meno gli interessi degli utilizzatori. Questa è una delle ragioni che rendono così complessa la natura della SIAE. In quei pochi Paesi in cui esistono più società di autori, queste sono in grande sofferenza, perché tale tipologia di concorrenza le mette in difficoltà.
In particolare, possiamo dire che le società di autori - e la SIAE in primis - si reggono sugli incassi del diritto d'autore e sulle provvigioni sugli incassi del diritto d'autore, perché non ricevono apporti da parte dello Stato. Nel tempo, la SIAE ha svolto e continua a svolgere alcune attività per conto dello Stato, sulle quali percepisce un aggio a copertura delle spese, ma non usufruisce di apporti statali. Tutti i costi di gestione della SIAE devono essere coperti dalle provvigioni. Questa è una delle ragioni per cui le provvigioni costituiscono una valutazione dell'efficienza della società: più basse sono le provvigioni, più la società è efficiente nei confronti dei propri autori. Questo ha, però, anche un limite, rappresentato dalla capacità di incasso. L'abbassamento delle provvigioni non può andare a detrimento della qualità delle attività di incasso. Se si incassa di meno, anche se le provvigioni sono inferiori, l'utile netto degli autori diminuisce.
In Italia le provvigioni sono leggermente più basse di quelle degli altri Paesi europei. Fino al 2007 la gestione era positiva. Credo che poi non sia cambiato quasi nulla, ma io sono andato in pensione e quindi non posso rispondere di quello che è successo dopo.
Vorrei affrontare velocemente due argomenti che sono stati già trattati nel corso delle precedenti audizioni: il fondo di solidarietà e il fondo pensioni della SIAE. Per quanto riguarda il fondo di solidarietà, il problema reale che ha costituito la motivazione della sua costituzione sta nel fatto che gli autori, in quanto tali, non ricevono alcun trattamento previdenziale. È una questione pesante e più volte ho discusso con il direttore generale dell'ENPALS per verificare la possibilità di prevedere un trattamento previdenziale anche per i nostri autori.
Il problema sostanziale è che l'autore non gode di un reddito fisso e sistematico, mentre tutti i sistemi pensionistici sono basati su un reddito fisso e sistematico. L'autore, in un anno, può avere un introito particolarmente elevato, mentre in altri anni può non guadagnare nulla. Il fatto che alcuni autori, arrivati a una certa età, si trovino in difficoltà economiche è ben noto. La legge Bacchelli è stata concepita proprio a questo riguardo.
Bisogna inoltre pensare all'autore non soltanto come ad un soggetto di grande richiamo, che svolge anche altre attività per cui è remunerato e gode del trattamento ENPALS, come nel caso degli esecutori. L'autore che svolge solo l'attività


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autorale ha come introito unicamente il diritto d'autore e nessuna entrata a titolo di previdenza.
Per questo, all'epoca, nacque il fondo di solidarietà, pagato dagli stessi autori con un contributo del 4 per cento. Tale solidarietà era percepita sotto forma di assegno fisso, dopo il raggiungimento di una certa età, che prima era pari a sessanta anni e poi è stata aumentata. Non aveva, quindi, caratteristiche previdenziali.
In precedenza, in SIAE, come in tutte le altre organizzazioni autorali, esistevano due categorie distinte di autori: iscritti e soci. Iscriversi alla SIAE è semplicissimo: basta presentarsi e depositare la propria opera. Questo, però, non vuol dire che dall'attività autorale derivi un reddito conseguente: gli iscritti, infatti, sono circa 100.000, ma solo il 15 o il 20 per cento di essi percepisce un reddito.
La SIAE difende tutti gli iscritti allo stesso modo, ma per godere di alcuni benefici bisogna ottenere nel tempo una certa quota di diritti d'autore. In passato, questa differenza era segnata dal passaggio alla categoria di socio, alla quale si accedeva una volta raggiunta una certa soglia di reddito annuale per un certo numero di anni. All'epoca, il fondo di solidarietà era riservato ai soci, nel presupposto che fossero quelli che veramente producevano e che a una certa età avrebbero avuto bisogno di sostegno.
Del resto, molto spesso il diritto d'autore si concentra negli anni di maggiore produttività e di maggiore redditività delle opere in relazione ai tempi e poi scema. Vi sono alcuni autori di circa sessant'anni che sono felicissimi di continuare a incassare ancora più di prima, ma molti altri non incassano più nulla, perché le loro opere, sia musicali sia drammatiche, non vengono più utilizzate.
Come sapete, negli anni Novanta un certo numero di autori iscritti presentò ricorso al TAR per avere accesso al fondo di solidarietà e il TAR diede loro ragione sulla suddivisione tra soci e iscritti. Questo rese necessario rivedere tutta la normativa, fermo restando che essa doveva riguardare solo gli autori che producevano qualcosa: non poteva riguardare tutti coloro che si iscrivevano, altrimenti sarebbe stato sufficiente scrivere quattro poesie per maturare al momento opportuno il diritto alla solidarietà. Ciò ha comportato parecchie difficoltà.
Molti autori ultrasessantenni ricevevano dal fondo di solidarietà un minimo di sopravvivenza, che per loro era importantissimo, considerato che, come dicevo, a un certo punto non hanno più guadagnato niente e sono rimasti privi di pensione. Se lo Stato facesse qualcosa per il trattamento previdenziale degli autori, si potrebbe fare a meno del fondo. La solidarietà sta nel fatto che tutti gli autori che producono versano il 4 per cento. Chi produce di più, paga di più.
Per quanto riguarda, invece, il fondo pensioni, esso fu istituito in base a un accordo tra i sindacati e la SIAE e poi fu chiuso nel 1978 a esaurimento. La chiusura a esaurimento del fondo pensioni fu un'operazione di risparmio della SIAE. Fino a quell'epoca, infatti, a tutto il personale che entrava in SIAE era assicurato il fondo pensioni. Il soggetto pagava una parte dei contributi e la SIAE contribuiva con una quota doppia: si trattava di una spesa rientrante tra i costi del personale.
Da quel momento in poi, questo regime continuò solo per chi era già iscritto al fondo pensioni e non più per i nuovi assunti. Nel tempo la SIAE, sotto la voce costo per il personale, ha conseguito un notevole risparmio.
Siccome gli iscritti al fondo sono quasi esauriti, l'onere delle pensioni, a prescindere dal reddito degli immobili, viene sostenuto dalla SIAE, che si era impegnata a coprire le differenze. Pur essendo abbastanza elevato, tale onere probabilmente è inferiore a quello che la SIAE dovrebbe pagare come costo per il personale nel caso in cui fosse rimasto in piedi il fondo pensioni. L'operazione, di per sé, a parte un picco di costi riguardante indicativamente il periodo 2010-2020, ha comportato per tutti gli altri anni un forte risparmio.
Risparmio per la SIAE significa minori provvigioni e maggiore distribuzione agli


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autori. Come dicevo, tutti i costi della SIAE vengono supportati dalle provvigioni degli autori.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Della Valle e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Ringrazio il dottor Della Valle per l'esposizione chiara e cortese, cosa non comune alle ultime audizioni. Sono felice che lei abbia rotto una sequenza poco brillante.
Vorrei porle innanzitutto una domanda sul monopolio, che è tema di stringente attualità. All'estero le singole associazioni sono federate o ciascuna vive per conto proprio?
La seconda domanda attiene, invece, al fondo pensioni, che continua a essere un tema molto poco chiaro, mentre sul fondo di solidarietà ciò che è successo è evidente. Ognuno farà le proprie valutazioni, ma l'iter è stato chiaro. Giustamente, lei afferma che lo Stato avrebbe dovuto porsi il problema e io dico che avrebbe dovuto farlo anche la Società: queste, però, sono considerazioni a margine. Lei dice che, indipendentemente dall'alienazione del patrimonio, c'è stato comunque un risparmio, ma il grande tema da cui è partita l'indagine conoscitiva è esattamente l'alienazione del patrimonio. Vorrei sapere quale fosse la relazione con il patrimonio immobiliare negli anni in cui ha ricoperto l'incarico di direttore generale.
La terza domanda riguarda un altro punto oscuro, che essendo trapelato perfino sulla stampa è ormai chiaro a tutti tranne che a questa Commissione, e non si capisce perché. Mi riferisco al nuovo statuto. Abbiamo sentito voci molto diverse a questo riguardo. Consultazioni o no, non possiamo caricare lei di un giudizio, come è ovvio. Mi piacerebbe sapere, però, com'era lo statuto negli anni in cui è stato direttore generale.

RICARDO FRANCO LEVI. Intervengo solo per avere un inquadramento degli anni della sua direzione generale: a quale presidenza della SIAE corrispondono?
Glielo chiedo per collocare nel tempo le persone che abbiamo ascoltato in queste numerose sessioni.

ENZO CARRA. Ringrazio il nostro ospite. Mi interessa porre due questioni che, secondo me, sono tra i principi fondamentali di un'organizzazione come la SIAE.
Lei è stato direttore nei primi anni Duemila. La SIAE, essendo un'organizzazione che si basa sulla esazione dei diritti a favore degli autori, che cosa ha fatto in concreto, secondo lei, negli anni in cui c'è stata l'esplosione della riproducibilità tecnica di Walter Benjamin? Ogni volta che sentiamo parlare della SIAE, ci sovviene un ricordo polveroso di esattori che corrono da una balera a un'altra. Mi pare che però oggi non sia così, anche perché di dischi non se ne vendono più.
Lei, inoltre, ha parlato di una situazione di monopolio statale. Io non credo che lo Stato abbia tra i suoi compiti quello di garantire una certa autarchia, ma quale è la difesa dalle multinazionali all'interno della SIAE? In SIAE le multinazionali ci sono, ma passare da una forma di autarchia a una forma di inginocchiamento alle multinazionali mi pare cosa diversa.

PRESIDENTE. Do la parola al dottor Della Valle per la replica.

ANGELO DELLA VALLE, Già direttore generale della SIAE. All'estero esiste una società «multi-branca» come la SIAE, la spagnola Sociedad general de autores y editores (SGAE). Le altre società di autori sono tutte più o meno collegate tra di loro.
In Francia la SACEM ha un rapporto strettissimo con la SACD e con la Société pour l'administration du droit de reproduction mécanique des auteurs, compositeurs et editeurs (SDRM), che cura i diritti musicali di registrazione, mentre la SACEM cura quelli di esecuzione.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Mi scusi, i diritti connessi sono quindi legati ai diritti d'autore?


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ANGELO DELLA VALLE, Già direttore generale della SIAE. Parlo solo del diritto del d'autore. SACEM e SDRM sono quasi la stessa cosa, perché curano le due branche dell'esecuzione e della registrazione musicale. La SACD si occupa, invece, dei diritti delle opere drammatiche. Lavorano insieme, ma sono divise. Non è come in Italia, in cui tutto è compreso in un'unica società.
Lo stesso avviene negli altri Paesi. In genere le società più forti sono quelle musicali, perché la società musicale rappresenta le utilizzazioni maggiori e il maggior numero di autori. In Italia c'è stata l'unificazione, ma ogni sezione all'interno della SIAE si gestisce in modo autonomo. Ognuna ha una tipologia di gestione dei propri diritti diversa, anche in relazione al grande diritto e al piccolo diritto.
Come sapete, il grande diritto è quello sulle grandi opere, quali commedie, opere liriche e così via, che segue direttamente l'utilizzazione e l'incasso dell'opera. Il piccolo diritto è relativo alle varie opere musicali di cui non sempre è possibile seguire direttamente l'utilizzazione e l'incasso.
Per quanto riguarda il fondo pensioni, l'alienazione del patrimonio immobiliare è sempre stato un problema. Nel momento in cui il fondo pensioni è stato chiuso a nuovi ingressi per andare a esaurimento - un esaurimento lunghissimo, perché si prevede che l'ultima pensione sarà erogata più o meno nel 2040 - il consistente patrimonio immobiliare del fondo, a fronte del fatto che la SIAE avrebbe garantito la copertura delle pensioni, era destinato a confluire nella SIAE stessa. Alla chiusura del fondo - 2040, come dicevo -, tutto il patrimonio immobiliare sarebbe finito alla SIAE.
Si è cominciato a porre il problema tra il 1995 e il 2000, perché il fondo pensioni è stato recepito come un corpo estraneo. Non era più un corpo attivo, ma passivo, perché gli iscritti erano pochissimi e i pensionati tanti. La SIAE ha cominciato a dover immettere denaro per coprire le differenze e garantire le pensioni. Mi pare che ci si aggirasse intorno ai 5 milioni di euro l'anno, ma non vorrei dire inesattezze, visto che non ho i dati sotto mano.
Si è, dunque, cominciato a pensare al patrimonio immobiliare, dato che comunque sarebbe diventato tutto della SIAE. In questo rapporto, il problema è che la SIAE deve versare tale cifra adesso e il patrimonio passerà di mano tra molti anni, quando ci saranno altri autori, altri editori e altri soggetti. Ognuno, evidentemente, tiene a ottenere al momento il massimo possibile.
Piuttosto che gravare sulla gestione annuale, si è deciso di cominciare a dismettere il patrimonio per ridurre l'onere della SIAE. Se, per ipotesi, si fosse pensato di dismettere un milione l'anno di patrimonio, la SIAE avrebbe risparmiato un milione sulla spesa per il fondo pensioni.
Di fatto, però, l'operazione di dismissione non ha mai avuto inizio, perché i problemi erano complessi. Finché ci sono stato io, è avvenuta una sola dismissione, operata dal professor Masi - non so se ve ne abbia accennato -, che ha riguardato una sede di proprietà del fondo acquistata dalla SIAE stessa. Si è trattato di un'operazione pressoché interna. Altre dismissioni non ce ne sono state.
Non posso parlare per chi è venuto dopo di me. So che l'ipotesi è andata avanti. Si era pensato di dismettere alcuni immobili e forse qualcosa, che però ritengo sia molto modesto e limitato, è stato fatto. Il nuovo direttore generale ha deciso di compiere questa operazione, anch'essa complessa e da valutare.
Queste operazioni hanno dei pro e dei contra, perché sono operazioni patrimoniali e finanziarie. Adesso vanno per la maggiore, mentre una volta non erano neanche ipotizzate. I risultati saranno probabilmente verificati al momento opportuno. Speriamo che andrà; se andrà male, si affronteranno le conseguenze. È estremamente difficile, ma non ho la possibilità di dare valutazioni.
Io sono stato direttore generale quando era presidente l'avvocato Assumma, dal 2005 al 2007.
Per quanto riguarda lo statuto della SIAE, è sempre stato molto tribolato, per


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l'esistenza di tantissime anime e di tantissimi soggetti che spesso non si rendono conto della concreta gestione della società. Si pensa di poter influire perché al fondo c'è sempre un interesse economico. Se gli interessi fossero d'altro tipo, sarebbe un'anomalia.
La SIAE deve incassare il diritto d'autore e difenderlo al meglio e questa difesa ha anche un risvolto legislativo, nel senso che bisogna ottenere una normativa, come in tutta Europa, che consenta la difesa del diritto d'autore, che altrimenti si perderebbe totalmente. Il vero problema sta nella ripartizione degli incassi.
Per quanto riguarda il grande diritto non ci sono difficoltà. Nel momento in cui una commedia, ad esempio, è rappresentata in un teatro, si incassa e si versa all'autore. Quando un'opera musicale viene utilizzata in un disco, gli incassi del disco vengono versati all'autore. In alcune situazioni, quindi, la ripartizione è elementare. Ci sono situazioni in cui, invece, la ripartizione è molto più complessa.
Tutti i diritti di esecuzione incassati sul territorio devono essere ripartiti in base a certi criteri. Il primo criterio è quello del programma musicale. Tutte le volte che è possibile ed economico far predisporre il programma musicale, lo si fa. Ci sono, però, tantissimi casi in cui questo non è possibile perché non sarebbe economico.
Somme abbastanza consistenti, perciò, devono essere ripartite con criteri diversi, dal campionamento all'assimilazione a programmi musicali esistenti, al numero di utilizzazioni in radio o in televisione e così via. Su questi criteri tante volte si combatte all'interno dalla commissione musica, che è l'organismo che stabilisce i criteri: non c'è un'autorità terza, ma è la commissione che studia e decide.
In più, soprattutto nel campo della musica, ci troviamo di fronte a due situazioni diverse, quella relativa agli autori e quella relativa agli editori. Gli autori sono tanti e tutto sommato meno organizzati. Anche se hanno le proprie associazioni, la loro professionalità tecnica e amministrativa è diversa. Gli editori, invece, vivono in gran parte di questo.
Il grande editore o il piccolo editore guadagna soprattutto sui diritti musicali che ripartisce la SIAE. La quota dell'editore, rispetto a quella dell'autore, è pari al 50 per cento. Basta verificare gli incassi della SIAE per la musica per calcolare grosso modo la quota editoriale.
La situazione editoriale in Italia, inoltre, si è complicata di molto. Mentre in precedenza gli editori principali erano italiani, adesso gli editori principali sono le multinazionali, che oltre a essere editori sono anche discografici, sia pure in due branche diverse.
L'editore multinazionale non è presente in Italia personalmente. Ha i suoi incaricati e la sua società locale. Al proprio direttore generale non chiede di fare un'opera editoriale che vada alla grande in Italia per il futuro. Probabilmente gli chiede di portare il massimo degli incassi possibili in quell'anno. Nel tempo, la situazione si è complicata e le componenti editoriali hanno cercato di ottenere il massimo possibile nell'ambito statutario.
La SIAE ha la grande difficoltà di essere rappresentativa di tutte le branche. In alcuni casi ha anche la necessita di ripartire i diritti di tutti. Per la copia privata, ad esempio, si incassa per tutti i settori e, sia pure in modo diverso, c'è una minima rivalità tra le varie sezioni. Nello stesso tempo, c'è stata la necessità di tenere conto dell'andamento degli incassi dei singoli per la presenza all'interno dell'assemblea, del consiglio di amministrazione e così via.
Non conosco l'ultima proposta di statuto. L'importante è che la rappresentanza sia equilibrata e che tutte le componenti, opere drammatiche e radiotelevisive (DOR), opere letterarie e arti figurative (OLAF), lirica, musica, cinema, siano tutte presenti e rappresentate in relazione ai propri interessi effettivi.
Riguardo alle domande dell'onorevole Carra, esazione dei diritti e riproduzione tecnica sono i problemi del Duemila, dovuti alla diffusione di tali sistemi, a cominciare da Internet. Secondo me non c'è altro da fare che creare un sistema di compenso generale da suddividere. Tutti


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gli Stati stanno cercando una soluzione, che deve per forza essere internazionale, perché Internet non può essere controllata da un solo soggetto. Occorre necessariamente un equo compenso da ripartire in base a criteri di regolazione: credo che questo sia l'unico sistema.
Ci troviamo, però, di fronte a utilizzatori contrari a qualsiasi compenso o meccanismo di controllo: è un problema che non mi pare sia ancora stato risolto e che non so quando si risolverà. L'utilizzazione delle opere si moltiplica continuamente e la remunerazione degli autori diminuisce. I singoli Paesi dovrebbero cercare di trovare sistemi di remunerazione simili all'equo compenso. Non credo esista altra soluzione, perché individuare i singoli soggetti, colpirli e chiedere loro una rendicontazione nell'ambito attuale è una follia.
Come accennavo prima, le multinazionali rappresentano un problema, non per colpa loro. Non voglio criminalizzare nessuno. Oltretutto, stanno perdendo diritti discografici e tendono a concentrarsi sempre di più. Le multinazionali sono fortemente monopoliste. Alcune scompaiono perché vengono assorbite dalle altre. È un rischio, ma se la società riuscirà a dare la giusta voce a tutte le componenti, a cominciare dagli autori, che sono fondamentali, avrà costituito la sua difesa.
Certamente non si può pensare, come tanti hanno fatto, di introdurre regimi di concorrenza perché, come ripeto, la concorrenza erode a monte e a valle e distrugge le società di autori. Abbiamo situazioni simili in Argentina, dove gli autori se la passano davvero male. La protezione della cultura di una nazione deriva dalla tipologia di protezione che viene assicurata agli autori. Altrimenti si torna al tempo in cui era il principe a governare la cultura e a decidere cosa potesse passare e cosa no.
In questo caso potrebbero essere le multinazionali a governare la cultura, decidendo cosa far passare.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Della Valle e do la parola a Massimo Benini dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM).

MASSIMO BENINI, Membro del direttivo dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM). Onorevole presidente e onorevoli commissari, vi ringraziamo per aver deciso di ascoltare anche la nostra associazione nell'ambito di questa indagine conoscitiva sulla SIAE.
Lasciamo alla vostra attenzione una breve memoria, che riassume in modo schematico, e speriamo chiaro, le considerazioni della nostra associazione su alcuni dei tanti punti affrontati da questa indagine conoscitiva.
Come si è ricordato, i problemi di governance della SIAE nascono dalla composizione della base associativa. Gli associati sono 90.000, ma di fatto sono solo poco più di 2.000 quelli che realizzano l'80 per cento degli introiti. A ragione, il decreto di commissariamento chiedeva di realizzare una dialettica interna più equilibrata per assicurare un'effettiva rappresentanza in rapporto ai relativi contributi economici.
Condividiamo e auspichiamo che il nuovo statuto realizzi questo indirizzo, conciliandolo, però, con la realtà giuridica della SIAE, che è un ente pubblico a base associativa che agisce in regime di monopolio. Purtroppo, non ci è dato sapere cosa disponga il nuovo statuto, ma se ci atteniamo alle dichiarazioni del sub-commissario Stella Richter non ci sembra che potrà realizzare l'equilibrio che auspichiamo.
Se è vero che solo 2.000 associati garantiscono l'80 per cento degli introiti, è pur vero che, secondo quanto ha riferito il sub-commissario, poche decine di associati potrebbero avere il controllo e il diritto esclusivo di controllare la società. Con l'applicazione rigida del cosiddetto «voto pesato», un numero veramente limitato di associati potrebbe avere il potere di determinare i criteri delle ripartizioni future.
È vero che la SIAE ha problemi di conflittualità tra gli associati, ma è fuorviante affermare che la conflittualità si manifesti solo tra autori ed editori. Questa idea, seppure sia largamente diffusa, non corrisponde alla realtà. Entrambi hanno, infatti, il solo interesse che la SIAE sia


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efficiente e funzioni. A conferma di ciò, basterebbe analizzare le delibere assembleari degli ultimi anni per vedere come su qualsiasi argomento, dalla nomina del presidente all'approvazione dei bilanci, alle modifiche regolamentari, maggioranze e minoranze si sono sempre composte trasversalmente tra autori ed editori di tutte le sezioni e di tutte le fasce economiche.
Secondo noi la conflittualità nasce perché c'è l'interesse economico a controllare le ordinanze di ripartizione e a condizionare le scelte gestionali. Questo non c'entra nulla con le presunte conflittualità tra autori ed editori. Non possiamo nemmeno dimenticare le responsabilità istituzionali, come ad esempio quella di aver introdotto la doppia vigilanza sulla SIAE senza regolare le procedure e le competenze tra i due organi vigilanti, con l'effetto, quindi, di avere sovrapposizioni, ritardi e ovvia confusione.
Il subcommissario Stella Richter e il professor Masi hanno sottolineato il valore strategico per la SIAE di rappresentare i repertori di tutte le sezioni. Tuttavia, adottando regole statutarie più adatte a una società di capitali, si creerebbero, secondo noi, problemi di rappresentanza e di convivenza tra le varie sezioni, con il rischio di disgregare l'unità stessa della società.
Il decreto di commissariamento chiedeva una riforma più organica e complessiva dell'attuale assetto organizzativo della Società, per adeguarla rapidamente all'evoluzione delle tecnologie e del mercato digitale. Purtroppo, la gestione commissariale non ha formulato questa riforma organica e complessiva, tantomeno nel settore digitale e multimediale.
Noi dell'ANEM rappresentiamo piccoli imprenditori che, oltre alla crisi economica, devono affrontare quotidianamente le difficoltà di un settore che sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale. Eppure, non ci siamo spaventati: continuiamo a lavorare e a investire per adattare le nostre attività e le nostre strutture ai nuovi scenari multimediali.
Tuttavia, se anche la SIAE non si evolve rapidamente, in linea con queste nuove realtà dei mercati globali, rischiamo di perdere un'opportunità storica, con immaginabili conseguenze anche sul sistema culturale del nostro Paese. Ogni nostro sforzo sarà inutile e il futuro della SIAE stessa potrebbe essere irrevocabilmente compromesso.
Altro problema è quello delle false programmazioni, puntualmente descritto dal presidente Assumma, e di altri più sofisticati meccanismi, come ad esempio il deposito multiplo di brani con lo stesso titolo di quelli di maggior successo, messi in atto per realizzare guadagni illeciti. Contro singoli truffatori sono stati adottati provvedimenti dalla SIAE, ma purtroppo ciò non è stato sufficiente e il fenomeno continua a proliferare.
Speriamo che il nuovo statuto introduca sistemi sanzionatori, forme di controllo e di intervento efficienti, ma tutte le norme del mondo sarebbero inutili senza un adeguato intervento sulla struttura organizzativa della SIAE.
Il sub-commissario ha modificato il regolamento del fondo di solidarietà e ha deliberato una ripartizione straordinaria, fatta con riserva, per restituire i contributi pagati per l'anno 2011. Come imprenditori, risparmiare può farci anche piacere, ma abbiamo anche bisogno di certezze. Le delibere commissariali hanno creato solo una situazione incertezza e di disagio, sia per chi ha versato i contributi solidaristici sia per chi ne doveva beneficiare. Ne ha già parlato anche il presidente Assumma, ma ci sembra utile ricordarlo. Un comitato di autori aveva lavorato per trasformare il fondo di solidarietà in una fondazione autonoma, che avrebbe garantito l'equilibrio finanziario attuando il patto tra editori e autori sancito all'unanimità dall'assemblea. Lo statuto di questa fondazione fu seguito passo dopo passo dei Ministeri vigilanti, i quali non fecero mancare loro osservazioni, tutte puntualmente recepite dal comitato e dal consiglio di amministrazione. Per questa ragione, abbiamo forti dubbi sulle motivazioni addotte dal commissario per riformare il regolamento del fondo di solidarietà.
Non mettiamo in dubbio che si possano trovare soluzioni alternative anche più


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efficienti e più eque, ma, prima di demolire il vecchio sistema, forse sarebbe stato più prudente prendere in considerazione anche le soluzioni già condivise.
Ovviamente, non possiamo entrare nello specifico, ma possiamo solo sottolineare la nostra difficoltà a dare una valutazione, senza avere la documentazione necessaria, sull'attività gestionale. Si sarebbe dovuto approvare lo statuto per consentire il ritorno alla gestione ordinaria già da qualche mese. Non abbiamo notizie dei bilanci. Cresce la preoccupazione dei nostri associati sull'aumento delle tensioni interne alla SIAE. Attendiamo, quindi, di conoscere le risposte, tuttora inevase, anche rispetto alle domande poste in questa sede. Non possiamo di certo definire rassicurante l'attuale situazione.
Riaffermiamo, infine, la nostra fiducia in questa Commissione, che ha dimostrato sensibilità e interesse verso i problemi della SIAE e del diritto d'autore, e auguriamo un costruttivo proseguimento dei lavori, confermando la nostra disponibilità per ulteriori approfondimenti.

PRESIDENTE. Ringrazio il signor Benini e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti e formulare osservazioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Ringrazio i rappresentanti di ANEM, perché la relazione, a nostro avviso, è stata molto interessante. Abbiamo avuto una conferma e un riassunto di una serie di problemi.
Sono abbastanza sconcertata per il fatto che nessuno ha ancora visto lo statuto. Mi sembra problematico, dal momento che il testo appare ormai anche sulla stampa. Ci si chiede come sia possibile.
Voi avete posto un problema nuovo, quello della doppia vigilanza. Potreste approfondire questo punto?

PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

MASSIMO BENINI, Membro del direttivo dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM). A questa domanda potrebbe rispondere Giovanni Natali, che è stato anche consigliere di amministrazione della SIAE.

GIOVANNI NATALE, Membro del direttivo dell'Associazione nazionale editori musicali (ANEM). Presidente, onorevoli, credo sia corretto informarvi che sono qui come rappresentante di ANEM, ma sono anche stato consigliere di amministrazione della SIAE per due mandati.
La doppia vigilanza rappresenta un problema che abbiamo sentito pesantemente, perché non è stata concertata nei rapporti con la SIAE. In consiglio di amministrazione ci siamo trovati a subire ritardi. Personalmente, il mio secondo decreto di nomina a consigliere si è trascinato per oltre sei mesi tra un Ministero vigilante e l'altro: non si sapeva chi dovesse permettere a me e agli altri quattro consiglieri di rientrare in consiglio. Per più di un anno il consiglio di amministrazione si è mantenuto con un vicepresidente nominato perché anziano e tre consiglieri di amministrazione di nomina ministeriale.
Questo basta, per me, a dimostrare che anche le istituzioni, per il modo in cui si sono rapportate alla SIAE, hanno contribuito a creare la confusione e la tensione che abbiamo vissuto in questi anni.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,35.

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